GLI STANISLASKI ALEX • NICK • KATE
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Convincing Alex Waiting For Nick Considering Kate Silhouette Special Edition Silhouette Special Edition Silhouette Special Edition © 1994 Nora Roberts © 1997 Nora Roberts © 2001 Nora Roberts Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 1996 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Oro maggio 1996 Prima edizione Harmony Pack gennaio 1999 Prima edizione Harmony Special giugno 2002 Questa edizione I Classici d'Autore Harlequin Mondadori maggio 2011 I CLASSICI D'AUTORE HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1824 - 7253 Periodico bimestrale n. 35 del 4/05/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 654 del 20/09/2004 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Care lettrici, è un grande piacere per me sapere che Harlequin Mondadori ha deciso di ristampare le mie saghe familiari in questa nuova e raffinatissima edizione, in occasione dei festeggiamenti del 30° Anniversario. L’amore è la chiave di tutti i miei libri e il punto di partenza per quell’evoluzione naturale che per me è il matrimonio. La famiglia è una componente basilare della mia esistenza e, come tale, trova grande spazio anche nella mia vita di autrice. Tutti i protagonisti delle mie storie provengono da una famiglia che, nel bene o nel male, ha contribuito notevolmente alla loro formazione e influenzerà le persone che diventeranno. Quando poi si innamoreranno e decideranno di sposarsi, formeranno un nucleo tutto loro. Le dinamiche familiari mi affascinano da sempre: la fedeltà e i battibecchi, la storia condivisa e il modo in cui ogni componente cresce. La famiglia costituisce le fondamenta di tutti i miei personaggi, che siano i reali Cordina o i più appassionati Stanislaski, i MacGregor guidati da Daniel o i quattro fratelli MacKade. Queste persone hanno a cuore le vicende dei propri cari e spero che voi possiate entusiasmarvi alle loro storie. Complimenti ad Harlequin Mondadori per il suo 30° Anniversario. Il mio augurio è che continui ad affascinare le lettrici con meravigliose storie d’amore per molti anni ancora!
Nora Roberts
Alex
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La bionda, con un'aderente tutina rosa e i tacchi a spillo, camminava ancheggiando avanti e indietro. Gli occhi dal trucco pesante seguivano attenti le figure delle altre donne sparse lungo il marciapiede, alcune immobili, altre intente a camminare avanti e indietro. Ogni tanto echeggiava una risata: dopotutto, era una mite serata primaverile a New York. Ma dietro quella facciata allegra e spavalda si nascondeva un sottofondo cupo e annoiato che i tacchi alti, i vestiti provocanti e il trucco pesante non riuscivano a cancellare. Per quelle donne, stare per strada era una questione di lavoro e nient'altro. La bionda si aggiustò meglio la grossa borsa a tracolla e sospirò di sollievo: per fortuna faceva caldo. Come se la sarebbe cavata, a restare per ore mezza nuda per strada con il brutto tempo? Una stupenda ragazza di colore vestita con un succinto abito di pelle rossa si accese languida una sigaretta e sbuffò una nuvoletta di fumo. «Ehi, vieni qua» disse con voce roca, rivolta a nessuno in particolare. «Hai voglia di divertirti un po'?» Non ottenne molte reazioni, notò Bess. Quella sera, gli affari non andavano particolarmente bene. Fino a quel momento, comunque, aveva notato varie trattative e diversi modi per condurle. La ragazza le si avvicinò sbuffando un'altra nuvoletta di fumo. «Ehi, sei nuova del giro? Chi è il tuo uomo?» chiese, studiandola apertamente. 9
«Io... non ne ho uno.» L'altra inarcò le sopracciglia nere e sottili con aria incredula. «Non hai un protettore? Non puoi lavorare senza.» Bess non fumava, così fece una bolla con la cicca che stava masticando. «Be', è quello che sto facendo» ribatté con aria spavalda. «Se Bobby o Ed lo scoprono, saranno guai» l'avvertì la ragazza. Poi scrollò le spalle; dopotutto non erano affari suoi. «Questo è un paese libero» insistette Bess. L'altra passò una mano dalle lunghe unghie tinte di rosso lungo il vestito aderente. «Qui non c'è niente di libero. Proprio niente» ribatté con un fondo di amarezza nella voce. Poi buttò il mozzicone di sigaretta sul marciapiede con gesto rabbioso. Bess avrebbe voluto porle mille domande, ma si trattenne. «E chi è il tuo uomo?» chiese. «Bobby.» La donna la scrutò dalla testa ai piedi critica. «Non c'è male» decretò alla fine. «Un po' scarsa dietro, ma Bobby ti prenderà. Hai bisogno di protezione, se vuoi lavorare per strada.» «Nessuno ha protetto le due donne assassinate il mese scorso» le fece notare Bess. La ragazza di colore sbarrò gli occhi e, per un attimo, lei vi intravide dolore e rimpianto. Poi tornarono duri e impenetrabili. «Sei uno sbirro?» chiese diffidente. Bess scoppiò in una risatina: non si era aspettata una domanda simile e in fondo ne era lusingata. Un riconoscimento alla sua abilità nei travestimenti, se non altro. «No. Sto solo cercando di guadagnarmi da vivere. Conoscevi le ragazze che sono state uccise?» «Vacci piano con le domande. Se vuoi lavorare qui, farai meglio a ricordartelo» l'ammonì la ragazza con durezza. Bess avvertì un brivido di disagio. La donna era splendida, ma anche imponente e sospettosa, due qualità che le avrebbero reso difficile indagare e osservare come si era proposta. D'altra parte, era sempre stata capace di decisioni rapide e flessibili. 10
«Oh, sicuro» disse conciliante. Poi si girò e riprese ad ancheggiare lungo il marciapiede. Forse la gola era un po' troppo secca e il cuore batteva più rapido del solito, ma Bess McNee era fiera del modo in cui stava svolgendo il suo lavoro e intendeva andare fino in fondo. Notò due uomini che venivano verso di lei e si inumidì le labbra. Quello sulla sinistra, alto e scuro, sembrava assai promettente. «Ascolta, pivello: l'idea è di beccarne una, al massimo due. Non una retata in grande stile, è chiaro?» Alex esaminò il marciapiede in penombra. La solita scena: prostitute, drogati, spacciatori e i poveracci che dovevano passare per forza di là per tornare a casa. «L'istinto mi dice che la ragazza di colore, Rosalie, conosceva le due vittime» riprese. «Allora perché non ce la portiamo via per interrogarla, e basta?» chiese l'altro. Judd Malloy non vedeva l'ora di entrare in azione: era la prima volta che lavorava sul campo e il suo compagno era Alex Stanislaski, uno con la fama da duro, rapido e pronto a tutto pur di fare il suo lavoro. «Anzi, perché non prendiamo direttamente il suo protettore?» propose. Alex sospirò esasperato: perché gli affibbiavano sempre dei novellini inesperti e presuntuosi? «Perché vogliamo la sua collaborazione» spiegò, paziente. «La becchiamo per adescamento, poi cerchiamo di farla parlare prima che Bobby intervenga per chiuderle il becco.» «Se mia moglie scopre che ho passato la notte ad arrestare prostitute...» borbottò Judd. «Un poliziotto sveglio non racconta tutto alla famiglia. Anzi, meglio che non sappiano molto» lo istruì Alex. «Questa è la regola numero uno di Stanislaski.» Notò la bionda che lo fissava e la guardò a sua volta. Uno strano viso, insolito e sexy, nonostante il trucco eccessivo. Gli occhi erano di un verde intenso, il naso un po' storto, come se 11
qualcuno glielo avesse rotto. Magari un cliente o un ruffiano particolarmente manesco... Le labbra erano piene e di un rosso vivo e nell'insieme il viso aveva una strana forma triangolare, come il musetto di una volpe. L'aderente tutina rosa metteva in mostra il corpo minuto e atletico. Ad Alex erano sempre piaciuti i tipi del genere; d'altra parte, non era lei quella che cercava. Ora o mai più, pensò Bess, sentendosi addosso lo sguardo intenso dello sconosciuto. Mormorò in fretta una preghiera, poi si avvicinò, ancheggiando provocante. «Ehi, ti va di divertirti?» lo apostrofò con voce roca. «Forse.» Lui inserì un dito nell'audace scollatura dell'abito e rimase sorpreso sentendola trasalire. «Non sei esattamente quello che avevo in mente, dolcezza» aggiunse. Bess buttò indietro la testa per vederlo meglio e si premette contro di lui; era come abbracciare un muro di gelido acciaio. «Ah, no? E che cosa avevi in mente?» lo provocò. Mentre continuava a fissare quegli occhi scuri, Bess si vide davanti una vivida immagine di loro due, avvinti su un letto in una stanza buia. E arrossì. Era la prima volta che Alex vedeva arrossire una prostituta. La cosa lo sconcertò, gli fece quasi venire voglia di chiedere scusa per il suo gesto sfrontato. Poi ricordò cosa faceva là e si riscosse. «Semplicemente un tipo diverso» tagliò corto, scostandosi brusco. «Posso anche essere diversa» ribatté in tono carico di allusioni. Rosalie si avvicinò in fretta e le cinse le spalle con un braccio. «Ehi, amica, non fare l'avida. Non vorrai prenderti tutti e due questi ragazzi, no?» «Io...» cominciò Bess, impacciata. Alex concentrò l'attenzione su Rosalie. «Voi due lavorate insieme?» chiese. «Solo per stasera. E voi?» ribatté lei, passando con lo sguardo da Alex al suo compagno. 12
Judd cercò di ritrovare la voce: avrebbe preferito affrontare un uomo armato in un vicolo, piuttosto che mettere le mani su quella donna, avendo davanti agli occhi il viso ingenuo e fiducioso della moglie. «Ma certo» rispose, cercando di imitare l'arrogante sicurezza di Alex. Rosalie buttò indietro la testa e scoppiò in una sonora risata, poi si tirò indietro e urtò Judd, che arrossì come uno scolaretto. «Hai proprio una faccia da pivello. Perché non permetti a Rosalie di darti qualche lezioncina?» propose, provocante. Judd rimase zitto e Alex decise di intervenire. «Quanto?» chiese l'uomo in tono sicuro. Rosalie non guardò neppure Bess, che era diventata pallidissima. «Be', stasera potremmo fare un prezzo speciale: cento dollari per tutte e due: per la prima ora, s'intende. Dopodiché possiamo trattare.» «Io non...» cominciò Bess. Ma le dita di Rosalie le affondarono nelle spalle nude come coltelli. In quel momento, Alex tirò fuori il distintivo. «Perfetto. Signore, siete in arresto.» Erano poliziotti, si rese conto Bess con immenso sollievo. Dunque era stata arrestata per adescamento, pensò Bess mentre entrava nella stazione di polizia. Non era la prima che vedeva in vita sua, ma certo non c'era mai arrivata in quelle condizioni. La stanza era sporca e cupa, con le pareti che avevano bisogno di una mano di pittura e le finestre con le sbarre. Ottima ambientazione, decise il suo occhio professionale. Nell'aria aleggiava un odore stagnante, fatto di fumo, sudore, caffè amaro e disinfettante. Inoltre, c'era un rumore infernale: telefoni che squillavano di continuo, pianti, bestemmie, insulti, imprecazioni, tintinnio di manette e macchine da scrivere al lavoro. «Non sei una turista, dolcezza» le ricordò Alex, spingendola avanti brusco. «Oh, scusi» mormorò Bess. I suoi occhi verdi brillavano di eccitazione, un'emozione così 13
fuori posto, date le circostanze, che Alex si scoprì a fissarla stupefatto. Poi si riscosse e le indicò una sedia. Avrebbe lasciato che Judd cominciasse a lavorarsi Rosalie, per poi intervenire con lusinghe, promesse, minacce e tutto quello che poteva servire per indurla a parlare delle due ragazze assassinate. Prese posto dietro la sua malconcia scrivania e tornò a guardarla: la bionda fissava a bocca aperta un ragazzo sui vent'anni, con il viso coperto di lividi e un giubbotto strappato. «Okay, cominciamo. Conosci la procedura, no?» «Mi scusi?» Alex inserì un foglio nella macchina da scrivere con un lieve sospiro. «Nome?» «Bess» rispose lei con un sorriso amichevole, come se si fossero conosciuti a una festa. «Bess e poi?» «McNee.» «Data di nascita?» «Perché?» Alex la fissò con occhi di fuoco. «Perché cosa?» «Perché vuole saperlo?» La pazienza non era mai stata il suo forte. Cercò di contenersi e prese a tamburellare sulla scrivania. «Perché devo riempire questo spazio» rispose infine, indicando il modulo inserito nella macchina da scrivere. «D'accordo. Ho ventotto anni. Sono dei Gemelli, essendo nata il primo giugno.» Alex batté a macchina l'informazione. «Residenza.» Bess si sporse sulla scrivania e gettò un'occhiata alle carte, fino a che Alex la fermò con un colpetto sulla mano. «Ehi, com'è teso!» esclamò lei. «È perché lavora in incognito?» Maledetto sorriso, pensò Alex. Era così sensuale e provocante! Insieme a quegli occhi verdi, acuti e divertiti, avrebbe potuto in14
gannarlo. Ma il profumo, l'andatura, il trucco... no, era una prostituta, non c'erano dubbi. «Ascolta, bambola. Qui le cose funzionano così: io faccio le domande e tu rispondi.» «Un tipo duro, cinico, con una bella esperienza di lavoro per strada.» «Come?» sobbalzò Alex, interdetto. «Ho solo fatto una rapida descrizione della sua personalità» spiegò lei con un sorriso innocente. «Allora, voleva il mio indirizzo?» Bess lo scarabocchiò su un foglietto e glielo tese; Alex inarcò le sopracciglia, incredulo, e scosse la testa. «Su, siamo seri!» «Ma io sono serissima» gli assicurò Bess con un sorriso conciliante. «Il tuo indirizzo» ripeté Alex. «Te l'ho appena dato» rispose lei, passando a sua volta al tu. «Senti, conosco quel quartiere: è un posto da ricchi, con belle case e tutto il resto. Forse sei migliore di quello che sembri» concesse Alex, squadrandola da capo a piedi, «ma lavorando per strada non puoi guadagnare abbastanza da pagare un affitto del genere.» Bess fremette offesa: aveva passato oltre un'ora a truccarsi e vestirsi per apparire credibile nella parte che si era scelta, e ora quell'arrogante non le credeva! Il suo temperamento impulsivo minacciava di esplodere da un momento all'altro. «L'indirizzo è giusto, sbirro» dichiarò, gelida. Poi posò la grande borsa a tracolla sulla scrivania e cominciò a estrarne il contenuto. Alex fissò a bocca aperta l'enorme quantità di costosi cosmetici che andava allineandosi in mezzo alle sue carte: sei rossetti, due fondotinta, vari mascara, ombretti e matite per le labbra e per gli occhi di tutti i colori dell'arcobaleno. A questi si aggiunsero due mazzi di chiavi, ricevute di carte di credito, dodici penne, qualche mozzicone di matita, un blocchetto per appunti, fiammiferi, una rubrica del telefono rilegata, dei fazzolettini di 15
carta, un minuscolo registratore e una pistola. Alex la tirò fuori dal mucchio e la esaminò attento: era una pistola ad acqua! «Attento!» lo ammonì lei. «È ad ammoniaca.» «Ammoniaca?» ripeté Alex, disorientato. «Sì. È un'arma efficace. Oh, ecco qua!» esclamò Bess, piazzandogli sotto il naso il portafoglio e la patente. L'indirizzo era proprio quello scarabocchiato sul biglietto. «Hai una macchina?» indagò Alex. Lei si strinse nelle spalle e cominciò a rimettere le sue cose nella borsa. «È importante?» «Le donne che fanno il tuo lavoro in genere non ce l'hanno.» «Ho la patente. Non è obbligatorio avere la macchina, per questo, no?» «No» concordò lui a labbra strette. «Togliti la parrucca» aggiunse. «Ehi, cosa...?» si ribellò Bess. Alex si sporse sopra la scrivania e gliela strappò con un gesto deciso. Bess gli lanciò un'occhiataccia e si ravviò i corti riccioli dai riflessi ramati. «Dammela. Me l'hanno prestata» gli intimò. Lui la gettò nervoso sulla scrivania, poi si appoggiò allo schienale della sedia per una breve riflessione: se quella strana ragazza era una prostituta, lui era Superman. «Insomma, chi sei?» sbottò. Era tempo di chiarire le cose. Bess lo sapeva, eppure qualcosa la tratteneva: forse era la voglia di prolungare quell'assurda finzione, o di stuzzicare quel poliziotto duro e sicuro di sé. «Sono solo una povera ragazza che cerca di guadagnarsi da vivere.» Jade si sarebbe comportata così, ne era sicura. E, visto che Jade era una sua creatura, lei non poteva essere da meno. Alex aprì il portafoglio di Bess e contò le banconote fruscianti: quel denaro equivaleva a due settimane del suo stipendio. «Ehi, hai il diritto di frugare così nei miei effetti personali?» chiese Bess, più curiosa che irritata. 16
«Tesoro, in questo momento tu sei un mio effetto personale» rispose Alex con un sogghigno. Nel portafoglio c'erano anche parecchie fotografie e le tessere di una decina di associazioni, tra cui il WWF, Greenpeace, Amnesty International e l'Annuario degli Scrittori. Quest'ultima gli ricordò il minuscolo registratore; quando lo prese in mano, si accorse che funzionava. «Allora, vuoi spiegarmi cosa ci facevi con Rosalie e le altre ragazze?» chiese, deciso. «Facevo il mio lavoro.» Quando stringeva gli occhi a quel modo, pensò Bess, era davvero irresistibile: appariva impaziente e irrequieto, come se si controllasse a stento. Sì, proprio favoloso. Bess si chinò in avanti e lo guardò con occhioni sinceri e innocenti. «Davvero» insistette. «Vedi, ha a che vedere con Jade e con la sua doppia personalità. Di giorno è un ottimo avvocato, ma di notte batte le strade. Sta bloccando quello che è successo tra lei e Brock e tutto questo, insieme ad alcuni ricordi infantili che minacciano di ritornare in superficie, le sta creando una tensione intollerabile. Insomma, è sulla via dell'autodistruzione» spiegò. Alex la guardò, sbalordito. «Chi diavolo è Jade?» sbottò. «Non conosci Jade Sullivan Carstairs?» trasecolò Bess con aria indignata. «Non guardi mai le soap opera di pomeriggio?» Alex scosse la testa; si sentiva più confuso e irritato che mai. «Non sai cosa ti perdi. Sono sicura che il triangolo Jade-BrockStorm ti piacerebbe. Storm è un poliziotto e si sta innamorando di Jade. Ma i suoi problemi emotivi e la presa che Brock ha ancora su di lei complicano le cose, oltre naturalmente al rapimento, ai due aborti spontanei e ai problemi dello stesso Storm.» Alex si sentiva girare la testa. «Ma tu cosa c'entri in tutto questo?» chiese, smarrito. «Oh, io scrivo la sceneggiatura di Peccati segreti.» «Tu... sei una scrittrice di soap opera?» «Esatto» confermò Bess, serafica. A differenza di molti colleghi, non si vergognava del suo lavoro, anzi, ne era piuttosto fiera. «Per rendere più realistiche le situazioni, cerco di mettermi nei 17
panni dei miei personaggi. Jade è la mia preferita e per questo ho pensato di...» «Ma sei impazzita?» la interruppe Alex, preso da un'ira furiosa. «Hai idea di quello che stavi facendo?» Lei lo fissò negli occhi con un sorrisetto innocente e divertito. «Ma certo: ricerca.» Alex imprecò tra i denti. Bess scoprì che le piaceva il modo in cui si passava le dita tra i folti capelli scuri. «E fino a che punto pensavi di spingerti, con la tua ricerca?» la provocò Alex. Gli occhi verdi brillarono divertiti. «Be', non così in là» ammise Bess. «Che cosa avresti fatto, se io non fossi stato un poliziotto?» «Avrei di certo escogitato qualcosa» rispose Bess con sicurezza assoluta. Continuò a fissarlo sorridendo: Alex aveva un bel viso, con la pelle dorata, gli occhi scuri e la bocca piena e sensuale, anche se l'espressione era un po' arcigna. «Pensare è il mio lavoro» continuò Bess. «Quando ti ho visto, mi sei sembrato a posto. Voglio dire, non il tipo d'uomo interessato a... insomma, a pagare per il proprio piacere» concluse trionfante, dopo una breve riflessione. Alex era così arrabbiato che avrebbe voluto stendersela in grembo e darle qualche salutare sculacciata. Anzi, l'idea era proprio attraente. «E se ti fossi sbagliata?» «Non mi sono sbagliata» gli fece notare lei. «Ho avuto un attimo di paura» ammise, «ma poi tutto è andato anche meglio del previsto. Ho potuto perfino salire su un cellulare.» Alex pensava di aver visto e sentito di tutto in vita sua, ma questo misto di ardore e incoscienza era davvero troppo. «Due prostitute sono morte. Lavoravano in questa zona.» «Lo so. È una delle ragioni per cui l'ho scelta. Pensavo che Jade...» «Sto parlando di te» la interruppe Alex con voce sferzante. «Di una sciocca imbrattacarte senza cervello, che pensa di potersene 18
andare in giro sculettando, con mezzo chilo di trucco sulla faccia, per poi tornarsene sana e salva alla sua bella casa, come se niente fosse.» «Imbrattacarte?» sbottò Bess, offesa. «Senti un po'...» «Sentimi bene tu: stai alla larga dal mio territorio» le intimò Alex. «Se vuoi fare ricerca, usa i libri.» Lei sporse in avanti il mento con aria di sfida. Gli occhi verdi sfavillavano indignati. «Io vado dove voglio e mi trucco come mi pare» dichiarò, bellicosa. Forse c'era il modo di impartirle una bella lezione, rifletté Alex con un sorrisetto soddisfatto. «Ah, sì? Bene, andiamo» disse, alzandosi. «Dove?» «In cella, tesoro. Sei in arresto, lo hai dimenticato?» La prese per un braccio con una morsa di ferro. Bess barcollò sui tacchi troppo alti e gli lanciò uno sguardo infuriato. «Ma ti ho appena spiegato che...» «Ho sentito storie migliori» la interruppe lui in tono rude. «Non mi metterai davvero in cella!» si ribellò Bess, furibonda. Poco dopo si ritrovava dietro alle sbarre. Bess impiegò dieci minuti per superare lo shock, ma poi cominciò a pensare che quella era un'esperienza fantastica, un'opportunità assolutamente unica. Era in cella con varie altre donne e poteva approfittarne per assorbire l'atmosfera e fare qualche domanda. Quando una delle compagne di cella la informò che aveva diritto a una telefonata, Bess la fece subito, poi sedette sulla stretta brandina a parlare con le sue nuove conoscenze. Mezz'ora più tardi, si vide davanti l'amica e socia Lori Banes, accanto a un agente in uniforme. «Ehi, hai l'aria di trovarti a tuo agio in questo posto» commentò Lori con aria ironica. Bess le strizzò l'occhio e si alzò, mentre la guardia apriva la porta della cella. 19
«È stato magnifico.» «Ehi, ti dico che Vicki è una strega; Jeffrey dovrebbe liberarsene una volta per tutte. È Amelia la donna giusta per lui» le gridò dietro una delle donne. Bess strizzò l'occhio anche a lei. «Ne terrò conto. Arrivederci, ragazze.» Le due amiche percorsero i corridoi in penombra e si trovarono in un piccolo atrio accanto alla stanza dove Bess era stata interrogata. «Senti, non sono una bacchettona, ma questo è davvero troppo!» sbottò Lori, strofinandosi gli occhi gonfi di sonno. «Essere buttata giù dal letto alle due di notte, per venire a liberarti dalla prigione... Questa volta hai davvero esagerato!» Bess le strinse la mano con un sorrisetto. «Lo so. Ma aspetta di sentire quello che ho da dirti: è stato mitico.» «Hai idea del tuo aspetto?» chiese Lori. Bess si strofinò la nuca e scosse le spalle. La sedia dietro alla scrivania di Alex era vuota. «Non avevo idea che tante donne di vita guardassero Peccati segreti. Ma, in effetti, va in onda di pomeriggio e loro lavorano di notte. Mi scusi» aggiunse in fretta, tirando per la manica un agente che passava. «Come si chiama l'agente che usa quella scrivania?» «Stanislaski» rispose l'altro a bocca piena. «È ancora qui?» continuò Bess. «È impegnato in un interrogatorio.» «Ah, capisco. Grazie, agente.» «Su, Bess, vieni a riprenderti le tue cose» la incitò Lori. Aveva pagato la cauzione e firmato un modulo per la riconsegna dei suoi effetti personali e ora non vedeva l'ora di andarsene di là. Bess, invece, indugiava ancora. «Stanislaski» ripeté, pensierosa. «Sembra un nome polacco.» Spazientita, Lori la trascinò verso la porta. «Su, andiamocene. Questo posto pullula di criminali.» «Lo so. E mi ha dato migliaia di idee per le prossime puntate della nostra soap» la rincuorò Bess con una risatina. «Se 20
decidiamo di far arrestare Elana per l'omicidio di Reed...» «Non sapevo che Reed dovesse morire» obiettò Lori, sconcertata. Ormai erano uscite. Bess sospirò e si guardò intorno in cerca di un taxi. «Lori, sappiamo tutte e due che Jim non firmerà un altro contratto per la serie: vuole provare qualcosa d'altro e noi dobbiamo studiare un modo per far uscire di scena il suo personaggio. Un omicidio potrebbe essere la soluzione ideale.» «Non è detto» si ostinò Lori. «Nell'ultimo mese, Le nostre vite, i nostri amori è salito di due punti negli indici di ascolto» le ricordò Bess. Lori mugolò un commento sprezzante. «Si dice che la dottoressa Amanda Jamison avrà due gemelli.» «Gemelli?» ripeté Lori, chiudendo gli occhi. Ariel Kirkwood, che interpretava la protagonista della soap concorrente, era in quel periodo una delle dive televisive più popolari. Se non escogitavano qualcosa per suscitare nel pubblico un interesse equivalente, le vicende di Jade rischiavano di passare in seconda linea. «E va bene, come vuoi tu» cedette Lori, a quel punto. «Facciamo morire Reed.» Bess si concesse un breve sorriso di trionfo, poi proseguì veloce in cerca di un taxi. «Mentre ero là, cercavo di immaginarmi la dottoressa Elana Warfield Stafford Carstairs in prigione. È stato favoloso, Lori» raccontò Bess, euforica. «Avresti dovuto vedere quello sbirro!» Ormai erano arrivate all'angolo e ancora non si vedeva ombra di taxi. «Quale sbirro?» chiese Lori, confusa. «Quello che mi ha arrestato. Alto, scuro e sexy.» Lori ebbe solo la forza di sospirare. «E quegli occhi neri!» continuò Bess, imperterrita. «Così intensi... Un corpo fantastico, asciutto e muscoloso come un pugile.» «Bess, smettila!» «Nossignora. Posso benissimo trovare attraente un uomo senza innamorarmi di lui.» 21
«Da quando?» chiese Lori, incredula. «Dall'ultima volta. Ti giuro che il mio interesse per Stanislaski è puramente professionale. Ehi, taxi!» L'auto accostò davanti a loro e Lori salì con un sospiro rassegnato. Bess diede all'autista l'indirizzo di entrambe, poi ricominciò a parlare senza interrompersi. «Insomma, se vogliamo rendere più credibile Storm, conoscere un vero sbirro può farci comodo, no? Dopo che Jade viene aggredita dal maniaco di Millbrook, lui non riesce più a nascondere i propri sentimenti per lei. E se per giunta Elana viene arrestata per l'omicidio di Reed, Storm si troverà con un'altra complicazione. Insomma, la lealtà familiare contro l'etica professionale...» «Ehi, state parlando di Peccati segreti?» chiese l'autista, interessato. Bess si animò subito. «Sì. Lei lo guarda?» «Mia moglie lo registra tutti i giorni. Ma voi due non mi sembrate facce familiari.» «Noi non recitiamo. Lo scriviamo» spiegò Bess con fierezza. «Caspita!» esclamò il tassista, colpito. «Allora lasciate che vi dica sinceramente cosa penso di quella strega di Vicki.» Mentre Bess si sporgeva in avanti interessata, Lori si abbandonò sospirando contro lo schienale e chiuse gli occhi, esausta.
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