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da Brisighella le indicazioni per prevenire la morte improvvisa Arrigo F.G. Cicero
Da Brisighella le indicazioni per prevenire la morte improvvisa
Gruppo di Ricerca Ipertensione e Aterosclerosi. Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche –IRCCS - AOU Sant’Orsola Malpighi, Università degli Studi di Bologna
Brisighella è un antico borgo medioevale dell’Appennino Tosco-Romagnolo la cui popolazione dal 1972 è oggetto di uno studio longitudinale (Brisighella Heart Study) per valutare con controlli quadriennali l'andamento dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e la mortalità a quest’ultime correlata.
La morte improvvisa cardiaca è definita come una morte naturale dovuta a cause cardiache, annunciata da una brusca perdita di coscienza entro un’ora dall'insorgenza dei sintomi acuti; la preesistente malattia cardiaca può essere nota, ma il tempo e il modo del decesso sono imprevedibili. Tuttavia, in circa il 50% dei casi l’exitus si verifica senza una precedente diagnosi di cardiopatia. Attualmente, i markers di rischio aritmico, oltre a una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), sono rappresentati da specifiche alterazioni dell’elettrocardiogramma.
Una recente analisi dei dati del Brisighella Heart Study ha stabilito che: • Iperuricemia • Alcuni indici strumentali (velocità dell’onda di polso carotideo-femorale) • Impiego per lungo tempo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
sono fattori di rischio per alterazioni elettrocardiografiche, che sono predittive di morte improvvisa. Conclusioni
Dai risultati di questo studio emerge un messaggio importante: la prevenzione è sempre un’arma vincente, per ridurre e persino evitare il rischio di gravi conseguenze per la nostra salute. Tutti possiamo fare qualcosa e riguardo a questo specifico ambito è necessario ridurre al minimo l'assunzione dei FANS e tenere sotto controllo l'uricemia, seguendo le indicazioni del nostro medico. Letture consigliate
• Pierangelo Coppola, Arrigo F.G. Cicero, Federica Fogacci et al. Laboratory and Instrumental Risk Factors Associated with a Sudden
Cardiac Death Prone ECG Pattern in the General Population: Data from the Brisighella Heart Study. J. Clin. Med. 2021, 10(4), 640.
Immagine da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brisighella_-_Torre_dell%27orologio.jpg
LE FASI DELLO STUDIO DI BRISIGHELLA
1.Fase osservazionale longitudinale (1972) – Scopo:
Monitorare, con controlli quadriennali, l'andamento dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. 2.Fase di intervento (1984) - Azione multipla: • Su popolazione generale • Su popolazione scolastica (elementari e medie) • Su soggetti definiti ad alto rischio cardiovascolare
Questa fase ha portato ad una riduzione dei livelli lipidici, del numero di fattori di rischio che si associano nei singoli cittadini e del numero degli eventi cardiovascolari nella popolazione. 3.Nuova Fase longitudinale (dopo il 1990) - Controlli quadriennali.
I dati di Brisighella dimostrano una correlazione forte tra i livelli lipidici e la pressione arteriosa, definendo la colesterolemia un fattore correlato all’aumento dei livelli pressori, in accordo con altri studi internazionali.
GLOSSARIO
Marker – Sostanza la cui identificazione nel sangue (e/o nelle urine, a seconda dei casi) predice un rischio di malattia, indica una determinata patologia, o il grado di estensione di un tumore Rischio aritmico – Rischio di aritmie cardiache (alterazioni del normale ritmo del cuore) Frazione di eiezione ventricolare sinistra (Left Ventricular Ejection Fraction, LVEF) – Parametro che valuta l’efficacia di pompa del cuore. Quando un cuore per diversi motivi non è in grado di pompare sangue a sufficienza per le necessità dell’organismo, ha una ridotta frazione di eiezione ventricolare e si parla di insufficienza cardiaca. Iperuricemia – Elevata concentrazione nel plasma di acido urico Velocità dell’onda di polso (Pulse Wave Velocity, PWV) – È direttamente correlata alla rigidità delle arterie e dà informazioni sul loro grado di distensione.
Bruxismo. Un aiuto arriva dallo “yoga della bocca”
LO STRESS DA PANDEMIA PER IL COVID-19 AUMENTA ANCHE I DISTURBI DURANTE IL SONNO. MANCANO LE TERAPIE SPECIFICHE, MA MOLTO SI PUÒ FARE PER CONTRASTARE IL DIGRIGNAMENTO DEI DENTI
Giornalista autore e conduttore Rai e "Focus Medicina".
L’ansia della pandemia dovuta al virus SARS-CoV-2 causa anche un significativo incremento dei disturbi del cavo orale, che possono degenerare in ulteriori patologie, comprese le cefalee. Tutti possono avere qualche “tic” e qualche manifestazione di nervosismo talora temporanea, specie in tempi difficili come questi che stiamo vivendo. Il bruxismo ossia il “digrignare i denti” soprattutto di notte, è uno dei disturbi più comuni. La pandemia ha portato ad un aumento di vari disagi di tipo psicologico, sociale ed economico: • Stress da lavoro a distanza • Smart-working senza pause • Ansia di perdere il lavoro • Perdita dell’occupazione • Ansia da distanziamento sociale che implica distacco da famiglia ed amici • ...
“In una situazione di ansia, la circolazione sanguigna aumenta nelle aree del cervello che presiedono alle reazioni istintive ed all’attivazione del ritmo sonno-veglia – spiega Giuseppe Cicero, parodontologo a Roma e docente di Odontoiatria presso l’Universidad Europea de Madrid. Questo serve per contrastare il problema e portarci in una condizione di difesa fisica e mentale. Il bruxismo può essere considerato come un sintomo di questo processo”.
Negli ultimi 5 mesi del 2020, l’impennata delle ricerche su Google dei termini chiave “bruxismo” e “digrignare i denti” è stata notevole, rispetto al 2019:
“È importante riconoscere i sintomi per una rapida + 68% nel Lazio + 62% in Calabria + 60% in Sicilia + 48% nelle Marche + 34% in Sicilia e Sardegna diagnosi – sottolinea Cicero – Solitamente, ci si sveglia al mattino con una forte sensazione di fastidio in bocca: mascelle indolenzite, dolore ai denti. Se a un primo impatto si può ipotizzare una carie, spesso questi sono proprio i sintomi di un incipiente bruxismo. Bisogna tenere conto che in condizioni normali i denti si dovrebbero toccare solo quando si mastica o si deglutisce; questo significherebbe quindi che i denti vengono in contatto tra di loro non più di una mezz’ora al giorno. Nei casi più gravi di bruxismo, invece, i denti arrivano a stare in contatto fino a 8-10 ore su 24. In termini di consumo di denti, un mese con forma avanzata di bruxismo equivale a più di un anno di un individuo senza disturbo”.
“È molto importante riconoscere precocemente questi sintomi e porvi rimedio il prima possibile precisa Piero Cascone, Direttore della Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale Policlinico Umberto I di Roma – Si deve tenere in considerazione che il bruxismo può manifestarsi anche in giovanissima età. L’obiettivo delle terapie è quello di evitare danni irreversibili dovuti al sovraccarico funzionale delle strutture che permettono i movimenti mandibolari. Troppo spesso le diagnosi sono tardive ed occorre ricostruire articolazioni temporo-mandibolari ormai gravemente compromesse da lunghi periodi di stress funzionali. I sintomi sono semplici da riconoscere precocemente. Le terapie non sono invasive e, se correttamente impostate, possono anche essere autogestite. È necessario invece rivolgersi ad uno specialista (e se necessario ad un chirurgo maxillofacciale) quando compaiono: • Limitazioni dell’apertura della bocca • Rumore di crepitio alle articolazioni del blocco facciale • Dolori di testa e cervicali
Le conseguenze del bruxismo
Il bruxismo non solo accelera il processo di deterioramento dentale, ma riflette le sue conseguenze negative anche sull’apparato muscolo-scheletrico ed a lungo andare può provocare serie conseguenze: • Deterioramento della superficie dentale (fino a fratture) • Dolore alla mascella • Sensibilità dentale • Emicrania • Aumento della mobilità dei denti (in pazienti con parodontite grave) GIUSEPPE CICERO (A SINISTRA) CON PIERO CASCONE
I RIMEDI CONTRO IL BRUXISMO: LO “YOGA DELLA BOCCA”
Per il bruxismo non esiste una terapia farmacologica specifica. Un rimedio è il classico bite (dall’inglese “morso”): una “mascherina” che, posta fra le due arcate dentali, protegge i denti.
Tuttavia, uno degli approcci più moderni consiglia di dedicarsi a tecniche di rilassamento, come la meditazione. È lo “yoga della bocca” per scaricare lo stress e combattere eventuali primi sintomi dovuti al bruxismo.
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Questi gli esercizi consigliati: 1) Tenere dolcemente tra i denti una guarnizione di silicone, come una piccola caramella che non si consuma e che si deve cercare di non mordere. Questo sarà molto utile, in quanto se stiamo stringendo i denti non pensiamo di doverlo fare.
2) Rilassare la muscolatura. Posizionare la lingua sul palato e mantenere le labbra socchiuse ed i denti separati per una distanza di centimetro fare piccoli movimenti di apertura chiusura nell’ambito del centimetro per 20 volte.
3) Posizionare la lingua tra i denti dolcemente, riempiendo tutto lo spazio tra le due arcate (anche la zona dei molari), mordicchiare dolcemente la lingua senza farsi del male (10 morsetti, 15 secondi di riposo).