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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Dark Lover HQN Books © 2009 Brenda Joyce Dreams Unlimited, Inc. Traduzione di Maddalena Togliani Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne dicembre 2010 Questo volume è stato impresso nel novembre 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 30 del 31/12/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Sam Rose era di pessimo umore, prima di notare il biglietto sulla scrivania. «Stasera party alle sette da Rupert Hemmer. Vestiti di rosso e metti i tacchi a spillo.» Cominciò a sorridere. Fantastico, rispose con una mail al suo capo. Era un secolo che non andavo a una festa. Erano le tre del pomeriggio, era appena arrivata al lavoro ma non era in ritardo. Il male operava di notte; questo significava che doveva fare le ore piccole perché il suo lavoro consisteva nel dare la caccia ai cattivi ed eliminarli. Lo faceva dall'età di dodici anni, quando era stata assassinata sua madre. Era ormai una vecchia storia. Riusciva a ripensare a Laura come l'aveva vista l'ultima volta, ricordando quel volto pallido esanime senza provare più dolore o tristezza. Aveva imparato da molto tempo a reprimere gli attacchi di compassione. Un'Assassina non era in grado di lavorare se compativa le vittime del male. Il Fato aveva voluto la morte di Laura. Ogni donna Rose aveva un destino, e il suo era quello di essere un'Assassina. Quel giorno, il bisogno di distruggere il male le si era impresso nell'anima. Ora Sam non vedeva l'ora che arrivasse la notte. Qualcuno temeva, giustamente, le ombre, mentre lei fremeva al sorgere della luna. Altri avevano paura di sentirsi un respiro pesante sul collo: lei, invece, go5


deva quando il male si azzardava a inseguirla. Che ci provasse pure! Era animata da un sentimento di vendetta. Nick Forrester l'aveva arruolata nell'Unità dei Crimini Storici al CAD quasi un anno prima, dopo che per anni aveva pattugliato le strade come vigilante. Il Centro per le Attività Demoniache, un'agenzia governativa clandestina, era stata fondata da Thomas Jefferson all'inizio del suo mandato presidenziale. Era convinto, come del resto ancora si credeva, che la gente non fosse preparata ad affrontare la verità. Sam era d'accordo. Se la gente avesse saputo che il male era incarnato da Satana e dai suoi adepti il cui obiettivo era annientare l'umanità, sarebbe scoppiato il caos. Era già abbastanza complicato fare il proprio lavoro così, ci mancava solo che si scatenassero il terrore e l'isterismo di massa. Era sicuramente meglio che la gente pensasse che la criminalità fosse dilagante e che la società fosse sull'orlo dell'anarchia. A volte Sam rideva dei commenti dei telegiornali e delle loro teorie politicamente corrette. Era assorta, ripensando al messaggio del suo boss. Rupert Hemmer, un imprenditore di mezz'età giunto al quarto o quinto matrimonio, era il miliardario più famoso della città. Ricordava di aver sentito o letto qualcosa su un grande evento mondano per celebrare il compleanno della moglie. Ma Nick non era un frequentatore abituale di certi circoli, non partecipava alle feste e questa per lui non era un'occasione mondana. Percepiva vibrazioni negative. Hemmer, ricco e potente com'era, poteva essere addirittura uno dei cattivi. In ogni caso, non era una persona come le altre, e lo stesso valeva per i suoi ospiti. Sam era allegra. Quella sera si sarebbe divertita. Fece l'errore di guardare il calendario sulla scrivania, e il buonumore svanì. Fece un sorriso amaro. Mancavano solo quattro giorni al suo compleanno. 6


L'anno prima erano state tutte insieme. Questo, invece, sua sorella, Tabby, e sua cugina Brie non c'erano più. Riaccese il computer. Si rifiutava di accettare il dolore che provava. Sentiva tanto la loro mancanza. Così come quella di Allie, la loro migliore amica. Era una Guaritrice, mentre Tabby era una maga e Brie aveva altri doni. Si erano battute insieme per anni per proteggere e difendere la gente, perché era ciò che le donne Rose facevano da generazioni. Ora si ritrovava a lavorare da sola. Ma non c'era problema. Brie, Tabby e Allie avevano incontrato il proprio destino nel passato. In realtà, Brie, per quanto fosse intelligente, era piuttosto imbranata e gli incantesimi di Tabby non sempre funzionavano. Sam aveva sempre dovuto tenerle d'occhio durante i combattimenti, soprattutto dopo che Allie le aveva lasciate. Ora si poteva concentrare sul male e gli Innocenti. Era tutto più semplice. La conclusione era che un'Assassina doveva vivere, combattere e, alla fine, morire da sola. Così doveva essere. Perciò avrebbe passato il suo compleanno da sola. Che importava? Si sarebbe rimorchiata un gran figo e la giornata sarebbe volata via. Sfogliò il calendario e scorse una foto di Tabby. Era la sua preferita. Aveva indosso un filo di perle che le ricordava quanto fosse stata elegante e classica sua sorella. Era ancora elegante e classica, ricordò a se stessa, ma in un'altra epoca. Posò la foto e cominciò a cercare Rupert Hemmer nell'immenso database dell'UCS. Proprio in quell'istante, qualcuno bussò alla porta aperta. Sam percepì il suo potere senza neanche vedere chi fosse. Era irritata. MacGregor sogghignò. «Che ti è successo ieri notte? Ne hai fatto fuori solo uno e te ne sono scappati due.» «Vai al diavolo!» gli rispose. Lui era riuscito ad abbatterne addirittura cinque. 7


«Lo stallone del momento ti deve aver tolto tutte le energie.» «Sicuramente» gli mentì. Tutti sapevano che era una donna molto emancipata. Usava gli uomini come un playboy faceva con le donne, e perché no? Adorava il sesso e ne aveva bisogno. Però da qualche mese non le andava più. Non sentiva più l'impulso sessuale. «E tu non lo mandi giù, vero?» «Prima o poi cambierai opinione» replicò MacGregor con la sua solita arroganza. Ci aveva provato con lei sin da quando era venuta a lavorare all'UCS. «Prima o poi capirai cosa ti stai perdendo, Sam.» «Sei troppo vecchio per me.» Aveva forse trent'anni contro i suoi quasi ventotto. L'uomo se ne andò ridendo mentre una ragazza dai capelli scuri entrava nell'ufficio di Sam. «Hai un secondo?» Sam si appoggiò allo schienale della poltroncina. «Certo» rispose. Da quando Tabby, Allie e Brie non c'erano più, considerava Kit Mars quasi un'amica. Era sua coetanea e fanatica della lotta contro il male almeno quanto lei. Era stata reclutata dalla buoncostume del Dipartimento di Polizia di New York e, per quanto fosse ancora una novellina nell'agenzia, era una tipa dura e intelligente, insomma, una persona che vorresti vicino nel bel mezzo della notte. Si erano prese pure un drink insieme, qualche volta. Kit entrò con un giornale in mano. Come al solito, non si era truccata. Non ne aveva bisogno, era molto bella. Buttò il New York Times sulla scrivania e poi diede un'occhiata al calendario e alla foto. Sam si sentì come se l'avessero presa con le mani nel sacco. Kit esitò. «È normale che ti manchi tua sorella.» Fece una smorfia e rimise al suo posto la foto. «Ma che fai ora, mi leggi la mente?» chiese senza scomporsi. «Non ho bisogno di leggerti nel pensiero per sapere 8


quanto sia duro accettare la perdita di una sorella.» «Io non ho perso mia sorella. Tabby è viva e vegeta in qualche posto della Scozia medievale, sta facendo magie con il suo Highlander.» Nell'istante in cui parlò, si pentì del tono aspro delle sue parole. La sorella gemella di Kit era morta tra le sue braccia a Gerusalemme quando aveva solo diciotto anni. «Sì, infatti» rispose seria Kit. «Ma non è qui.» Sam s'irrigidì. «Hai deciso di farti i cavoli miei?» Kit fece una smorfia. «No, ma so quanto eravate vicine. Mi manca ancora tanto Kelly. Volevo solo essere gentile con te.» Sam inspirò. «OK. Sii pure gentile, ma segui il mio consiglio: la gentilezza e la premura non uccideranno i demoni. Uccideranno te.» «Ci sto lavorando» concluse Kit. Sam non sapeva leggere il pensiero ma sapeva che Kit la riteneva una dura. «Bene. Papà Nick ne sarà orgoglioso. Di cosa si tratta?» Sam tirò a sé il giornale. Restò di stucco nel vedere una foto di Rupert Hemmer in prima pagina ma poi fu totalmente catturata dal titolo che lo accompagnava. Hemmer acquista un raro manoscritto celtico per 212 milioni. Sam afferrò il giornale in preda a un'eccitazione repentina. La sera prima si era svolta un'asta da Sotheby's e Hemmer aveva comprato una pagina di un manoscritto, ritenuto il più antico documento scritto di epoca celtica mai scoperto. Sam emise un grido continuando a leggere. Gli storici credevano che si trattasse di parte di un an tichissimo libro sacro chiamato Duisean, che era stato custodito gelosamente in un monastero nell'isola di Iona durante il Medioevo. Alcuni studiosi erano convinti che la reliquia fosse stata protetta e conservata da una Confraternita segreta di cavalieri guerrieri pagani e che il libro 9


fosse il segreto del loro potere in quell'epoca. Sam alzò lo sguardo. Le batteva forte il cuore. Ora sapeva che il Duisean era esistito davvero. Di fatto, si credeva che ce ne fossero ancora dei frammenti in giro. E la società di guerrieri segreta, era esistita pure quella. Sorrise. «Hai ricevuto per caso un invito per andare da Hemmer stasera?» Kit annuì. «Sì. Avevo dato un'occhiata prima all'articolo, ma non avevo letto il particolare sul Duisean. Comincia ad avere una logica. Sam, si è fatto portare la pagina nel suo attico ieri sera in un furgone blindato. Ha una collezione d'arte immensa in un caveau inespugnabile.» Ecco il motivo del loro invito da Hemmer. L'obiettivo numero uno sull'agenda dell'UCS era identificare tutto ciò che aveva un rapporto con quel libro. Sam fissò Kit mentre si sedeva davanti alla sua scrivania. Nick probabilmente ne sapeva più di tutti i suoi contemporanei sulla Confraternita segreta. L'anno precedente, Brie era stata rapita da un Highlander medievale che si era convertito al male. Anche lei aveva lavorato al CAD, ed era risaputo che Nick fosse ossessionato dall'idea di «perdere» degli agenti nel passato o nel futuro. Aveva scelto Sam per accompagnarlo nel passato a cercare Brie. Quando l'avevano riportata in salvo a New York, era stata sottoposta a un interrogatorio estenuante. I guerrieri tra loro si chiamavano Maestri e all'UCS li avevano ribattezzati Maestri del Tempo. Brie, naturalmente, era ritornata da Aidan di Awe: si era innamorata di lui e l'aveva aiutato a tornare nella Confraternita. Ma almeno l'UCS aveva ottenuto informazioni preziose, scoprendo tra l'altro che probabilmente il Duisean perduto si trovava a New York nelle mani di un grande demone. Sam si sentiva sempre più emozionata. Credeva nel 10


Duisean. Anche le donne Rose avevano il loro libro, il Libro dei Rose, che conteneva la saggezza e tutte le formule magiche trasmesse da entità soprannaturali e tramandate di generazione in generazione. Ora era Tabby a custodirlo, visto che spettava a una maga della famiglia Rose. Ma perché i Maestri del Tempo non avrebbero potuto avere anche loro un libro sacro? Era una società di guerrieri consacrata alla protezione dell'Innocenza, e per fare questo avevano bisogno di enormi poteri. Era ovvio. «Hemmer è malvagio?» chiese Sam perentoria. Ritrovare il Duisean ed evitare che finisse nelle mani sbagliate era una priorità. «Me lo stavo domandando anch'io. Sono andata a controllare e ho trovato una cartella su di lui. Contiene una segnalazione per possibili contatti con i demoni.» «Potrebbe essere un vero demone, un mezzosangue o un posseduto.» Sam s'inumidì le labbra. «Ma non importa. Non può tenersi il Duisean, maledizione!» Stava pensando al pericolo che rappresentava un demone o un semi-demone in possesso di uno strumento destinato ai buoni. «Potrebbe non essere autentico» Kit precisò. «Chiaro. Dobbiamo verificare di persona, e da vicino.» Aveva un tono ironico. «Dove sono i semidei quando hai bisogno di loro?» Kit fece finta di non sentire. «Entrare nel caveau è praticamente impossibile, certo non ce la faremo stasera» disse. «Nessuno può andarci senza Hemmer, che fa entrare solo persone selezionatissime». Sam incrociò le braccia e accavallò le lunghe gambe perfette. Per lei, il massimo della vita era andare a fare una gara di triathlon. Correva maratone, praticava kick-boxing, andava in bici e sciava. Indossava la solita minigonna di jeans, grigia e logora, una cintura con delle borchie e degli 11


stivali di pelle con il tacco che le arrivavano a metà polpaccio, nonostante il caldo. «Ok, messaggio recepito» esclamò Kit. «Sembri la persona più adatta per convincerlo a invitarti nel caveau.» Doveva pensarlo anche Nick, visti i suoi appunti su Hemmer. Nonostante la nuova moglie, Hemmer era noto per le sue scappatelle. Quella sera ci avrebbe pensato lei a circuirlo. «Stasera non convincerai proprio nessuno, tantomeno Hemmer» esclamò Nick Forrester entrando. Era un tipo alto e bello, una vera e propria leggenda in ufficio per le clamorose catture di demoni e altri delinquenti, e perché si diceva che era lì da decenni quando invece sembrava avere poco meno di quarant'anni. Voleva avere tutto sotto controllo, atteggiamento non poco irritante, ma era eccezionale nell'organizzare e dirigere la guerra al male. Avrebbe dato la vita per uno dei suoi agenti. Sam odiava ammetterlo, ma le piaceva. E lo rispettava molto. Nick era anche un inguaribile maschilista. Diede un'occhiata alle gambe di Sam, che tanto c'era abituata. Si aspettava che gli uomini la guardassero. «Stanotte ci sarà una sorveglianza strettissima» spiegò Nick. «Non so se la pagina sia autentica e non siamo in grado di stabilire se Hemmer sia contaminato. Signore, voglio foto, un sacco di foto, così le facciamo processare da Big Mama. E, visto che vi troverete là, mi porterete un campione del DNA di Hemmer.» Fece un sorriso a Sam suggerendole: «Limitati a stuzzicare il suo interesse, per il momento». «Non c'è problema» rispose lei mentre si alzava. A volte gli uomini contaminati avevano una minima percentuale di sangue demoniaco, sufficiente però a renderli profondamente malvagi. «Sarai dei nostri?» «Non mi sembra una buona idea. Hemmer non mi ha mai visto, diciamo che non è il momento giusto.» 12


Così avrebbe potuto prenderlo di sorpresa più facilmente, pensò Sam. «Voglio fare due chiacchiere con te» disse Nick a Sam. Senza bisogno di allusioni più esplicite, Kit prese il giornale e uscì. Nick la fissò con i suoi occhi azzurri. «Maclean è nella lista degli ospiti.» Sam fece uno sforzo per restare impassibile. «Inutile fare l'indifferente. Lo vuoi, quel bellimbusto, lo sappiamo entrambi» la smascherò Nick. Non solo non voleva Maclean, non lo sopportava proprio. Sam seguì Nick nel suo ufficio, tesa e con i pugni serrati. Quando se ne accorse, si costrinse a rilassarsi. Tutto quello che voleva da Maclean era la possibilità di vendicarsi. Perché era un figlio di puttana. «Togliti il vestito.» Sam si era sentita ribollire, in quel lussuoso salone del suo castello in Scozia. «Sei un bastardo incredibile.» Si era messo a ridere. «Me l'hanno detto migliaia di volte. Non riesci a trovare qualcosa di più originale? Cosa c'è che non va? Ti fanno paura le luci troppo intense?» Sam non aveva un grammo di cellulite. Aveva sollevato le spalline dell'abito di seta e se l'era lasciato cadere ai piedi. «Guarda bene perché è l'ultima volta.» Per guardare, aveva guardato. A dicembre era stata a Loch Awe per proporre un affare a Maclean. Era il figlio di Aidan di Awe e, in quanto tale, aveva poteri straordinari, tra cui quello di viaggiare nel tempo. Lei cercava un modo per ritrovare sua sorella, rapita a New York e trasportata nel passato da un Highlander. Ma non appena era entrata nell'antico maniero di Maclean, aveva capito che lui voleva solo sesso. Del resto, se l'era aspettato. 13


La prima volta che l'aveva visto era con Brie, che aveva bisogno del suo aiuto, e l'aveva subito etichettato come playboy arrogante e maniaco sessuale. Non si era sbagliata. Era ricco, sexy da morire e pieno di poteri, e lo sapeva bene. Quel giorno, l'incontro era durato non piÚ di cinque minuti, e lui non aveva smesso di guardarla come se avesse voluto strapparle i vestiti di dosso e farle di tutto. Invece, l'aveva lasciata all'angolo di una strada da sola, portandosi solo Brie indietro nel tempo. Non le era piaciuto per niente essere esclusa in quel modo. Quando Tabby era scomparsa nel passato con Guy Macleod, Sam aveva deciso di andarla a prendere. Perciò si era recata in Scozia per proporre un accordo a Maclean, ma non certo per offrirgli il proprio corpo. Ma lui era riuscito a trasformare l'incontro in una prova di forza a sfondo sessuale. Quando lei aveva accettato la sfida sfilandosi il vestito, lui le aveva scrutato ogni millimetro del corpo con una sicurezza arrogante, certo che avrebbe vinto un giorno. Come se lui avesse potuto aspettare e lei no. E poi l'aveva mollata lÏ. L'aveva piantata in asso. Non solo: l'aveva abbandonata completamente nuda nel suo salone con le porte spalancate, in modo che tutti i suoi ospiti la potessero vedere. Era difficile non ribollire di rabbia, perfino ora. Gli uomini non la piantavano in asso. Restavano a bocca aperta quando le guardavano il viso, quegli occhi azzurri con le ciglia lunghe, quel nasino dritto, gli zigomi alti e la mascella ben disegnata. Ma Maclean si era preso gioco di lei. Chi credeva di essere? Sam era vendicativa, e si portava dentro i rancori per tutta la vita. Gli aveva dichiarato guerra e, anche se si trattava di un buono, avrebbe vinto lei. 14


Anche se aveva una grande energia bianca ed era figlio di Aidan di Awe, non si capiva bene da che parte stesse. Sam era sicura di una cosa. Era soprattutto fedele a se stesso. Non era pronta a scommettere che appartenesse alla Confraternita. Era troppo egoista. «Perché si trova su quella lista?» Nick le buttò sul tavolo un grosso incartamento. «Buona lettura.» Sam cominciò a guardare. «No! È schedato?» «Conosci Big Mama» aggiunse Nick, riferendosi al supercomputer dell'agenzia. «Maclean è sulla lista RDA.» Era il Rilevatore di Dati Automatico. Quando Big Mama identificava un individuo ritenuto corruttibile, creava automaticamente un file, cercava dati in ogni fonte possibile tutti i giorni alla stessa ora. Poiché Ian era figlio di Aidan di Awe e quest'ultimo era stato dalla parte del male per decenni prima di redimersi, era stato schedato automaticamente. Solo un amministratore del sistema avrebbe potuto eliminarlo dalle persone sospette. «Sei pronta ad ammettere che avresti voglia di andarci a letto?» Nick sembrava divertito. «Ma per chi mi hai preso? Penso invece che userò il mio Frisbee» gli rispose. Quel giocattolo aveva delle lame che potevano decapitare un uomo al minimo contatto. «Non sei tanto brava a nascondere i tuoi pensieri» commentò Nick mentre si sedeva sul bordo della scrivania. «E detesto dirtelo, ma se gli metti la mano tra le gambe, non inizierà a tremare di paura.» Sam s'innervosì, sperando che Nick non fosse riuscito a leggerle il pensiero e a vederla nuda nel lussuoso salone di Maclean. «Se dovessi proprio mettergli la mano in quel posto, penso che lo rimpiangerebbe amaramente» tagliò corto Sam. 15


Nick tornò serio e incrociò le braccia sul petto. Si notavano i bicipiti gonfi sotto le maniche della maglietta nera. «Non ti avevo mai vista così incazzata.» «Sono solo un essere umano» scherzò lei. Lui ignorò la battuta. «Non sta con i buoni. Non è un Maestro, Sam» disse per metterla in guardia. «Non so perché, ma non mi stupisce» replicò lei ironica. Ma il suo cuore batteva un po' troppo forte, come prima di una battaglia o durante il sesso. «Non rispetta le regole. Lo sai, no?» Sam concluse che Nick probabilmente sapeva tutto. «Nemmeno io le rispetto.» Lui fece un sorriso. «È per questo che sono così orgoglioso di te.» Si fece serio in volto nuovamente. «Non ho prove che stia con i demoni. Non vedo l'ora d'incontrarlo e di verificarlo da me. Ma tu, Sam, hai quasi perso il controllo. La rabbia ti renderà vulnerabile. Ti farà a pezzi se non ti dai una calmata.» Sam era furiosa. «Non sono arrabbiata. Semplicemente non sopporto quel figlio di puttana. È un bastardo insopportabile, fa sembrare un santo anche te. Ammetto di averlo sottovalutato: pensavo di tenerlo in pugno. Non ci cascherò più e non cercherò mai più di patteggiare con lui.» E aggiunse: «E questa volta non perderò». Nick annuì, mentre gli luccicavano gli occhi. «Mi chiedo perché abbia comprato casa qui, così all'improvviso.» Lei s'irrigidì. «Cosa?» «Proprio così.» «Vive qui?» «Si è comprato una casetta da diciotto milioni di dollari a Park Avenue». Nick le sorrise. Sam era sconvolta. Perché era venuto a New York? Andò alla finestra e osservò la gente e il traffico in Hudson Street. «Quando è successo?» 16


«A gennaio. Poco più di un mese dopo la tua visitina a Loch Awe.» «Il fatto che abbia deciso di venire a vivere qui non ha niente a che fare con me» rispose Sam. «Non ho detto questo» replicò Nick mentre dava un'occhiata alla cartella. «A proposito, una lettura molto interessante.» Sam incrociò le braccia mentre con la testa andava a mille. Quando era arrivata a Loch Awe, lui la stava aspettando. Com'era possibile? «Mi chiedevo quanto ci avresti messo a trovarmi» le aveva detto compiaciuto. Lei aveva risposto con un sorriso gelido. «Solo nei tuoi sogni». Le aveva versato dello champagne, dimenticandosi dei suoi ospiti e della sua amichetta da paginone centrale di Playboy. «Benvenuta nella mia tana.» «Il lupo era tuo padre.» «Tale padre, tale figlio» aveva mormorato lui fissandole la scollatura. «Sei dell'umore giusto per una proposta?» «Lo sono dalla prima volta che ci siamo visti.» Non era possibile che fosse venuto a New York per lei. Non c'era nessuna donna al mondo per la quale avrebbe fatto una cosa simile, di questo era sicura. C'era un'altra ragione. Il Duisean? Ne sarebbe stato capace, ne era certa. «Sei una donna affascinante e molto seducente» osservò Nick pensieroso. «E lo sai. In più hai il tuo potere di Assassina.» Sam fissò il suo capo. «Se continui ad adularmi potrei cominciare a spaventarmi.» Le sorrise. «Ma se non hai paura di niente, Sam.» Aveva ragione. Nick aggiunse: «Possiamo escludere che il suo arrivo a 17


New York sia una coincidenza. È pericoloso e spietato». Prese la cartella. «Proprio come te.» Sam s'incuriosì. «Perciò è lui il mio obiettivo.» «Se dovesse avere delle brutte intenzioni, conto su di te per neutralizzarlo.» «Perfetto.» Lei indicò un punto della cartella. «Che c'è qui?» «Delle coincidenze molto interessanti.» «Sono una Rose. Secondo la nostra Saggezza le coincidenze non esistono.» Nick sorrise. «Lo so. È stato schedato dalla nostra agenzia, ma si trova anche negli archivi di Scotland Yard. Ricordi il furto di quel Van Gogh a Milano due anni fa?» «No.» «Il quadro è svanito nel nulla. Secondo un addetto, quella mattina nella sala non c'era nessun visitatore e non era scattato nessun allarme. Però, all'inizio di quella settimana, Maclean aveva visitato la mostra.» Sam andava avanti e indietro pensierosa, fremendo per l'eccitazione. «Ha usato il salto temporale per entrare nella galleria ed è uscito nello stesso modo con il quadro. Accidenti, mi chiedo se sia arrivato intatto dopo quel viaggio alla velocità della luce.» «Indovina dove si mormora che sia finito?» Sam attese che Nick aggiungesse: «Da Hemmer». Sam ebbe un sussulto. «Ok. Ciò spiega la lista degli invitati. Maclean ha rubato il quadro, l'ha venduto a Hemmer e ora sono grandi amici.» «È grande amico di molti altri facoltosi collezionisti d'arte sparsi in tutto il mondo.» Il tono di Nick era ironico. «E negli ultimi dieci anni è stato implicato nel furto di otto capolavori ai danni di cinque mercanti d'arte internazionali. Quelle opere d'arte adesso le hanno i suoi amici, o almeno così pare.» 18


Sam lo fissava. Maclean stava utilizzando i suoi poteri per commettere dei crimini. Ecco come era diventato ricco. Ora tutto diventava più chiaro. «Non credi che sia venuto qua per far visita a Hemmer?» «No, non credo che sia qui per questo.» «È venuto a rubare la pagina» esclamò Sam. Nick si alzò. «E scommetto che vuoi mettergli i bastoni tra le ruote, non è vero?» Sam sorrise lentamente. «Certo» gli rispose compiaciuta. Lo sguardo di Nick si fece più serio. «Stanotte non perderlo di vista.» Sam si avviò all'uscita. «Non c'è niente di meglio di una donna umiliata» Nick concluse con un sorriso ironico. «Sono quasi contento che ti abbia fatto infuriare.» «Non sono furiosa. E, mi dispiace dirtelo, ma non sono stata umiliata, sarebbe troppo banale. Non perdo il controllo, ripago con la stessa moneta e pure con gli interessi.» «Ci conto.»

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