Claudine

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Barbara Palmer

Claudine


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Claudine Berkley Books, a Penguin Random House Company, New York, NY © 2014 Barbara Palmer Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion novembre 2015 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 107 del 26/11/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Claudine aveva l'appuntamento alle otto e, come di consueto, arrivò esattamente con due minuti di ritardo. Si fermò sotto il portico tra due alti cespugli di bosso in vaso tagliati artisticamente a cono, davanti al portone di un'elegante abitazione dalla facciata in stucco bianco, come tante a Grosvenor Square, nel signorile quartiere londinese di Belgravia. Era una bella serata e la temperatura mite, forse un po' troppo calda per essere primavera. Claudine si sventolò con la mano poi premette il campanello e sentì l'eco del trillo provenire dall'interno. Si lisciò la sobria gonna grigia al ginocchio, sistemò meglio gli occhiali sul naso e tirò indietro il ventre, combattendo contro l'agitazione quando udì un rumore di passi che si avvicinavano all'ingresso. La porta si aprì e sulla soglia apparve una domestica in camicia nera e pantaloni dello stesso colore, che le lanciò una rapida occhiata e le fece cenno di entrare. Prese il biglietto da visita che le porgeva Claudine attraversando l'ampio atrio tondo. «Da questa parte, prego» le disse in tono scostante, accompagnandola in una stanza a destra. «Il conte sarà subito da lei.» Dopo averla fatta entrare, richiuse la porta alle sue spalle senza fare rumore. Claudine si guardò intorno. L'arredamento dell'ambien5


te aveva un sapore virile, con due poltrone in cuoio dall'alto schienale, dipinti a olio in tinte cupe e soggetti classici, un tappeto persiano sul parquet lucido e un angolo bar. Sulla scrivania antica facevano bella mostra di sé le foto di una donna e tre ragazzi, incorniciate in argento. Era più uno studio che una biblioteca, nonostante le due imponenti librerie di mogano dagli sportelli in vetro, piene di volumi rilegati, che occupavano due pareti. Claudine si sedette in poltrona con la grossa borsa di pelle in grembo e accavallò le gambe in una posa pudica, tenendo la schiena ben dritta. Si chiese se fosse vestita in maniera adeguata. Forse era troppo scialba e dimessa? Oppure il suo abbigliamento severo e morigerato era quello giusto per dare l'impressione di essere una giovane bibliotecaria che avrebbe dovuto occuparsi della notevole collezione di libri antichi del conte? Tirò fuori dalla borsa l'astuccio della cipria e si guardò con aria critica nello specchietto. Aveva le ciglia naturalmente lunghe e folte che non avevano bisogno di essere scurite con il mascara, ma Claudine ebbe il dubbio che forse avrebbe dovuto addolcire i lineamenti con un tocco di fard e di rossetto. Attese pazientemente, poi lanciò un'occhiata all'orologio. Era passato più di un quarto d'ora dal suo arrivo. Si alzò per dare un'occhiata da vicino ai libri e aveva piegato la testa per leggere i titoli sui dorsi quando la porta si aprì e il conte entrò nella stanza. «Ah, eccoci qua!» esclamò facendole un cenno di saluto. «Lieto di vederla. Mi scusi se l'ho fatta attendere. Apprezzo la sua puntualità» disse con un accento raffinato da tipico gentleman. Aveva il fisico imponente, gli occhi azzurri, folti capelli biondi tendenti al grigio e il colorito rubizzo di una persona che amava stare all'aria aperta. Nel complesso era piuttosto aitante e la sua aria sofisticata era sottolineata dalla signorile giacca da casa bordeaux con i risvolti di seta e la cintura stretta alla vita, che indossava 6


sui pantaloni scuri e con mocassini di cuoio rosso cupo. Claudine inclinò il capo con garbo. «Piacere di conoscerla, sir.» Il conte la scrutò da capo a piedi. «Eccellente. Beviamo qualcosa?» Dopotutto era l'ora perfetta per un aperitivo, si disse Claudine. E comunque non avrebbe potuto rifiutare. «Volentieri.» Lui le rivolse un sorriso cordiale, poi si diresse verso il mobile bar e prese una bottiglia di Campari. «Che ne dice di un Americano, in onore del suo paese natio?» «Perfetto» gli sorrise Claudine, nonostante detestasse il gusto del vermouth che il conte stava mettendo nel cocktail prima di aggiungere uno schizzo di soda dal sifone. Dopo avere mescolato con una bacchettina di vetro, le porse il bicchiere e per sé versò un whisky liscio. Andò a sedersi in poltrona e le fece cenno di accomodarsi sull'altra. «A guardarla, è proprio come uno si aspetta che sia una bibliotecaria» commentò. Claudine azzardò una risposta sfrontata. «Sono i rischi del mestiere. Si finisce per sembrare quasi la caricatura di se stessi. Quindi ha deciso di concedermi il privilegio di occuparmi della sua collezione, visto che sono perfetta per l'incarico?» Il conte si rilassò, incrociando le gambe. Claudine avvertì la fragranza della sua colonia dolciastra e speziata. «Non salti subito alle conclusioni. Mi dica, piuttosto, perché dovrei fidarmi di lei e permetterle di mettere le mani sui miei tomi preziosi?» «Ha già avuto modo di esaminare il mio curriculum, presumo, ma ne ho portata una copia per ogni evenienza.» Claudine si chinò per prendere i fogli dalla borsetta che aveva poggiato a terra accanto al piede della poltrona, ma lui agitò una mano. «Non serve. Mi faccia un riassunto, la prego.» 7


«Ho sempre avuto la passione per i libri» cominciò Claudine. «Da bambina...» «Dove ha trascorso l'infanzia?» la interruppe il conte. «A Boston. I miei genitori erano insegnanti di scuola superiore e mi hanno sempre incoraggiata ad amare la lettura. Ho studiato letteratura inglese a Wellesley e ho conseguito un master in scienze archivistiche e bibliotecarie.» «A Wellesley, eh?» Il conte fece roteare il whisky nel bicchiere. «Non pensavo che gli insegnanti americani avessero stipendi tanto alti da poter pagare gli studi alla propria figlia in un'università così prestigiosa.» «Ho vinto delle borse di studio» rispose Claudine un po' troppo in fretta. «La sua collezione è qui?» «Santo cielo, no! Nella mia libreria ci sono oltre ventimila volumi. Qui conservo solo alcuni libri scelti di vario genere. Il grosso della collezione è nella tenuta di famiglia nel Cheshire.» Il conte vuotò il bicchiere e si alzò per versarsi un altro whisky mentre Claudine aveva bevuto appena un sorso. «Ora mia moglie e i miei figli sono lì» aggiunse, restando voltato verso il mobile bar. «Dev'essere bello stare in campagna, specialmente ora che sta per arrivare l'estate.» Il conte tornò a sedersi. «Mi scusi se le sembro inopportuno, signorina, ma le dispiacerebbe togliersi gli occhiali? Sono alquanto miope e non riseco a vederle bene gli occhi dietro le lenti.» Claudine si tolse diligentemente gli occhiali e li ripose con cura in borsa, poi sgranò gli occhi, notando con piacere che il suo sguardo magnetico faceva un certo effetto sul conte. «Molto meglio» approvò lui. «Sa, ritengo che si possa capire molto della personalità di qualcuno guardandolo negli occhi. Si dice che siano lo specchio dell'anima, in fondo, no? E devo dire che le sue iridi sono sbalorditive... di un verde intenso, veramente suggestivo.» Trangugiò un lungo sorso di whisky, poi si schiarì la gola. 8


«Tornando alle mie credenziali, mi sono laureata con lode...» riprese Claudine. «Sì, sì» la interruppe lui con impazienza. «Ha dei titoli eccellenti, ma ho notato che nel suo curriculum sono riportate poche referenze. Come mai?» «Nel mio lavoro la discrezione è essenziale. I miei clienti si preoccupano comprensibilmente che le loro questioni private possano diventare di dominio pubblico, benché mi sorprenda notare quanto alcuni cerchino di tenere segrete le loro collezioni.» Il conte la fissò intensamente. Claudine indossava una camicetta bianca con un cardigan corto di cashmere, e sentì un rivolo di sudore scenderle lungo la schiena. Trafitta dal suo sguardo penetrante, si dimenò leggermente sulla poltrona, a disagio. «È alquanto caldo in questa stanza, non trova? Non faccia complimenti, se vuole togliersi il golfino.» «Grazie, in effetti sono un po' accaldata.» Claudine bevve un sorso di cocktail, evitando di fare una smorfia per il gusto che trovava sgradevole, poi posò il bicchiere e slacciò i bottoncini. Si tolse il cardigan raddrizzando la schiena per fare sporgere il seno che risaltò ancora di più premendo contro la camicetta. Il conte vi posò lo sguardo e Claudine si affrettò a incurvare le spalle per non essere troppo provocante. «Come dicevo, i collezionisti privati per cui ho lavorato non desiderano comparire e preferiscono mantenere l'anonimato. Tuttavia ho delle ottime referenze della biblioteca pubblica di New York.» «Sì, ricordo di avere letto che vi ha lavorato come stagista estiva. Per quel che mi riguarda, non è sufficiente, ma accantoniamo la questione per il momento. Cosa la porta a Londra?» «Per chiunque ami i libri come me, Londra è il centro del mondo!» replicò Claudine con entusiasmo. «Ho trascorso ore e ore alla Bodleian Library e mi è parso di essere in paradiso. Avevo in programma di fermarmi per un 9


anno, ma ho fatto male i conti e sarò costretta a rientrare prima del previsto nel mio paese se non troverò un lavoro per mantenermi. È il motivo dell'urgenza che ho manifestato nella mia domanda d'impiego.» «Ma la Bodleian è a Oxford» puntualizzò il conte. «Che è vicinissima a Londra» ribatté Claudine. Il conte vuotò di nuovo il bicchiere. «Direi che ce ne vuole un altro» dichiarò battendo la mano sulla coscia prima di alzarsi. Con il movimento, la giacca si aprì e Claudine notò la vistosa erezione, ma distolse subito lo sguardo. «Lei però non ha quasi toccato il suo cocktail.» Mentre lui si versava di nuovo da bere, Claudine cercò di assumere un certo contegno. L'incontro procedeva abbastanza bene, per quanto il suo sguardo insistente la mettesse a disagio. Quando l'uomo tornò con il bicchiere pieno, la cintura allentata si era sciolta del tutto e i lembi della giacca erano aperti. Si sedette di schianto e sbuffò. «Fa dannatamente caldo qui. Mi scusi per le mie maniere brusche, signorina. Spero che non si sia adombrata.» Claudine abbozzò un sorriso e scosse la testa. «Bene. Mi piacciono le persone di carattere. Mi è stato rimproverato di avere dei modi irruenti ma, se può consolarla, finora il suo colloquio procede bene. Le sue risposte sono soddisfacenti, malgrado la mancanza di adeguate referenze.» Le sue parole di lode la incoraggiarono. «Sono lieta di avere la sua approvazione. Si accorgerà che posso essere piuttosto decisa e risoluta quando serve, e preferisco sempre la sincerità ai sotterfugi.» Claudine notò uno scintillio negli occhi azzurri del conte. «In tal caso... avrei una richiesta da farle. Mi piacerebbe vedere cos'ha sotto quella bella camicetta. È abbottonata fino al collo, non è un po'... soffocante? Specialmente con questo caldo! Se intende stuzzicare l'appetito di un uomo, dovrebbe fargli venire l'acquolina in bocca, non 10


mortificarlo fino all'inappetenza, non le pare?» Arrossendo per l'indignazione, Claudine balzò in piedi. «Vuole insinuare che la stia provocando di proposito, sir? La sua allusione è sconveniente, oltre che offensiva. Comincio a sospettare che abbia accettato di concedermi questo colloquio per dei secondi fini.» «Insisto comunque» replicò lui, imperterrito. «Non può approfittarsi della sua posizione nei confronti di un'innocente bibliotecaria indifesa!» protestò Claudine. «Come vede, sono comodamente seduto in poltrona senza muovere un dito» ribatté lui, pacato. «Non la sto importunando né minacciando in alcun modo. La mia è una semplice richiesta, sta a lei accettare o no. Dopotutto è maggiorenne, non vedo quale sia il problema.» Claudine esitò, come se stesse valutando i pro e i contro. «E va bene» sospirò infine, cominciando a sbottonare lentamente la camicetta. Ne scostò i lembi, scoprendo un vezzoso reggiseno a balconcino bianco che metteva in mostra il suo seno generoso, con i capezzoli che premevano contro il pizzo. «Spero che sia soddisfatto ora» commentò con un sorrisetto. «Ora mi sta provocando sul serio» osservò il conte. «Voglio che tolga il reggiseno.» Claudine atteggiò le labbra a un broncio malizioso, poi obiettò: «No, ci stiamo spingendo troppo oltre. Sarà meglio che il colloquio s'interrompa qui». «Vuole che la implori? Sono disposto a farlo, se è questo che serve.» Il sorriso del conte si spense e lui la guardò dritto negli occhi. «Sei un vero splendore, Claudine. Vali il tuo compenso fino all'ultimo penny» commentò, cambiando di colpo registro e abbandonando la farsa. Lei emise un piccolo sbuffo d'aria dalle narici, tra il divertito e l'esasperato. Si tolse la camicetta e la lasciò cadere, poi slacciò il gancio anteriore del reggiseno rivelando i seni tondi e perfetti con i capezzoli turgidi e rosei. Il conte socchiuse leggermente le palpebre mentre Claudine si av11


vicinava lentamente, facendo ondeggiare i seni a ogni passo. «Non è giusto che tu sia tutto vestito e io sia seminuda. Anch'io voglio guardare» replicò, sfrontata, abbandonando a sua volta la finzione e smettendo di dargli del lei. Si fermò davanti a lui con il seno all'altezza del suo viso. Lo vide allargare le narici e capì che annusava il suo profumo di rosa con una nota di fondo sensuale. Cercò di alzarsi, ma Claudine gli mise una mano sulla spalla spingendolo con decisione per farlo restare seduto. Il conte stese le mani verso i suoi seni e lei gliele scostò, poi si accovacciò tendendo la stoffa della gonna stretta sulle cosce, e passò la punta di un dito sulla patta dei pantaloni. «Cosa nascondi di bello qui?» commentò guardandolo con un'espressione fintamente sorpresa. Lui le prese la mano e se la premette sul pene. Lei gli aprì i pantaloni e lo tirò fuori. Lo scrutò con stupore, come se non avesse mai visto un membro maschile; era grosso e turgido, con la punta violacea e umida. S'inginocchiò davanti a lui e gli allargò le gambe poi fece scorrere le dita sul pene. Il conte le mise le mani sulle spalle per avvicinarla a sé. Claudine posò le labbra sul glande per dargli un casto bacio, poi strofinò la bocca chiusa lungo il membro e lo accarezzò con la guancia, infine lo prese in bocca e lo succhiò, passandovi sopra la lingua. Si chinò e abbassò la testa, facendolo affondare sempre di più e contraendo la gola, mentre il conte muoveva ritmicamente i fianchi, con gli occhi socchiusi e i lineamenti contorti dal piacere. «Dio, non riuscirò a trattenermi ancora per molto. Togliti la gonna» le disse con voce roca. Lei si staccò e gli sorrise civettuola, compiaciuta dalla sua reazione. «Non ancora» replicò prima di leccargli voluttuosamente il pene. Lui la guardava, cercando di resistere il più possibile, 12


ma alla fine appoggiò la nuca allo schienale della poltrona e chiuse gli occhi, gemendo. Claudine si alzò e indietreggiò, poi si tolse la gonna lasciandola cadere a terra. Aveva la vita sottile e i fianchi tondi, molto femminili, le gambe lunghe e flessuose, fasciate dalle autoreggenti. Il reggiseno di pizzo era abbinato a delle culottes bianche con una lunga fessura che rivelava il sesso depilato e roseo. Vedendola così esposta spudoratamente al suo sguardo, il conte sorrise. «Ah, non sei poi ingenua e virtuosa come vuoi far credere, Claudine... Interessante...» Si alzò e abbassò i pantaloni, poi si avvicinò a lei con il pene turgido e dritto come una spada. Claudine gli mise le mani sulle spalle e lui si chinò sul suo seno per mordicchiarle e succhiarle i capezzoli, provocandole dei fremiti d'eccitazione. Si accovacciò davanti a lei e affondò il viso contro il suo pube, leccando avidamente le pieghe del sesso scoperto dalla fessura nelle culottes, poi si rialzò e la fece appoggiare con le mani al piano della scrivania, passando alle sue spalle. Claudine allargò le gambe e lui la penetrò con un affondo vigoroso, afferrandola per i fianchi. Dopo qualche slancio veemente, venne con un grido soffocato.

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Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)


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