Quando la salute dipende dalla psiche
MenteCorpo
LE ULTIME NOVITÀ PER PROTEGGERE IL CERVELLO
Come prevenire ALZHEIMER
E ATEROSCLEROSI
I consigli degli esperti per ringiovanire
le cellule nervose
QUANTO CONTA LO STILE DI VITA!
Ecco i comportamenti che salvano i neuroni
COLESTEROLO ALTO Causa le placche aterosclerotiche delle arterie: scopri i rimedi naturali che funzionano
La
L’EDITORIALE DI VITTORIO CAPRIOGLIO
3
Come avere sempre una mente attiva e vitale
COME INVECCHIA
6
Come cambia il nostro cervello negli anni?
SOMMARIO
28 Lo stile di vita può ridurre il rischio?
32 Gengive sane e Alzheimer: che legame c’è?
34 Che ruolo ha l'intestino nella manifestazione di questa malattia?
COME MANTENERLO GIOVANE E SANO
10 Quali sono le principali malattie neurodegenerative?
14 Il morbo di Alzheimer: perché è tanto diffuso?
16 I 10 principali campanelli d’allarme
20 Quali sono le cause del meccanismo che blocca la memoria?
22 Come progredisce nel corso del tempo?
26 Come si effettua una diagnosi corretta?
L'Alzheimer oggi si può prevenire?
Il cervello vitale è quello che dorme bene
42 La demenza si previene anche a tavola?
46 Mangiare di meno è una medicina per la salute cerebrale: vero o falso?
GLI ALLEATI SALVA NEURONI
48 Scegli bene gli antiossidanti: le tue difese contro i radicali
50 Il Ginkgo biloba migliora l’ossigenazione del nostro cervello
52 Più energia mentale e memoria grazie a Omega 3, vitamina D e coenzima Q10
54 Cura l'igiene del sonno con questi rimedi
56 Sorprendi il tuo cervello con la neurobica, una palestra per la mente
58 Anche la meditazione è neuroprotettiva?
60 Come la creatività allunga la vita alla mente?
62 Lo sport allena anche la memoria?
L’ALTRO RISCHIO: L’ATEROSCLEROSI
66 Cosa succede al cervello se le arterie si intasano
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rischia di più?
74 È vero che a tavola il segreto è abbassare (anche) gli zuccheri?
78 I cibi guaritori: quali sono i migliori?
80 Le combinazioni alimentari che salvano cuore e cervello
84 C’è un menu settimanale a cui ispirarsi?
86 Contro il rischio placche qual è l’antiossidante più potente?
Un programma tipo di prevenzione
Quali sono le altre buone abitudini salva arterie?
Ecco il trio che spazza via i grassi ematici
COME INVECCHIA IL CERVELLO COME PROGREDISCE nel corso del tempo?
Esistono sette fasi progressive che contraddistinguono il morbo di Alzheimer, in base allo stadio di evoluzione della malattia. Conoscerle permette di agire nel modo più corretto in modo da rallentarne il decorso
Nel tentativo di migliorare la gestione dei pazienti e dare una corretta definizione dello stato clinico di ognuno di essi, i medici hanno introdotto una valutazione sulla gravità della malattia di Alzheimer, procedendo con quella che viene definita “stadiazione”, cioè lo stadio di evoluzione della malattia. Si tratta, come intuibile, di una suddivisione molto schematica che non tiene conto delle sfumature nel corso della malattia, ma pur con questi limiti è utile almeno a comprendere quali siano i deficit di tipo cognitivo a carico del malato. Questa griglia di interpretazione è stata messa a punto dai ricercatori del Dementia Research center della New York University School of Medicine ed è ampiamente condivisa a livello internazionale per la classificazione del grado di avanzamento della malattia.
La
stadiazione
della patologia
La stadiazione si compie con sette fasi, che andiamo a descrivere soprattutto tenendo conto della progressione di alcune disabilità, che rendono sempre più difficile, per il paziente, mantenere la propria autonomia. Ricordiamo che la diagnosi, in mancanza di un esame strumentale, è sempre di “sospetto Alzheimer”. La conferma di ogni sospetto, infatti, dovrebbe avvenire solo attraverso una indagine condotta su un campione di tessuto cerebrale allo scopo di trovare le placche amiloidi.
L’ETÀ PIÙ A RISCHIO: DOPO I 65 ANNI
FASE 1 – NESSUNA
DISABILITÀ
A fronte di un possibile sospetto a causa di lievi alterazioni della memoria, rimangono intatte le capacità di ragionamento, giudizio e prontezza mentale. Questa situazione non consente di effettuare alcun tipo di diagnosi e solo il tempo può dire se i vuoti di memoria sono stati effettivamente una avvisaglia di malattia o altro.
FASE 2 – DECLINO COGNITIVO
DI GRADO MOLTO LIEVE
I vuoti di memoria aumentano di intensità e si concentrano soprattutto su oggetti e impegni del quotidiano. Ma non sono ancora comparsi dei deficit nella capacità di ragionamento. È molto difficile, in questa fase, stabilire se ci sia
Le indagini epidemiologiche hanno dimostrato che, in genere, la malattia di Alzheimer si manifesta dopo i 65 anni di età. Fino a quel momento i casi sono davvero molto rari e prendono il nome di “Alzheimer precoce” il quale, purtroppo, tende ad avere un decorso più rapido, anche se non se ne conosce il motivo. Più facile è, invece, comprendere come mai il problema sia prevalentemente femminile: essendo l’età anagrafica un fattore di rischio accertato, il fatto che le donne vivano mediamente più a lungo degli uomini fa sì che esse siano anche più esposte alla possibilità di andare incontro a questa patologia.
effettivamente qualcosa che non va o se si tratta di un momento di particolare stanchezza. Se il paziente è anziano non è nemmeno possibile definire se i piccoli vuoti di memoria siano dovuti a un principio di demenza o, per esempio, a una difficoltà vascolare. Più che i familiari o gli amici, è il soggetto ad avvertire un disagio, che però non riesce a esprimere compiutamente.
FASE 3 – DECLINO COGNITIVO
DI GRADO LIEVE
Le difficoltà possono ora essere percepite non solo dal singolo ma anche da chi vive accanto a lui o dai colleghi di lavoro. In genere questi problemi si concentrano sul linguaggio, sulla memoria relativa ai nomi delle persone conosciute da poco, sul maggiore impegno a portare a termine compiti che fino a pochi mesi prima risultavano agevoli o comunque di impegno moderato. Subentrano già, in questa fase, i problemi di organizzazione e
COME MANTENERLO
GIOVANE E SANO
LA DEMENZA SI PREVIENE anche a tavola?
Ecco le regole d’oro da seguire per ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer
Tfetti razione
dell’aspettativa
Alcuni
“principi”
ra i fattori di rischio per lo sviluppo dell’Alzheimer vi sono obesità, aumento del colesterolo e diabete mellito tipo 2. Secondo l’Alzheimer’s Disease International, nel mondo i soggetti affetti da Alzheimer sono circa 36 milioni, ma in considerazione del progressivo aumento della popolazione e dell’aspettativa di vita, la cifra è destinata ad aumentare. Alcuni studiosi hanno quindi evidenziato una serie di “principi” da seguire per ridurre il rischio di Alzheimer.
Diminuisci l’assunzione di grassi saturi e trans
I cibi che contengono elevate quantità di grassi e l’aumento dei livelli di colesterolo da questi causato sono correlati alla formazione delle placche di beta-amiloide nel cervello, caratteristiche della demenza di Alzheimer. I grassi saturi sono contenuti principalmente nei latticini, nelle carni (specie nei tagli grassi e negli insaccati) e in alcuni oli (di cocco e di palma). Essi non dovrebbero superare il 10% dei grassi introdotti giornalmente con l’alimentazione. I grassi trans sono riconosciuti come responsabili della genesi delle patologie cardiovascolari. Questi grassi sono presenti in molti prodotti dolci industriali e cibi fritti e sono indicati con la dicitura “grassi parzialmente idrogenati”.
Fai una “dieta verde”
È preferibile basare la dieta sul consumo di verdura, legumi, frutta e cereali integrali. Questi alimenti sono privi di grassi e ricchi di vitamine come folati e vitamina B6, fondamentali per la salute del cervello.
Assumi una corretta quantità giornaliera di vitamina E
Si tratta di una vitamina dotata di un’importante azione antiossidante e che è associata con una riduzione del rischio di Alzheimer. Essa si trova in molti alimenti, ma è abbondante soprattutto nei semi oleosi (noci, mandorle ecc.). L’assunzione di circa 30 grammi al giorno ne fornisce un quantitativo corretto.
Introduci un’adeguata dose di vitamina B12
Uno studio della Oxford University, effettuato su soggetti anziani che presentavano elevati livelli di omocisteina e deficit di memoria, ha mostrato che l’assunzione di vitamina B12 migliorava la memoria e riduceva l’atrofia cerebrale, ossia la diminuzione del tessuto cerebrale. La vitamina B12 è fondamentale per un sistema nervoso sano e la sua presenza in quantità insufficienti è correlata all’insorgenza della demenza di Alzheimer. Le ragioni di una carenza di vitamina B12 sono molteplici, ma nei vegetariani e soprattutto nei vegani la carenza è legata a un’insufficiente introduzione con la dieta. Non esistono infatti alimenti vegetali che possano sopperire al fabbisogno fisiologico di questa vitamina, che è presente in uova, latte e formaggi, la cui introduzione va però limitata per l’apporto di grassi animali e colesterolo. Esistono però alimenti fortificati, come latte di soia, alcuni cereali o hamburger vegetariani. Occorre tenere presente che l’assorbimento di B12 può essere insufficiente negli anziani, in chi presenta una ridotta
LA B6: PER GLI AMINOACIDI
LA B9: FONDAMENTALE PER IL SISTEMA NERVOSO
La vitamina B9, conosciuta anche come acido folico, ha un’azione diretta sul sistema nervoso. È quella consigliata alle donne in gravidanza perché, senza di essa, potrebbero esserci dei difetti nella formazione del tubo neurale, la struttura da cui origina il sistema nervoso centrale. La vitamina B9 è indispensabile per la produzione della metionina, un aminoacido che agisce sul tono dell’umore e partecipa al processo di produzione della serotonina e della noradrenalina, due importanti stimolanti nervosi. Il primo agisce con un effetto calmante e riequilibrante sull’umore e sul sonno, mentre la noradrenalina aumenta la forza mentale e la resistenza allo stress. Fonti naturali di acido folico sono rappresentate da verdure a foglia verde, broccoli, cavoli e spinaci. Altre fonti includono fagioli, piselli, agrumi e meloni. La dose giornaliera raccomandata di acido folico nell’adulto è di 400 mcg, l’equivalente di un’insalata a foglia verde con fagioli, asparagi, avocado e arancia cosparsa di frutta secca.
acidità gastrica e in chi assume alcuni farmaci (es. metformina, antiacidi). Pertanto nei soggetti con più di 50 anni è consigliata l’assunzione di un integratore in grado di fornire almeno la dose giornaliera raccomandata di questa vitamina (2.4 mcg al giorno per gli adulti). In coloro che seguono uno stile alimentare a base esclusivamente e prevalentemente di alimenti vegetali (vegani o vegetariani) o presentano condizioni di ridotto assorbimento digestivo, l’assunzione di un integratore di vitamina B12 è raccomandata a prescindere dall’età.
La vitamina B6, o piridossina, è coinvolta in oltre un centinaio di reazioni metaboliche ed è indispensabile per la sintesi degli aminoacidi. Si trova in verdure verdi, fagioli, cereali integrali, banane, frutta secca e patate dolci. La dose giornaliera raccomandata per l’adulto fino ai 59 anni è di 1.3 mg. Oltre questa età, è 1.5 mg per le femmine e 1.7 per i maschi.
GLI ALTRI BENEFICI PER I NEURONI
Diminuisce la pressione sanguigna
Contestualmente al miglioramento della circolazione e della perfusione, chi svolge attività fisica in maniera costante può contare in una progressiva normalizzazione dei parametri legati alla pressione sanguigna. Una pressione troppo bassa (valori inferiori a 100/70 mmHg) può generare un senso di debolezza e confusione mentale. Al contrario la pressione alta (valori costantemente al di sopra di 129/89 mmHg) può dare irrequietezza, irritabilità, ipereccitabilità e minore precisione in termini di valutazione e richiamo alla mente delle informazioni.
Fare sport e movimento è una medicina straordinaria anche per il cervello e le prestazioni cognitive.
Si sviluppano nuove cellule cerebrali
Un altro beneficio dell’esercizio fisico per ciò che riguarda le capacità della mente viene evidenziato dal fatto che, grazie al moto, il corpo rilascia maggiori quantità di una sostanza chiamata BDNF (fattore neurotrofico cervelloderivato). Ebbene questo fattore di crescita cellulare è specificamente dedicato allo sviluppo di nuove cellule cerebrali, i neuroni. In questo modo se ne giovano tutti i processi cognitivi, compresi ovviamente quelli mnestici (riguardanti la memoria). Inoltre, come ha dimostrato Arthur Kramer, ricercatore dell’Università dell’Illinois, l’esercizio fisico potenzia l’attività dei lobi frontali, migliorando la capacità attentiva, di concentrazione e di apprendimento.
Si riduce
lo stress
Ultimo della lista, ma non per importanza, questo beneficio riesce a salvaguardare la memoria annullando l’effetto nocivo dello stress in eccesso, quello che finisce con l’essere usurante e che può causare dei veri e propri “buchi” mnemonici. La riduzione del cortisolo consente di avere, letteralmente, più spazio per altri neutrotrasmettitori, che facilitano l’acquisizione corretta delle informazioni e la giusta catalogazione nel nostro sistema di conservazione. ■
L’ALTRO RISCHIO: L’ATEROSCLEROSI
ECCO IL TRIO CHE spazza via i grassi ematici
Sono “statine naturali”, paragonabili ai farmaci che vengono utilizzati per abbassare il colesterolo cattivo in eccesso e per evitare il rischio che si formino placche
Le statine sono i principali farmaci usati contro l’eccesso grave di colesterolo e il rischio di formazione delle placche e il fatto che i rimedi naturali che si ricavano dal riso rosso, dal bergamotto o dalla mela annurca vengano soprannominati “statine naturali” dà già un’idea della loro efficacia. E nel caso del riso rosso, in particolare, questa analogia è reale. Ecco perché.
Il miracolo della fermentazione
Quando parliamo di riso rosso non ci riferiamo ai chicchi che si trovano al supermercato, ma al prodotto della fermentazione del comune riso da cucina (Oryza sativa) ad opera di un particolare lievito, chiamato Monascus purpureus o lievito rosso. Il nome corretto di questo rimedio, infatti, è riso rosso fermentato. Comunque sia, la fermentazione produce una sostanza, la monacolina K, che nel corpo viene convertita in lovastatina, un composto simile ai medicinali anticolesterolo. Sulla base di una ventina di studi clinici su un totale di circa seimila individui, una ricerca ha evidenziato che questo estratto naturale è in grado di ridurre in modo significativo il colesterolo LDL con un effetto non molto differente da quello delle statine.
contribuiscono a prevenire l’aterosclerosi senza effetti collaterali. “ “
Queste preziose sostanze di origine
1Riso rosso fermentato
ABBASSA I LIVELLI DI COLESTEROLO TOTALE, LDL (CATTIVO) E TRIGLICERIDI
Grazie a un meccanismo d’azione simile a quello delle statine, l’integrazione con la monacolina K del riso rosso si è rivelata efficace per normalizzare i livelli di colesterolemia totale, colesterolo LDL e trigliceridemia. Il riso rosso fermentato è considerato persino più efficace rispetto alla somministrazione di dosi equivalenti dei farmaci a base di lovastatina, a dimostrazione che le sue proprietà sono dovute a un insieme di azioni dovute non solo alla monacolina K. A differenza delle statine di sintesi (che sono un vero e proprio farmaco), l’impiego degli estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero della Salute. Tali limiti sono necessari per assicurare adeguate garanzie di sicurezza d’uso. È importante, comunque, che l’utilizzo di integratori
a base di riso rosso fermentato avvenga sotto la supervisione di un medico: dato che funzionano proprio come le statine, il loro effetto è in tutto paragonabile a un farmaco e devono essere assunti solo in casi di comprovata necessità. Il riso rosso fermentato si trova in commercio sotto forma di integratori in capsule, talvolta anche abbinato ad altri principi attivi naturali. In genere la posologia consigliata è di una capsula al giorno con acqua durante il pranzo, ma dipende dal singolo prodotto che scegli e dalle indicazioni del tuo medico curante. In ogni caso è bene non eccedere con le dosi suggerite. Non va assunto durante la gravidanza, l’allattamento e se si sta già seguendo una terapia con farmaci ipolipidemizzanti. Inoltre, occorre prudenza nella somministrazione ad alcolisti e pazienti con disfunzioni epatiche.
Il sole della Calabria... in compresse
Anche il bergamotto, o meglio, l’estratto dei suoi principi attivi, può essere considerato una statina naturale. Grande poco più di un’arancia, tondo e giallo, il frutto intero contiene fibre (1,4 g per etto), tanta vitamina C, vitamina A, potassio, calcio, ferro, acido citrico, magnesio e flavonoidi antiossidanti. Il sapore è agro e per nulla dolce, quindi non tutti amano mangiarlo fresco, come si fa con mandarini o arance. Più frequente è vedere gli spicchi aggiunti alle insalate o spremere il succo, da bere in genere diluito in acqua. Il bergamotto agisce come stimolante del fegato e del pancreas, contrastando anche l’ipertensione arteriosa, e alcuni studi hanno suggerito che potrebbe essere utile per ridurre i livelli del colesterolo “cattivo” LDL e anche dei trigliceridi, aiutando a prevenire l’aterosclerosi.
CURIOSITÀ
In Asia è usato (anche) in cucina
In Cina e Giappone, ma anche in Indonesia e nelle Filippine il riso rosso fermentato viene impiegato a scopo alimentare sia come cibo da consumare da solo che come additivo conservante per il trattamento della carne e del pesce, come colorante (tipici il tofu in salamoia, l’aceto di riso rosso e la sua aggiunta nello yogurt alla frutta) e per dare sapore ai piatti. Inoltre rappresenta un ingrediente di base anche di vini e liquori tradizionali, per esempio il sakè.