Riza Psicosomatica MARZO (completo)

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NESSUNA FERITA DURA PER SEMPRE

Come guarire i dolori dell’anima

Ecco cosa fare per ripulire la mente da tutto quello che ci fa soffrire

COSÌ TORNI A STARE BENE

Gli atteggiamenti mentali che tengono lontano insicurezza, ansia e panico

L’EDITORIALE DI MORELLI

In te c’è un sapere misterioso che ti guida: impara ad ascoltarlo

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Direttore responsabile: Raffaele Morelli

Condirettori: Vittorio Caprioglio, Daniela Marafante

Direttore generale: Liliana Tieger

Redazione: Giorgio Barbetta (caporedattore)

Progetto gra co: Roberta Marcante

Impaginazione: Stefania Bignami

Comitato scienti co: Ervin Laszlo (presidente), Maria Ceriani, Emilio Minelli, Maurizio Cusani, Pietro Fornari, Maria Rita Parsi, Fiorenza Zanchi

HANNO COLLABORATO

Testi: M. Battistutta, P. Fornari, C. Marazzina, M. Monciotti, M. Morelli, N. Morelli, T. Morelli, J. Procaccio

Immagini: A. Ruggieri, Adobe Stock, Shutterstock

Copertina: A. Ruggieri

Direttore Pubblicità: Doris Tieger

Responsabile amministrativo: Danila Pezzali

Segreteria di Direzione: Daniela Tosarello

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Tutti i giovedì dalle ore 17.00 presso il Centro Riza di MIlano

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Gli incontri terapeutici del giovedì con Raffaele Morelli sono workshop pratici dove vengono insegnate le tecniche fondamentali per ritrovare il benessere interiore. Interagendo direttamente con Raffaele Morelli sarà possibile ricevere consigli ef caci per affrontare i disagi esistenziali e i disturbi psicosomatici che a volte ci travolgono. Un approccio unico e originale, che cambierà per sempre il tuo modo di pensare.

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C’L’editoriale

Di

La vita cambia

Spesso ci aspettiamo che le soluzioni arrivino dall’esterno, pensiamo di dover sistemare le cose, le relazioni... Invece, come ha scoperto Enrica, è solo questione di cambiare la visione di se stessi. Quando ti stacchi dai pensieri e fai spazio allo sguardo che contempla, allora il tuo centro nascosto può portarti dove devi andare

è un altro te stesso nascosto nella tua interiorità. Vive nel mistero, ben occultato al nostro Io, e detesta i pensieri e i ragionamenti. Eppure agisce incessantemente nel creare ciascuno di noi, l’uno diverso da tutti gli altri. Credo fermamente che le persone stanno male perché hanno perso il rapporto con la loro Immagine Innata e diventano sempre più esterne. E rimuginano incessantemente... Sì, non abbiamo più la nostra Guida Interiore e siamo persi. Jung lo sapeva bene. Sentite come sono profetiche queste parole di quasi 100 anni fa: «Ci siamo arricchiti di sapere. ma non di saggezza. Il centro di gravità si è spostato interamente verso la realtà materiale; il mondo antico propendeva per un modo di pensiero più vicino al tipo immaginativo».

Contemplare non è guardare Quando qualcuno mi racconta che cosa non va bene nella sua vita, cerco di fargli allargare lo sguardo. C’è gente che passa anni a dirsi che ha sbagliato partner, lavoro e che ha avuto genitori inadatti o incontri difficili...

Ma l’anima vive altrove, non ha niente a che vedere con quello che crediamo di essere e ancor

di più detesta l’idea di malessere e di benessere che abbiamo in mente. C’è un “centro” dal quale dipende la nostra vita psichica, il nostro destino, il nostro viaggio. Gli psicanalisti che si sono ispirati all’idea di un centro misterioso che ci abita, hanno ritenuto di chiamarlo in terza persona: il Sé. Con questo termine volevano indicare un’energia che vive lontanissima dai pensieri e quindi dal nostro Io. Quasi sempre i nostri disagi dipendono dalla lontananza dal centro, dal credere che la nostra vita sia fatta soltanto di fatti esterni che ci capitano. Le guarigioni avvengono spontaneamente, a nostra insaputa se guardiamo i disagi con “l’occhio sognante”, così come se vedessimo noi stessi in un panorama infi nito. Dico sempre ai miei pazienti: «Adesso che mi ha raccontato quelle che lei crede essere le cause del suo star male, provi invece a sognare un panorama in cui lei fa le cose che l’attraggono. Nel pensiero fi sso sui disagi i disturbi diventano cronici, se invece li contempliamo come se fossimo in una fi aba, tutto muta».

Troppo spazio ai pensieri Ecco la prima email di Enrica: «Mi sento una fallita, credo di essere una

IL BLOG DI MORELLI

Cerca gli interventi e i video che ti aiutano a superare i piccoli e grandi problemi con te stesso e con gli altri: riza.it/raffaelemorelli.html

se cambi sguardo

cattiva persona e provo un mix di emozioni, che penso mi stiano prosciugando la mente. Lavoro solo due giorni alla settimana come parrucchiera in un salone, negli altri giorni mi dedico alle mie attività: scrivo, realizzo piatti e quadri con il cotone... Ho inventato una cosa che amo moltissimo: creare delle piccole palline di cotone e unirle sino a ottenere il risultato finale ed è un effetto bellissimo, innovativo! Odio il mestiere da parrucchiera, l’ambiente è apparentemente perfetto, “apparentemente” per me: colleghe bravissime, andiamo tutte d’accordo, la titolare è fantastica, mi ha sempre trattata benissimo, ma nonostante ciò non riesco più ad adattarmi. Vorrei creare qualcosa di mio, realizzare qualcosa con l’arte, un punto vendita di quadri con il cotone e di altro genere, ma poi penso che sia impossibile e troppo diffi cile. A volte faccio carte false pur di non presentarmi al lavoro, mi fingo malata e lascio loro in alto mare e per questo mi sento davvero una persona egoista e cattiva, ma in quei momenti sento benessere, perché mi dedico alle mie attività. Un’altra parte di me però sente un mix di colpe perché sto mancando di rispetto alle colleghe e alla titolare. Non so come uscirne!».

In questa email Enrica parla di uno spazio creativo, che si manifesta quando crea piatti e quadri con il cotone... Tutto il resto è ragionare, lamentarsi, criticarsi. Tutti facciamo così. Non vediamo che l’anima è se stessa quando inventa, quando gioca,

Quando fai spazio a un’altra immagine di te la timidezza diventa estroversione, le coincidenze diventano magie

quando si perde e si dimentica dei pensieri. Plotino ci aveva insegnato che siamo vicini al Sé solo quando siamo incantati, persi nelle azioni, come fa Enrica quando crea. L’oasi è lontana dal pensare, è il perdersi nel contemplare, che è guardare con la consapevolezza che si estende all’infi nito, come se sognasse.

Stiamo male perché abbiamo perso proprio la nostra dimensione misteriosa, che vive in ognuno di noi, ma che oggi stiamo ignorando e dimenticando sempre di più. Solo i bambini si incantano.

Diventare misteriosi è la cura A distanza di due anni arriva la seconda email di Enrica «Salve dottor Morelli, sono Enrica e le scrivo per ringraziarla infinitamente per i suoi preziosi insegnamenti. La seguo da quattro anni e ha trasformato non la mia vita, ma la mia visione sulle cose che accadono e sui disagi: ho imparato a contemplare, poi tutto il resto viene da sé. Non è facile nelle “battaglie” quotidiane, poiché l’Io è sempre in agguato, pronto a giudicarmi, annientarmi, delle volte mi fa dubitare di tante cose... Ma come dice lei: “L’anima non pensa, è silenziosa e non giudica”. Quando ho momenti di sconforto, quando la mia mente inizia a vagare, cerco di non lottare contro me stessa, ma accetto il momento, accetto la disistima e i pensieri distruttivi, cerco di sentire l’emozione e sono consapevole che l’Io è entrato in scena, non la mia cara anima. Questa visione mi rende serena, è come se dentro di me ci fosse qualcosa che mi regala gioia istantanea, una speranza, una scintilla che mi fa credere che la vita non è

tutta qui e che c’è molto altro che non vedo. Prima uscivo e andavo d’accordo con chiunque, non badavo a tutto ciò, oggi amo più la solitudine e quelle rare persone con cui sto bene, mentre non trovo nulla d’interessante nell’essere umano superficiale. Ho compreso che non c’è da ragionare, ma da prendere atto e aspettare, l’anima ne sa più di me. Passerei notte e giorno a indagare e a cercare il mistero nelle coincidenze, nelle cose di tutti i giorni, negli incontri con gli animali, nella natura, nei libri che leggo, ma la cosa più assurda sa qual è? Quando parlo con la gente di cose futili, sono timida, imbarazzata, non so cosa dire, entra in scena Enrica; ma se parlo con le stesse persone del mistero, dei suoi insegnamenti, del daimon, entra in scena Anastasia e ogni discorso, ogni frase, esce senza sosta, non temo più nulla e sono me stessa, scompaiono la timidezza e qualsiasi disagio».

In te c’è una Dea Enrica vede lo sconforto come un processo dell’Io che pensa, ma quando fa spazio a un’altra immagine di se stessa - Anastasia - tutto muta. La timidezza si trasforma in estroversione, le coincidenze diventano magie, la natura diventa la compagna di viaggio, gli animali sono totem, come erano per gli Antichi. Sembrano così diverse le due email l’una dall’altra, eppure sono della stessa persona. Nella prima c’è Enrica chiusa dagli eventi esterni, mentre nella seconda c’è Anastasia, la Dea misteriosa che guarda l’infi nito nelle vicende di tutti i giorni. In ognuno di noi c’è un essere reale e uno misterioso, ci sono Enrica e Anastasia.

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Le email al direttore. raffaele.morelli@riza.it

a mandarlo via? Il panico: come faccio

Marta vorrebbe che il disagio che la opprime sparisse subito. Ma ciò che nasce dentro di noi è figlio di un’energia che ci vuole portare altrove. Cedere, non interferire, fare spazio: queste sono le mosse vincenti

«I

l mio problema - mi dice Marta, 29 anni - sono gli attacchi di panico: li ho da un anno e non so come uscirne. Mi hanno limitata moltissimo, non riesco più a uscire da sola, io che prima ero sempre in giro. Non capisco perché sono venuti, so solo che vorrei farli andare via. Non mi riconosco più. Cosa posso fare?». Tutti coloro che vengono in psicoterapia vogliono risolvere il più in fretta possibile quello che chiamano “il problema” della loro vita. Ci riesce solo chi, però, impara la cosa più importante: non opporsi, accogliere, lasciare le cose come sono. Un amore ti ferisce, un lavoro non ti soddisfa, un glio ti tratta male, un abbandono ti spezza il cuore… Lasciali lì, al loro posto. Lasciare dentro di sé le cose come sono: non decidere, aspettare, distrarsi. Bisogna convincersi che quello che noi chiamiamo “il problema” è un’energia accumulata e bloccata dentro di noi, che riesce a risolversi solo se ci distraiamo. Bisogna dirsi: «Le cose sono così e io non sono in grado di farci niente».

La non-azione Nel corso degli anni ho imparato l’arte della “non azione” (Wu Wei, nel pensiero cinese), che è fondamentale nel curare e guarire tutti i disagi psichici. Wu Wei

LA TECNICA

Accogli quel dolore e trasformalo in un’immagine amica

Cosa fare quando arriva un disagio? Prova a dirti così. «A occhi chiusi percepisco il disagio che mi disturba. Lo lascio lì, non mi oppongo, anzi gli consento di crescere… Non cerco le eventuali cause, non lo analizzo, non penso a cosa dovrei fare per scacciarlo. Lo contemplo e lo sento depositarsi dentro di me e prendersi il suo spazio. Adesso lo trasformo nell’immagine di una donna amica: vedo il suo volto, il suo vestito, il suo portamento, il suo trucco… Sta vicino a me, mi prende la mano: l’accarezzo e aspetto. Sarà lei a prendersi cura di me».

è uno dei concetti principali del Taoismo, dif cile da assimilare per la nostra mentalità occidentale, razionalista e nalizzata ai risultati materiali. Già è dif coltosa anche la sola traduzione del termine, che spesso viene interpretato semplicemente e puramente come “non agire”, “non azione”, un senso che esprime solo in parte questo principio taoista. Wu Wei non significa semplicemente il non far niente, non è fatalismo, ma può essere interpretato più propriamente come il non interferire, il lasciar andare, ovvero l’agire in sintonia con la natura delle cose, in accordo con il proprio mondo interiore. È l’azione che nasce a nostra insaputa dentro di noi. Dal Wu Wei sgorga l’energia che ci cura, ci guida, ci conduce alla meta e, quando stiamo male, innesca l’autoguarigione.

Se lo scacci, lo cronicizzi Con la nostra concezione della mente, intesa come capacità di dirigersi nel mondo, non facciamo che complicare i nostri disagi. Sforzandoci di agire contro i nostri malesseri per allontanarli creiamo un con itto interiore tra quello che proviamo e quello che riteniamo di dover provare: «La rabbia non la voglio, la paura non va bene, il panico mi strazia, l’ansia è sbagliata, l’insonnia mi s nisce, la tristezza è un nemico da allontanare, l’insicurezza una malattia...». Un altro grande errore è cercare di ragionare sugli attacchi di panico per mandarli via. L’azione che vuol scacciare i disagi, di fatto li esalta e li cronicizza. È molto diverso accogliere un malessere, lasciarsi invadere, annientare, quasi annichilire, rispetto al volerlo scacciare a ogni costo dal mondo interiore. Occorre guardare l’ansia, la paura, la tristezza, la gioia, il dolore psichico come “presenze” senza cause. Guardarle senza interferire, senza voler intervenire, è af darsi

a quella azione profonda che non si vede, quella che trasforma il seme in ore. Ogni disagio guardato senza commenti ci rende Saggi, ci rende accoglienti, sapienti. Il Saggio dice: «Lascia che ogni cosa si compia».

La psicologia della resa La psicologia della resa, del lasciare le cose così come sono, dell’essere nessuno, del non dover intervenire ma cedere, è la forma di psicoterapia più profonda che possiamo applicare nel rapporto con noi stessi. Il sollievo è immediato, appena si comincia a mettere in pratica l’arrendersi. Guardare i disagi nel Silenzio, nel Vuoto, nel Nulla e af darsi. Questo è quello che consiglio a coloro che soffrono di attacchi di ansia, di panico, di insonnia, di insicurezza, di tristezza. Prendiamo gli attacchi di panico. Posso ragionare secondo la mentalità comune e cercare di mettere a posto le cose al più presto e in ogni modo; oppure posso percepire il disagio che provo per la situazione e attendere che il mio interno partorisca l’azione giusta. Nel primo caso sono tormentato dai pensieri: perché mi succede, cos’ho di sbagliato, cosa posso fare… Nel secondo, invece, accolgo uno stato interiore di paura e aspetto la sua naturale evoluzione. Non attendo né l’azione che ho in mente, né la soluzione, aspetto senza intenzioni. Allora il mio nucleo interiore può intervenire e indicarmi la strada migliore per me. Il semplice ripetersi: «Non devo cambiare niente» è molto ef cace per superare i nostri disagi. Questa tecnica infatti ha guarito una mia paziente, Martina, dagli attacchi di panico che le impedivano di guidare, di andare in giro da sola. Entrare nell’atteggiamento dell’arrendersi, del precipitare nel Nulla: questo è quello che ha imparato e che l’ha guarita in poche sedute. ■

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COME GUARIRE LE FERITE DEL PASSATO

È possibile essere felici quando qualcosa nel passato ci ha ferito? Sì, nessuna sofferenza è destinata a durare in eterno. Ognuno infatti ha dentro di sé le risorse per rinascere e tornare a gioire.

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Chi vive nel timore di sbagliare vorrebbe eliminare subito questa paura. In realtà si tratta di un messaggio interiore che ha una funzione importante. Impariamo ad ascoltarlo e ritroveremo la ducia in noi stessi.

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Capita di dare più spazio alle esigenze degli altri che a noi stessi. Se diventa un’abitudine, però, arriva la sofferenza. Ecco un percorso pratico per tornare protagonisti della propria vita.

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Raffaele Morelli ci guida in un cammino tutto interiore, che grazie ad alcuni semplici esercizi ci porta a contatto con la presenza misteriosa che ci abita e rifugge i pensieri, le nostre convinzioni, le opinioni comuni.

Solo affidandoci a questo sapere profondo che è in noi, e invitandolo a scendere in campo, potremo giungere alla guarigione. Basta, dunque, rimuginare sul passato, basta domandarsi il perché, basta chiedere consiglio agli altri:

Solo la mente silenziosa, anche se sperimentata per pochi istanti, produce veri e propri miracoli. Il Sé vive nascosto e silenzioso e, solo in questo stato, regala l’autoguarigione.

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LE DOMANDE DEI LETTORI E LE RISPOSTE DEGLI ESPERTI

Di Vittorio Caprioglio, Daniela Marafante, Chiara Marazzina e Andrea Nervetti

DISAGI INTERIORI

ERITROFOBIA

Ma cosa ci sarà di male ad arrossire un po’? 14 22

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DISTURBI PSICOSOMATICI

MENOPAUSA PRECOCE

Un grande dolore può fermare il ciclo?

COPPIE E AMORI

TRADIMENTI E DOCCE FREDDE La vendetta è inutile, pensa invece a come ricominciare

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RACCONTALO A RIZA

Eros ti sta dicendo: il destino non è scritto

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CURARSI CON I SOGNI

UN SOGNO DI PROTEZIONE Liberare le emozioni ti fa evolvere e ti soccorre

PRENDITI CURA DI TE

L’INSICUREZZA TI PORTA A CASA Lascia andare il giudizio e scopri la bellezza della tua unicità 26

DISAGI INTERIORI

ERITROFOBIA

Ma cosa ci sarà di male ad arrossire un po’?

di Vittorio Caprioglio, medico psicoterapeuta

«Ho 45 anni e da una vita soffro di eritrofobia; la paura di arrossire ha condizionato e sta condizionando ancora la mia vita. Lavoro in mezzo alla gente, in un negozio eppure dopo tanti anni mi capita ancora, soprattutto quando mi sento osservata e al centro all’attenzione, di arrossire e appena me ne accorgo la cosa peggiora. C’è un modo per liberarsi da questa fobia? Mi può dare qualche consiglio?».

CLuciana

ara Luciana, e se tu ti “permettessi” di arrossire liberamente, lasciando trasparire le tue emozioni senza pensare a come ti giudicheranno gli altri? È come se dicessi al mondo: “Ebbene sì, provo delle emozioni intense, dove sta il problema?”. Forse si è formata in te la convinzione che, nei rapporti con la gente, si debba essere distaccati, controllati, freddi… Ma questa non è la tua natura. E tanto più temi che affiori, tanto più il rossore si farà intenso… Lascialo venire alla luce, è la tua parte più autentica e probabilmente porterà con sé altre componenti preziose del tuo carattere che, sino ad oggi, sono rimaste bloccate.

Accetta anche di sbagliare, altrimenti la vita diventa

un percorso a ostacoli

«Mi

chiamo Alfio e, nell’ambiente di lavoro, sono sempre angosciato dai rapporti gerarchici. Ho sempre timore di fare un passo falso, di prendere dei rimbrotti, di essere criticato. Credo si tratti di sudditanza psicologica, ma fatto sta che non mi fa dormire la notte e mi preoccupa costantemente di giorno. È un malessere che si trascina ormai da troppo tempo e non riesco ad uscirne…. E per di più vivo costantemente nel timore di perdere il lavoro. Gli altri aspetti della vita, quelli extra lavoro, fortunatamente, vanno decisamente meglio e lì non ho paura di commettere errori. Come mai? E soprattutto cosa mi consiglia di fare?». Alfio

Non sarà, caro Alfio, che in te si annida il temibile germe del perfezionismo? E che ogni cosa che fai non è mai sufficientemente giusta e all’altezza delle aspettative? E forse non c’è neppure un capo che ti tiene così tanto d’occhio, ma sei tu stesso che, volendo scalare al più presto le gerarchie, ti misuri a ogni passo per valutare se stai realizzando il “percorso perfetto”? Smetti subito questa ambiziosa ricerca di una carriera rapida e “senza errori”, può davvero rovinarti la vita, e prendi esempio dall’altro Alfio, quello extra lavoro, che sembrerebbe sapere come vivere e comportarsi senza strafare.

ANSIA DA ESAME

Un sogno che non si realizza?Può diventare un incubo

«Ho 28 anni, da molto tempo sono iscritta alla facoltà di Veterinaria ma sono bloccata con gli esami, l’ansia mi paralizza e mi impedisce di affrontarli. Diventare veterinaria è il mio più grande sogno, lo voglio veramente, ma questo problema mi manda in crisi e mi ha distrutto la vita. Ho fatto una psicoterapia e mi è stato diagnosticato uno shock post traumatico dovuto al non superamento del test d’ingresso quando avevo 19 anni. L’ho superato alla terza volta ed ero felicissima, ma ho subito avuto problemi di ansia». Caterina

Non sono convinto della teoria dello shock post-traumatico… Semmai credo che diventare veterinaria, nonostante sia il sogno che tu alimenti da anni, non ti convinca ancora sino in fondo. L’ansia che affiora ci racconta che tu non ti senti pronta per interpretare quel ruolo e, “bloccandoti” in occasione degli esami, rallenta la tua corsa, evitandoti un’ansia maggiore nel momento in cui dovessi trovarti a decidere se operare o meno un cagnolino, o cosa fare con un cavallo da corsa azzoppato o con un falco con l’ala spezzata. Insomma, le nostre ansie sono un segnale che va accolto e ascoltato senza preconcetti. n

DISTURBI PSICOSOMATICI

MENOPAUSA PRECOCE

di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta daniela.marafante@riza.it

Un grande dolore può fermare il ciclo?

Sì, può accadere, se coinvolge il modo in cui una donna vive la propria femminilità. A Raffaella è successo, ma il suo cuore non ci voleva stare. Quando ha permesso al dolore di scorrere ha ritrovato se stessa

Raffaella entra nel mio studio a occhi bassi, un po’ titubante e dopo essersi seduta di fronte a me, mi chiede se può parlarmi “senza uno schema fisso”. Io le rispondo che non è di fronte a un esame universitario e che può lasciar andare le parole come le salgono dall’interno e non guidata dalla ragione. «Grazie, dottoressa. Questa libertà mi aiuta, perché devo sottoporle due problemi piuttosto gravi che mi stanno rovinando la vita. Da sette mesi non ho più il ciclo e a quarant’anni essere già in menopausa, come ipotizzato dalla mia ginecologa, è parecchio strano. Quando in questi mesi ho visto il mio ciclo ridursi al minimo e poi non comparire più, mi sono sentita una vecchia inutile, non più desiderabile da nessuno e ho pianto molto. Ma ovviamente non è servito a far tornare il

ciclo. Ma non basta: da due o tre mesi ho iniziato ad avvertire strani sintomi: cefalea, senso di stordimento e disturbi visivi. Tutti disagi che non avevo mai avuto prima. Sono andata dal mio medico di base, che mi ha misurato la pressione e ha trovato valori parecchio alti. Mi ha prescritto tutti gli esami del sangue necessari, ma non è emerso nulla. Così ho iniziato a riflettere su quello che voi scrivete sempre sulla vostra rivista e a chieder -

mi cosa mi stesse dicendo il mio corpo, a causa forse delle mie scelte esistenziali ».

Sintomi in lotta «Cara Raffaella - le rispondo - osservando se stessa ha imboccato la strada giusta. La domanda è: che cosa sta spingendo il suo cuore a pompare il sangue tanto velocemente e il suo femminile a rifiutarsi di continuare a esistere?». Raffaella si ferma un attimo, come se avesse timore di andare su questo terreno. «E va bene, dottoressa, lo confesso: io sono sempre stata una donna rigida e che voleva controllare tutto, ma da un anno a questa parte la mia vita affettiva è stata massacrata e io ne ho sofferto moltissimo. Avevo da 11 anni una relazione con Saverio, un uomo molto affascinante e intelligente, che però non aveva mai voluto sposarmi. Diceva che la libertà favoriva l’amore. Io ero molto innamorata di lui, ma il mio concetto di coppia era l’opposto: vivere insieme, costruirsi un futuro e avere dei figli. Ho rinchiuso questi desideri dentro di me, li ho controllati e ho fatto finta, lo ammetto, che mi andasse bene. Poi Saverio, improvvisamente, si è innamorato di un’altra donna e mi ha lasciata. Io sono precipitata nel baratro della frustrazione, del dolore, mi sono sentita uno schifo di donna, ma ho cercato di non farlo vedere a lui e a nessuno, per non farmi compatire come una sconfitta dalla vita. È stato un anno dolorosissimo, ma nessuno ne è accorto!».

Ferita come donna «Certamente nessuno se ne è accorto - rispondo - se non il suo femminile e il mondo interiore delle emozioni. A cosa

MENOPAUSA PRECOCE

Un blocco interiore che coinvolge il femminile

Colpisce spesso donne che non si permettono di esprimere fantasie in ambito sentimentale, erotico e relazionale. Siamo di fronte a una rinuncia alla fertilità, ma non solo: spesso è la manifestazione di un’incapacità della donna di ricreare se stessa, di accettare di rimettersi in gioco con il maschile, ridisegnando il proprio femminile. È anche la richiesta di un rinnovamento in ambito sessuale, l’esigenza di vivere l’eros più liberamente e di non accostarlo solo al tema della gravidanza.

IPERTENSIONE

Troppo controllo ferma sul nascere le emozioni

La parola chiave che definisce la dimensione simbolica dell’ipertensione è “controllo”, o meglio, “ipercontrollo” e cioè l’impulso a gestire le proprie emozioni. Per controllare maggiormente la realtà, il nostro cervello ha bisogno di una quantità maggiore di ossigeno e di energia e il cuore deve pompare il sangue con maggior forza, cioè aumentando la pressione. Il grande nemico dell’iperteso è la paura: paura di lasciarsi andare, di vivere le emozioni, di soffrire e proprio per questo deve controllare tutto.

serviva che le venisse il ciclo se non voleva più essere ferita come donna? Ma il suo sangue, che è il fluido che raccoglie, che fa scorrere e porta le emozioni, ha reagito, scuotendo il cuore e facendo in modo che battesse più forte, per farle sentire che le mancava “un cuore innamorato”». La paziente mi ascolta in silenzio ma, via via, un forte rossore le colora guance, collo e torace. È la prova che ho toccato il tasto giusto, smascherando il suo bisogno di emozioni. «Forse ha proprio ragione» mi conferma . «Io ho finto di non aver più bisogno di amare un uomo, non mi sono più presa cura del mio corpo e quindi perché avrebbe dovuto venirmi il ciclo, che è la manifestazione più evidente dell’essere donna e di poter avere anche dei figli? Devo riflettere su quanto sta emergendo dentro di me: un’onda grande e calda che sembra farmi provare emozioni che non avvertivo da tempo ». Raffaella è una donna intuitiva e in breve tempo cambia il suo modo di porsi: ritorna libera, disponibile e a contatto con le emozioni. Dopo poche sedute mi racconta di un vecchio amico che si è rifatto vivo e con cui le piace molto uscire. Anzi, ha intuito che è anche disponibile a iniziare una storia con lei. «Sa, dottoressa, proprio la sera in cui lo avevo invitato a casa mia a cena e lui era stato dolcissimo e mi aveva fatto capire che desiderava fare l’amore con me, mi è arrivato di nuovo il ciclo! Be’, ho pensato: l’amore si può fare in molti modi, o rimandare alla cena successiva!». Nelle settimane seguenti anche la pressione di Raffaella si regolarizza, perché il suo cuore sta ricevendo dal sangue la forza giusta. n

CURARSI CON I SOGNI IZA al tuo fianco

UN SOGNO DI PROTEZIONE

Liberare le emozioni ti fa evolvere e ti soccorre

«Sono nel cortile di mia nonna (defunta) e vedo che ci sono due anatre imprigionate con il collo sotto terra: prima ne libero una e mi si scaglia addosso beccandomi tutta, poi, anche se titubante, decido di liberare anche l’altra che, al contrario, si rivolge a me in modo amorevole e mi avvolge proteggendomi tra le sue ali. Mi sveglio con un senso di protezione e calore». Lisa

Il cortile della nonna defunta rappresenta un luogo carico di significati affettivi, uno spazio sacro in cui è presente la matrice delle proprie radici primordiali, contenitore di ricordi, ma anche custode dei codici della saggezza più antica. Può essere visto come un rifugio della memoria, un punto d’incontro tra l’inconscio e le esperienze emotive accumulate nel tempo. Le due anatre, uccelli migratori, simboleggiano una sorta di percorso iniziatico e una grande capacità di adattamento. Il fatto che siano imprigionate con il collo sotto terra, indica un atteggiamento di repressione verso certi desideri e sentimenti. Si può associare la loro condizione di schiavitù ad aspetti della sognatrice repressi e trascurati. La reazione aggressiva alla liberazione della prima anatra può essere associata al timore nell’affrontare le emozioni taciute ed esprime il confl itto interno tra il desiderio di libertà e la paura delle conseguenze che questa libertà potrebbe comportare. Mentre la liberazione della seconda anatra, che si rivela amorevole e protettiva, segna un cambiamento significativo: la sognatrice si riconcilia con la sua parte più autentica e profonda, integrando fi nalmente quegli aspetti che prima rinnegava. Cara Lisa, queste immagini oniriche ti invitano ad esplorare e accogliere ciò che senti e a liberarti dai legami che ti vincolano e che ti tarpano le ali. La protezione che ricevi dall’anatra simboleggia la tua capacità di sostenere e di nutrire te stessa e di planare verso nuovi lidi, più in sintonia con le tue esigenze più profonde.

di Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta chiara.marazzina@riza.it

COME GESTIRE LA RABBIA PERCORSI TERAPEUTICI ONLINE DI RIZA NUOVO

Quante volte ti sei arrabbiato e hai detto cose che non pensavi, per poi sentirti in colpa?

Oppure hai trattenuto la rabbia, cercando di mantenere la calma a tutti i costi, accumulando ansia e tensioni?

La rabbia, se non gestita correttamente, può farti sentire fuori controllo e portarti a comportamenti di cui poi ti penti. Ma la verità è che non c’è nulla di sbagliato nell’emozione della rabbia, anzi.

IL PROBLEMA NON È LA RABBIA IN SÉ,

MA COME LA VIVIAMO E LA GESTIAMO

Cosa fare allora? Te lo racconta questo Percorso Terapeutico dal titolo “Come gestire la rabbia” che, basandosi sull’esperienza clinica e terapeutica dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, ti offre un nuovo approccio: cercare di controllare o reprimere la rabbia può sembrare la soluzione più semplice, ma alla lunga non fa altro che accumulare tensione e frustrazione. L’emozione resta dentro di noi, diventando sempre più difficile da esprimere. La chiave non è negarla, ma imparare a viverla in modo sano e costruttivo.

IL VERO SIGNIFICATO DELLA RABBIA

La rabbia è la voce di un’insoddisfazione, del vedersi limitati, una voce che viene dal nostro mondo interiore. Grazie a questo videocorso imparerai le tecniche fondamentali per comprendere cosa la tua rabbia vuole comunicarti, scoprendo anche come sfruttare la sua energia per realizzare te stesso.

IL MODO GIUSTO DI ESPRIMERLA

Una volta riconosciuta la rabbia, è importante saperla esprimere nel modo giusto e in questo percorso terapeutico troverai i consigli psicologici e gli esercizi per farlo, evitando così di somatizzare la rabbia o di esserne travolto.

IL PERCORSO TERAPEUTICO SI STRUTTURA IN 4 PASSI:

1o PASSO - Un’emozione di cui non possiamo fare a meno

2o PASSO - Come trasformarla in un’alleata preziosa

3o PASSO - Non reprimerla, rischi di ammalarti!

4o PASSO - Litighi troppo e ci stai male: le soluzioni a portata di mano

OGNI INCONTRO È SUDDIVISO IN 2 PARTI:

Teorica:

videolezioni condotte dal dottor Vittorio Caprioglio e dalla dottoressa Daniela Depedrini.

Pratica:

esercizi pratici e immaginativi, guidati dal dottor Vittorio Caprioglio.

Gli incontri saranno sempre a tua disposizione, in modo che tu possa riascoltarle ogni volta che vorrai, per approfondire e apprendere meglio le soluzioni e le tecniche proposte.

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COME GESTIRE
LA RABBIA

CURARSI CON I SOGNI

UN SOGNO DI CONSAPEVOLEZZA

di Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta chiara.marazzina@riza.it

La scoperta di sé ha un gusto amaro, ma poi ti rinnova

«Mi trovo al mare e vedo in lontananza il ragazzo che mi piace, vicino a una ragazza. Improvvisamente il cielo si scurisce, le nuvole coprono il sole, c’è del fumo, diventa tutto nero e io ho la percezione di non vedere più niente, sono cieca, non c’è più luce. Poi, piano piano, le nuvole si spostano, la luce ritorna, ma al posto del sole c’è un grande limone e io rimango stranita a guardarlo. Prima del risveglio arriva una voce fuori campo che mi dice: “Ciao, ciao, questo è uno scherzetto che ti capiterà un’altra volta”». Cristina

Il mare, con le sue acque vaste e profonde, è l’abisso interiore dell’inconscio profondo che dimora in ognuno di noi. Il ragazzo che piace alla sognatrice, affiancato da un’altra ragazza, suggerisce che il desiderio è accompagnato da una forte vulnerabilità, dalla paura di non essere abbastanza, assieme a sentimenti di insicurezza e competizione. L’improvviso oscuramento del cielo e la sensazione di cecità possono simboleggiare l’incapacità di vedere chiaramente le proprie emozioni o di affrontare i propri confl itti interiori. Il fumo

indica un periodo di confusione e incertezza. Il ritorno alla luce suggerisce la presa di coscienza di una realtà che può sulle prime risultare aspra e amara, come vuole sottolineare l’immagine del grande limone al posto del sole. Ma il limone si fa anche portavoce di freschezza e vitalità: questo significa che, nei momenti di spaesamento e oscurità, possono emergere nuove prospettive o insegnamenti, anche se inizialmente percepiti come aspri. La voce fuori campo è il suggerimento del mondo interiore che invita la sognatri-

L’APPROFONDIMENTO

«I

ce a rimanere attenta e aperta ai segnali che può incontrare lungo il percorso della vita, che potrebbero aiutarla a orientarsi. Cara Micaela, prova a esplorare la tua vulnerabilità e ricorda che le esperienze più amare in fondo sono quelle che portano con sé il maggior potenziale trasformativo e quindi vivi tutto fi no in fondo!

Animali nei sogni: il segnale di una vicinanza che dobbiamo recuperare

sogni in cui gli animali si ammalano, o muoiono, sono in genere sogni che ci parlano di qualcosa che si sta ammalando nel nostro istinto, e quindi nella nostra forza vitale. Spesso uno dei sintomi della nevrosi è proprio il timore degli animali, accompagnato da preoccupazioni ossessive circa il pericolo che essi rappresentano, soprattutto dal punto di vista igienico. Anche la passione per gli animali selvaggi, il tentativo di addomesticare serpenti o primati, è un’altra faccia della stessa medaglia, e dimostra la perdita di un atteggiamento equilibrato, del lumen naturae, nella nostra relazione col mondo animale. La vera terapia della nevrosi contemporanea non è mai lo sviluppo di difese sempre più ossessive dal biologico, ma il recupero di una equilibrata vicinanza e amicizia col mondo animale»; da “Donne Selvatiche” di Claudio Risé e Moidi Paregger, San Paolo. n

Gli incontri con Raffaele Morelli

Basta uno smartphone, un pc o un tablet per interagire con Raffaele Morelli ovunque tu sia

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IZA al tuo fianco

COPPIE E AMORI

di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta daniela.marafante@riza.it

TRADIMENTI E DOCCE FREDDE

La vendetta è inutile, pensa invece a come ricominciare

«S ono sposata da otto anni e ieri ho scoperto una cosa che mi ha procurato una bella doccia fredda: il mio, fi no all’altro ieri, adorato marito, ha una relazione con la moglie di un suo collega. E pensare che con quella coppia siamo stati a cena appena la settimana scorsa. Ma come ho fatto a non accorgermi di nulla? Mi sento umiliata e addolorata: l’ho scoperto per caso leggendo una e-mail stampata che mio marito aveva in tasca. E adesso mi chiedo: cosa è meglio fare? Dicono che la vendetta vada gustata fredda, ma io ho una gran voglia di prendere le mie cose e sparire semplicemente senza dirgli nulla, così forse soffrirà anche lui». Belinda

La vendetta, comunque la si gusti, è un piatto che resta sempre sullo stomaco. Lascia perdere le rappresaglie: il dolore va accolto e smaltito, meglio se da sola. Per questo l’ideale sarebbe che tu facessi la valigia e ti rifugiassi a casa di un’amica che ti voglia bene. Quando ti sentirai di aver smaltito il dolore e aver recuperato le forze, parlagli in modo aperto e sincero. Ascoltalo e ripetigli che vuoi sentire la verità. Se dovessi scoprire che la verità è che non ti ama più, non perdere un minuto e lasciatelo alle spalle. Se invece è davvero confuso dagli e datti tempo, anche separandovi per un po’ e, se tornerete insieme, preparati a dimenticare il passato doloroso.

FIGLI ORMAI ADULTI

È giusto voler vivere: cercate assieme cosa vi lega ancora

«Cisiamo sposati quando eravamo molto giovani, volevamo realizzare il sogno di una bella e felice famiglia. Abbiamo deciso di avere subito due figli e così ci siamo un po’ giocati parecchi anni tra sacrifici e doveri. Ora i ragazzi sono grandi e io mi sento più libera, anzi, direi “ringiovanita”. Ho finalmente iniziato un lavoro part time che mi soddisfa tanto e mi permette di prendermi anche cura di me: mi occupo con gioia del mio aspetto, ho voglia di divertirmi, di viaggiare. Mio marito al contrario, anziché essere felice per me e con me,

è geloso e sempre più pesante. Sembra proprio invecchiato e vorrebbe trascinarmi verso la sua vita tranquilla e noiosa. Io mi sento divisa: gli voglio bene, ma non voglio rinunciare al piacere di vivere la vita che conduco ora. Sono sbagliata, ho torto, oppure ho ancora il diritto a godermi marito e vita libera?».

Rossella

Cara Rossella, ti sei comportata da madre perfetta a quanto racconti. Ti sei presa cura dei tuoi figli e sei stata anche una moglie perfetta. Adesso è il momento di vivere il tuo

lato femminile. Il tuo “seme” ha dovuto attendere parecchio per trovare il suo spazio e per germogliare, strapparlo adesso sarebbe un sacrilegio! Per fortuna sei esente dai cliché che intrappolano tuo marito. Lui forse fa fatica a condividere il tuo entusiasmo, perché paure e stereotipi sono una palla al piede che lo tiene sul divano. Prova a chiederti e a far notare anche a lui: se continuate a vivere così, messo tra parentesi il vostro ruolo da genitori, cos’altro vi lega? Parlagli e forse scoprirete che ci sono interessi e passioni che ancora vi scaldano: è venuto il momento di scoprirlo!

NIENTE BUGIE

Quando il sentimento latita meglio essere subito onesti

«Siamo una coppia unita da 8 anni, ci vogliamo molto bene, abbiamo vissuto molte esperienze e molte prime volte, dopo periodi di crisi, ma adesso qualcosa è cambiato. Spesso con lei mi annoio, fantastico altre avventure che però non mi concedo. Lei parla di matrimonio e lo dà per scontato, così come tutti quelli che mi conoscono. Io non ho il coraggio di lasciarla, ma è una cosa più razionale che emotiva: mi sentirei un irresponsabile a tirarmi indietro. Ma se poi mi stessi sbagliando?». Antonello

Contro il veleno delle bugie c’è un unico antidoto. In maniera chiara, ma diplomatica, dille del tuo disagio. Dille che vuoi essere onesto e che hai bisogno di vedere chiaro in te stesso. Proponile una breve separazione di prova: bastano poche settimane per capire se hai sbagliato. Attenzione però a non raccontare bugie a te stesso: la scelta davvero irresponsabile sarebbe portare avanti un rapporto ormai esaurito solo perché tutti quanti, tranne te, si aspettano il lieto fi ne. n

RIZA al tuo fianco

RACCONTALO A RIZA

di Andrea Nervetti, psicologo e psicoterapeuta andrea.nervetti@riza.it

Eros ti sta dicendo: il destino non è scritto

Uscita da un grande dolore, Sonia si ritrova di colpo a fare cose che “non sono da lei” e tuttavia la fanno star bene. Ma si chiede: «Questa frivolezza ha un senso? E i miei obiettivi di vita?». Eros è arrivato proprio per spazzar via l’idea di un destino già segnato e aprirla al nuovo

IL DUBBIO DI SONIA

Non conoscevo questa me trasgressiva: dove mi porterà?

«Mi chiamo Sonia, ho 36 anni e sono una dirigente d’azienda.

L’anno scorso, d’improvviso, mio marito (conosciuto a scuola, primo fidanzato) mi ha lasciato. Le cose non funzionavano più da tempo, ma ugualmente sono stata malissimo per mesi, piegata dal senso di fallimento. Poi a un certo punto ho deciso di reagire, ho cominciato a uscire e una sera in discoteca (un luogo che io non avevo mai frequentato), ho conosciuto un uomo e ci sono

Quando accadono sconvolgimenti come una separazione, la vita ci porta davanti a una grande prova. Arrivano il dolore, lo smarrimento, il senso di impotenza e la frustrazione. Tutto ciò è fisiologico e anche tu, Sonia, hai dovuto attraversarlo. Ma questa sofferenza può anche essere vista in modo più ampio, come qualcosa che apre le porte a nuovi lati del Sé, permettendo la nascita di una Sonia inedita, con certe caratteristiche che non si erano ancora manifestate e che ora vengono alla luce. Quando è finita la fase più acuta del dolore e qualcosa in te si è acceso per farti reagire, è arrivata quella serata “paz-

finita a letto. Mai fatta una cosa del genere, una pazzia. Da quel momento ho scoperto in me una donna capace di sedurre, anche trasgressiva. Questo mi ha fatto stare bene, le persone attorno a me mi vedono rifiorita, sul lavoro vado a mille, ma io mi chiedo che senso abbia, al di là della soddisfazione immediata. Io volevo famiglia e figli, cosa c’entra questa seduttrice con me? Non sarà una fuga o una compensazione per non pensare alla separazione e alle sue conseguenze?». Sonia

za” (come la chiami tu) in discoteca, conclusa come hai descritto. Di colpo, senza preavviso, è comparsa sul palcoscenico una Sonia inaspettata, del tutto diversa dalla “brava ragazza” che aveva conosciuto il marito sui banchi di scuola, che non frequentava certi posti, che aveva le idee chiare circa la direzione che avrebbe voluto dare alla sua vita. Quest’altra, questa donna erotica e seducente, non è certo arrivata per caso, ma perché tu ne avevi bisogno e la tua anima, al momento opportuno, ti ha messo in contatto con lei e con la sua energia, capace di rompere gli schemi e restituirti magia, passione, gioia di vivere.

L’eros ti fa rinascere Non a caso le persone ti vedono “rifiorita”, il lavoro funziona alla grande, buona parte del dolore della separazione sembra essere alle spalle. Dunque, qual è il problema? Il senso, dici tu. La tua mente, abituata come quella di tutti a proiettarsi nel futuro, ai progetti, ti sta facendo nascere un dubbio: che senso ha tutto questo? Cosa mi resterà? Io volevo altro… Prova a cambiare prospettiva: e se questa scoperta, questa nuova Sonia, fosse invece esattamente ciò di cui avevi bisogno per evolvere e andare oltre una visione troppo rigida di te stessa? È un fatto che grazie a questa “scoperta” hai smesso di star male e già questo basterebbe, ma c’è di più. L’energia erotica che ora senti non va guardata solo nella sua funzione primaria relativa alla sessualità. Si tratta di qualcosa che nutre la bellezza, la creatività, la curiosità, il desiderio nella sua accezione più ampia. Soprattutto, è una potentissima forza trasmutatrice e poiché la vita è incessante metamorfosi (anche se non ce ne rendiamo conto cambiamo in ogni momento), non esiste energia più adatta a traghettarci fuori dalle paludi esistenziali e dai grandi dolori.

Il senso sei tu Attenzione: tutto ciò non significa certo che da ora in poi tu sia destinata a essere solo questo. Anche la Sonia erotica e trasgressiva, quando sarà del tutto integrata con le altri parti di te, non dominerà più il tuo mondo come sembra fare ora. Ci sarà spazio nel tuo domani anche per volti differenti,

LA TECNICA

Accogli tutti i tuoi volti facendoli danzare

Quando il pensiero di vivere in una bolla priva di significato, come accade a Sonia, si fa più forte, isolati, chiudi gli occhi e forma nella tua mente l’immagine della te stessa “moglie”: contemplala bene (come è vestita, pettinata…), poi mettile a fianco la Sonia “seduttrice” e guarda anche lei. Osserva bene per qualche minuto, poi affiancale la “lavoratrice”, poi l’amica, la figlia, la madre, la sorella... Divertiti a immaginare tutte queste figure femminili che si tengono per mano e formano un cerchio, il cerchio della tua personalità totale, al centro del quale immagina ora un fuoco ardente che scalda ognuna di loro. Tieni con te questa immagine senza tempo e richiamala alla mente ogni volta che ne avrai bisogno o che sentirai lo smarrimento farsi più forte; l’immaginazione creativa e simbolica ti aiuterà a superarlo e a sentirti nuovamente in pace e armonia.

alcuni già noti, altri sconosciuti. Quel che non dovrà più avere posto è l’idea che tu debba avere per forza quel destino matrimoniale e, senza quello, nient’altro possa avere senso. Se è vero che in noi vivono molti volti, occorre prendere atto dei nostri mutamenti senza giudicarli. Non devi dunque cercare un senso “futuro” in quel che ti sta capitando, devi solo viverlo e attendere che il cambiamento, la metamorfosi, ti porti a una nuova stazione lungo il cammino della tua esistenza. Allora, ti accorgerai senza sforzo che questa fase non era una compensazione, una fuga, un nascondiglio dal dolore, ma la tappa necessaria di un percorso. Nulla ti impedirà di risposarti e avere dei figli, se questo sarà il tuo destino, ma dopo questa esperienza sarà più naturale, spontaneo e armonico e non frutto di un’auto-imposizione. Se dovrà avvenire, avverrà; altrimenti, la tua vita avrà comunque un senso, perché quel senso sei tu stessa, con tutti i tuoi volti, non un obiettivo da raggiungere! n

PRENDITI CURA DI TE IZA al tuo fianco

L’INSICUREZZA TI PORTA A CASA

Lascia andare il giudizio e scopri la bellezza della tua unicità

«Voglio provare a spiegare come ci si sente a vivere con l’insicurezza che mi accompagna come un’ombra silenziosa e non mi lascia mai sola. Ci sono giorni in cui mi sveglio e già sento un peso sul petto. Mi guardo allo specchio e invece di vedere una donna di 54 anni che ha fatto tanto, vedo solo ciò che manca: una ruga di troppo, un errore che non dimentico, una decisione che avrei potuto prendere diversamente. Mi confronto, anche quando non vorrei, con tutto e tutti: con chi sembra avere più sicurezza, con chi appare più felice, con chi sorride come se non avesse mai conosciuto il dubbio. Mi chiedo quante cose avrei potuto dire, quante opportunità ho lasciato andare perché avevo paura di sbagliare. Mi sento come se stessi camminando su un filo sottile, con il terrore di cadere a ogni passo. Non so da dove venga questa insicurezza. Forse dalle aspettative che il mondo ha su di me, o forse dalle aspettative che io stessa ho imparato a costruire, come muri troppo alti da scalare. Cosa posso fare?».

Cara Nella, leggendo le tue parole sento il peso di ciò che chiami “insicurezza”, ma ti dico subito una cosa: non è l’insicurezza il problema. È il giudizio che tu riversi su di te. L’insicurezza non è un difetto da correggere, ma un segnale, un invito a tornare a se stessi. Ti chiedo: ti sei mai fermata a osservare, senza giudicare, ciò che senti? L’insicurezza non è altro che un messaggio della tua anima, una voce che dice: «Smettila di cercarti negli altri, smettila di confrontarti. Torna a chi sei davvero». Tu scrivi che ti guardi allo specchio e vedi ciò che manca. Ma lo specchio non ti dice la verità. È il tuo pensiero che crea quel senso di mancanza. Le persone che sembrano sicure non sono migliori o più complete di te. Ognuno vive con le proprie fragilità, ma chi vive davvero non si sofferma su ciò che “dovrebbe essere”. Vive ciò che è, momento per momento.

Non c’è niente da cambiare Le aspettative, che siano le tue o quelle degli altri, sono gabbie. La tua unicità, il tuo essere, non ha bisogno di appro-

vazione. Nessuno può dirti chi devi essere, nemmeno tu stessa. L’insicurezza spesso nasce perché pensiamo di dover rispettare un’immagine ideale di noi stessi, ma quell’immagine è solo un’invenzione della mente. Distruggi quell’immagine. Non devi essere perfetta, non devi essere “abbastanza”. Devi solo essere. Fermati a osservare la bellezza che è già in te. Lascia perdere i pensieri che dicono: «Non sei abbastanza». Concentrati sul corpo, sui sensi. Torna a respirare, a sentire il piacere di camminare, di guardare un fiore, di ascoltare la pioggia. È in quei momenti che smetti di giudicarti e torni a vivere. Prenditi tempo per te, per scoprire cosa ti fa sentire viva. Non pensare di cambiare, non c’è nulla da cambiare. C’è solo da togliere il peso che la mente ti mette addosso. La vita non ti chiede di essere sicura, o di essere diversa. Ti chiede solo di essere te stessa. Accetta l’insicurezza, lasciala parlare, ma non seguirla. Non sei tu, è solo un’ombra. E dietro quell’ombra c’è la luce unica e irripetibile della tua anima. n

di Salvo Noè Psicoterapeuta

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I codici della guarigione secondo il metodo RIZA

Ascoltando la musica che ama Marisa ha smesso di vedersi come vittima vittima

«Sono da poco uscita da una relazione tossica che mi aveva portato a spegnermi completamente. Nonostante sapessi che per me era profondamente dannoso, non riuscivo ad uscire da quel rapporto, in cui non mancavano i litigi, le umiliazioni, gli insulti. Sono arrivata a non sentire più niente: né gioia, né felicità, né desiderio, ma neanche tristezza o rabbia. Niente di niente. L’unica emozione che provavo, e che era una presenza costante nelle mie giornate, era l’ansia. Mi è capitato anche di avere degli attacchi di panico. Inizialmente cercavo di mandare via quelle sensazioni, ma poi mi hanno aiutato a separarmi dal dolore e a ritrovare me stessa. Infatti, quando ho smesso di lottare e ho iniziato a trasformare la mia ansia in immagini (a volte un fiore, altre volte un animale o un paesaggio) ho smesso di stare male, e mi sono sentita sorprendentemente più leggera. E in quei momenti di leggerezza mi è tornato il desiderio di ascoltare la musica, una mia grande passione. Questo mi ha davvero salvato. Fin da quando sono piccola io amo la musica, e ho capito che quella che ama la musica sono veramente io. Mi ero abituata invece a vedermi come la donna maltrattata che non riusciva a trovare il coraggio di lasciare un uomo che la faceva stare male. Ma quella non ero io. Non solo almeno. Io ero e sono anche quella che ama la musica. La ascolto, la canto, la ballo, vado ai concerti anche da sola. Anche se a casa non ero felice, in macchina mettevo le canzoni che amo e mi sentivo libera. Ho iniziato a ritagliare sempre più spazi per me stessa, a uscire con le mie amiche, ad andare a mangiare fuori, a ritrovare delle libertà che avevo trascurato perché temevo le sue reazioni. Forse l’ansia voleva farmi ritrovare chi ero veramente, la mia passione dimenticata. Adesso sto progettando una vacanza, un viaggio da sola: una cosa che non avrei mai nemmeno osato immaginare. Sono felice».

Marisa

COSA CI SALVA? PRIMA DI TUTTO LE NOSTRE PASSIONI

Ofondo che le chiedeva di guardare altrove, di estendere il suo sguardo al di là della relazione con il compagno, di distogliere l’attenzione dal problema che stava affrontando per incanalare la sua energia verso altre direzioni . Così ha scoperto che dentro di lei esiste un mondo ricco e vasto, popolato di immagini.

senza za tregua.

gnuno nella vita incontra i propri mostri, i propri draghi: problemi, vicissitudini, lutti, disavventure, abbandoni o partner sbagliati, come è accaduto a Marisa. Non è semplice convivere con queste situazioni perché ci tolgono la serenità, la leggerezza, la gioia di vivere e assorbono tutta la nostra attenzione e tutti i nostri pensieri. Passiamo le giornate a cercare modi per uscire dalla strada senza uscita in cui siamoniti o a colpevolizzarci per non riuscire a trovare una soluzione. La vita diventa una continua battaglia sen-

Ritrova ciò che ti fa star bene

La soluzione: sposta lo sguardo

Ma se sappiamo osservare e siamo disposti ad aspettare, dall’interno arriva sempre una soluzione o anche solo una speranza, una luce che squarcia l’oscurità in cui brancoliamo. Per Marisa questo aiuto dall’interno sono stati, e la cosa può sembrare incredibile, l’ansia e gli attacchi di panico. Apparentemente era ansiosa a causa della situazione che stava vivendo, ma in realtà l’ansia era una voce dal pro-

Prestandole attenzione, tenendola con sé, trasformandola in immagini e concedendole un po’ di spazio, Marisa ha scoperto che l’ansia non era un ulteriore problema da affrontare, ma un’alleata che le suggeriva di ripartire dalle passioni antiche, che aveva dimenticato nel momento in cui il rapporto col suo compagno aveva preso il sopravvento su tutto. Noi siamo prima di tutto le nostre passioni. Nelle attività che ci attraggono, ci rapiscono, ci illuminano e ci accendono si trova il fondamento della nostra identità originaria, la manifestazione della nostra essenza nella sua forma più pura. Marisa aveva dimenticato chi era; non ricordava di essere la Signora della musica, del canto, del ballo e si era convinta di essere solo la donna maltrattata, vittima di un maschile tossico. Le sue passioni l’anno liberata dal suo problema. Non l’ha risolto lottando, ragionando per trovare soluzioni, chiedendo consigli alle amiche. Ha scon tto il suo drago ritrovando se stessa, ricordandosi chi era , ritornando alla sua casa interna da cui era stata lontana per molto tempo. Adesso è felice. ■

Nelle attività che ci attraggono, ci rapiscono,

ci illuminano e ci accendono si trova il fondamento della nostra identità originaria

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Meditazioni guidate per vincere l’insicurezza

Le tecniche immaginative da guardare e ascoltare ogni volta che ne hai bisogno

TCondotte dalla dr.ssa Chiara Marazzina psicologa e psicoterapeuta, lavora presso l’Istituto Riza ed è docente della Scuola di psicoterapia dell’Istituto stesso. Cura la rubrica dedicata ai sogni su Riza psicosomatica. È autrice dei libri “Il linguaggio dei sogni” e “Il dizionario dei sogni) (Edizioni Riza) e delle meditazioni guidate per vincere l’insonnia e lo stress.

i senti spesso bloccato e temi di non essere all’altezza. Pensi di dover diventare più forte, più deciso e determinato, di eliminare quell’insicurezza che ti caratterizza. Ma cosa accadrebbe se potessi trasformare questa sensazione in una forza? Se scoprissi che l’insicurezza non è un difetto, ma un messaggio profondo che ti invita a riconnetterti con te stesso?

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Meditazioni, un rimedio ef cace per superare l’insicurezza

La tua insicurezza non è un nemico, ma una guida preziosa che ti invita a dubitare dei modelli che non ti rappresentano, a mettere in discussione bisogni che non sono autenticamente tuoi. Le 5 Meditazioni per vincere l’insicurezza sono un percorso unico, pensato per trasformare questo blocco in una risorsa. Attraverso immagini evocative e la voce rassicurante della dottoressa Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta, potrai immergerti in un viaggio interiore che ti aiuterà a ritrovare ducia in te stesso. Queste meditazioni sono un’esperienza profonda che parla al tuo mondo interno, risvegliando le risorse uniche che già possiedi per liberarti da dubbi, indecisione e poca autostima.

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IL GIORNALE DELLE SOLUZIONI

quotidiano

ATTEGGIAMENTI SBAGLIATI I pregiudizi che ostacolano la terapia

PSICHE E QUOTIDIANO

Pietro Fornari

PSICOSOMATICA

Cefalea da week Si cura in settimana!

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a mille per cinque giorni, poi il fine settimana ecco il mal di testa: è una sindrome che dipende da ritmi innaturali tenuti durante i giorni feriali. E

si può disinnescare

FATTORI DI INNESCO

Tutti gli elementi che scatenano il mal di testa

• Cambiamento nei ritmi del sonno: orari diversi, variazioni nel numero di ore dormite.

• Riduzione improvvisa dello stress: produce rilascio improvviso di tensione, trattenuta in settimana.

• Riduzione improvvisa di caffeina rispetto alle eccessive quantità settimanali: crea cefalea da astinenza.

• Alterazione dei livelli ormonali: legata al minore stress, al cambio di attività fisica e di alimentazione.

• Eccessivo riposo o inattività: influisce sul sistema nervoso e sulla circolazione sanguigna.

• Eccessiva attività fisica: lo sforzo eccessivo, concentrato nel weekend, porta tensioni muscolari.

• Sovraccarico sensoriale: quando nel weekend ci si espone a troppi rumori, luci, sbalzi di temperatura.

• Fattori psicologici: le aspettative elevate riguardo il tempo libero generano ansia e stress, favorendo la cefalea.

Aspettare il fine settimana e poi, quando arriva, non riuscire a goderselo per un forte mal di testa che inizia il sabato mattina e non lascia tregua fino alla sera del giorno dopo. È quel che capita a chi soffre della forma più beffarda di cefalea, quella definita, appunto, cefalea da weekend. Chi ne soffre sa bene che si tratta di un appuntamento fisso col dolore e col malessere, sommati alla frustrazione e alla rabbia per veder sfumare, spesso, la possibilità di riposarsi, rilassarsi o divertirsi e svagarsi dopo una settimana di duro lavoro. Sì perché questo mal di testa insorge solo in chi, oltre ad avere una predisposizione costituzionale verso questo tipo di patologia, lavora freneticamente dal lunedì al venerdì, sottoposto a forte stress e a orari rigidi, per poi staccare di colpo. Chi invece vive una settimana più morbida, seppure impegnativa, non va quasi mai incontro a questo spiacevole fenomeno, che si configura quindi come il risultato di un’interazione complessa tra fattori fisici, psicologici e comportamentali. Identificare i fattori scatenanti personali può dunque essere di grande aiuto per la prevenzione o la riduzione di questo annoso problema.

Frenata troppo brusca La principale difficoltà risiede nel fatto che la persona si ritrova letteralmente incastrata in uno stile di vita che, sulle prime, sembra essere immodificabile: cinque giorni di iperfunzionalismo e due giorni di tempo libero rovinati

end?

L M M G V S D

PICCOLI ACCORGIMENTI

Cosa fare ogni giorno per prevenire la cefalea

• Evita il sovraccarico di caffeina. Se sei abituato a bere caffè in settimana fallo in modo moderato e non smettere improvvisamente il sabato.

• Mantieni un orario di sonno regolare. Cerca di dormire almeno sette ore ogni notte e mantieni un orario di sonno costante durante tutta la settimana.

• Gestisci meglio lo stress. Non buttarti a capofitto in ogni attività: agisci con meno fretta, inserisci momenti di pausa e una camminata quotidiana.

• Idratati adeguatamente. Bere molta acqua durante la settimana (1,5-2 l di acqua al giorno) evita la disidratazione, che favorisce la cefalea.

• Fai esercizio fisico regolare. Migliora la circolazione sanguigna e riduce la tensione muscolare, prevenendo il mal di testa.

• Dieta equilibrata a orari regolari. Mangiare senza eccessi e non saltare i pasti aiuta a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue.

• Migliora la postura. Mantenere una buona postura del corpo nel quotidiano evita di arrivare al weekend carichi di tensioni muscolari.

IL

Chi soffre di cefalea da fine settimana pensa a se stesso come a una macchina che deve funzionare sempre.

Questa pretesa intransigente fa perdere il gusto del vivere

dal mal di testa. Soprattutto se il problema è presente già da tempo, molti si arrendono allo stato delle cose, convincendosi che non ci sia soluzione e, quindi, non provando neanche a mettere in atto qualche cambiamento. Tuttavia, osservando bene la situazione, è possibile individuare modifiche, trucchi e strategie che, nell’insieme, possono dare beneficio o sollievo. Cominciamo col dire che, a prescindere dalle specifiche situazioni personali, la causa di tutto risiede nel cambiamento drastico della routine. È questo il focus su cui agire: il sabato mattina la persona “deraglia” dal binario su cui corre per tutta la settimana (settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno), frena bruscamente e questa frenata altera i ritmi psichici, mentali, corporei, metabolici, innescando così la cefalea, che esprime la sofferenza per questo cambiamento violento e improvviso.

Se fermarsi porta stress Sembra un paradosso: avere del tempo libero, la possibilità di riposarsi o divertirsi costituisce in questi casi una violenza; ma dobbiamo tenere presente che la routine della persona è quella dei giorni di lavoro e che essa è ormai abituata, sia a livello psicologico sia a livello fisico, a

LE CONSEGUENZE

vivere sottoposta a grande stress, pressione, aspettative, responsabilità, essendo attiva o iperattiva in modo continuativo. È questa la sua “normalità”, nella quale, pur faticando, trova un equilibrio. Per questo motivo lo stacco brusco del weekend fa l’effetto di una forzatura imposta dal sistema produttivo che dice che bisogna andare, in settimana, a 200 all’ora, e il sabato bisogna fermarsi. Ebbene: corpo e psiche di queste persone preferirebbero non doversi fermare, poiché sentono come meno scomodo tirare avanti senza sosta nello stress rispetto a un riposo forzato che, in soli due giorni, non può offrire il tempo per riuscire a mollare la presa e rilassarsi. Appare evidente, da ciò, che l’azione curativa o preventiva principale riguarda le modalità dei giorni lavorativi.

Sbalzi ormonali Si tratta cioè di arrivare al fi ne settimana meno “lanciati”. A volte, infatti, è la persona che, per paura di perdere il lavoro o per ansia da prestazione, o per perfezionismo, o per insicurezza, dà sempre il massimo e anche di più. A volte, invece, è possibile ridurre una fretta e una frenesia non necessarie per svolgere le proprie mansioni, e rallentare un poco nei due giorni che precedono il

Attenti: si rischiano ansia anticipatoria e depressione

L e conseguenze della cefalea da weekend vanno oltre il semplice dolore fi sico. Si è costretti a limitare - a volte addirittura ad evitare - le attività che normalmente si associano al relax, come uscire con gli amici, andare al cinema, fare sport o anche semplicemente riposare. La cefalea da weekend può portare anche a un progressivo esaurimento delle risorse psicofi siche, innescando un ciclo negativo che rafforza il fenomeno. Chi ne soffre regolarmente rischia inoltre di sviluppare ansia anticipatoria, sapendo già durante la settimana che non potrà usufruire del tempo libero del sabato e della domenica. Ma rischia anche di sviluppare una forma di ulteriore stress e di frustrazione, poiché l’incapacità di staccare veramente dal lavoro e di recuperare in modo ottimale porta a una continua lotta contro il dolore. Non è escluso che questo mal di testa, nel tempo, possa favorire l’insorgenza di uno stato depressivo.

weekend. Teniamo presente, infatti, che vivere secondo un certo livello di stress significa stabilizzare il metabolismo corporeo su elevati livelli ormonali: cortisolo, adrenalina, ormoni tiroidei. La pausa improvvisa del fine settimana costituisce per il sistema endocrino un vero e proprio trauma a cadenza di sette giorni, e il momentaneo caos ormonale che si crea nella giornata di sabato costituisce uno dei principali fattori di innesco per la cefalea. Ecco perché sarebbe importante ridurre velocità e intensità durante i giorni lavorativi: non ci sarebbe questo sbalzo biochimico e, in molti casi, si eviterebbe il mal di testa. Non va dimenticato, inoltre, che, per tenere questi ritmi lavorativi, molti si aiutano assumendo notevoli quantità di caffeina, che è notoriamente una sostanza stimolante e attivante sia a livello mentale che corporeo. Perciò, quando il sabato e la domenica ne assumono meno (o addirittura non ne assumono), vanno incontro a una sindrome da astinenza che facilmente sfocia nell’insorgenza di cefalea.

Piccole regole per non sovraccaricarti di tensione LA GUIDA PRATICA

No a nuovo stress nel weekend

Se lo stacco brusco dallo stress è controindicato, lo è anche l’utilizzo del fine settimana per occuparsi di tutte quelle situazioni che non sono state affrontate nei giorni precedenti. Il rischio è quello di portare a una sorta di cefalea da esaurimento energetico, per mancanza di momenti di vera rigenerazione del sistema nervoso.

Serate rilassanti in settimana

Familiarizza con il relax anche nei giorni più impegnativi. Basta poco: una luce soffusa, una musica d’atmosfera, il disimpegno da troppe attività online, un bagno caldo, un momento da soli. Ciò preparerà corpo e psiche allo stacco lavorativo del fine settimana, facendo in modo che esso costituisca un’esperienza “già conosciuta”.

Ridurre i conflitti

L’anima deve vivere Ma c’è da modificare anche qualcosa nella concezione di se stessi. Chi soffre di cefalea da weekend, del resto, si concepisce come una sorta di macchina che deve funzionare, staccare, funzionare, staccare, e così via all’infinito. E in questa altalena rigida e intransigente finisce per perdere il senso e il gusto del vivere. E perde anche la percezione del tempo che passa, dei momenti non goduti, degli anni che stanno letteralmente volando uno dopo l’altro, tutti uguali, tutti vissuti nell’automatismo. Certo, è ovvio che la richiesta di elevate prestazioni e la competitività esasperata imposte oggi dal mondo del lavoro non siano così facilmente eludibili: ci sono aspetti sgradevoli cui non ci si può sottrarre. Tuttavia la cefalea da weekend è lì,

È fondamentale giungere ai fine settimana senza avere, dentro di sé o nelle relazioni, situazioni apertamente conflittuali. Fai il possibile per affrontare e risolvere nel corso della settimana le contrarietà e i disaccordi che si presentano di volta in volta, così da non arrivare sovraccarico di tensione ai due giorni di meritato relax.

ben presente, a dimostrare che non si può vivere solo secondo le leggi innaturali dell’odierna produttività. Bisogna riuscire a rendere la routine meno frenetica, a far vivere l’anima anche durante i giorni lavorativi e non puntare tutto sul fine settimana, perché l’anima non può sospendersi per cinque giorni e poi scattare fuori a comando e poi sospendersi nuovamente. Essa deve entrare nella routine. Se arriviamo al venerdì sera come persone e non come automi o macchine, la cefalea non avrà motivo di manifestarsi. n

ATTEGGIAMENTI SBAGLIATI

I pregiudizi che ostacolano la terapia

Quello contro le cure, e la psicoterapia in particolare, è un pregiudizio che si fonda su motivazioni ad alto tasso di emotività. Ma può essere molto rischioso per la salute. Scopriamo cosa nasconde e come disattivarlo

«Io non credo nella psicoterapia»; «Le terapie psicologiche altro non sono che acqua fresca»: sono frasi, tra le tantissime, che ben riassumono l’atteggiamento di pregiudizio che molti hanno nei confronti della psicoterapia. Frasi da cui si deduce l’atteggiamento integralista, ideologico, prevenuto, proprio su una questione di massima rilevanza per la salute: il potersi curare nel modo più adatto al problema di cui si è portatori. I pregiudizi sono purtroppo un fenomeno diffuso che può compromettere seriamente l’efficacia dei trattamenti, fino a boicottarli del tutto. La “resistenza alle cure” è un fenomeno che non riguarda solo le terapie psicologiche, ma anche quelle mediche in generale. Una resistenza che non si traduce solo nel non farsi curare o nello smettere troppo presto, ma anche in una reale opposizione di corpo e mente agli effetti terapeutici, qualsiasi essi siano.

Cocktail di influenze I pregiudizi sulle cure si formano, di solito, a partire da un “cocktail mentale” fatto di esperienze negative del passato, di opinioni e convinzioni familiari, di influenze culturali o sociali e di percezioni distorte di quanto una cura abbia funzionato. C’è chi ha assunto un farmaco ed è stato molto male (ad esempio ha avuto una reazione

allergica); chi riponeva molte speranze in un certo tipo di cura ma non ha ottenuto i risultati sperati ed è rimasto “scottato” da questa delusione; chi si è sottoposto a un intervento chirurgico che non ha dato risultati definitivi; chi ha seguito una psicoterapia ma ne è uscito stando come prima. Insomma non bisogna giudicare chi è portatore di pregiudizi, perché ognuno ha la sua storia e le sue vicen-

LE MOSSE PER VINCERE I PREGIUDIZI

Né idealizzare, né demonizzare: serve un atteggiamento equilibrato

Confrontarsi con lo specialista Chi è portatore di un pregiudizio sulle cure vive arroccato sulle proprie convinzioni e da lì non esce. Se vuoi conquistare la libertà di curarti nel modo giusto, individua uno specialista qualificato che sia disponibile, sia in termini di atteggiamento sia di tempo da dedicarti, ad ascoltare le motivazioni del tuo scetticismo. Comunicare apertamente permetterà di chiarire malintesi e convinzioni errate e di dissipare le paure.

Liberati da stereotipi e falsi miti Spesso i pregiudizi derivano da miti diffusi popolarmente, ma è evidente che se tutti i farmaci fossero veleno, non potrebbero curare tante persone, o se la psicoterapia fosse qualcosa di inutile e inefficace, non ne avrebbe aiutate tante altre. Separa il pensiero emotivo e stereotipato dal pensiero ragionevole, a favore di quest’ultimo. Hai solo da guadagnarne.

Abbi aspettative realistiche Medicina e psicologia, così come altre tecniche da cui possono essere integrate, non sono strumenti magici. Ogni terapia ha le sue indicazioni e richiede il suo tempo per produrre effetto. Inoltre è fondamentale riconoscere che ognuna ha dei vantaggi, ma anche dei limiti: non c’è nulla da demonizzare né da idealizzare. E anche se nel tuo passato qualcosa può essere andato storto con un trattamento, devi fare in modo che ciò non boicotti le necessità attuali. Stai nel presente.

de peculiari. Tuttavia, anche se un pregiudizio può avere radici in un’esperienza negativa realmente vissuta, non deve diventare elemento capace di impedire o ostacolare le terapie attualmente necessarie.

Timore della debolezza Anche l’immagine che una persona ha di sé può giocare un ruolo importante nella formazione dei pregiudizi. In particolare chi ha una bassa autostima può rifiutare trattamenti

«Se mi faccio curare signifi ca che da solo non ce la faccio: sembrerò debole». È il contrario: accettare di avere un problema e farsi aiutare è un segno di grande forza

GLI EFFETTI NEGATIVI DEI PREGIUDIZI

Evitare la terapia è un modo per boicottare se stessi

• Resistenza alla terapia, per scetticismo e mancanza di impegno.

• Mancanza di fiducia nel terapeuta, simbolo vivente del pregiudizio.

• Evitamento della terapia, anche quando la necessità di essa è evidente.

• Auto-sabotaggio, con autocritica eccessiva e convinzione che non ci sia nulla da fare o da cambiare.

• Percezione alterata dei risultati, con mancato riconoscimento dei miglioramenti ottenuti.

• Comunicazione inefficace, perché limitata dalla sfiducia e dal pregiudizio.

• Interruzione prematura della terapia, senza darle il tempo di produrre effetti.

psicologici nella convinzione che ricorrere alle cure costituisca un’ammissione di debolezza, l’esperienza di una sconfitta: «Se seguo queste cure significa che da solo non ce la faccio». Bisogna invece comprendere che i pregiudizi hanno un impatto diretto e negativo sulla salute: non solo perché possono impedire globalmente di curarsi, o perché obbligano la persona a tagliare fuori un’intera branca della medicina, magari proprio quella che servirebbe, inducendo a rivolgersi a cure inefficaci; ma anche perché possono amplificare problemi di salute già esistenti, portando la persona a evitare il trattamento o a non seguire correttamente le prescrizioni, peggiorando così sensibilmente la condizione clinica. Ogni medico, ogni psicologo sa che, a volte, non è

LA GUIDA PRATICA

Diventa protagonista della cura e ti spaventerà meno

Ascolta chi ha esperienze positive

Il pregiudizio spinge ad ascoltare e confrontarsi solo con persone che hanno avuto esperienze negative, per trovare ulteriore conferma. Molto più utile parlare e ascoltare chi è riuscito a benefi ciare del trattamento di cui ora abbiamo bisogno noi, ma a cui non riusciamo ad attingere per colpa del pregiudizio stesso.

Scrivi i miglioramenti ottenuti

Un pregiudizio, quando è molto forte, può esercitare la sua influenza negativa anche quando abbiamo deciso di seguire pienamente un trattamento. Ci fa dimenticare i progressi ottenuti che, proprio per questo motivo, è bene che vengano scritti su un quaderno o un diario che, riletto nel tempo, ci dia la giusta misura di quanto stiamo ottenendo.

la malattia o il disturbo il problema principale, ma proprio la presenza di uno o più pregiudizi radicati.

Contro a priori Nel caso di un pregiudizio contro la psicoterapia, la persona potrebbe non essere disposta a partecipare attivamente alle sedute, arrivando spesso ad annullare o a non impegnarsi nel processo di auto-riflessione che è alla base della terapia. Ciò non solo impedisce il miglioramento, ma può anche peggiorare la situazione, aumentando il senso di frustrazione della persona e contribuendo a un ulteriore allontanamento dalla guarigione. C’è da dire che molti tra coloro che hanno pregiudizi tendono a ergersi a profondi conoscitori di ciò che evitano, togliendo fiducia agli specialisti che invece conoscono la materia. Anche i pregiudizi verso le terapie alternative possono portare la persona a fare scelte sbagliate, a volte aderendo acriticamente a un approccio terapeutico, a volte evitandolo altrettanto acriticamente, senza basarsi su evidenze scientifiche e su indicazioni realistiche sul piano clinico.

Conoscere di più I pregiudizi vanno quindi abbandonati. Certo non è facile, perché si tratta di con-

Non sempre riesce al primo colpo

A tutti, almeno una volta, è successo di non essersi trovato bene con il medico o con lo psicologo, o che la cura abbia richiesto più tentativi per essere effi cace. Può capitare e non ha alcun senso che ciò vada a nutrire o a creare pregiudizi. A volte bisogna aver pazienza per individuare lo specialista e veder funzionare la terapia.

vinzioni radicate che traggono origine da esperienze sia reali sia immaginarie, sia personali sia indotte, ma tutte ad alto tasso emotivo/affettivo. Ma è necessario. E il primo passo risiede nel prendere coraggio e provare ad acquisire una maggiore conoscenza riguardo i trattamenti e le cure. Aprire la mente con umiltà, informarsi nel modo giusto. Ciò non significa buttarsi a capofitto nella consultazione di Internet che, offrendo qualsiasi tipo di notizia interpretata da chiunque in qualsiasi modo, non può che creare o rinforzare ulteriormente un pregiudizio; bensì nel consultare medici, psicologi e veri esperti del settore, leggere articoli scientifici e cercare fonti autorevoli, capaci di sfatare le credenze errate e di sostituirle con informazioni basate su evidenze concrete. La consapevolezza effettiva di quanto un trattamento possa essere utile, di quanto possa migliorare e talora salvare la salute è un fattore chiave per superare la resistenza. Solo così, liberata da questa “trave” davanti agli occhi della propria mente, la persona potrà accedere ai trattamenti più appropriati e trarre beneficio dalle terapie attualmente disponibili. Non è solo un passo verso la guarigione, ma anche verso una libertà mentale che, già di per sé, produce benessere. n

PSICHE E QUOTIDIANO

Quel vizio di rimandare

Procrastinare, non affrontare le situazioni, sfuggire a doveri e scadenze programmate: una sindrome che prende possesso di alcune persone e blocca la loro vita. Ecco come uscirne

Non adesso; lo farò domani; non lo so, vediamo; fra un po’; devo pensarci; ne riparliamo più avanti: non è il momento. Sono espressioni che ognuno di noi, saltuariamente, può utilizzare. Ma c’è chi le utilizza tutte e con grande frequenza, facendone il proprio modo di affrontare la realtà. Si tratta dei procrastinatori, cioè coloro che hanno l’abitudine di rimandare sempre tutto, anche quando farlo è fuori luogo e addirittura controproducente. Un’abitudine di cui essi stessi non si accorgono, così come delle conseguenze sulla loro vita e sulle relazioni. Si perché questo continuo procrastinare, questo spingere in un futuro indefinito basta che non sia “qui e ora”, fa ristagnare l’esistenza, impedendo loro di perseguire dei progetti, di essere ben presenti alle cose che fanno, di affrontare la realtà quando si presenta con le sue richieste. Ma anche chi sta loro vicino vive con disagio e irritazione questo atteggiamento che, in qualche modo, rallenta ciò che c’è da fare. Insomma il continuo rimandare trascina in una dimensione vischiosa nella quale tutto va a rilento o non va proprio.

Passività e paure Le cause, in genere, variano da persona a persona, ma sono riconoscibili alcuni nuclei intorno a cui si organizzano diversi aspetti problematici. Il primo nucleo, forse il più importante, è quello del legame con la realtà. Si tratta di un legame controverso, blando, vissuto in modo sostanzialmente passivo e recalcitrante: la realtà vista come qualcosa o di troppo impegnativo o di non abbastanza stimolante. Potremmo parlare di un nucleo depressivo, anche se la persona non soffre di una depressione vera e propria. Il secondo nucleo è caratterizzato dal tema della paura. Si potrebbe gene-

ricamente parlare di paura di vivere, ma si può anche scendere nel dettaglio, riferendoci, ad esempio, alla paura del fallimento: il timore di non riuscire a completare un compito o di fare un errore può bloccare la persona, inducendola a rimandare l’azione per evitare il confronto con il senso di sconfitta, evidentemente sentito come insostenibile. Intorno a questo nucleo, che potremmo definire ansiogeno, si trova anche il perfezionismo: il desiderio di fare qualcosa alla perfezione può creare un continuo ritardo nell’inizio di un’attività che potrebbe non venire eseguita nel modo migliore.

Percezioni alterate Il terzo nucleo è costituito dalla disorganizzazione: la mancanza di un sistema per gestire compiti, impegni e appuntamenti, può far sentire sopraffatti, inducendo a rimandare le attività. Rientra in questa sfera anche il sovraccarico di lavoro, che spesso nasce dalla difficoltà a dire di no a richieste eccessive e fuori luogo: troppi compiti contemporanei creano la sensazione di non farcela, facendo sembrare impossibile anche solo iniziare e inducendo a procrastinare. In quest’ottica il rimandare rivela uno dei suoi significati più profondi e concreti: quello di essere, in pratica, un continuo “no” a ciò che non si vuole fare perché eccessivo o, appunto, disorganizzato. Il quarto nucleo è caratterizzato dalla difficoltà cognitiva, cioè dal non riuscire ad attribuire il giusto significato e la giusta importanza alle cose da fare. Trovano casa qui

sempre

L’ANSIA DELL’ULTIMO SECONDO

Metti a punto la gestione del tuo tempo e torni affidabile

Tra i grandi procrastinatori ci sono persone che si trovano molto bene quando il loro tempo è organizzato da qualcun altro (scuola, lavoro), mentre si sentono sperduti - e quindi rimandano come forma di difesa - quando sono loro a dover prendere in mano le redini. L’abitudine a rimandare si associa spesso a una scarsa capacità di gestire il tempo, e a una difficoltà spiccata nel prefigurarsi le tempistiche nel brevissimo termine, cioè di lì a qualche ora. Si è convinti di poter fare più cose di quante in realtà ce ne stiano nel lasso di tempo disponibile, si dedica troppo tempo a qualcosa che non lo richiede lasciando “le briciole” agli altri impegni. Ma di questo ci si accorge solo quando ormai non c’è più niente da fare. Per invertire la rotta è fondamentale non affollare le giornate di troppi impegni, calcolati in modo irrealistico, così da poterli gestire senza andare in ansia.

IL GIORNALE DELLE SOLUZIONI PSICHE E QUOTIDIANO

La fuga di fronte agli impegni è un tentativo di “non essere qui”: imparare a guardarla senza giudicarla può farci

scoprire aspetti di noi stessi che non avevamo considerato

la mancanza di chiarezza sugli obiettivi, che spinge a procrastinare per avere tempo di capire meglio (anche se poi ciò non viene fatto), e lo scarso senso di urgenza, tipico di chi non riesce a sentire l’importanza di un’azione se questa non ha scadenze immediate.

C’è chi agisce solo quando si sente ormai sotto pressione e a rischio di fare figuracce.

Significati profondi Vi sono poi altre cause, che possono o meno riferirsi ai quattro nuclei appena descritti. Tra queste troviamo la costante mancanza di energia (o sindrome da stanchezza cronica), nella quale il rimandare si configura come il tentativo di rigenerarsi; fattori ambientali differenti, come rumore, disordine o altre persone che, essendo presenti

UN PICCOLO SEGRETO

L’importanza sottovalutata di superare il punto di inizio

L’abitudine a rimandare, a prescindere dai fattori che la causano, tiene la persona in una stasi pratica ed esistenziale che, a un certo punto, sfocia in una pigrizia che induce a “non iniziare neanche” molte attività. Ma non si può certo pretendere che un atteggiamento così radicato svanisca o si riduca spontaneamente. È necessario forzare un po’: quando arriva l’impulso a procrastinare cerchiamo di essere lucidi e impegniamoci a vincere la forza di inerzia che ci tiene nell’inazione. Bisogna cioè superare l’inizio ed “entrare nel presente”, andare al di là della barriera psicologica costituita dal dover cominciare qualcosa e mettersi nel flusso di ciò che accade. L’etimologia della parola inizio, del resto, spiega bene questa dinamica: in latino in-ire significa “andar dentro”, “entrare”. È come se il procrastinatore restasse “fuori dalla realtà” e in opposizione alla realtà, in attesa di fare e, al contempo, sperando di riuscire a non fare. Insomma vive in un tempo sospeso, in una imminenza continua che, prima o poi, bisognerà far diventare qualcosa, ma non si sa quando. Forse solo quando si è ormai alle strette. Iniziare significa, invece, “entrare nella realtà”, rompere la sospensione dell’essere e del fare e diventare reali. Partecipare alla vita

LA GUIDA PRATICA

Così puoi rientrare nella realtà e riprendi a vivere

Stile una lista di priorità

L’abitudine a rimandare finisce per dare la stessa (scarsa!) importanza a cose molto diverse tra loro. Tutto finisce nel grande calderone della procrastinazione. Ricrea un ordine mentale, osservando il panorama delle cose da fare e stilando una lista di priorità, che ti servirà da guida per sapere da dove iniziare per rispettare impegni e appuntamenti.

Crea la tua agenda

Se sei un procrastinatore, avere giornate sempre diverse non aiuta, perché richiede una continua energia organizzativa per cui non sei portato e che facilita l’impulso al rimandare sempre tutto. Un’agenda, invece, offre un programma già pronto e un ritmo che ti facilitano nell’iniziare e nel portare avanti. Vinci, quindi, l’abitudine del rimandare strutturando abitudini giornaliere.

Escludi la depressione

A forza di rimandare senza opporre né resistenza, né consapevolezza finiamo per affondare in una vita incompiuta e, quindi, per sentirci sempre molto frustrati. Dietro queste forme “aggressive” di procrastinazione, a volte, può esserci in realtà una depressione non riconosciuta. Parlane con uno specialista per scoprire se è così.

con costanza, tolgono a tal punto la concentrazione da far perdere la motivazione: la persona rimanda nell’eterna attesa che l’ambiente torni a essere tranquillo; alcuni disturbi psicologici, come il disturbo da deficit di attenzione, i disturbi d’ansia nelle loro varie forme e, come accennato in precedenza, le sindromi depressive. Da tutte queste cause emerge con forza il cuore del fenomeno, la dinamica forse più sorprendente e difficile da rimuovere: non è la persona a rimandare, bensì è il rimandare che “possiede” la persona. Come se fosse un’entità più grande di noi, il rimandare, nel momento in cui diventa un’abitudine strutturata, guida le nostre azioni. O, meglio, le nostre non-azioni, lo spostamento nel futuro di ciò che dovremmo fare oggi. E ciò avviene perché il rimandare, di volta in volta, porta con sé significati profondi, importanti e inconsci: dire di no, evitare l’ansia, scappare dal giudizio, fuggire da troppi impegni. Ecco perché, se si vuole tornare a vivere pienamente il presente

e porre basi reali per il futuro, dobbiamo prima accorgerci di quanto siamo immersi nel meccanismo della procrastinazione e di quanto questo danneggi la nostra vita e le nostre relazioni.

Vite bloccate

Dobbiamo riprendere in mano il timone delle nostre azioni ed essere noi a decidere quando rimandare e quando no. Ma soprattutto dobbiamo essere in grado di comprendere che cosa ci sia dentro il nostro specifico rimandare, quale sia il suo peculiare significato che abbiamo perso per strada e che abbiamo delegato all’abitudine del procrastinare. La vita insomma deve tornare a essere qui e ora, e deve trovarci pronti ad affrontare eventi e situazioni “in diretta”, nell’immediato o nel breve periodo, perché solo così potremo essere presenti con tutti noi stessi. Solo questa “presenza piena” può farci riuscire nei nostri obiettivi, farci superare bene gli ostacoli e darci la sensazione che la nostra vita abbia ripreso a scorrere, a divenire. E noi con lei. n

IL TEMA DEL MESE

di Vittorio

Caprioglio

psicoterapeuta

Immagini: Alberto Ruggieri

i DOLORI Guarire dell’anima

Atteggiamenti mentali e regole pratiche per trasformarli da disagi in occasioni di crescita

È il momento di fare

ANSIA, PANICO, TRISTEZZA, ATTACCHI DI RABBIA

E MOLTI ALTRI: QUANDO SI AFFACCIANO NELLA

NOSTRA VITA PORTANO CON SÉ MESSAGGI

PREZIOSI. NON COMMETTIAMO L’ERRORE

DI VOLERLI SUBITO SCACCIARE

O LI COSTRINGEREMO A TORNARE

PIÙ FORTI. ACCOGLIAMO IL LORO

INVITO E PROVIAMO A SEGUIRLI:

CI PORTERANNO PIÙ VICINI

AL NOSTRO CENTRO E QUINDI

AL VERO BENESSERE

Dentro ogni disagio c’è un essere speciale in cammino, un lato di te che hai trascurato e prova a riemergere, perché senza di lui saresti perduto

un viaggio interiore

Ansia, panico, depressione, insicurezza, paure, impotenza, attacchi di rabbia e così via: siamo abituati a pensare che questi disagi emotivi e psicologici dipendano da cause che stanno nel passato, nella storia della persona, ad esempio nella sua infanzia, nei traumi, in ciò che le è successo. E passiamo molto tempo a indagare queste cause, con grandi sforzi di analisi che tuttavia non portano a niente: i disagi restano lì e qualsiasi chiave pensiamo di aver trovato nel passato, non apre nessuna porta. Come si spiega?

Stai facendo il tuo fiore? I sintomi psichici, in realtà, non sono mai dei semplici effetti di traumi subiti, come ad esempio accade a un vaso rotto: i suoi cocci non sono altro che l’effetto della caduta che l’ha distrutto. Ma noi non siamo oggetti, siamo esseri viventi: gli stati interiori, anche quelli dolorosi, più che effetti del passato, sono soprattutto una spinta di autoguarigione della psiche che vuole portarci nelle condizioni migliori per sviluppare le nostre capacità e tendenze. Non conta quindi la loro causa, ma il loro scopo. Sintomi come il senso di inadeguatezza o l’insicurezza, ad esempio, stanno dicendo: «Attento, le situazioni e la mentalità in cui sei immerso stanno limitando le tue potenzialità e ti fanno sentire inadatto; ma non è così, non è questo il tuo vero modo di essere!». I disagi, cioè, hanno sempre una funzione evolu-

tiva: arrivano perché non stai esprimendo la tua originalità, non stai “facendo il tuo fiore”, perché ti sei omologato, ti sei adeguato ai modelli esterni, alle regole del gregge che ti dicono cosa devi fare e come devi essere, a ideali di perfezione o uguali per tutti. Quindi il mondo interno va a cercare “i tuoi disagi”, quelli che ti servono per trasmutare, per farti fare il tuo percorso.

Caratteristiche innate Guarire non è eliminare il disagio, ma è cercare cosa ti caratterizza. Hai tendenze, attitudini, capacità, ri-

sorse, bisogni, desideri che sono tuoi. Quando arriva un disagio, la vera domanda che devi farti è:

«Cosa mi caratterizza, cosa mi rende unico?». Non è: «Cosa ha causato il mio stato attuale?», e nemmeno: «Perché è arrivato questo disagio?», ma è:

«Cos’ho di diverso? Cosa mi piace, cosa mi viene naturale, cosa è solo mio?». Così possiamo ascoltare il disagio e trasmutarlo, ritrovare il benessere e insieme anche la nostra vera strada. Quando stai male devi imparare a riconoscere da cosa ti sei allontanato, cosa non stai facendo che ti appartiene, non quali disgrazie

Le semplici regole

COSÌ ARRIVA LA GUARIGIONE

Gli errori da non fare

• Lottare contro il disagio, trattarlo da intruso, da nemico da scacciare: così lo rendi cronico.

• Cercare le cause nel passato, nei traumi che hai vissuto: giri a vuoto.

• Volersi correggere, cercando di somigliare a un modello di perfezione: essere come tutti gli altri ti fa ammalare.

L’atteggiamento che ti aiuta

• Accogli il disagio senza fare alcun commento, fagli spazio in te, percepiscilo.

• Chiediti: cosa mi caratterizza? Cosa mi piace? Cosa amo ma non sto più facendo?

• Mettiti in viaggio, sii aperto e impara ad accorgerti di aspetti inattesi di te e del mondo che ti circonda.

Guarire è cercare cosa ti caratterizza, perché tu hai tendenze, attitudini, capacità, risorse, desideri che sono solo tuoi

ti sono successe, non se stai con la persona giusta o no. La vera malattia, semmai, è proprio il progetto di vita che ti sei messo in testa, e i disagi vengono a fermarlo o a spazzarlo via. Quando si smette di occuparsi del passato e si volge lo sguardo a ciò che caratterizza ognuno di noi, si scoprono veri e propri miracoli interiori. «Io sono quella che ha una storia con un marito sbagliato», dice Anna, 45 anni, parlando di sé. No, tu sei “anche” quella. Ma attenta: più te lo dici, più lo diventi. Ma se invece chiudi gli occhi e inizi a immaginare, piano piano puoi scorgere qualcosa di te che non

hai ancora visto. I disagi interiori non sono sfortune da combattere, non sono errori da correggere, non sono segni di una mancanza o un difetto del carattere. Al contrario: sono eventi del mondo interiore, cioè della parte più profonda e originale di te, dell’essenza che ti rende davvero unico. Dentro ogni disagio, in realtà, c’è un essere spe-

Superare i disagi vuol dire scoprire un sapere antico dentro di te che ti rende unico: è smettere di trattarti come un robot, smettere di dirti che non vai bene, che devi essere come tutti gli altri

ciale che vuole nascere, un lato di te che hai trascurato, ma senza il quale saresti perduto. Guarire è scoprire qualcosa di te che non hai ancora visto.

Fai rotta verso di te Ecco perché il dolore non va visto come un nemico, ma accolto. Non si tratta di resistere, ma di cedere. Il dolore è sempre un parto dell’anima che sta facendo nascere un nuovo te. Semmai va accompagnato attraverso le

LA CHIAVE DA UTILIZZARE

Anche il dolore svolge una funzione fondamentale per la tua metamorfosi

Nellepsicoterapie si nota spesso questo andamento: la persona dapprima combatte contro il proprio disagio interiore, poi, quando inizia a cedere, ne viene trasformata e il disagio fa emergere un aspetto di sé prima trascurato o negato. Ogni disagio insomma esprime una funzione della psiche e la richiama, la porta all’attenzione: accoglierla è il primo e principale elemento terapeutico.

immagini, che sono il linguaggio più vicino all’inconscio; attraverso la creatività, che è la dimensione della rinascita continua; attraverso il gioco, il silenzio, il vuoto: cioè attraverso strumenti che ci allontanano dalle illusioni del pensiero e ci riportano alle nostre radici. Guarire assomiglia a un viaggio. Sì, qualcosa dentro di te sta facendo un viaggio, che non è quello che ti sei messo in testa tu, non riguarda gli obiettivi che credi di dover perseguire - essere più forte, rimettere a posto una relazione, diventare il numero uno… È un altro il viaggio dell’anima, e tu sei qui per assecondarlo. Pensa a Ulisse che viaggia verso Itaca. Gli capitano sempre cose impreviste e lui le accoglie, e ha in mente il tornare a casa. Per poi ripartire: Itaca non è il porto finale, è una stazione del viaggio. Le cose che ti capitano, che ti fanno soffrire, stanno chia-

mando il tuo Ulisse a incontrare nuovi imprevisti, nuovi lati di te. Quando il treno tarda mezz’ora già ci sembra la fine del mondo. Perché invece non ci affidiamo a quell’imprevisto? Che cosa può accadere di nuovo? La vita è il viaggio alla ricerca delle tue caratteristiche.

Cerca il mistero C’è un seme, un’immagine antica che ti distingue, e non ha sede nel pensiero, nell’io, ma nella parte di te che non vedi. Se la trascuri o la dimentichi, ti ammali. Guarire è ritrovare una magia. Sai perché stai male? Perché hai perso quella magia che i bambini hanno dentro gli occhi, dentro la loro vita, dentro la loro coscienza. Sei diventato scontato, sei diventato come tutti gli altri. E allora il dolore viene per ricordarti che non sei come tutti gli altri. Guarire è cercare un mistero, un sapere antico che c’è dentro di te, perché senza quel sapere antico non puoi stare bene.

Quando arriva un disagio non si tratta di resistere e lottare, ma di cedere, anche al dolore. Sì, il dolore è la sostanza più potente per avviare nella psiche i processi di autoguarigione

Sai ascoltare il tuo mondo interno?

STARE MALE NON È UNA SFORTUNA CHE TI PIOMBA SULLA TESTA: NASCE

SEMPRE PERCHÉ QUALCOSA NEL TUO MONDO INTERNO È IN SOFFERENZA, È STATO TRASCURATO O NASCOSTO. LA SUA VOCE ALLORA SI ESPRIME

ATTRAVERSO IL CORPO E GLI STATI EMOTIVI. MA SE SEI SORDO O LA COPRI

CON LE CHIACCHIERE, QUELLA VOCE GRIDERÀ PIÙ FORTE...

Incontri per caso la stessa

persona più volte

A Una coincidenza, non gli dai peso

B Ti chiedi se ti stia pedinando

C Il fato vuole che beviate un caffè insieme

D Noti la cosa e aspetti…

Dopo la riunione hai uno sfogo sul braccio

A Ieri hai mangiato troppi dolci

B Sei preoccupato e ti rivolgi al medico

C D’ora in avanti porterai l’incenso in ufficio

D Percepisci della rabbia dentro di te

D Dalle sensazioni che ti fa sentire l’ambiente 1 5 2 6 3 4

Da un po’ di tempo sei irrequieto

A Prendi un tranquillante

B Cerchi tutti i perché del caso

C Sei sospettoso su tutto

D Ti chiedi che cosa ti vuole comunicare quest’ansia

Stai cercando casa, da cosa ti fai guidare?

A Dal portafoglio

B Dall’assetto, le luci, le dimensioni…

C Dalla storia di chi ci ha vissuto prima

Ti presentano una persona nuova, ma a pelle non ti piace

A È solo l’impatto iniziale

B Ti ricorda il tuo ex con cui è finita male

C Temi che possa portare energia negativa

D Ascolti le tue sensazioni e le giri alla larga

Questa notte hai fatto un incubo

A Sarà stato il film di ieri

B Pensi che il passato non ti dia tregua

C Temi che si possa presto avverare

D Percepisci le sensazioni che ti ha risvegliato

Accanto al tuo nuovo compagno, già da tre notti non dormi

A La prossima volta prendi la camomilla

B Troppo stress sul lavoro…

C Forse i segni zodiacali non sono compatibili

D Prendi atto che non ti lasci andare

Incontri una persona che ti attrae molto

A Metti a tacere tutto perché sei già in coppia

B Vorresti avvicinarti, ma non sai se sei pronto

C Potrebbe essere la tua anima gemella

D Cerchi di passare del tempo con lei

IL TEMA DEL MESE GUARIRE I DISAGI

LE RISPOSTE AL TEST

Se porgi l’orecchio senti la tua musica

Maggioranza di A

Maggioranza di B

Sordo Chiacchierone

Dai poco ascolto ai segnali che arrivano dal tuo mondo interiore. Tutto quello che proviene da una sfera più sottile e psichica per te è una “sciocchezza”, tendi a considerare solo ciò che puoi toccare con mano e verificare con la ragione. In questo modo ti perdi messaggi in codice che portano con sé una verità molto più importante di quello che ti puoi immaginare.

Maggioranza di C

Distratto

Sei molto attento a ogni segnale “sottile”, ma questa tua iper-sensibilità ha la tendenza ad amplificare ciò che percepisci, con il rischio di dare importanza anche a ciò che non ne ha. Per questo vedi ovunque messaggi e attivi stati di allerta anche quando non serve. Sei molto suggestionabile e ciò alimenta superstizione e ipocondria. Meglio mettere bene i piedi per terra e ridimensionare un’attenzione che può essere disfunzionale.

Ascolti tutto quello che ti attraversa, ma poi con grandi discorsi, cercando cause e spiegazioni, riporti tutto su un piano mentale, impoverendo una realtà che sfugge al metro della ragione. Dovresti constatare ciò che capita, zittire ogni commento e mettere da parte le tue opinioni: così quell’energia potrebbe circolare liberamente dentro di te e svolgere il suo lavoro.

Maggioranza di D

Attento

Come un diapason sai vibrare insieme alle frequenze del mondo interiore, percepisci e ascolti le sensazioni di attrazione o repulsione che provi, prendendone atto senza dare subito giudizi o produrre sensi di colpa. Capti le piccole intuizioni senza lasciarle cadere nel dimenticatoio, ma le porti con te senza farti domande, fiducioso che saranno la tua guida misteriosa. Non ti lasci sfuggire i messaggi del profondo e sai sviscerarne tutte le preziose ricchezze.

Guarire dall’Ansia. Le 8 regole pratiche di Raffaele Morelli

Moltissimi di voi hanno seguito il mio precedente

Videocorso dal titolo “Vincere l’ansia” e mi hanno scritto per raccontarmi i miglioramenti significativi che hanno sperimentato. Sono passati 4 anni e assieme al team di Riza ho preparato un nuovo videocorso in cui ho introdotto nuove tecniche pratiche che ciascuno può applicare facilmente ogni giorno. Il tema di fondo che contraddistingue questo nuovo videocorso è che l’Ansia porta con sé un Sapere Superiore capace di correggere gli atteggiamenti mentali che ci tengono lontani dalla nostra unicità.

Raffaele Morelli

IL VIDEOCORSO È COMPOSTO DA 8 LEZIONI

1a REGOLA Scollega l’ansia da cause esterne

Il linguaggio segreto dell’ansia

Quando ci troviamo a fronteggiare l’ansia, spesso la consideriamo una debolezza o una malattia, qualcosa che può compromettere la nostra vita. La combattiamo con sforzi enormi, ricorrendo a psicofarmaci o cercando di controllarla, senza renderci conto che è proprio questo comportamento a cronicizzarla. In realtà, l’ansia è una voce del nostro lato più profondo e autentico. Non è un segnale per dirci che siamo sbagliati, ma piuttosto un invito a riscoprire aspetti della nostra personalità, inclinazioni, talenti e saggezze che abbiamo trascurato. Essa ci spinge a rivedere il nostro atteggiamento mentale e a comprendere che l’immagine che abbiamo di noi stessi non corrisponde alla nostra vera essenza.

Il nuovo videocorso

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2a REGOLA Trova l’immagine antica che ti protegge

3a REGOLA Cerca il vuoto interiore

4a REGOLA Immergiti nelle azioni senza pensieri

5a REGOLA Impara la consapevolezza dell’istante

6a REGOLA Ritrova il lato naturale che è dentro di te

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Panico e agorafobia Spazzano via i ruoli troppo stretti

IN APPARENZA SI TRATTA DI DISTURBI CHE LIMITANO

LE TUE AZIONI; IN REALTÀ TI MOSTRANO QUANTO

TU TI STIA LIMITANDO DA SOLO, CHIUSO IN UN RUOLO

OMOLOGATO E SEMPRE PREOCCUPATO DI COME

POTRESTI APPARIRE. SOLO COSÌ PUOI CONTATTARE

IL MONDO INTERIORE E LA SUA MOLTEPLICITÀ,

I MILLE VOLTI CHE TI ABITANO E TI ARRICCHISCONO

Quando ti costringi a interpretare un ruolo lontano dalla tua vera natura, finisci per trascurare altre parti di te che, attraverso disagi interiori come ad esempio gli attacchi di panico, possono emergere liberamente e guidarti verso la direzione giusta. È proprio il caso di Lara, una ragazza di 21 anni che fino a qualche tempo fa era la classica “ipersociale”: sempre al centro dell’attenzione, sempre curata nell’aspetto. «Una di quelle che stava sempre in piazza», racconta lei. Non si perdeva un aperitivo, un evento in discoteca o una serata in compagnia. Eppure, a osservarla bene, sembrava un po’ eccessivo quel

suo modo di essere, una forzatura, come se avesse dentro di sé un lato nascosto diverso, più oscuro, soffocato da un’immagine spensierata e fin troppo sopra le righe.

Il panico la ferma Finché un giorno Lara ha un fortissimo attacco di panico. Uno solo, per fortuna, ma basta per ribaltare tutta la sua vita. Le lascia in dote, infatti, una forte agorafobia, il timore degli spazi aperti e dei luoghi affollati. Lara ha paura di uscire e passa sempre più tempo da sola in casa. All’inizio è terrorizzata, ma pian piano, in verità, si sente sempre più sollevata. Come se si fosse tolta un peso. I genitori non lo capiscono e

A volte i disagi fanno esattamente da specchio ai nostri atteggiamenti mentali irrigiditi.

Altre volte disegnano un pendolo, come per Lara che, da ipersociale, ora ha paura di uscire...

LA LETTURA PSICOSOMATICA

Sono istinti negati che esplodono e travolgono tutte le barriere

Accogliere e ascoltare questa paura,

hi soffre di attacchi di panico spesso sviluppa un’ansia anticipatoria, evitando le situazioni che potrebbero scatenare una crisi. Arriva così a bandire posti affollati come ristoranti, piazze, mezzi pubblici e supermercati, con un progressivo ritiro dalla vita sociale. Questa paura è legata al timore di perdere il controllo e di trovarsi in situazioni da cui non si può scappare. Il panico, in realtà, rappresenta una sorta di “protesta” contro una falsa identità costruita su doveri e modelli, che negano emozioni e istinti profondi che, da temuti e nascosti anche a se stessi, finiscono per esplodere di colpo presentandosi sotto forma di terrore. Ma quella paura è un invito a “morire” metaforicamente per “rinascere” liberi di esprimere appieno la propria natura. Quando il panico si associa all’agorafobia, la paura si concentra su luoghi da cui sarebbe difficile allontanarsi o chiedere aiuto. Accogliere e ascoltare questa paura, invece di combatterla, può portare a una maggiore consapevolezza, riscoprendo nuovi lati autentici di se stessi e tornando a sentirsi a casa nel mondo interno ed esterno. che falsa colpo presentandosi sotto forma di a “morire” metaforicamente per concentra su luoghi da cui sarebbe

IL TEMA DEL MESE GUARIRE I DISAGI

Con gli altri a volte prevale la recita. Ad esempio cerchi di essere sempre brillante anche se sei triste. O inappuntabile anche se vuoi trasgredire. Ma la verità è un’energia che prima o poi esplode...

qualcosa di utile, per vedere ami-

Non puoi chiuderti nel tuo guscio, ». Lei un

saggio profondo della sua paura: «Non devo uscire per forza, come se stare qui fosse sbagliato, devo invece “arredare” questo spazio mentale in cui l’anima mi ha portato, con cose che mi piacciono e mi fanno star bene

lei e cambia. Nella nuova psicotera-

rende conto che non va bene per pia le suggeriscono, al contrario, di cedere: non combattere più contro il disturbo, ma arrendersi a quello che il mondo interno le sta dicendo. Così impara ad accogliere il mes-

Nella proposta le chiedono un col-

loquio di persona e lei, senza pensarci, risponde subito di sì: le passa del tutto di mente

Lara inizia a

Una nuova Lara occupare il tempo interessandosi a varie attività. Legge e riprende anche a studiare. Per caso scopre la filosofia, si appassiona e decide di iscriversi a un’università telematica; segue i corsi, dà esami in modo brillante. Trova poi una testata online, invia dei propri scritti e viene richiamata.

che dovrà mettere piede fuori casa. Ma lo fa spontaneamente e viene assunta come collaboratrice. Gradualmente il sintomo sparisce, ma lei conserva la parte introspettiva che ha scoperto di avere: « me l’hanno fatta trovare, è il mio rifugio e la parte più preziosa di me

LA TECNICA IMMAGINATIVA

Osserva come a teatro i tuoi mille personaggi

Trova un posto tranquillo, chiudi gli occhi e respira profondamente. Immagina di essere seduto tra gli spettatori di un teatro, dove vengono messi in scena i ruoli che interpreti ogni giorno. Stai guardando te stesso da fuori mentre reciti questi ruoli. Vedi cosa dicono, come si comportano i personaggi, nota i piccoli vuoti nel loro comportamento, gli spazi in cui la tua vera essenza emerge, ma che spesso nascondi. Ora la recita comincia a svanire, le luci si abbassano. Visualizza la persona che sei senza alcun ruolo, libera da quelle identità rigide, con le tue emozioni e i tuoi desideri. Appena vuoi, riapri gli occhi, con la consapevolezza che potrai tornare in questo

persona vuoi, riapri gli occhi, con la consapevolezza che potrai tornare in questo teatro ogni volta che ne hai bisogno.

Le paure

L’ESERCIZIO

DELLA MASCHERA

Puoi essere tante cose diverse e tutte hanno il diritto di esistere

essun malessere guarisce lottandoci contro o, peggio ancora, cercando di metterlo a tacere con gli psicofarmaci. I disagi si fanno portavoce di una volontà interiore più profonda e lontana dalla comprensione del nostro Io di superficie. Per questo è importante capire che è necessario aprire la porta alla paura, farci quasi travolgere, per abbattere le nostre impalcature mentali e lasciare libero di esprimersi il nostro volto più essenziale. Nella vita di

Nella

completamente con essa. Il panico, infatti, si al

tutti i giorni, infatti, ci mascheriamo spesso, in molte situazioni. Il problema non sta nell’indossare la maschera, ma nel non toglierla più e nell’dentificarci completamente con essa. Il panico, infatti, si manifesta quando un unico modo di essere prende il sopravvento e ci “fissa”, oscurando ciò che siamo nella nostra natura più autentica. Per ritrovare te stesso, prova a dedicare un piccolo spazio del tuo tempo al “gioco” della maschera. Ecco come fare.

Disegna su dei fogli bianchi diverse maschere con espressioni come rabbia, tristezza o gioia, avendo cura dei dettagli. Se vuoi dai un nome ai personaggi creati (per esempio: “Il timido”, “Il serio professionista”, “La ragazza brillante”).

Procurati dei trucchi, osservati allo specchio e ridisegna una maschera sul tuo volto, oppure ritaglia quelle che hai disegnato e indossale. Immedesimati nello stato d’animo che rappresentano, poi osserva i tuoi lineamenti autentici: Questo sei tu, senza maschere.

Ripeti l’esercizio con tutte le maschere disegnate, immedesimandoti in ogni personaggio, ma ricordando che il tuo volto originario, quello che è sotto,

rimane immutato.

Fai questo esercizio per una settimana: ti aiuterà a liberarti dalle maschere psicologiche e a riscoprire il tuo vero volto.

Attacchi di rabbia Ti liberano dalle

COS’È LA RABBIA

Un fuoco che aiuta a creare la giusta distanza

La rabbia è come il fuoco: pieno di energia, di forza distruttiva, ma anche creativa e capace di scaldarci e di proteggerci, creando un perimetro che tiene lontani i predatori dall’accampamento. D’altro canto, quando arriva, la rabbia ci fa uscire dai soliti binari, dai modelli, dalla facciata educata e gentile dietro cui spesso ci nascondiamo. Trattenerla, bloccarla, eliminarla è un grande rischio: quell’energia dirompente che non trova espressione rischia infatti di fare danni dentro di noi. Per farne buon uso non occorre agirla, ma solo osservarla, per scoprire cosa ci sta mostrando di noi. Un volto diverso, sicuramente, un volto inatteso, qualcosa di istintivo e animale che vuole ristabilire i confini, le distanze, allontanarci da qualcosa (il fuori) per avvicinarci a qualcos’altro (il dentro). La rabbia che riversiamo all’esterno o che sentiamo montare in noi, spesso mira infatti a recidere i fili che ci mantengono troppo ancorati: agli altri, all’idea che abbiamo di noi, ai doveri e ai ruoli. Ci libera dalla ragnatela e ci offre un’energia creativa, pronta e viva, da usare per noi stessi. pronta e viva, da usare per noi stessi.

CHI È PREDA DI ATTACCHI DI RABBIA SPESSO NON

“MA

SE NE FA UNA RAGIONE:

COME, PROPRIO IO CHE CERCO DI ESSERE ATTENTO A TUTTI!”. E INFATTI

QUEL FUOCO VUOLE CREARE UNA DISTANZA DA RAPPORTI TROPPO SIMBIOTICI

IN CUI DIVENTI DIPENDENTE DA UN’IDENTITÀ: LA

MAMMA, L’AMICA, LA FIGLIA

E COSÌ VIA. E TI AIUTA A SVILUPPARE LA TUA INDIPENDENZA E A RINNOVARTI

relazioni-ragnatela

Siamo abituati a giudicare tutto: ogni cosa che ci accade, che viviamo e proviamo, viene immediatamente catalogata dalla nostra mente come giusta o sbagliata, bella o brutta, utile o inutile. E altrettanto spesso queste etichette sono il risultato di un pensiero convenzionale e omologato che vede le cose in modo piuttosto superficiale. La rabbia, ad esempio, è considerata un’emozione sbagliata, soprattutto quando sfocia in esplosioni e manifestazioni esagerate. La vorremmo subito eliminare, ma così facendo ne perdiamo il senso e impediamo a questa emozione naturale di dirci qualcosa di importante. Il giu-

sto atteggiamento verso la rabbia dovrebbe essere invece un ascolto attento e un’osservazione silenziosa, come ha fatto Giada con i suoi attacchi d’ira.

Sempre per gli altri Giada ha quarant’anni ed è un donna tuttofare: lavora, ha due figli, un marito, dei genitori anziani e per tutti è “sempre sul pezzo”. Controlla, organizza, pianifica, prepara, «perché gli voglio bene e per me è importante essere presente». Certo, soffre spesso di ansia, ma «questo è dovuto al lavoro pressante che faccio». Durante il periodo in cui è in psicoterapia proprio per questi attacchi d’ansia, le capita di fare un viaggio di alcuni giorni in Francia con la famiglia e, sorprendentemente, sta benissimo: è un’altra persona, leggera, spen-

sierata. Si convince che sia l’aver staccato dal lavoro e dentro di sé spera che questa sia una svolta. Invece, al ritorno a casa, nonostante sia ancora in ferie, si sente peggio di prima: «Rientrando nel meccanismo quotidiano sono stata malissimo. E poi mi capita una cosa strana: sono continuamente arrabbiata!». Proprio così: Giada inizia ad avere scatti di rabbia con tutti e sempre per inezie. In quei momenti si sente «orribile, bruttissima, odiosa e cattiva». Ma sul momento non riesce a far altro e, dopo le urlate, sbatte la porta ed esce di casa. In terapia riflette su quello che accade in quei momenti. Dopo essere uscita si trova a fare passeggiate, in apparenza per sbollire la rabbia, ma in realtà, mentre cammina, accadono due cose: in primo luogo è sola, mentre nella

«Io sono fatto così»: non c’è frase che i disagi emotivi prendano di mira più di questa. E se ad esempio

la tua convinzione è di dover vivere per gli altri, mandano

la rabbia per riportarti verso i tuoi bisogni

IL TEMA DEL MESE GUARIRE I DISAGI

La rabbia ti regala una “scusa” per sospendere la solita esagerata dedizione che riversi su chi ti circonda e per occuparti, per una volta, di ciò che vuoi tu

SEGUE DA PAG. 59

vita non lo è mai. E poi, nota, «anche se sto fuori a camminare un’ora, gli altri sopravvivono benissimo anche senza di me!». Si accorge che la rabbia svolge una funzione piuttosto astuta, come se fosse un’ottima scusa: le permette, quando arriva e anche nei momenti successivi, di non dover controllare tutti. «Siccome sono arrabbiata e ho mandato tutti al diavolo, posso evitare di preoccuparmi per loro, posso smettere di pensarli per un attimo».

Occupati di te La rabbia la sta aiutando a creare una distanza e ad occuparsi di sé, proprio come sta facendo ora mentre osserva da fuori i propri comportamenti. Decide allora che può “staccarsi” anche senza essere davvero arrabbiata. D’istinto la prima cosa che fa è iscriversi a un corso di taglio e cucito, cosa che ha sempre voluto fare, ma sempre rimandato. Su suggerimento del terapeuta inizia poi a scrivere favole in cui la protagonista è la se stessa della vacanza: leggera, spensierata, avventurosa. Insomma Giada prova a mollare un po’ il controllo e quando sente montare il fastidio che preannuncia la rabbia, si chiude in camera e avvisa che non vuole essere disturbata o esce per camminare. Pian piano gli attacchi di rabbia svaniscono, lasciando il posto a questa nuova distanza tra sé e gli altri, alla capacità di essere più autonoma e solitaria, in ascolto dell’interno e non solo dell’esterno.

Gli attacchi ti permettono

LA TECNICA DI SCRITTURA

di mettere in campo azioni inaspettate: descrivile

Lavera guarigione, che è sempre anche una trasformazione interiore, inizia quando ti metti in ascolto di ciò che ti abita: da lì arrivano le intuizioni del profondo e si innesca la magia della metamorfosi che ci permette di estrarre lati di noi autentici ma dimenticati. Per farlo, puoi iniziare questa volta con un esercizio di scrittura. Ecco come fare. • Prendi un foglio e inizia a descrivere la tua rabbia: come si manifesta fuori, come la senti dentro, che sensazioni produce nel tuo corpo. Annota tutto senza giudicare, senza commentare e soprattutto senza filtrare: scrivi cosa la rabbia ti permette di fare ed essere, cosa invece ti impedisce di fare. E ancora: cosa produce attorno a te? Quando pensi di aver finito, rileggi quello che hai annotato e osserva: la rabbia fa terra bruciata, ti allontana, ti fa buttare fuori? Ti fa essere aggressivo e trasgressivo? Ti fa provare odio, vendetta, cattiveria? Osserva, ascolta, impara: tutto ciò che incontri è prezioso e può insegnarti qualcosa. Se entri in contatto con l’energia della rabbia e ti accorgi di quello che produce senza dare giudizi, inizi a scoprirne la funzione e puoi sintonizzarti con essa. Così non dovrà più tornare a visitarti in modo dirompente, ma si trasformerà in un fuoco amico, una fiammella che puoi portare sempre con te e che ti ricorda che qualcosa arde sempre in te.

Gli attacchi di rabbia svaniscono quando crei una distanza adeguata tra te e gli altri, lasciando il posto alla capacità di essere autonomo, in ascolto dell’interno e non solo dell’esterno

IL RUOLO DEI DIFETTI

Anche i lati “brutti” sono necessari alla tua evoluzione

Quando

arrivano gli attacchi di rabbia, la paziente di cui abbiamo raccontato la storia in queste pagine si vede “orribile, bruttissima, odiosa e cattiva”: questa bruttezza, in realtà, è utile a rompere l’immagine ideale di figlia-modello, di brava mamma e moglie sempre presente. E mette in luce il lato oscuro, quello che sta in ombra, ma che comunque esiste in ciascuno di noi. Un mondo “solo bello” è un mondo finto, così come un mondo “solo felice”: non esiste. La natura ci insegna che ci serve tutto: luce e buio, gentilezza e ferocia, quiete e tempesta. Ed è proprio in ciò che consideriamo basso, primitivo, brutto, e magari doloroso che risiede un potenziale immenso di evoluzione, trasformazione e rinascita.

Impotenza Ti aiuta a trovare la tua autenticità

PER CHI NE È COLPITO È UNA VERGOGNA BRUCIANTE CHE DISTRUGGE IL MITO DELL’UOMO FORTE E SICURO DI SÉ. MA IN REALTÀ LA VERGOGNA È L’ALTRA FACCIA

DI UNA CORAZZA CHE DA TROPPO TEMPO COPRE LA PAURA DI MOSTRARE

LA PROPRIA FRAGILITÀ E I LATI PIÙ MORBIDI. E L’IMPOTENZA ARRIVA PER LIBERARLI

Antonio ha 22 anni e fa il modello. Frequenta solo locali di tendenza e ragazze bellissime - anche loro modelle - con cui ha relazioni occasionali. Colleziona avventure senza mai lasciarsi coinvolgere sentimentalmente. Si vanta di essere “una macchina a letto” e dichiara che gli piacciono solo donne bellissime e perfette: modelle e ragazze-immagine. Tuttavia, Antonio ha anche un lato sensibile che, nelle relazioni superficiali di cui è costellata la sua vita, non mostra mai. Ma un giorno, come un fulmine a ciel sereno, mentre è con una ragazza, non raggiunge l’erezione. Al momento non ci fa caso, ma poi gli episodi si ripetono e Antonio in breve tempo non riesce più ad avere rapporti. Ha incontrato l’impotenza e ne è sconvolto. Per spiegarsi ciò che gli

sta accadendo cerca informazioni su Internet, perché si vergogna a parlarne. Arriva anche a sospettare che non gli piacciano più le donne e si domanda se non sia diventato omosessuale. Ovviamente prova a mettersi alla prova con altre ragazze, ma la situazione peggiora. Va in crisi e viene colto da una profonda angoscia. Ma, in realtà, quello di cui si accorge è di non essere “una macchina”, come si defi niva; che non basta schiacciare un bottone per predisporsi alle profonde, complesse e misteriose dinamiche del desiderio.

La macchina ferma

Come succede in questi casi, Antonio inizia a evitare qualsiasi situazione in cui rischia

LA LETTURA SIMBOLICA

Una mente unilaterale che non accetta un maschile differente che desiderio: protagonista dell’eros.

L’impotenza, se non sono presenti fattori organici, è una condizione di origine psicosomatica. Nasce generalmente là dove sono presenti atteggiamenti mentali unilaterali che impediscono a certi lati della personalità e del carattere di esprimersi liberamente. A volte l’impotenza è dovuta a un maschile rigido, ipertrofico, svalutante nei confronti della dimensione femminile, dell’emotività, della tenerezza, della dolcezza: componenti importantissime per vivere una sessualità sana e appagante. Viceversa, a volte l’impotenza è legata all’incapacità di vivere liberamente certe pulsioni aggressive o trasgressive, come una sorta di autocastrazione, una sessualità domata. In tutti i casi l’impotenza dipende da un atteggiamento di eccessivo controllo razionale, che rende molto difficile lasciarsi andare e abbandonarsi al desiderio: la mente non riesce a lasciare campo libero al corpo, che è l’unico, vero

Se intendi i rapporti come performance non solo svaluti il partner trattandolo come un oggetto, ma anche te stesso, trattandoti come una macchina. Ma non siamo macchine: ecco perché l’anima dice basta!

IL

di conoscere ragazze, per non dover rivivere il momento drammatico in cui non si sente uomo. Ma sta sempre peggio. In psicoterapia, fi nalmente, viene invitato a guardare l’impotenza in modo diverso: non come una condanna, ma come un messaggio dall’interno di cui deve cogliere il senso. I sintomi sono sempre la manifestazione di un lato autentico e spontaneo di sé che non sta trovando spazio e che vuole emergere. Così l’impotenza è un blocco che emerge dal profondo e che boicotta un atteggiamento disfunzionale, che lo porta a svalutare non solo le donne, ma anche se stesso. Inizia in questo periodo a fare sogni in cui si trova a baciare donne “normali”, non “stupende” come quelle a cui è abituato. Forse c’è un femminile diverso, dentro di lui, che lo sta cercando, che vuole prendersi il proprio spazio?

Una storia normale In quei giorni viene invitato da un amico in montagna per il fi ne settimana, assieme ad altri. C’è anche la sorella dell’amico, Giada. Una sera, davanti al camino, Antonio e Giada si ritrovano a chiacchierare. Tirano fino a notte fonda a ridere e scherzare. Lei è una ragazza “normale”, come quelle dei suoi sogni, una studentessa che non c’entra nulla con il giro di modelle con cui Antonio è solito uscire. Parla con lei per ore e ore, senza atteggiarsi, in modo spontaneo, senza

IL SEGRETO

Fai l’amore con l’altro, o con un modello di perfezione che sta soltanto nella tua testa? Fermati, prenditi tempo, ascolta cosa ti piace davvero!
Il meglio arriva quando smetti di fare sforzi

a questo: a rompere lo specchio in senza

Ciò che cerchi, ciò che ti corrisponde arriva spesso proprio quando smetti di cercarlo, cioè di pensarci, di ragionarci e accetti invece di affidarti. Antonio si era bloccato perché considerava la conquista - i rapporti sessuali con le modelle - come un’autoaffermazione, come la conferma del proprio valore. Ma le sue conquiste non lo rendevano speciale, semmai lo conformavano a uno standard superficiale. Ciò che otteneva all’esterno non era altro che lo specchio del suo essere omologato, conforme. Il disagio serve proprio a questo: a rompere lo specchio in cui vediamo il riflesso della nostra omologazione. Quando Antonio ha vissuto l’intimità con una ragazza perché gli piaceva - e non perché rientrava nel suo standard - tutto è accaduto spontaneamente e senza sforzo.

sentire il bisogno di dimostrare nulla, di sembrare interessante; poi si addormentano vicini. Al mattino si svegliano e Giada lo bacia. Antonio prova un grande desiderio: arriva spontaneamente quell’erezione che “Antonio la macchina” aveva cercato invano per tanto tempo. In quel momento non vanno oltre, ma tornati in città iniziano a frequentarsi, si desiderano, fanno l’amore. E l’impotenza

è sparita. Non si trattava di una malattia, o di qualcosa che si era rotto dentro di lui, ma dell’epifania di un lato profondo, di un altro modo di essere che gli apparteneva e che lui non si stava permettendo di vivere: una dolcezza, una sensibilità, una profondità, un’intensità diversa nel vivere le relazioni e la sessualità; non avrebbe mai scoperto tutto ciò se non avesse sperimentato l’impotenza. di suo

Le emozioni, qualsiasi esse siano, non ci rendono deboli, anzi sono un balsamo che nutre l’interiorità.

L’ESERCIZIO CON LE IMMAGINI

La debolezza arriva

se le rifiutiamo per sembrare

impassibili e duri come la roccia

Dolcezza e forza: così impari a farle convivere e spegni i conflitti

Nella nostra società, pur con tutti i suoi cambiamenti culturali, siamo ancora prigionieri di una mentalità che, quando pensa al maschile, lo legge sempre associandolo al mito della forza, dell’autoaffermazione, della volontà, mentre rifugge la vulnerabilità, la fragilità, la debolezza, e anche la dolcezza e la sensibilità. Ma attenzione: nessuno è fragile come chi non vuole vedere le proprie fragilità. Le emozioni, qualsiasi esse siano, non ci rendono deboli, anzi sono un balsamo che nutre l’interiorità. La debolezza arriva se le rifiutiamo per sembrare impassibili e duri come la roccia. Allora, per fare amicizia con i

propri lati più morbidi, chiudi gli occhi e visualizza dentro di te una donna che tiene in braccio un bimbo: accogli e tieni con te tutte le sensazioni che questa immagine suscita in te. Poi, lascia che l’immagine cambi: cerca di visualizzare un fuoco imponente che divampa. E di nuovo accogli le sensazioni che quest’immagine ti evoca. Infine, visualizza queste due immagini che stanno una accanto all’altra: la dolcezza di una mamma con il bambino e la forza del fuoco che divampa e che scoppietta producendo calore. All’inizio può essere difficile tenerle assieme, può creare timori, Con calma, trova un tuo modo di farle convivere.

IL

Insicurezza Conserva e protegge il

DI COSA HA BISOGNO UN SEME PER FARE LA PIANTA? DELLA TERRA, DEL BUIO

E DI NON ESSERE DISTURBATO. E SE LA TIMIDEZZA, L’INSICUREZZA, IL SENSO

DI INADEGUATEZZA FOSSERO COME LA TERRA CHE FA GERMOGLIARE

IL TUO SEME? PROTEGGONO NEL SILENZIO E NEL RINTANARSI LA TUA ORIGINALITÀ

E FANNO EMERGERE ISTINTI E ATTITUDINI DIVERSE E PERSONALI

Come il seme nascosto nella terra germoglia al momento giusto, anche la nostra crescita avviene lentamente e indipendentemente dalle idee del nostro io: emozioni come insicurezza, timidezza e paura sono il buio che precede la nostra fioritura. Carl Gustav Jung sosteneva che «quello che nega l’individuo non è mai una realtà, ma un’immagine »: l’insicurezza non è un ostacolo esterno, ma una proiezione, un messaggio interno che chiede di essere ascoltato. Del resto l’anima ha bisogno di tempo, di silenzio e

di uno spazio sicuro dove crescere e rivelare la sua forza.

Un sogno, anzi tre Carlo ha venticinque anni. È timido, insicuro, sempre in lotta con un senso di inadeguatezza che non se ne va mai. I pensieri si aggrovigliano l’uno nell’altro, ragiona su tutto, è pieno di dubbi e timori per il futuro che lo fanno sentire come dentro una prigione. Iper-razionale e un po’ perfettino, Carlo ha però un grande sogno: vorrebbe trasferirsi in un Paese lontano, dove reinventarsi e diventare una

persona nuova. Un sogno che finalmente diventa realtà quando, fi niti gli studi, si trasferisce in Argentina da parenti che abitano là. Sembra fi nalmente la svolta per lui, ma quasi subito si rende conto che l’insicurezza non è svanita, anzi, l’ha seguito come un’ombra e continua a tormentarlo. Forse ha sbagliato tutto? Dovrebbe tornare in Italia? I dubbi lo assillano. «E poi? Cosa farò poi? E se non funziona?». Finché una notte fa un sogno: si tuffa in acque profonde, che solitamente teme, invece questa volta arriva sul fondale e

Quando siamo troppo mentali e nascondiamo a noi stessi gli istinti più autentici, il mondo interno ci frena e ci costringe a fermarci. Questa insicurezza è un invito a scendere nel buio, a far tacere i pensieri e far sbocciare i veri talenti

“nuovo te”

Insicurezza, timidezza e senso di inadeguatezza sono spesso vissuti come ostacoli, mentre invece ci aiutano a guardare l’esterno con uno sguardo dverso. L’insicurezza è il segnale di un eccessivo controllo, di uno smodato bisogno di certezze e stabilità che interferisce con una maturazione lenta e naturale. Ricordati che ogni tentativo di costruire una sicurezza assoluta è solo un’illusione in cui si può restare impigliati e prigionieri. La sensazione di smarrimento, l’insicurezza, non sono allora un nemico da eliminare,

LA REGOLA Ti senti smarrito? Sei sulla strada per ritrovarti

ma un messaggio di opportunità nuove che si celano dietro il controllo ossessivo. Imparare ad accoglierle come parte integrante del nostro cammino, senza forzature, spinge a vivere nel presente, ad esplorare parti sconosciute di noi, stimola l’immaginazione e apre all’imprevisto. Così possiamo scoprire che la vita non è qualcosa di stagnante, non è un mare sempre calmo, ma che occorre navigare nel cambiamento e nell’inaspettato, condotti da una forza misteriosa che può rivelare una vita più autentica, piena di gioia e curiosità.

IL TEMA DEL MESE GUARIRE I DISAGI

L’insicurezza è un’alleata che dice: “Ti fai guidare da modelli uguali per tutti, ma non rappresentano te”. Ecco perché

ti senti bloccato: fidati solo del tuo lato naturale

trova dei semi. Li raccoglie con stupore: è come se quell’immenso spazio oscuro e silenzioso gli stesse rivelando qualcosa di nascosto e prezioso. «I semi sono il futuro, ma per crescere devono essere piantati nel terreno giusto, nel silenzio dell’oscurità», gli dice lo psicoterapeuta, in una call dall’Italia. Pochi giorni dopo Carlo fa un altro sogno: è con sua nonna su una vecchia automobile, malandata e mal funzionante; la donna gli sorride, lo rassicura, e lo invita ad andare avanti, a esplorare. Queste immagini lo accompagnano per giorni. Inizia a pensare che, come sul fondo del mare, anche nel suo mondo interno può esserci qualcosa pronto a germogliare.

Non sai cosa ti aspetta Ma cosa succede quando smettiamo di temere il futuro, quando smettiamo di inseguire certezze che non ci appartengono? Accompagnato dalle immagini dei semi, della nonna e della macchina sgangherata, Carlo inizia a vedere il futuro come qualcosa di invitante, un viaggio tra zone in ombra, istinti e paure. Osa fare scelte inedite: esce con nuovi amici senza tormentarsi con il dubbio di non essere all’altezza. Esplora la natura che circonda casa dei parenti, incamminandosi su sentieri nuovi, con fiducia, curiosità. Si trasferisce persino in un grande appartamento con altri ragazzi. Non sa cosa lo aspetta, vuole scoprirlo un po’ alla volta.

L’insicurezza, che tanto lo aveva paralizzato ora è la guida che lo spinge a sganciarsi dai modelli rigidi di vita che fino a quel momento ha cercato di seguire. Come la pianta cresce spontaneamente, anche Carlo sa che la vita non deve essere forzata. I sogni lo hanno portato a incontrare il basso, la terra, gli istinti, ed ora lo guidano a riconoscere la bellezza

del suo stesso buio, delle sue paure, dei suoi limiti. Non è più la mente razionale e perfettina a dominare la sua vita, ma l’istinto, la curiosità, la capacità di lasciarsi andare, per accogliere l’insicurezza come una forza che lo spinge a scoprire il mondo.

LA MEDITAZIONE CON LE IMMAGINI

Il tuo animale, il tuo profumo, il vestito preferito: in te non c’è niente da cambiare

Scegli un luogo tranquillo e una posizione comoda, chiudi gli occhi e fai qualche respiro… Ora immagina di scendere verso il basso… senti bene un passo dopo l’altro… il contatto con la terra, con le radici che ti ancorano al mondo interno… non forzare nulla... lascia andare ogni sensazione… ogni pensiero… ogni emozione… scendi ancora più giù… un passo dopo l’altro… sei in un luogo senza pensieri… senza ricordi… solo uno spazio silenzioso… in questo spazio, osserva la tua immagine più profonda… vedi te stesso mentre indossi l’abito con cui sei a tuo agio… il tuo profumo… quello che ti inebria… ora immagina di incontrare l’animale che senti affine… percepisci la sua energia… come ti risuona dentro?… ora vedi un fuoco che arde lentamente… danza senza controllo… è un’energia anche tua… osserva tutte queste immagini insieme: l’animale, il fuoco, il tuo profumo, il tuo abito… come queste energie si mescolano in un cerchio perfetto… non c’è niente da cambiare… lasciale sfumare dolcemente… e quando lo vorrai riapri gli occhi…. portando con te il silenzio e la consapevolezza di questo incontro magico con le energie del tuo lato più profondo e naturale.

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Ricorda le “altre versioni” e osservale in azione

L’insicurezza, la timidezza che provi nel tuo contesto abituale non sono l’unica versione di te. Quasi sempre, infatti, chi si crede insicuro ha sperimentato situazioni in cui non lo era affatto, e si è scoperto socievole senza bisogno di fare alcuno sforzo. Per quanto isolati, quei momenti testimoniano che il “vero te” è più ampio di quello che pensi. Smetti di etichettarti come “timido” o “insicuro”. Ogni volta che accade prova a ricordare quei momenti. Lascia che il tuo mondo interiore, vasto e sconosciuto, emerga senza forzature. È il momento di riconoscere quelle risorse nascoste che sono sempre state dentro di te. Prova a portare quelle stesse qualità nei contesti dove ti senti più insicuro e osserva cosa succede.

Ogni tentativo di costruire una sicurezza assoluta è un’illusione. Solo

l’inatteso fa nascere nuove opportunità

Corsi

Vincere l’ansia

DI RAFFAELE MORELLI - PSICHIATRA E PSICOTERAPEUTA

L’ansia non è una malattia cronica e si può superare molto più facilmente di quello che si crede.

Dipende dal fatto che continuiamo a combattere un lato di noi che vuole emergere. Scopri l’atteggiamento mentale giusto per vincere l’ansia. Il videocorso è strutturato in 10 lezioni.

Autostima

DI RAFFAELE MORELLI

Per ritrovare la fiducia in te stesso devi imparare a riconoscere quell’energia che ti abita e che fa di te un essere unico. Così ti libererai dal peso dei giudizi altrui. Il videocorso è strutturato in 10 lezioni.

Guarire dall’ansia. Le 8 regole pratiche

DI RAFFAELE MORELLI

I consigli, gli esercizi e le tecniche da utilizzare quando arriva l’ansia e per evitare di esserne travolti.

Un videocorso per chi ha già seguito il precedente, ma anche uno strumento a se stante per chi vuole cominciare da qui a ritrovare la serenità.

Il videocorso è strutturato in 8 lezioni.

Come smettere di soffrire

DI VITTORIO CAPRIOGLIO

MEDICO, PSICOTERAPEUTA

E DIRETTORE DELL’ISTITUTO RIZA

Sono molti gli eventi che possono farci soffrire. Ma se il dolore dura a lungo è perché siamo noi che, anche inconsapevolmente, lo teniamo vivo. Scopri le regole per imparare a stare bene qualunque cosa accada.

Il videocorso è strutturato in 10 lezioni.

Crisi di coppia: problemi e soluzioni

DI ANDREA NERVETTI

PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

Incomprensioni, tradimenti, continui litigi: sono queste le ragioni che mandano le coppie in crisi. Ma ogni crisi, se vissuta nel modo giusto, può diventare l’occasione di una trasformazione e di una nuova vita.

Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

Impara a farti rispettare

DI R. MORELLI, V. CAPRIOGLIO E C. MARAZZINA

Cosa fare quando ci sentiamo inadeguati al lavoro, in famiglia o con gli amici. In questo percorso impara a riconoscere il tuo valore e tornare a essere protagonista della tua vita.

Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

Superare i traumi emotivi

DI MARTA MONCIOTTI

PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

Anche i traumi più gravi possono essere superati. Esistono codici che sono in grado di liberarci dal condizionamento del passato, e che ci insegnano a vedere che dentro di noi c’è l’energia e la capacità di rinascere. Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

videocorsi RIZA

Guarire reflusso, gastrite e colite

DI FIORENZO BESANA

GASTROENTEROLOGO

E PSICOTERAPEUTA

Bruciori, acidità, problemi intestinali hanno spesso alla loro origine emozioni trattenute o non vissute in modo sincero e spontaneo. Per curare questi disturbi non basta curare il corpo, ma serve un approccio psicosomatico. Il videocorso è strutturato in 7 lezioni.

Curarsi con le piante

Dimagrire senza dieta

DI FULVIO D’OSTUNI

In questo videocorso impareremo a liberarci dall’idea che le diete siano solo un gioco di equilibrio tra diversi tipi di alimenti e comprendere che la psiche è un elemento decisivo per il dimagrimento. Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

DI CRISTINA MOLINA - MEDICO ESPERTO IN FITOTERAPIA E OMEOPATIA

La natura ci ha messo a disposizione tantissime piante che hanno la capacità di curare in modo dolce i disturbi più comuni. Impariamo a conoscerle e a sfruttarle per stare bene.

Il videocorso è strutturato in 10 lezioni.

LE MEDITAZIONI GUIDATE

Vincere lo stress

DI CHIARA MARAZZINA - PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA

Cinque meditazioni guidate da ascoltare dove e quando vuoi per smettere di pensare troppo e ritrovare la propria calma interiore, il proprio equilibrio e la propria serenità.

Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

Superare l’insonnia

L’insonnia è un problema per molte persone. Ecco un percorso di cinque meditazioni pensato per chi fatica ad addormentarsi o si sveglia nel cuore della notte.

Il videocorso è strutturato in 5 lezioni.

Per informazioni: telefona al numero 02.58459641, scrivi un’email a: videocorsi@riza.it o vai su videocorsi.riza.it

MEDICO PSICOTERAPEUTA PER ACQUISTARLI O VEDERE I TRAILER INQUADRA IL QR CODE

LA MEDICINA NATURALE

Mantieni in forma il corpo e la mente

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LETTERE & RISPOSTE

Salice e artiglio del diavolo contro l’artrite reumatoide

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CORPO E SALUTE

Gastrite e reflusso

Così li eviti e salvi lo stomaco

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MALI DI STAGIONE

Allergie di primavera: come tenerle sotto controllo

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ALIMENTAZIONE E BENESSERE

Primi piatti a basso IG

LA

I rimedi

Salice in estratto secco, 300 mg per 2-3 volte al dì a stomaco pieno, per evitare problemi gastrici. Artiglio del diavolo in estratto secco da 300 mg, 2-3 volte al dì. La cura si può ripetere ciclicamente.

Salice e artiglio del diavolo contro l’artrite reumatoide

«Ho 39 anni e sono affetta da artrite reumatoide, con continui e frequenti dolori, tanto che, a volte, non riesco nemmeno a fare le azioni più semplici. I medici dicono che per questa malattia non si può far altro che tamponare il dolore. Ho scoperto che esiste una dieta che combatte l’infiammazione e anche degli integratori naturali indicati. Quali alimenti e quali rimedi possono fare al caso mio?». Tiziana

Sul

dolore dell’artrite reumatoide si può agire con la medicina naturale; innanzitutto si hanno buoni risultati con l’agopuntura, che si può applicare in presenza o meno di farmaci. Un altro approccio importante, come tu stessa ricordavi, è l’alimenta-

zione. Il primo consiglio è di evitare i prodotti che aumentano gli indici in ammatori, come l’acido arachidonico, quindi niente grassi animali, carni rosse, formaggi e grassi vegetali cotti perché sono cibi che lo contengono. Possono invece aiutare i pesci grassi, per il buon contenuto di Omega 3 che hanno un effetto antin ammatorio: via libera a tonno, sgombro, ma anche ad alici, sarde e sardine. Il pesce va cotto ai ferri o bollito. Gli integratori utili per depotenziare i processi in ammatori sono il salice e l’artiglio del diavolo. Il salice va usato con cautela, consultando il proprio medico, se si assumono farmaci anticoagulanti e antiaggreganti. In sinergia, si può abbinare l’artiglio del diavolo. La cura si può ripetere ciclicamente.

Con magnesio e schisandra via lo stress fisico e mentale

«In questo periodo, pur dormendo abbastanza bene e praticando una attività fisica leggera, mi sento molto stanca. Sarà il cambio di stagione? Sarà lo stress accumulato? La medicina naturale può offrirmi un sostegno?».

nche se ci avviciniamo alla primavera e il corpo gradisce l’aumento della luce e le temperature più miti, può veri carsi un rialzo della serotonina, stimolata normalmente dal cambio di stagione, che causa sbalzi d’umore e stanchezza. Per mantenere l’equilibrio psico sico ci aiuta la medicina naturale. In caso di stanchezza muscolare molto intensa assumi la schisandra, che ha la capacità di attivare il metabolismo dei mitocondri, minuscoli componenti cellulari che si occupano della produzione di energia. Stanchezza, tensione e affaticamento mentale si affrontano poi grazie al magnesio, un minerale che spesso si riduce per uno scarso consumo di frutta e verdura fresche.

La betulla drena i ristagni provocati dalla pillola

«Ho

CI rimedi

ara Sabrina, continua a fare attenzione all’alimentazione, senza esagerare con i dolci. Non dimenticare, però, di fare un po’ di attività sica. Se non ami la palestra, prendi l’abitudine di fare frequentemente camminate veloci: inizia con una o due volte a settimana per 20 minuti no ad arrivare, progressivamente, a 40 minuti. Valuta tu con quale frequenza continuare, in base ai tuoi impegni, ma non rinunciare mai a prenderti questo momento per la salute del tuo corpo.

Schisandra in estratto secco 500 mg la mattina e a pranzo, per un mese. Magnesio, una compressa da 500 mg.la sera e la mattina.

35 anni e da un anno assumo la pillola per riequilibrare il quadro ormonale. A partire da quel momento, mi sono gonfiata su gambe, pancia e braccia. Seguo una dieta piuttosto bilanciata, bevo molta acqua e tre tazze di tè verde ogni giorno, non fumo, non bevo alcolici, ma mangio sempre un dolcetto dopo cena. Dove sto sbagliando?». Sabrina

Un’alternativa più dinamica sono nuoto e aquagym, un autentico toccasana contro i ristagni. Riguardo gli integratori, posso consigliarti la tintura madre di betulla: ricca di vitamine, tannini e potassio, è un ottimo diuretico. ■

I rimedi

Betulla TM, 50 gocce 2 volte al giorno, per 2 mesi.

LA

Succo di cranberry e kefir sono efficaci per la cistite

«Da diversi anni, dopo i rapporti, ho forti attacchi di cistite che, in alcuni casi, si manifestano con un’emorragia. Questi attacchi avvengono spesso durante il cambio di stagione, insieme a una forte colite. Finora li ho curati con antibiotici e antidolorifici ma vorrei evitarli e cercare una terapia che abbia anche un effetto preventivo». Miriam

La cura antibiotica comunemente suggerita non aiuta l’organismo a rafforzare le proprie difese, piuttosto le indebolisce. Come rimedio naturale, consiglio il mirtillo rosso americano (o cranberry) che impedisce ai batteri di aderire alla super cie delle mucose, creando un lm protettivo. Si assume in estratto secco da 200 mg per due volte al dì. Per aiutare l’intestino, è utile consumare abitualmente yogurt, ke r o probiotici. Per un’azione mirata puoi assumere un integratore speci co, contenente il Bi dobacterium lactis in estratto secco da 300 mg, per tre volte al dì, in cicli di 20 giorni al mese per tutto il tempo della cura.

I rimedi

Mirtillo rosso, estratto secco 200 mg, due volte al dì, cicli di 20 giorni al mese, per sei mesi.

Bifidobacterium lactis, estratto secco 300 mg tre volte al dì, cicli di 20 giorni al mese per tutto il tempo della cura.

Cardo e carciofo purificano le bile

Carciofo, in tisana.

Cardo mariano, estratto secco, due volte al giorno in capsule da 300 mg, cicli di tre settimane al cambio di stagione.

«Ero abituata a bere tisane di carciofo e cardo mariano, però recentemente sono stata operata di colecisti e, nel dubbio, ho sospeso le tisane. Ho fatto bene? E che cosa posso prendere per aiutare un po’ la digestione?». Lucia

L’intervento ha reso più dif cile per il tuo organismo la digestione dei grassi, in quanto la bile non ha più un ritmo di produzione adeguato alla presenza dei grassi alimentari ingeriti. Per questo si possono presentare sintomi di cattiva digestione come meteorismo e dispepsia. Tuttavia puoi continuare a bere tisane, preferendo però il carciofo: stimola la secrezione di bile e favorisce la trasformazione del colesterolo in acidi biliari che sono più facilmente eliminati. Il cardo mariano risulterà comunque prezioso, per te, nella forma dell’estratto secco, da assumere per due volte al giorno in capsule da 300 mg, per cicli di tre settimane al cambio di stagione. ■

In tutte le edicole

Le guide pratiche di RIZA

Allegati alle riviste

Non basta scegliere i cibi giusti per mantenerci in salute e in linea. Bisogna imparare ad abbinarli in modo corretto, così da sfruttare tutte le proprietà curative e bruciagrassi degli alimenti.

In edicola con Dimagrire

Le ossa sono la nostra struttura portante. Garantire loro solidità vuol dire prolungare la giovinezza. Scopri come farlo con la dieta e i rimedi verdi.

In edicola con Salute Naturale

Prenderci cura di noi stessi vuol dire comprendere quali sono i nostri bisogni autentici e liberarci dai condizionamenti. Si può fare ogni giorno, quando impariamo ad ascoltarci.

In edicola con Riza Psicosomatica

Gastrite e reflusso Così li eviti e salvi lo stomaco

È il nostro “laboratorio

alchemico”, che ci permette di inglobare il mondo e farlo diventare corpo. Ma attenzione ai disturbi che possono colpirlo. Scopriamo come intervenire

COM’È FATTO LO STOMACO

Gli antichi alchimisti descrivevano lo stomaco come un laboratorio, un luogo di trasformazione in cui, per azione del “fuoco gastrico”, ha inizio la magia che rende il cibo, ovvero qualcosa che noi prendiamo dal mondo fuori di noi, una parte di noi, cioè sangue, ossa, muscoli e nervi. E così come gli alchimisti dalla materia grezza puntavano a ricavare l’oro, lo stomaco, distillando la materia, permette la vita. La digestione è fondamentale per avere il giusto livello di energia, sia

Una fucina che riscalda, scompone e digerisce

ESOFAGO CARDIAS

PILORO

La struttura anatomica dello stomaco ricorda una sacca con la capacità di espandersi e di contenere gli alimenti in attesa che vengano attaccati dai succhi gastrici, tra le sostanze più corrosive che conosciamo. La struttura dello stomaco è fatta apposta per gestire e contenere sostanze tanto aggressive. Vi è innanzitutto il cardias, una valvola che ha lo scopo di chiudere la bocca dello stomaco, permettendo che cibo e acidi non risalgano. Vi è poi una fi tta muscolatura che serve sia a rimescolare le sostanze nella cavità gastrica, sia a farle procedere, verso l’intestino. Sulle pareti dello stomaco vi sono ghiandole che secernono muco e bicarbonati, che hanno lo scopo di proteggere le pareti dai succhi gastrici ed evitare così che vengano letteralmente digerite. Vi è poi il piloro, la regione che collega lo stomaco al duodeno.

DAI SINTOMI ALLA SOLUZIONE

Scopri di cosa ha davvero bisogno il tuo stomaco

Quando si ha a che fare con lo stomaco serve attenzione ai sintomi, perché

sica sia mentale. Basti pensare a come un affaticamento digestivo si trasformi in sonnolenza e renda il cervello rallentato e poco ef ciente. In generale si può dire che le dif coltà a livello gastrico hanno ripercussioni sull’intero organismo. Digerire male riduce la disponibilità di quelle “materie prime” che servono al nostro corpo per mantenersi attivo ed ef ciente.

Eccessivo ricorso ai farmaci E oggi, purtroppo, sempre più gente ha problemi gastrici. Un italiano su tre, dicono dati recenti, accusa disturbi digestivi di varia natura, dalla pesantezza all’acidità eccessiva. E di fronte a questi disagi aumenta il ricorso a farmaci e rimedi digestivi. Gli inibitori della pompa protonica, i medicinali maggiormente utilizzati per contrastare il problema dell’iperacidità, sono tra i più utilizzati, anche se le controindicazioni per il loro utilizzo prolungato sono numerose, tra cui modi cazioni dell’assorbimento di vitamine, minerali e micronutrienti, con un aumento, ad esempio del rischio di fratture.

zona dorsale, tra le scapole. Si parla comunemente di gastrite, anche se la patologia vera e propria può essere diagnosticata solo da una gastroscopia. Se l’acidità arriva a livello della gola ci troviamo di fronte a un problema di reflusso, che a sua volta può essere dovuto a un’ernia iatale, ossia alla risaluta di una parte dello stomaco oltre il limite del cardias, la valvola che divide l’esofago dalla sacca gastrica.

• SE SONO PRESENTI SENSO DI PIENEZZA, SONNOLENZA, GONFIORE ADDOMINALE

In questo caso è possibile sia presente una dispepsia, con diffi coltà dello stomaco a processare il cibo, o per un pasto troppo abbondante o per una temporanea carenza enzimatica. Vi può essere anche un problema di motilità dello stomaco, che fatica a svuotarsi.

Un’azione delicata Lo stomaco è abituato ad avere a che fare con sostanze corrosive e molto pericolose, come i succhi gastrici. Ma c’è un errore

che non dobbiamo fare con lui: utilizzare le maniere forti. Pensare di agire in modo troppo violento sulla sua funzionalità, può causare disturbi ancora maggiori. Per questo è utile intervenire con rimedi naturali, sfruttando le giuste combinazioni alimentari per aiutarlo, ma anche appro ttando di molte molecole utili che sono presenti nei cibi. È questo davvero un modo per curarsi in maniera naturale, perché si da all’organismo l’opportunità di automedicarsi e riequilibrarsi.

Gastrite e reflusso?

Quando lo stomaco fatica a gestire il proprio contenuto acido, che diventa irritante e corrosivo, arrivano gastrite e reflusso. Ecco un mix di rimedi

Trattandosi di stomaco, ovviamente, è necessario partire da quello che si mangia. Vi proponiamo allora 5 regole-base per evitare gli erorri più comuni e più gravi.

1. Riduci i cibi irritanti

Chi soffre di gastrite e re usso dovrebbe limitare o eliminare, in base alla propria sensibilità, alcuni cibi che favoriscono un aumento delle secrezioni acide dello stomaco. Ne sono un esempio gli agrumi, spezie, fritti, formaggi, bibite gassate. Da evitare anche il pane con la mollica.

2. Preferisci la verdura cotta

La verdura cotta è più delicata sulle pareti gastriche, ma è bene evitare di lessarla: troppo ricca d’acqua permane più a lungo nello stomaco e acuisce la sintomatologia. La patata, indicata contro la gastrite, è bene cuocerla nel forno con olio extravergine, senza altri grassi, che potrebbe assorbire in eccesso diventando così indigesta. Ottima è anche la patata dolce a pasta gialla.

3. Evita l’espresso a fine pasto

favorisce

Il caffè, come altre bevande nervine, come il tè, favorisce la secrezione dei succhi gastrici, che in questo caso sono già in eccesso. Purtroppo anche il caffè di cicoria non è un’alternativa praticabile.

4. Attenzione al digiuno

5. Riduci il sale

Lasciare lo stomaco vuoto per troppo tempo, se si soffre di gastrite, non è una buona idea, perché si possono veri care fenomeni di iperacidità, con un aumento dei problemi. Meglio consumare pasti regolari, moderando le quantità: questo “insegna” allo stomaco a sincronizzare la secrezione di succhi gastrici solo in presenza di cibo.

Molti studi indicano un’associazione tra una dieta ricca di sale e l’infezione da Helicobacter pylori, il batterio collegato a una maggior incidenza di gastrite, danno alla mucosa gastrica e, nel tempo, collegato allo svilupparsi dell’ulcera.

Associa kuzu e gocce di fico

PRIMA DI MANGIARE

I

Il fico protegge e rigenera la mucosa gastrica

n ambito gemmoterapico, per chi soffre di gastrite c’è un rimedio imprescindibile: le gemme di Ficus carica. Questo rimedio ha proprio lo stomaco come organo specifi co di azione, estendendo i suoi benefi ci effetti anche al duodeno, la prima parte dell’intestino, che riceve dallo stomaco il cibo e inizia ad assimilarlo. Le gemme di fi co sono indicate anche

DOPO MANGIATO

Il kuzu disinfiamma

per ridurre le somatizzazioni dello stress a livello gastrico. Questo rimedio è adatto anche per un trattamento del problema sul lungo periodo. COME SI USA Le gemme di Ficus carica si trovano in farmacia o in erboristeria alla diluizione 1 DH e se ne assumono 30 gocce, in poca acqua, un quarto d’ora prima dei pasti principali.

le pareti e regala sollievo

La Pueraria lobata è una pianta rampicante della stessa famiglia dei fagioli e dalla sua radice si ottiene un amido conosciuto con il nome di kuzu o kudzu, che è un vero toccasana per lo stomaco in fiamme. La sua è un’azione tampone, cioè contrasta e assorbe l’eccesso di succhi gastrici, riducendo dolori e bruciori. Il kuzu si trova facilmente nei negozi di alimentazione naturale. È necessario evitare di assumerlo in concomitanza di farmaci, poiché ne può limitare l’assimilazione. Per la presenza di isoflavoni, deve essere compatibile con il proprio stato di salute. COME SI USA Fai sciogliere un pezzettino di kuzu (ne basta pochissimo) in poca acqua fredda. Porta a ebollizione una tazza di acqua e metti in infusione alcune foglioline di malva. Trascorsi un paio di minuti, filtra l’infuso e sciogli nel liquido la soluzione di kuzu. Mescola bene fi nché non diventa trasparente e bevi. Il kuzu esiste anche in forma di integratore in capsule.

Il consiglio in più Previeni l’ulcera con il succo di polvere di broccoli

Tra gli alimenti più utili per il benessere dello stomaco ci sono i broccoli, in virtù della presenza di sulforafano, antiossidante, protettivo, e antibiotico, che si è dimostrato utile nel contrastare l’Helicobacter pylori, responsabile delle ulcere. Per avere i benefici di questi vegetali in forma concentrata, puoi sfruttarle la polvere ottenuta dalle cimette fresche, molto più semplice da usare. Mettine un cucchiaino in un bicchiere di latte d’avena, che apporta betaglucani, anch’essi antinfiammatori, e bevi questo succo un paio di volte a settimana.

Bromelina e zenzero contro

Quando la digestione è particolarmente complicata e si prolunga, puoi ricorrere a rimedi mirati che aiutano a facilitare il transito

Avolte lo stomaco fa più fatica del solito a digerire: in questi casi si parla di dispepsia. In genere lo stomaco compie il suo lavoro e inizia a svuotarsi in una ventina di minuti dalla ne del pasto, passando il compito all’intestino. In questo lasso di tempo gli acidi gastrici scindono in molecole assimilabili il cibo e l’intera digestione termina nell’arco di un paio d’ore. In chi soffre di dispepsia questo tempo può invece allungarsi anche del doppio, provocando una sensazione di malessere e pesantezza. Conta anche il tipo di alimenti e la quantità di cibo: in certi casi il processo digestivo può arrivare a durare anche cinque o sei ore.

I cibi che rallentano rallentano la digestione sono soprattutto i grassi e le proteine. Condimenti, salsine, cotture con burro, ma anche fritti sono ciò che può causare un prolungamento del processo digestivo. Attenzione anche alla lattuga e alle insalate a foglia larga: queste risultano più complesse da digerire. Altri cibi

A PRANZO E A CENA

problematici sono i peperoni: tutta colpa di buccia, semi e parti bianche interne. Eliminarli può renderli

Se soffri di digestione lenta, è utile consumare alcuni cibi nei quali sono contenuti enzimi che aiutano a digerire il pasto. Ecco

• Insalata di radicchio e ananas quest’insalata ricca di principi amari ed enzimi proteolitici, che servono cioè a digerire le proteine, è perfetta se hai intenzione di mangiare una

• Insalata di pere e rucola per digequest’accoppiata rende più facile la digestione dei grassi, ottima quindi prima di un pasto con formaggio, oppure fritti o si trovano facilmente al supermercato già pronti e sono una fonte enzimatica d’eccellenza. Mangiali conditi con succo di limone e poco olio. Sono perfetti prima di ogni tipo di pasto.

La bromelina alleggerisce il peso sullo stomaco

COME SI USA Puoi trovare la bromelina in capsule; se ne può assumere una in corrispondenza dei pasti principali. Puoi fare cicli di una o due settimane, eventualmente ripetibili. Va evitata in gravidanza e se si stanno assumendo farmaci anticoagulanti.

È il principio attivo che si ottiene dal gambo dell’ananas ed è particolarmente indicato per favorire i processi digestivi, quando sono lenti. La bromelina ha un’azione utile a facilitare la digestione delle proteine, ma più in generale aiuta a ridurre la quantità di cibo indigerito nella sacca gastrica, cosa che genera gonfi ore. La sua azione va a vantaggio anche dell’intestino, che aiuta a disinfiammare, facilitando la digestione nel suo complesso.

pesantezza, nausea e gonfiore

DOPO IL PASTO

Decotto di zenzero, dopo il pasto è il re dei digestivi

Cattiva digestione, nausea e sonnolenza? Bere un decotto di zenzero è senz’altro una buona abitudine, senz’altro migliore dei digestivi alcolici che, contrariamente a quanto si crede, rallentano il lavoro dello stomaco, anziché semplificarlo. Puoi ovviamente lasciar bollire la radice di zenzero in acqua per una decina di minuti, ma qui ti indichiamo un modo per preparare questo digestivo naturale, in maniera più concentrata ed efficace. Un’unica annotazione: lo zenzero può interferire con alcuni farmaci, come anticoagulanti o antipertensivi.

COME SI USA Taglia un paio di fettine fresche di zenzero e mettile in un pentolino con dell’acqua pari a una tazza o due. Con una forchetta inizia a schiacciare le fettine, in modo da favorire la fuoriuscita del succo. Accendi il fuoco e fai bollire per 5-6 minuti, continuando a schiacciare con la forchetta la radice. Lascia poi in infusione altri 10 minuti, quindi sorseggia una tazza della bevanda dopo i pasti. Un trucco in più: Quando accendi il fuoco, aggiungi all’acqua delle scorze di arancia bio (evita la parte bianca): aumenteranno il potere digestivo della bevanda. Accendi poi

DAI FUNGHI

ComeEnzimi naturali per aiutare lo stomaco

aiutare lo stomaco a digerire bene? Un aiuto viene da specifi ci integratori alimentari a base di enzimi derivati dalla fermentazione di funghi Aspergillus: questo innovativo processo è n grado di produrre enzimi simili a quelli pancreatici: amilasi, proteasi, lattasi, lipasi, fitasi e maltasi. Questi enzimi migliorano la digestione di proteine, latticini e legumi, riducendo gonfiore e gas. Resistenti agli acidi gastrici, operano nello stomaco e nel duodeno, favorendo una pre-digestione effi cace e prevenendo problemi come la leucocitosi digestiva, l’iperattivazione immunitaria del pancreas dovuta alla permanenza di di alimenti poco digeriti o non digeriti nello stomaco.

MALI DI STAGIONE

Allergie di primavera: come tenerle sotto controllo

Tipiche del periodo della fioritura, che a causa dei cambiamenti

climatici si prolungano nel tempo, sono un vero e proprio tormento per moltissime persone. Vediamo come limitare i danni

Marzo segna l’epoca del risveglio della natura e l’inizio dei fastidiosi sintomi che accompagnano le allergie respiratorie: una patologia che oggi colpisce sempre più persone e che viene favorita non solo dall’inquinamento atmosferico e dai riscaldamenti domestici (che sensibilizzano le vie respiratorie), ma anche dall’eccessiva pulizia e dall’utilizzo di detergenti che, col tempo, possono in ammare le mucose e tenere cronicamente in stato d’allerta le difese. La crisi allergica in genere si manifesta quando la concentrazione degli agenti irritanti (in particolare i pollini) nell’aria raggiunge una determinata soglia. Ma gli alberi oggi producono polline da gennaio a maggio; le graminacee, responsabili del maggior numero di disturbi, da aprile a luglio e le erbacee da luglio a ottobre. Da qui si deduce che marzo è il periodo più adatto per seguire una pro lassi preventiva, che riduca il rischio allergico.

Cosa sono le allergie signi ca essere ipersensibili a una determinata sostanza che scatena una reazione nel sistema immunitario; infatti, tutte le malattie allergiche dipendono dalla reazione dell’organismo a sostanze estranee, dette tecnicamente “allergeni”. Nel caso delle più comuni sindromi allergiche (quali la pollinosi e l’allergia alimentare) le sostanze allergizzanti sono asso-

lutamente innocue e largamente presenti nell’ambiente. È la predisposizione familiare del soggetto che favorisce spesso l’insorgenza della malattia che, in questo caso, si de nisce atopica; tuttavia, le patologie allergiche possono insorgere anche in soggetti non predisposti.

Il meccanismo interno Gli anticorpi del sistema immunitario (le immunoglobuline) entrano cioè in azione reagendo in modo “esagerato” a queste sostanze (gli allergeni) che riconoscono come nemiche. Questo determina una reazione in ammatoria che fa sprigionare una molecola, l’istamina, a livello dell’organo più colpito e che è responsabile di sintomi tipici che, trattandosi di allergeni presenti nell’aria, prendono di mira il tratto respiratorio superiore e gli occhi. Nelle forme più importanti può coinvolgere anche il tratto respiratorio inferiore dando origine a vere e proprie forme di asma. All’origine di queste allergie c’è spesso una predisposizione genetica, ma possono essere tanti i fattori che ne favoriscono lo sviluppo. Ad esempio i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno modi cato le stagioni, regalandoci primavere talvolta precoci. Questo fa sì che la oritura delle piante sia anticipata: ne deriva che l’esposizione ai pollini si protrae di più nel tempo, sensibilizzando un numero maggiore di soggetti. Il primo passo è quello di rivolgersi a uno specialista per eseguire il dosaggio delle IgE speci che tramite test cutanei (Prick test) e anche tramite test kinesiologico.

CONSULTA SUBITO IL CALENDARIO POLLINICO

Dal momento che la prima arma di difesa è quella di evitare il contatto con l’allergene, ricorda di consultare il calendario annuale pollinico (lo trovi facilmente su Internet). Anche se le stagioni sembrano impazzite, questo bollettino ti aiuta a capire i tempi della fioritura delle piante della tua regione (viene fatta una statistica degli anni passati) e quindi quando rilasciano il loro polline. Impara poi a osservare la natura quando passeggi nei parchi o vicino alle piante della tua città. Se vedi le loro gemme che iniziano ad aprirsi, quello è il momento giusto per partire con la prevenzione.

La lettura psicosomatica

Rivelano una difficoltà a farsi trasportare dal vento della vita

Alivello simbolico le irritazioni e i problemi respiratori indotti dall’allergia sono tipici di una personalità ansiosa, rigida e compressa, che ha difficoltà nel lasciarsi andare e nel respirare la vita “a pieni polmoni”. Il rifiuto delle sostanze estranee (come polvere e acari) e del polline (che è il seme maschile dei fiori che sbocciano) è tipico infatti dei soggetti conservatori, che sentono “mancare il respiro” di fronte all’idea del cambiamento. Inoltre non bisogna dimenticare che la primavera è il momento della fioritura, cioè dello sviluppo del lato “erotico” del mondo vegetale: ecco che l’allergia respiratoria può indicare anche una difficoltà a farsi trasportare da questa energia, come i semi si fanno trasportare dal vento fino al terreno.

LA MEDICINA NATURALE MALI DI STAGIONE

Come affrontare l’allergia a

Pioppo, ulivo, parietaria, ambrosia, artemisia, ortica: nomi che gli allergici

In generale la primavera è il periodo della oritura delle graminacee, piante erbacee tra le più diffuse nel nostro territorio e nel mondo e produttrici di enormi quantità di pollini. Le troviamo che crescono sia spontanee (come la gramigna) sia coltivate dall’uomo (molti dei cereali che consumiamo, frumento, mais, avena ecc.). La loro impollinazione avviene mediante l’azione del

vento e non degli insetti, da marzo a settembre. Ecco perché in questo periodo le città e le campagne vengono invase dai loro pollini. Ed ecco anche perché le forme allergiche nei loro confronti sono le più diffuse. Altre piante i cui pollini possono scatenare forme allergiche in questo periodo sono pioppo, ulivo, parietaria, ambrosia, artemisia e ortica.

L’aiuto naturale

Nella fase acuta spegni i sintomi con erbe e rimedi

e soffri di allergia ai pollini, ma fortunatamente non hai ancora sviluppato forme acute (asma) puoi trarre giovamento da alcuni rimedi naturali, capaci di modulare la risposta allergica e desensibilizzare la produzione di istamina.

Olio di perilla

È una pianta asiatica che dà origine a un rimedio fitoterapico che ha dimostrato di avere proprietà antiallergiche. Ha un’azione contro la produzione di istamina.

Histaminum

COME SI USA

Si trova in commercio sotto forma di capsule, da assumere da 1 a 3 al giorno a seconda della sintomatologia.

Un rimedio omeopatico che allevia sintomi come starnuti, congestione, prurito e bruciore.

COME SI USA

Alla 9 CH, 3-6 granuli sotto la lingua per tre-quattro volte al giorno, proseguire fino all’attenuazione dei sintomi.

pollini e graminacee

conoscono bene. Come difendersi dai

loro pollini

Evita i cibi che liberano l’istamina L’istamina è presente anche in alcuni alimenti che portiamo spesso in tavola. Se assumi questi alimenti nella fase allergica, non fai altro che aumentare il livello di istamina nel tuo corpo e quindi peggiori la sintomatologia. Non consumare quindi: fragole, molluschi, kiwi, formaggi, melanzane, cacao, cioccolato, crostacei, soia, agrumi, spezie, spinaci. Dal momento poi

che l’in ammazione favorisce la produzione di istamina, stai alla larga anche dai cibi che favoriscono uno stato in ammatorio. Riduci o evita i cereali con il glutine, preferendo quelli che non lo contengono come grano saraceno, quinoa o riso, evita il latte vaccino (meglio bevande vegetali ricavate da cocco o mandorla).

LIBERA IL CORPO DALLE TOSSINE

Supporta gli organi e modula la risposta infiammatoria

sostanza fitoterapica che

agisce come un cortisonico. Nella fase dell’impollinazione quando i sintomi si fanno sentire aiuta ad attenuarli. COME SI USA

Sotto forma di macerato glicerico, 20 gocce due volte al giorno in un bicchiere di acqua. Interrompi all’attenuazione dei sintomi.

Fegato, rene e pelle sono i nostri organi emuntori insieme all’intestino, ossia hanno il compito di liberarci dalle scorie che accumuliamo. Per favorire il loro lavoro, aiutare un drenaggio generale e modulare la risposta antiinfiammatoria, assumi insieme questi due rimedi per almeno 4 settimane.

• Sulphur, ossia lo zolfo, sotto forma omeopatica, diluito alla 30 CH. Due compresse al giorno sotto la lingua: una al mattino prima di colazione e una alla sera prima di dormire.

• Psillio, pianta asiatica chiamata

Plantago ovata, le cui mucillagini agiscono sulle mucose intestinali ripulendole dalle tossine. Lo trovi sotto forma di bustine già pronte. Assumine una al giorno in abbondante acqua, durante le prime ore della giornata. Ricordati di bere poi durante il giorno.

ALIMENTAZIONE E BENESSERE

Primi piatti a basso IG Scopri come ridurre l’indice glicemico di

pasta, riso e altri cereali in chicchi

Evitare i picchi glicemici dopo i pasti è importante per la prevenzione del diabete di tipo 2 e anche per salvaguardare la salute del cuore. Puoi farlo imparando a combinare e cucinare bene i cibi. Ecco come

L’indice glicemico (IG) è un parametro che misura la velocità con cui i carboidrati contenuti negli alimenti vengono assorbiti, determinando l’aumento dei livelli di glucosio (glicemia) nel sangue. Consumare pasti a basso IG non signi ca solo mantenere sotto controllo la glicemia, ma anche prendersi cura di tutto l’organismo. Ridurre i picchi glicemici aiuta infatti a prevenire i problemi metabolici come l’insulino-resistenza e il diabete di tipo 2, migliorare il controllo del peso corporeo e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.

Tenere la glicemia sotto controllo La stabilità glicemica è importante anche per il benessere quotidiano: un pasto equilibrato evita bruschi cali energetici, migliora la concentrazione e riduce la fame nervosa, spesso causata dalle oscillazioni repentine degli zuccheri nel sangue. Mangiare a basso IG è quindi una strategia vincente sia per chi vuole prevenire disturbi e malattie, sia per chi desidera raggiungere e mantenere il peso forma e vivere con energia. Ma come si traduce tutto questo nel piatto? I primi piatti sono spesso considerati un ostacolo per chi deve tenere sotto controllo la glicemia, perché basati su carboidrati. Tuttavia, non tutti i carboidrati sono uguali, e la scelta degli ingredienti, insieme ad alcune accortezze in cucina, può trasformare anche il più classico dei primi in un alleato per la salute.

Cereali integrali, verdure ricche di bre, legumi e condimenti bilanciati rappresentano un ottimo punto di partenza per abbassare l’IG senza rinunciare al gusto. Il segreto sta poi nel combinare scelte consapevoli e piccoli accorgimenti che, uniti, creano un effetto positivo sulla risposta glicemica del nostro organismo. Ecco le strategie da adottare per preparare primi piatti sani, equilibrati e gustosi.

Piatti sani e gustosi a basso IG Prima di tutto occorre scegliere cereali e derivati integrali. A differenza delle versioni raf nate, i cereali integrali mantengono la crusca e il germe, due componenti ricchi di bre, vitamine e minerali, che vengono eliminati durante il processo di raf nazione. Le bre, in particolare, svolgono un ruolo fondamentale: rallentano la digestione e l’assorbimento dei carboidrati, riducendo la velocità con cui il glucosio entra nel sangue. Questo effetto non solo stabilizza i livelli di zucchero nel sangue, ma favorisce anche un senso di sazietà più duraturo, aiutando a evitare i tipici attacchi di fame a distanza di poche ore dal pasto. Un altro modo semplice ed ef cace per abbassare l’indice glicemico di un primo piatto è arricchirlo con verdure, legumi o semi. Questi ingredienti, grazie al loro elevato contenuto di bre, agiscono come veri e propri “modulatori” del metabolismo dei carboidrati, come abbiamo visto per i cereali integrali.

Le verdure non devono mancare Oltre a essere una fonte preziosa di bre, apportano vitamine, minerali e composti antiossidanti che favoriscono la salute generale. Aggiungere zucchine, melanzane, broccoli o peperoni a una pasta o a un risotto non solo abbassa l’IG del piatto, ma ne aumenta anche il volume e dona sazietà, riducendo il bisogno di porzioni abbondanti.

I legumi, alleati della salute Lenticchie, ceci e fagioli sono un altro alleato prezioso. Ricchi di bre solubili, proteine vegetali e carboidrati a lento rilascio, stabilizzano i livelli di zucchero nel sangue e migliorano il pro lo nutrizionale del piatto. Per esempio, una zuppa di orzo e lenticchie o un’insalata di pasta integrale con ceci e verdure di stagione rappresentano scelte perfette per un pasto equilibrato e saziante.

Servono grassi “buoni” Aggiungerli ai primi piatti è un altro stratagemma ef cace per abbassare

COTTURA E CALORE

Due trucchi in cucina per mantenere la tua glicemia più stabile

La modalità di cottura dei primi piatti può influire significativamente sull’indice glicemico del piatto. In generale, più la cottura è lunga e intensa, maggiore sarà l’IG dell’alimento, poiché il calore prolungato altera la struttura chimica dei carboidrati, rendendoli più rapidamente assorbibili dall’organismo. Per lo stesso motivo, anche il raffreddamento dei cibi ricchi di amido, come pasta o riso, può essere un’ottima strategia: una volta raffreddati, infatti, gli amidi tendono a formare una struttura più resistente alla digestione, abbassando così l’IG complessivo. Quindi, un piatto di pasta al dente tiepida riduce in modo significativo l’IG di un primo piatto.

l’indice glicemico complessivo. Grassi come l’olio extravergine di oliva, l’avocado o la frutta secca oleosa (come noci, mandorle o nocciole) rallentano la digestione dei carboidrati, contribuendo a una risposta glicemica più graduale e stabile. Oltre a migliorare il pro lo metabolico del pasto, questi grassi apportano acidi grassi essenziali, vitamina E e antiossidanti che favoriscono la salute del cuore e delle cellule.

Aceto e limone fanno la differenza Anche aggiungere un cucchiaino di aceto di mele o succo di limone a un primo piatto è una strategia ef cace, che sfrutta l’acidità. Questa, infatti, rallenta la digestione e l’assorbimento dei carboidrati, contribuendo a ridurre il picco glicemico dopo i pasti. Pure i cibi fermentati, come yogurt naturale o crauti, possono essere integrati nei pasti per ottenere un effetto simile, grazie alla presenza di acidi organici naturali.

Ricette gustose e leggere che saziano e non creano picchi glicemici dopo i pasti

CON ZUCCHINE, MANDORLE E POMODORINI

Per 1 persona: lessa 60 g di spaghetti integrali in abbondante acqua poco salata. Taglia una zucchina a rondelle e 6 pomodorini a metà. In una padella, fai appena colorire uno spicchio d’aglio con un filo d’olio, quindi aggiungi la zucchina e i pomodorini. Fai cuocere per 5-7 minuti, regolando di sale e pepe. Scola la pasta al dente e uniscila alle verdure in padella. Aggiungi 10 g di mandorle tritate e mescola bene prima di servire in tavola.

PERCHÉ È A BASSO IG Gli spaghetti integrali sono la pasta di grano con il più basso IG per via della lavorazione della pasta. Anche la cottura al dente, l’impiego di olio, mandorle e verdure sono tutte ottime strategie per ridurre l’IG della pasta.

IL RISO BASMATI CON LEGUMI E VERDURE

Per 1 persona: metti a lessare 60 g di riso integrale di tipo basmati seguendo le istruzioni sulla confezione. Taglia una carota e una zucchina a cubetti e trita finemente una piccola cipolla. In una padella, fai appassire la cipolla con 2 cucchiaini di olio, poi aggiungi la carota e la zucchina e fai cuocere per 10 minuti. Aggiungi quindi 120 g di lenticchie precotte e mescola bene. Una volta cotto il riso, uniscilo alle verdure e ai legumi, regolando di sale e pepe e mescolando delicatamente. Servi quindi in tavola.

PERCHÉ È A BASSO IG Il riso basmati integrale è la varietà di riso a più basso IG perché i suoi chicchi durante la digestione rilasciano più lentamente il loro amido. L’aggiunta di verdure e legumi abbassa ulteriormente l’IG del piatto.

L’INSALATA DI FARRO CON AVOCADO

Per 1 persona: fai lessare 60 g di farro in acqua leggermente salata secondo le indicazioni riportate sulla confezione. Ricava da un avocado 50 g di cubetti di polpa e taglia a metà 100 g di pomodorini. In una terrina, unisci il farro, l’avocado, i pomodorini e condisci con 2 cucchiaini di olio extravergine d’oliva, 2 cucchiaini di succo di limone, un pizzico di sale e una presa di pepe nero appena macinato. Mescola bene e servi l’insalata fredda o a temperatura ambiente.

PERCHÉ È A BASSO IG L’aggiunta di avocado e l’impiego dell’olio arricchisce il piatto di grassi buoni che mettono un freno al rialzo della glicemia dopo i pasti. A ridurre ancor di più l’IG del piatto abbiamo la temperatura di servizio (fredda) e l’impiego di succo di limone (acido) che, come detto nelle pagine precedenti, contribuiscono al controllo della glicemia nel sangue.

PERCHÉ È A BASSO IG

LA QUINOA CON SPINACI E TOFU

Per 1 persona: in una padella, fai appassire un cucchiaio di cipolla tritata con 2 cucchiaini di olio. Aggiungi 150 g di spinaci ben puliti e lasciali cuocere fino a quando saranno appassiti. In una pentola, fai lessare 60 g di quinoa per 12-14 minuti, scolala e uniscila agli spinaci, mescolando. Togli dal fuoco e aggiungi 150 g di cubetti di tofu precedentemente rosolato in padella con un filo d’olio. Regola di sale e pepe e porta in tavola.

pari a 35 (quello della pasta ben cotta è 55, mentre quello della pasta al dentè è 45). Mentre l’aggiunta di spinaci e tofu, oltre all’impiego dell’olio, abbassa ancor di più l’IG di questo primo che può essere servito come piatto unico.

GLI SPAGHETTI CON PESTO DI NOCI

LA PASTA DI LENTICCHIE ROSSE

CON POMODORINI

Per 1 persona: fai lessare 100 g di pasta fatta con farina di lenticchie rosse in acqua poco salata. In una padella, fai rosolare uno spicchio d’aglio con 2 cucchiaini di olio e aggiungi 150 g di pomodorini tagliati a metà. Lascia cuocere per circa 10 minuti. Scola la pasta e uniscila ai pomodorini, regolando di sale e pepe.

PERCHÉ È A BASSO IG La pasta di legumi è a basso IG e ricca di proteine verdi e fibre che saziano e modulano l’arrivo degli zuccheri nel sangue.

Per 2 persone: metti a lessare 120 g di spaghetti integrali. Nel frattempo, prepara il pesto frullando un ciuffo di basilico, 20 g di gherigli di noce, tre cucchiai di olio extravergine di oliva, 30 g di pecorino grattugiato e un pizzico di sale fino a ottenere una crema omogenea. Scola la pasta al dente e condisci ogni porzione con un cucchiaio raso di questo pesto.

PERCHÉ È A BASSO IG Del formato della pasta e della cottura al dente abbiamo già detto nelle precedenti ricette. Va anche detto che le noci, l’olio e il formaggio del pesto contribuiscono ad abbassare ancor di più l’IG del piatto. al

Le scuole di Formazione di Riza

ISTITUTO RIZA DI MEDICINA PSICOSOMATICA

Scuola di Naturopatia

Corso Triennale di Formazione

Anno Accademico 2025

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:

Tel. 02/5820793 - 02/58207920 - Fax 02/58207979

www.scuola-naturopatia.riza.it

mail: scuolanaturopatia.milano@riza.it

NOVITÀ

Lezioni in streaming

La Naturopatia è una disciplina che si ispira alla visione olistica di mente e corpo e rappresenta la sintesi dei metodi naturali al servizio del benessere e della qualità della vita. Oggi è ormai da tutti riconosciuta come sicuro coadiuvante della salute e del benessere e particolarmente utile per la prevenzione. Il naturopata, con le sue conoscenze professionali nelle tecniche di trattamento che si riallacciano alle grandi Tradizioni Orientali ed Occidentali, è un “operatore del benessere” le cui indicazioni si iscrivono nel quadro di una riconciliazione con le leggi della Natura.

Il naturopata opera, in palestre, centri di fitness, centri Benessere, centri estetici, strutture termali/di balneazione, strutture per la terza età pubbliche/private, strutture per l’infanzia, presso studi medici, in ambienti propri. Attualmente in Italia non è ancora stata giuridicamente riconosciuta la figura professionale del Naturopata. Esistono però, delle leggi regionali (Lombardia, Toscana, Liguria, Emilia Romagna) già approvate e in attesa solamente di essere completate e rese operative che prevedono l’esistenza e il riconoscimento della figura professionale del naturopata e di scuole di Naturopatia idonee a formarlo. Il corso è rivolto a coloro che si avvicinano per la prima volta a questa realtà, dalla quale si aspettano l’apertura di nuovi sbocchi professionali. Ma è indicato anche a coloro che già svolgono un’attività come riabilitatori o fisioterapisti, infermieri, erboristi, operatori del settore estetico, personal trainer, insegnanti di ginnastica e di fitness.

Il corso è composto da 9 weekend obbligatori all’anno (+ 3 seminari facoltativi) in diretta streaming, con un contatto diretto con i docenti, o comodamente seguibili in differita. Durante il triennio sono previste alcune sessioni pratiche (da programmare in rapporto ai DPCM) da svolgere in presenza. Per la partecipazione al corso è sufficiente un computer, un tablet o uno smartphone e una connessione a Internet (ADSL o rete cellulare).

Secondo gli orientamenti della UE, nell’ambito del personale di assistenza della salute si apriranno nuove prospettive di lavoro, in particolare per coloro che sapranno utilizzare quelle metodiche legate ad un approccio “ a misura d’uomo” e lungo l’asse della visione psicosomatica.

FINR

DIREZIONE DELLA SCUOLA E COMITATO SCIENTIFICO

Dott. Raffaele Morelli

Presidente dell’Istituto Riza e della Scuola di Naturopatia

Dott. Vittorio Caprioglio

Direttore dell’Istituto Riza e della Scuola di Naturopatia

QUANDO

DAL 22 MARZO 2025

COSTI E MODALITÀ DI PAGAMENTO

La quota annuale di partecipazione al Corso, comprensiva dei seminari, del materiale didattico di base, della quota annuale di iscrizione alla Federazione Italiana Naturopati Riza, è di € 2380, Iva inclusa

Pagabile anche in 10 comode rate mensili da euro 238 a tasso zero

I Corsi di Riza

Una mappa accurata degli incontri formativi di Riza per apprendere e applicare le tecniche psicosomatiche, per ritrovare e mantenere salute e equilibrio psicofisico

Arte di comunicare

Migliorare il dialogo con se stessi e con gli altri

Condotto da C. Barbanti

Spesso ci accorgiamo che nelle nostre relazioni non riusciamo a esprimere ciò che vogliamo dire, così come ci rendiamo conto che la nostra emotività non è in sintonia con le parole che usiamo. In questa chiave va inserita anche la cosiddetta “psicologia del malinteso” che è una delle maggiori cause di litigio e di conflitto nelle relazioni interpersonali, in famiglia, sul lavoro, nella coppia.

DATE (STREAMING)

€ 121

• 8 novembre 2025

Il talento

Scopri la tua creatività nascosta!

Condotto da M. Bizzotto

Ognuno di noi ha una sua natura, un suo talento. Ognuno di noi è speciale. Ci ammaliamo quando soffochiamo il nostro talento, quando vogliamo essere più massa che individui. Diventiamo depressi, ansiosi, infelici perché vogliamo essere dei cloni, esattamente uguali ai modelli che ci hanno formato e a cui troppo spesso ci uniformiamo.

CITTÀ DATE

Milano

€ 121 IVA INCLUSA

• 8 novembre 2025

La dieta psicosomatica

NUOVO METODO PRATICO

Condotto da M. Bizzotto

Questo seminario affronta il problema del sovrappeso secondo l’ottica psicosomatica, perché dimagrire non è solo una questione di calorie da aggiungere o togliere al nostro regime alimentare, bensì un problema che va a toccare la persona nella sua totalità.

DATE (STREAMING)

• 9 novembre 2025

Ayurveda

SEMINARIO INTRODUTTIVO

Condotto da M. Venturelli

L’Ayurveda (da Ayur= vita e Veda= scienza), è un sistema di conoscenze tramandate in India da tempi immemorabili, finalizzate alla salute e al benessere dell’uomo. Prende in considerazione la totalità dell’uomo nel contesto dell’inseparabile relazione con l’ambiente naturale in cui vive e i sistemi sociali a cui appartiene.

DATE (STREAMING)

€ 220 IVA INCLUSA

• 5-6 luglio 2025

€ 121 IVA INCLUSA

La visione psicosomatica

di Marta Monciotti psicologa e psicoterapeuta

DISMENORREA Germana e la paura di diventare donna

I dolori che la accompagnano ogni mese sono la punta di un iceberg in cui Germana ha congelato la propria

femminilità adulta. Uscire

davvero dall’infanzia e sbocciare

come donna le fornirà la soluzione

Quando incontro Germana per la prima volta mi risulta dif cile darle un’età. La voce sembra quella di una bambina: sottile, delicata, acuta a tratti e tremolante. C’è poi il viso, che sarebbe bello, ma è nascosto dall’acne, come il volto di un’adolescente. E poi il suo aspetto, che fa pensare a una persona attempata: abiti vecchio stile, di colore inde nito, che la coprono senza valorizzare nulla. Germana in realtà ha 30 anni, eppure non riesco a scorgere in lei la donna nel pieno del suo orire. Anche in quello che racconta compaiono le stesse immagini: da un lato la bambina sofferente perché i genitori la trattano male, dall’altro l’adolescente che fantastica di andare a vivere da sola, ma poi non fa nulla di concreto; e in ne la vecchia rassegnata e pessimista, sempre stanca, dolorante e spenta. Germana è anagra camente una donna, ma qualcosa nel suo

processo di crescita e di oritura non si è ancora compiuto. E in effetti mi racconta che, in mezzo ai mille problemi che sente di avere nella sua vita, c’è anche un sintomo che ogni mese arriva a bussare alla sua porta.

Tre personaggi, ma lei dov’è? Dolori all’addome, crampi e nausea, la sensazione di non avere forze, mal di testa e capogiri compaiono ogni mese all’avvicinarsi del ciclo mestruale. Ha provato di tutto per eliminare questa dismenorrea, che però sembra invincibile e le rende la vita un inferno. Quando sta male Germana si accascia, sta a casa dal lavoro, vorrebbe essere accolta e coccolata, ma ormai nessuno sopporta più questi suoi malesseri e soprattutto il suo atteggiamento. Al lavoro le colleghe la prendono in giro e sbuffano quando se ne sta a casa in malattia, la considerano un peso e una lagna. A casa il padre non la degna di un’occhiata quando sta male e spesso la attacca facendole notare che «non ti sei ancora sposata e vivi a casa nostra servita e riverita!». La madre non si fa scappare l’occasione per fare confronti: tra lei e il fratello, più piccolo ma già fuori casa e “realizzato”, e con le cugine, già sistemate e con gli. In tutto questo lei si sente una vittima e senza accorgersene si crogiola in questa sofferenza, addossando le colpe del suo star male al mondo brutto e cattivo che la circonda. Anche in seduta tenta di

replicare questo modello: non sembra interessata davvero a cambiare qualcosa, ma più a cercare uno spazio in cui poter piangere e stare male in santa pace. Quando glielo faccio notare, in lei compare un misto di offesa e tristezza: la sua parte bambina si mette a piangere, l’adolescente si chiude dicendo: «Anche qui vengo attaccata!?», la vecchia si lascia andare sulla poltrona, scon tta. In questo piccolo teatro che è il mondo interiore di Germana, manca all’appello la Donna, l’unica che può guidarla

oltre questa crisi. Un Femminile-Donna che, con dolore, cerca di affacciarsi anche nel suo corpo, con la mestruazione, ma che Germana, inconsapevolmente, respinge e incatena. Mentre siamo in questa impasse, Germana nel suo silenzio contrito inizia a toccarsi i capelli. In effetti, i capelli sono l’unica cosa che, a volte, spicca e sguscia fuori dall’aspetto mesto a cui Germana mi ha abituata: sono lunghi, folti, ricci, pieni. Li tiene sempre legati ma ci sono, sono lì, esattamente come il suo Femminile, legato ma comunque presente. Le chiedo dei suoi capelli e Germana mi racconta: sono ciò che ama di più del suo corpo, li cura ma non ama lasciarli sciolti, li sente troppo appariscenti. Quando le chiedo che sensazione ha quando li tocca e li cura, Germana dice di sentire la forza, sono robusti! Quando ci mette le mani sente il calore e il loro essere ribelli: «È per questo che li lego! Se li lasciassi andare,

IL SIMBOLO

Un rifiuto inconscio che diventa dolore e malessere

Ildolore che caratterizza la dismenorrea racconta una fatica profonda che la donna vive nel lasciar fluire con naturalezza il proprio Femminile. Questo principio potente può essere vissuto, inconsciamente, come pericoloso o disturbante: come il ciclo mestruale, esso è associato al diventare grande, al diventare donna, alla sessualità e alla maternità, al fluire e al lasciarsi andare, al rispetto dei ritmi della natura e alla sua ciclicità. Il disagio e i sintomi che compaiono con la dismenorrea sono un forte richiamo del corpo, che chiede una nuova attenzione e segnala la necessità di trasformare il proprio modo di vivere se stesse e la vita.

La visione psicosomatica

Anziché lamentarsi continuamente e attendere che qualcuno si occupi di lei, Germana crea un rito personale che la accompagna in quei giorni

andrebbero dappertutto senza una regola!». Germana parla dei suoi capelli ma sembra parlare anche di altro. Lasciarsi andare, diventare donna, liberarsi e crescere sono parole che la spaventano, ma l’attenzione che stiamo portando ai suoi capelli accende qualcosa.

La forza dei capelli Germana si mette a fare ricerche sui simboli collegati ai capelli, è affascinata, scopre come le donne dell’antichità li curavano e inizia a fare esperimenti. Prova nuove acconciature: non per imbrigliarli, ma per valorizzarli. In terapia, durante un esercizio di distensione immaginativa, compare un’immagine luminosa e poco de nita: Germana sa per certo che è una donna che arriva da molto lontano, di lei vede i capelli intrecciati con ori rossi e ne è subito folgorata. La trova bella e forte, la rassicura: ha bisogno di questa donna interiore e ha bisogno anche di trasformare il suo modo di vivere il ciclo. Anziché subirlo e lamentarsi

LA TECNICA

continuamente, anziché attendere che qualcuno si occupi di lei, le suggerisco di crearsi un personale rito che la accompagni in quei giorni. Germana sa che in quei momenti ha bisogno di maggior riposo, di cose calde e leggere da mangiare, di abbigliamento comodo. La invito a occuparsi personalmente di queste cose: come in un rito. E poi sente di aver bisogno di uno spazio protetto in cui stare indisturbata e così trasforma un po’ la sua stanza, la prepara per accogliersi e, quando i fastidi del ciclo arrivano, per la prima volta accoglie anche loro. A occhi chiusi immagina la sua Donna luminosa e i dolori della dismenorrea sembrano sciogliersi un po’: «In quei giorni, quando stavo nella mia stanza, ho sciolto i capelli, li ho lasciati liberi, mi sono guardata allo specchio. Ho preso delle rose e, quasi per gioco, le ho messe nei capelli. Mi sono vista diversa, nuova». Germana ha appena iniziato a incontrare il potere del Femminile che cura e fa crescere, ma è già nuova. Il resto arriverà, anzi sta già arrivando. ■

Fai anche tu il “rito mestruale” che allontana il dolore

Tre cose sono state fondamentali per far uscire Germana dal dolore e riavvicinarla al principio Femminile: il corpo, le immagini e il rito. In caso di dismenorrea è importante seguire questi principi. Puoi farlo domandandoti che cosa ti chiedono i tuoi sintomi: di cosa hai bisogno in quei giorni? Quali cibi? Quali abiti? Quale ritmo? Che tipo di atmosfere? Prova a rispondere a queste domande, ascoltando il corpo, e crea un piccolo “rito mestruale”. Inventa delle abitudini nuove, modifica un po’ le tue giornate, fai qualche cambiamento negli spazi in cui vivi: così accogli i sintomi, dai spazio al corpo e prepari il terreno per incontrare il Femminile che ti abita e la sua energia. Inserisci in questo tuo rituale anche dei momenti per chiudere gli occhi e lasciarti andare alle immagini: puoi provare a far emergere la figura di una donna misteriosa e antica che ti sta accanto, oppure elementi della natura, piante e animali che ti siano affini. Il Femminile la Natura sono guidati dagli stessi codici e attraverso le immagini prendi contatto con il loro potere curativo e trasformativo.

Lo shopping del mese

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È possibile effettuare un colloquio informativo con un responsabile della Scuola via SKYPE Per info: scuolapsicoterapia@riza.it

La Scuola è aperta ai laureati in Medicina e Chirurgia o in Psicologia.

Rilascia il diploma di specializzazione in psicoterapia secondo l’art. 3 della legge 56/89 e del DM 509/1998

Il piano didattico prevede:

• Una formazione teorica comprensiva di:

- una parte generale in cui sono sviluppati temi di psicologia dell’età evolutiva, psico-patologica, psichiatrica oltre alla presentazione e valutazione critica dei principali modelli di psicoterapia;

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• Un training pratico-clinico;

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La Scuola ha durata quadriennale e un monte ore annuo di 500 ore;

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Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Scuola: tel. 02/5845961 • fax 02/58318162 scuolapsicoterapia@riza.it • www.scuola-psicoterapia.riza.it

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Agire e aspettare: pensiamo che siano in alternativa, invece non c’è azione efficace che non nasca dal silenzio dell’attesa.

Troppe aspettative e troppe direttive offuscano l’azione nitida

MEDITARE CON LE IMMAGINI

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IMPARIAMO DAGLI ANTICHI

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LE TECNICHE DELL’ANIMA

La semina interiore fa nascere la tua forza

IL TUO MANDALA

Come arrivi alla meta?

Con tutto te stesso

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rova un angolo tranquillo nel quale ti senti a tuo agio. Prima di iniziale puoi diffondere nell’ambiente un olio essenziale di tuo gradimento per stimolare l’attività immaginativa. Sistemati comodamente su una superficie di appoggio, lontano da ogni rumore o possibile fonte di disturbo, comincia a respirare molto dolcemente sentendo l’aria che entra e che esce… E proprio mentre inspiri e espiri profondamente, la mente si va a svuotare e quando senti arrivare un piacevole senso di vuoto puoi iniziare.

La meditazione Chiudi gli occhi e metti a fuoco l’immagine di te stesso mentre impugni arco e frecce. Ti puoi trovare in uno spazio vuoto oppure in un ambiente naturale, un campo o un bosco… Lascia che le immagini si vadano a delineare spontaneamente dentro di te… Ci sono altri personaggi? Cosa stai facendo ora? Quali sono le sensazioni che provi? Lasciale circolare per qualche istante dentro di te... Immagina di afferrare l’arco... di tenderlo con tutte le tue forze... di mirare al bersaglio: a cosa stai puntando? Senti fluire il tuo respiro... percepisci la tensione nel tuo braccio... concentrati sull’occhio e sullo sguardo che punta lontano... sei totalmente immerso nel

gesto, sei l’arco e la freccia e sei anche il bersaglio... tutto avviene senza sforzo... senza combattimento... Immagina di scoccare la freccia: qualcosa è intervenuto a deviare il lancio? Di cosa si trattava? Un dubbio, una tensione improvvisa? Oppure la freccia è partita in modo naturale, e ha percorso tutto il tragitto fi no al centro del bersaglio? Non sentirti in colpa se hai sbagliato... non inorgoglirti se hai colpito l’obiettivo... resta calmo... tutto quanto è parte del tuo gesto... non ci sono errori... ma solo eventi che ti accompagnano... osserva ogni cosa senza pensieri... poi con calma prendi un’altra freccia e ricomincia... Prosegui questa meditazione esplorando le possbilità che ti offre, poi quando lo desideri fai sfumare le immagini, apri gli occhi e lentamente torna alle tue occupazioni.

Il mondo interno parla con le immagini: farsi guidare da loro permette di attivare specifiche aree del cervello che ci avvicinano alla soluzione dei problemi

Gira pagina per scoprire gli aspetti simbolici di questa immagine

Autoterapia MEDITARE CON LE IMMAGINI

L’arco e la freccia: antichi simboli di tensione e di efficacia

L’arcoe la freccia, strumenti antichi e carichi di simbolismo, appartengono tanto al mondo materiale quanto alla sfera psichica e spirituale. Nel loro significato più profondo, rappresentano un dialogo archetipico tra il desiderio, la tensione e la capacità di raggiungere un obiettivo. L’arco è un simbolo che incarna il potenziale latente. Esso rappresenta la forza compressa, la preparazione e la capacità di trattenere l’energia prima di liberarla. Nell’atto di tendere l’arco, troviamo una metafora potente della vita psichica: è il momento in cui si concentra la volontà, si raccoglie il coraggio e si definisce la direzione. L’arco chiede disciplina, perché non può essere teso senza uno sforzo preciso, ma anche fiducia, poiché il risultato dipende da una forza invisibile: l’equilibrio tra ciò che trattiene e ciò che libera. L’arco, dunque, può essere visto come il simbolo della preparazione psicologica necessaria per affrontare le sfide. È il momento in cui siamo chiamati a fermarci, a caricare le nostre risorse interiori e a scegliere con attenzione il bersaglio.

Il desiderio e l’intenzionalità La freccia, al contrario, è l’azione pura, il desiderio lanciato verso il mondo. Essa rappresenta la volontà che prende forma e il coraggio di lasciarsi andare. Una volta scoccata, la freccia non torna indietro: il suo percorso è tracciato dalla direzione data dall’arciere, ma anche dal vento, dall’ambiente, dagli imprevisti. Questo ci insegna a lasciare andare ciò che non possiamo più controllare. La freccia è simbolo di focalizzazione e chiarezza di intenti. Per Jung, essa può richiamare il movimento dell’energia psichica verso l’individuazione: un viaggio che parte da dentro, ma che ci spinge verso il mondo per scoprire e realizzare chi siamo davvero.

L’IMMAGINE

Emblema regale di chi sa colpire il bersaglio

La parola “arco” deriva dal latino “arcus”, che significa “curvatura” o “curva”, richiamando l’idea di tensione e potenza contenuta. “Freccia” è ugualmente di derivazione latina, “flectra”, e si riferisce a qualcosa che viene piegato o curvato, richiamando l’idea di una forma progettata per volare. L’arco e le frecce sono appartenuti ai popoli più antichi fino ai giorni nostri. L’arco è un’arma che si associa alle iniziazioni cavalleresche ed è da subito diventato un emblema regale. Basti pensare all’arco di Shiva che è l’emblema del suo potere, o a quello di Ulisse, che incarna il potere del Re. Anche nell’antico Egitto Anubis, il dio dalla testa di sciacallo, è spesso raffigurato nel gesto di tirare con l’arco. L’arco rappresenta la tensione da cui sgorgano i nostri desideri, quindi è simbolo di amore presso i Greci, in Giappone e tra i maghi sciamani dell’Altai.

Una danza tra yin e yang Questi due strumenti, considerati insieme, raccontano una danza archetipica tra polarità opposte e complementari: l’arco, simbolo

del principio femminile (yin), accoglie e trattiene; la freccia, principio maschile (yang), si muove, penetra e colpisce il bersaglio. La loro relazione armoniosa rappresenta l’equilibrio tra introspezione e azione, tra contemplazione e decisione. Portare l’immagine dell’arco e della freccia nella propria quotidianità può essere un esercizio di consapevolezza. Quando ci sentiamo sopraffatti o bloccati, possiamo chiederci: «Sto tendendo troppo l’arco senza scoccare la freccia? O sto lanciando frecce a caso senza aver preso la mira?».

Dimagrire senza dieta VIDEO CORSO ONLINE

Condotto dal dott. Fulvio

Specializzato in terapia dell’ansia, nella gestione del sovrappeso e dei disturbi del comportamento alimentare.

Docente della Scuola di psicoterapia di Riza.

IL VIDEOCORSO

È COMPOSTO DA 6 LEZIONI

1a LEZIONE - Perché ingrassiamo?

Non è solo una questione di alimentazione sbagliata. Il sovrappeso nasconde emozioni e lati di noi che abbiamo per troppo tempo soffocato.

2a LEZIONE - Le regole chiave.

Quante volte ti sarà capitato di metterti a dieta e non riuscire a dimagrire, oppure, perdere anche molti chili ma dopo un po’ di tempo ritrovarti al punto di partenza? Bisogna liberarsi dall’idea che le diete siano solo un gioco di equilibri tra diversi tipi di alimenti e comprendere che la psiche è un elemento decisivo per il dimagrimento. Questo videocorso è dedicato al principio dimagrante che abita ciascuno di noi. Si tratta di un’energia nascosta nel cervello, che se non la ostacoliamo, ci porta facilmente a perdere peso. Per attivarla dobbiamo cambiare mentalità e il modo di stare con noi stessi e con gli altri. Se non vivi pienamente la tua vita, se non dai spazio al tuo talento, se non ti liberi dai pesi mentali, il centro della fame ti spingerà a cercare piacere nel cibo. In questo videocorso scoprirai le regole fondamentali per dimagrire una volta per tutte. Un nuovo modo per perdere peso senza fatica.

In questo videocorso scoprirai alcune regole fondamentali per dimagrire. Conoscerle e metterle in pratica ci aiuterà a perdere peso senza fatica.

3a LEZIONE - L’immagine interiore. Dentro ognuno di noi c’è un’immagine, un nucleo che, se non viene ostacolato, sa guidarci verso la nostra magrezza originaria.

4a LEZIONE - Il pasto sacro. Trasformiamo il pasto in un rito, impariamo a mangiare con consapevolezza, senza distrazioni. Così scopriremo un altro modo di rapportarci con il cibo.

5a LEZIONE - La fame nervosa. La tristezza, la noia, lo stress si traducono in attacchi di fame improvvisi. Dobbiamo imparare a esprimere le emozioni e a dedicare più tempo a noi stessi.

6a LEZIONE - Il digiuno. È una pratica antica dal grande potere curativo. Bastano poche ore alla settimana per disintossicare l’organismo e spazzare via i pesi mentali.

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Condotto da il dott. Fulvio d’Ostuni

Per perdere peso le diete talvolta non sono suf cienti, se ci dimentichiamo la cosa più importante: la nostra mente, i nostri bisogni più profondi, le nostre aspirazioni... Spesso è dif cile gestire da soli il complesso rapporto con il cibo e le sue implicazioni emotive. I gruppi terapeutici con il dott. Fulvio d’Ostuni servono proprio a questo, a offrire ai partecipanti un supporto professionale per capire il ruolo che il cibo sta svolgendo nella propria vita, per cambiare atteggiamento mentale e per rompere quegli automatismi che portano a mangiare per spegnere ansia, stress e insoddisfazioni. Nei workshop potrai interagire direttamente con il dott. Fulvio d’Ostuni e imparare le tecniche fondamentali per ritrovare l’autostima e il tuo peso forma una volta per tutte.

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Autoterapia IMPARIAMO DAGLI ANTICHI

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L’IMMAGINE DI CUPIDO CHE SCOCCA LE SUE FRECCE E FA INNAMORARE

CHI NE VIENE COLPITO CI RICORDA CHE EROS È LA PIÙ POTENTE ENERGIA

TRASFORMATIVA CHE LA VITA POSSA CONOSCERE: CI SOTTRAE

ALLE ABITUDINI E FA EMERGERE NUOVI LATI DI NOI STESSI

Cupido (anche noto come Amore, Desiderio o Eros nella mitologia greca) è un dio del pantheon dell’antica Roma. Figlio di Venere, la dea della bellezza e dell’amore, veniva raffigurato spesso come un fanciullo alato e armato di arco e frecce. Cupido era il dio dell’amore, dell’innamoramento e del desiderio sessuale. Aveva il potere di far innamorare profondamente chiunque fosse colpito dal suo dardo. Uno dei miti più celebri riguardo a questo dio è quello della sua relazione con Psiche. Venere, gelosa della straodinaria bellezza di Psiche, incaricò il figlio Amore di farla innamorare di un uomo indegno, ma lui stesso per errore colpì se stesso

L’INSEGNAMENTO

con la sua freccia e si innamorò di lei. Dopo molte prove e ostacoli, Psiche e Amore si riunirono e, con il consenso degli dèi, Psiche fu resa immortale, diventando sua sposa.

Tratta le tue emozioni come voci degli dei

Quando un’emozione si presenta dentro di te non cercare di spiegarla, di trattenerla, di gestirla. Chiudi gli occhi, percepisci e accogli le sensazioni senza resistere e poi immagina un personaggio antico, una figura fuori dal tempo che incarna e che dà forma a ciò che provi. Per gli antichi le emozioni erano dei che si rivelavano agli uomini: la rabbia era il dominio di Marte, la tristezza di Plutone, provare amore significava essere visitati da Venere e da Eros. Ogni emozione appartiene a una dimensione archetipica, a una divinità. E quando provi un’emozione significa che un dio ha scelto di venire a trovarti.

Come una freccia all’improvviso Cupido è spesso raffigurato come un giovane alato e, in questa versione, incarna l’idea che l’amore sia giocoso, leggero e che rappresenti una forza naturale di elevazione, di ascesi. Le ali simboleggiano la leggerezza e le aspirazioni celesti, la giovane età del dio rievoca l’energia inesauribile dell’eterna rigenerazione della vita che avviene grazie al desiderio. Con il suo arco e le sue frecce simboleggia il potere improvviso e incontrollabile dell’amore, che colpisce senza preavviso e spesso in modo imprevedibile. Le sue frecce rappresentano la forza penetrante del desiderio e della passione, capace di oltrepassare le barriere razionali, di insinuarsi nella carne, di colpire direttamente il cuore, sede simbolica delle emozioni e dei sentimenti. L’amore è un fenomeno misterioso che colpisce gli uomini e le donne come un dardo invisibile, inaspettatamente.

L’amore è il dono di una divinità Gli antichi consideravano l’amore, nella sua dimensione emotiva, sentimentale e anche sessuale, come la massima espressione della vitalità dell’Uomo e del Cosmo, una forza trasmutativa ed evolutiva che sfugge al controllo e alla volontà e che erompe spontanea e naturale. Quando, nelle epoche passate, qualcuno si innamorava, si considerava benedetto dal dio Amore e da sua madre Venere. La psicologia e la medicina di oggi hanno dimostrato che innamorarsi fa bene al corpo e alla psiche. Quando ci innamoriamo, il corpo rilascia

una cascata di sostanze chimiche come ossitocina, serotonina e dopamina, che non solo migliorano l’umore, ma rafforzano anche il sistema immunitario e riducono i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. L’amore accresce l’autostima, stimola la curiosità, la creatività e il desiderio di superare i propri confini ed esplorare la vita.

L’emotività è mutevole Tendiamo a considerare le emozioni sempre in relazione all’esterno, alle situazioni che le generano. Ma dimentichiamo che emozioni e sentimenti sono fluidi e ondivaghi e che se li fissiamo alle contingenze del reale rischiamo di far perdurare ciò che invece è fatto per trasformarsi e trasformarci. L’emotività non è solo un meccanismo reattivo rispetto a ciò che capita intorno a noi ma, come sapevano gli Antichi, è un insieme di processi che provengono da un mondo profondo e misterioso e che svolgono una funzione interna di metamorfosi della personalità. Per cogliere la vera natura delle emozioni è necessario sganciarle dalle cause scatenanti e osservarle come fenomeni interni, come energie senza tempo: percepirle, accoglierle, trasformarle in immagini.

Autoterapia LE TECNICHE DELL’ANIMA di

Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta

La semina interiore fa nascere la tua forza

RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO, QUESTO DEVE FARE LA FRECCIA E COSÌ POSSIAMO

FARE ANCHE NOI. MA QUALI SONO LE VIRTÙ NECESSARIE? SI TRATTA DI VIRTÙ

INASPETTATE, CHE NON RICORDANO IL GUERRIERO, MA IL CONTADINO...

L’

immagine dell’arco e della freccia può essere una efficace metafora visiva della forza di volontà, un’energia personale che è spesso percepita come un atto di determinazione e controllo, una spinta incessante verso il raggiungimento degli obiettivi. Ma le cose non stanno davvero così. La forza di volontà non è un muscolo che si sviluppa con la fatica, ma un’energia interiore che emerge quando smettiamo di opporci al nostro stesso flusso naturale. Quindi un eccesso di sforzo può in realtà disperdere le energie e allontanarci da ciò che vogliamo raggiungere davvero. La vera essenza della forza di volontà è molto più simile al gesto delicato e pa-

ziente di seminare. Quando piantiamo un seme, non possiamo forzarlo a germogliare; dobbiamo semplicemente offrirgli le condizioni adeguate e, soprattutto, non disturbare il suo sviluppo ed attendere con fiducia. Questa analogia ci invita a riflettere su come sia fondamentale trovare un equilibrio tra l’azione e l’attesa. La forza di volontà non è solo un impulso, ma una pratica di consapevolezza e pazienza, in cui ci impegniamo a nutrire i nostri sogni e desideri, senza interferire con il processo naturale della vita. Proprio come un seme ha bisogno di tempo, acqua e sole per crescere, anche i nostri intenti richiedono spazio per svilupparsi e manifestarsi.

LA MEDITAZIONE

Fai maturare i frutti del tuo giardino interiore

Immagina che esista dentro di te un giardino interiore, un luogo sacro dove ogni seme rappresenta un aspetto della tua vita. Tra questi semi, c’è quello della forza di volontà, un seme potente che, se curato con attenzione, può crescere rigoglioso e forte.

1. La preparazione del Terreno

Prima di seminare, è fondamentale preparare il terreno. Trova uno spazio tranquillo dove poterti dedicare a te stesso. Prenditi un momento per riflettere su ciò che vuoi che si realizzi. Cosa desideri dvvero? Quali obiettivi richiedono la tua determinazione? Scrivi le tue intenzioni su un foglio, come se stessi tracciando il progetto per il tuo giardino. Questo passo è importante: chiarire le tue intenzioni è come rendere fertile il terreno.

2. La Semina

Ora è il momento di seminare. Prenditi un momento ogni giorno per visualizzare cosa vuoi che si realizzi veramente, mettilo bene a fuoco in tutti i suoi dettagli: una volta che la tua immagine è nitida, immagina di piantarla come un seme nel tuo giardino interiore. Visualizza come, attraverso a ogni azione consapevole, questo seme possa iniziare a germogliare.

3. L’Innaffiatura e la protezione

Un seme ha bisogno di acqua per crescere. Allo stesso modo, la tua forza di volontà richiede nutrimento. Ogni tanto chiudi gli occhi e rievoca ciò che desideri e poi, come il seme viene ricoperto dalla terra, non ci pensare più e cerca di distrarti il più possibile. Inoltre, ricorda che il seme per crescere ha bisogno del buio e del silenzio, perciò non ne parlare con nessuno e lascia che il tuo progetto rimanga protetto dal segreto.

4. La raccolta dei frutti

Spesso capita che le cose a cui ambisci all’inizio, ti si presentino col tempo in modo diverso rispetto a quello che ti saresti aspettato: è importante riconoscere comunque il nuovo che arriva e farne tesoro, senza dimenticare che il processo è lento e graduale e che talvolta si tratta solo di riconoscere le nuove gemme che anticipano il frutto che verrà.

Coltivare la forza di volontà è un viaggio unico e profondo, come la cura di un giardino; richiede pazienza e dedizione. Ad ogni passo, il seme della tua volontà crescerà, portando a fioriture straordinarie nella tua vita. Lascia che la tua forza di volontà possa agire indisturbata senza le intromissioni dell’Io e del mondo esterno.

Autoterapia COLORA IL TUO MANDALA

IL SEGRETO DELL’EQUILIBRIO INTERIORE

Come arrivi alla meta? Con tutto te stesso

Avolte resiste in noi l’idea che non saremo mai completamente sereni e felici fi no a quando non elimineremo da noi ogni traccia di tristezza, insoddisfazione, timore. Per lo stesso motivo cerchiamo di mostrare solo “il meglio” di noi e di soffocare invece sentimenti ed emozioni che giudichiamo negativi, come l’egoismo, la freddezza, la timidezza, la rabbia… In-

Come fare

In silenzio, in un momento di pausa, prendi dei colori (pennarelli, matite, ciò che preferisci) e sulla pagina accanto o su una sua fotocopia inizia a colorare seguendo il tuo estro. Non farlo con uno scopo, perditi semplicemente nel gesto. Quando hai terminato contempla per qualche minuto la tua opera, poi portala con te nelle tue attività quotidiane.

somma, siamo convinti di avere un lato “brutto” da correggere, da nascondere o direttamente da eliminare, e uno positivo, a cui invece affidarci completamente. È un modo sbagliato di stare con se stessi, che non solo rende infelici, ma ci impedisce di raggiungere le nostre mete interiori, che possiamo ottenere solo quando ogni lato di noi è in accordo e in equilibrio con tutti gli altri.

L’arcobaleno appare solo con determinate condizioni atmosferiche: nell’aria devono esserci sia gocce di pioggia, sia la luce del sole. Mentre colori il mandala qui a fianco, ricorda che anche in te convivono la pioggia e la luce, la gioia e la tristezza, il bene e il male, il bello e il brutto... Non c’è una parte da sopprimere e una da esaltare: tutto ciò che emerge da te porta un messaggio, racconta qualcosa, e non chiede certo di essere etichettato come “negativo” o positivo”. La compresenza di ogni tua parte è essenziale per trovare l’equilibrio interiore e far comparire l’arcobaleno...

Autoterapia LA VIA DELLA SAGGEZZA

«Che debbo dunque fare?», chiesi pensieroso.

«Imparare la giusta attesa». «E come si impara?».

«Staccandoti da te stesso, lasciandoti dietro tanto decisamente te stesso e tutto ciò che è tuo, che di te non rimanga altro che una tensione senza intenzione».

Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l’arco

Acqua plose. La minerale con 10 mg/l di ossigeno.

Acqua Plose è una tra le acque con il maggiore contenuto di ossigeno. Durante il suo percorso sotterraneo si arricchisce di ossigeno per poi sgorgare a 1870 m.s.l.m. nei pressi del Parco Naturale Puez nelle Dolomiti, Patrimonio Naturale dell’Umanità. Tante qualità, buone da sorseggiare.

Residuo fisso ridottissimo: 22 mg/l Il residuo fisso è la somma dei minerali inorganici contenuti nell’acqua. Più è basso, più l’acqua è leggera e diuretica. pH identico a quello dell’acqua intracellulare: pH= 6,6 Nell’essere umano lo spazio intracellulare ha un pH che oscilla tra 6,4 e 6,8. Acqua Plose con un pH di 6,6 rientra perfettamente in questi valori.

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