Riza Psicosomatica - Ottobre 2023

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PER STARE BENE DEVI ESSERE TE STESSO

Quando segui le aspettative degli altri arrivano ansia e depressione. Ecco cosa fare

L’EDITORIALE DI MORELLI

Perché scrivere una poesia può curare l’anima

FAI IL TEST

Scopri se sei sulla strada giusta per realizzarti nella vita

MEDICINA NATURALE

Ritrova l’efficienza del cervello con i nuovi rimedi verdi

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www.riza.it OTTOBRE 2023 n. 512 PERIODICO MENSILE ISSN 2499-0418 (ONLINE)

L’ansia è contagiosa, non trasmetterla ai figli

L’ERRORE DA EVITARE

Mai fare dei più piccoli i confidenti dei nostri disagi

Non sono rari i genitori che confidano a figli anche molto piccoli (4-5 anni) le proprie ansie e preoccupazioni. Ciò avviene, di solito, o con un figlio unico o con quello che si mostra sensibile e attento all’ascolto. Questo comportamento viene scambiato dal genitore come un modo per condividere, per fortificare il rapporto, ma inconsciamente esprime la ricerca di comprensione e la richiesta, paradossale, di una sorta di effetto terapeutico. Si tratta di un’abitudine rischiosa per la psiche del piccolo, perché questi tenderà, fin dalla più tenera età, a immagazzinare e a immedesimarsi in immagini traumatiche e paure che non sono sue, ma del genitore. Si farà carico di questo vissuto, cercherà sempre di proteggere gli altri e di tralasciare se stesso per i loro bisogni, si sentirà in colpa quando non riuscirà a lenire i loro problemi, sarà spinto a diventare adulto troppo presto a scapito della spensieratezza necessaria negli anni dell’infanzia. Teniamo fuori il nostro vissuto ansioso dal rapporto coi figli piccoli, e anche con gli adolescenti siamo cauti. Non devono essere tenuti, come si suol dire, “sotto una campana di vetro”, ma neanche devono farsi carico di un disturbo del genitore, che dovrebbe essere curato in altre sedi.

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IL GIORNALE DELLE SOLUZIONI
IN FAMIGLIA

SERVE PIÙ DISCREZIONE

Mostrarsi allarmati per ogni sintomo trasmette senso di precarietà

Allarmarsi davanti ai figli per i problemi di salute, anche piccoli e transitori, è uno dei modi principali con cui li si fa diventare a loro volta ansiosi e ipersensibili ai sintomi. È uno schema di comportamento che viene trasmesso con facilità perché è impregnato di un’intensa tonalità emotiva e affettiva e, più in profondità,

chiama in gioco il tema dell’angoscia di sofferenza e di morte. Questi genitori passano il messaggio che, da un momento all’altro, può arrivare una malattia pericolosa e che non è detto che ci sia salvezza. Il figlio del genitore super-pauroso per la salute del figlio va a toccare il nucleo profondo della personalità in via di sviluppo

del bambino e lo fa sentire esposto, senza protezione e precario. I bambini che ricevono questa quota d’ansia reagiscono diventando a loro volta iperpaurosi (con tutte le limitazione al vivere che ciò comporta) o, al contrario, del tutto insofferenti a ogni forma di ansia che riguarda la salute di qualcuno, soprattutto dei genitori.

Un bambino che ha paura a entrare negli ascensori. Una bambina restia a socializzare con un nuovo gruppo di coetanei. Un altro che si agita tantissimo per le votazioni scolastiche. Una ragazza molto impressionabile dai sintomi sici, propri o altrui. Uno che ha paura di andare in giro da solo. Un altro che vive in stato d’allerta perché teme sempre qualche evento negativo o sfortunato. Sono solo alcuni esempi, tra i tantissimi possibili, di ansie dell’età evolutiva, cioè dell’infanzia e dell’adolescenza che, in diversi casi, vengono

“ereditate” da uno o da entrambi i genitori. Accade spesso, infatti, che una buona parte delle paure dei bambini e dei ragazzi non sia espressione della loro indole, bensì sia stata appresa nella convivenza quotidiana con mamma e papà.

Ciò non significa che i ragazzi non abbiamo le loro paure “naturali”, ma che, a queste, si aggiungono, in modo talora molto pesante, quelle che dominano la vita del o dei

genitori. Una modalità che in uenza il loro essere e che li porta alla prima età adulta con un’impronta ansiosa già molto radicata, al punto da far loro pensare che quella sia una propria caratteristica, e non già qualcosa che provenga “dagli antenati”.

Impronte sgradite I genitori trasmettono valori e buone ispirazioni, ma anche insicurezze e paure. E le angosce lasciano impronte più delle rassicurazioni. La fobia dell’ascensore e dei luoghi chiusi “fa più presa” di una passione per l’arte. Allo stesso modo, se noi viviamo in stato di costante apprensione, fornire ai gli una stabilità familiare non eviterà che essi crescano con un marcato senso di precarietà. Ad esempio la semplice frase: “Lo sapevo che a me le cose non possono mai andare bene”, ripetuta più volte davanti ai gli ed espressione di un generale senso di sfortuna “personalizzata”, potrà facilmente indurre nei gli lo stesso atteggiamento. Ciò non vuol dire che i gli siano una copia dei genitori: la loro indole naturale resta sempre quella, ma non ci sono dubbi che un genitore che non gestisce la propria ansia ne trasmetta ai gli le dinamiche o, quantomeno, le vibrazioni.

Freno all’indipendenza Quali sono le conseguenze della trasmissione di un disturbo d’ansia a un glio? Il glio farà più fatica ad affrontare a modo suo, secondo la sua natura e con la pienezza delle proprie risorse, ciò che deve o vuole vivere

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Le difficoltà che incontri sono necessarie alla tua evoluzione. Purché siano le tue, non quelle trasmesse da altri. Specialmente dai genitori. Come ridurre “l’inquinamento emotivo” in famiglia
31 Ottobre 2023

L’arte di realiz

A cura di Vittorio Caprioglio medico, psicoterapeuta

Immagini: A. Ruggieri

Hanno collaborato: M. Battistutta, C. Marazzina, M. Monciotti, J. Procaccio

Riza psicosomatica 44 IL TEMA DEL MESE

zare te stesso

Il racconto di Ulisse ti insegna a seguire la tua natura, i tuoi talenti, le tue tendenze innate:

è l’unica direzione per stare bene

Spesso non ci piacciamo, ci sentiamo incompleti, vorremmo correggerci e migliorarci. Mentre invece la felicità arriva solo quando riusciamo a essere ciò che siamo, ritrovando l’immagine innata che ci caratterizza e ci rende unici

45 Ottobre 2023

IL TEMA DEL MESE REALIZZA TE STESSO

Le strategie dell’anima

IL FURBO ULISSE SAPEVA IN OGNI OCCASIONE COME USCIRE

DAI PERICOLI PERCHÉ FACEVA AFFIDAMENTO SULL’AIUTO

DI ATENA, DEA DELLA STRATEGIA. POSSIAMO IMPARARE

DA LUI LE GIUSTE STRATEGIE DELL’ANIMA: DIVENTARE

NESSUNO, NON IDENTIFICARSI,

STARE IN TUTTE LE COSE SENZA

LOTTARCI CONTRO, COGLIERE

I SEGNALI CHE ARRIVANO

DA DENTRO...

Come abbiamo visto, tra le pagine di uno dei racconti più celebri del mondo sono nascosti messaggi e saperi antichissimi. L’Odissea, il viaggio di Ulisse, le sue avventure e le sue fatiche sono una metafora della vita di ciascun individuo. Ma Ulisse non fa certo un viaggio perfetto, e di sicuro non è un essere perfetto: anzi commette errori, si imbatte in problemi, ritarda e si perde... Ma in ogni istante accanto a lui c’è una presenza invisibile: Atena, dea della strategia, che

mai: sa cosa fa per te e quali percorsi intraprendere

COSÌ RITROVI LA TUA ISOLA INTERIORE

Coltiva il buio e il silenzio

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Esci dagli schemi e non fare programmi

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Accogli le emozioni

senza commenti

che per ognuno di noi è lo stesso: nella vita abbiamo degli obiettivi, delle mete che desideriamo raggiungere, ma al di là dei progetti la vita prende spesso vie che non ci aspettiamo e che vorremmo evitare. E se invece fosse questa la strategia della nostra anima? Ci ritroviamo a credere di aver sbagliato qualcosa, o che è il mondo a essere sbagliato: e invece tutto questo è il Viaggio! La vita è un percorso non lineare e imprevedibile con un’unica vera direzione: incontrare te stesso. Fare af damento solo sulla tua mente, sui ragionamenti logici, signi ca dimenticare quelle energie sottili, impalpabili, che invece Ulisse ci insegna a seguire per ritrovare la propria patria, il proprio centro.

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Accetta tutte le tue contraddizioni

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Segui impulsi, desideri, passioni

Adotta anche tu le strategie di Ulisse, cioè le strategie del vero te stesso: diventa nessuno, non identi carti, stai in tutte le cose senza lottarci contro e senza giu-

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dicarle, cogli i segnali che ti arrivano dalla vita... Un passo alla volta, seguendo le orme di Ulisse, scoprirai un nuovo modo di vedere la tua vita e te stesso.

Il mondo interno, quel “te stesso segreto” che racchiude le tue caratteristiche, è una bussola che non sbaglia
59 Ottobre 2023

Memoria e giovinezza mentale: ecco come sostenerle

Lo stile di vita ha effetti diretti sul cervello: quando si mostra stanco e affaticato possiamo aiutarlo con specifiche sostanze naturali. Scopriamo come fare

Il cervello, come tutti gli altri organi, risente del modo in cui viviamo, delle scelte che facciamo a tavola e, proprio grazie a queste, può essere mantenuto giovane e in salute. Alcuni degli studi più interessanti in materia mostrano che si ottengono effetti positivi a livello cerebrale se ci si prende cura di organi apparentemente lontani. Ad esempio occuparsi della buona salute dell’intestino, riducendo i livelli in ammatori, ha effetti positivi sul cervello e assicura una maggiore longevità dei nostri neuroni. L’età media si allunga: ecco che la ricerca scienti ca moltiplica gli studi utili a identi care sostanze capaci di prolungare l’efcienza del cervello, che possono essere trovate in alimenti o piante. Scopriamo assieme in che modo il nostro stile di vita e alimentare può modi care in meglio la funzionalità del cervello.

76 Riza psicosomatica CORPO E SALUTE LA MEDICINA NATURALE

Lo dicono le ricerche: alla larga da questi comportamenti

Cosa accelera l’invecchiamento cerebrale? Che cosa mina le nostre capacità cognitive? Da cosa dobbiamo proteggere il nostro cervello? Questi sono i principali nemici emersi da diversi studi sull’argomento.

1Scarsa qualità del sonno

Dormire male danneggia il cervello, perché durante il sonno lui si libera dalle tossine, tra cui vi è anche la proteina beta amiloide, considerata tra le responsabili dell’Alzheimer. Secondo i ricercatori inglesi dell’Università di Cambridge è necessario dormire sette ore per notte (non di meno, ma neppure troppo di più) per migliorare la funzionalità delle regioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione cognitiva e nella memoria.

3Infiammazione e radicali liberi

2Sedentarietà

Uno studio della Hainan Medical University in Cina ha stabilito che vi è un rischio del 30% in più di andare incontro a demenza se si è sedentari. L’attività fi sica è uno dei modi che abbiamo a disposizione per favorire la neurogenesi, ossia la formazione di nuovi neuroni, che avviene in modo maggiore in una zona chiamata giro dentato, deputata alla formazione di nuovi ricordi.

4Fumo e alcol

L’infiammazione cronica e la presenza di radicali liberi in eccesso sono una delle ragioni dell’invecchiamento cerebrale. Contro entrambi questi fattori abbiamo a disposizione i polifenoli, una classe di circa ottomila composti, presenti in frutta e verdura colorate che riducono il rischio di neurodegenerazione e promuovono la plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di creare nuovi collegamenti.

colorate che riducono il rischio di la plasticità cerebrale, ovvero la

5Poca acqua e tanto zucchero

Le sostanze tossiche che derivano dalla combustione del tabacco e la stessa nicotina sono un veleno per il cervello. Uno studio dell’Università della Pennsylvania ha poi evidenziato che anche piccole quantità di alcol portano a un invecchiamento cerebrale stimabile in due anni, se si passa da mezza a una porzione di alcol. In pratica meglio mezzo bicchiere di vino (e non tutti i giorni) che uno intero.

6Stress (anche digitale)

primo

ridotto introito di acqua e manifesta il

Il cervello ha bisogno di una costante idratazione. È il primo organo, infatti, che risente di un ridotto introito di acqua e manifesta il proprio disagio con confusione mentale e sonnolenza. Al contrario non ama molto l’eccesso di zucchero. Un’alimentazione ricca di zuccheri e un’elevata glicemia aumentano il rischio di Alzheimer. L’ideale per il nostro cervello è un’alimentazione a basso impatto glicemico, senza dolci o cereali raffinati non bilanciati da proteine, verdure o grassi buoni.

Uno stress prolungato porta a una modificazione strutturale del cervello, a livello di amigdala, corteccia prefrontale e ippocampo. Anche i continui stimoli che vengono dal mondo digitale che riceviamo e che ci interrompono, portano il cervello a dover “recuperare il filo”, attività che ha un alto costo energetico. Tecniche antistress, come la meditazione, hanno invece dimostrato di avere un effetto opposto. Anche tutte le attività che favoriscono la produzione di serotonina, dopamina ed endorfine, che produciamo quando facciamo qualcosa che ci piace, quando ascoltiamo musica e balliamo, o quando ci dedichiamo a un hobby manuale e creativo, servono a proteggere i neuroni.

I NEMICI DEI
TUOI NEURONI
Ottobre 2023 77

Autoterapia MEDITARE CON LE IMMAGINI di Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta

Chiudi gli occhi e

COSÌ ENTRI IN ARMONIA CON IL MONDO INTERNO

Le immagini sono il linguaggio naturale dell’inconscio: farsi guidare da loro durante una meditazione a occhi chiusi permette di attivare specifiche aree del cervello, che ci avvicinano alla soluzione dei nostri problemi.

Riza psicosomatica 100

immagina

un vulcano

E

ANCHE IN MODO ESPLOSIVO, IL VULCANO È

PREZIOSA PER TORNARE IN ARMONIA CON I PROPRI ISTINTI

Per eseguire al meglio questa tecnica di meditazione con le immagini, trova un angolo confortevole della casa, possibilmente lontano dalle fonti di disturbo e spegni il cellulare. Trova una posizione comoda e chiudi gli occhi. Accogli tutti i pensieri che ti vengono a trovare, lascia che ti attraversino la mente, per poi farli tramontare dolcemente dentro di te.

La meditazione A questo punto immagina di scivolare nel buio dei tuoi occhi... un buio sempre più profondo e avvolgente... Ora, dentor di te, inizia a visualizzare l’immagine di un vulcano... mettila a fuoco per qualche istante. Come si presenta? È alto, imponente? Fumante? Come se stesse per esplodere? Oppure è

spento, quiescente, morto? Cerca di visualizzarne bene tutti i dettagli e le sensazioni che suscita dentro di te facendole poi depositare nel tuo animo. Rimani fermo ancora qualche minuto, poi riapri gli occhi e scrivi su un foglio tutto quello che hai provato vedendo il tuo vulcano.

Emozioni sepolte Questo semplice esercizio ti permetterà di prendere contatto con tutte quelle emozioni che tendi a relegare giù nel profondo, il fatto di poterle appuntare costituirà un’azione catartica simile a quella dell’eruzione del vulcano. Un piccolo sfogo che ti permetterà di dare un senso, in un secondo tempo, a questa energia sepolta e dimenticata.

Gira pagina per scoprire tutti gli aspetti simbolici di questa immagine

SIMBOLO PER ECCELLENZA DI TUTTE LE ENERGIE E LE FORZE ANTICHE PRIMORDIALI CHE VIVONO NEL PROFONDO E CHE A TRATTI RIEMERGONO UN’IMMAGINE
101 Ottobre 2023

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