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RIZA

IL MICROBIOTA È IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ

RIZA

Gli speciali AntiAge

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IL MICROBIOTA

È IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ Grazie ai batteri buoni dell’intestino spazzi via tutte le tossine che fanno invecchiare le cellule SCOPRI LE REGOLE D’ORO PER FARLO FUNZIONARE BENE SOPRATTUTTO DOPO I 50 ANNI

I BENEFICI CHE OTTIENI • Disinfiammi tutti gli organi • Rinforzi il sistema immunitario • Ritrovi memoria e carica vitale • Vinci sovrappeso e gonfiori • Mandi via ansia e depressione

I NUOVI PROBIOTICI CHE RIGENERANO LA FLORA INTESTINALE Cover Speciale Antiage Ok per stampa.indd 1

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Sommario L’organo invisibile del nostro benessere 6 Un super organismo da un chilo e mezzo

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È il parto a decidere il nostro microbioma

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Buoni e cattivi: i batteri che ospitiamo

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La disbiosi: quando l’armonia si rompe

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La barriera intestinale: una linea di difesa

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Il custode del sistema immunitario

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Perché viene definito l’organo della salute?

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Il legame con il sovrappeso è ormai accertato

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Vive più a lungo chi ha una microflora sana

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Il tuo intestino è sano? Scoprilo così

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I cambiamenti dopo i 50 anni

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Gli ormoni femminili influenzano la flora intestinale 34 Ecco come l’intestino ringiovanisce il cervello

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Ansia: un sano microbiota può aiutare a prevenirla 38 La memoria si difende nell’intestino

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Probiotici: i migliori amici della donna

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Prebiotici: nutrono i batteri buoni

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Gli psicobiotici al posto degli ansiolitici

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L’attività fisica: una medicina anche per il nostro mondo batterico

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Organi e batteri: non c’è solo il microbiota intestinale

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Il microbiota della bocca ti svela come stai

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L’ecosistema delle parti intime

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I batteri buoni delle vie respiratorie

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Che cos’è il microbiota cutaneo?

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La dieta per i batteri 70 buoni Siamo quello che i nostri batteri mangiano

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I cibi funzionali per la flora batterica

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La dieta perfetta che coccola i microbi utili

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Stai nutrendo bene i tuoi batteri amici?

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Elimina la stipsi con una purificazione interna

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Gli alleati naturali salva intestino

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La vitamina D migliora il microbiota intestinale

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Il succo di aloe pulisce l’intestino

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Le sostanze utili per rigenerare la mucosa intestinale

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speciale

L’organo invisibile del nostro benessere

Perché viene definito

l’organo della salute?

Molte malattie apparentemente scollegate all’intestino sono in realtà correlate a squilibri della flora batterica

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ens sana in corpore sano, scriveva il poeta latino Giovenale. Oggi potremmo dire: intestino sano in un corpo sano. Dalla salute e dall’equilibrio dell’apparato gastrointestinale, infatti, dipende il benessere di tutto l’organismo. Prima di tutto perché il colon è una delle nostre principali barriere con il mondo esterno, e dunque anche con gli agenti potenzialmente dannosi che vi abitano (virus, batteri, veleni…).

INTESTINO SANO SIGNIFICA ANCHE CUORE IN FORMA Un intestino in salute sarebbe legato anche a un sistema cardiovascolare più sano. Lo suggerisce una revisione dell’Istituto di Medicina Interna e Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma pubblicata nel 2016 sul Giornale italiano di cardiologia. La conclusione del testo è che il microbiota intestinale appare coinvolto nell’insorgenza di malattie che, appa-

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rentemente, hanno poco a che fare con l’intestino, come il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica e i disordini cardiovascolari. Il campo è tuttora da indagare, ma la causa di questo sarebbe da ricondurre alle disbiosi. Gli squilibri della flora batterica, infatti, hanno tra le proprie conseguenze maggiore permeabilità della membrana intestinale, difficoltà di controllo del peso corporeo e tendenza all’insulino-resistenza. Tutte condizioni che rappresentano fattori di rischio per le malattie cardiache e metaboliche. La conferma viene da uno studio condotto sul microbioma di 25 soggetti, di cui 12 affetti da aterosclerosi: la composizione batterica dell’intestino di questi ultimi è risultata diversa rispetto a quella di individui sani.

SE STA BENE, ANCHE LA PELLE NON SI AMMALA Pelle e intestino sono due organi che hanno molte cose in comune. Entrambi, infatti, possiedono un microbiota. La pelle è ricca di batteri che sono, in certi casi, molto simili a quelli che dimorano nell’intestino: Lattobacilli, Actonobacteria, Firmicutes, Proteo bacteria sono presenti sulla pelle e nelle pieghe delle mucose enteriche. Francisco Codoner, ricercatore spagnolo che lavora presso i laboratori del Lifesequencing S.L. a Paterna, in Spagna, ritiene che un’alterazione del microbiota intestinale sia la causa della psoriasi. È quindi ipotizzabile che l’uso di probiotici e prebiotici mirati a restituire integrità alla flora batterica sia utile a ridurre lo stato infiammatorio.

L’INFIAMMAZIONE DELLA TIROIDE È una delle ultime “frontiere” dello studio del microbiota e le ricerche sono state condotte soprattutto nel nostro Paese dal professor Marco Centanni, endocrinologo dell’Università La Sapienza di Roma. Lo studio ha evidenziato come i pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto (la più comune forma di tiroidite, molto diffusa nel sesso femminile) abbiano subito un impoverimento della popolazione di par-

Per la prevenzione del tumore al colon-retto Una ricerca coordinata da Humanitas, sostenuta da Fondazione AIRC e pubblicata su Nature Microbiology evidenzia come alcuni ceppi batterici presenti nel microbiota siano utili per tenere lontani i tumori intestinali. Esaminando il microbiota di pazienti in uno stadio precoce di sviluppo del tumore intestinale si è vista l’assenza di una famiglia di batteri, importante per la diagnosi precoce.

ticolari batteri che appartengono alla famiglia dei Bacteroidetes. C’è da segnalare poi l’alterazione a carico di quei pazienti che hanno, invece, un più lieve ipotiroidismo; in questo caso è stato evidenziato un calo nella popolazione di Firmicutes.

ACNE E DISBIOSI Uno studio condotto su 13 mila adolescenti ha mostrato una correlazione tra disturbi intestinali, gonfiore addominale e problemi della pelle. Anche in questo caso il problema è connesso a una eccessiva proliferazione batterica del tenue, legata all’assunzione di alcuni nutrienti particolari, che sono gli zuccheri semplici e il lattosio. Quest’ultimo in particolare, lo zucchero del latte, può anche determinare lievi forme di intolleranza che a loro volta peggiorano lo stato di salute delle mucose intestinali.

Batteri intestinali e infarto: il nesso c’è Una ricerca italiana coordinata da Francesco Violi, direttore della Iª Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I° ha scoperto per la prima volta il coinvolgimento di un batterio intestinale, l’Escherichia coli, nell’infarto. Si è infatti visto che questo microrganismo era in circolo nel sangue dei pazienti e presente anche nell’arteria ostruita che causa l’infarto. Lo studio, pubblicato sull’European Heart Journal, è frutto di un’analisi su 150 persone.

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Organi e batteri: non c’è solo il microbiota intestinale

I batteri che salvano le gengive e i denti

LA LOTTA BIOLOGICA In caso di gengivite e parodontite l’igiene in alcuni casi può non bastare. Gli studi sul microbiota orale suggeriscono una strada diversa: la lotta biologica contro i batteri nocivi

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l disturbo parodontale è uno dei più subdoli, per quanto riguarda le patologie del cavo orale: la ritrazione delle gengive, che può dipendere da una igiene troppo energica, dal digrignamento notturno o da altre cause, fa sì che i batteri si possano annidare all’interno della tasca gengivale e, in questo modo, sono in grado di aggredire la radice del dente, compromettendone la stabilità. A oggi le terapie a disposizione sono piuttosto laboriose e possono persino richiedere piccoli interventi di tipo chirurgico, mirati al rimodellamento della gengiva stessa, in modo da coprire le fessure. Sono, comunque, procedure invasive e complesse. Per questo si consiglia di prevenire eventuali disturbi con una semplice igiene orale professionale, da eseguire ogni sei mesi.

IL PROBLEMA È CAUSATO DA ALCUNI MICRORGANISMI Negli ultimi anni numerosi studi hanno cercato di capire se ci fosse una relazione tra le patologie del parodonto e la flora batterica orale e, da questo punto di vista, sono stati raggiunti dei risultati interessanti. Si è infatti osservato che batteri come Pophyromonas gingivalis, Prevotella intermedia e Actinobacillus actinomycetecomitans sembrano essere strettamente connessi alla formazione della placca dentaria, che è responsabile a sua volta dell’infiammazione che causa ritrazione gengivale. Chi possiede colonie numerose di questi batteri tende a formare la placca dentaria, che provoca infiammazione gengivale e predispone verso la ritrazione delle gengive stesse. Certo, questi batteri vengono

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Forse sono in grado di ricostruire i tessuti La ricerca medica si sta spingendo ancora oltre, nel tentativo di comprendere se è possibile sfruttare l’azione dei “batteri buoni” per la salvaguardia della salute della bocca. Ebbene è stato scoperto che il Lactobacillus brevis ha la capacità di ridurre il sanguinamento gengivale in coloro che soffrono di parodontite cronica, esercitando così un’azione positiva sul trofismo cellulare delle gengive stesse. Il Lactobacillus helveticus sembra ancora più promettente: è stato studiato come sia capace di stimolare l’azione degli osteoblasti e, quindi, anche la rigenerazione del tessuto dentario.

GENGIVA SANA

rimossi con manovre meccaniche durante le sedute di controllo e igiene orale, ma la tendenza a colonizzare la bocca persiste e, con essa, anche il rischio che il problema si ripresenti: il problema non si può risolvere se il microbiota orale non viene corretto in maniera sostanziale.

I CHEWING GUM AI LATTOBACILLI Ebbene la correzione auspicata è possibile: Daniel Grenier (che abbiamo già incontrato parlando delle carie), dell’Oral Ecology Research Group della Laval University del Quebec, ha fatto il punto su una serie di studi sperimentali grazie ai quali è stato possibile modificare l’assetto microbico del cavo orale. In particolare, stando allo studioso canadese, la strategia più promettente risulta essere quella di promuovere la colonizzazione delle mucose orali da parte di lattobacilli che “competono” con i batteri

GENGIVITE

PARODONTITE

nocivi. L’infiammazione dei tessuti parodontali, per esempio, è stata combattuta con successo grazie a chewing gum addizionati con Lactobacillus reuteri. Questo lattobacillo è stato capace di ridurre i germi responsabili della placca nelle gengiviti sia moderate che di grado più severo. Ma non è tutto: oltre ad agire direttamente sui batteri responsabili del problema, il lattobacillo è anche in grado di operare a livello indiretto (intestinale), diminuendo i parametri infiammatori generali e, quindi, migliorando la salute generale anche del cavo orale.

UN MODELLO DI IGIENE DIVERSO Le ricerche effettuate spingono a ritenere che nel prossimo futuro l’igiene orale perfetta non sia quella mirata a rimuovere la componente batterica del cavo orale. Al contrario si pensa che possano essere prescritti probiotici mirati alla difesa delle gengive dall’aggressione di batteri pro infiammatori.

PER PREVENIRE PROBLEMI A NASO E GOLA Il microbioma orale è un elemento fondamentale per capire lo stato di salute perché è in stretto collegamento con zone vicine quali faringe, esofago, orecchio medio, trachea, polmoni, vie nasali e seni mascellari. Può essere anche importante per via della possibilità di accesso al cervello tramite il nervo olfattivo sul tetto del naso o attraverso le abbondanti innervazioni nel cavo orale del trigemino e di altri nervi cranici.

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Gli alleati naturali salva intestino

Migliora il

microbiota intestinale È indispensabile per l’integrità delle pareti dell’intestino e per evitare infiammazioni e patologie autoimmuni

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n nuovo fronte su cui la vitamina D si sta rivelando importante è la prevenzione e la cura delle malattie autoimmuni, come alcune patologie infiammatorie intestinali. La vitamina D ha una caratteristica che la differenzia dalle altre: non viene assimilata dagli alimenti, ma prodotta dal corpo; quindi in realtà è come un ormone, ossia un attivatore di funzioni fisiologiche. Perché venga sintetizzata dall’organismo occorre però l’esposizione della pelle ai raggi solari. Sta venendo alla luce da diversi studi che molte delle patologie più frequenti ai giorni nostri sono collegate proprio alla carenza di questa vitamina. Uno dei fattori principali indicati come possibile causa del fenomeno è la minore esposizione al sole caratteristica del nostro stile di vita. Infatti, la maggior parte delle

persone trascorre poco tempo all’aria aperta, lavora al chiuso e si espone al sole pochi giorni all’anno, oltretutto con un maggiore rischio di danni alla pelle. Così il corpo non è abbastanza stimolato a produrre la vitamina D e ne risente la salute, ma anche l’umore diventa più cupo.

IN COMMERCIO LA TROVI COSÌ Le due principali forme di vitamina D sono la D2 (ergocalciferolo) e la D3 (colecalciferolo). La D2 è di origine vegetale: viene sintetizzata nelle piante quando sono esposte al sole, ma viene anche prodotta sinteticamente e usata per integratori di vitamina D (che non è però pienamente efficace nel farne salire i livelli nell’organismo). La D3 è invece quella prodotta nel corpo dell’uomo o degli animali quando i raggi solari

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(in particolare gli UVB) colpiscono la pelle. Si trova anche come integratore, in varie forme e concentrazioni, ed è la più efficace per “fare il pieno” della vitamina.

DIFENDE E SOSTIENE LA MEMBRANA La composizione del microbioma intestinale cambia a seconda del livello di vitamina D e della concentrazione della sua forma biologicamente attiva, la 25-idrossi vitamina D (25(OH)D). Lo evidenzia uno studio condotto dai ricercatori dell’università di San Paolo, in Brasile, e pubblicato sulla rivista Metabolism. Gli studiosi hanno analizzato 150 individui sani, suddivisi in 3 gruppi in base ai livelli di vitamina D e di 25(OH)D. Sono stati analizzati lo stato infiammatorio e la composizione del microbioma. Secondo i risultati dello studio una carenza di vitamina D sarebbe in grado di danneggiare la parete intestinale, favorendo l’immissione di endotossine nel torrente circolatorio e lo sviluppo di uno stato infiammatorio sistemico.

CONTRO IL MORBO DI CROHN La celiachia è una malattia autoimmune, cioè una patologia in cui il sistema immunitario va in tilt e invece di colpire gli agenti patogeni estranei al corpo attacca particolari organi o funzioni del corpo. Questa alterazione del sistema immunitario, come è risultato da alcuni studi, risulta legata anche a carenze di vitamina D. L’assunzione di integratori di questa vitamina si è dimostrata utile a ridurre i sintomi provocati da alcune malattie autoimmuni intestinali (morbo di Crohn e colite ulcerosa). La vitamina D è infatti efficace per regolare il sistema immunitario e combattere le infiammazioni causate da patologie di questo tipo.

Sport all’aria aperta per “catturarla” «Venti minuti al giorno di passeggiate o sport all’aperto, scoprendo il più possibile collo, braccia e spalle, sono l’ideale per fare il pieno di vitamina D: oltretutto, se il muscolo è irrorato grazie all’attività fisica, anche le ossa riceveranno più nutrienti. Non a caso ginnastica e movimento costante sono fondamentali fin da giovani per garantirsi elasticità e una densità ossea ottimale anche dopo gli “anta”», spiega Stefania Piloni, medico specialista in ginecologia a Milano. «Meglio preferire una o più attività in cui ci si diverte. Inoltre livelli adeguati di vitamina D nel sangue aiutano anche a mantenere il peso» continua la Piloni.

LE DOSI NECESSARIE I livelli utili di vitamina D sono minimi, infatti si parla di nanogrammi (cioè un milionesimo di grammo) per il sangue e microgrammi per quella presente nei cibi. La presenza di vitamina D nei cibi è minima. L’olio di fegato di merluzzo è l’alimento in assoluto più ricco di tale vitamina, circa 210 mg per 100 g, ma al contempo è anche ricchissimo di vitamina A. Quindi prendere una dose di olio di fegato di merluzzo sufficiente ad aumentare il livello di vitamina D può far assumere una dose eccessiva di vitamina A, dannosa per la salute. Gli alimenti con buone quantità di vitamina D sono quelli di origine animale, come i pesci grassi (aringhe, salmone, pesce spada ecc.).

Contenuta negli integratori Esistono vari integratori studiati per aumentare i livelli di vitamina D nell’organismo, ad alto dosaggio (settimanali, mensili o trimestrali), in fiale, capsule o gocce, oppure di alimenti fortificati. La vitamina D può essere assunta negli integratori sotto forma di D2 oppure di D3, che sembra essere preferibile perché maggiormente biodisponibile, anche se deve essere attivata dal fegato e dai reni. Molti integratori abbinano la vitamina D al calcio, per contrastare l’osteoporosi rinforzando le ossa. Attenzione a non superare le dosi indicate.

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Gli alleati naturali salva intestino

Il succo di aloe pulisce l’intestino

È un potentissimo concentrato di principi depurativi, lassativi e antinfiammatori, che aiuta a eliminare gli accumuli di tossine e a disinfettare la mucosa

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e c’è una pianta davvero preziosa per sostenere i processi di depurazione organica intestinale, questa è di sicuro l’Aloe vera. Il succo che si ricava dalle sue foglie carnose contiene uno straordinario concentrato di principi depurativi, oltre che lassativi: acqua, zuccheri complessi, antrachinoni (che hanno un’azione detox mirata proprio sugli accumuli tossici del tubo digerente), acido

salicilico (un ottimo disinfettante), lupeolo (eccellente contro le infiammazioni) oltre a calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio e vitamine del gruppo B, C ed E.

UN FARMACO NATURALE AD AMPIO SPETTRO Si spiega così come mai l’aloe, originaria dell’Africa centrale ma diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, sia nota da millenni per

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Gli abbinamenti L’Aloe vera contiene molti enzimi che favoriscono la digestione e che stimolano le difese naturali dell’organismo. Inoltre, il suo succo promuove una regolare evacuazione e migliora, di riflesso, anche le attività metaboliche. Ma per i disturbi specifici, prova ad abbinare l’aloe ad altre erbe e ai cibi che enfatizzano le sue proprietà purificanti.

INTESTINO PIGRO O IRRITATO? AGGIUNGILA ALLA FRUTTA COTTA In caso di stipsi, concludi la cena con un dessert composto da 2 pere (o mele) cotte con poca acqua, un cucchiaino di zucchero di canna e una spolverata di cannella. Servi tiepido amalgamando alla frutta un cucchiaio di succo di Aloe vera: attiva la peristalsi e ammorbidisce le feci indurite.

CON LO YOGURT PER SGONFIARE LA PANCIA Un cucchiaino di succo di Aloe vera aggiunto a un vasetto di yogurt naturale a colazione sfiamma e nutre il microbiota intestinale, ti libera dalle fermentazioni e rimodella il girovita. Non ultimo, con un intestino più pulito, digerisci meglio e assimili meno calorie.

INSIEME ALLA SALVIA SPEGNE LE VAMPATE Sei in menopausa e soffri di sudorazioni improvvise? Fai bollire per 10 minuti in una tazza d’acqua 3 foglie di salvia, che è ricca - proprio come l’aloe - di ormoni vegetali. Quando l’infuso sarà tiepido, unisci un cucchiaino di succo d’Aloe vera e bevi. Ti sentirai subito meno “accaldata”.

le sue virtù medicinali: gli Arabi, che la chiamavano alua (ovvero pianta “amara”), la sfruttavano per la sua azione purificante a livello epatico, e non a caso anche Cristoforo Colombo annotava nei suoi diari di viaggio come l’estratto di Aloe vera fosse una specie di “medicina tuttofare” per curare i naviganti durante le lunghe traversate oceaniche. Noi possiamo farne tesoro soprattutto in questo periodo, per proteggerci dagli ultimi contagi influenzali e, in particolare, per preparare l’organismo al cambio di stagione.

COME SI ASSUME Per cicli di 1-2 settimane si prende un cucchiaio di succo di Aloe vera diluito in acqua naturale a digiuno (per esempio la mattina prima di fare colazione). Quando lo acquisti in farmacia o in erboristeria, è meglio controllare che il suc-

co sia privo di aloina (una sostanza dagli effetti decisamente lassativi e talvolta anche irritanti) e che sia composto da aloe pura al 100%. Il rimedio va comunque testato a piccole dosi, in particolare se soffri di coliti, diverticoliti e reflusso: si inizia con un cucchiaino da tè di succo e si verifica come reagisce l’organismo. Da evitare invece in gravidanza e allattamento.

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