domenica 3 aprile 2016 anno 6 numero 16
Inter Torino
Sport & Spettacolo
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EPPUR SI MUOVE
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Parola al Baffo
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e a Buffon l’Allianz Arena evoca brutti ricordi, ben otto gol nelle ultime due partite, il nostro calcio ne esce rotto in egual misura in queste due partite tinte d’azzurro. La Nazionale ha fotografato lo stato del calcio italiano, anche se attenzione a giudizi approssimativi, poiché l’Europeo sarà un’altra cosa. Sono dell’idea che non è del tutto negativo aver rimediato una strigliata così pesante. La storia ci rimanda a situazioni simili. Vi ricordate il Mondiale del 1982? E quello del 2006? Risalire dalle ceneri è la nostra specialità, speriamo che sia così anche questa volta, nonostante interpreti e tempi siano così diversi. Nel 1982 Bearzot lasciò a casa Pruzzo e Beccalossi e insistette con Paolo Rossi, nel 2006 Lippi lasciò a casa Cassano. In quei Mondiali vinse la sorpresa: chi immaginò che, prima Bergomi e Oriali e poi Grosso e Materazzi, riuscirono a essere i veri mattatori di quelle nazionali? Ecco perché i carneadi vari schierati in campo da Conte non devono essere prodighi di allarmismi troppo enfatizzati. Tornando alla nostra Milano, non più tanto da bere, Inter e Milan sono all’agognata rincorsa di un modo per salvare la stagione. I nerazzurri devono arrivare terzi, per dare un senso al loro campionato, mentre i rossoneri devono vincere la Coppa Italia, se vogliono dare lustro al proprio blasone. I Mancini-boys, questa sera, affrontano il Torino tra le proprie mura, per proseguire i loro sogni. La vittoria è prioritaria, altri risultati non sono concepiti nella testa di Mancini che sta progettando una strategia vincente contro i suoi detrattori. Il tecnico di Jesi, se entrerà in Champions, sarà scagionato da tutto e sarà immortalato come l’allenatore più adatto per la panchina, forse, più difficile della Serie A. In caso contrario, sarà gettato nelle ortiche come il suo predecessore (Mazzarri), che per un paio d’anni ha fatto da parafulmini a un club troppo superficiale nel gestire alcune situazioni. A Bergamo il Milan affronta una squadra che è tornata alla vittoria due settimane fa, dopo quattordici turni. I rossoneri non vincono da oltre un mese. Un motivo che non può passare inosservato.
Sandro Mazzola
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uando c’è InterToro mi batte sempre più forte il cuore. Da una parte mi viene in mente il mio papà, con i colori granata, dall’altra il mio pensiero va alla sponda nerazzurrra, dove, per mia fortuna, mi sono tolto precchie soddisfazioni, con il mago Herrera alla guida della squadra. Purtroppo il tempo passa e la nostalgia corre sempre più forte. In questa circostanza, l’Inter, se vuole ancora agganciarsi al
Io, vecchio cuore granata treno europeo, deve vincere la sfida contro il Toro, che da parte sua potrebbe aver recuperato le energie psicologiche con la sosta per la Nazionale. A proposito di Azzurri, abbiamo preso una bella scoppola dalla Germania, un risultato pesante, specialmente dopo il pareggio vistato ad Udine contro la Spagna la scorsa settimana. Se dovesse avere una risposta analoga, come quella con i tedeschi, al prossimo europeo, sarebbe veramente notte fonda, perchè sia la Germania che l’Inghilterra e la Francia compresa la Spagna, sono decisamente un gradino più su della nostra Nazionale.
facile ad Udine, contro i friulani, mentre la Juventus, ieri sera se l’è vista contro l’Empoli, sempre pericoloso. Non facile anche il compito del Milan questo pomeriggio a Bergamo con l’Atalanta. Fari puntati oggi all’Olimpico nel derby Lazio-Roma, dove i giallorossi cercheranno si difendere il terzo posto dall’attacco di Fiorentina e Inter con la Viola che ospita la Sampdoria. mentre il Frosinone si gioca a Marassi, la permanenza in serie A. L’altra sera il Trap in diretta sulla Rai, dopo il quarto gol tedesco, non sapeva più cosa dire.
Inter Allenatore
STADIO
Roberto Mancini
Arbitro: Marco
MEAZZA
Torniamo al campionato, con il duello al vertice tra Juventus e Napoli. Higuain e compagni non avranno sicuramente vita
Torino ORE 20.45
Allenatore
Giampiero Ventura
Guida di Torre Annunziata
INTER (4-2-3-1)
TORINO (3-5-2)
Handanovic D’ambrosio, Miranda, Murillo, Nagatomo; Brozovic, Medel; Eder, Palacio, Perisic; Icardi
Padelli; Maksimovic, Jansson, Moretti; Zappacosta, Acquah, Vives, Baselli, Bruno Peres; Belotti, Maxi Lopez
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l’inter ci deve provare
Partita
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Champions ancora possibile
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e ultime 23 sfide con il Torino a San Siro, in Serie A, hanno detto bene all’Inter che ne ha vinte 16 e persa una sola, quella dello scorso anno, i pareggi sono sei. Il Meazza ospiterà un Toro deluso dal derby perso in malo modo contro la Vecchia Signora. L’Inter, da canto suo, arriva a questa gara dal pareggio di Roma contro i giallorossi, un 1-1 che ha lasciato un po’ di amaro in bocca, soprattutto alla formazione
nerazzurra, ma che ha iniziato, non è mai troppo tardi considerate le otto gare utili al tramonto di questa stagione, a dare delle certezze, almeno nella formazione. Giampiero Ventura, il più amareggiato dei granata per questa stagione buia, confida in una prova d’orgoglio dei suoi uomini. Fuori Ciro Immobile e dentro Maxi Lopez che non rinuncerà all’occasione di dimostrare che può indossare la maglia da titolare. L’Inter non ha scelta, deve vincere questa partita, anzi tutte
e 8 le ultime partite, e sperare nel primo regalo di questa fine stagione: la Lazio che conquista la stracittadina contro i giallorossi, saldamente al terzo posto, che precedono i nerazzurri di cinque punti in classifica. Difficile, quasi impossibile, conquistare l’ultimo piazzamento utile alla Champion League, obiettivo stagionale dell’undici di Mancini, ma 24 punti disponibili devono quanto meno chiedere di provarci e sperare nella malasorte della Roma in primis e della
Fiorentina, a pari punti dell’Inter ma in vantaggio sulle sfide dirette, a seguire. Questa sera a San Siro il mister jesino potrà contare sull’intera rosa, nessuno infortunato, anche Mauro Icardi ha recuperato l’infortunio al ginocchio che gli ha fatto saltare la delicata sfida contro la Roma, e nessuno squalificato, ma Handanovic e Kondogbia diffidati. Recuperato anche Jovetic. Per questa 31° giornata Mancini punterà sul possibile 4-2-3-1 con Nagatomo, Miranda, Murillo e
D’Ambrosio a fare da angeli custodi di Handanovic, e all’occorrenza salire per dare una mano lì davati. Brozovic e Medel a dettare il gioco e Eder, Ljajic e Perisic a sostegno dell’unica punta Icardi. Giampiero Ventura si affiderà al solito 3-5-2 e con il macigno delle assenze di Immobile infortunato e Glik squalificato. Dei granata vedremo Padelli tra i pali, Maksimovic, Bovo e Moretti in difesa. Zappacosta, Acquah (diffidato), Gazzi, Baselli e Peres impegnati ad avanzare e servire i
due attaccanti di turno: Belotti e Maxi Lopez. Questo posticipo domenicale vede impegnate due squadre affamate di punti, l’Inter deve provare a recuperare sulla Roma e il Torino che non ha più velleità europee ma vuole chiudere senza incubi dell’ultima ora. La gara d’andata è stata vinta dall’Inter, 0-1 all’Olimpico di Torino. Sono 71 i precedenti giocati a Milano dalle due squadre: 37 vittorie per l’Inter, 10 per il Toro e 24 i pareggi.
Inter, all’attacco. C’è da matare il Toro e sperare
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LA CLASSIFICA
classifica marcatori
ronti via. Si ricomincia. Dopo la sosta per la Nazionale, l’Inter, reduce dal pareggio di Roma contro i giallorossi, avversari diretti per la conquista del terzo posto Champions, è pronta per il rush finale. Spodestare la Roma dal terzo posto, avanti di cinque punti, che viaggia in serie positiva da due mesi, ad otto giornate dalla fine del campionato, è quasi un’impresa. Ora
più di prima occorre la massima concentrazione e grinta, iniziando dalla sfida di questa sera con il Toro, ammaccato, danneggiato e furioso all’indomani di un derby perso in malo modo con la Vecchia Signora tra errori arbitrali ed inevitabili polemiche. Contro i granata, i nerazzurri devono assolutamente vincere e poi sperare che gli amici della Lazio vincano il derby del quasi silenzio che, per la prima volta
Gonzalo Higuain
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trovare un giusto equilibrio a centrocampo, anche per evitare che la difesa venga assediata dagli avversari. Sul fronte Inter, Mancini potrà invece contare di nuovo sull’apporto di Maurito Icardi, guarito dall’infortunio al ginocchio ed assente nell’ultima gara di campionato pareggiata all’Olimpico contro la Roma. Il bomber argentino spera di tornare subito al gol e raggiungere le 50 reti in 100 gare con la ma-
glia nerazzurra. Lo scorso anno, il Torino vinse a S. Siro contro i nerazzurri per 1-0 grazie al gol realizzato allo scadere da Moretti. L’ultima vittoria dell’Inter contro i granata risale invece alla stagione 2013/2014: InterTorino 1-0, marcatore del match: Rodrigo Palacio
Inter... Parliamone
Paulo Dybala
Carlos Bacca
Mauro Icardi
Éder Citadin Martins
Nikola Kalinic
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e per protesta, presenterà le due curve vuote. Nella formazione di Ventura non ci saranno due pedine importanti come Immobile, infortunato e Glik, squalificato. In attacco il Toro schiererà dall’inizio la coppia Maxi Lopez-Belotti, mentre Jansson sostituirà Glik. Il modulo scelto dal tecnico dei granata sarà molto probabilmente il 3-5-2. A San Siro, per la squadra del presidente Cairo sarà soprattutto fondamentale
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1 partita in più
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gli Ospiti
Giovanni Labanca
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n tempi non recenti, siamo stati nella Plaza de Toro di Barcellona. Era il battesimo emozionante, ma anche poco gradevole, per assistere alla matata di un povero toro, già bello e preparato alla bisogna, tanto che sarebbe bastato al torero di turno toccarlo con la punta della spada, per spedirlo dritto dritto nella macelleria della Plaza per essere venduto come carne da buon sugo. Facile proprio come bere un limpido bicchiere d’acqua. Lo avevamo capito tutti che sarebbe stata una partita impari, tanto che non pochi furono i fischi indirizzati al torero ed i
fazzoletti bianchi sventolati in segno di protesta ed a favore della povera bestia, già sanguinante per le barbare sfilettate inflitte sul groppone già martoriato prima di scendere in campo. Il torero, dopo un paio di virtuose giravolte con la mantilla rossa, se lo trovò davanti quasi immobile, con la fronte pronta al sacrificio. Non andò, cari lettori, come avrete già pensato e nemmeno come avrebbe potuto scrivere Ernest Heminguay. Il primo assalto colpì di striscio la guancia rossa del quadrupede che, con la fortuna dalla sua parte, riuscì a schivare ben altri colpi, tanto che il sindaco della Plaza non ordinò la sospensione di quel ridicolo ed umiliante torneo, fino a decretare la vittoria del toro, mentre mille cappelli volavano nel sole cocente di Catalogna. Il toro, di cui non abbiamo potuto sapere la fine, uscì con le sue gambe dall’Arena, mentre, vergognosamente, il torero impaurito, protetto dagli addetti, spariva tra i sottoscala dello stadio. Stasera, con la mente ancora sveglia, abbiamo rivisto quelle scene. San Siro si chiama la Plaza, Torino si chiama il Toro e Ramon (nome di fantasia) si chiama il torero che dovrebbe
Il Toro all’ultima corrida
assestare il colpo di grazia alla esausta bestia di Ventura o meglio, di Sventura. Le banderillas della Juve lo hanno conciato per le feste, a tal punto che solo un miracolo potrebbe salvarlo dal suo ultimo
destino. Farà come quel torello? Il tempo per recuperare energie mentali e fisiche c’è stato, grazie all’impegno della Nazionale che è andata a sparlare di calcio in terra tedesca. Se c’è volontà si può recuperare.
“Certo che siamo venuti a San Siro con le gambe giuste e la testa a posto, da poter vendere cara la pelle, -ci dice Ventura, la seconda volta che lo incontriamo in un mese. “Sono molto contrariato di come sia andato il derby e
Inter-Juventus, LA SFIDA CONTINUA Archiviate le gare di campionato e le due di Coppa Italia, con i bianconeri che si sono qualificati alla finale per il rotto della cuffia e solo dopo i calci di rigore, i due grandi club d’Italia si apprestano a rivivere nuovi emozioni anche a livello giovanile. Giovedì prossimo, la Primavera nerazzurra di Stefano Vecchi disputerà la prima sfida di andata della finale di Coppa Italia di categoria. Palcoscenico del match sarà addirittura lo Juventus Stadium. L’incontro si giocherà in notturna
ed inizierà alle 20.45. Il retour match verrà disputato, invece, nel mitico e glorioso stadio di S. Siro il 13 aprile alle ore 19.00. Per i ragazzotti della Primavera un motivo di soddisfazione in più e soprattutto d’orgoglio che fa ben sperare, anche perché il Meazza è resta pur sempre la scala del calcio. Entrare in campo, calpestare l’erba di un grande stadio, come quello di Milano, che ha reso famosi grandi calciatori, certamente farà venire la pelle d’oca ai giovani protagonisti con
addosso la maglia nerazzurra, ma anche ai ragazzi in maglia bianconera. I zebrati di Fabio Grosso, che viaggiano alla grande in campionato nel girone A e reduci dall’ultimo trionfo al Torneo di Viareggio contro il Palermo per 3-2, sono arrivati in finale eliminando Como e Sampdoria, nel primo e secondo turno eliminatorio, Spezia in trasferta negli ottavi (1-2), Genoa fuori casa (0-3) e Fiorentina in semifinale (1-4). Soddisfacente anche il cammi-
no dell’Inter. I boys di Vecchi, in campionato, sono in testa al girone B, davanti al Milan e hanno raggiunto la doppia finale della Coppa “tricolore” superando in semifinale la Lazio in due confronti, vincendo prima in trasferta per 1-0 con rete di Pinamonti e pareggiando poi per 2-2 la gara di ritorno con doppietta di Manaj. Negli incontri precedenti, partendo dagli ottavi, i nerazzurri invece hanno superato Cesena (3-0), Roma (20) nella gara secca nei quarti in
trasferta e Lazio nelle due sfide di semifinale, 2-3 a Formello e 1-0 in casa, al Brera di Sesto San Giovanni. Da seguire in particolare, nel gruppo bianconero, l’attaccante abruzzese di 19 anni Alessio Di Massimo, che con il rigore procurato e trasformato nei minuti finali ha regalato recentemente alla Juve il trofeo di Viareggio contro il Palermo, Vadala e Macek. Tra i nerazzurri occhio invece non solo al bomber Correia, ma anche a Pinamonti, Baka-
non meritavamo certamente un passivo tanto severo. L’Inter è un avversario tosto e il pareggio di Roma gli ha dato altra forza. Ai miei uomini chiedo gli ultimi sforzi per salvare la stagione e poi, a giugno, tireremo le somme tutti insieme”. Inter stai attenta, anche le piccole incornate possono essere letali. Gli dà forza il presidente Cairo, da saggio uomo qual è. “Non è il momento di rinfocolare polemiche che hanno già valicato i flutti del Po. Siamo sereni e il mister gode sempre della fiducia della Società, tanto che la salvezza è quasi certa e, pazienza, se non saremo nella vetrina europea. I tifosi granata sanno come comportarsi e daranno una mano alla squadra, come hanno sempre fatto”. Quel Toro di Barcellona uscì vincitore quel caldo pomeriggio catalano dalla Plaza arroventata. Il Torello delle Alpi ce la farà? Ve lo sapremo dire dopo una bella partita che sarà combattuta ad armi pari. Corna permettendo.
Coppa Italia Primavera
yoko e Della Giovanna. L’Inter ha vinto 5 volte la Coppa Italia. L’ultima vittoria è stata conquistata contro il Milan. La Juve quattro.Ultima affermazione bianconera nel 2013 contro il Napoli.
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Vita di CLUB
Giovanni Labanca
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attarella:”Sp or t per la vita, stimolo di civiltà e speranza”. Sono state queste le parole più significative e toccanti pronun-
ciate dal nostro Presidente della Repubblica, in occasione delle sua visita, fortemente voluta, all’Inter Campus del Camerum ed inserita nella tre giorni di impegni istituzionali della visita di Stato. Accompagnata dalla figlia Laura e dall’ambasciatrice Samuela Isopi, ha visitato il COE di Mbalmayo, della Comunità di
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INTER CAMPUS CAMERUM Sant’Egidio, che assiste ben 500 bambini, dall’aspetto sanitario a quello sportivo, cui l’Inter con il suo Campus dà un mano, nel rispetto rigoroso che lo statuto voluta dalla Famiglia Moratti ha posto alla base delle decine di simili strutture in tutto il mondo, presiedute da Carlotta Moratti, Angelomario Moratti, Edoardo Caldara e coordinate da Luis Figo. E’ stato un incontro forse alla pari di quelli politici perchè il Presidente ha potuto vedere realmente come nel mondo si muove una grande ed onorata società di calcio, che opera sicuramente
meglio delle tanto ONLUS che, il più delle volte, perdono troppi soldi per strada. “Devo dare atto alla Famiglia Moratti di questo grande impegno sociale che, sicuramente, comporterà non poche spese, per poter reggere strutture del genere che fanno onore all’Italia tutta e fanno ben sperare che, anche con il calcio, accresca la
speranza per tanti ragazzi disagiati che altrimenti crescerebbero nella miseria più assoluta.”
che meritano ogni considerazione. L’Italia è vicina al continente africano anche agevolando e
L’ambasciatrice Samuela Isopi, dal canto suo, ha ricordato come l’Istituzione sia sempre vicina a queste belle e mirabili iniziative
gratificando i numerosi volontari che dedicano la loro vita alla salvezza di quella degli altri, soprattutto se bambini.
Una grande festa ha chiuso la vista presidenziale, dopo l’immancabile fase di allenamento e pratica sportiva giornaliera. Stadio5 non può che associarsi
ai complimenti che da ogni dove giungono in Società, con l’aggiunto impegno di essere sempre più testimone di questo meraviglioso modo di fare sport.
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INTER CAMPUS CAMERUM
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INTER CLUB LUCERA INTER CLUB masate L
’ultimo nato viene dalla Puglia e più precisamente da Lucera, una ridente cittadina dell’entroterra foggiano. La sua nascita ufficiale, attesa da tempo e messa in gestazione da venti appassionati tifosi interisti, è stata ufficialmente salutata dal presidente Roberto Colucci, con il coordinatore degli Inter Club della Puglia, Giovanni Pezzuto. La festa è stata grande, come grande è diventato l’interesse per questo nuovo sodalizio della ri-
dente regione meridionale che è tra le prime in Italia per numero di Inter Club. Il desiderio che ha portato i dodici soci fondatori a dare vita al club è vivere insieme l’amore comune per l’Inter, messa ben in risalto dal presidente, nel suo discorso inaugurale che è stato salutato da scroscianti applausi, gli stessi che vorrebbero tributare all’Inter, solo se cambiasse atteggiamento e classifica. Per il momento, a Lucera sono contenti così, ma si legge negli
Vita di CLUB Giovanni Labanca
occhi di tutti i soci l’ardente desiderio di vedere la Beneamata sempre più in alto. Come nei tempi migliori. Stadio5 augura al neo nato nerazzurro lunga vita e buona fortuna. Alla presenza del Coordinatore Regionale Giovanni Pezzuto, il Presidente Roberto Colucci ha così dato il via a questo nuovo percorso di passione, che la grande famiglia Inter Club è sempre pronta ad unirsi nei colori nerazzurri.
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cuola e calcio o scuola e Sport, da sempre costituiscono un connubio vitale per la vita associativa di un contesto sociale, molto sentito soprattutto nei piccoli centri italiani. A Masate, provincia di Milano, per esempio, la dirigenza dell’Inter Club ha posto molta attenzione sul tema congiunto che riguardasse anche la storia del paese, per far conoscere ai più giovani le origini del luogo in cui operano. E’ stata, così, messa in piedi una nuova iniziativa rivolta ai più giovani dell’Inter Club Masate Nerazzurra, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Basiano e Masate, parte del progetto “Il mio parco e il mio paese”, con il patrocinio dello stesso Comune di Masate. Gli incontri legati al paese e al territorio, sono stati sviluppati
su tre temi ben distinti. Il primo è stato “Il gonfalone di Masate e la sua storia” realizzato grazie all’intervento dell’Arch. Pinchetti Fiorella, ideatrice del gonfalone masatese. All’incontro sono intervenuti il Sindaco Vincenzo Rocco, il Comandante della Polizia Municipale Luigi Mauri, il Presidente del Club nerazzurro Pietro Rocco e l’insegnante Patrizia Colombo. L’architetto Pinchetti ha spiegato in modo dettagliato i motivi ispiratori del gonfalone del paese che ben rappresentano e ne sintetizzano il divenire lungo i tempi passati. Il secondo incontro ha visto ,invece ,trattare l’argomento “La storia di Masate” con l’illuminato intervento del Professore Diego Ripamonti , che ,nel contempo, ha annunziato un prossimo apposito convegno ad Aprile, che
sarà tenuto dal giornalista e scrittore Mele Giancarlo, che servirà ad approfondire l’argomento de “Il nostro territorio”. A contorno degli incontri, la mostra fotografica “C’era una volta a Masate”, ideata e realizzata dal sodalizio nerazzurro di Masate, ha arricchito l’interessante tre giorni che ha richiamato tutta la popolazione che ha espresso apprezzamento per il lavoro dell’Inter Club. Il presidente Pietro Rocco, soddisfatto per il lavoro svolto da tutti i suoi collaboratori, ha ringraziato i relatori dei tre temi e i dirigente e le scolaresche dell’istituto Comprensivo per la fattiva e preziosa collaborazione, che, tutto sommato, è andata a beneficio del loro sapere e della loro crescita culturale.
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La vita vista in bianconero
Giù al Nord
non è la stessa vita M
entre continuano a scorrere i video sulla TV o su i canali di internet, della vita di Johan Cruijff alias “Leggenda”, affiorano i ricordi di un certo calcio vissuto in bianconero, ma di quello positivo, che non aveva certo bisogno di individui squalificanti come il signor Nicola Rizzoli da Bologna, per poter vincere una partita di pallone, altri tempi, altri uomini. Ciao Tulipano Orange, Maestro e Mito di una miriade di generazioni che, grazie a te, hanno capito che il calcio non è solo una questione di forza fisica ma an-
vista da un non colorato assoluto proprio al Grande 14 olandese, che prima da calciatore e poi da trainer ha inculcato nella testa dei suoi compagni di squadra prima e dei suoi giocatori dopo, questo modo corale di interpretare il football, il gioco a tutto campo, armonia e qualità ben dosate. Ciao Johan sono sicuro che anche in paradiso ti impegnerai a far giocare da dio gli Angeli; che la terra ti sia lieve. Una storia vista in bianco e nero
Acà signò, acà è stoy
Gonzalo Higuian, 29 gol in 30 partite ed è già storia che di tecnica, gioco di squadra, bellezza, eleganza, fantasia. Oggi se esiste un tipo di gioco, quello riconosciuto in termini semplici come: tiki taka, lo dobbiamo in
la sua ma che nulla tiene a che vedere con lo squallido non colorato nostrano. I bianconeri saranno anche i prossimi avversari che il Napoli dovrà affrontare, e
anche in questo caso alla vigilia di un cambio tecnico come accadde a Palermo, sarà ancora un nostro ex a prendere il testimone lasciato da Gigi Colantuoni a Udine, che in tutta sincerità è stato protagonista, come allenatore, della peggiore mai vista fare dalla squadra di Patron Pozzo. Ribadisco così come feci con Walter Novellino (sulla panca del Palermo), un forte in bocca al lupo a Mister Gigi De Canio, ottimo allenatore lucano, che a Napoli ottenne dei buoni risultati con materiale davvero scadentissimo, nella stagione 2001- 2002, arrivò quinto nel campionato di serie B, fece miracoli dove neanche Gesù sarebbe riuscito, era l’anno di David Sesa e Carlos Pavon… e come diceva Peppino: Ho detto tutto! Udinese – Napoli si presenta come una delle partite svolta di questo campionato entusiasmante, cosa che non accadeva oramai da anni in Italia, dove ha fare da padrone con tanto di fughe in avanti, negli ultimi 4 anni c’è stata sempre e solo la Juve, con tanti di strapotere non solo balistico ma pure di palazzo, con l’aiutino costante dei vari Mazzoleni, Tagliavento, Banti, Rizzoli, Rocchi, arbitri appartenenti alla catego-
Super derby all’Olimpico Campionato
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fida ad alta tensione questo pomeriggio all’olimpico tra Lazio e Roma. I giallorossi per difendere il terzo posto e magari attaccare il secondo del Napoli. I biancocelesti per confermare il discreto stato di salute dopo il pareggio di
San Siro con il Milan. Entrambe le squadre arrivano da due 1-1, con la Roma che ha perso terreno nei confronti del Napoli, con la frenata casalinga contro l’Inter. Il derby è comunque sempre una partita affascinante, in particolare modo quello di Roma, dove la rivalità delle due squadre si tocca con mano dall’isola Tiberina a Trastevere. Ma è una giornata non facile anche per il Napoli, in trasferta ad Udine, dopo lo spauracchio iniziale al San Paolo con il Genova. I partenopei hanno ripreso in pugno la gara con ferma determinazione, dopo il gol segnato dai liguri,
grazie ad una distrazione difensiva. E proprio per questo, che contro la squadra di Di Canio che ha rilevato Colantuono, Sarri sa benissimo che i suoi ragazzi potrebbero alla lunga rivelarsi pericolosi contro un avversario dal contropiede insidioso come quello contro l’Udinese. Si gioca tutto l’Inter, stasera a San Siro con il Torino, perchè l’undici di Mancini, pur con il pareggio dell’Olimpico con la Roma, ha ormai poche carte da giocare per poter entrare nell’Europa che conta. Stesso discorso o quasi, per la Fiorentina impegnata al Franchi con la Sampdoria, reduce dalla sconfitta interna con il Chievo. Da sottolineare pure il viaggio a Bergamo del Milan, contro un Atalanta decisa a bissare il successo casalingo di quindici giorni prima con il Bologna. Ultima chiamata per il Frosinone e, soprattutto, per Palermo, rispettivamente a Marassi con il Genova, la squadra di Stellone e al Bentegodi con il Chievo, l’undici di Novellino. Infine, sipario sul trentunesimo turno, domani sera a Bologna, tra i Felsinei di Donadoni e l’ormai condannato Hellas Verona. Negli anticipi di ieri, invece, il Sassuolo ha confermato di non essere più la sorpresa del campionato polverizzando il malcapitato Carpi sconfitto per 1-3. La Juventus ha incrociato le armi, se così si può dire, con l’ostico Empoli che non “regala” punti alle squadre avversarie, anche se quella di turno si Juventus e gioca allo Stadium di Torino.
Marek Hamisik premiato come migliore calciatore slovacco 2015 ria “Incapaci”. Il povero Concetto Lo Bello per colpa loro si starà continuamente rivoltando nella tomba, dove invece avrebbe il giusto diritto di riposare semplicemente. Una vittoria a Udine per continuare a sperare, una sconfitta o un pareggio per riporre per sempre l’ ambizione di un sogno, morire o vivere il 90 minuti. Mi auguro che i vari Toto Di Natale e Duván Zapata non facciano scherzi anche se però nel caso dovesse accadere non direi loro: Tu quoque fili mii? Se paradossalmente la Juventus dovesse prevalere alla fine della stagione dovrà per esempio ringraziare l’Inter o la Roma che saranno i nostri temibili avversari, vero ago della bilancia di questo
singolar tenzone. Tutto sommato credo che tutti gli innamorati del calcio quest’anno dovrebbero ringraziare il Napoli e il Leicester, che stanno confermando che il calcio può ancora essere considerato come una sorta di favola e che non tutto è solo rivolto al danaro, al guadagno, alle sponsorizzazioni migliori, ai lauti compensi ma che ci possiamo ancora credere nei sogni, al di là del risultato finale quelli come Sarri e Ranieri vadano ringraziati per quello che hanno fatto nel nome del pallone, c’è ancora il cuore dietro al portafoglio. Un plauso a Marek Hamsik che ha conquistato il premio di calciatore slovacco dell’anno grazie alle sue prestazioni di altissimo livel-
lo sotto l’attenta guida di Sarri. Il centrocampista del Napoli aveva vissuto due stagioni difficili con Benitez, ma adesso sembra ancora più forte di prima: “Spero di fare molto bene con la Nazionale ai prossimi Europei, prima però devo provare a vincere lo scudetto con il Napoli. Stiamo giocando il nostro miglior calcio di sempre e questo mi rende davvero felice. Per vincere il tricolore bisogna provare a vincere tutte le gare che restano, non credo la Juve perderà ancora tanti punti. Real Madrid? Sono voci che non mi interessano, nessuno mi ha chiamato. Ho un contratto con il Napoli e penso solo a fare bene qui. E poi dicono che le bandiere sono state tutte ammainate.
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Il Signore del gol
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Calcio d’autore
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hissà se anche lui si sarà mai reso conto di quello che ha combinato, a volte le persone neanche immaginano quanto hanno inciso talvolta nella vita degli altri, eppure lui fin da subito era un predestinato, basti pensare a quel video in bianco e nero che lo ritrae bambino, in una strada qualunque, che palleggia e dribbla un suo compagno, a chi ama e capisce di pallone, quei piccoli gesti, quelle brevi movenze trasmettono subito l’idea di trovarsi dinnanzi a qualcuno capace, a un potenziale dio della pelota. Addio Johan, teorico e esecutore del “calcio totale” padre dell’attuale Tiki Taka, campione inestimabile, addio almeno per quel che concerne la tua vita terrena, ma sappiamo benissimo, grande, irraggiungibile Maestro, che quelli come te restano immortali, un Highlander del calcio, reso così da quello che hai trasmesso agli altri, le tue tracce le ritroviamo ogni qualvolta il pallone va in scena al Camp Nou di Barcelona, al San Paolo di Napoli, all’ Amsterdam Arena in Olanda, all’Olympiastadion München di Monaco, e in tanti altri campi, aleggerà la tua presenza, il tuo
La parabola del figliol Orange messaggio, quello che fa amare il calcio, ora e sempre. Sono sicuro che dove sei andato adesso, avrai anche lì molto da lavorare, da sovvertire regole, da riscrivere codici, e comunque anche di far rallegrare gli occhi di chi ti vedrà muovere il pallone, era tempo che anche Dio si godesse un poco il tuo talento. Piangeranno le pietre del quartiere Betondorp nella periferia di Amsterdam, ti rincontrerai con il tuo caro papà Manus Cruijff e con la tua dolcissima mamma Nel Draaijer, i tuoi genitori che si erano trasferiti in via Tuinbouwstraat, dove avevano acquistato una abitazione popolare con un negozio di frutta e verdura, attività lavorativa della famiglia da alcune generazioni, quasi come per destino, sita a pochi metri dallo stadio della squadra dell’Ajax. La vita del campione orange appare ai più come una fiaba dei fratelli Grimm, famiglia economicamente non benestante quella dei Cruijff, Johan e il fratello maggiore di due anni Heini passavano la maggior parte dell’infanzia giocando partite di calcio con i bambini del quartiere; ma Johan evidenziò presto le sue doti sorprendenti già a cinque anni di età. A 12 anni perse il padre per un attacco cardiaco; subito dopo la madre dovette cedere la casa e il negozio di prodotti ortofrut-
ticoli. Johan ottenne per lei, dal vicepresidente dell’Ajax, un posto come donna delle pulizie allo stadio e come commessa al banco del bar della società. Le conseguenti difficoltà economiche furono notevoli, e Johan dovette per questo lasciare gli studi per
diventare calciatore professionista all’età di 16 anni. Calciatore professionista che però venne scartato paradossalmente dal servizio militare per colpa dei suoi piedi piatti e della caviglia sformata. Johan ha avuto tre figli, Chantal , Susila e Jordi, chiamato
Johan Cruijff
così in onore di San Giorgio, patrono della Catalogna, nato nel periodo in cui giocava per il Barcellona; il nome fu registrato così nei Paesi Bassi perché in Spagna vigeva ancora il franchismo, che vietava i nomi che ricordassero il nazionalismo catalano. Anche su questo episodio ci sarebbe da aprire un capitolo, per chi come il sottoscritto si batte per l’identità di popolo, questa sua presa di posizione rimane un esempio di enorme importanza. In altre occasioni mi riprometto di affrontarlo con più profondità. Uno dei movimenti tipici del campione olandese, frutto del suo notevole tasso tecnico, divenne noto come giravolta di Cruijff (Cruijff turn); alle giovani generazioni di calciatori e di innamorati del pallone per sintetizzare chi era Cruijff, lo faccio descrivere brevemente da un suo collega, il centrocampista svedese Jan Olsson, che marcò Cruijff durante il campionato mondiale di calcio 1974, afferma a tal proposito: “Ho giocato per 18 anni nel calcio di alto livello e per diciassette volte con la nazionale svedese, ma quel momento contro Cruijff fu il momento di cui vado più fiero in tutta la mia carriera. Pensavo che avrei sicuramente recuperato il pallone, ma lui si prese gioco di me. Non mi sentii umiliato. Non avevo pos-
sibilità. Cruijff era un genio”. La sua grandezza e la sua popolarità scaturisce anche dal fatto che arrivato al culmine, nella famosa finale mondiale contro i tedeschi di Beckenbauer alias Kaiser Franz, non vinse la Coppa del Mondo, arrivando secondo, lanciando il messaggio a tutti noi normali, cioè che si può essere il migliore anche se non si vince sempre. L’8 luglio 1974, a una settimana dopo il secondo posto nella Coppa del Mondo del 1974, Cruijff viene investito del titolo di Cavaliere della Casa d’Orange e diviene membro onorario della Reale Federazione Calcistica dei Paesi Bassi. Nel 2004, è stato eletto come sesto olandese più grande della storia. A mio parere personale rimane il migliore calciatore europeo di tutta la storia del football. In occasione del suo sessantesimo compleanno, l’Ajax ha ritirato la maglia n. 14. Tale numero gli fu consentito anche nella Nazionale olandese, ma non nel Barcellona, perché la Federazione spagnola, che all’epoca prevedeva per le maglie dei giocatori titolari la numerazione dall’1 all’11, gli negò la deroga. Cruijff scelse il numero 9, ma sotto la prima maglia del Barcellona ne indossava un’altra con il n. 14. Un planetoide (il numero 14282) è stato ribattezzato Cruijff in suo onore. Il 22ottobre 2015 comunica di aver contratto un tumore polmonare, che ne causa la morte il 24 marzo 2016. Hendrik Johannes Cruijff, quando nascerà un altro numero 14 come te?
Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro Raimondi
IL DERBY DELLA MADONNINA
pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00 isbn 978-88-6218-242-3 ell’ottobre del 1908, curioN samente a Chiasso, si disputava il primo Inter-Milan,
la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne celebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace racconto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le maglie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nella stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tanti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cronaca si inseriscono spesso e volentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emozione allo stato puro, è anche de-
mocrazia: una sorta di bipolarismo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, appassionato atto d’amore nei suoi confronti. Alberto Figliolia è giornalista pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indipendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e solidarietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Laboratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di MilanoOpera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione dello haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia. Davide Grassi, giornalista pubblicista, ha collaborato con diversi quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Limina, 2002), Rossoneri comunque (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),
Christopher Nasso
Rossoneri. Il manuale del perfetto casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Diario della mia guerra (Segni e Parole), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’antologia 33 Racconti rock (QuiEdit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’antologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccontato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovantesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inoltre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).
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Angelo D’Arrigo vola ancora A
l tramonto del 26 marzo centinaia di lanterne si sono alzate in volo da tutte le montagne che conobbero le imprese di Angelo D’Arrigo, a partire dall’Etna a due passi da casa sua, fino all’Everest ed all’Aconcagua. D’Arrigo, nato a Catania e cresciuto a Parigi, fu pilota di deltaplano e di parapendio, mezzi con i quali si pratica il volo libero, cioè senza motore, ma
un suo libro si legge: “Spingendo quotidianamente i nostri limiti, riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano il possesso della nostra esistenza”. Così, rientrato adulto a Catania, si mise in cielo per mettere in pratica i suoi principi, ma non fu un percorso facile. Racconta in un libro di momenti tristi, come l’incidente nel corso di una gara e la prigione di Gheddafi dove
La scultura in pietra lavica in ricordo di Angelo D’Arrigo apprese anche a pilotare il eltaplano a motore. Stabilì diversi record e vinse titoli mondiali. Fu un pilota particolare, curioso, attratto più dalla lotta per il superamento dei propri limiti, che non dalla competizione. In
Angelo D’Arrigo, nella zona dei monti Silvestri, gli è stata dedicata una scultura in pietra lavica, opera dell’artista Luca Zuppelli. La cerimonia è stata voluta dalla Fondazione Angelo D’Arrigo che ha coinvolto il Parco e la Funivia dell’Etna, l’area metropolitana di Catania ed il comune di Nicolosi che ospita il monumento. Erano presenti amici, parenti, autorità,
fu rinchiuso per aver violato lo spazio aereo libico durante una traversata dalla Sicilia al Cairo in deltamotore. Amò i rapaci, i grandi veleggiatori ed il loro volo istintivo sui quali compì approfondite ricerche. Condus-
Il Fiat Sedici precipitato con a bordo Angelo D’Arrigo
“Spingendo quotidianamente i nostri limiti, riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano il possesso della nostra esistenza” se una nidiata di gru siberiane dal Circolo Polare Artico al mar Caspio, reintrodusse specie a rischio estinzione nell’Himalaya e in Sud America, aquile e condor allevati, “imprintati”, da lui stesso. Nella galleria del vento studiò il primo deltaplano della storia, la “Piuma” di Leonardo. Percorse il Sahara ed attraversò il Canale di Sicilia, sfiorò la vetta dell’Everest e volò fino a 9000 metri di quota sopra l’Aconcagua. Mezzo preferito per le sue maggiori im-
prese il deltaplano senza motore, un’ala che si regge in aria sfruttando le correnti ascensionali. Poi il fatale 26 marzo 2006 a Comiso. Angelo s’imbarca come passeggero su un piccolo aereo con un pilota esperto ai comandi. Dopo alcune evoluzioni acrobatiche il velivolo si schianta al suolo. Aveva 45 anni ed ancora tanto da dare al mondo del volo libero. Nel decimo anno dalla scomparsa, sul vulcano siciliano teatro delle prime imprese di
Volo
Gustavo Vitali
Un momento della cerimonia
Angelo D’Arrigo, per la prima volta al mondo, ha attraversato il Mediterraneo col Deltaplano di tubi e tela la moglie Laura Mancuso, il figlio Gabriele e decine di associazioni culturali, sportive e d’ambienta-
listi a ricordare il campione. C’erano migliaia di lanterne nei cieli di tutto il mondo.
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finestra sul mondo e dintorni Attualità
Giovanni Labanca
A
lzi la mano chi, in questi giorni di resoconti sul turismo e sulle città che maggiormente ne hanno benefi-
Turismo: Milano è la regina, ma è proibito dirlo in TV come vengono confezionati i tg, tanto sappiamo tutti che hanno istituito, tra le varie testate, un servizio veloce di prosperose veline che, simili alle commesse di una nota catena di supermercati, si muovono come fulmini tra gli scaffali. Il ritmo è da capogiro, tanto, mentre vanno in onda i TG, la gente mangia l’abbacchio o i peperoni cruschi di Senise e poco si interessa a quanto trasmette la RAI o Mediaset. Un milanese, potrebbe essere proprio il mio caso che milanese mi hanno eletto per affetto, dopo un pò di riflessione, grida alla mo-
Bosco Verticale ciato, abbia sentito, almeno una volta, menzionare di Milano. C’è in palio un mese di soggiorno gratuito sul laghi lombardi, se proprio non si vuole stare in città. Su tutti canali televisivi, le simpatiche scimmiottatrici ed i meno simpatici scimmiottatori di turno hanno recitato, come da antico copione scritto ormai sulle tavolette di pietra e con caratteri assiri-babilonesi, che il turismo ha registrato un vero boom nelle tre famose città d’arte e cioè, Roma, Venezia e Firenze, come se dovesse ancora avvenire la fondazioni di altre splendide realtà che fanno da incanto al nostro invidiato patrimonio artistico e paesaggistico. Non ci interessa più di tanto di
Museo civico di storia naturale glie: “Cesira, l’è mai possibile che a Milan non venga mai l’anima di un turista, anche se per strada l’è un bel via vai di giapponesine e russi? L’è success quei cos nella nostra città che non sappiamo?” Poi, apre il giornale, normalmente il vecchio Corriere, e si imbatte in un lungo articolo che legge e che lo fa sobbalzare sulla sediolona, mentre sorseggia il caffè, che per poco non gli va di traverso. “Cesira, senti senti cosa el dis il Curier: Turismo, Milano è meglio di Roma, Firenze e Venezia, con un boom anche in questi primi tre mesi del 2016. Porca miseria, mentre leggo preparami magari un Lucano, quel nuovo amaro che fanno in Terronia che l’è tanto bun”. Questa non è del tutto una storiella che è scaturita dalla mia fantasia, ma si avvicina tanto alla realtà, quando essa è incontestabile perchè fatta di numeri e dati precisi. Eccoli, non presi dai bla bla delle televisioni di regime, ma dalle Camere di Commercio che, per loro natura, sono vicini alla verità fino al 99%. Questi non tengono ormai più conto del 2015,l ’anno miracoloso dell’EXPO, ma si riferiscono al primo trimestre di quest’anno. Il turismo milane-
re” non più solo per gli affari ma anche per il tempo libero, le attività sportive e quelle culturali. Tanto è vero che la presenza nei weekend cresce in modo esponenziale. L’indice di occupazione camere, a Milano, è stato del 67,6%, mentre a Roma “appena” del 55,6%. Ancora meno Firenze e Venezia, comunque sopra il 50%. A livello europeo, meglio di Milano fanno ancora Amsterdam, Amburgo, Berlino, Francoforte e Londra, ma il capoluogo lombardo è sopra Parigi, Vienna, Monaco, Mosca. E a livello internazionale, come già detto, batte Pechino. Il trend positi-
Quartiere Navigli se vede un inizio del 2016 positivo, con una percentuale di occupazione delle camere tra il 60 e il 70%, nei primi mesi. Milano, in particolare, riesce a superare (in base a questo indice) sia città italiane teoricamente più “blasonate” dal punto di vista turistico (Firenze, Venezia e Roma), sia mete come Mosca o Pechino. Secondo la Camera di Commercio, è soprattutto merito della vetrina internazionale di Expo 2015 e della sua “onda lunga”, con il passaparola che ha dipinto la città come un luogo ora “da visita-
Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore vo è stato confermato a marzo, con una “splendida” terza settimana (74% di camere occupate, +32,5% rispetto alla terza setti-
Galleria Vittorio Emanuele
mana di marzo 2015). La crescita maggiore si è registrata tra le zone Garibaldi (Porta Nuova), Centrale e Buenos Aires, con un +8,6% rispetto al 2015; bene anche il centro e Rho-Fiera. Sono zone che hanno dei primati da lungo tempo e che hanno subito, negli anni, dei cambiamenti urbanistici sorprendenti, basti pensare al centro Garibaldi, a City Life, dove sorge tra gli altri, il più bel grattacielo del mondo. In poche parole, volenti o nolenti, anche a malincuore, bisogna digerire il fatto che Milano ha tutto, musei di ogni genere, chiese e quant’altro possono fare di una città un richiamo irresistibile, solo che è necessario venirci, almeno una volta. In casa Brambilla è tornato, nel frattempo, il sereno, quello del cielo azzurro, che c’è anche a Milano e di cui don Lisander ne sa qualcosa. La sciura Cesira ed il sur Brambilla si sono vestisti a festa, come si fa in ogni paese del mondo e, chiudendo bene bene l’uscio di casa ed allertati i più sofisticati allarmi, si tuffano tra le piante fiorite dei bei viali di una città che, da ora in poi, anche a loro apparirà più bella, mentre numerosi gruppi di cinesi, giapponesi e
russi, fanno a gara, in un vociare allegro, a scattare foto ai monumenti e farsi un selfy. Milano vi aspetta, bella com’è.
Pinacoteca di Brera
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Attualità
Luigi Sada
S
econdo alcuni scienziati russi ed un paio di pergamene trovate nel Mar Morto, il Messia sarebbe nato, sì sulla terra, ma con la fecondazione artificiale che duemila anni fa non esisteva nella civiltà di allora. Ad inseminare la Madonna, vergine, sarebbero stati gli alieni che nel giorno della nascita di Gesù volavano su Bayti Lahmin, (letteralmente “Casa della Carne”) ovvero Betlemme, indicando ai Re Magi, dall’alto, la strada per arrivare alla grotta della Natività. Il Messia, dunque, sarebbe venuto al mondo con la complicità aliena, e non per opera dello Spirito Santo, come ha sempre sostenuto la Chiesa cattolica, da millenni. Gesà, una volta uomo avrebbe girato per il mondo, portando parole e messaggi di pace a tutti gli abitanti del pianeta. I trent’anni trascorsi lontani da Gerusalemme sarebbero spie-
gati da valanghe di contatti con le popolazioni ed accompagnati da diversi miracoli che, allora, per la scienza, erano inspiegabili. Gli scienziati, come è noto, sono atei, sostengono che Gesù por-
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Gesù venuto dalla spazio Gesù era un extra terrestre?
un’isola sperduta del Pacifico, gli indigeni pensano subito all’arrivo degli Dei. Ecco, dunque, il sistema a definire l’opera allo
Re Magi, poi, cosa era, un disco volante, probabilmente, perchè allora nessuno volava e una cometa, come è noto, appare in cielo come un fascio di luce e non come un lanternino che brilla indicando la grotta di Gesù. Ma siamo proprio sicuri che il padre di Gesù sia Dio e non un alieno che l’aveva mandato sulla terra per aiutare l’uomo che si stava già scannando da millenni, nel tentativo di far prevalere l’odio sull’amore? Attenzione, però, a farci passare da blasfemi, perchè se Dio è un’invenzione umana, Gesù, al contrario, non lo è. Gesù è nato, cresciuto, esistito e sicuramente ha voluto bene a tutti e ci protegge sempre. Stesso discorso per la Vergine, apparsa a Lourdes e Fatima cento anni fa, regalando guarigioni miracolose ed inspiegabili per la scienza. Di conseguenza il Karma di Gesù può essersi consolidato con il trascorrere del tempo. Insomma, Gesù e la Madonna fanno parte della nostra storia umana. Ci sono stati e rimangono nel nostro cuore. Ma Dio? Dio dove era quando i nazisti hanno trucidato
sini? Molti ebrei, probabilmente, in quei giorni tristi hanno pensato che la favola di Dio, Re di Israele, fosse tutta una messa in scena. D’altronde, Mussolini, dopo i patti Lateranensi, in barba alla Chiesa, avrebbe detto: “Se Dio esiste deve fulminarmi in questo momento”. Il Duce non è morto. Per abbatterlo si sono voluti 50 milioni di morti e due eserciti più forti del mondo. E nel 45, i partigiani senza l’aiuto di Dio, lo hanno portato in Piazzale Loreto a Milano, cancellandolo dall’Europa, insieme al suo amico Hitler, che nelle ultime ore di vita, oltre a mandare al macello la popolazione tedesca, ha vigliaccamente avvelenato il suo cane, ultima vittima innocente delle barbarie della guerra. Siamo nel duemila e oltre, l’altro giorno è partita da Bakum la sonda EXOMARS con destinazione Marte. Lo scopo: la ricerca della vita sul pianeta rosso. Se Marte fosse abitato a vedere arrivare EXOMARS, ci sarebbe una popolazione pronta ad urlare: abbiamo visto Dio. Come è successo da noi duemila anni fa con l’avvento di Gesù, pianificato
Spirito Santo, in merito alla maternità di Maria. La cometa dei
sei milioni di ebrei. Perchè non ha fermato la mano degli assas-
dagli alieni trasformati in angeli dai profeti di allora.
tasse al collo una specie di scatoletta rettangolare, praticamente un microfono per collegarsi con Dio, cioè con lo spazio, dove una astronave madre seguiva con attenzione ogni sua mossa. Un esempio di questa astronave arriva dalla descrizione di Mosè sul monte Sinai, con rumore di motore pestilente, e fuoco attorno, vedendo Dio seduto su un trono volante tra le nubi. Sicuramente non è una invenzione della Chiesa quella di Mosè, ma è un passo dell’antico testamento di Ezecliele che spiega nella sua quartina un mostro dai cento occhi, volante con rumori assordanti. Se non è una astronave!!! Alcuni si chiedono come mai una volta constatata la morte di Gesù per crocifissione, il suo corpo sia sparito e salito in cielo, portato via dagli angeli, spiriti dotati di ali che nel nostro tempo tramutiamo in persone o alieni con propulsori che fanno alzare
nello spazio come i nostri astronauti in orbita attorno alla terra. Compiendo un passo indietro, in merito al concepimento della Madonna (vergine) duemila anni fa l’inseminazione artificia-
le non era ovviamente compresa se una forza aliena lo avesse messo in atto su una persona. Si gridava al miracolo, un po’ come succede ancora al giorno d’oggi, quando passa un aeroplano su
Altro attacco ISIS, stavolta a Bruxelles
E
’ successo ancora. Come era stato ipotizzato, l’ISIS non si ferma e dopo l’arresto di Salah il giorno successivo i suoi amici terroristi sono tornati a colpire l’Europa, provocando, con attacchi kamikaze e bombe, trentacinque morti ed un centinaio di feriti all’aeroporto della capitale belga ed in due stazioni della metropolitana a Mailbek e Schom. Dopo il patatrac delle stragi di Parigi, in Africa ed in Pakistan, dove sono state uccise 70 persone, cinquanta tra donne
e bambini, ecco dunque la conferma che il Califfato non perde tempo nel vendicare le perdite subite sul campo, vedi Palmira, e quelle legate all’arresto dei suoi affiliati, in primis Sala e Abdsam, il quale ha avuto la sfrontatezza, attraverso il proprio avvocato, di respingere alle autorità belghe, l’estradizione richiesta dal governo francese. A Bruxelles, insomma, c’è stata la risposta dello Stato islamico all’arresto di Salah. Una risposta di una belva ferita e che i bombardamenti russi e
contrattacchi dell’esercito siriano di Assad, negli ultimi giorni hanno messo in fuga i terroristi, recuperando parecchio terreno. E’ chiaro che finchè l’Europa continua a preoccuparsi solo con le parole, interrogandosi sulla larghezza delle vongole e la curvatura delle banane, non si va di sicuro da nessuna parte. E’ stato appurato che per distruggere l’ISIS occorre una coalizione forte e decisa, capace di abbattere il nemico sul terreno. I Russi e gli Iraniani ci stanno
buco NERO Luigi Sada provando, facendo un piacere all’occidente, anche se Mosca, una settimana fa ha ridotto il potenziale aereo, riportando in Patria, alcuni caccia Mig, serviti a dare una mano ad Assad nella liberazione dei territori occupati dall’ISIS e dai ribelli anti governativi. Intanto, è venuto alla luce che l’Olanda avvertì il Belgio della pericolosità dei due fratelli Bakraoul, quelli che si son fatti saltare in aria, malgrado l’avvertimento anche delle FBI americana.
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Suoni e Sapori
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non solo calcio Suoni e sapori del Mediterraneo
el Mediterraneo la tammorra, che vediamo raffigurata già dall’antichità in mano ai satiri, nelle ville pompeiane, tammorra che accompagna le danze contadi-
Viene detta anche tammurro; è un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle seccata di un animale ( quasi sempre capra o pecora) tesa su telaio circolare di legno al quale sono fissati, a coppie, dischetti di metallo detti “cicere” oppure “ cimbale”. Il suo diametro è in genere compreso tra i 35 e i 65 centimetri. Il telaio sopra il quale è stesa la
ra “ maschile “. All’opposto, invece, si dice che viene suonato nella maniera “ femminile “ e ciò perché il lato destro è identificato nelle antiche culture con l’idea dell’uomo, mentre il lato sinistro con l’idea della donna. L’inversione dell’impugnatura dello strumento indica un rovesciamento dei segni del rituale. La tammorra accompagna sia
ne, dove i piedi rimarcano il legame con la terra da cui veniamo e a cui torniamo, la tammorra che per noi ha un significato superstizioso e scaramantico, attraverso le tammurriate si sono raccontate vicende, fare una preghiera ed esorcizzare la paura, la tammorra è senza dubbio il cuore del mediterraneo che batte.
pelle viene impugnato dal basso dalla mano sinistra, mentre la destra la percuote ritmicamente; il modo di impugnare la tammorra è importante anche da un punto di vista rituale, accade, infatti, che quando lo strumento è impugnato con la mano sinistra e percosso con la destra si dice che viene suonato nella manie-
il canto che il ballo tradizionale ed è usata da sola o con altri strumenti percussione, quali le castagnette. La forma musicale, ad andamento essenzialmente binario, dallo strumento deriva il nome di “tammorriata” o anche di” canzone ncopp o’ tamburo “. A tale struttura ritmica corrisponde una particolare
N
‘A Tammorra
scansione metrica di sei versi, di 11 sillabe, che durante il canto subisce però modifiche sia nel numero delle sillabe,che nell’organizzazione. Molto complessa è la tecnica usata per suonare questo strumento poiché richiede qualità musicali e ritmiche non comuni accompagnate, inoltre, da una resistenza fisica notevole
poiché lo strumento dev’essere spesso suonato per delle ore senza che il musicista possa cedere nella costanza del titolo; critica è, ad esempio, la posizione da tenere per equilibrare il peso e lo strumento in modo da non affaticare eccessivamente il braccio. Non esiste, in proposito, una regola generale in quanto ogni
suonatore trova una sua maniera per equilibrarsi costruendo una tecnica alla quale partecipa tutto il fisico. La tammorra non va confusa con il tamburello napoletano che è molto più piccolo con i cembali di ottone e non di latta. La tammorra smetterà di battere solo quando il cuore del mediterraneo lo farà a sua volta.
possibilità per alcuni fortunati
Teatro
spettatori di gustarsi lo spettacolo direttamente dai banchi della scuola in mezzo agli attori/studenti regalando loro un punto di vista unico. Come siete riusciti a coniugare le 2 ore di spettacolo con la lunga serialità della serie TV?
S
A teatro abbiamo cercato di
tadio5 ha intervistato
sviluppare una storia scavan-
in anteprima Gail Ri-
do sia nelle carriere dei prota-
chardson la coreografa
gonisti che nelle loro persona-
del musical Fame, in pro-
Gail Richardson
lità.
gramma al teatro Barclays
Il ritorno di Fame
Gli attori sono italiani?
che è cresciuta con Fame e che
Si, sono tutti italiani sia i 17
si ricorda il serial tv e dall’altro
ha riscontrato un grande suc-
ragazzi della classe che i 4
i giovani che oggi guardano i
cesso. Il Musical si rifà proprio
adulti che interpretano i pro-
talent come ad esempio Amici.
al serial e a teatro abbiamo
fessori.
Ma l’obiettivo della produzio-
realizzato l’interno dell’istitu-
Che tipo di pubblico si
ne e di tutti noi è coinvolgere
Nazionale di Milano dal 1
Come nasce il progetto di
Il film è uscito 35 anni fa ma
to Hight School of Performing
aspetta?
il maggior numero di persone
aprile e di cui abbiamo già
riportare in scena un titolo
il vero successo di Fame è do-
Arts con grande attenzione. La
Principalmente 2: da un lato la
regalando loro 2 ore di assolu-
parlato nel numero scorso.
cult degli anni 80?
vuto alla serie televisiva che
grande novità dello show è la
generazione dei quarantenni
to divertimento!
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Arriva Eros DJ
Musica Riccardo Sada
E
ros DJ (all’anagrafe Eros Locatelli) spazia tra EDM e progressive house, tuttavia per il suo debutto tra le uscite Media Records ha scelto di percorrere una strada che lo ha portato alla electro da puristi, alla
Disco e al funky approdando ad Heartbeat con “Paint The Sky”. “Avere la possibilità di poter pubblicare su Media Records è già un gran bel cambiamento e un bel traguardo personale per uno come me”, dice Eros. “Sto seguen-
do un nuovo percorso nel campo della produzione musicale. Ho prodotto pezzi progressive house e un remix ufficiale di un pezzo molto famoso in chiave EDM”. Eros DJ non si ferma a “Paint The Sky”. Ha già in cantiere nuove,
della musica e soprattutto in fase di cambiamento in fatto di stile produttivo. Ho deciso di svoltare drasticamente e seguire quello che ho iniziato qualche anno fa anche grazie a Carlo Cavalli (A&R di Heartbeat), con il quale ho ini-
Eros DJ è il nuovo artista di Heartbeat (Media Records). Sua la coraggiosa “Paint The Sky” “Idee anche se al momento sono un po’ sparse e vanno riordinate”. Inizialmente le sue produzioni hanno orbitato attorno alla house e alla tech-house. “Poi per motivi di lavoro, nei vari locali ed eventi, sono stato influenzato da un genere maggiormente commerciale, che per anni mi ha accompagnato nei miei dj set. Al momento sto invece riscoprendo il mondo della house music, quella dei club, e soprattutto la future house”. Una grande opportunità quella di approdare in Media Records e in Heartbeat. “Sono nel pieno di un percorso personale nel mondo
I
ziato nel 2011 il mio percorso di produzione musicale”. Intanto la dance si sta spostando “...su suoni molto melodici, dove predominano il pianoforte, il violino e le parti cantate, che la fanno da padrone. Così facendo si sta tornando alla house di un tempo e nello stesso istante verso quella che è definita future house”. Eros Dj vuole “crescere nel campo della produzione musicale”. Aspirando a diventare un top dj come David Guetta. “Il suo ultimo album, ‘Listen’, agglomera tutte quelle sonorità house che stanno avendo maggior spicco nelle produzioni musicali. Guet-
ta utilizza strumenti musicali armonici, pianoforte e cantanti approdando in un genere musicale che arriva subito al pubblico. Con questo suo ultimo album ha capito cosa vuole la gente. È un genio. Sicuramente la sua ‘What I Did For Love’, allo stesso piano
di ‘Outside’ di Calvin Harris, è una canzone eccezionale. “Questi sono due dei dischi che, quando li utilizzo in serata, mi danno una grossa energia: adoro il suono del pianoforte di uno e del violino dell’altro”.
Il “Momento” d’oro dei Mambo Brothers
Mambo Brothers hanno iniziato il loro percorso da dj solamente l’anno scorso e adesso sono pronti alla ribalta con la loro prima release, “Momento”, in uscita su Toolroom Records l’11 marzo e in Italia il 22 aprile su Just Entertainment. Con la sua ritmica incalzante, “Momento” ha le carte in regola per diventare un successo. Unita a elementi orchestrali e alla vocalità riecheggianti la traccia rallenta brevemente prima di ripartire in un pieno crescendo. Presentato agli esperti del settore l’anno scorso, “Momento”
è stato apprezzato da Pete Tong, Hot Since 82 ed Eric Prydz. I Mambo Brothers hanno dimostrato di essere bravi tanto come dj che come produttori adattando la traccia allo stile dei club e dei festival di tutto il mondo. Christian e Alan Anadon hanno lavorato per più di 15 anni al Café Mambo. L’approdo dei due fratelli alla consolle inizia nel 2015 quando decidono di provare a suonare in coppia per un’intera stagione a Ibiza al fianco di veterani come Avicii,
Axwell & Ingrosso all’Ushuaia, come Groove Armada al Pacha e poi ad appuntamenti come il Do Not Sleep presso il Privilege con 2ManyDJs e all’Amnesia. Il 2016 promette di essere l’anno in cui inizierà un viaggio molto speciale per i fratelli. Christian, tra l’altro, recentemente ha anche incluso nel gruppo una dj, Savannah per ravvivare il “Mambo On Tour”, evento che tocca città come Londra, Miami, Copenaghen, Lugano e Barcellona.
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Musica Riccardo Sada
A
d aprile e maggio la programmazione dell’Amnesia Milano imprime una decisa accellerata alla sue serate, con ben tre eventi nella location extra del Fabrique e
restabile Hot Since 82 (sabato 2, nella foto), si prosegue Fabio Florido, Hito e l’energia ENTER (sabato 9), il Diynamic showcase con sua maestà Solomun (venerdì 15), la Figure Night con Len Faki (sabato 16), il prefestivo doc con The Martinez Brothers e Lele Sacchi (domenica 24) e la première stagionale di Social Music City, sabato 30 aprile con Tale of Us, Mano Le Tough, Dj Koze, Somne e Pisetzky. A maggio si parte con Jamie Jones e Sossa (venerdì 6) e si continua con tINI e Julietta (sabato 7); a segui-
Martin Buttrich (sabato 21). Un ventaglio di proposte in grado di soddisfare ogni palato musicale, di intercettare le ultime tendenze e spesso e volentieri pilotarle. Altrimenti non si chiamerebbe Amnesia Milano. Sabato 09 aprile, in particolare, l’Amnesia Milano esalta ai massimi livelli la sua vocazione cosmopolita, proponendo Fabio Florido, dj italiano da esportazione, la giapponese Hito (nella foto) e Luca Doobie, Amnesia Milano resident, capace negli anni di suonare in tutto il mondo, dalla East Coast americana ai migliori club europei. Dopo robusti studi alla scuola di musica ‘Giuseppe Verdi’ di Prato, il toscano Fabio Florido ha scoperto molto in fretta la sua vocazione per la musica elettronica. Il deciso salto di qualità si è verificato nella stagione 2012/2013, quando è entrato a far parte della crew di Richie Hawtin. Nel 2014 sono arrivate la sua residenza alla serata ENTER di Hawtin allo Space di Ibiza e il suo primo Ep, “Be yOu”. Nata e cresciuta in giappone, Hito si è trasferita a Berlino nel 1999: in poco tempo anche Hito è entrata in sintonia totale con Hawtin. Lo scorso anno l’apice: la sua firma e il suo contributo alla compilation ENTER, con Dubfire, Heidi e TM404. Sempre lo scorso anno, la sua residenza alla one-night
AMNESIA MILANO INARRESTABILE dando il via al villaggio globale di Social Music City, che torna dopo aver radunato quasi 100mila persone nell’edizione 2015. Dopo l’esordio con l’inar-
re due appuntamenti con Social Music City e relativi after show: Loco Dice, Caleb Calloway, Enzo Siragusa (sabato 14) e Davide Squillace, Matthias Tanzmann e
ibizenca, all’ENTER Sake Bar posto sulla terrazza dello Space: un zona del club concepita come un bar nipponico e dove Hito suonava dal primo all’ultimo disco indossando un elegante Kimono. Sabato 09 aprile Florido e
Hito sono affiancati da Luca Doobie, Amnesia Milano resident: nei suoi set predominano kick profondi, bassi subarmonici penetranti, beat taglienti e ritmiche
percussive dinamiche, completati da un uso semplice ma efficace degli effetti e di diversi fattori musicali. Sabato 09 aprile A.Lab (Amnesia second room) TBA.
Amnesia Milano - via Gatto angolo Viale Forlanini infoline 348/7241015 www.amnesiamilano.com
domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it
Cinema
Anastasia Mazzia
I
l regista David Grieco, assistente ed amico di Pier Paolo Pasolini, ritorna sul grande schermo per raccontare la verità sul delitto Pasolini. Adattamento dell’omonimo libro dello stesso Grieco, il film, che arriverà nelle sale dal 24 marzo, vede protagonista il noto attore Massimo Ranieri. Nell’estate del 1975, Pier Paolo Pasolini è impegnato al montaggio di uno dei suoi film più discussi, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e nella stesura del romanzo “Petrolio”, un atto di accusa contro il potere politico ed economico dell’epoca. Nel frattempo, Pasolini ha iniziato una relazione con un giovane romano di borgata, Pino Pelosi, che ha legami con il mondo criminale della capitale. Una notte, alcuni amici di Pelosi rubano il
La macchinazione negativo di “Salò” ed in un primo momento chiedono un esoso riscatto, poi, invece, manipolati dalle alte sfere del Potere, decideranno di utilizzare la refurtiva per attirare Pasolini all’idroscalo di Ostia dove troverà la morte. “La macchinazione” aspira ad essere un film inchiesta: il regista Grieco vuole con questa pellicola riflettere e riaprire un dibattito su uno dei più famosi ed oscuri delitti italici del secolo scorso. Da un lato c’è il Pasolini autore regista - poeta che con tenacia ed invettiva cerca, studia, analizza, teorizza. Dall’altro c’è il Pasolini privato: il tenero legame con la madre anziana, la passione travolgente per i giovani che si prostituivano alla stazione Termini. Il regista Grieco, così vuole raccontare tutto il personaggio Pasolini nella sua complessità, con le sue ombre e le sue luci. Nonostante l’incipit sia importante, la pellicola non riesce però nel suo intento: non è un documentario, né un thriller, né un noir, ma solo un ibrido che aspira ad essere una denuncia politica e sociale senza riuscirci! La pellicola s’incentra sulla teoria del complotto: molti sono
Grieco racconta il delitto Pasolini Dal 24 Marzo arriva nelle sale il film inchiesta sul delitto Pasolini: “la Macchinazione” di David Grieco con protagonista Massimo Ranieri. In occasione dell’anteprima stampa romana del film, il regista David Grieco, amico ed assistente di Pasolini, ha risposto ad alcune domande.
E
’ stato complicato portare al cinema questa storia? David Grieco: “Sicuramente è stato un atto di coraggio e abbiamo dovuto superare moltissimi ostacoli. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se Marina Marzotto (la produttrice) non avesse preso in mano la situazione. Un produttore normale non avrebbe mai preso questo rischio, mentre lei, che è al suo primo film da produttrice, lo ha fatto. Vorrei anche ringraziare una persona che per me ha avuto un’importanza notevole per questa produzione: Guido Bulla. Oltre ad esserne lo sceneggiatore, Guido compare anche in una scena del film. Ab-
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biamo scritto questo film insieme e il nostro obiettivo è quello di far discutere le persone, di portare ad un dibattito su questo triste fatto di cronaca. Bulla è venuto a mancare e l’Italia ha perso un grande sceneggiatore” Come pensa che reagirà il pubblico a questo film? David Grieco: “Mi auguro di suscitare reazioni, anche estreme, di avere recensioni molto positive così come molto negative: mi piacerebbe che si parlasse di questo film come si parlava di cinema tempo addietro, con passione anche nelle divisioni.” Nel film come nel tuo libro ci sono numerose testimonianze,
Il delitto Pasolini per Grieco
gli indizi, troppi i personaggi. Ci sono eminenze grigie, servizi segreti, organizzazioni criminali, ambiziosi boss di periferia, e bassa manovalanza - giovani di borgata corrotti dalla nuova società del consumismo. Ci sono anche allusioni sulla strage di Piazza Fontana ed anche su quella della stazione di Bologna, che avverrà solo molti anni dopo.
molte inedite come quella di Franco Citti. Faranno riaprire un nuovo Caso Pasolini? David Grieco: “Penso proprio di si, nel senso che non è solo grazie al libro e al film che ho fatto. C’è molta gente che ci lavora, fra questo Stefano Maccioni, un avvocato che nel 2010 è riuscito a far riaprire il caso, anche perché si potevano riesaminare i reperti, quindi ritrovare il DNA di altre persone e, infatti, sono stati ritrovati altri cinque DNA. Quindi, oggi, il fatto che quella notte del 2 novembre del 1975 non ci fosse solo Pelosi è un fatto accertato. Dopo la scoperta di questi nuovi cinque DNA pero’ hanno pensato bene di chiudere il caso. Adesso lo riaprirà una commissione parlamentare che come successe per il Caso Moro, riprenderà in mano tutta l’indagine da qui a breve”. La lezione che si evince dal film è che vista la situazione italiana
La sceneggiatura così risulta caotica e dispersiva: i molti personaggi difficilmente sono identificabili così come i moventi delle loro azioni. Lo stesso ritmo è altalenante e poco cadenzato, come invece si richiederebbe ad un film inchiesta. Un’altra nota dolente riguarda le scelte stilistiche del regista: l’indi oggi, forse dal passato non si è imparato nulla? David Grieco: “Noi Italiani siamo figli di “Don Abbondio”: degli opportunisti!. Il nostro è uno di quei pochi Paesi dove la sanità pubblica è buona ma se qualcuno sta male gli si chiede subito “Chi conosci?”. Inutile prendersela con i giovani di talento costretti a migrare per realizzarsi, il problema siamo noi. Ce la faremo mai a cambiare?” Il film uscirà in anteprima mondiale in Italia. Non ha pensato di presentarlo invece a qualche festival? David Grieco: “Certo, ma penso che questo film debba deflagrare prima in Italia e poi eventualmente andare all’estero. Dal film emerge il rapporto che noi italiani abbiamo con Pasolini, che è molto diverso da quello che hanno in altri paesi: lì non si pensa minimamente alla questione della sua omosessualità. All’estero Pasolini è un maestro: un grande regista, un importante saggista, un autorevole opinionista. Mentre qui in Italia lo si etichetta solo per la sua sfera privata!”
termezzo di alcuni fotogrammi in bianco e nero come le visioni oniriche futuristiche risultano spesso superflui ed inopportuni. Buono è il cast degli esordienti e giovani attori, come Alessandro Sardelli, mentre l’interpretazione di Massimo Ranieri, nonostante la somiglianza certa con Pasolini, risulta spesso stucchevole e fredda.
“La Macchinazione” è sicuramente un film importante perché riaccende un dibattito politico e sociale su un delitto ancora oggi infarcito di troppe menzogne e misteri. Dal punto di vista cinematografico, però, la pellicola risulta essere poco incisiva: aspira ad essere un film d’inchiesta senza soddisfarne i requisiti minimi quali il ritmo incalzante!
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