Le parole dei grandi saggi

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Le parole dei saggi di ogni epoca

parlano ancora oggi in modo chiaro alla nostra mente e al nostro cuore.

Sono portatrici di un sapere universale

che va al di là dei confini e delle epoche.

Abbiamo raccolto i testi di alcuni antichi pensatori che ci hanno lasciato insegnamenti preziosi per vivere meglio, liberarci dall’ansia,

dalle sofferenze, dalle delusioni e dalle paure. I consigli dei grandi filosofi greci e latini e dei maestri del pensiero orientale

sanno guidarci a osservare la realtà

con sguardo diverso, a stare nel presente,

a riscoprire valori che avevamo trascurato, a vivere ogni giornata

come qualcosa di unico e irripetibile.

Le parole dei grandi saggi per imparare a vivere meglio

RIZA

Le parole dei grandi saggi per imparare a vivere meglio

Epicuro

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RIZA

Edizioni Riza S.p.A - Via L. Anelli, 1 - 20122 Milano

“A ogni età è il momento di dedicarsi alla felicità”

Montaigne

“L’unica gloria che voglio è solo una vita tranquilla”

Lao Tse

“Chi è rigido si spezza, chi è flessibile vince sempre” 23/11/20 17:12


SOMMARIO EPICURO A ogni età è il momento di dedicarsi alla felicità pag. 8

SENECA

Diventa padrone del tuo tempo, l’unico bene che ti appartenga

pag. 22

EPITTETO

Vuoi essere libero? Non cercare ciò che non dipende da te pag. 14

MARCO AURELIO Non soffriamo per ciò che accade ma per l’opinione che ne abbiamo pag. 40

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BUDDHA

Siamo ciò che pensiamo. Tutto nasce nella mente pag. 48

LAO TSE Quando capisci che non ti manca nulla, il mondo intero ti appartiene pag. 68

CONFUCIO

Saggezza, compassione e coraggio: le tre qualità migliori dell’uomo pag. 58

MONTAIGNE L’unica gloria che voglio è una vita tranquilla pag. 78 7

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EPITTETO

Vuoi essere libero? Non cercare ciò che non dipende da te Uno schiavo che diventò maestro dell’imperatore

E Dobbiamo imparare a non farci influenzare da altre persone o da eventi esterni, ma concentrarci solo su noi stessi e sulle cose che sono sotto il nostro controllo. Per il resto occorre lasciar andare e accettare le cose come sono

pitteto nacque a Ierapoli, in Frigia (una zona attualmente parte della Turchia), attorno al 50 d.C. Schiavo fin dalla nascita, giunse a Roma come schiavo di Epafrodita (un liberto, ovvero schiavo liberato, di Nerone). A Roma frequentò la scuola del filosofo stoico Musonio Rufo. Affrancato dalla schiavitù, cominciò lui stesso ad istruire degli allievi. Dopo l’editto di Domiziano, che bandiva i filosofi da Roma, si trasferì a Nicopoli, in Epiro (in Grecia), dove aprì una scuola di filosofia che ebbe molti seguaci. Tra questi Arriano, che trascrisse le sue lezioni, riassumendole in due opere: le “Diatribe” e il “Manuale”. Fu seguace di Epitteto anche l’imperatore Marco Aurelio, che si ispirò ai suoi insegnamenti. Epitteto fu, con Seneca e lo stesso Marco Aurelio, l’esponente di quello che viene chiamato “neostoicismo”. Il “Manuale”, di cui riportiamo alcune parti, è una raccolta di precetti e consigli che riassumono i principi e le regole di vita di questa filosofia.

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Il “Manuale”: il suo pensiero in 53 punti

Riportiamo abbondanti stralci del “Manuale” (“Enchiridion”), che non fu scritto direttamente da Epitteto, ma da un allievo, che riassunse le sue lezioni in 53 punti. In questa pagina e nelle prossime pubblichiamo la maggior parte di tali punti, nell’ordine originale (tranne pochi spostamenti) ma abbiamo in parte attualizzato il linguaggio, per renderlo più chiaro. Il primo punto è comunque quello fondamentale per comprendere la filosofia di Epitteto.

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a realtà si divide in cose soggette al nostro potere e cose che non sono soggette al nostro potere. In nostro potere sono il giudizio, l’impulso, il desiderio, l’avversione e, in breve, tutte le attività che sono propriamente nostre. Non sono in nostro potere invece il corpo, le ricchezze, la reputazione, le cariche pubbliche e, in breve, ogni attività che non dipende direttamente da noi. Ciò che rientra in nostro potere è per natura libero da costrizioni e ostacoli, mentre ciò che non dipende da noi è debole, schiavo, estraneo a noi. Se desidererai le cose che per natura dipendono da altri, e considererai tuo personale ciò che in realtà ti è estraneo, sarai impedito, soffrirai, sarai turbato, ti lamenterai degli dei e degli uomini.

Se invece considererai tuo ciò che lo è veramente, e capirai quali sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare o ostacolare, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno ti potrà fare del male.

Non puntare a ciò che non è tuo Sopprimi ogni desiderio: perché se miri a qualcosa che non è in tuo potere inevitabilmente fallirai. Se punti ad avere dignità e ricchezze, rischi di non avere nulla, perché se rincorrerai le ricchezze senza preoccuparti di crescere interiormente, non otterrai il tuo scopo. Solo attraverso l’accrescimento di se stessi si può godere di felicità e libertà. Ricordati di dare il corretto valore alle cose che ti servono, che ami o che ti piacciono, incominciando dalle più piccole. Se ami un oggetto devi dire a te stesso: non è che un oggetto; per cui, se si rompe, non ne proverai dispiacere. Nella stessa maniera, quando abbracci tua moglie, o un fratello, o un amico, pensa che essi sono mortali; in modo che, se essi muoiono, tu non ne resti turbato. Nella vita, così come come quando arrivi in un porto durante un viaggio per mare, potrai soffermarti a raccogliere le cose che ti piacciono, niente vieta che tu possa prenderle e godertele. Ma quando il timoniere ti chiama, corri subito alla nave senza voltarti, lasciando stare ogni altra cosa, per riprendere il tuo viaggio.

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BUDDHA

Siamo ciò che pensiamo. Tutto nasce nella mente La sofferenza e l’odio si formano nei nostri pensieri; la brama di ciò che non è essenziale offusca la mente; dobbiamo liberarci dall’attaccamento alle cose vane; la gioia nasce dall’agire bene

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La giovinezza di Siddharta e il suo brusco risveglio

a vita di colui che fu chiamato Buddha (“il risvegliato”, “l’illuminato”) è avvolta nella leggenda. Non è neppure certo il suo anno di nascita, che si tende fissare al 560 a.C. Era il figlio primogenito del sovrano di uno staterello vicino al confini col Nepal. Fu chiamato Siddharta Gautama (quest’ultimo era il nome della famiglia), ma venne denominato in seguito anche Sakyamuni, ovvero “il saggio dei Sakya”, la stirpe a cui apparteneva. Da giovane visse tra gli agi,

sempre rinchiuso a corte. Secondo la leggenda il suo risveglio cominciò a 29 anni, quando, uscendo di nascosto dal palazzo e vagando per le strade si rese conto delle sofferenze che affliggono gli uomini. Incontrò la prima volta un vecchio cadente, la seconda un malato e la terza un funerale. La quarta volta vide un monaco mendicante che gli apparve sereno e distaccato. Meditando su questi incontri, decise di cambiare totalmente vita; di notte, di nascosto, lasciò la corte, la moglie e il figlio.

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La pace viene da dentro. Non cercarla fuori Gli insegnamenti di Buddha furono tramandati per via orale e solo più tardi trascritti. I libri sacri del buddhismo sono i cosiddetti “canoni”, tre raccolte di testi in tre lingue diverse: pali (antico idioma indiano), cinese e tibetano, che ispirano tre differenti correnti buddhiste. In queste pagine riportiamo parti del “Dhammapada”, un testo che ci rivela, con le stesse parole del Buddha che furono tramandate, una sintesi dei suoi principi. La prima parte è chiamata “Versi gemelli” perché è formulata con frasi che si contrappongono una all’altra.

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utto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia, come la tua ombra ti segue, inseparabile.

«Mi ha insultato, mi ha aggredito, mi ha ingannato, mi ha derubato.» Se coltivi questi pensieri vivi immerso nell’odio. «Mi ha insultato, mi ha aggredito, mi ha ingannato, mi ha derubato.» Lasciando questi pensieri ti liberi dell’odio.

In questo mondo l’odio non può porre fine all’odio. Solo l’amore è capace di estinguere l’odio. Questa è la legge eterna. In questo mondo tutti siamo destinati a morire. Ricordandotene, come puoi serbare rancore?

Con la stessa facilità con cui il vento sradica un fragile albero le tentazioni trascinano chi è alla ricerca

del piacere, chi è avido, pigro e debole. Ma, come il vento non riesce ad abbattere una montagna, nessuna tentazione scuote chi è desto, energico e vive semplicemente.

Se la tua mente non è limpida, se sei insincero e incapace di controllarti, invano indossi l’abito del monaco. Se la tua mente è limpida, se sei sincero e padrone di te, ben ti si addice l’abito del monaco.

Confondendo l’essenziale e l’inessenziale perdi di vista la tua vera natura e coltivi vani desideri. Riconoscendo l’essenziale e l’inessenziale ritrovi la tua vera natura e arrivi all’essenza.

Come la pioggia entra in una capanna col tetto non ben impagliato, così le passioni si insinuano in una mente inconsapevole. Ma la mente consapevole è come la capanna dal tetto ben impagliato.

Chi fa del male soffre in questo mondo e nell’altro. Chi fa del bene gioisce in questo mondo e nell’altro.

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LAO TSE

Quando capisci che non ti manca nulla, il mondo intero ti appartiene Alla base del Taoismo c’è il testo Tao Te Ching, “Il libro della via e della virtù”, che sovverte il nostro modo comune di pensare e ci invita a lasciar scorrere il naturale corso degli eventi, seguendo il Tao, il principio di tutte le cose

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Una figura leggendaria

econdo alcuni studiosi Lao Tse non è un personaggio realmente esistito. La sua vita è stata narrata da leggende antiche. Di lui si racconta che fosse un bibliotecario molto saggio, che non creò una vera e propria scuola ma che era stimato da tutti per la sua sapienza. Si narra che abbia incontrato anche Confucio e gli abbia trasmesso alcuni insegnamenti. Già anziano, scontento della violenza e dei disordini che imperavano nel territorio in cui viveva, decise di andarsene,cavalcando un bufalo (infatti nell’iconografia

tradizionale Lao Tse viene rappresentato come un vecchio con una lunga barba, a cavallo di un bufalo). Mentre stava per attraversare il confine per lasciare lo stato in cui viveva, un guardiano lo riconobbe e gli chiese di lasciare, prima di andarsene, un testo che potesse trasmettere il suo pensiero. Così scrisse il Tao Te Ching, su tavolette di legno di bambù. Poi Lao Tse si allontanò e non si seppe più niente di lui. Secondo altre leggende, vagò ancora per il mondo a convertire genti al suo pensiero.

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Seguire il Tao, la Via

Il fondatore del Taoismo, secondo la leggenda, fu Lao Tse (il nome con cui è più noto, oltre a Lao Tze o Lao Tzu, ma oggi si preferisce Laozi, più fedele al cinese), vissuto forse nel sesto secolo a.C. L’unica opera che gli viene attribuita è il Tao Te Ching (o Daodejing), titolo che si può tradurre come “Il libro della via e della virtù”. È un testo molto breve: 81 capitoletti, ciascuno di pochi paragrafi. Però è molto denso di concetti, non sempre di facile interpretazione, e quindi oggetto di diverse interpretazioni e traduzioni. Al centro di questa dottrina c’è il Tao (tradotto come “La Via”, ma dal significato più vasto) considerato il principio di tutte le cose e origine del cosmo. Il Tao genera i processi ciclici dell’esistenza di tutte le creature e regola l’armonia dell’universo. Seguire la via (seguire il Tao) vuol dire adeguarsi all’andamento naturale delle cose, vivere saggiamente e non soffrire. Il testo è ricco di contenuti, espressi spesso in forma enigmatica e attraverso paradossi. Lasciamo la lettura integrale a chi fosse interessato ad approfondire il tema; in queste pagine riportiamo numerosi capitoli, o brani di essi, nell’ordine in cui si trovano nel libro, in una versione attualizzata. Il saggio può agire senza fare niente e insegnare senza dire una parola. Egli ha senza vantare il possesso, agisce senza alcuna aspettativa. Le cose appaiono e le lascia apparire; le cose scompaiono e le lascia sparire. Compiuta la sua azione, si ritira. Per questo dura per sempre.

Quando l’azione è pura e disinteressata tutto si sistema nell’ordine esatto.

Il saggio si pone all’ultimo posto e si ritrova al primo. Non dedica nessun pensiero a sé, e tutte le sue necessità vengono soddisfatte.

Il liquido trabocca se riempi troppo la tazza. Se affili molto il coltello è più facile che si smussi. Un palazzo colmo d’oro e di gemme è difficile da

proteggere. Chi è ricco e orgoglioso si procura da solo la sua rovina. Quando hai portato a termine l’opera, fai un passo indietro; questa è la Via del cielo.

Trenta raggi formano una ruota, ma è il foro centrale che le permette di funzionare. Noi modelliamo l’argilla di un vaso, ma è il vuoto al suo interno che lo rende utilizzabile. Costruiamo le porte e le finestre, ma è il loro spazio vuoto che ci serve. L’essere è l’oggetto e il non essere è ciò che lo rende utile.

Ricercare a fatica beni preziosi ostacola la nostra crescita. Il saggio osserva il mondo con gli occhi esteriori, ma si affida alla propria visione interiore. Preferisce ciò che è dentro a ciò che è fuori.

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MONTAIGNE

Chi teme di soffrire, soffre già perché teme Di Montaigne circolano in Internet decine e decine di aforismi e massime celebri. I suoi “Saggi” infatti contengono numerose frasi particolarmente espressive che si prestano a essere estrapolate. Molti degli aforismi più noti li abbiamo già riportati nelle pagine precedenti, nel contesto in cui sono inseriti nei “Saggi”, e quindi più chiari nel loro significato completo. Qui citiamo altre massime di Montaigne tra le più significative. A chi mi domanda il motivo dei miei viaggi, rispondo che so bene quello che sfuggo, ma non quello che cerco.

Se mi contraddici, risvegli la mia attenzione, non la mia collera.

Le donne hanno ragione a ribellarsi contro le leggi, perché noi le abbiamo fatte senza di loro.

Non c’è conversazione più noiosa di quella dove tutti sono d’accordo.

L’onore che riceviamo da coloro che ci temono, non è onore.

C’è bisogno di orecchi molto resistenti per sentirsi giudicare con sincerità.

Una vittoria non è tale se non mette fine alla guerra.

È bene viaggiare per lucidare il nostro cervello strofinandolo con quello di altri.

Il vero specchio dei nostri ragionamenti è il corso della nostra vita.

Quante cose, che ieri ritenevamo articoli di fede, oggi le consideriamo favole?

Le leggi vengono rispettate non perché sono giuste, ma perché sono leggi. È il fondamento misterioso della loro autorità.

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Non potendo regolare gli avvenimenti, regolo me stesso, e mi adatto ad essi, se essi non si adattano a me.

È una malattia tipica dell’uomo, e non si vede nelle altre creature, quella di odiare e disprezzare se stesso.

«I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie».

Non c’è niente di inutile in natura. Neppure l’inutilità stessa. Non si è introdotto in questo universo nulla che non vi occupi un posto opportuno.

Non c’è uomo, per quanto decrepito, che non pensi di avere ancora in corpo venti anni.

Ho visto nella mia vita cento artigiani, cento contadini, più saggi e più felici di molti rettori d’università.

È il godere di una cosa, non il possederla, che ci rende felici. La paura è la cosa di cui ho più paura.

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Il rispetto per gli animali

er me, io non ho potuto mai vedere senza disgusto inseguire ed uccidere una bestia innocente, senza difesa e da cui noi non riceviamo alcuna offesa. Le nature sanguinarie nei riguardi delle bestie rivelano una naturale propensione alla crudeltà. Non è per un vero ragionamento, ma per una folle superbia e ostinazione che ci mettiamo al di sopra degli altri animali e ci sentiamo diversi dalla loro condizione. Quale delle nostre facoltà non troviamo nelle opere degli animali? C’è forse un governo regolato con maggior ordine, distribuito in più incarichi e uffici diversi e mantenuto con più fermezza di quello delle api?

Io mi sono imposto di osar dire tutto quello che oso fare.

Ritengo tutti gli uomini miei compatrioti, e abbraccio un polacco come un francese: metto il legame nazionale dopo quello universale e comune. Non sono un patito della dolcezza del paese natale.

La povertà di beni è facile a guarire, la povertà dell’anima, impossibile.

Quando ballo, ballo, quando dormo, dormo; e quando passeggio da solo in un bel giardino, se i miei pensieri vanno a occuparsi per un certo tempo di circostanze estranee, per un altro po’ di tempo li riconduco alla passeggiata, al giardino, alla dolcezza di quella solitudine, e a me stesso.

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