Lezioni di felicità

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L’arte di prendersi cura di sé

L’arte di prendersi cura di sé Raffaele Morelli Raffaele Morelli lezioni di felicità

Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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La felicità non è una meta lontana o faticosa da raggiungere: è già qui, sotto i nostri occhi; non la vediamo perché viviamo risucchiati nel passato o proiettati nel domani. In realtà la gioia esiste solo nell’adesso, nelle azioni che stai facendo ora. Per trovare la felicità non servono sforzi e fatica, non dobbiamo ottenerla da qualcuno o da qualcosa: è già naturalmente dentro di noi; dobbiamo solo imparare a scorgerla, ad accoglierla e a viverla. Sei felice davvero quando fai quello che sai fare, quando esprimi i tuoi talenti e lasci che il tuo fiore sbocci a modo suo, e non come decidi tu. Felicità non è realizzare il tuo programma preconcetto di vita, ma lasciar affiorare funzioni che ancora non sai di possedere, e che ti permetteranno di realizzarti secondo il progetto iscritto dentro di te.

Raffaele Morelli

lezioni di felicità

Le sei mosse indispensabili per ritrovare subito la gioia di vivere

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Le sei mosse indispensabili per ritrovare subito la gioia di vivere

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Lezioni di felicità A cura di Davide Mosca Grafica di copertina: Roberta Marcante © 2018 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.

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Indice prefazione • Siamo costruiti per essere felici.................................. 7

prima lezione • La gioia non è altrove ma qui con te:

impara ad accoglierla............................................... 11 seconda lezione • Non rinviare a domani

la felicità che puoi avere oggi................................... 41 terza lezione • Tutto ciò che ci serve per essere felici

è già presente in noi.................................................. 59 quarta lezione • Nel vuoto di pensieri

ti accorgi di essere felice.......................................... 87 quinta lezione • Che vita sarebbe senza difficoltà?

Non cresceremmo................................................... 115 sesta lezione • Siamo felici quando facciamo le cose

per cui siamo nati................................................... 145

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prefazione

Siamo costruiti per essere felici La felicità è come il sole: è uno stato luminoso ed energetico che da un lato ti fa fiorire e maturare e dall’altro attraversa a fatica le nubi delle false convinzioni che talvolta offuscano il tuo atteggiamento mentale. Il sole non si raggiunge, è lui a raggiungere noi. E lo fa ogni giorno, indipendentemente dalla nostra volontà. Con la felicità accade lo stesso. Per raggiungerla non ci sono decisioni da prendere, aspetti da migliorare o ragionamenti da fare: una pianta si orienta spontaneamente verso il sole senza chiedersi se fa bene o fa male. È progettata per farlo, così come noi siamo costruiti per la felicità, che coincide con la nostra naturale e piena realizzazione. I problemi nascono, per lo più, a causa della nostra mentalità. Spesso infatti ci diamo da fare nella convinzione che la felicità dipenda da qualcosa che è al di fuori di noi. Invece è già qui con noi, come il sole. La felicità pertanto dipende da come guardiamo le cose: se non cambiamo prospettiva non possiamo riconoscerla, e quindi accoglierla nella nostra vita. 7

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Lezioni di felicità

Felicità fa rima con spontaneità, ed è uno stato naturale, che produciamo incessantemente se non lo disturbiamo inseguendo falsi obiettivi. I sogni, le svolte dell’esistenza, i “colpi di fortuna” si realizzano proprio quando smettiamo di fare sforzi, di perseguire gli scopi che ci siamo messi in testa. In ogni istante, mentre rincorriamo pensieri, progetti e obiettivi, restano sempre attive in noi le centraline del piacere e della gratificazione, che secernono endorfine e neurotrasmettitori, tali da attivare uno stato di benessere e felicità.

Allenati a far spazio alla gioia Sbagliamo profondamente, quindi, quando pensiamo che la felicità richieda fatica e che dobbiamo meritarcela, puntando a migliorare noi stessi. Tutte le volte in cui ci accusiamo e ci critichiamo, ci stiamo allontanando dalla felicità naturale, proprio perché, correggendoci, non accettiamo quel che naturalmente siamo. Rifiutiamo il progetto originario del nostro seme, l’unico che può farci realizzare al meglio. E ce ne allontaniamo anche quando ragioniamo troppo sulla nostra vita, sulla storia, sul passato e sul futuro. Solo adesso possiamo essere felici. È un errore cercare di riprodurre gli istanti magici che abbiamo già vissuto: la gioia formato deja-vu è sempre deludente, fuori tempo, forzata. Così come è assurdo “progettare” la felicità. 8

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Prefazione

La gioia è prima di tutto stupore: nasce dal nuovo e detesta le minestre riscaldate, i progetti standard, le costrizioni e gli artifici. Una vita felice è piena di cose inaspettate. Ma per riconoscerle occorre avere un occhio aperto e pronto: non è vero che le novità non accadono, siamo noi a renderci incapaci di vederle. Il nostro sguardo interiore si è adattato a una gamma di cose che la mente comune ritiene importanti e mette a fuoco solo quelle, lasciando sullo sfondo tutto il resto. Cambiare sguardo, allora, è il passo fondamentale per “avvistare” la felicità. È importante allenarsi a notare ogni giorno le novità che continuamente accadono. In questo modo vedremo aprirsi nuove vie e prospettive impensate. Questa è la condizione essenziale per far nascere le soluzioni migliori e spalancare le porte alla felicità. Infatti la gioia non dipende da qualcosa o qualcuno; nessuno ce la può regalare, perché viene da dentro. Dobbiamo solo imparare a percepire e fare spazio alle forze innate che ci conducono in quella direzione. Per familiarizzare i lettori con questo segreto vitale abbiamo deciso di compilare in questo libro una sorta di dizionario della felicità, varie voci e diverse possibili declinazioni della gioia, affinché si possa facilmente riconoscerla, assecondarla in ogni fase e accoglierla nella nostra quotidianità. Perché la felicità è il più bel mestiere del mondo, e l’unico per cui tutti sono portati. 9

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prima lezione

La gioia non è altrove ma qui con te: impara ad accoglierla La felicità non richiede sforzi e fatica: non dobbiamo cercarla fuori di noi, meritarla, vincerla, pescarla con un colpo di fortuna… Sboccia naturalmente dentro di noi: dobbiamo accoglierla e viverla. Non siamo noi a crearla, ma è lei a creare noi.

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La felicità è consapevolezza

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utti vogliono essere felici, ma pochi ci riescono. Perché? «L’uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà felice, immediatamente, nello stesso istante…» scrive Dostoevskij ne “I demoni”. Che cosa voleva dire il grande scrittore russo? Che la felicità è già presente dentro di te, ma tu guardi altrove. Molti paragonano la felicità a una meta distante e indicano la strada per arrivarci: il lavoro, lo sforzo, il successo, il potere, la ricchezza, la fama… Ma la felicità non è un traguardo lontano, bensì una fedele compagna di viaggio di cui il più delle volte nemmeno ci accorgiamo. Per trovare la nostra via occorre innanzi tutto modificare lo sguardo. La felicità, infatti, non è una meta, ma anche e soprattutto la strada per arrivarci. E per arrivarci ogni giorno, anzi in ogni momento. La gioia buona, quella che ci porta a compimento, quella che ci fa camminare a un metro da terra, non dipende certo dall’esterno, dai successi o dagli insuccessi, dai soldi o dal prestigio, dall’accumulo o dalla perdita di beni materiali: l’anima è 12

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Prima lezione

contenta quando realizza la propria natura. Tutto qui. Ecco perché talvolta ci sentiamo gioiosi senza apparente motivo! È un buon segno, significa che la nostra anima è appagata, anche se all’apparenza non abbiamo fatto o ottenuto nulla di che. Il primo passo - in realtà già risolutivo di per se stesso - per incontrare la felicità è dunque capire l’errore di prospettiva che ci ha spinto a sbagliare percorso, ossia il fatto di pensare che ci sia un percorso prestabilito ed esterno da affrontare, considerando di conseguenza la vita una gara a ostacoli e la gioia un premio. Gettato questo paraocchi, siamo pronti per cominciare il vero viaggio, che è sempre interno. E quando parlo di viaggio non intendo certo fatica, chilometri o imprese titaniche, ma solo assecondare il nostro pilota interno. Il viaggio è qui, e si svolge indipendentemente dal nostro intervento.

La meta è qui: sei tu - La felicità è anche lungo il tragitto, anzi la felicità è il tragitto. La meta è qua. Tu sei la meta: il vero percorso è uno sguardo differente. I doni della vita sono qua. Per ciascuno di noi è pronto un sentiero felice: per trovarlo ti basta vivere seconda la tua natura autentica. Non immaginare il sentiero della gioia alla stregua di una banale autostrada con le uscite prefissate, ma appunto come una pista che attraversa boschi e praterie, 13

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deserti e montagne, oceani e vallate, campi e steppe, in altre parole tutta la grande avventura della vita. In quest’ottica ti sarà più facile comprendere anche i disagi, che sono viaggi mancati, percorsi non intrapresi, avventure snobbate, lati di te rigettati. È come se la vita ti dicesse: non accontentarti, non banalizzare quello che sei, non progettare, non limitarti. Dentro di te c’è di più. Per te c’è di più. La maggior parte delle volte quelli che a noi paiono intoppi o inconvenienti sulla strada del successo sono in realtà occasioni propizie per entrare in contatto con la nostra natura profonda, con i lati di noi che non conosciamo, con l’essenza primigenia che ci caratterizza. Nei percorsi imprevisti troviamo la nostra vera strada. Che cos’è davvero l’imprevisto? Un’identità non prevista, una sorpresa, una buona notizia. Se tu non stai bene o non riesci a fare qualcosa, forse saprà farlo o esserlo quell’altro lato di te. Se sei anche altro, sai fare anche altro. Molti vivono intrappolati nei codici del finito e della stretta contingenza, nell’illusione del meccanismo di causa-effetto, nella logica dei modelli di bellezza e realizzazione a cui uniformarsi per essere felici, salvo poi rendersi conto che non c’è gioia nella conformità. Desiderano oggetti finiti anziché l’infinito: la bella casa, la macchina lussuosa, la carriera, il seno perfetto… Sono convinti che per 14

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Prima lezione

trovare il benessere gli unici aiuti possano arrivare da interventi “concreti” e materiali. E se la gioia non arriva, ci sono le pillole. Per forza quindi non si sentono mai felici. In realtà è la dimensione mentale a modificare gli stati fisici e le situazioni esterne. Il cervello produce immagini provvidenziali che ci vengono di continuo in aiuto, ma noi le ignoriamo perché confidiamo solo nel puro cerebralismo.

Non trattarti come se fossi un oggetto Noi siamo infiniti, custodiamo i codici dell’eternità e su questi dovremmo fondare la nostra quotidianità. Chi si tratta come se fosse un oggetto, scivola inevitabilmente nelle dinamiche dell’oggetto, perdendo la magia della vita. E gli oggetti non sono felici. Sono continuamente alla mercé degli altri e degli eventi. Per questo ci sembra sempre di essere in balia del mondo esterno. La felicità non è altrove, ma qui con te: prenderne consapevolezza è il primo passo per accoglierla nella quotidianità e permetterle di agire. Tutte le vicende personali con cui ho avuto a che fare come psicoterapeuta mi hanno dimostrato che a ciascuno viene offerta l’opportunità di trovare la propria strada, spesso più volte, quasi sempre in modi che i protagonisti non avrebbero mai immaginato. 15

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Lezioni di felicità

L’importante è accorgersene, perché guardare le cose le fa accadere: lo sguardo è infatti luce che permette al seme di germinare. L’anima ha risorse illimitate e non si arrende mai nel fare quello che deve fare, ossia produrre te al meglio delle tue possibilità. La felicità non ha data di scadenza perché esistere è cambiare; cambiare è maturare; maturare è continuare a creare se stessi senza fine. La felicità consiste proprio in questo misterioso e ininterrotto processo, a cui devi solo prestare la tua attenzione. «Il nostro compito consta semplicemente nel non disturbare il processo, nell’accompagnarlo con comprensione e con perseveranza. La spinta verso l’individuazione è parte integrante della nostra natura. Diventare se stessi è, tutto sommato, il processo più naturale che si possa immaginare» scrive Marie-Louise von Franz nel libro “Animus e l’anima nelle fiabe”. Accompagnare, e non intervenire. Anche davanti alle difficoltà. I problemi, infatti, non si risolvono con l’interventismo esasperato. Se decidi tu, non può farlo l’anima. A tutto c’è rimedio, se impari a guardare l’altro lato. Altrimenti non ci sarebbero i sogni. In qualsiasi forma e in ogni momento possono comparire le occasioni che l’anima ci mette a disposizione per portarci a compimento. Molti fenomeni che in genere sottovalutiamo in 16

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Prima lezione

realtà incrementano enormemente la nostra capacità psichica, attivando la “chimica” della felicità e modificando la nostra esistenza: le immagini, i sogni, le coincidenze inspiegabili, i misteri, i talenti, gli stessi disagi, le distrazioni, le passioni e anche quella che gli antichi chiamavano la divina follia. Infatti non dobbiamo mai dimenticare che dentro di noi sono custodite le forze del cosmo, che sono sempre in azione: gli dei vengono a trovarci ogni giorno. Rendersi conto che la felicità è dentro di noi e che a noi spetta riconoscerla è quindi essenziale, perché altrimenti continueremo a cercare invano qualcosa che abbiamo già. La felicità va semplicemente vissuta e vissuta ogni giorno, così come l’aria si respira momento per momento. Non va analizzata, ricordata, spiegata, evocata - così come la vita.

Lo sguardo verso l’interno è un farmaco «Come stai?». Può essere una classica domanda rompighiaccio, un intercalare, una frase di circostanza, qualcosa con cui prendere tempo, un riempitivo o un trucco per sviare il discorso… Altre volte invece è lo spunto per iniziare una lunga confessione in cui riversiamo sugli altri quelli che crediamo siano i nostri problemi. «Guarda, è un periodo nero, mi è successo di tutto». Ma par17

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lare dei propri problemi banalizza e fraintende il mondo interno, riducendolo a chiacchiera. Solo il silenzio è creativo e allo stesso tempo terapeutico: è infatti il campo perfetto in cui la felicità può attecchire e crescere. La chiacchiera, invece, soffoca la gioia e di conseguenza ci rende aridi. Quando sei infelice, devi sapere che non stai soffrendo perché ti è accaduto qualcosa: stai male perché sei imprigionato in un cliché, in un personaggio inautentico, e qualcosa in te si ribella, a volte con forza. Per scardinare questa situazione puoi partire da quella domanda apparentemente banale, «Come stai?», per ribaltare la questione. Infatti è sempre un problema di prospettiva: la felicità dipende dal tuo sguardo. Allora il «Come stai?» diventa: guarda come stai dentro di te!

Come ti senti adesso? - Posa lo sguardo sull’interno e percepisci cosa c’è. «Come mi sento adesso? Mi sento triste, mi sento impaurito, mi sento vuoto?». È fondamentale percepire cosa c’è dentro di te ora, in questo preciso istante, altrimenti nella tua risposta si intrufola il passato o, meglio, il suo fantasma, dato che è tutto quello che puoi rievocare, essendo morto, il passato. Se a parlare è il fantasma del tuo passato significa che vivi fuori tempo, quindi fuori di te - perché tu esisti ora e soltanto ora - e perciò sei sempre in ritardo o in anticipo 18

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Prima lezione

sulla felicità. «Quanto ero felice» ovvero «Quando sarò felice» diventano i tuoi velenosi mantra. Invece la gioia è sempre gioia del momento. Che cosa c’è ora dentro di me? Se presa per il verso giusto, questa semplice domanda è uno strumento eccezionale per imparare a stare con se stessi senza giudicarsi, anzi senza dirsi proprio nulla. È un esercizio da fare più volte durante la giornata. Non chiederti: «Vado bene o non vado bene, cosa dovrei fare per migliorare?». Queste sono domande pericolose, che ti orientano verso l’esterno e verso le trappole dell’omologazione. Impara invece l’arte dello sguardo libero dal commento. «Sento un po’ di rabbia, di fastidio. D’accordo, guardo questa emozione e non ho niente da dirmi». Allora lo sguardo diventa un farmaco. Osservarti infatti non vuole dire chiederti di continuo se vai bene o vai male, o che cosa cambiare. Nient’affatto! Anche la tristezza va percepita e non corretta, perché è un’energia, una forza interna. Essere felici non significa che tutto è tranquillo, ossia fermo, scontato, immobile. Non c’è benessere nella stasi. La vita è movimento, la felicità è trasformazione. Se in te non c’è mai conflitto ti devi preoccupare. La risposta chiave alla domanda di partenza non è «Sto bene», ma «Osservo ciò che c’è». Grazie a questa rinnovata percezione, la felicità si può affacciare all’istante. 19

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