Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Twice as Hot HQN Books © 2010 Gena Showalter Traduzione di Elena Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne settembre 2010 Questo volume è stato impresso nell'agosto 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 23 del 10/9/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Straordinario – agg. [lat. extraordinarius, composto da extra, stra- e ordinarius, ordinario] 1: che va oltre tutto ciò che è solito, ordinario, regolare o stabilito: Belle Jamison; 2: eccezionale per carattere, dimensione, grado; notevole: una donna straordinaria di nome Belle Jamison; 3: (di funzionario, impiegato ecc.) che non fa parte dell'organico regolare; che ha compiti e responsabilità speciali, spesso temporanei: ministro straordinario e plenipotenziario. Supereroina straordinaria Belle Jamison.
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Cose da fare • Scoprire che cosa rode l'amica del cuore Sherridan a costo di congelarla al muro. I suoi sbalzi d'umore sono peggio dei tuoi. • Comprare un abito da sposa (un altro). E per l'amor del cielo, non bruciare anche quello! • Ordinare i tovaglioli per le nozze, senza inzupparli di nuovo in torrenti di lacrime. Questa volta ricorda di insistere perché le tue iniziali vengano prima di quelle di Rome. Forse potresti chiamarlo addirittura "Mr. Belle Jamison"; se lo merita, visto che insiste a chiamarti Ragazza dalle Tendenze Omicide. In fondo l'avevi avvertito. • Preparare gli inviti, finalmente! Forse, anche qui puoi chiamare Rome "Mr. Belle Jamison" oppure Catman. • Procurare a Tanner una prostituta bambola gonfiabile per aiutarlo a superare la rottura con Lexis. Forse potresti permettergli di darti un pizzicotto sul sedere. • Prendere a calci qualche supercriminale (è il tuo lavoro!). Cerca di assicurarti che la Ragazza del Deserto sia tra i primi. È davvero astuta, quella. • Infiammare Rome, senza fiamme, questa volta! Cioè, se riesci a trovarlo, quel bastardo schifoso.
1 D'accordo, ecco i miei dati. Mi chiamo Belle Jamison. Ho venticinque anni, sono felice, fidanzata e in gamba (ma questo dipende dalla persona cui lo chiedete. Purtroppo, quell'orsacchiotto di mio padre è l'unico che vi risponderebbe: È davvero brillante!). Sono un'ex cameriera (oltre ad aver fatto la conducente di scuola bus, la venditrice di auto usate, l'operaia e un migliaio di altri lavori umili), ora impiegata dalla misteriosa organizzazione governativa conosciuta come SIP: Studi e Investigazioni sul Paranormale. Oh, controllo anche i quattro elementi con le mie emozioni. (Se lo chiedete al mio fidanzato Rome, lui vi darà che il controllo non è proprio totale). Comunque... Prima ero una ragazza come tante, del tutto normale. E desideravo qualcosa di più. Che sciocca! A volte succede che ottieni quello che desideri e non è affatto quello che ti aspettavi. Io volevo l'avventura. E l'ho avuta, eccome. Ma insieme all'avventura è arrivata anche una condanna a morte. Vedete, qualche mese fa uno scienziato pazzo ha versato di nascosto un intruglio chimico nel mio caffelatte al cacao e quel composto... mi ha cambiato. Non ero più la normale Belle Jamison. Tutt'a un tratto potevo lanciare palle di fuoco dagli occhi, congelare un'intera stanza sfiorando una parete con le dita, provocare un nubifragio con le mie lacrime e scatenare un tornado di livello 5 con il solo pensiero. All'inizio ero davvero sconvolta. La capacità di distruggere il 7
mondo intero e tutti quelli che ci vivono è un fardello piuttosto pesante. Ma quel fardello ha portato nella mia vita anche un uomo sexy e insaziabile, Rome Masters, per cui non posso lamentarmi troppo. Per di più, ora che ho conquistato un certo controllo sul mio dono – sì, dono è un termine più carino – le persone che inavvertitamente mi fanno arrabbiare si ritrovano con le ciglia bruciacchiate e questo è davvero divertente. È vero che una volta Rome aveva tentato di uccidermi. O, come dice lui, di neutralizzare la minaccia che ero diventata, dato che dovevo ancora perfezionare il controllo sui miei nuovi poteri. È vero anche che io l'avevo immobilizzato con una scossa elettrica del taser, un po' accidentalmente e un po' di proposito. Ma adesso non possiamo vivere l'uno senza l'altra. Potrà sembrarvi strano, ma è così. Ci sono persone che si tengono per mano per dimostrarsi il loro amore, noi abbiamo bisogno di lacrime e sangue. O almeno, sarebbe stato così se fossi riuscita a trovare Rome. «Giuro che ha cinque secondi per chiamarmi, altrimenti darò fuoco a tutta la sua collezione di armi e userò il metallo fuso per farmi qualche collana. Forse anche degli orecchini.» La mia migliore amica, Sherridan, alzò lo sguardo dal romanzo che teneva appoggiato sulle ginocchia piegate. Sdraiata sul divano, era una visione di capelli biondi ondulati, grandi occhi azzurri, che ultimamente erano pieni di tristezza, e curve che non finivano mai. Non ero gelosa, davvero. «Ti ha chiamata quattro volte nell'ultima settimana. E dico sul serio, dovreste vergognarvi. Non ho mai sentito nessuno fare tanto sesso per telefono come voi due.» Aggrottai la fronte. «Che cosa ne sai tu?» «Ho ascoltato dall'altro apparecchio.» La fissai a occhi sgranati. Sherridan rise. «Stavo scherzando. Ma dovresti vedere la tua faccia. Impagabile! Il problema è che parli a voce troppo alta. Non bastano nemmeno i tappi per le orecchie né mettere a tutto volume il mio iPod.» Mi sentii avvampare. Quello era il problema con i coinquili8
ni. Ma era meglio che Sherridan e Tanner – l'altro mio migliore amico – vivessero qui, dove Rome e io potevano proteggerli dai supercriminali che volevano farci del male attaccando i nostri cari. «Lasciamo perdere il sesso telefonico. Rome avrebbe dovuto richiamarmi ieri sera e non l'ha fatto. Non è da lui. Credi che ci sia qualcosa che non va?» «Smettila di preoccuparti. Quell'uomo può trasformarsi in una pantera, per l'amor del cielo. Sta sicuramente bene. Probabilmente sta preparando un ritorno a sorpresa o qualcosa del genere.» Sì, Rome può trasformarsi in pantera, una pantera sexy dal pelo lucido e liscio che io adoro coccolare. Tutto questo a causa di alcuni esperimenti per i quali si è offerto volontario, nella speranza di diventare più forte per proteggere le persone che ama. Era vero che sapeva difendersi ed era anche vero che faceva di tutto per rendermi felice, quindi un ritorno a sorpresa era possibile, ma... «Credi davvero che sia tutto qui?» «Ma certo.» Sembrava sicura. Ma lei non aveva mai affrontato esseri più mostruosi che umani. Persone che potevano passare attraverso i muri, trasformarsi in creature della notte e balzarti addosso con zanne e artigli, o semplicemente materializzarsi davanti a te con un coltello in mano. Io sì. Rome anche. E non avevo idea di chi fosse il suo nemico questa volta. «Non è mai successo che non mi chiamasse dopo aver detto che mi avrebbe chiamata, Sherridan.» Non osavo chiamarla Sherri. Anche se ero io ad avere i superpoteri, lei avrebbe trovato il modo di spellarmi viva se avessi usato quel diminutivo. «Fa uno dei lavori più pericolosi al mondo. Potrebbe essere già stato ridotto a un mucchietto di cenere per quel che ne so.» Oh, Dio. Un altro pensiero come quello e avrei rischiato di allagare il mio bellissimo e colorato soggiorno. Sospirando, Sherridan chiuse il libro con un colpo secco. «E va bene. Hai bisogno di sfogarti e io ti ascolterò. Ma fai in fretta, perché Rydstorm sta per fare sesso con Sabine...» 9
«Sherridan Smith! Tanner è nella stanza accanto e, da quel che sono riuscita a estorcergli, sta ancora soffrendo per Lexis.» Lexis era l'ex moglie di Rome, ancora infatuata di lui. Quando si era resa conto che Rome amava me – e mi avrebbe sempre amato, come mi ero autoconvinta – si era rivolta a Tanner in cerca di conforto e lui si era mostrato più che disposto a consolarla. Vergine com'era, credo che si fosse anche innamorato di lei. Ma poi, circa una settimana fa, lei l'aveva buttato fuori di casa, dicendo che non voleva vederlo più. Tanner era in crisi profonda da allora. Lexis era la sensitiva più dotata che avessi mai incontrato, quindi ero pronta a scommettere che avesse avuto qualche visione negativa su di lui e l'avesse mollato per questo. Anche se Lexis mi piaceva (a volte), non eravamo così amiche da chiamarla per chiederle conferma. Sherridan piegò le labbra in un lento sorriso malizioso. Era il primo da giorni e mi riscaldò il cuore. Tra lei e Tanner avevo fatto il pieno di malumore e pessimismo. «Se conosco bene quel pervertito, starà guardando un film porno.» Non potevo darle torto. A Tanner piacevano i porno. «Inoltre, non è che il suo potere sia un udito supersonico» borbottò. In effetti, Tanner era un empatico. Una macchina della verità umana. Poteva sentire le emozioni altrui, il che lo rendeva il partner ideale per me. Mi avvertiva quando le mie emozioni stavano per esplodere (e di conseguenza anche il mondo), in modo che potessi calmarmi in tempo. «Chiama il tuo capo» suggerì Sherridan. «Bob... Jim... no, John!» Batté le mani, chiaramente orgogliosa di se stessa. «Sì. Chiama John. Lui saprà dov'è Rome.» «Ho già parlato con John. Ho fatto due sedute di test questa settimana e lui era lì a controllare.» A causa della sostanza che avevo ingerito e dei suoi effetti, a John piaceva monitorarmi. Con reciproca costernazione, i suoi test mettevano a dura prova il mio autocontrollo. Ogni volta che il suo vampiro – credete che stia scherzando? – mi prelevava una fiala di sangue, i 10
miei poteri mi sfuggivano di mano. Il giorno prima avevo incenerito una pianta in vaso con un solo sguardo. O forse il problema era la lontananza da Rome. Avevo bisogno del mio uomo. Mi dava sicurezza ed era capace di filtrare il peggio delle mie emozioni. Sì, probabilmente era quella separazione temporanea che mi stava logorando. Dove diavolo si era cacciato? Chinai il capo. «John non mi dirà un accidenti su Rome. Nemmeno se minacciassi di andarmene.» Sherridan alzò gli occhi al soffitto. «Minacci di andartene ogni giorno, per cui non fa un grande effetto. Ti ho già detto che, se non conservi i colpi migliori per la battaglia finale, non avrai più munizioni quando finalmente arriverà. Sei come il bambino che gridava al lupo – alla pantera, in questo caso – e ti ho avvertito di non farlo, o mi sbaglio?» La fissai con sguardo torvo. «Vuoi provare l'ebbrezza di essere carbonizzata?» «Per favore. Sono l'unica persona abbastanza coraggiosa da fare da damigella a uno dei matrimoni che entrerà nel Who's Who dei Supereroi, quindi hai bisogno di me. Sappiamo entrambe che non corro alcun pericolo di subire il fuoco della tua collera.» Aveva ragione. Era più probabile che la affogassi di lacrime o che la congelassi con un semplice tocco. Ero depressa e spaventata e la paura provocava sempre il ghiaccio, la tristezza la pioggia. La collera scatenava il fuoco, naturalmente, e la gelosia la terra. Creavo delle belle torte di terra. Evocare il vento richiedeva un cocktail di emozioni positive e negative, per cui era l'elemento più difficile da controllare. Non era facile essere allo stesso tempo tristi e felici, amare e odiare. Una volta, per un breve periodo, ero riuscita a usare i miei poteri senza dover contare sulle emozioni, ma ora non più. Qualsiasi ne fosse la ragione – i test di John o l'assenza di Rome – in quel momento quella capacità era svanita. «E se fosse...» Non riuscii a finire la frase. A un tratto il mento mi tremava in modo incontrollabile. Cielo, ero ridotta 11
davvero uno straccio! E non ero nemmeno incinta (avevo già fatto il test). «Non lo è. Chi sta combattendo Rome, tra l'altro? E perché non sei andata con lui?» «Normali guardie armate, con tutta probabilità, e io sono un'idiota. Tra l'altro Cody è con lui.» Cody poteva manipolare l'elettricità, perciò era un ottimo partner. Sicuramente migliore di me. «Io dovevo organizzare le nozze, fare da babysitter a Tanner, cercare la Ragazza del Deserto e...» «La Ragazza del Deserto?» Sherridan si raddrizzò sul divano. «Vuoi dire quella pazza criminale che disidrata tutto quello che tocca?» «Sì, proprio lei.» Sfortunatamente – o fortunatamente? – non avevo ancora avuto un vero faccia a faccia con quella sadica. Uno: lei era sempre riuscita a sfuggirmi, e due: io ero stata troppo occupata a liberarmi degli altri supercriminali che avevano incominciato a darmi la caccia fin dal primo momento che ero entrata nel SIP. La loro missione: reclutarmi nell'OASS – Osservatorio e Applicazione delle Scienze Soprannaturali – un'organizzazione non governativa i cui metodi rasentavano spesso il crimine e a volte erano veri e propri crimini. Se non fossero riusciti a reclutarmi, il piano B era quello di uccidermi. Finora ci avevano provato in otto e io li avevo sconfitti tutti. Okay, in realtà il più delle volte era stato Rome a determinare la vittoria. In fondo, io ero ancora nuova del giro. «Che aspetto ha?» mi chiese Sherridan. Quello era il problema. Nessuno aveva una sua foto. O almeno, nessuno me l'aveva mostrata. Gli agenti segreti sono così pieni di... segreti. Eppure avevo già dato prova di essere affidabile, quindi perché nascondermi qualcosa che avrebbe potuto aiutarmi? «Non lo so, ma io me l'immagino come una prugna secca con i denti.» «Okay, mi sono fatta un'idea. Continua.» «Uno dei contatti di Rome ha intercettato una comunicazione tra lei e uno sconosciuto, così siamo venuti a conoscenza di qualcosa che non sapevamo. Per esempio, che il suo ex 12
capo, Vincent – sai, il Ragazzo Carino che io e Rome abbiamo dovuto uccidere all'inizio della nostra relazione – aveva diversi laboratori in cui conduceva terribili esperimenti sulle persone che vi teneva rinchiuse. Dopo che la Ragazza del Deserto le ha riunite tutte in un unico posto, Rome è andato a salvarle. Ma conoscendo il Ragazzo Carino e avendo studiato la Ragazza del Deserto, sapevamo che avremmo trovato diverse trappole lungo la strada.» Solo nominare il Ragazzo Carino mi metteva i brividi. E l'avevo nominato due volte, quindi brivido doppio. Era davvero l'uomo più bello che avessi mai visto, terribilmente sensuale, però con un cuore tenebroso. Aveva cercato di fare esperimenti anche su di me, oltre che tentare di uccidere Rome. Sapevamo che aveva usato dei poveretti come cavie, sostituendo la loro pelle con piastre di metallo o aggiungendo ghiandole animali ai loro cervelli perché sviluppassero istinti bestiali. Aveva fatto anche altre cose, il cui solo pensiero mi dava la nausea. E tutto per creare un esercito che gli avrebbe procurato più ricchezza e potere. Un banale cliché, se volete la mia opinione. Sherridan si sporse in avanti, chiaramente interessata. Il libro cadde ai suoi piedi e gli occhi di un guerriero mi fissarono dalla copertina. «Ci sono dei sopravvissuti?» chiese. «Credevo che tutti i soggetti passati per le mani del Ragazzo Carino fossero morti. Anche quelli che avete salvato dalle gabbie.» «Sì, è così. Ma come ti ho detto, aveva altri nascondigli. Pare che molti prigionieri non solo siano sopravvissuti, ma abbiano persino sviluppato poteri incredibili. Rome doveva portarli al SIP per interrogarli e testarli. Sono certa che John voglia reclutarli.» «Wow, vuoi dire che gli esperimenti hanno funzionato davvero?» domandò illuminandosi. Poi la sua espressione si addolcì mentre dalla bocca le sfuggiva un sospiro sognante. La stavo perdendo. Che volesse sottoporsi anche lei a qualche esperimento? Scossi il capo con foga. «Sherridan.» Nessuna risposta. 13
Mi massaggiai le tempie e chiusi gli occhi un istante. Se la conoscevo bene, e credevo di conoscerla dal momento che eravamo amiche da anni, si era rifugiata nel suo "angolino felice", dove sarebbe rimasta almeno una mezz'ora. Cercare di coinvolgerla in qualcos'altro sarebbe stato inutile. Da quando Sherridan aveva saputo dei miei poteri, si comportava in modo strano, ritirandosi sempre più spesso in se stessa. Oh, sapevo che mi voleva ancora bene, questo era fuori discussione. E sapevo che non aveva paura di me. Certo, se mi avesse chiesto un'altra volta di asciugarle i capelli a distanza, l'avrei strangolata. Ma aveva un'aria quasi... depressa, come se la sua vita mancasse di eccitazione e di avventura. Conoscevo quella sensazione. Al mondo ci sono persone che possiedono bellezza, ricchezza e potere. Sembra che tutto quello che fanno sia benedetto dalla fortuna: non hanno mai sperimentato un fallimento o un abbandono. Ovunque vadano, vivono avventure eccitanti, se la ridono del pericolo e possono avere tutto quello che desiderano. Hanno in mano il potere di cambiare il mondo. C'è stato un tempo in cui ero disposta a uccidere per una vita così. Ora che avevo ucciso e che l'avevo ottenuta, mi rendevo conto che non era poi così affascinante come credevo. Forse avrei dovuto sapere che certi doni hanno un prezzo, ma tutto quello che vedevo allora era lo scintillio superficiale. Non avevo calcolato che ci sarebbero state sempre migliaia di persone che volevano squartarmi per impossessarsi di quello che avevo. Pregai che Sherridan non desiderasse quello che avevo desiderato io, e che avevo ottenuto: un potere inimmaginabile. Mi auguravo che fosse più furba. Dietro di me, udii una porta che si apriva e si richiudeva. Poi dei passi. Mi girai. Tanner si stava trascinando lungo il corridoio, con le spalle incurvate. Mi preoccupai notando com'era cambiato il suo aspetto. Vestiva di nero come sempre, ma prima i suoi abiti erano puliti, ora invece erano sporchi e stazzonati. I capelli blu avevano bisogno di una bella lavata e gli 14
ricadevano sul capo in ciocche unte. Aveva una faccia orribile, con profonde occhiaie e rughe di tensione ai lati della bocca. Aveva tolto anche il piercing al sopracciglio e le lenti a contatto dipinte a palla di biliardo. Lo conoscevo ormai da diversi mesi e gli volevo bene. Non sopportavo di vederlo in quelle condizioni. Era alto e quando l'avevo incontrato era molto magro, con un fisico più da adolescente che da uomo. Ma da allora aveva cominciato a irrobustirsi e aveva acquisito sicurezza in se stesso. Nelle ultime settimane, però, era dimagrito, come se avesse perso la volontà di mangiare. «Ehi, Cento Colpi» lo chiamai con il suo nomignolo preferito. Di solito sorrideva, invece si fermò a pochi passi di distanza da me e guardò Sherridan come se non avessi parlato. «Angolino felice?» chiese. Annuii e il cuore mi si strinse cogliendo la tristezza nella sua voce. «È proprio strana.» «Tanner» dissi, ma subito mi bloccai quando mi guardò. Dio, i suoi occhi. Una volta erano di un azzurro luminoso, se non li nascondeva dietro quelle assurde lenti a contatto, mentre ora erano opachi e distanti, come affogati nell'infelicità. Erano privi di speranza. In quel momento odiai Lexis. Tanner era il fratello che non avevo mai avuto, di cui non sapevo neppure di avere bisogno e di cui ora non potevo fare a meno. Mi straziava il cuore vederlo ridotto in quello stato. «Non farlo» mi ammonì contraendo il muscolo della mascella. «Non fare cosa?» In realtà sapevo a cosa si riferiva. «Non sentirti triste per me.» Mi superò sfiorandomi con la spalla. Io rimasi dov'ero, leggermente stupita. Non aveva fatto un solo commento sul mio seno e non aveva nemmeno cercato di pizzicarmi il sedere. Anche quando la morte ci alitava sul collo, non era capace di stare cinque minuti senza parlare delle 15
mie tette. Okay, forse fratello non è il termine migliore per descrivere il nostro rapporto. Tanner era l'amico che adoravo, ma con cui non avrei fatto sesso. No, un momento. Non era nemmeno così. Comunque fosse, gli volevo bene. «Tanner, non sono triste per te» obiettai, aggirando il depuratore d'aria per seguirlo in cucina. In virtù dei miei nuovi poteri ero diventata particolarmente sensibile alle tossine e agli inquinanti, così era stato installato un depuratore in ogni stanza. Tanner stava frugando nel frigorifero. Udii un tintinnio di vetro e qualcosa che sbatteva sul ripiano superiore. «Non importa. Non voglio parlare di lei.» «Devi farlo, perché è qualcosa che ti sta logorando dentro. Stai crollando e...» «Ehi, chi dei due è quello che controlla le emozioni?» «È stata il tuo primo amore, ma ce ne saranno delle altre. Vedrai. Concediti solo un po' di tempo. La dimenticherai e qualcun'altra attirerà la tua attenzione.» Si irrigidì, ma non si voltò a guardarmi. «Mi stai dicendo che se Rome non ti volesse più, non avresti problemi a trovare un altro?» No. Mai. Rome era l'unico e il solo. Il mio uomo. Non potevo nemmeno immaginare di stare con un altro. Povero Tanner, pensai di nuovo. Aveva amato così tanto Lexis? «Perché ti ha lasciato?» chiesi con dolcezza. Si raddrizzò e fissò in silenzio la birra che stringeva in mano. «Ehi, non hai ancora ventun anni» precisai, tanto per spezzare la tensione. Finalmente mi lanciò un'occhiata. «Sentiti pure libera di denunciarmi.» Fece saltare il tappo e in un lampo vuotò la bottiglia, gettandola poi nella pattumiera e prendendone immediatamente un'altra. «Volevo dire che non hai ancora ventun anni, quindi non dovresti bere senza che un adulto responsabile ti faccia compagnia. Passamene una.» Questo mi valse un sorriso. Fugace, ma pur sempre un sor16
riso. Mi sentii come se avessi conquistato il mondo. E non ero nemmeno dovuta ricorrere ai miei poteri! «Come se tu fossi responsabile» commentò. «Be', se non altro sono un'adulta.» «Discutibile anche questo» replicò lanciandomi una birra. I miei riflessi non erano precisi come i miei superpoteri e per poco non mi sfuggì dato che la condensa la rendeva scivolosa. «Hai già bevuto?» mi chiese. Sembravo ubriaca? A quell'ora del mattino? «Non sto cantando i jingle della pubblicità, quindi no.» Con un movimento secco del polso, Tanner richiuse il frigorifero e si voltò verso di me. Io sedetti su uno degli alti sgabelli accanto al ripiano, sorseggiando la mia birra. Hic. Non era la mia bevanda preferita, soprattutto a colazione, ma pazienza. Qualsiasi cosa per Tanner. «Parlami, per favore. Sono preoccupata per te.» Si strinse nelle spalle e il suo sguardo si riempì nuovamente di una tristezza infinita. «Non c'è niente da dire, in realtà. Ci siamo messi insieme perché lei aveva bisogno di qualcuno che la confortasse e io avevo bisogno di una donna consenziente che mi facesse perdere la verginità.» «E l'hai fatto?» Inarcò un sopracciglio scuro. «Non sono affari tuoi.» Voleva dire no? Al Tanner che conoscevo io piaceva baciare e parlarne. E poi lui e Lexis sembravano sempre così affettuosi tra loro. Non si astenevano certo da pubbliche effusioni. Vuotò la seconda birra velocemente come la prima, poi chiuse gli occhi e strinse al petto la bottiglia vuota. Batté la testa una, due volte, contro il frigorifero dicendo: «Mi ha detto che non siamo destinati a stare insieme. Che succederà qualcosa...». Fece una risata amara. «Ha detto che l'avrei perfino ringraziata.» Dannazione. Le profezie di Lexis non sbagliavano mai. Ma questo non attenuava le pene del presente. Lo sapevo fin troppo bene. Tempo prima, Lexis aveva scaricato Rome perché 17
dentro di sé intuiva di non essere la donna della sua vita. Sapeva che lui sarebbe rimasto al suo fianco in nome della loro bambina e questo non faceva che peggiorare le cose. Così l'aveva lasciato libero. Così come aveva lasciato libero Tanner. Anche lui era destinato ad amare un'altra? A un tratto non la odiavo più come prima. Una volta mi aveva detto che non sapeva se fossi io la donna giusta per Rome; aveva avuto una visione di quella donna, ma non l'aveva vista in faccia. Per la maggior parte del tempo fingevo che non mi importasse. Ma a volte, soprattutto di primo mattino, quando ero a letto da sola, troppo insonnolita per bloccare le mie paure, mi chiedevo se là fuori ci fosse una ragazza che presto avrebbe incontrato Rome, l'avrebbe incantato e mi avrebbe rubato il suo affetto. Ma poi mi svegliavo del tutto e mi dicevo che Rome non era un uomo incostante. Mi amava. Mi voleva per sempre, altrimenti non mi avrebbe chiesto di sposarlo. Tanner riaprì gli occhi e il suo viso pareva una maschera senza espressione, lo sguardo perso nel vuoto e la mascella rilassata. «Ha detto anche che il suo vero amore sarebbe tornato nella sua vita.» Ecco, la odiavo di nuovo. Il suo vero amore sarebbe tornato da lei? L'ultima volta che avevo parlato con Lexis, era convinta (erroneamente) che il suo vero amore fosse Rome. Quindi, che cosa diavolo intendeva dire? Meglio che ci fosse qualcun altro, qualcuno del passato, che lei considerava il suo vero amore, oppure l'avrei strangolata con le sue stesse budella. In quel momento bussarono alla porta. Non mi mossi, troppo concentrata sulla mia collera. Rome e Tanner erano importanti per me come l'aria che respiravo e quella strega... Un altro colpo, questa volta più insistente. «Dovresti rispondere» disse Tanner, «altrimenti incendierai la casa e io non voglio peggiorare la mia situazione di merda diventando un senzatetto. E poi potrebbe essere John che ti porta notizie di Rome.» 18
L'unica cosa che poteva spingermi ad agire. La collera scemò. «Non muoverti. Chiunque sia, me ne libero subito e riprenderemo la nostra conversazione.» Speravo di riuscire a controllare le emozioni qualsiasi fossero le notizie. «Ci tengo a te e troveremo una soluzione.» Poi andrò a cercare Lexis e le chiederò qualche spiegazione a modo mio. Oh. Ecco accendersi di nuovo la collera. Tanner scrollò le spalle con aria indifferente, ma io colsi la scintilla di speranza che si era accesa nei suoi occhi. Aveva fiducia che riuscissi a sistemare le cose e questo mi rese ancor più determinata a farlo. Mentre risuonava un altro colpo alla porta, mi lanciai su di lui e lo strinsi forte. Poi corsi fuori dalla cucina, oltrepassai una Sherridan ancora in trance e mi fermai davanti alla porta. Guardai attraverso lo spioncino. Appena vidi la persona che aspettava sul portico, strinsi le mani a pugno e qualche pennacchio di fumo nero mi uscì dalle narici. Una miriade di puntini rossi mi offuscò la vista, come tanti piccoli fuochi d'artificio. Bene, bene, bene. Si parla del diavolo...
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