Anteprima Riza Psicosomatica Febbraio 2025

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COME USCIRE DAI DISAGI SENZA PSICOFARMACI

LA VERA CURA È DENTRO DI TE

Ognuno possiede capacità terapeutiche per guarire da ansia, disistima e paure

I CODICI

DELL’AUTOGUARIGIONE

Tutte le cose da fare e da non fare per smettere di soffrire una volta per tutte

L’EDITORIALE DI MORELLI

La mente incantata ci salva dagli attacchi di panico

Riza psicosomatica è in edicola anche con:

DISTURBI PSICOSOMATICI

IPERTENSIONE

di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta daniela.marafante@riza.it

Emozioni bloccate, pressione alle stelle

Quando la pressione del sangue è alta, il peggior consiglio è: cerca di non arrabbiarti. Vivere col freno a mano tirato crea un ambiente pericoloso per la pressione sanguigna. Come nel caso di Antonio, che era bravissimo a controllarsi…

Antonio non aveva mai sofferto di ipertensione no all’età di 40 anni. Poi un giorno, mentre attende di parlare con un cliente, ha un capogiro. Viene portato in infermeria e la pressione risulta di 170/110 mmHg. «Per fortuna, dottoressa, sia l’elettrocardiogramma, sia gli esami di laboratorio non evidenziano nessuna causa organica, per cui la diagnosi è di “ipertensione essenziale”, cioè di causa ignota. Ma perché il mio sangue deve correre così in fretta? Ho letto che l’ipertensione è legata alle emozioni. Ma è strano perché io cerco di non farmi invadere dalle emozioni e soprattutto di non arrabbiarmi mai. Dentro di me, quando sento salire l’onda dell’incavolatura, ad esempio per un rimprovero immeritato, stringo i pugni e una voce interna mi dice: “Stai zitto, calmo e controllati”. Ci tengo molto all’immagine che do di me sul lavoro, non sopporto quelli che urlano».

Freno tirato Alle volte, come accade ad Antonio, non vediamo

le cose più evidenti. Ma non solo i pazienti, anche noi dottori! Il medico gli aveva consigliato infatti di ridurre il lavoro, di astenersi da ginnastica e sport faticosi e soprattutto di non lasciarsi prendere dalle emozioni, di non arrabbiarsi! Un consiglio molto super ciale, visto che semmai più ti controlli, più sale la pressione. Antonio applica

IL SIMBOLO DELLA PRESSIONE

Un equilibrio instabile tra contenere e riscaldare

Nello sviluppo dell’organismo, durante la gravidanza, la formazione di sangue e vasi è precoce: inizia alla metà della terza settimana dalla stessa sostanza cellulare. La prima e principale funzione simbolica del vaso sanguigno è racchiudere e canalizzare, diventando così il contenitore, il confine e il controllore del sangue. Se il sangue, in una visione simbolica, è il fuoco che brucia e la vita che divampa, il vaso è la strada e la guida, il limite che la natura gli ha messo attorno, per consentirgli di raggiungere i suoi obiettivi. Uno squilibrio tra questi due organi è quindi alla base delle patologie ipo e ipertensive.

il consiglio alla perfezione, metodico com’è, ma ovviamente quel regime di vita col freno a mano tirato lo spegne: a un passo dalla depressione, arriva in psicoterapia. Ora: il sangue si collega sia al fuoco, in quanto calore, sia all’acqua in quanto liquido circolante; è in mezzo tra testa e cuore. La pressione è dunque ciò che esprime i bisogni del cuore (le arrabbiature soffocate di Antonio) e i bisogni della testa (il suo voler controllare tutto). Quando questo ritmo però è troppo controllato, il sangue protesta e cerca di farsi sentire attraverso una pressione più alta del normale. Antonio afferra subito il punto ed è una specie di rivelazione. «Sto iniziando a capire molte cose. Anche la mia sessualità ha in effetti qualche problema, è molto controllata. Non riesco a lasciarmi andare completamente con la mia compagna, ad abbandonarmi… Devo sempre avere il controllo anche quando facciamo l’amore, mentre nelle mie fantasie vorrei perdere del tutto la testa».

Via il guinzaglio Il suo essere profondo vorrebbe lasciarsi travolgere da Eros, mentre la parte cosciente lo tiene al guinzaglio. Eppure durante l’orgasmo si ottiene il culmine dei picchi pressori che poi, però, scendono rapidamente per tornare a uno stato ipotensivo nella fase post-coitale. Lasciarsi travolgere dalla passione e, una volta raggiunto l’orgasmo, rilassarsi come se fosse “il Paradiso”: è questa la chiave. Come arrivarci? Cambiando atteggiamento mentale. Antonio inizia a modi care il suo rapporto con le emozioni:

L’ESERCIZIO PER RILASSARSI

Con la distensione

immaginativa puoi far tornare la calma

Quando senti che ti stai agitando e la tua pressione sale, regalati 10 minuti di questa tecnica di distensione immaginativa: favorirà il ritorno della calma nei tuoi vasi e nel cuore. Sistemati comodamente seduto. Abbassa le luci, lasciati andare al contatto del corpo con l’oggetto che lo sostiene, chiudi gli occhi e respira profondamente. Orienta la tua mente sul tuo corpo e concentrati sull’aria che entra ed esce. Ora lascia che nella tua mente si formi l’immagine di un mare in tempesta, con onde grandi ma lontane. Non ti fanno paura. Osserva i colori del cielo, del mare e della sabbia su cui sei sdraiato. L’acqua è azzurra, chiara e tiepida. Piano piano le onde si calmano, diminuisce la loro turbolenza e si avvicinano a te, mentre la sabbia si sta trasformando in morbida erba e si stanno formando tanti piccoli ruscelli. Il verde del prato, il fresco dell’acqua, ti trasmettono piacevoli sensazioni di calma, distensione, tranquillità e riposo. Rimani in questo stato piacevole quanto tempo vuoi, poi lascia che l’immagine svanisca, sino a scomparire.

sul lavoro, pur mettendoci tutte le sue energie, accetta di delegare di più agli altri. Accetta di “scaldarsi” un po’ durante le discussioni e anche di arrabbiarsi, senza reprimere l’ira di fronte agli altri. Si lascia andare anche nei sentimenti e un giorno, in terapia, mi con da di aver avuto un rapporto “esaltante”. La pressione arteriosa è scesa e si è stabilizzata ai valori normali. ■

STRESS DA LAVORO

Il burnout Come

Una sindrome molto diffusa che parla di quanto sono diventati tossici, a volte, gli ambienti di lavoro in cui passiamo molto del nostro tempo. Scopriamo come affrontarla nel modo giusto

Diversi decenni fa la medicina usava il termine “esaurimento nervoso” per de nire tutte le condizioni di estrema prostrazione psicosica. Poi quel termine fu abbandonato, quantomeno nelle diagnosi uf ciali, e fu sostituito dalla parola depressione, declinata nelle sue tante forme e manifestazioni. Tuttavia oggi quella vecchia de nizione è tornata in auge per descrivere i tantissimi casi di grave sofferenza speci camente legata al lavoro: sindrome da esaurimento professionale. La lingua inglese però, come spesso accade, prende il sopravvento e si impone, chiamandola sindrome di burnout o, più

semplicemente, burnout (che vuol dire “bruciato”). Le persone “esaurite” hanno bruciato tutte le loro energie, il loro sistema nervoso è come un insieme di cavi elettrici fulminati, che non riescono più a illuminare la vita e le azioni di chi è stato colpito. Con un linguaggio gurato: sono dei “bruciati”. Si è cominciato a parlarne all’inizio degli anni ’70, grazie alla psicologa Cristina Maslach, che lo individuò in chi svolgeva

I SINTOMI DEL BURNOUT

• Stanchezza e spossatezza profonde

• Difficoltà di concentrazione e di attenzione

• Nervosismo e irritabilità

• Disturbi del sonno

• Stato di tensione costante, talora con problemi di pressione arteriosa

• Depressione e ansia

• Senso di fallimento, mancanza di speranza in un cambiamento

• Perdita della motivazione e sensazione di distacco dal lavoro

• Atteggiamento di cinismo e pessimismo verso di sé e verso la realtà

prevenirlo e curarlo

professioni sanitarie di aiuto agli altri, inizialmente quindi solo in medici, psicologici, counsellor, infermieri, assistenti sociali e simili.

PER PREVENIRLO

Non spendere il 100% delle tue energie nervose

Sindrome dilagante Gli studi dei decenni successivi ampliarono le professioni coinvolte: agenti di forze dell’ordine, vigili del fuoco, insegnanti, educatori, per arrivare, oggi, a parlare di possibile burnout per tutte le professioni e attività che implicano relazioni interpersonali ripetute, intense e coinvolgenti. Ad ampliare in tal modo lo spettro dei soggetti a rischio è stato l’aumento globale della produttività e, quindi, della velocità e della competitività, che hanno esasperato il tempo lavorativo e sovraccaricato le persone, inducendole - in molti casi obbligandole - a dare “più del 100%” delle proprie energie siche e mentali. Spesso senza un adeguato riconoscimento (al contrario: nell’indifferenza) e con una progressiva alienazione dal senso del lavoro stesso. C’è chi non sa dire di no al troppo, chi proprio non può dirlo, chi viene impiegato sempre fuori ruolo, chi sente che la sua fatica non in uisce sul risultato nale. Ma c’è anche chi è in con itto con i valori dell’azienda per cui lavora, chi vede accadere troppe ingiustizie che vanno a suo svantaggio (come promozioni date ad altri non meritevoli), chi non ha abbastanza autorità per gestire il gruppo di cui è responsabile.

Le quattro fasi Per non nire in burnout (ma anche per uscirne bene e non ripetere poi lo stesso schema) bisogna innanzitutto riconoscerlo e conoscere

Caratteristica di chi è candidato a sviluppare la sindrome da burnout è quella non solo di coinvolgersi emotivamente in modo intenso nelle relazioni professionali, ma di dare sempre “più del massimo”. C’è chi lo fa perché ha molte forze; chi pensa con entusiasmo che, così facendo, non potrà che ottenere ottimi risultati; chi perché è convinto che otterrà riconoscimento e gratitudine; chi perché si sente inadeguato e quindi deve sempre dare di più per sentirsi a posto. E poi c’è chi, ovviamente, è obbligato dalla posizione lavorativa che occupa: sempre più sovraccarico, cerca di star dietro alle richieste in aumento, sapendo che i vertici dell’azienda potrebbero “non gradire” la richiesta di non aumentare più il carico. Quindi lo fa per conservare il posto di lavoro. In tutti i casi la strategia condurrà al burnout. Dobbiamo tenere presente che “darsi” costantemente al di sopra delle proprie possibilità (o comunque al limite di esse) non permette mai il recupero delle energie e che, quindi, si è in continua perdita. Il burnout inizia quando anche le riserve più intoccabili fi niscono.

LA REGOLA: ASCOLTA IL CORPO

È la base di tutto: se il corpo manda segnali, non lo fa a caso. E il corpo sta dicendo: così non va bene, così non ce la facciamo, così stiamo superando il limite. Ma anche la mente va ascoltata: se arrivano pensieri sempre più negativi, se compaiono amarezza e cinismo, se non ci si riesce a concentrare, bisogna fermarsi e parlare con un medico.

IL TEMA DEL MESE

NATURA Segui la tua LA VERA CURA È DENTRO DI TE

In ognuno di noi ci sono tendenze e capacità innate. Ma a volte le perdiamo di vista e ci ammaliamo. Andiamo a ritrovarle

di Vittorio Caprioglio

CORPO E SALUTE

COLON IRRITABILE, ecco come curarlo

Sindrome sempre più diffusa, che ci parla dei legami stretti e misteriosi tra intestino e psiche, questo disturbo si può affrontare con un mix di rimedi verdi

L’intestino è un organo ancora oggi depositario di molti misteri. Tra i suoi disturbi più indagati, e ancora non del tutto compresi, vi è la sindrome del colon irritabile, nota anche come Ibs, ovvero Irritable bowel syndrome, chiamata anche colite spastica o colonpatia funzionale. Viene de nita sindrome poiché si tratta di una condizione caratterizzata da una molteplicità di sintomi, a volte contraddittori tra loro, che portano a un’alterata funzionalità del nostro intestino. Si tratta di un problema molto diffuso, che colpisce in media un italiano su cinque e in particolare af igge le donne, con un rapporto stimato di due a uno. Una visita su tre dal gastroenterologo è dovuta proprio a questa patologia, che non è caratterizzata da alcun danno rilevabile all’organo: gli esami strumentali (colonscopia ed ecogra a addominale) risultano negativi, così come gli esami del sangue appaiono nella norma; ad esempio la calprotectina fecale, una proteina in ammatoria che risulta elevata nelle malattie in ammatorie croniche intestinali, è normale nella sindrome dell’intestino irritabile. Una sindrome davvero misteriosa: cerchiamo di saperne di più.

Il legame tra mente e corpo Sebbene vi siano criteri ben precisi per stabilire quando si è di fronte alla sindrome del colon irritabile, in genere la diagnosi viene convalidata procedendo per esclusione, ovvero

PI SINTOMI DA RICONOSCERE

Tempi e modi che indicano la presenza del disturbo

erché si arrivi a una diagnosi di sindrome del colon irritabile è necessario siano presenti alcuni sintomi tipici, una serie di condizioni che stabiliscono la presenza del disturbo e che sono stati defi niti sulla base di conoscenze accumulate in anni di pratica e diagnosi.

• È necessario che il dolore sia presente almeno un giorno a settimana nei tre mesi precedenti. È questo il primo e fondamentale criterio, al quale poi è necessario si aggiungano almeno due dei successivi.

• una frequenza anomala delle evacuazioni (più di 3 al giorno o meno di 3 a settimana);

• una modifi cazione della forma o della consistenza delle feci;

• un’alterazione nel passaggio delle feci con sforzo, urgenza o senso di evacuazione incompleta.

POSSONO ESSERE PRESENTI POI:

• gonfi ore addominale con tensione addominale e pancia dura alla palpazione;

• sonnolenza, nausea e mal di schiena;

• un peggioramento dei sintomi in corrispondenza dei pasti.

dopo aver fatto tutti gli accertamenti che tolgono dal campo patologie come colite ulcerosa, morbo di Crohn, celiachia... Quello che emerge come elemento sicuro, e che complica non poco anche il trattamento, è che il colon irritabile è fortemente condizionato dal nostro stato d’animo e dai livelli di stress che affrontiamo quotidianamente. La sindrome del colon irritabile è una di quelle patologie che dimostrano, in modo inconfutabile, lo stretto legame esistente

tra la nostra mente e il corpo. Coinvolto in questa sindrome, infatti, è quello che viene de nito come “brain-gut axis”, asse cervello-intestino, un collegamento a doppio senso di segnali chimici e nervosi che mette in comunicazione l’intestino con l’encefalo. Come dimostrato da recenti ricerche, a giocare un ruolo importante in questa relazione vi è il microbiota intestinale, ovvero l’insieme dei batteri che popolano il colon.

Autoterapia MEDITARE CON LE IMMAGINI di

A occhi chiusi immagina

un’anfora antica

OGGETTO LA CUI ORIGINE SI PERDE NELLA NOTTE DEI TEMPI, È UNO STRUMENTO DAI SIGNIFICATI ALTRETTANTO ANTICHI: RACCOGLIERE, CONSERVARE, TRASFORMARE...

GESTI CHE PROTEGGONO LA VITA COME FA UN GREMBO:

NON A CASO L’ANFORA È UN SIMBOLO DEL FEMMINILE

PIÙ ANCESTRALE, QUELL’ENERGIA CAPACE

DI FAR SVILUPPARE LE COSE E TRASMUTARLE

Il mondo interno parla con le immagini: farsi guidare da loro permette di attivare specifiche aree del cervello che ci avvicinano alla soluzione dei problemi

Immaginare è un’attività fondamentale per il nostro benessere psicologico e per sviluppare il potenziale creativo. Attraverso l’immaginazione possiamo uscire dal conosciuto ed esplorare tutte le possibilità per dare spazio al nuovo e voce a lati misteriosi della nostra personalità che non conosciamo. Allora ritagliarsi pochi minuti al giorno per dedicarsi a questa attività diventa indispensabile, soprattutto quando la routine e i ruoli prendono il sopravvento.

La meditazione Scegli un luogo tranquillo e silenzioso, assumi una posizione confortevole e chiudi gli occhi. Respira lentamente e fai in modo che il respiro accompagni il ronzio dei tuoi pensieri che piano piano si allontana... ora prova visualizzare l’immagine di un vaso… o di un’anfora, se ti viene più semplice metterla a fuoco… osserva bene questo oggetto… il suo colore, la sua forma… la dimensione… Quali sensazioni ti evoca? Dove si trova? Di quale periodo storico è originario? Adesso immagina di prenderlo e di metterci dentro tutto ciò che desideri trasformare… un pensiero… un’emozione… un ricordo… si tratta di un contenitore che accoglie e trasmuta… come un grembo… in questo modo af di al tuo profondo un bagaglio di energie che verranno canalizzate nella giusta direzione… e ora immagina di riempiere ancora il tuo contenitore con qualcosa che rappresenta ciò che vuoi offrire al mondo: un gesto di gentilezza, una parola di conforto, un progetto creativo… ti senti piacevolmente svuotato e percepisci che nuove risorse stanno cominciando a circolare dentro di te… Continui a immaginare questo oggetto per tutto il tempo che desideri, poi lentamente lo lasci sfumare, riapri gli occhi e torni alle tue occupazioni.

Gira pagina per scoprire gli aspetti simbolici di questa immagine

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