Fiorenzo Besana
Edizioni Riza S.p.A. - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it
Cover Stomaco_SCELTA.indd 1
RIZA
Medico chirurgo, specialista in chirurgia dell’apparato digerente, endoscopia digestiva ed ecografia addominale. È psicoterapeuta a indirizzo psicosomatico.
RIZA
Fiorenzo Besana
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino Un nuovo modo di intendere e di curare gastrite, reflusso, stipsi e colon irritabile
Fiorenzo Besana
La medicina e in particolare la gastroenterologia oggi possono contare su metodi e strumenti diagnostici sempre più precisi, inimmaginabili solo qualche tempo fa, e su terapie sempre più sofisticate e iper specializzate. Eppure, nell’esperienza di un medico sul campo, questo non era sufficiente a curare i pazienti. Tutti i progressi fatti non spiegavano infatti il manifestarsi e il perdurare di gastriti, coliti, forme di stipsi e infiammazioni che sembravano resistenti a ogni trattamento. Ecco così affacciarsi l’esigenza di approfondire la dimensione psicologica e ancor meglio psicosomatica delle patologie dell’apparato digerente. Dietro a ogni disturbo sono quindi emersi significati più profondi, un universo di simboli e di messaggi segreti, i quali, se ben compresi, possono davvero servire a curare non solo una malattia, ma una persona. Qui il racconto di questo cammino di scoperta.
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
RIZA
Ogni disturbo è un messaggio dell’anima: il nostro compito è interpretarlo
07/05/21 11:43
001-012 Prefazione.indd 2
07/05/21 10:22
Fiorenzo Besana
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino Un nuovo modo di intendere e di curare gastrite, reflusso, stipsi e colon irritabile
RIZA
001-012 Prefazione.indd 3
07/05/21 10:22
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino Testi di: Fiorenzo Besana Immagini: Shutterstock © 2021 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
001-012 Prefazione.indd 4
07/05/21 10:22
Sommario Prefazione di Raffaele Morelli.........................................7 Introduzione...............................................................13 Capitolo 1
Un nuovo modo di vedere la digestione..................23 Capitolo 2
Tratto digestivo alto: simboli e sintomi..................38 Capitolo 3
Tratto digestivo basso: simboli e sintomi...............59 Capitolo 4
L’importanza dei sogni............................................78 Conclusioni...............................................................122 Bibliografia...............................................................143
001-012 Prefazione.indd 5
07/05/21 10:22
001-012 Prefazione.indd 6
07/05/21 10:22
Prefazione di Raffaele Morelli Chi legge questo bel libro di Fiorenzo Besana scoprirà quanta sapienza c’è nel nostro corpo, quanta saggezza innata vive dentro di noi e quanto spesso la ignoriamo. Come sottolinea l’autore più volte, occorre un altro sguardo per vedere negli organi della digestione simboli nascosti. Così lo stomaco e l’intestino ci raccontano, proprio attraverso i sintomi, quelle parole che non amiamo ascoltare, quel “non detto” che si rifugia nella materia e ci parla attraverso la malattia. Fiorenzo Besana è medico, gastroenterologo e psicoterapeuta: sa unire come nessuno la voce della materia e quella dell’inconscio, i cui codici sono invisibili agli occhi della ragione. Mentre sto scrivendo queste parole, mi viene in mente una mia paziente, Marina, che è venuta a trovarmi negli ultimi tempi. Soffriva di una nausea persistente che le durava per quasi tutta la giornata e che era resistente a tutti i farmaci. La nausea si acuiva in modo sorprendente tutte le volte che pranzava con il marito, il quale amava cucinare e addobbare la tavola come se si dovesse festeggiare ogni volta una ricorrenza. La cosa che più colpiva era il fatto che lei, nata in una città di mare e abituata a mangiare il pesce, si sentis7
001-012 Prefazione.indd 7
07/05/21 10:22
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
se travolgere dagli attacchi di nausea proprio quando la cucina del coniuge era incentrata sui prodotti ittici. La nausea era accompagnata da gastrite, attacchi di acidità e reflusso. La sua vita era diventata “un inferno”. È facile vedere, come ricorda Besana più volte, la grande analogia tra lo stomaco, l’Atanor degli alchimisti, e il suo rapporto con il fuoco (l’acido). Lo stomaco, come contenitore, è anche il simbolo dell’utero: ogni cibo lo feconda. Ciò che mangiamo viene a far parte di noi, del nostro sangue, diventerà “carne della nostra carne”. È questo che non voleva la mia paziente: far entrare nel suo femminile il cibo del marito, il suo odore, la sua vicinanza, il suo affetto e soprattutto la sua aggressività. Mentre la ragione le diceva “devo andare d’accordo con lui, non posso rifiutarlo, se non mangio si offende”, la nausea esprimeva la rabbia, il rifiuto, la voglia di allontanare i suoi alimenti. Il pesce, che per lei è sempre stato il suo piatto preferito, cucinato dal marito diventava un nemico, un aggressore; così giorno dopo giorno, la nausea e la voglia di vomitare aumentavano sempre più. Si rimane sempre sorpresi delle mancate reazioni nei confronti dei nostri aggressori, come accadeva alla mia paziente. “Sono una persona gentile, non perdo mai la pazienza e preferisco evitare lo scontro”. Si dice di una persona, quando ha un carattere aggressivo, silenzioso, distaccato, quando le sue parole feriscono di continuo, che è “acida”. Il linguaggio comune coglie spesso delle analogie tra gli organi del corpo e le caratteristiche psicologiche. Insomma l’acidità non è soltanto un fatto biochimico dello stomaco, ma è anche un vero e proprio stato mentale. Ho visto nel mio lavoro di psi8
001-012 Prefazione.indd 8
07/05/21 10:22
Prefazione
coterapeuta tanti casi in cui la modifica del carattere o l’allontanarsi da un modo di essere, ha aperto la porta a disturbi psicosomatici. La cosa singolare è che Marina restava a tavola con il marito molto a lungo “più che altro per rispetto nei suoi confronti”, ma come lui andava in cucina a prendere gli altri piatti, lei, senza farsi vedere, nascondeva il cibo per buttarlo poi nella pattumiera. Il suo volto esprimeva tranquillità, una capacità di sopportazione stoica, un formalismo che teneva in piedi la relazione senza sussulti, ma il suo stomaco bruciava di dolore e, attraverso la nausea, parlava al suo posto. I rifiuti non espressi, via via che si cronicizzano diventano, come scrive Besana, veri e propri disturbi. Interessante in questo senso la storia di Alda, 57 anni. “Quelle parole non le ho mai digerite. Mio marito mi ha detto che, da quando sono in pensione, dipendo totalmente da lui. Che per lui sono diventata un peso morto”. Parole che entrano nella nostra coscienza, che invadono il nostro spazio interiore. A volte diventano mattoni, pietre, che si depositano nella nostra mente e… non vanno più via. Riaffiorano, magari anche dopo mesi, se non anni. “Non le dico dottore quanto la ferita si riapre e si mette a sanguinare, ogni fine mese, quando devo chiedergli i soldi per far andare avanti la casa, per comprarmi una borsa, i vestiti. Prima lavoravo: ero una donna indipendente”. Ogni volta, le parole che ci diciamo sono come un cibo, un alimento: possono farci gioire, nutrirci di serenità, di affetto, di coccole, oppure possono essere indigeste, andare su e giù nella nostra psiche, diventare vampiri che ci tolgono energia. Soprattutto ci 9
001-012 Prefazione.indd 9
07/05/21 10:22
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
legano, ci convincono che noi esistiamo solo per “vomitare la rabbia” che ci fanno sentire. “Ogni giorno sono litigate furiose… Non vedo l’ora di rinfacciargli tutto quello che mi ha fatto, quando mi ha costretto a lasciare il lavoro (dove guadagnavo più di lui), perché dovevo viaggiare ed ero poco in famiglia”. Alda ogni volta che pranza con lui, finisce per litigare e i pasti si interrompono quasi sempre a metà. Subito dopo partono i bruciori di stomaco, i rigurgiti, l’acidità sempre più intensa e i pensieri… Non c’è disagio della digestione che non sia accompagnato da pensieri di impotenza, di rabbia, di odio, di frustrazione. È interessante il linguaggio metafisico usato dai pazienti che spesso dice le cose al posto nostro. “La sua presenza mi dà fastidio, quando non c’è sono serena, ad esempio quando sono con le mie amiche. I nostri rapporti sono diventati acidi e lui è per me come un mattone. Prima c’era sempre stata una bella sessualità tra noi. Adesso, se si avvicina, mi viene voglia di vomitare”. L’impasse consisteva in questo: da un lato lei doveva dipendere da suo marito (con i soldi della pensione non poteva essere autosufficiente), dall’altro Alda amava l’indipendenza, “fare la spesa e i regali ai figli”, cosa che prima poteva fare col suo stipendio. La rabbia che provava era il sintomo del conflitto tra dipendenza e indipendenza, come sempre accade nei disturbi digestivi. La bocca ci fa sentire sempre bambini: è lei che ci ha fatto succhiare il latte… ma poi impariamo a mangiare da soli e diventiamo grandi, adulti, autosufficienti. I soldi che il marito le dava, facendoglielo notare, erano come un nutrimento indigesto, dopo quelle parole che lei non aveva più dimenticato. “Adesso tu dipendi 10
001-012 Prefazione.indd 10
07/05/21 10:22
Prefazione
da me” era per lei un vero e proprio schiaffo morale, alimentare e digestivo… Così digerire certe parole ci può ferire incredibilmente. “Guardi dottore, io certe cose non le mando giù”: è un modo di dire che riflette molto bene la “rabbia digestiva” che proviamo nei confronti di certe emozioni, legate a frasi o a comportamenti che ci hanno fatto male. Giulio, 35 anni, ha avuto l’ulcera quando ha scoperto che la moglie, che considerava la vera regina della casa, lo tradiva. “Mi si sono strozzate in gola le parole che mi hanno annunciato che aveva un altro”. Da allora gastrite cronica e poi ulcera. Certe frasi acidificano lo stomaco, come certe scottature, come delle lame taglienti che entrano nel petto. La soluzione è vedere l’altro lato di noi stessi. “Sì, io sono quello che è stato ferito, ma sono anche altro…”. Mai fissarsi sul trauma. Ogni volta che ci arriva il dolore, la rabbia, fate come Goethe, che chinava la testa, chiudeva gli occhi e immaginava un fiore. Un fiore che partoriva nuovi petali, altri fiori… Ognuno di noi ha nel cervello i centri della fioritura: fermarsi sul trauma li inibisce. L’immaginazione ci porta a utilizzare risorse creative che ci portano via dalle brutte parole che ci hanno ferito. Non c’è solo l’Alda che dipende dal marito, come lei era solita ripetersi. Non c’è e non ci deve essere la lotta per affermare la propria indipendenza e le parole che ci hanno detto una, due, tre volte non durano per sempre. A patto che non ci identifichiamo con la “donna fallita”, come Alda si ripeteva. No, c’è una donna che fiorisce… sempre. Si tratta di volgere lo sguardo altrove e di immaginare un fiore, come faceva Goethe. Spostare lo sguardo dai fatti che ci hanno ferito è la prima vera cura. Allora si digeri11
001-012 Prefazione.indd 11
07/05/21 10:22
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
scono anche i sassi! Nel suo bellissimo lavoro Besana ci rivela che vedere il simbolismo nei disturbi di stomaco e intestino apre le porte alla psicologia del rito, del mito, dell’immaginario. Come non vedere nella colite ulcerosa la lotta con le “parti sporche”, con pensieri che la coscienza non vuole accettare? La pancia sa cose che la nostra mente ignora, il ventre è la terra in cui sono immerse le nostre radici più antiche e per questo conosce la vita più del nostro cervello. Così la pensava Groddeck, il padre della psicosomatica, il medico della Saggezza, cui devo tantissime delle mie conoscenze. Rivedere in chiave psicosomatica i disagi dell’apparato digerente significa penetrare nel linguaggio degli organi e scoprire di volta in volta quanto di “primordiale” abita dentro di noi. Il libro di Fiorenzo parla a tutti i medici, affinché possano diventare oltre che esperti di scienza, anche conoscitori dell’anima. Questa è la psicosomatica, questo è il risultato del lavoro appassionato dell’autore che trovate condensato in queste pagine. Raffaele Morelli
12
001-012 Prefazione.indd 12
07/05/21 10:22
Introduzione A un certo punto della mia esperienza professionale, sono stato spinto, dapprima dalla curiosità, poi da una profonda convinzione, a ritenere che l’impostazione maturata in diversi decenni, quanto appreso dai pazienti e dal confronto con i miei colleghi fosse in realtà una visione limitata. Oltre a un approccio specialistico ho da sempre ritenuto e cercato di praticare una medicina olistica, purtroppo sempre più dimenticata da una disciplina medica super specialistica, che ha abbandonato quasi totalmente la fondamentale e lungimirante concezione ippocratica di curare il malato e non la malattia. Se vado a riprendere i testi e gli insegnamenti dei miei primi maestri (nel lontano 1980, anno della mia laurea), da sempre molte patologie gastroenterologiche venivano per alcuni aspetti diagnosticate
013-022 Introduzione.indd 13
07/05/21 10:38
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
come malattie non soltanto organiche, ma “psicosomatiche”. Tuttavia questa era una definizione di comodo, che sentivo non pienamente soddisfacente. Ecco allora, forse per avvenimenti sincronici, l’impulso di frequentare l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica dove, in un’ottica distante anni luce dalla mia formazione, ho scoperto che c’era dell’altro. Tutto questo ha prodotto in me profondi cambiamenti che sempre di più mi accompagneranno nella mia vita e nella mia professione. Indubbiamente negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a cambiamenti epocali del volto della gastroenterologia, sia sotto l’aspetto diagnostico che terapeutico. Basti pensare agli obsoleti esami radiologici che permettevano di intravvedere solo lesioni organiche di notevoli dimensioni, ai primi esami endoscopici che fornivano immagini di pochi centimetri (con le quali ho iniziato le prime esperienze da specialista) alla magnificenza della video-endoscopia negli anni ’90. Contemporaneamente si è passati da terapie poco più che empiriche, come il bicarbonato, a potenti farmaci, gli H-2 antagonisti e poi agli inibitori di pompa, che in effetti hanno abbassato drasticamente la percentuale di pazienti che, inevitabilmente, dovevano essere sottoposti a interventi chirurgici, con il risultato di una qualità di vita non del tutto soddisfacente. Ricordo che alcuni colleghi, intravvedendo un nesso causale tra ulcere peptiche e interferenza con il sistema nervoso (forse anche psichico, ma non certamente come posso adesso concepirlo), avevano realizzato degli interventi di vagotomia ritenendo che, bloccando l’attiva14
013-022 Introduzione.indd 14
07/05/21 10:38
Introduzione
zione neurologica del nervo vago, vi fosse una riduzione della fisiologica produzione di acido cloridrico, incidendo così sulla patologia, secondo l’assioma “no acido, no ulcera”. Tuttavia, in uno studio a cui avevo collaborato (1983), l’intervento sulla distanza non era in grado di tutelare in modo soddisfacente dal rischio di recidive; da qui l’intento di insistere con le terapie farmacologiche dell’epoca, riservando la metodica ai soli casi di reale intrattabilità e alle purtroppo frequenti complicanze del post-intervento. Nell’evoluzione delle conoscenze cliniche, verso la metà degli anni ’80 la scoperta dell’Helicobacter pylori in seguito ad un evento casuale (la dimenticanza di alcune piastre contenenti succhi acidi che, fino ad allora, erano ritenuti sterili per definizione) da parte degli scienziati Warren e Marshall, fece esultare la classe medicoscientifica, che riteneva di avere trovato la causa fondamentale delle lesioni ulcerose. In verità i due ricercatori australiani non furono i primi a scoprire il batterio ritenuto responsabile dell’ulcera, perché per la prima volta venne isolato nel 1893 da un medico italiano, Giulio Bizzozero, nello stomaco dei cani. Così per anni si ritenne di poter incidere in modo determinante su alcune patologie gastriche ma, successivamente, si evidenziò che molti individui “sani” erano portatori del germe e che un buon equilibrio fra potere patogeno del microrganismo e difese immunitarie del soggetto garantivano normalmente un’adeguata protezione senza l’insorgenza di sintomatologia. La patologia digestiva si manifesta attraverso una serie 15
013-022 Introduzione.indd 15
07/05/21 10:38
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
di sintomi variamente associati tra loro, che molto spesso non hanno niente di specifico, potendo essere legati a molteplici cause; infatti un’elevata quota dei disturbi riferiti all’apparato digerente manca di qualsiasi substrato organico, per cui i disturbi riferiti vengono identificati come funzionali o secondo la classica concezione causaeffetto “psicosomatici” (termine che ovviamente non trova piena corrispondenza con la visione di Riza, che vi presento in questo libro). Queste considerazioni giustificano l’incertezza che avvolge la terapia di molte problematiche gastroenteriche, anche se si è riusciti, nella stragrande percentuale dei casi, ad evitare soluzioni chirurgiche e a fornire una migliore qualità di vita ai pazienti. Le terapie sono essenzialmente sintomatiche, specie nelle situazioni acute, mentre è più difficile una guarigione con assenza di recidive specialmente stagionali (primavera e autunno). In base alle diverse esperienze cliniche, tutti gli specialisti sono concordi nel ritenere che molte patologie gastroenteriche abbiano alla base un’abnorme situazione psichica o comunque siano da questa peggiorate. Del resto è noto con quale frequenza i conflitti e le tensioni emotive vengano somatizzati a livello del tubo digerente e, per questi motivi, talvolta i pazienti vengono avviati all’utilizzo di psicofarmaci e a una psicoterapia. Fatto questo breve excursus sulla mie esperienze basate esclusivamente su una visione prettamente organicistica (causa-effetto), che non rinnego, ma che ora non ritengo più esaustiva, tramite gli insegnamenti appresi presso l’Istituto Riza ho iniziato a concepire la lettura del cor16
013-022 Introduzione.indd 16
07/05/21 10:38
Introduzione
po anche secondo un modello simbolico, con l’obiettivo di porre sempre al centro il paziente, considerando inscindibile il rapporto corpo-psiche. Jung lo spiega attraverso la teoria di sincronicità come forma di conoscenza interiore coincidente con l’affiorare di immagini a distanza, ossia riconoscendo l’evento sincronico, quando non c’è un nesso di causalità (per cui un fenomeno non è la conseguenza dell’altro), ma dove i due piani, fisico e psichico, coesistono. Tutto questo risulta fondamentale nella visione psicosomatica, in quanto ciò che accade nel corpo accade nella mente e viceversa, nel medesimo tempo, con lo stesso significato. Da qui comprendiamo un nuova interpretazione dei sintomi dove organi, apparati, ma soprattutto l’unità psiche-soma, esprimono tutte le nostre modalità di stare al mondo secondo il principio fondamentale della dimensione d’organo. Il corpo con i suoi sintomi ci parla dei disagi interiori, cercando di farci capire ciò che è indicibile a parole. Come diceva infatti Oscar Wilde: “Nulla è più profondo di ciò che appare in superficie”. Il disturbo che accusiamo cerca di parlarci con un “linguaggio” che spesso non è traducibile solo in base al rapporto di causa ed effetto ma, come vedremo nelle successive descrizioni, attraverso percezioni emotive, immagini, sogni e soprattutto mediante simboli che molto spesso non siamo in grado di interpretare. Solo se interveniamo in modo più ampio ed articolato possiamo cercare di comprendere il simbolo nei suoi molteplici significati che, come del resto il sintomo, al 17
013-022 Introduzione.indd 17
07/05/21 10:38
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
contempo rivela e nasconde le patologie. Inoltre “simbolo” nel suo significato letterale (symbolus = accostamento) è qualcosa che unisce, in questo caso conscio e inconscio. Se ci accostiamo al corpo solo con la logica, cogliamo l’aspetto superficiale, mentre la concezione analogica ci fa comprendere la conversione del sintomo organico in un processo psichico. Il linguaggio analogico parla per sensazioni, percezioni e immagini, non conosce il rapporto spazio-tempo e rispetto alla sola razionalità ci fa cogliere il rumore di fondo dell’inconscio individuale e collettivo, per cui possiamo considerare tutto il corpo come “un grande simbolo della mente”. Jung parla di Unus Mundus ossia di un mondo unico, dove psiche e materia non si differenziano in quanto l’esistenza umana è sia psicologica che biologica. All’interno dell’organismo vivente non esistono produzioni che siano strettamente psichiche e produzioni che siano strettamente corporee, ma c’è un’unione dei due poli; da qui il concetto di un sé psicosomatico, secondo Riza, ossia un sé (la psiche totale) incarnato e non solo trascendente (come lo concepiva Jung), che si configura come momento di contatto tra l’energia (materia) dell’universo e il psicosoma dell’uomo. L’inconscio si esprime attraverso simboli, analogie e metafore, rispetto al linguaggio della coscienza, del Logos, che è basato sulla spiegazione e il ragionamento. Se consideriamo un corpo senza mente (come lo considera la medicina allopatica) tutte le funzioni somatiche sono solo automatismi: lo stomaco digerisce, l’intestino espelle, il cuore è una pompa... Sotto l’aspetto analogico 18
013-022 Introduzione.indd 18
07/05/21 10:38
Introduzione
dobbiamo considerare il legame con gli aspetti psichici e non separare mai i processi psichici dagli eventi fisiologici. È così che l’apparato digerente non elimina solo i rifiuti del corpo (le feci) ma anche quelli mentali (ovvero “feci” della mente). La diarrea può essere considerata una “ideorrea”, cioè parti mentali ritenute sporche da eliminare. Oppure, il non formarsi delle feci potrebbe essere considerato una mancata integrazione, una non compattezza del pensiero. Da queste premesse comprendiamo che se l’intestino non riuscisse a scaricare questo materiale, potrebbero verificarsi delle psicopatologie e indurci a ritenere che talvolta la risoluzione del sintomo possa addirittura rappresentare un rischio per il paziente. Infatti, per la duttilità dei processi inconsci, potremmo assistere al passaggio da una forma sintomatica ad un’altra, in quanto la stessa operazione può essere condotta da altre funzioni o organi. Così il terapeuta dovrà andare al di là della classica concezione clinica/organicistica del sintomo puramente somatico, per comprendere il disagio interiore del paziente. Sulla base di queste considerazioni ho iniziato ad analizzarlo sia sotto il profilo clinico che simbolico. Come si muove, si veste, la postura, le metafore che esprime, i sogni, sono tutte manifestazioni della “dimensione d’organo”, ossia la condizione in cui il soggetto è calato; infatti il gastritico parla da gastritico, il colitico da colitico e così via… Pertanto la raccolta dell’anamnesi è fondamentale per 19
013-022 Introduzione.indd 19
07/05/21 10:38
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
essere centrati sul paziente in base a ciò che mette in atto in condizioni fisiologiche, ma che balza in primo piano durante la patologia, permeando di sé tutta l’unità psicosomatica. Quando un organo si ammala cambia il suo ritmo creando una distorsione funzionale, irradiando il senso della sua patologia a tutti gli altri organi e alla coscienza, per cui l’individuo (nella sua totalità) viene calato nella specifica dimensione dell’organo malato. Quell’aspetto diventa rappresentativo del modo di stare al mondo dell’ulceroso, del colitico, dell’asmatico, dello psoriasico e così via. Per esempio l’asmatico vive in una dimensione respiratoria, relazionandosi con gli altri, prestando particolare attenzione “all’aria che tira” e ad altri segni che possiamo definire impalpabili, come è appunto l’aria. Invece chi soffre di colite vivrà una dimensione intestinale di visceralità. Pertanto davanti ad un paziente che ci racconta un disagio dobbiamo pensare su quale dimensione d’organo siamo. Per esempio: qual è la funzione dell’intestino? Prende e dà, trattiene e lascia andare, assimila cose buone, pulite (cibo) ed espelle cose cattive, sporche (feci). Secondo le leggi alchemiche (in alto come in basso), il colitico compie continuamente e costantemente questo rito di “purificazione” di se stesso, talvolta con sofferenza anche estrema (come nei casi della rettocolite ulcerosa o del morbo di Crohn). Sarà allora da ricercare lo stile esistenziale del paziente e il terapeuta dovrà comunicare con questa immagine archetipica. In “Malattia e destino” Dethlefsen e Dahlke 20
013-022 Introduzione.indd 20
07/05/21 10:38
Introduzione
si interrogano sul significato delle malattie nella nostra vita. Per loro esiste solo una malattia come parte integrante della condizione patologica dell’uomo, che poi si manifesta in tante forme, accompagnando l’uomo per tutta la sua vita fino alla morte. Quelle che noi definiamo malattie sono solo sintomi di un’unica patologia che dobbiamo imparare a interpretare. Tutti i sintomi hanno un profondo significato per la vita di ognuno e rappresentano un messaggio proveniente dalla psiche che deve essere capito fino in fondo. James Hillman, il più significativo degli autori junghiani, elabora e propone il “modello terapeutico” operando una radicale revisione della psicanalisi. Lui critica il modello curativo dell’analisi nel suo complesso e introduce un concetto, che di primo acchito a tutti noi, ma soprattutto secondo la mia formazione razionale e scientifica, risulta incomprensibile: il valore “positivo” del disagio, della malattia. Sappiamo che l’analisi fondamentalmente è figlia del modello medico positivista di fine ’800/900, perché effettivamente è nata in ambiente medico con Freud e Jung che interpretavano le psicopatologie come fenomeni negativi, rendendo necessaria e obbligatoria una cura per eliminarle. Tuttavia Hillman va oltre questo concetto, affermando che il disagio non sia da estirpare, ma anzi sarebbe un moto positivo, cioè evolutivo dell’anima (anima non intesa in senso religioso, ma come psyché = soffio) quindi una soluzione, una risorsa intrinseca positiva del corpo o, come lo interpreta Riza, il migliore equilibrio che il paziente abbia trovato. Ovviamente il disagio sarebbe da 21
013-022 Introduzione.indd 21
07/05/21 10:38
Il linguaggio segreto di stomaco e intestino
risolvere, ma se invece il disagio (o la malattia) contenesse già in sé la soluzione e arrivasse perché la persona ha deviato dal suo percorso armonico? Pertanto i disagi, i disturbi intesi come moti dell’anima, ci indicano che stiamo deviando dalla rotta verso il processo di individuazione che, secondo Jung, è il fine ultimo: diventare ciò che siamo, vero senso della nostra esistenza. Muovendomi sulla base di questi nuovi insegnamenti appresi presso l’Istituto Riza cercherò di illustrare le problematiche, i disagi dei pazienti con patologie dell’apparato digerente integrando in modo inscindibile l’aspetto somatico con quello simbolico del linguaggio analogico attraverso esperienze immaginative, sogni, metafore.
22
013-022 Introduzione.indd 22
07/05/21 10:38