SOMMARIO
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CHE COS’È il diabete
Con oltre 463 milioni di casi nel mondo, il diabete è una delle malattie più problematiche della nostra epoca. Nella maggior parte dei casi si tratta di diabete di tipo 2, ma non è questa la sola “variante” della patologia: scopri quali sono i principali fattori di rischio, i sintomi e cosa accade nel corpo di chi si ammala.
A TAVOLA
La dieta antidiabete
Intervenire sull’alimentazione non è un optional: è la più potente arma di prevenzione (e di cura) nelle nostre mani. Ecco le regole d’oro da seguire.
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I RIMEDI
NATURALI
Gli aiuti verdi contro l’iperglicemia
Alcuni estratti vegetali possono rappresentare un aiuto in più per tenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue o anche prevenire alcune condizioni di salute, come ipertensione e ipercolesterolemia, che favoriscono lo sviluppo del diabete di tipo 2.
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UNA MALATTIA MODERNA
Ne soffrono 463 milioni di persone nel mondo
Secondo quanto emerso nella nona edizione dell’International Diabetes Federation (IDF) Atlas, nel 2019 risultavano 463 milioni di adulti nel mondo affetti da diabete. Nel 90% dei casi si trattava di diabete di tipo 2, la forma che potrebbe essere prevenuta per tempo agendo sullo stile di vita e sull’alimentazione. Eppure il numero di malati è da anni in costante crescita: nel 2015, ad esempio, erano 415 milioni a livello globale. Sempre secondo i dati raccolti dall’IDF - federazione che comprende più di 200 associazioni nazionali in oltre 160 Paesi e che ha lo scopo di monitorare e migliorare la vita dei diabetici in tutto il mondo - il 50,1% delle persone affette dalla patologia non riceve una
diagnosi e non sa di essere malata. Lo stesso accade, su scala ridotta, in Italia. Nel nostro Paese nel 2015 i malati di diabete con diagnosi certa erano circa 3 milioni, ovvero quasi il 5% della popolazione.
Un triste primato per lo più occidentale
Il diabete può essere considerato una malattia tipica del mondo occidentale. In passato era diffuso soprattutto nell’Europa del Nord e in America, ma negli ultimi anni ha fatto registrare una veloce espansione anche in altre aree del mondo, soprattutto in Asia, a causa dei cambiamenti negli stili di vita e soprattutto nel tipo di alimentazione. In Europa il diabete è particolarmente diffuso in Scandinavia, soprattutto in Finlandia; mentre in Italia una notevole
incidenza della patologia si registra in Sardegna. L’impatto sociale di questa malattia è enorme, perché le persone che ne soffrono devono seguire costantemente l’alimentazione e le terapie necessarie per tenere sotto controllo il livello della glicemia nel sangue e per evitare le possibili complicanze. Per di più molte persone affette da questa malattia non ne sono consapevoli, fino a quando i sintomi non diventano talmente acuti da richiedere cure mediche urgenti. Vivere col diabete significa dover tenere presente questa condizione giorno dopo giorno e seguire costantemente le cure e i controlli necessari. Il decorso della malattia può essere molto diverso da persona a persona in base al tipo di diabete, agli anni trascorsi prima che fosse diagnosticato, e anche alle condizioni specifiche del paziente. Si tratta di una malattia cronica, con cui bisogna fare i conti per il resto della vita, ma non sono rari i casi in cui, soprattutto per il diabete di tipo 2, seguendo una terapia efficace i valori glicemici si sono normalizzati stabilmente.
I NUMERI DELLA PATOLOGIA
1/11 578 milioni 20 miliardi di euro 496
1 adulto su 11 nel mondo ha il diabete.
È il numero di malati che si stima verrà raggiunto, a livello mondiale, entro il 2030. Entro il 2045 saranno 700 milioni.
È la spesa sanitaria annuale per il diabete, in Italia. Di questi, 9 miliardi sono spese dirette, come farmaci, ospedalizzazioni e assistenza.
I decessi annuali in Italia causati direttamente o indirettamente dal diabete.
7anni
È la stima della riduzione dell’aspettativa di vita per un soggetto diabetico non controllato, cioè senza un buon controllo della glicemia.
L’alimentazione
A TAVOLA La dieta antidiabete
È LO STRUMENTO PIÙ POTENTE A TUA DISPOSIZIONE PER PREVENIRE (E ANCHE CURARE) LA MALATTIA. SCOPRI COME
L’
arma più potente per prevenire il diabete? È nel piatto. L’alimentazione ha un ruolo chiave per ridurre il rischio di sviluppare la malattia e anche per combatterla. Il 30% dei diabetici di tipo 2 è curato con la dieta e un altro 50% con una combinazione di medicine e dieta. La percentuale rimanente ha bisogno dell’insulina, ma adotta in ogni caso un’alimentazione più sana. Un tempo si tendeva a limitare drasticamente la presenza di carboidrati nella dieta del diabetico, per ridurre la quantità di glucosio; oggi invece gli esperti consigliano (se non c’è anche sovrappeso) un’alimentazione uguale a quella delle persone non diabetiche. In ogni caso, il
punto davvero importante - quello che rende la dieta “curativa” - è che l’alimentazione sia bilanciata ed equilibrata, con un giusto consumo di carboidrati (che secondo le linee guida più diffuse, dovrebbero costituire circa il 50% della dieta). Anche nei diabetici di tipo 1 un opportuno consumo di carboidrati riduce il rischio che si formino pericolosi corpi chetonici. Naturalmente il diabetico insulino-dipendente deve comunque controllare il consumo di dolci, ma questo non significa che vi debba rinunciare per sempre. Una persona che soffre di diabete di tipo 1, inoltre, deve imparare a calcolare i carboidrati che sono contenuti nell’alimento che sta per mangiare, in modo da poter calibrare le dosi di insulina. Le persone affette da
diabete di tipo 2 o che intendono prevenirlo, invece, devono prestare particolare attenzione al concetto di indice glicemico (IG) e carico glicemico. L’indice glicemico indica la velocità con cui si provocherà un innalzamento della glicemia in seguito all’assunzione di un certo cibo. L’IG viene indicato con un numero da 0 a 100, dove 100 rappresenta l’IG del glucosio stesso o del pane bianco. Un alimento che ha un indice glicemico medio o medio-alto non deve essere necessariamente bandito dalla tavola, ma
I cibi a basso IG
• cereali integrali
• frutta non zuccherina
• verdura, ortaggi poco cotti
• pesce, carne magra
• uova
• legumi
• latte e yogurt magri
• semi germogliati
• latte di soia
I cibi ad alto IG
• pane, pasta, pizza, farina
• cornflakes, cracker, grissini
• miele
• purè di patate
• patate al forno e fritte
• riso arborio, cous cous
• fecola di patate
• latte di riso
• riso soffiato, gallette di riso
• zucchero saccarosio (quello bianco)
• croissant, biscotti
• fichi secchi
• birra
• marmellata con zucchero
deve essere consumato con misura, abbinato a fonti di fibre e proteine. Il carico glicemico - un concetto che sta sostituendo, per importanza, quello dell’indice glicemico - calcola l’impatto totale di un alimento sulla glicemia, in base sia alla quantità di carboidrati sia all’indice glicemico di un cibo. È un parametro che tiene maggiormente conto della composizione di un cibo nel suo complesso. Esiste anche l’indice insulinico, che misura la produzione di insulina dopo l’ingestione di un cibo.
Verità e falsi miti nel piatto: tutto ciò che devi sapere
Sull’alimentazione migliore per prevenire picchi glicemici e diabete di tipo 2 si sente dire di tutto. In questa pagina facciamo chiarezza confermando alcune credenze e smentendone altre.
INIZIARE IL PASTO CON LE VERDURE PREVIENE L’IPERGLICEMIA?
VERO
Iniziare con un antipasto di verdure o invertire le classiche portate all’italiana, ossia fare precedere il piatto a base di carboidrati, pasta o riso dal secondo a base di verdure e proteine garantisce un minore innalzamento della glicemia post prandiale. Lo ha accertato il laboratorio di Metabolismo, Nutrizione e Aterosclerosi dell’Università di Pisa. Uno studio durato 4 settimane su 17 pazienti, condotto invertendo le tradizionali portate, ha portato a una riduzione significativa della quantità di zuccheri.
CONCLUDERE CON IL CAFFÈ È UN’ABITUDINE INNOCUA?
FALSO
Secondo uno studio effettuato dall’Università di Guelph, in Canada, troppi grassi e la caffeina agirebbero insieme interferendo con le capacità dell’organismo di metabolizzare gli zuccheri e favorendo la persistenza di una glicemia alta. Si è visto che l’assunzione di caffeina anche 5 ore dopo un pranzo ricco di grassi fa mantenere più alti gli zuccheri nel sangue rispetto a soggetti che non consumano caffeina. La caffeina ostacola il meccanismo con cui il pancreas produce insulina per tenere a bada la glicemia. Evita l’espresso, dunque, soprattutto se il pasto è stato abbondante.
L’AVOCADO È DA EVITARE PERCHÉ TROPPO RICCO DI GRASSI?
FALSO
Frutto a bassissimo indice glicemico, l’avocado è capace di controllare il consumo di zuccheri, grazie alla presenza di fibra, e agisce come regolatore della glicemia dopo i pasti. Il suo consumo regolare, secondo un’indagine condotta per sette anni su più di 17mila abitanti negli Stati Uniti, consentirebbe una riduzione del 50% della probabilità di sviluppare la sindrome metabolica, cioè quella malattia multifattoriale in cui un grande ruolo viene giocato anche dall’eccesso di zuccheri. La quantità indicata è 70 g al giorno (mezzo frutto).
LE SALSE SONO PROIBITE PERCHÉ CONTENGONO TROPPI ZUCCHERI?
DIPENDE
Tra le salse acquistabili nei supermercati il ketchup è quello che ha la più significativa presenza di zucchero, che rientra nella sua ricetta come ingrediente a pari merito con i pomodori. Anche se stanno facendo la loro comparsa ketchup in cui la stevia ha sostituito una parte degli zuccheri, resta una salsa molto dolce. Al contrario, la senape non dovrebbe avere zuccheri, ma in quelle commercializzate è comunque presente. Così l’indice glicemico passa da 35, nella normale senape, a 55. Stesso discorso per la maionese che non dovrebbe contenere zuccheri, ma di fatto ne contiene: un’inutile aggiunta a un alimento già grasso. Controlla l’etichetta!
L’aceto è un buon condimento?
Sì, a patto che non sia balsamico
L’aceto balsamico sta piano piano soppiantando il normale aceto di vino o l’aceto di mele, come condimento delle insalate. Ma nell’aceto balsamico è presente zucchero in maggiori quantità, poiché è ottenuto aggiungendo al normale aceto di vino del mosto d’uva cotto in cui uve molto zuccherine con la cottura si caramellano e conferiscono all’aceto il suo sapore dolciastro; contiene poi caramello come colorante. Meglio quindi non esagerare con il balsamico, e meno ancora con le glasse da esso ottenute e preferire l’aceto di mele o quello di vino, che non hanno zuccheri. Uno studio coreano, condotto dall’università di Seul, ha invece scoperto l’azione protettiva dell’aceto sulle cellule beta del pancreas, quelle responsabili della secrezione di insulina che ne regolano la produzione in funzione della presenza di glucosio nel flusso sanguigno.
I rimedi naturali
Gli aiuti natura L’IPERGLICEMIA
Fitoterapeuti e omeopati esaminano il paziente nell’insieme, come “persona completa”, e si pongono l’obiettivo di ripristinare l’equilibrio dell’organismo, mettendolo in grado di utilizzare le proprie risorse di autoguarigione. In ogni caso i diabetici in cura farmacologica dovrebbero chiedere il parere al proprio medico prima di assumere un eventuale rimedio erboristico, per assicurarsi che non interferisca con i dosaggi di insulina o con medicinali ipoglicemizzanti. Non bisogna aspettarsi di poter fare a meno dell’insulina con l’uso di rimedi fitoterapici, sebbene, in alcuni casi, sia possibile riuscire a diminuirne le dosi, sempre dopo aver consultato il proprio medico, se le piante medicinali migliorano i livelli della glicemia. Esistono centinaia di piante medicinali con effetti ipoglicemizzanti dimostrati da
esperimenti di laboratorio. Molte di queste sono originarie del Sud America o dell’India. Tuttavia gli studi clinici sull’uomo, finora, si sono limitati a un numero esiguo di droghe vegetali, quelle ritenute più efficaci. Come nella terapia farmacologica esistono medicinali che agiscono sul controllo della glicemia con meccanismi d’azione differenti, così in fitoterapia possiamo avvalerci di piante che, pur agendo in modo differente, hanno come risultato quello di prevenire il diabete di tipo 2 in soggetti a rischio oppure, in caso di patologia già diagnosticata, possono essere assunte insieme ai farmaci allo scopo di limitarne il dosaggio. I rimedi naturali che descriveremo nelle prossime pagine sono quelli che hanno gli effetti più utili ai diabetici, e che appartengono a fitoterapia, omeopatia e aromaterapia, che hanno caratteristiche diverse.
LE TUE RISORSE
Fitoterapia a pag. 64 Omeopatia a pag. 72 Aromaterapia a pag. 74
li contro
L’AZIONE SAPIENTE DI PIANTE ED ERBE
I rimedi fitoterapici ricavati da piante ed erbe abbassano la glicemia attraverso vari meccanismi: riducono l’assorbimento di glucosio da parte dell’intestino, spingono le cellule a “ricevere” il glucosio svolgendo un’azione simile a quella dell’insulina, stimolano il pancreas a produrre insulina (nei diabetici di tipo 2). Inoltre possono aiutare a ridurre colesterolo e trigliceridi nel sangue. Nelle pagine a seguire suggeriremo anche alcuni rimedi omeopatici. A differenza della fitoterapia, l’omeopatia si propone di ristabilire l’equilibrio delle varie funzioni nell’organismo. Nel caso del diabete, aiuta ad affrontare meglio sovrappeso, stanchezza e disturbi agli occhi. Anche gli oli essenziali possono svolgere una funzione di supporto per migliorare le condizioni generali del diabetico.
Con questi alleati eviti che “l’e
L’
eccesso di glucosio nel sangue è un problema da tenere sotto controllo già ben prima che si sviluppi eventualmente il diabete di tipo 2. Esistono vari rimedi naturali che agiscono, in diverso modo e in virtù di vari meccanismi, proprio sulla glicemia. Ne presentiamo alcuni, pur ricordando che, prima di intraprendere un trattamento, è bene informare il proprio medico.
Gymnema
Favorisce il “consumo” di zuccheri
La gymnema (Gymnema sylvestre), della famiglia delle Asclepiadacee, è conosciuta per essere la pianta anti-zucchero per eccellenza. Le sue foglie contengono una miscela di acidi glicosidici, il cui componente più attivo è l’acido gymnemico, che svolge un’azione ipoglicemizzante attraverso due meccanismi: inibisce l’assimilazione degli zuccheri a livello intestinale e stimola le cellule a “bruciare” il glucosio, che così non resta nel sangue. I principi attivi di questa pianta contengono una molecola simile a quella dello zucchero, che si lega ai recettori intestinali, bloccando l’assorbimento degli zuccheri per un periodo prolungato. L’assunzione di gymnema è quindi indicata in caso di diabete o di iperglicemia alimentare. La pianta svolge anche un’azione “anti-dolce”: mettendo sulla lingua una piccola quantità di gymnema si annulla la percezione del dolce e dell’amaro e si spegne la voglia di zuccheri. La gymnema ha mostrato sperimentalmente la capacità di stimolare la produzione di insulina. L’assunzione di gymnema riduce la percentuale di emoglobina che trasporta glucosio, di solito molto alta nel paziente diabetico.
COME SI ASSUME
• Estratto secco: 1 compressa (titolata in acidi gymnemici), 2 volte al giorno, prima dei pasti principali. La gurmarina contenuta nella pianta blocca la sensibilità al gusto dolce solo se entra in contatto con le papille della lingua; per ottenere questo effetto si deve aprire la capsula e sciogliere sulla lingua l’estratto secco.
• Infuso: si pone un cucchiaio di foglie di gymnema taglio tisana in una tazza di acqua bollente, e si lascia in infusione per 10 minuti; si filtra bene e si beve; 2 tazze al dì.
ccesso di dolcezza” crei danni
Galega
Abbassa il livello del glucosio ematico Questa pianta, che è conosciuta soprattutto per la sua capacità di aumentare la secrezione lattea nelle donne, ha anche un notevole effetto ipoglicemizzante. Contenuta nei semi, la galegina agisce con lo stesso meccanismo di alcuni farmaci di sintesi usati per tenere sotto controllo la glicemia. Aiuta infatti a bloccare la secrezione di glucagone, l’ormone prodotto dalle cellule alfa del pancreas che ha la funzione di aumentare il livello di glucosio in circolo. L’azione ipoglicemizzante della galega è dovuta anche alla presenza dei sali di cromo. Precauzioni d’uso: potrebbe interagire con i farmaci prescritti contro il diabete e l’iperglicemia, quindi va assunta sotto controllo medico. I principi attivi sono contenuti nelle sommità fiorite e nei semi.
COME SI ASSUME
• Tintura madre: 30 gocce in due dita d’acqua 2-3 volte al giorno lontano dai pasti. In alternativa c’è l’estratto fluido (50 gocce prima dei pasti).
Il fico d’India riduce la glicemia dopo i pasti
• Infuso: metti un cucchiaino di sommità fiorite in una tazza d’acqua bollente per 5-10 minuti, poi filtra e bevi. Puoi assumerne una tazza al giorno. che genere come estratto secco, 1-2 capsule
Il frutto del fico d’India ha proprietà ipoglicemizzanti e ipocolesterolemizzanti. Il succo prelevato dalle foglie e dalle radici della pianta, infatti, contiene sostanze capaci di ridurre i livelli glicemici. Alcuni studi hanno fatto rilevare che gli estratti di fico d’India sono in grado di abbassare la glicemia postprandiale in soggetti sani e sono efficaci contro l’iperglicemia in diabetici di tipo 2. Tale effetto è dovuto alle fibre e alle pectine del frutto, che riducono l’assorbimento di glucosio. Si assume in genere come estratto secco, 1-2 capsule 3 volte al giorno.