martedi 27 gennaio 2015 Anno 5 n. 7
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MILAN LAZIO
QUANTO VALE
QUESTO MILAN ?
Coppa Italia, l’accesso all’Europa
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Sandro Mazzola
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l buio a qualcuno fa paura, ma al Milan questo non è concesso. Ancora la Lazio, ma questa volta al “Meazza”, palcoscenico, ironia della sorte, dei quarti di Coppa Italia. Non so se cambierà qualcosa, ma in questi tre giorni Inzaghi e staff dovrebbe aver capito che cosa ha sbagliato nella partita di sabato scorso. A parte i primi minuti, nulla è funzionato. Diego Lopez ha dimostrato di essere un ottimo portiere, peccato il gol di Klose, nel quale l’ex guardiano del Real Madrid si è fatto infilare sul suo palo, ma è un insignificante dettaglio, poiché l’attaccante tedesco era stato innescato da un errore di Montolivo, una delle grandi delusioni. Ma il centrocampista è ancora alle prese con un recupero frettoloso, che sta danneggiando oltremodo la squadra. L’infortunio da cui arriva (ricordate l’amichevole prima dei Mondiali dello scorso anno?) non è poca cosa: ci vuole ancora tanto tempo e il Milan non lo può aspettare, soprattutto nel ruolo di regista. Contro i biancocelesti, i rossoneri hanno effettuato solo 2 tiri verso la porta di Marchetti, contro i 18 degli avversari. Come se al gol di vantaggio fosse calato il sipario sulla partita. L’epilogo, poi, non ha aiutato, se non a riempire giornali di morali o fesserie di vario genere. Sono sempre stato dell’idea che all’interno dello stadio è più giusto che si menino i giocatori e non i tifosi. Poi guardiamo più in là. C’entra qualcosa Inzaghi se in squadra non ci sono più Maldini, Kakà, Schevchenko, Weah, Savicevic, Van Basten o Rijkaard? E’ colpa di Inzaghi se i parametri zero non sono tutti Diego Lopez o Menez, oppure se De Sciglio e El Shaarawy continuano sempre a essere promesse senza mai sbocciare definitivamente? E se poi uno perde la testa come Mexes, Pippo che può fare? E’ facile prendersela con l’allenatore, ma la realtà è un’altra. I giocatori del Milan non sono asini, ma il materiale umano e tecnico non è dei bei tempi. E’ qui l’equivoco. E’ facile puntare il dito contro Inzaghi, ma il bersaglio da colpire è un po’ più in alto. Pensieri personali. Che poi Superpippo non sia un predestinato o non abbia le stimmate di un guru è possibile. Ma questa è un’altra storia.
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urtroppo questo è ancora l’anno delle sofferenze fato di delusioni e di occasioni gettate al vento. Perdere col Torino ci sta, però non in questo modo a dieci secondi dalla fine con la difesa ferma ed impallata a guardare gli avversari che incornano la palla battendo Handanovic. Siamo a centro classifica e non vedo come si possa risalire la corrente, anche vincendo magari in casa del Sassuolo, una squadra che sicuramente come mentalità ed impostazione non è quella del 7-0 dell’andata. Quella goleada sembrava l’inizio di una stagione diversa dalla precedente ma poi è tornato il buio come era già accaduto l’anno prima. Stasera c’è la Coppa Italia ed in tutta sincerità non vedo molto bene il Milan. Fra noi e i nostri cugini è difficile
AL TAPPETO ANCHE CON IL TORO
dire chi sta peggio. I tre gol incassati all’Olimpico dalla Lazio son un campanello d’allarme non indifferente e sul piano psicologico possono costare parecchio al Milan in prospettiva dell’Impegno di oggi. Inzaghi avrà il suo bel da fare per allestire una formazione che possa competere per
Milan
lo meno alla pari contro l’undici di Pioli. Si tratta di una partita secca e non sarà facile per i rossoneri centrare il bersaglio. Si potrebbe andare ai supplementari ma in questo caso, guardando quanto è successo all’Olimpico, i biancocelesti dovrebbero avere molte più possibilità, rispetto al
STADIO
Allenatore
MEAZZA
Milan, per guadagnarsi il passaggio del turno e significherebbe vedersela contro il Napoli o paradossalmente con l’Inter nel derby di Coppa Italia. Dando uno sguardo al campionato penso ci sia poco da dire sulla lotta per lo scudetto fra Juventus e Roma. I bianconeri si sono agevolmente sba-
razzati del Chievo allungando il passo rispetto ai giallorossi che non sono andati oltre il pareggio con la Fiorentina. La Juventus ha soffiato alla Roma ben sei punti in tre giornate e non vedo come la squadra di Garcia possa fare altrettanto nei prossimi impegni. Lotta aperta invece per il terzo posto dove al momento ci sono tre squadre pronte a darsi battaglia, cioè Lazio, Napoli e Sampdoria. A Genoa è arrivato Eto’o, un bel colpo per la tifoseria blucerchiata e sono molto curioso di vedere all’opera l’ex centravanti dell’Inter domenica a Torino contro i granata di Ventura gasatissimi per il successo di San Siro con l’Inter.
Lazio
ORE 20.45
Allenatore
Filippo Inzaghi
Stefano Pioli
Arbitro: Axxx
MILAN (4-3-3) Diego Lopez Abate, Rami, Mexes, Armero; Montolivo, De Jong, Bonaventura; Cerci, Menez, El Shaarawy
Dxxx di XXX
Lazio (4-4-2) xxx
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DIAVOLO SEMPRE PIÙ COTTO Si spera non mangiato
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ifficile analizzare una squadra arrivata allo stremo delle sue forze e al limite della credibilità. Uno scempio che farà pagare al tecnico Filippo Inzaghi un colto altissimo e neppure tutto di sua competenza. Che Inzaghi avesse preso il posto di Seedorf nel ruolo di traghettatore, e neppure particolarmente oneroso, lo si sapeva e il buon Pippo si è prestato al ruolo di
parafulmine, se poi ti pagano anche, meglio. Troppo giovane, quindi poca esperienza, per gestire una squadra come il Milan e poco polso per mettere la parola fine alla diatriba tra Barbara Berlusconi e l’a.d. Adriano Galliani. Questo Milan è finito, era finito già la passata stagione e la precedente pure. Il Milan è clinicamente morto, inattivo, senza idee e gioco che si affida unicamente alle
giocate individuali di Menez e alle miracolose parate di Diego Lopez. Tutto qua. La responsabilità di un simile scempio va ricercata unicamente nella pessima gestione da parte della stessa società di un gruppo che da anni non beneficia di innesti degni di indossare la gloriosa maglia rossonera. Una società che negli ultimi anni ha investito meno del Sassuolo, massimo rispetto
per i neroverdi, e si vede. Una barca alla deriva che mette in scena, dopo vergognose prestazioni come quella dell’Olimpico contro la Lazio, solo atti isterici da parte di chi, pensando erroneamente di mostrare attaccamento alla maglia, come Mexes mette le mani al collo e spinge un giocatore avversario. Mexes evidentemente non riesce a resistere alle provocazioni di Mauri e si fa espellere lasciando
partita
Severa Bisceglia sgomenti coloro che iniziano a pensare sempre di più che guardare un bel film, tutto sommato, è preferibile allo spettacolo di qualcosa che somiglia vagamente ad una partita di calcio. Oggi è di scena ancora la Lazio ospitata a San Siro. Poche le previsioni positive salvo una prova d’orgoglio da parte dell’intero gruppo rosso-
nero. Il campo emetterà la sentenza e la speranza di tutti noi è quella di evitare l’umiliazione della sconfitta e soprattutto auguranti che quella di Pippo Inzaghi non sia l’ultima partita al Meazza alla guida del Diavolo. La sentenza più facile è quella di far “saltare” la testa del tecnico, ma sarebbe la più ingiusta e soprattutto non risolutiva. Se tornasse Seedorf, con questo Milan, farebbe anche peggio.
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COPPA ITALIA, L’INTER È DI SCENA ANCORA AL SAN PAOLO Questa volta cambierà la musica?
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cugini Luigi Rubino
artedì prossimo, l’Inter si giocherà al S. Paolo contro il Napoli l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia. L’ultima gara dei nerazzurri all’ombra del Vesuvio, nel torneo tricolore, risale ad appena due anni fa quando il matador Cavani con
cendo bene sulla panchina azzurra , dal momento che è ancora in lotta in Europa League e in campionato per la conquista del terzo posto Champions. In Coppa Italia, Inter e Napoli, nella loro storia, si sono affrontate al S. Paolo cinque volte. La prima
braio, nella semifinale di ritorno. Ad accedere in finale furono gli azzurri allenati allora da Gigi Simone ai rigori per 6 a 4. La sfida dopo i supplementari fini 1 a 1 con reti di Zanetti e pareggio napoletano con Beto. Determinante furono quindi i rigori. A
una doppietta portò gli azzurri in semifinale. La squadra di Mancini spera questa volta di invertire la tradizione e sbancare Napoli. Non sarà facile. Uscire dal S. Paolo con una vittoria e la qualificazione alle semifinali
sfida a gara unica fu giocata nel lontano 1938. I nerazzurri passarono il turno 2 a 0 con reti realizzate dal bomber Meazza e da Frossi nel primo tempo. La seconda gara fu disputata sempre nello stesso anno nei sedice-
decretare l’eliminazione dei nerazzurri fu l’errore dal dischetto di Paganin, dopo che l’Inter, con Hodgson in panchina, dovette giocare per 86 minuti in dieci per l’espulsione di Ganz. Ben altra musica invece per l’Inter nei
sarebbe una soddisfazione immensa per i tifosi della beneamata anche perché, di fronte, ci sarà la squadra detentrice della Coppa ed un ex allenatore come Benitez, che quest’anno sta fa-
simi di finale. Il match terminò sull’ 1 a 1 con gol di Cardiani per i nerazzurri e Fabbro per i partenopei. Le sfide tra le due squadre al S. Paolo, nel torneo tricolore, sono poi riprese nel 1997 di feb-
quarti di finale in gara unica nel gennaio 2011, con Leonardo allenatore. I nerazzurri passarono alle semifinali per 5 a 4 dopo i calci di rigore e in seguito ad un errore dal dischetto di Lavezzi.
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Il programma dei quarti di finale
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l’ospite Alessandra Caronni
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econdo la stampa svizzera, Federico Marchetti doveva essere rossonero. La Lazio sembra abbia già trovato un accordo con il Milan sulla base di 13 milioni di euro. Il Diavolo, era sì alla ricerca di un portiere ma ha pescato bene in Spagna. Diego Lopez non fa rimpiangere nulla ed è l’unico tra i rossoneri che non deve fare ammenda. Un’ascesa costante, quella di Marchetti, nato nel Vicentino. Ha iniziato con gli allievi del Bessica, nel Trevigiano. Poi è passato alle giovanili del Torino. È transitato della Pro Vercelli, dal Crotone, dal Treviso
A San Siro per parare tutto!
per poi fare ritorno al Torino. Dopo una fugace apparizione alla Pro Vercelli, si è trasferito alla Biellese, poi all’Albino Leffe e al Cagliari, sino ad arrivare il 22 ottobre del 2009 a essere premiato come miglior portiere dell’annata 200809. Ha sperato più volte di andare alla Sampdoria. Ma non ce l’ha fatta. Il 5 luglio del 2011 è stato acquistato dalla Lazio per 5 milioni. Il 16 ottobre ha vinto il suo primo derby della Capitale (2-1). Il 15 dicembre del 2012, contro l’Inter, raggiunge un primato di imbattibilità: 360 minuti senza subire un gol. Il 26 maggio dello scorso anno
Chi è
Federico Marchetti
Nato a Bassano del Grappa il 7 febbraio dell’83, Federico Marchetti è non solo portiere della Lazio ma anche della Nazionale italiana. Marchetti ha iniziato come attaccante grazie al suo potente tiro. Successivamente, ha iniziato a ricoprire il ruolo di portiere.
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ha vinto la Coppa Italia battendo in finale la Roma per 1-0 ma il successivo 18 agosto ha perso la Supercoppa italiana 2013 contro la Juventus subendo 4 gol. Il 19 settembre, durante la gara di Europa League, Lazio-Legia Varsavia, ha indossato per la prima volta la fascia di capitano. Ultimamente, Marchetti ha ripetuto di non essere stato mai distratto dalle insistenti voci di mercato. “Ho un contratto con la Lazio e ho sempre pensato a fare bene qui. Non mi sono comunque mai fatto condizionare da certe voci di corridoio”, ha detto più volte.
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E’ tutta colpa sua? NO!!!
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acile sentenziare e far salire sul banco degli imputati Inzaghi. I grandi esperti condannano il tecnico per incapacità a tenere sulla corda il gruppo. Incapace di dare un gioco alla sua squadra, senza idee né carattere. Certo, i limiti di Pippo Inzaghi sono evidenti a tutti, come evidente è stata da subito la scelta di ripiegare su di lui nel dopo Seedorf. Ma del Milan malato ed incapace di gestire i palloni perché non si sa a chi passarla, uno o l’altro cambia poco, il risultato è lo stesso… palla sprecata. Ad andare sotto precesso deve essere prima di tutti la dirigenza. La società non ha investito in una squadra che ha il dovere di tenere alto il calcio italiano in Europa. Filippo Inzaghi non è l’untore della malattia che sta conducendo alla morta il Milan. Il mister si limita a contenere i danni finito l’entusiasmo iniziale che lo vedeva quale moderno tecnico del futuro capace di coniare buona tecnica ad idee innovative. No, per noi non è Inzaghi da mandare al patibolo, troppo facile e soprattutto non risolutiva.
amarcord martedi 27 gennaio 2015
Tutti ricordiamo l’icona rossonera Mauro Tassotti che ha giocato con il Milan per ben 17 anni, ma le sue prime corse dietro al pallone le ha fatte con i colori della Lazio (vincendo la Coppa Italia Primavera), giocando anche per due stagioni da professionista esordendo, all’età di diciotto anni, contro l’Ascoli il 5 novembre 1978 divenendo titolare già l’anno successivo. Nel 1980, vi resterà fino al 1997, viene acquistato dal Milan in Serie B e, grazie al condottiero Nils Liedholm, perfezionò le sue doti tecniche divenendo un punto fermo per la squadra e vice capitano. Con il Milan, 428 partite giocate e 10 gol all’attivo, ha vinto tutto: 2 campionati di Serie B, 5 scudetti, 4 Supercoppa italiana, 1 Coppa Mitropa, 3 Coppa dei Campioni/ Champions League (quella del
Mauro Tassotti
Mauro Tassotti
do da Verona e Inter, arriva al Milan per le stagioni 2001-2005 (vincerà 1 Coppa Italia, uno scudetto e una Supercoppa italiana), tornerà in rossonero ancora dal 2006 al 2007. L’anno successivo passa alla Lazio dove vince ancora una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. L’elenco degli ex è lunghissimo da Demetrio Al-
giovanili dei biancocelesti con cui esordisce anche in Serie A in Cesena-Lazio. Resta a Roma per tre stagioni e, dopo le esperienze con la Juventus ed il Napoli, approda al Milan per 6,38 miliardi di lire, fermandosi due stagioni contando 37 presenze, 6 gol e vincendo uno scudetto e una Supercoppa Intertoto. Il di-
Marjlja Bisceglia 14 reti. Il numero 32 biancoceleste vincerà la Coppa delle Coppe contro il Maiorca nella finalissima di Birmingham. Passando dall’Inter arriva al Milan il 5 luglio 2005 con un contratto che lo
Cristian Brocchi bertini a Alberto Bigon, Cesare Brunetti e Gianni Bui, solo per citarne alcuni. Anche il romano Paolo Di Canio cresce nelle
Bobo Vieri
siderato un difensore tra i più forti al mondo, arriva al Milan lasciando i colori biancocelesti. Il giovanissimo Alessandro è stato scoperto per primo da uno scout della Roma, ma suo padre, tifosissimo laziale rifiutò l’offerta, così inizia nelle giovanili della Lazio. Nel 1993 Dino Zoff,
fensore Giuseppe Favalli, dopo le prime esperienze alla Cremonese, giocherà per la Lazio dal 1992 al 2004, segnando 4 gol in 298 gare disputate. Con i biancocelesti vincerà: 3 Coppe Italia, 2 Supercoppa italiana, uno scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa UEFA. Passando dall’Inter arriva al Milan, all’età di 34 anni e a parametro zero, dove vincerà ancora una Supercoppa UEFA, una Champions League e una Coppa del mondo per club. Anche l’itinerante Bobo Vieri, non poteva essere diversamente dal momento che ha passato la sua vita calcistica con la valigia sempre pronta, ha indossato entrambe le maglie. La Lazio lo acquista nel 1998 per 55 miliardi di lire e in 28 presenze realizzerà
Demetrio Albertini lega fino a giugno del 2007, ma dopo solo 1 gol in campionato ed uno in Coppa Italia lascia i rossoneri dopo solo mezza stagione. Nel gennaio del 2006 parte per la Germania destinazione Monaco.
Alessandro Nesta
Cristian Brocchi
Demetrio Albertini
Giuseppe Favalli
Alessandro Nesta
1994 la alza da capitano per l’assenza in finale di Franco Baresi), 3 Supercoppa UEFA e 2 Coppa Intercontinentale. Niente male, 20 trofei in diciassette anni. Lascia il calcio giocato all’età di 37 anni, ma non il Milan. Dal 2001 è vice allenatore dei rossoneri. Anche Alessandro Nesta, con-
allenatore laziale, lo inserisce in prima squadra ed esordisce, in sostituzione di Pierluigi Casiraghi, il 13 marzo 1994 in UdineseLazio. Nella stagione 97-98 vince la Coppa Italia battendo in finale proprio il Milan grazie al suo gol vincente. Nelle stagioni successive vincerà anche la Coppa delle Coppe contro il Maiorca, la Supercoppa europea vinta contro il Manchester United e nella stagione successiva vincerà sia lo scudetto che la Coppa Italia. Con la Lazio vincerà anche la seconda Supercoppa Italia a danni dell’Inter. Nel 2002 Nesta arriva al Milan per 2 milioni di euro e già alla prima stagione vincerà la Champions League. Il campione del mondo nei Mondiali 2006, nelle dieci stagioni passate a Milano vincerà una Coppa Italia, due Supercoppa italiana, due scudetti, due Supercoppa UEFA, due Champions League e una Coppa del mondo per club. Il centrocampista laziale Cristian Brocchi ha, invece, fatto andata e ritorno Milano-Roma. Cresciuto nelle giovanili del Milan, passan-
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Alberto Bigon
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8 giù al nord
Fiore Marro
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erto che battere l’Inter non sarebbe una cattiva cosa ma sinceramente questa coppa Italia non riesce proprio ad affascinarmi, sarà perché la finale si terrà a Roma, il peggiore dei siti sportivi, come logistica, ubicazione e tifosi , noi e soprattutto la famiglia Esposito ne abbia-
L’Inter val bene una Coppa ma vuoi mettere il Calais? in carica. Dopo lo 0-0 maturato nei 90’, si andò ai tempi supplementari. Nel primo tempo supplementare il Calais si portò in vantaggio, ma nel secondo tempo i girondini pareggiarono. Fu a questo punto che accadde l’insospettabile: con due reti gli uomini del Calais sconfissero per 3-1 il Bordeaux. Al termine fu una festa grande, sia per i tifosi, ma soprattutto per
Mickaël Landreau e Reginald Becque mo nostro malgrado, subito per intero il loro modus operandi. Sarà perché la formula studiata negli ultimi tempi è davvero ridicola, gessata, senza partecipazione, ma la Coppa Italia appassiona davvero poco . Manca quella poesia che il calcio a volte trasforma in favola momenti come quelli accaduti nel 2000 al Calais. Il Calais fu protagonista di un’avventura incredibile. La Coppa di Francia è aperta a tutte le squadre, professioniste e dilettanti di ogni livello che dopo la normale iscrizione al torneo devo superare delle gare di qualificazioni. Il Calais era formato da atleti che giocavano a calcio per hobby, mentre nella vita di tutti i giorni svolgevano altri mestieri (operai, impiegati, ingegneri, pescatori). Dopo aver superato i primi scontri, la squadra arrivò a disputare gli ottavi di finale contro il Cannes, compagine della Ligue 2 (la Serie B francese). Incredibilmente, il Calais vinse ai calci di rigore dopo aver pareggiato 1-1 e riuscì a raggiungere i quarti di finale, dove incontrò una formazione della massima serie, lo Strasburgo. Questi ultimi furono battuti per 2-1, ed ai giallorossi furono spalancate le porte della semifinale che li vedeva opposti al Bordeaux, campione di Francia
la squadra. La festa fu in parte guastata dal malore (dovuto all’emozione) che colpì il tecnico dei giallorossi, Ladislas Lozano. Per fortuna non si trattò di qualcosa di grave e l’allenatore si rimise in sesto in poco tempo. Per il Calais si apriva così il grandioso palcoscenico dello Stade de France di Parigi, teatro della finale di Coppa di Francia, lo stesso stadio dove due anni prima si era giocata la finale dei mondiali del 1998. L’avversario era il Nantes, in lotta per non retrocedere in seconda divisione, ma autore dell’eliminazione dalla competizione dei Campioni di Francia del Monaco. Si arrivò così al giorno della finalissima, il 7 maggio 2000. Il Calais, pur non abituato a giocare di fronte ai quasi 80.000 spettatori, erano abituati al massimo meno di 300, e a giocarsi una simile posta in palio, i ragazzi sciorinarono un buon gioco ordinato e passando addirittura in vantaggio al 34’ del primo tempo con Dutitre e chiudendo il primo tempo sul punteggio di 1-0. L’impresa era sempre più fattibile, ed era distante solo 45 minuti; anche Lozano ne era convinto, tanto da affermare “se riusciamo a non prendere gol nei primi 15 minuti potremmo anche farcela”. Ma poco dopo l’i-
nizio del secondo tempo, al 49’, Sibierski pareggiò per il Nantes. I giallorossi (stanchi anche per il lavoro svolto abitualmente nella vita privata, non essendo professionisti) bloccarono a fatica gli attacchi degli avversari, finché all’89’ l’arbitro Colombo assegnò un rigore dubbio al Nantes, per un sospetto fallo su Cavéglia trasformato da Sibierski. La partita si chiuse sul punteggio di 2-1 per il Nantes, e al Calais non restava che l’onore di essere arrivati al secondo posto in una competizione così importante. Per premiare comunque, in qualche modo, l’impresa di questi giocatori, il capitano e portiere avversario Mickaël Landreau alzò al cielo la Coppa di Francia insieme al capitano del Calais, Reginald Becque. Al loro ritorno a Calais, i giocatori e l’allenatore, artefici di questo miracolo calcistico, furono accolti nel Palazzo del Comune, e salutati
Il mister iberico tanto amato dai partenopei calorosamente da una enorme folla di tifosi accorsa per vedere i propri paladini affacciarsi sulla piazza principale. Certo
battere l’Inter sarebbe una bella cosa,proseguire il cammino di coppa pure ma la magia delle storie come quelle del Calais
sarebbero adesso per il calcio italiano un eccellente spot nel caso la FIGC cambiasse la regola assolutamente gessata di adesso.
Prima e dopo la partita... Vino, birra e il gusto di un panino espresso
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LA JUVE SCHIACCIA ANCHE IL CHIEVO ALLUNGANDO IL PASSO BRACCIO DI FERRO FRA REAL MADRID E BARCA G L a Juve ha messo il turbo. Col Chievo sono stati sufficienti soltanto due gol ma il messaggio lanciato alla Roma dice i più forti siamo noi. I bianconeri scudettati, salvo terremoti, sono praticamente una realtà per i propri tifosi, tutti ad applaudire la Fiorentina per aver bloccato al Franchi la Roma. I giallorossi stanno pagando l’as-
piazza risposta alla grande da parte della Lazio che distrugge il Milan nella seconda parte di gara grazie alla doppietta di Parolo e al gol di Klose. Tre reti in rimonta in risposta al vantaggio messo a segno da Menez all’inizio di partita. Lazio e Milan si ritrovano stasera al Meazza in Coppa Italia in una partita da match secco che segnerà pro-
senza di Gervinho impegnato in Coppa d’Africa con la Costa D’Avorio e anche con la Viola ha non dimostrato di non poter fare a meno di questo giocatore. Adesso i punti di vantaggio della Vecchia Signora sui giallorossi di Garcia sono 7, sei dei quali recuperati nell’anno nuovo. Per quanto concerne la terza
babilmente il futuro di Inzaghi. Alle spalle della Lazio, in classifica, piccola ammucchiata capeggiata dal Napoli con a fianco una Sampdoria che pur col pareggio di Marassi col Palermo, festeggia l’arrivo di Samuel Eto’o in maglia blucerchiata. Il funambolico presidente Ferrero sta plasmando la Samp del
campionato Laura Tangari
futuro, anche se ovviamente non è “l’anzianotto” camerunese a ringiovanire la squadra di Mihajlovic. Chi pensava che l’Inter, con l’arrivo di Podolki
e Shaqiri, potesse voltare pagina è stato completamente smentito dal momento che i nerazzurri, oltre a continuare l’astinenza di gol, sono crollati clamorosamente col Torino in pieno recupero. Per Mancini si fa dura. Anzi durissima, anche se lui come ha affermato l’altra sera a fine partita, giura che l’Inter riuscirà a centrare il terzo posto che regala i preliminari di Chempion League. Ma a questo punto bisogna essere proprio dei grandi ottimisti a pensare di poter centrare questo traguardo in campionato. I tifosi della beneamata si accontenterebbero certamente di aggiudicarsi la Coppa Italia, anche se quest’ultimo obiettivo passerà dal San Paolo dove i nerazzurri affronteranno il Napoli campione in carica. Per il campionato cammino difficile per l’Inter dal momento che domenica a mezzo giorno a Reggio Emilia dovranno affrontare il Sassuolo, battuto sì per 7-0 nell’andata a San Siro, però col dente avvelenato per la sconfitta rimediata al Sant’Elia col Cagliari sabato scorso. In coda fa un piccolo passo avanti il Verona mentre il Cesena, altra squadra di coda, manda definitivamente al tappeto il Parma di Donadoni al Tardini.
ioca a tennis il Barcellona con l’Elche col punteggio di 0-6 firmato per due volte da Messi e Neymar, Pique e Pedro. Ma gli risponde, sia pur con fatica, il Real Madrid, che in rimonta, vince a Cordoba con gol di Benzema e Bale, in rete all’89’ su calcio di rigore. Il Barca insegue a 1 punto le merengues mentre l’Atletico di Simeone incalza terzo sotto di quattro punti dalla capolista grazie al 3-1 rifilato al Rayo Vallecano nel derby di Madrid. Alle immediate spalle del terzetto vip si colloca il Valencia vittorioso sul Siviglia che sente il fiato al collo del Vilarreal che ha liquidato il Levante per 1-0. Nei bassifondi della classifica annaspa il Granada, bravo a strappare un pareggio a La Coruna, al Deportivo, altro candidato in lotta per la salvezza. Niente da fare per l’armeria, altra pericolante, che ne incassa tre a Barcellona dall’Espanyol. In Lgue1 altro tonfo del Marsiglia che perde il derby della Costa Azzurra col Nizza ridotto in dieci uomini per buona parte della gara. Del Ko dell’OM ne approfitta subito il capolista Lione che battendo il Mets per 2-0 grazie ad un rigore di Lacazette e gol di Tolisso porta a quattro punti il vantaggio sulla squadra di Bielsa e sul PSG tornato alla vittoria a Saint Etienne aiutato da una rete di Ibrahimovic su
penalty realizzato nella ripresa. Il PSG, con questo successo, sorpassa il Saint Etienne che al momento alle sue spalle al redivivo Monaco corsaro a Lilla per 1-0 grazie alla prodezza di Berbatov. Torna al successo anche il Montpelier con un poker al Nantes mentre il Bordeaux è bloccato sullo 0-0 in Corsica col Bastia. Ammucchiata in bassa classifica fra sei squadre con l’Ens, fanalino di coda, che strappa un pareggio a Reins ma col Caen che risponde alla grande espugnando Rennes con un clamoroso 1-4. Piccolo passo avanti, infine, dell’Evian vinci-
Luigi Sada
estero tore sul Tolosa per 1-0. Ecatombe nella FA Cup d’Inghilterra con il Chelsea clamorosamente battuto fra le mure amiche ed eliminato dal Bradford. Al tappeto anche il City in casa per opera del Middlesbrough seguito a ruota dal Southampton sconfitto in casa dal Crystal Palace. Idem dicasi per il Tottenham battuto difronte al proprio pubblico dal Leicester.
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