Bn100 la strega delle anime

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MICHELE HAUF firma anche INCANTESIMO DI SEDUZIONE il prequel di La Strega delle Anime

Con i capelli neri come la notte e la flessuosa eleganza di un felino, Star ha il potere di evocare anche i demoni più potenti... e T.J. è uno stregone dal fascino magnetico. Insieme, faranno scintille...

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“In puro stile Michele Hauf, Incantesimo di seduzione è una novella dark e sexy. Una lettura deliziosa.” - Literal Addiction

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MICHELE HAUF

La strega delle anime


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: This Wicked Magic Harlequin Nocturne © 2013 Michele Hauf Traduzione di Erica Farsetti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne maggio 2014 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico mensile n. 100 del 30/05/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Parigi Aveva fatto delle cose. Cose cattive. Cose pericolose. Cose malvagie. Aveva commesso degli errori. Aveva infranto le regole. Gli dispiaceva. Ma non si era pentito. Il suo unico scopo era stato di estendere la propria conoscenza. Imparare non è mai sbagliato, e a volte un uomo deve sacrificarsi per un bene superiore. Per lo meno, quello era ciò che lo aveva convinto a imbarcarsi nella sua ultima, disastrosa avventura. Adesso, Jones desiderava la pace. La pace che gli mancava. Con le mani nelle tasche dei jeans e i sensi concentrati sulla calda aria estiva e sull'odore di benzina che si alzava dall'asfalto, camminava a passo svelto verso il bagliore di un lampione, a un centinaio di metri dal Lizard Lounge. Il club delle fate era illuminato in modo esagerato. Proprio per quel motivo aveva deciso di andare lÏ dopo il tramonto. Non usciva mai quando il buio aveva inghiottito il mondo, ma dopo mesi di solitudine desiderava spasmodica5


mente passare una serata fuori casa. Il Lizard Lounge era un luogo bizzarro, fino alla noia. Lui riusciva a convivere con tutte le razze soprannaturali, ognuna con i propri modi e le proprie maniere, ma che dire delle fate? Esistevano cose che uno stregone, che praticava la magia nera da oltre un secolo e mezzo, non avrebbe dovuto vedere. Situazioni, accoppiamenti illeciti e incantesimi nei quali lui stesso non si sarebbe mai cimentato. Quando i muscoli della pancia si irrigidirono, Certamente sentì la fitta familiare che preannunciava il momento in cui qualcun altro avrebbe preso il sopravvento. In quell'ultimo periodo, non era lui a comandare il proprio corpo. Allungò il passo nel vicolo buio. A una trentina di metri di distanza, il lampione lo chiamava. Si morse il labbro e strinse gli addominali. «Rimani dove sei» sibilò. Il passeggero che abitava il suo corpo – la sua stessa anima – fu scosso da un fremito. Gli incantesimi si erano rivelati inefficaci per impedire l'intrusione. Concentrandosi su quanto stava accadendo dentro di lui, tentò per lo meno di identificare l'entità: rodeva le interiora e conficcava gli artigli dentro la carne nel tentativo di uscire. Quando la sua bocca cominciò a salivare, capì che la creatura desiderava qualcosa di oscuro, grondante e metallico. Voleva... una carogna. «Dannazione. Non va per niente bene.» Partì a razzo e si fermò sotto il lampione, prendendo sottobraccio il palo nero di metallo e dondolandosi avanti e indietro, mentre rideva trionfante. Aveva vinto. Per il momento. Ma rimaneva un marinaio alla deriva nel mare scuro, e navigare in quelle acque infestate era rischioso. Il lampione più vicino nella notte senza luna era a un iso6


lato di distanza. C.J. si trovava in una strada secondaria, a debita distanza dalla via principale. Si sarebbe dovuto dirigere nella direzione opposta, verso la Senna, dove la notte era animata dai turisti e dalle auto di passaggio. Ma la cosa dentro di lui aveva insistito, e non appena aveva abbandonato lo spazio sicuro e illuminato del Lizard Lounge l'aveva spinto in quella direzione. La creatura che aveva dentro fiutava qualcosa che lui non era in grado di identificare, nonostante fosse tornato padrone dei propri sensi, e non era neppure sicuro di volerlo, se il suo istinto aveva ragione e davvero si trattava del demone delle carogne. Si passò le dita tra i lunghi capelli neri e li tirò, facendo una smorfia. La creatura voleva prendere il controllo, e con tutta quella luce batteva gli zoccoli e ululava scuotendo le ossa di C.J. Avventurarsi fuori dopo il tramonto era stata una mossa stupida. Tuttavia, aveva sentito il bisogno di fuggire dalla solitudine del loft. Non sapeva quanto avrebbe resistito ancora prima di arrendersi, abbandonare la luce e inoltrarsi nelle tenebre. Una volta lì, l'oscurità l'avrebbe inghiottito. Non sarebbe mai più tornato in superficie sano e salvo. Stava per attraversare la linea che l'avrebbe condotto alla follia. Ma non avrebbe preso quella strada, non avrebbe permesso ai passeggeri oscuri che portava dentro di sé di impossessarsi della sua anima. Era andato a rubare a Daemonia, e quella era la punizione che meritava. In ogni caso, sarebbe riuscito a uscirne. Ci riusciva sempre. Con l'idea di chiamare un taxi e chiedere all'autista di 7


tenere accesa la luce dell'abitacolo – un debole e temporaneo rimedio alla propria maledizione – C.J. scrutò la strada deserta, fiancheggiata da palazzotti di mattoni senza ascensore e, qua e là, da qualche edificio in calcare a tre piani, risalente al medioevo. L'acciottolato della strada ricordava i tempi antichi, quando re e moschettieri avevano sfilato davanti ai contadini, e i rivoluzionari avevano agitato bastoni al posto delle spade, salutando con grida di giubilo il sangue delle teste tagliate. Lui non aveva vissuto quei tempi tumultuosi poiché era cresciuto durante il periodo bohémien, alla fine del XIX secolo, nella cosiddetta belle époque. Essendo in fondo un hippy, c'erano dei giorni in cui rimpiangeva i bei tempi in cui viveva di arte, libertà, assenzio ed etere, passando da un divano all'altro. Il ricordo della sua pazza gioventù lo fece sorridere. Mollò il palo e raggiunse la strada, con gli stivali di pelle consumati che risuonavano sul selciato. Guardò a destra e a sinistra. I taxi di solito percorrevano le arterie principali. Il buio era diventato un abisso di inchiostro che lo separava dalla luce delle insegne del Lizard Lounge. Sollevò la mano sinistra e divaricò le dita tatuate. Erano interamente ricoperte da disegni utili per una grande quantità di incantesimi. Si concentrò sull'energia elettrica che collegava il suo corpo al mondo e cercò di visualizzare una mappa dei lampioni cittadini. Come un ologramma, deboli linee presero forma davanti a lui, ma si dissolsero velocemente. I demoni che si portava dentro indebolivano la magia. Con uno sbuffo, si arrese e fece ricadere la mano. Dall'altro lato della strada stretta, in un vicolo, vide un'auto con i fari accesi e rivolti verso una nicchia che non 8


riusciva a scorgere dalla sua posizione. Temeva che non avrebbe visto molto altro movimento su quella strada per un bel po'. Inoltre, non avendo pieno controllo dell'incantesimo di localizzazione, sarebbe dovuto rientrare alla cieca. Forse poteva chiedere un passaggio? Il demone delle carogne fiutò nuovamente la preda, e Certamente sentì il corpo ondeggiare e barcollare. Se solo avesse padroneggiato la magia del fuoco, avrebbe potuto creare una palla luminosa che lo conducesse a casa. Ma era praticamente l'unica che gli stregoni evitavano, perché poteva portarli alla morte. Qualcuno l'aveva studiata, ma C.J. non ne aveva avuto il tempo, impegnato ad approfondire tutte le altre. «E passaggio sia» mormorò, partendo a scatto verso l'ingannevole salvezza offerta da quei fari. «Bleah, un licantropo» disse Libby. Viktorie St. Charles girò intorno alla sorella Libertie, che stava in piedi con le mani sui fianchi, il corpo avvolto in una tuta bianca per le pulizie; e batteva il piede sull'asfalto al ritmo della musica degli auricolari che portava sempre nelle orecchie. Mise una cuffia di rete sopra i capelli, infilandoci dentro qualche ciocca rossa ribelle. Fece un passo e le scarpe, anch'esse ricoperte di tessuto, slittarono su un mucchietto di viscere di licantropo. Nessuno aveva mai detto che la stabilità economica fosse affascinante. «Venti minuti!» esclamò Vika, ispezionando la massa viscida. Limone e mirra avrebbero tolto l'odore e il sangue. «Raccogli i pezzi. Io inizio a spruzzare i mattoni.» 9


Facendole un segno di assenso con i pollici, Libby afferrò il sacco nero da obitorio con i guanti di latex rosa e si chinò, mettendosi al lavoro. «In alcuni punti è ancora solido.» «L'argento deve aver agito rapidamente. È questo l'effetto che fa se non ha il tempo di diffondersi nel sangue.» Vika prese un flacone con lo spruzzino pieno di aceto, acqua e rosmarino, sottoposto a un incantesimo affinché rimuovesse ogni traccia di DNA, e lo rivolse contro il muro di mattoni dietro il parcheggio del bistrot. Lo manovrò con efficienza, dall'alto verso il basso, insistendo sul centro, dove si concentrava lo sporco, di modo che pulire con l'aspirapolvere portatile che aspettava nel portabagagli sarebbe stato più semplice. Le sorelle agivano in coppia da anni, ed entrambe conoscevano bene il lavoro. Pulire, per Vika, era come la musica per Libby. Qualche anno prima, un appuntamento con un sensuale licantropo si era concluso con un accoltellamento da parte di un vampiro rivale. Vika non era affezionata al tizio – era la prima volta che uscivano insieme – ma le era piaciuto e aveva sperato di passarci la notte, naturalmente senza che si trasformasse. Non era amante della pelliccia quando faceva sesso. Quella sera, il vampiro aveva fatto una risatina e si era offerto di soddisfarla, ma lei gli aveva rifilato un calcio nelle parti basse. Di qualsiasi razza soprannaturale si trattasse, un colpo laggiù bastava a stendere chiunque per qualche minuto. Quando il vampiro si era allontanato zoppicando, lei si era ritrovata circondata da pezzi di licantropo e l'idea di andarsene lasciando tutto sparso le era sembrata inammissibile. Era riuscita a gettare i pezzi più grandi in un bidone, poi 10


era corsa al supermercato più vicino per comprare candeggina e guanti di gomma. Il licantropo si era meritato di essere seppellito in modo decente. Ed era stato il meglio che lei avesse potuto offrirgli. Ovviamente, un membro del Consiglio l'aveva spiata mentre riordinava la scena del crimine e l'aveva incoraggiata a diventare una pulitrice. Sua sorella Libertie l'aveva seguita, dal momento che l'accompagnava sempre in ogni impresa. Non aveva lo spirito avventuroso della terza, Eternitie, che in quel momento si trovava in qualche selvaggio paese africano. Loro due erano tipe casalinghe. Quando la zona fu pulita, Vika sfilò i guanti rosa di gomma e rimirò l'asfalto bagnato e i mattoni che brillavano alla luce dei fari delle auto. Lo schermo protettivo con cui erano solite circondare la scena del crimine impediva ai passanti di vedere ciò che stavano facendo. Sorridendo, inspirò l'odore di limone. Portare a termine un lavoro le dava sempre una grande soddisfazione. Libby radunò l'attrezzatura, poi si chinò vicino alla ruota posteriore del carro funebre che avevano trasformato in auto-spazzatrice. «Ho trovato un pezzo!» Fece penzolare qualcosa di peloso dalla mano per mostrarlo a Vika. «Un orecchio. Da' un colpo di magia purificante sull'asfalto, vicino alla ruota, e poi è fatta.» «Ottimo.» Vika mise via l'aspirapolvere e afferrò un amuleto di diaspro sanguigno con un nastro di seta, tra i tanti contenuti in una valigetta viola. Quando stava per pronunciare la formula magica, qualcosa le solleticò il naso e le sfiorò l'anima. 11


Notando che la sorella era distratta, Libby chiese: «C'è qualcuno nei paraggi?». Vika annuì. Il solletico non se ne andò e il prepotente impulso di starnutire la travolse. «Chi è?» Da una parte, era intenta a reprimere lo starnuto, dall'altra a osservare la figura scura che la sorella aveva indicato e che stava correndo loro incontro. Un uomo con lunghi capelli spettinati più neri del carbone cercava di attirare la loro attenzione agitando le braccia. In una mano indossava un guanto scuro... o forse erano tatuaggi? E i suoi occhi... Vika strizzò le palpebre. Erano rossi? L'uomo fece una smorfia e si piegò in due, come se stesse combattendo una lotta interiore. «Può vederci?» chiese Libby, rimanendo a bocca aperta. Si tolse gli auricolari. «Non ho ancora eliminato lo schermo protettivo.» L'anima errante che Vika percepiva si era fatta più insistente. Un bagliore accecante le penetrò in petto e lei starnutì con una forza tale che slanciò la testa in avanti, barcollando. Si attaccò al braccio della sorella. «Salute! Un signor starnuto.» «Oh, no.» Vika si colpì il petto. «Se n'è andato. L'ho espulso!» C.J. fu investito dalla violenza dello starnuto. Un effetto davvero bizzarro. Stava correndo verso la coppia, lottando contro il demone per mantenere il controllo, sconcertato dalla vista delle due donne nel vicolo con indosso le tute bianche e le spaz12


zole in mano, e l'attimo dopo una aveva starnutito, ed era stato come se quello starnuto gli fosse passato attraverso. Aveva oltrepassato gli abiti e la carne ed era entrato dentro, brillando. Sì, brillando. Luminoso e immenso, assomigliava a una forza divina. Ne sentì subito l'effetto. Infatti, il demone che aveva fiutato la carogna e lo stava trascinando verso l'odore di carne morta, si era messo a ululare – più che udirlo lui l'aveva sentito avvinghiarsi alle interiora – e poi era scomparso. C.J. si portò la mano alla pancia. Era sicuro che il demone fosse stato espulso. Grazie a uno starnuto? Scrollò la testa e scostò i capelli dal viso. Accovacciato contro il muro di mattoni, al sicuro alla luce dei fari, alzò lo sguardo e vide le portiere anteriori del carro funebre richiudersi. Il veicolo fece marcia indietro. «No!» Si mise a correre dietro alla macchina. «Fermatevi! Ho bisogno di voi!» L'auto svoltò sulla strada principale nei pressi di un videonoleggio illuminato da una moltitudine di insegne al neon, e la donna al volante pigiò sull'acceleratore scomparendo nella notte. L'unico dettaglio che C.J. riuscì a memorizzare fu un minuscolo logo sul retro del carro funebre bianco: un pentacolo con sopra una specie di aspirapolvere e la scritta Jiffy Clean. Un cliente uscì dal videonoleggio e C.J. andò a sbattergli contro. L'uomo imprecò in francese e lo spinse via. Certamente scese in strada, seguendo con lo sguardo i fanali di coda rossi. 13


«Tutto bene, monsieur?» chiese l'uomo che l'aveva appena maledetto, allontanandosi sul marciapiede. C.J. annuì e con un cenno gli fece capire che stava alla grande. Doveva trovare quella macchina e la donna che aveva starnutito. Era imbacuccata negli abiti da lavoro, quindi lui non aveva idea di quale aspetto avesse. Però sapeva che aveva gli occhi verdi: li aveva visti alla luce dei fari. «Quella donna.» Si batté una mano sul cuore che pulsava all'impazzata. «Ha esorcizzato uno dei miei demoni.»

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ANNE STUART writing as KRISTINA DOUGLAS

Raziel Quando Raziel, l'angelo caduto che deve accompagnare Allie alla sua destinazione ultraterrena, si ritrova davanti alle porte dell'inferno, un impulso irresistibile lo spinge a trasgredire gli ordini e a portarla via con sé. Quella donna generosa e sexy ha risvegliato in lui sensazioni che non provava da secoli. E un sentimento potente che gli impone di difenderla. Perché in cuor suo Raziel sa che Allie potrebbe essere l'unica speranza. Per lui... e per tutti gli abitanti di Sheol.

MICHELE HAUF

La strega delle anime A Vika St. Charles basta guardare C.J. per capire che quel ragazzo bellissimo può portare soltanto guai. Ma ripulire la sua anima dai demoni è una sfida a cui una strega bianca come lei non sa resistere. E così, complice il desiderio che vibra tra loro, si lascia attirare nel suo mondo pericoloso e intrigante. Per salvare C.J. dall'oscurità che minaccia di divorarlo, però, qualche bacio non basta: occorre un incantesimo ben più potente, e il tempo a disposizione è pochissimo...


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Black & Blue Nessun uomo è mai riuscito a penetrare oltre la maschera di gelida freddezza dietro cui si nasconde Evie Black. Tranne Corbin Blue. Lui è famoso, dotato di poteri indicibili e molto, troppo sexy. E ha deciso che vuole lei. Evie sa che se accettasse di aiutarlo a scoprire chi ha tentato di ucciderlo, lui le spezzerebbe il cuore. Eppure, quando il gioco si fa davvero duro, inizia a chiedersi se Blue sia davvero un cinico playboy, o se la sua sia solo una maschera...

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