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COME SUPERARE TRAUMI E DELUSIONI
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COME SUPERARE TRAUMI E DELUSIONI
Le 4 regole per dare finalmente una svolta alla tua vita
NO AL PERFEZIONISMO
Smetti di controllare tutto: ritrovi l’istinto e l’autostima
L’EDITORIALE DI MORELLI Basta piangere, c’è sempre altro da vivere pag. 4
Riza psicosomatica è in edicola anche con:
di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta daniela.marafante@riza.it
«H o 40 anni, sono una professionista affermata, con una bella carriera e una posizione invidiabile, e sono anche una donna piena di qualità. Così almeno mi dicono. Qualcosa però mi manca: non sono bella, anzi sono bruttina e così mi sento, di quelle che nessuno nota, per intenderci. Con l’età ho anche messo su qualche
chilo di troppo. Da ragazza ero l’amica con cui confidarsi, con me i ragazzi parlavano delle altre e non ci provavano neppure. Mi sentivo invisibile. Da adulta continuo a portarmi addosso il peso della mia insignificanza. Adesso c’è un uomo che mi corteggia, sembra sincero e mi attrae, ma non riesco a smettere di pensare che non sono io che lo affascino, ma la mia posizione sociale». Marta
Ame pare che non sia affatto la bellezza che ti manca, semmai il rispetto per te stessa. Ancora ssata a un’esperienza adolescenziale dolorosa, ora però sei tu a non vederti, come se fossi invisibile a te stessa. Sì, non sei capace di vedere ciò che sei ora perché tu per prima guardi solo l’involucro, come se ciò che hai costruito fosse solo una compensazione a tue presunte carenze: sei una professionista, sei benestante, quindi la gente dovrà apprezzarti. In realtà una cosa sola non sei: il brutto anatroccolo. Accetta di specchiarti in quest’uomo che ti corteggia: vedrai che c’è una donna desiderabile in te che aspetta solo di emergere.
«Stiamo insieme da poco più di tre mesi, sono molto innamorata, è tutto perfetto, ma c’è un ma: i suoi amici. Lui ha un gruppo molto unito con cui ha condiviso tanto: viaggi, hobby, lavoro, due di loro sono ex colleghi e tra i suoi amici c’è anche una sua ex. Lui, entusiasta, ha cercato subito di presentarmeli, organizza cene e uscite insieme per farci conoscere. Ma io li trovo antipatici, diffidenti e invadenti. E onestamente non mi va tanto la sua ex. Cerco di evitarli per quanto posso, ma prima o poi dovrò fare i conti con questo aspetto. Forse ho paura che tra me e loro sceglierebbe loro». Marilena
Mi chiedo quanto la tua avversione nasca dal desiderio di averlo tutto per te e quanto invece il tuo uomo non sia già “ danzato” con i suoi amici. Forse temi che possano bocciarti come danzata, forse ti senti esclusa dalla loro complicità, forse il passato e tutto ciò che di lui non conosci ti fanno paura… Se è così non chiuderti, e soprattutto non mostrarti tu per prima poco disponibile. Osservarlo insieme a loro signi ca conoscerlo meglio, l’importante è che i momenti conviviali si alternino con momenti solo vostri. Se invece la loro presenza è così invadente da impedirvi di stare da soli, allora c’è qualcosa che non va. Forse il tuo danzato non è pronto per un rapporto di coppia, o forse gli amici gelosi lo stanno boicottando: parlare chiaro con lui è la cosa migliore.
«Io e il mio ex fidanzato ci siamo lasciati tre anni fa, ma per me è come se fosse passata una settimana. Sento dentro di me ancora rabbia, gelosia per la donna che ha preferito a me e un vuoto incolmabile. Tutti gli altri uomini che ho frequentato mi sono sembrati insignificanti. Tra me e lui si è interrotto ogni contatto, ho smesso di sentire gli amici comuni, di andare nei locali che lui frequenta. Evito persino di avvicinarmi al suo quartiere per timore di incontrarlo. Però non smetto di pensarci, ogni tanto vorrei chiamarlo e chiedergli se gli manco, se ama ancora quella, ma non ho il coraggio. Spero che lo faccia lui, ma tutto tace».
Gabriella
La tua sofferenza durerà no a quando continuerai a negare la realtà e a evitarla. Devi uscire dalla bolla nella quale ti sei rinchiusa, congelando il desiderio, la curiosità, la disponibilità a lasciarti scoprire da altri. Separarsi è una piccola morte: muoiono le illusioni, i progetti, le certezze, “muore” l’altro anche se è vivo e vegeto e magari felice. Il lutto deve essere elaborato, la sofferenza vissuta ed esternata. Negare ciò che è successo, vivere di false speranze, mettersi in stand by nell’attesa che le cose tornino come prima è un’operazione pericolosa: rischiamo di seppellire, al posto del morto, il vivo, cioè noi stessi. Invece puoi considerare le cose in modo completamente diverso: pensa a questo dolore come a un’onda che ti separa dal passato e quindi ti aiuta a rinascere. Staccalo dalla gura di lui, sentilo in modo più puro, percepiscilo una volta per tutte. Pensa che sia il dolore del parto di una nuova te: da qui potrai davvero ripartire. ■
C’è chi si abitua a considerare ovvio ciò che facciamo per lui, e magari se ne accorge solo quando smettiamo di farlo. E si arrabbia. Un atteggiamento che ferisce e svuota di senso e di energie. Alla larga!
«Tu ormai mi dai per scontato»: è la frase che meglio descrive un atteggiamento che può estendersi anche ad ambiti diversi da quello sentimentale, quella falsa “ovvietà” che alcuni fanno ricadere su persone, situazioni, sentimenti, supporto, disponibilità di chi gli sta intorno, che siano partner, familiari, amici o colleghi. C’è chi dà per scontato il sacri cio, la rinuncia, la dedizione quotidiana del partner, del genitore o del glio, e nisce per non vederlo più, per non considerarlo: tutto quel “di più” che l’altro fa, tutta l’eccezionalità del suo dare, è entrato nella routine e viene notato, con disappunto, solo quando viene meno o perde di continuità o intensità. Lo stesso può accadere in ogni ambito, ad esempio sul lavoro: un superiore inizia a dare del lavoro in più a un suo sottoposto. Poco dopo già si abitua a essere soddisfatto nella richiesta e così chiede ancora di più, sovraccaricando la persona. La quale, temendo di perdere il posto o di subire giudizi negativi, continua a reggere ritmi insostenibili no a quando un giorno, chiedendo di tornare al normale carico lavorativo, si sentirà
dire dal superiore: «Non vedo perché!». Ed è così: non lo vede perché dà ormai per scontato che l’altro sia iper-produttivo. E magari, per mettere bene le cose in chiaro, aumenta ulteriormente il carico.
Chi se ne approfitta Ma se il “dare per scontato”, entro certi limiti, può capitare a tutti, va detto che ci sono alcune persone che esagerano in questo atteggiamento e niscono per gravare massicciamente sulle vite degli altri o per rovinare le relazioni che più contano. Per loro “è normale” che noi prendiamo il nostro tempo e glielo dedichiamo tutto; “è implicito” che, se hanno bisogno di qualcosa, noi sicuramente siamo pronti ad aiutare, mollando quello che stiamo facendo”; “è ovvio” che noi dobbiamo pensare che abbiano voglia di stare con noi, anche se, in realtà, sono sempre via a fare ciò che interessa solo a loro; “è lampante” che, anche se non ci dedicano attenzioni (affettive, sessuali, amicali, telefoniche), loro ci pensino, ci abbiano a cuore, ci desiderino ancora; “è
Non ringrazia quasi mai per ciò che chiede e che riceve.
Non ricorda molte delle volte in cui qualcuno ha fatto qualcosa per lui.
Ci resta male quando, per una volta, non riceve, come se fosse sempre andata così.
In amore, dopo l’idillio iniziale, non fa gesti romantici, non dice più “ti amo” e, se richiesto, sostiene di trasmetterlo con le azioni e non con le parole.
Si aspetta che l’altro sia sempre disponibile e che molli tutto per dedicarsi a lui.
Non fa nemmeno caso a un gesto generoso ed eclatante fatto a suo vantaggio dall’altro.
Si aspetta che le cose vadano bene anche se non le segue con attenzione e cura.
È convinto che gli altri abbiano ben chiari i suoi sentimenti, le sue intenzioni e i suoi pensieri. Non si preoccupa di ravvivare sentimenti, relazioni, progetti, comunicazione.
Fa fatica a provare gioia ed emozioni positive perché molte cose non lo sorprendono, proprio perché le dà per scontate.
La strategia passivo-aggressiva: fa la vittima per farti sentire in colpa
Una
delle principali strategie difensive, consce o inconsce, di chi dà tutto per scontato, è l’accusa all’altro di “tenere il conto” di ciò che ha fatto per lui; quando questi, superata la soglia di sopportazione, sbotta ricordandogli che “non è ovvio” tutto ciò che gli ha dato (tempo, energie, considerazione), lui ribatte: «Ah! Allora tenevi il conto! Ma io non ti ho mai chiesto niente, e comunque, se non volevi farlo, potevi anche non farlo! Avrei fatto da solo!». E conclude: «Ora non ti chiederò più niente!», come se fosse una punizione. Dobbiamo stare attenti a questa mossa passivo-aggressiva, con la quale, facendo la vittima, in realtà attacca. Non facciamoci impressionare né ricattare: il nostro non è un rinfaccio, ma una necessaria rinfrescata alla memoria. Legittimiamoci in questo, senza fare chissà quali lunghi elenchi, ma sicuramente ricordando che, insiti nei gesti fatti, ci sono amicizia, amore, dedizione, aiuto. E che tutto questo non solo non è ovvio, ma va tenuto ben vivo dentro di sé.
Ci sono pensieri che tormentano, che rendono infelici. Ma ce ne sono altri capaci di apparecchiare la nostra felicità, che stimolano i nostri lati più vitali a emergere. La primavera è il momento di farli nostri
QUESTO MESE
PARLIAMO DI:
A cura di Vittorio Caprioglio medico, psicoterapeuta
Immagini: A. Ruggieri
❶ Constata il dolore, ma senza intervenire pag. 54
❷ Stacca il presente dal passato ......................... pag. 58
Guarda sempre il lato sognante ............... pag. 62
Abbraccia tutte le trasformazioni ............ pag. 66
Sono letteralmente nell’aria in questo periodo e colpiscono le persone predisposte.
Scopriamo i rimedi che la natura ci mette a disposizione
Aprile è l’epoca del risveglio della natura e segna il culmine dei fastidiosi sintomi che accompagnano le allergie respiratorie: una patologia che oggi colpisce sempre più persone (sempre di più i bambini) e che viene favorita non solo dall’inquinamento atmosferico e dai riscaldamenti domestici (che sensibilizzano le vie respiratorie), ma anche dall’eccessiva pulizia e dall’utilizzo di detergenti che, col tempo, possono infiammare le mucose e tenere cronicamente in stato d’allerta le difese. La crisi allergica in genere si manifesta quando la concentrazione degli agenti irritanti nell’aria (in particolare i pollini) raggiunge una determinata soglia. Ma gli alberi oggi producono polline da gennaio a maggio; le graminacee, responsabili del maggiore numero di disturbi, oriscono da aprile a luglio e le erbacee da luglio ad ottobre. Da qui si deduce che questo è il periodo più adatto per seguire una pro lassi preventiva, che riduca il rischio allergico.
Essere allergici significa essere ipersensibili a una determinata sostanza che scatena una reazione nel sistema immunitario; infatti, tutte le malattie allergiche dipendono dalla reazione dell’organismo a sostanze estranee, dette tecnicamente “allergeni”. Nel caso delle più comuni sindromi allergiche (quali la pollinosi e l’allergia alimentare) le sostanze allergizzanti sono assolutamente innocue e largamente presenti nell’ambiente. È la predisposizione familiare del soggetto che favorisce spesso l’insorgenza della malattia che, in questo caso, si definisce atopica; tuttavia, le patologie allergiche possono insorgere anche in soggetti non predisposti.
I GLOBULI BIANCHI “DANNO L’ALLARME” L’organismo reagisce al contatto con gli allergeni con risposte di tipo biologico ed ematologico: i globuli bianchi del sangue aggrediscono gli allergeni riconoscendoli come estranei, dando vita ad una reazione antigene-anticorpo; in questa occasione l’organismo sintetizza degli anticorpi particolari, detti IgE, che, in situazione di normalità non hanno nessuna ricaduta specifica a livello fi sico. Se invece la reazione dell’organismo all’allergene è esagerata, gli anticorpi IgE producono l’istamina, la sostanza responsabile di tutta una serie di sintomi tra cui rinite, starnuti a ripetizione, prurito, occhi che lacrimano, ecc.
Alivello simbolico, le irritazioni e i problemi respiratori indotti dall’allergia sono tipici di una personalità ansiosa, rigida e compressa, incapace di lasciarsi andare e di respirare la vita “a pieni polmoni”. Il rifiuto delle sostanze estranee (come polvere e acari) e del polline (che è il seme maschile dei fiori che sbocciano) è tipico infatti dei soggetti conservatori, che si sentono “mancare il respiro” di fronte all’idea di cambiamento.
di Marta Monciotti psicologa e psicoterapeuta
Ennio, da quando la moglie è malata, pensa di dover tenere in piedi tutto, occuparsi di tutto, avere tutto sotto controllo. «Altrimenti sarei una brutta persona». Vuol mostrarsi solido, tutto d’un pezzo. Ma senza la giusta flessibilità, la schiena può bloccarsi…
Avolte, per cercare di rispondere alle vicissitudini della vita, senza accorgercene assumiamo una postura sica e mentale che ci allontana dalla nostra natura: ecco allora che il disagio sico fa la sua comparsa per cercare di avvisarci. La lombalgia di Ennio sembra proprio il grido di dolore della sua parte più essibile, uida, libera e spontanea, che sta soccombendo sotto il peso dei doveri e di una rigidità mentale sempre più dilagante.
Duro come pietra Tutto è iniziato con la malattia della moglie, un problema sico importante, cui Ennio ha reagito diventando, parole sue, «come un mulo da soma: mi sembra di avere i paraocchi e un enorme carico addosso, un carico a cui non posso sottrarmi». Ennio si sente in dovere di sorreggere tutto e tutti: dal punto di vista economico, di tempo, emotivo e pratico tutto è in carico a lui. Se non facesse così si sentirebbe una cattiva persona. Per riuscire a occuparsi di tutto ha eliminato le “cose super ue”: le sue passioni sportive, i momenti di svago e il tempo per sé, le uscite con gli amici… Nella sua mente non c’è più spazio per nulla. «Non
mi posso permettere di fantasticare, di distrarmi, come facevo prima: devo tenere duro, come uno scoglio nel mare in tempesta». Ed effettivamente Ennio è diventato duro come uno scoglio, tutto d’un pezzo e… bloccato!
Un maschile esagerato Alcuni sogni ricorrenti raccontano lo stato di fatica e di blocco, non solo della schiena, ma anche del suo mondo interno: «In sogno mi ritrovo a lottare con gure maschili fortissime, io ci provo ma sono sempre bloccato... Vorrei muovermi, ma il corpo è come di pietra, rigido. Vengo sopraffatto da queste gure maschili enormi e pesanti come giganti». Un’energia maschile gigantesca, questo dice l’inconscio attraverso i sogni, ha preso il sopravvento e blocca Ennio, che sente di aver perso la sua forza naturale, una qualità che un tempo si muoveva in lui come in una danza essibile e cangiante. Gli sport che praticava, dalla pallanuoto, alla boxe, dal trekking alle arti marziali, erano un gioco di equilibrio tra forza e essibilità e la sua indole giocosa, libera e sognatrice trovava così il suo spazio. Ora invece ha sviluppato una forza mentale e sica così rigida che rischia di
Un forte senso del dovere, il bisogno di mettere a posto le cose e di avere tutto sotto controllo, un rigido senso della morale, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato: ecco il mix capace di creare un sovraccarico emotivo e fisico che si scarica sul corpo sotto forma di lombalgia. Chi soffre di problemi alla schiena nella zona lombare, infatti, molto spesso si è caricato un peso troppo grande, che non riesce a ridurre perché si sentirebbe in colpa, sbagliato, cattivo. Ma che lo constringe a muoversi nella vita come un animale da soma. Quello che serve per uscire da questo ruolo è un cambio di atteggiamento mentale, la presa di coscienza dei propri limiti e un progressivo alleggerimento fisico e mentale.
spezzarlo. Senso del dovere, sensi di colpa, paura di mollare: sono i macigni che pesano sulla schiena e bloccano il suo mondo interiore.
L’aiuto dell’acqua Ennio deve ritrovare leggerezza e essibilità e un modo più morbido di stare con se stesso e con la vita. Nelle ore di psicoterapia si lascia condurre, sdraiato sulla schiena dolorante cerca una
posizione comoda, appoggia la testa e inizia a rallentare. Poi, a occhi chiusi, arrivano le immagini: prima alberi, enormi alberi che lo fanno sentire protetto, alla cui ombra immagina di sedersi a riposare. Poi una cascata e un ume: acqua che scorre libera e uida e lo fa sentire leggero. E lì cominciano ad arrivare le lacrime: altra acqua che sgorga, scioglie, alleggerisce, lava via. Un pianto dolce che lo svuota di ogni pensiero, preoc-