DIANA PALMER Un nome che ogni lettrice di romanzi d’amore ben conosce. Un’autrice nordamericana così famosa e prolifica da aver scritto più di un centinaio di libri e da essere un’abituale presenza nella prestigiosa New York Time Bestselling List. Fin dal suo esordio, nel lontano 1979, Diana ha saputo catturare l’ammirazione del pubblico con storie sensuali e affascinanti e personaggi così intensi e passionali da far breccia istantaneamente nel cuore delle sue innumerevoli lettrici. Ha iniziato la sua carriera di scrittrice come giornalista, una strada che ha seguito con entusiasmo per sedici anni. Fino al giorno in cui il suo primo libro è stato pubblicato. Da allora ha capito che non ci sarebbe stato altro spazio nella sua vita lavorativa oltre a quello dedicato ai romanzi d’amore. Ma le passioni di Diana non si esauriscono certo con la scrittura. C’è la famiglia, naturalmente, e poi un impegno encomiabile che la porta a interessarsi di moltissime associazioni benefiche. E nel 1995, a quarantanove anni, ha trovato anche il tempo per laurearsi con lode. D’altra parte Diana ha una vitalità incredibile. E la sua passione per le auto veloci lo testimonia.
DIANA PALMER
IL MILIONARIO RIBELLE
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Maverick Silhouette Desire © 2009 Diana Palmer Traduzione di Roberta Canovi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny dicembre 2010 Questo volume è stato impresso nel novembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 1871 del 7/12/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/8/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Capitolo 1
HARLEY FOWLER ERA così concentrato sulla lista della spesa che andò a sbattere contro una giovane morettina. Alzò gli occhi, scioccato, quando lei rimbalzò contro la porta del negozio, fulminandolo con lo sguardo. «Ho sentito parlare di uomini che sanno concentrarsi quanto le donne, ma questo è troppo» l'apostrofò la ragazza con un'occhiata eloquente. Si risistemò i capelli neri, tastando la testa alla ricerca di un bernoccolo. Un paio di occhi di un blu intenso si fissarono nell'azzurro dei suoi. Lei notò che aveva i capelli castano chiaro seminascosti da un cappellino da baseball che gli donava. Aveva un'aria sexy. «Non è questione di concentrazione» rispose secco. «Vorrei tornare al lavoro, ma questo elenco di faccende da sbrigare me lo impedisce.» «Il che non giustifica il fatto che tu aggredisca le persone con le porte, direi.» I suoi occhi fiammeggiarono. «Non ti ho aggredito con una porta. Sei tu che mi sei venuta addosso.» «Niente affatto. Eri così concentrato su quel pezzo di carta che non avresti notato neanche un treno merci.» Sbirciò la lista oltre il suo braccio. «Cesoie per potare? Due rastrelli?» Serrò le labbra, ma quando lo guardò di 5
nuovo quegli occhi blu sorridevano. «Evidentemente sei un giardiniere» dedusse notando le scarpe infangate. Le sopracciglia di Harley si congiunsero sulla sua fronte. «Non sono un giardiniere» replicò indignato. «Sono un cowboy.» «Non ci credo!» «Scusa?» «Non hai un cavallo, non porti un cappello da cowboy.» Accennò ai suoi piedi. «Non hai neanche gli stivali da cowboy!» Harley la guardò allibito. «Cos'è, sei appena scappata da un ospedale psichiatrico?» «Non sono mai stata in terapia» lo informò altezzosa. «Le mie idiosincrasie sono talmente uniche che non sono riusciti a classificarmi nemmeno con l'ultima edizione del SDM-IV, figuriamoci a psicoanalizzarmi!» Si riferiva a un classico volume di psicologia usato per diagnosticare le malattie mentali, ma lui non aveva idea di cosa stesse parlando. «Quindi sai cantare?» riprese lei. «E perché dovrei cantare, scusa?» ribatté sempre più perplesso. «I cowboy cantano. L'ho letto in un libro.» «Allora sai leggere» osservò con finto stupore. Alla sua espressione confusa, Harley accennò al cartello sulla porta di ingresso, che recava a chiare lettere la scritta tirare. Lei la stava spingendo. Notando l'errore, la ragazza mollò immediatamente la maniglia e strofinò i piedi per terra. «L'ho visto» dichiarò sulla difensiva. «Volevo vedere se prestavi attenzione.» Inclinò la testa da una parte. «Hai una corda?» «Perché? Hai intenzione di impiccarti?» Lei sospirò con infinita pazienza. «I cowboy hanno sempre una corda con sé.» 6
«A che scopo?» «Così possono prendere al lazo il bestiame!» «Non è facile trovare dei bovini che pascolano nei negozi» le fece presente lui recuperando terreno. «E se succedesse?» insistette lei. «Come trascineresti una mucca fuori dal negozio?» «Un toro. Alleviamo tori purosangue Santa Gertrudis al ranch del signor Parks» la corresse. «E non avete mucche?» Fece una smorfia. «Allora vuol dire che non allevate vitelli» concluse annuendo soddisfatta. Il viso di Harley si infiammò. «Alleviamo eccome vitelli. E abbiamo le vacche. Solo non le portiamo a spasso per negozi!» «Be', scusa tanto!» ribatté lei per niente contrita. «Non ho mai detto questo.» «Cappelli da cowboy, corde e mucche...» borbottò tra sé mentre apriva la porta. «Entri o te ne stai qua fuori? Io ho del lavoro da sbrigare.» «Tipo che cosa? Colpire donne innocenti con una porta in testa?» domandò con tono sdolcinato. Lo sguardo impaziente di Harley si posò sui suoi pantaloni puliti, sulla giacca di lana e sulla borsa che aveva con sé. «Ripeto: intendi entrare nel negozio?» domandò cercando di mantenere il controllo mentre le teneva aperta la porta. «Sì, in effetti sì» rispose lei avvicinandosi. «Ho bisogno di un metro, di colla, fiammiferi, gesso, puntine, spago colorato e nastro adesivo.» «Non mi dire» considerò. «Sei un'impresaria edile, per caso?» «Oh, fa un mestiere un po' meno convenzionale di questo, Harley» intervenne Cash Grier, il comandante della polizia, mentre saliva gli scalini verso la porta del 7
negozio. «Come va, Jones?» domandò quindi alla sconosciuta. «Sono sommersa dai cadaveri, Grier» replicò lei con un sorriso. «Ne vuoi un po'?» L'uomo alzò le mani. «Non facciamo molti affari con gli omicidi, qui a Jacobsville. Preferirei continuare così.» Si accigliò. «Sei un po' fuori dal tuo territorio, eh?» «Già. Sono stata chiamata dal tuo sceriffo, Hayes Carson. In realtà è lui ad avere un cadavere. Non ho portato con me tutto il necessario, spero di riuscire a trovare quello che mi serve qui in negozio: è lunga tornare a San Antonio quando si lavora a un caso.» «Un caso?» si informò Harley, confuso. «Sì, un caso» rispose. «A differenza di te, qualcuno è un professionista con un vero lavoro.» «Lo conosci?» le domandò allora Cash. Lei rivolse a Harley un'intensa occhiata. «Non proprio. Ha marciato su per le scale come un bulldozer e mi ha sbattuto la porta in faccia. Dice di essere un cowboy» aggiunse con tono confidenziale. «Ma, detto tra noi, sono certa che stia mentendo. Non ha né un cavallo né una corda, non indossa il cappello né gli stivali da cowboy, sostiene di non saper cantare e pensa che i tori pascolino liberi nei negozi.» Harley rimase a fissarla con un misto di emozioni quale non provava da tempo. Cash strozzò una risata. «Be', in effetti è un cowboy» lo difese. «Harley Fowler, manager del ranch di Cy Parks.» «Incredibile!» esclamò lei. «Che colpo all'immagine del Texas se qualche turista passasse di qui per caso e lo vedesse vestito a quel modo!» Indicò l'abbigliamento di Harley con un gesto della mano. «Non possono definirci la capitale mondiale dei cowboy se chi bada alle mandrie 8
va in giro con cappellini da baseball! Saremo messi in ridicolo!» Cash stava cercando di non ridere, mentre sembrava che Harley stesse per esplodere. «Meglio un cowboy senza cavallo che un'impresaria con un simile caratteraccio!» ribatté Harley con gli occhi che scintillavano. «Mi meraviglia che qualcuno possa contattarti per affidarti la costruzione di qualcosa.» Al che lei gli rivolse un'occhiata altezzosa. «Io non costruisco niente. Ma potrei farlo, se volessi.» «Sta dicendo la verità» confermò Cash. «Harley, ti presento Alice Mayfield Jones. È un'investigatrice del dipartimento di medicina legale di Bexar County.» «Lavora con i morti?» esclamò Harley indietreggiando di un passo. «Cadaveri» confermò Alice, impassibile alla sua espressione disgustata. «E sono dannatamente brava nel mio mestiere. Puoi chiederlo a lui» aggiunse accennando a Cash. «Ha una certa reputazione» confermò il comandante, e gli scintillarono gli occhi. «La conosco dai tempi di San Antonio.» «Quando nell'ufficio distrettuale avevi la fama di professionista solitario con un brutto carattere e nessun senso dell'umorismo.» «Oh, sono cambiato.» Le sorrise. «Una moglie e un figlio possono trasformare il peggiore di noi.» Anche lei rispose al sorriso. «Scherzi? Se ho tempo, mi piacerebbe conoscere questa ragazzina di cui parlano tutti. È bella come la mamma?» Annuì. «Oh sì, ha preso tutto da lei.» Harley si allargò il collo della camicia. «Vi spiace piantarla di parlare di bambini?» borbottò. «Mi fate venire la pelle d'oca.» 9
«Allergico ai piccoli?» lo punzecchiò Alice. «Allergico all'argomento matrimonio in toto» rimarcò con un'espressione eloquente. A quelle parole Alice inarcò le sopracciglia. «Mi spiace, speravi forse che ti chiedessi di sposarmi?» scherzò con disinvoltura. «Non hai un brutto aspetto, suppongo, ma ho uno standard molto elevato per quanto riguarda i possibili mariti. Francamente» aggiunse studiandolo da cima a fondo, «se fossi in vendita in un negozio, ti posso assicurare che non ti comprerei.» Harley la fissò come se dubitasse delle proprie orecchie, mentre Cash Grier dovette voltarsi dall'altra parte – il suo viso ormai era paonazzo. Dalla porta del negozio uscì un uomo alto e taciturno, dai capelli scuri, che subito aggrottò la fronte. «Jones? Che diavolo ci fai qui? Avevano chiesto che se ne occupasse la Longfellow!» Lei rispose all'occhiataccia. «La Longfellow si è nascosta nel bagno e si è rifiutata di venire fuori» replicò senza scomporsi. «Quindi hanno mandato me. E poi, perché ti interessa un caso dello sceriffo Carson? Tu sei un federale.» Kilraven si portò un dito alle labbra, e si guardò intorno in fretta per assicurarsi che non ci fosse nessuno in ascolto. «Sono un poliziotto e lavoro nelle forze di polizia locali» precisò secco. Alice alzò entrambe le mani in gesto di resa. «Scusa tanto! È così difficile tenersi al passo con tutti questi segreti!» Kilraven guardò il proprio comandante prima di riportare l'attenzione su Alice. «Quali segreti?» «Be', qui abbiamo il cowboy senza cavallo» iniziò indicando Harley, «e il cadavere giù al fiume...» Gli occhi argentati di Kilraven si spalancarono. «Al 10
fiume? Pensavo fosse in città. Nessuno mi ha informato!» «L'ho appena fatto io» gli fece notare lei. «Ma è proprio un segreto, non dovrei dirlo a nessuno.» «Io faccio parte della polizia locale» insistette Kilraven. «A me puoi dire tutto. Chi è il cadavere?» «Gli ho solo dato un'occhiata veloce prima di accorgermi che avrei avuto bisogno di altro materiale» rispose con uno sguardo vago e la mano sul fianco. «È maschio, e morto. Non ha alcun documento di identità, è nudo, e nemmeno sua madre lo riconoscerebbe.» «Le impronte dentali...» cominciò Kilraven. «Per averle, c'è bisogno dei denti» replicò lei con voce sdolcinata. Harley stava sbiancando, e Alice si rivolse a lui. «Sei debole di stomaco?» domandò speranzosa. «Ascolta, una volta ho esaminato un tizio che la fidanzata aveva sorpreso con una prostituta. Dopo averlo fatto fuori, lei gli ha tagliato... Ehi, dove vai?» Harley si stava affrettando nel negozio. «In bagno, suppongo.» Grier sorrise a Kilraven, che ridacchiò. «Lavora con il bestiame ed è così suscettibile?» domandò Alice, divertita. «Immagino sia uno spasso quando nascono i vitelli!» «Non è carino, Jones» la riprese però Kilraven. «Tutti abbiamo i nostri punti deboli. Anche tu.» «Io non ho alcun punto debole» lo rassicurò allora lei. «E neanche una vita privata» osservò Grier. «Ho sentito dire che hai cercato di fare l'autopsia al tacchino del Ringraziamento, durante delle indagini in North Carolina.» «Era una morte sospetta» replicò lei impassibile. Entrambi gli uomini ridacchiarono. «Devo rimettermi al lavoro.» Si fece seria. «Questo 11
caso è strano. Nessuno sa chi sia il morto, né da dove venga, ed è evidente il tentativo di renderlo non identificabile. Persino con il test del DNA – e ci vorrà del tempo per avere i risultati – non sono certa che riusciremo a scoprire la sua identità. Se non ha la fedina penale sporca, non sarà presente nei registri.» «Per lo meno non ne capitano molti» considerò Kilraven sommessamente. Jones gli sorrise. «Quand'è che torni a San Antonio?» gli domandò. «Hai risolto il rapimento Pendleton e hai aiutato a prendere i colpevoli.» «Ho ancora qualche faccenda da sistemare qui» rispose. Poi fece un cenno di saluto a lei e al capo. «Torno di pattuglia.» «La moglie di Brady ha preparato la zuppa di patate con vero pane di granturco, per pranzo. Non perdertelo.» «Non ci penso nemmeno, capo.» Alice seguì con lo sguardo il federale che si allontanava. «È un bel bocconcino, ma non ha ormai svolto il suo compito, qui?» domandò a Cash. Lui si avvicinò prima di rispondere. «Winnie Sinclair lavora per il centro 911. In giro si dice che lui si sia preso una bella cotta, per questo continua a trovare scuse per non andarsene.» Alice parve preoccupata. «E si porta appresso un passato di cui praticamente nessuno è al corrente. Finge che non sia mai accaduto.» «Forse è meglio così.» Lei annuì. «Uno dei casi peggiori sui quali abbia mai lavorato. Povero ragazzo.» Si accigliò. «Non l'hanno mai risolto, sai? Il bastardo è ancora là fuori, libero come l'aria. Deve aver fatto impazzire sia Kilraven sia il fratello, non sapere se sia qualcuno che hanno arrestato, qualcuno che cercava vendetta.» 12
«Il padre era un agente dell'FBI di San Antonio, prima di cominciare a bere tanto da lasciarci la pelle – e tutto per colpa di quegli omicidi. Blackhawk è ancora coi federali» aggiunse poi Cash con aria assorta. «Potrebbe essere un caso su cui aveva lavorato uno dei tre.» «Potrebbe» convenne Alice. «L'idea deve perseguitare quei due. Il senso di colpa sarebbe già più che sufficiente, ma non vogliono rischiare che succeda di nuovo, a qualcun altro a cui sono legati. Per questo evitano le donne, soprattutto Kilraven.» «Non vuole affrontare di nuovo quell'inferno.» «Questa Sinclair... Lei cosa prova per Kilraven?» Cash le rivolse un sorriso amichevole. «Non sono un pettegolo.» «Balle.» L'altro scoppiò a ridere. «È pazza di lui. Ma è molto giovane.» «L'età non conta, alla lunga» sentenziò Alice con sguardo assente. «Per lo meno in certi casi.» Quindi aprì la porta del negozio. «Ci vediamo, Grier.» «Ci vediamo, Jones.» Quando fu entrata, notò Harley vicino alla cassa, pallido e scombinato. Lui la fulminò con gli occhi. «Non sono neanche scesa nei particolari» si giustificò allora Alice sollevando le mani. «E solo Dio sa come puoi marchiare le bestie, con quello stomaco.» «Ho mangiato qualcosa che non andava d'accordo con il mio stomaco» dichiarò Harley, freddo come il ghiaccio. «In questo caso non devi avere molti amici...» Il cassiere si piegò in due dalle risate. «Io non mangio la gente!» protestò Harley borbottando. Quella ragazza era impossibile! «Spero proprio di no» replicò lei. «Voglio dire, essere 13
un cannibale è molto peggio che essere un giardiniere.» «Non sono un giardiniere!» Alice rivolse al cassiere il suo sorriso più dolce. «Avete del gesso e degli spaghi colorati?» si informò. «Ho anche bisogno delle batterie per la macchina fotografica e di un detergente antibatterico per le mani.» Il ragazzo rimase a bocca aperta e Harley sogghignò: lui lo conosceva molto bene ma, per sua sfortuna, Alice no; forse aveva trovato il modo di ricambiare il favore. «Ehi, John, abbiamo una vera investigatrice, sai?» informò il giovanotto. «Lavora per la scientifica di San Antonio!» Lo stomaco le precipitò ai piedi quando notò il guizzo interessato negli occhi del commesso. Il suo viso si animò all'improvviso. «Davvero? Ehi, io guardo tutte le serie di CSI!» esclamò eccitato. «So dei test del DNA, e so anche come stabilire da quanto tempo qualcuno è stato ucciso tramite gli insetti presenti sul cadavere...» «Le auguro una splendida giornata, signorina Jones» la salutò Harley al di sopra del monologo esuberante del commesso. «Oh, grazie tante» borbottò lei con un'occhiata gelida. Si portò due dita sul cappellino. «Ci vediamo, John» salutò il ragazzo prima di recuperare i propri acquisti e incamminarsi verso la porta con un diabolico sorrisetto soddisfatto. Il commesso gli rivolse un generico cenno di saluto senza distogliere lo sguardo da Alice. «Comunque, a proposito di quegli insetti...» riprese con entusiasmo. Alice lo seguì per il negozio alla ricerca del necessario, grugnendo tra sé mentre il tizio continuava a blaterare. Non mancavano mai i sapientoni che volevano insegnarle il mestiere, grazie alla proliferazione di telefilm sull'argomento. Ogni volta cercava di spiegare che la 14
maggior parte dei laboratori aveva personale insufficiente, budget limitati, e che i risultati non erano pronti in un'ora, neanche per un dipartimento come il suo, quello dell'Università del Texas, che aveva una reputazione eccellente a livello nazionale. Ma il sedicente esperto di insetti era partito in quarta e non la ascoltava; si rassegnò alla lezione e si costrinse a sorridere: non era il caso di farsi dei nemici, considerato che avrebbe potuto averne bisogno in seguito. Tuttavia, l'avrebbe fatta pagare a quel malefico cowboy – questo era sicuro. La riva del fiume brulicava di poliziotti. Alice sbuffò mentre si chinava sul povero cadavere e cominciava a prendere le misure. Aveva già fatto circondare la scena del crimine con il nastro giallo, ma questo non impediva alla gente di oltrepassarlo come se niente fosse. «Non fate un altro passo» ordinò a due uomini che indossavano la divisa da vice sceriffo. Entrambi si fermarono con il piede a mezz'aria all'udire il suo tono. «La gente deve finirla di sguazzare sulla mia scena del crimine! Quel nastro giallo serve a tenere le persone fuori.» «Scusi» borbottò uno imbarazzato, prima che entrambi ritornassero al di là della linea. Con il dorso della mano ricoperto dal guanto di lattice, Alice si scostò dalla fronte un ciuffo sudato e mugugnò tra sé; era quasi Natale, ma il clima sembrava impazzito e faceva molto caldo. Aveva già sfilato la giacca di lana, sostituendola con un camice, ma anche i pantaloni erano di lana e lei si stava sciogliendo. Per non parlare del fatto che il cadavere era stato abbandonato da almeno un giorno e puzzava. Aveva spalmato la necessaria crema Vicks sotto il naso, ma non era di grande aiuto. Per l'ennesima volta, si chiese perché avesse scelto una simile professione. Ma era molto appagante quando 15
aiutava a catturare un assassino, il che era accaduto numerose volte, negli anni. Non che fosse sufficiente a rimpiazzare una famiglia... Purtroppo la maggior parte degli uomini che conosceva provava repulsione per quel mestiere. Alle volte lei cercava di tenerlo nascosto, tuttavia, inevitabilmente, un film o un telefilm menzionava qualche dettaglio assurdo e lei non riusciva a non sottolineare l'errore. A quel punto arrivavano i sorrisi forzati, le scuse. Era sempre così. Di solito accadeva prima della conclusione del primo appuntamento, al massimo del secondo. «Scommetto che sono l'unica ventiseienne ancora vergine in tutto il dannato Texas» borbottò tra sé. «Mi scusi?» uno dei vice sceriffi, una donna, esclamò con occhi sbarrati. «Appunto, mi guardi pure come se mi fossero spuntate le corna e la coda» mormorò senza interrompere il lavoro. «So di essere un anacronismo.» «Non è quello che intendevo» ridacchiò il vice. «Ascolti, ci sono un sacco di donne della nostra età in questa condizione. Parlando per me, non intendo prendermi qualcosa di poco piacevole da un uomo che si presenta come una ciotola di noccioline al bar. E pensa che la informerebbe se avesse qualche malattia?» Alice si illuminò. «Lei mi piace.» Il vice ridacchiò di nuovo. «Grazie. Per me è solo buonsenso.» Abbassò la voce. «Vede Kilraven, laggiù?» domandò, attirando l'attenzione di Alice sull'arrivo di un altro poliziotto – anche se in realtà si trattava di un federale che fingeva di essere un poliziotto. «Dicono che suo fratello, Jon Blackhawk, non abbia mai avuto una donna in vita sua. E noi pensiamo di essere quelle puritane!» Anche Alice sorrise. «Anch'io l'ho sentito. Dev'essere un uomo di buonsenso!» 16
«Decisamente.» Protetta dai guanti di lattice, il vice stava raccogliendo ogni pezzo di carta, ogni mozzicone di sigaretta che riusciva a trovare, imbustandoli perché fossero analizzati. «Guardi quel vecchio straccio, Jones. Pensa che debba prendere anche quello? Ha una macchia che sembra piuttosto recente.» Alice studiò l'oggetto in questione, stringendo gli occhi. Era vecchio, sì, ma il vice sembrava aver ragione. «Sì» rispose. «Probabilmente è qui da tempo, ma potrebbe essere utile. Attenta a non toccare la macchia.» Nel frattempo Kilraven aveva scavalcato il nastro giallo e si era avvicinato alla scena. «Che cosa pensi di fare?» protestò Alice. «Kilraven...!» «Guarda» la interruppe lui, gli occhi argentei fissi sull'erba proprio sotto la mano destra del corpo, che era stretta a pugno e pressata nel fango. «C'è qualcosa di bianco.» Alice seguì il suo sguardo. Sulle prime non lo vide neppure, ma quando si mosse il sole lo illuminò: un pezzo di carta. Scostò l'erba nelle vicinanze, e notò quella che poteva essere l'impronta di un piede. «Ho bisogno della macchina fotografica prima di prenderlo» dichiarò tendendo la mano. Il vice sceriffo recuperò la macchina dalla borsa e gliela porse, e lei scattò le foto necessarie e le registrò sulla piantina della scena. Dopodiché, con estrema delicatezza, infilò una matita sotto la mano e la sollevò finché non fu in grado di vedere il pezzo di carta; recuperò delle pinze dalla propria borsa e lo estrasse dal pugno chiuso. «È un foglietto ripiegato» annunciò aggrottando la fronte. «Grazie al cielo non ha piovuto.» «Amen» concordò Kilraven studiando l'oggetto appena raccolto. 17
«Vista acuta» aggiunse Alice con un sorriso. Lui rispose al sorriso. «Sangue Lakota» ridacchiò. «Cercare tracce fa parte del mio patrimonio genetico. Il mio bis-bisnonno era a Little Big Horn.» «Meglio che non chieda da quale parte» scherzò lei con un finto sussurro. «Non c'è bisogno di essere modesti. Era al fianco di Cavallo Pazzo.» «Buon per noi che adesso state dalla nostra parte, allora.» «L'avresti visto anche tu, Jones, prima o poi» replicò lui. «Sei la migliore.» «Wow! Ha sentito? Prenda nota» Alice invitò la vice sceriffo. «La prossima volta che mi urlano dietro che non faccio bene il mio lavoro, citerò Kilraven.» «Servirebbe a qualcosa?» domandò lui. Alice scoppiò a ridere. «A San Antonio hanno ancora paura di te» rispose. «Jacobs, uno dei veterani, al sentire il tuo nome sbianca come uno straccio. Avete avuto un piccolo disaccordo, se non ricordo male.» «L'ho sbattuto contro un espositore di frutta e verdura nel supermercato. Brutto affare. Lo sapevi che i mirtilli lasciano macchie viola sulla pelle?» aggiunse come se niente fosse. «Lavoro alla scientifica» gli ricordò inarcando le sopracciglia. «Posso chiederti perché l'hai fatto?» «Stavamo indagando su una serie di furti e ha cominciato a fare commenti sulla verdura con un poliziotto che era accanto a me – e che è omosessuale. Lui non poteva fare niente senza finire nei guai.» Sogghignò. «È incredibile come possano cambiare gli atteggiamenti con un po' di incoraggiamento.» «Ehi, Kilraven, cosa ci fai sulla scena del crimine?» chiamò Cash Grier dalle retrovie. 18
«Non rimproverarlo» lo invitò Alice. «Ha appena trovato una prova fondamentale. Dovresti dargli un premio!» Gli altri poliziotti presenti cominciarono a fischiare e applaudire. «Dovrei avere un premio» borbottò Kilraven tra sé mentre raggiungeva il superiore. «Non mi prendo mai né un giorno di permesso né una vacanza.» «Perché non hai una vita privata, Kilraven» scherzò un collega. Alice si alzò in piedi, lasciando vagare lo sguardo su tutte le persone assiepate intorno alla scena. Riconobbe almeno due auto provenienti da altre giurisdizioni, e c'era persino un mezzo federale! Non era insolito che in una contea pacifica come quella tutti i poliziotti non in servizio accorressero intorno a un evento del genere: non capitava tutti i giorni di trovare una vittima di omicidio nell'area. Ma un'auto federale per un crimine locale? Mentre guardava, proprio da quell'auto scesero Garon Grier e Jon Blackhawk, e oltrepassarono il nastro giallo per raggiungerla. «Che cos'hai trovato?» si informò Grier. Lei serrò le labbra, guardando prima il vice direttore dell'ufficio regionale dell'FBI, e poi l'agente speciale Jon Blackhawk. Che contrasto! Grier era biondo e Blackhawk aveva lunghi capelli dritti e neri legati in una coda di cavallo. Erano entrambi alti e con un fisico notevole, che però non ostentavano. Garon Grier, come il fratello Cash, era sposato; Jon Blackhawk era libero e disponibile. Alice avrebbe voluto essere il suo tipo – era attraente quanto il fratellastro Kilraven. «Ho trovato diverse prove, con l'aiuto del vice sceriffo. Tuo fratello» aggiunse rivolta a Jon, «ha rinvenuto questo.» Sollevò il foglietto di carta già imbustato. «Pri19
ma di aprirlo voglio portarlo in laboratorio, per non rischiare di perdere qualche traccia.» Blackhawk recuperò un blocco e cominciò a prendere appunti. «Dove l'ha trovato?» domandò. «Stretto nel pugno del morto, nascosto. Perché sei venuto qui?» ritorse Alice. «Si tratta di un affare locale.» Blackhawk rimase cauto. «Non del tutto.» Kilraven si unì a loro. Lui e Blackhawk si scambiarono un'occhiata quasi imbarazzata. «Okay. C'è in ballo qualcosa di cui non posso essere messa al corrente. D'accordo.» Sollevò una mano. «Sono abituata a essere un fungo. Tenuta all'oscuro e nutrita con...» «Non importa» la interruppe Garon. Addolcì il tono con un sorriso. «Abbiamo avuto una soffiata. Niente di sostanziale, solo c'è qualcosa che potrebbe interessarci, in questo caso.» «E non puoi dirmi che cosa riguardava la soffiata?» «Abbiamo trovato un'auto nel fiume, più a monte» la informò Grier a bassa voce. «Con la targa di San Antonio.» «Pensate sia sua?» «Forse. Stiamo controllando.» «Quindi pensi che sia arrivato qui per conto suo, o che qualcuno ce l'abbia portato?» L'uomo ridacchiò. «Sei brava, Alice.» «Certo che lo sono!» concordò. «Può per favore recuperarmi del gesso dalla macchina?» chiese quindi alla vice sceriffo. «Questa potrebbe essere un'impronta. Grazie.» Tornò subito al lavoro con più lena di prima, mentre le due coppie di fratelli restavano a guardare con estremo interesse. 20
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