DESERT KNIGHTS Tre fratelli, un solo regno da conquistare. Chiamati a scegliere tra potere, amicizia e amore. "Quando le Pleiadi adornano il sommo della notte, offrendo nelle mani dell'alba un mucchietto di stelle, trovo le sue labbra dolci, come fossero infuse di vino." (Ibn Hamdîs) I giorni felici nel regno di Zohayd sono un ricordo lontano. Dopo aver sottratto i gioielli della corona, la crudele regina Sondoss è stata bandita per sempre e ora per i suoi figli Haidar, Jalal e Rashid si aprono le porte di uno scontro senza pari. La conquista del trono di un altro regno, Azmahar, li porterà a rivangare antichi rancori, che sembravano sepolti per sempre sotto le sabbie del deserto, e a rompere il legame che li univa. Fratello del mio cuore... parole vuote, che si perdono nel vento che soffia implacabile tra le dune e le palme. Ma il sole del mattino torna a risplendere sempre, anche dopo le notti più cupe, e l'incontro con tre donne piene d'amore potrebbe modificare un destino che sembrava ormai prestabilito. Ne L'orgoglio dello sceicco, Haidar Aal Shalaan sarà il primo cavaliere del deserto a cadere nelle maglie dell'amore. E Roxanne Gleeson la donna che le tesserà attorno al suo cuore.
DESERT KNIGHTS I PROTAGONISTI HAIDAR AAL SHALAAN - Il Leone del deserto. Il suo spirito è forte come l'animale di cui porta il nome, ma ogni orgoglio cade dinanzi alla forza dell'amore. ROXANNE GLEESON - Lei è l'unica che abbia avuto l'ardire di rifiutare Haidar, ma è anche la sola che riuscirà a scalfire il suo gelido distacco. JALAL AAL SHALAAN - La Grandezza. Il Salvatore, il Traditore. La sua gentilezza è riservata a pochi eletti, la sua passione a una sola donna, Lujayn la Bella. LUJAYN MORGAN - In passato ha abbandonato Jalal, perché non voleva diventare una pedina nei giochi di potere. Ora combatterà per conquistarlo. RASHID AAL MUNSORI - L'oscuro. Il legame che avverte con il regno di Azmahar è più forte di quello di sangue, e la volontà di vincere supera in lui anche la più salda determinazione. IAYLAH AAL SHALAAN - Il suo rango attira più di un uomo, ma lei ne desidera solo uno. Rashid è una sfida troppo grande da affrontare, ma indispensabile per la felicità del suo cuore.
Olivia Gates
L'ORGOGLIO DELLO SCEICCO
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Sheikh's Redemption Harlequin Desire © 2012 Olivia Gates Traduzione di Roberta Canovi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny gennaio 2013 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 1991 dell'8/01/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Ventiquattro anni prima Lo schiaffo si abbatté sul viso di Haidar, facendolo andare a fuoco. Prima che potesse sussultare, ne arrivò un secondo sull'altra guancia, di manrovescio; la pietra preziosa incastonata nell'anello gli marcò una dolorosa scia nella carne. Disorientato, sentì un rombo di tuono mentre le lacrime gli annebbiavano la vista. Gli ammonimenti continuavano a investirlo, i ceffoni a sbattergli la testa da una parte all'altra. Alla fine uno gli fece perdere l'equilibrio e cadde in ginocchio. Le lacrime bruciarono la ferita sulla guancia come un rozzo disinfettante, mescolandosi al sangue. Sopra di lui risuonò una voce tranquilla. «Versa altre lacrime, Haidar e ti farò gettare in prigione. Per una settimana.» Deglutì, alzò gli occhi sulla persona che più amava al mondo, paralizzato dall'incomprensione. Perché si stava comportando così? La madre non aveva mai alzato le mani su di lui; non gli aveva mai neanche tirato le orecchie, o bacchettato le dita come invece era accaduto al gemello Jalal, per le marachelle combinate. Lui era il suo preferito. Era stata lei stessa a dichiararlo, a mostrare in ogni occasione la propria stima e il proprio favore. Di recente, però, c'erano state occasioni in cui l'aveva delusa, anche se non aveva fatto niente di male – anzi, a5
veva fatto qualcosa degno di lode. La cosa l'aveva confuso. Eppure, niente avrebbe potuto prepararlo per quella furia gelida e imprevista proprio nel momento in cui si era aspettato la massima approvazione. La donna lo squadrò dall'alto della sua statura maestosa, l'aspetto di una dea mitologica, gli occhi artici. «Non aggravare la tua stupidità con i guaiti: alzati e subisci la tua punizione come fa sempre tuo fratello – con coraggio e dignità.» Haidar quasi si lasciò scappare che era proprio Jalal – e il cugino Rashid, da lui amato come un fratello – che meritava quella punizione: era stato il loro esperimento a mandare a fuoco un'intera stanza del palazzo e a rovinare la loro festa del decimo compleanno, un esperimento al quale lui non aveva partecipato, che aveva raccomandato loro di non tentare. Poiché erano sempre stati due scavezzacollo, Jalal e Rashid avevano ormai esaurito la pazienza degli adulti; la loro punizione sarebbe stata severa. Haidar era apprezzato per la prudenza e l'impegno, perciò la sua riserva di clemenza era intatta. E così si era fatto avanti, assumendosi la colpa dell'incidente. La confessione aveva suscitato le previste reazioni da parte del padre e del tutore di Rashid, ossia sorpresa seguita dall'accettazione della sua spiegazione e accantonamento dell'intera faccenda; a quel punto, però, si era fatta avanti la madre. Dai suoi occhi Haidar aveva capito che sapeva cos'era successo davvero, e perché si era assunto quella colpa. Si era aspettato ammirazione, e invece si era guadagnato quegli schiaffi che non erano cessati nemmeno quando il marito, il re di Zohayd, le aveva ordinato di fermarsi. Haidar si alzò in piedi e si portò una mano tremante alla guancia sporca di sangue. La madre gliela cacciò via. «Ora chiedi perdono a tuo fratello e a tuo cugino per la tua lentezza nel confessare la tua stupida trasgressione, che ha quasi fatto sì che fossero puniti loro al posto tuo.» 6
Rimase ammutolito dall'incredulità, il petto che bruciava. Una cosa era farsi punire al posto loro, ma chiedere perdono, e davanti a tutti i presenti, ai parenti, ai servi... alle ragazze! La madre gli afferrò il viso in una morsa dolorosa, le unghie lunghe che gli graffiavano la ferita. «Fallo.» Lo lasciò andare con uno spintone, facendolo barcollare dall'altra parte fino a trovarsi di fronte a Jalal e Rashid. I due bambini avevano gli occhi fissi per terra, i volti arrossati, il fiato corto. «Jalal, Rashid. Guardate Haidar.» La regina Sondoss di Zohayd parlò con voce chiara e autoritaria, che raggiungeva ogni angolo della sala. «Non risparmiategli la vergogna di supplicare il vostro perdono davanti a tutti.» Gli sguardi di Jalal e Rashid si alzarono su di lei prima di rivolgersi a Haidar, affranti e contriti. La madre lo esortò con un colpo alla testa. «Di' loro che ti dispiace, che non farai mai più nulla del genere.» Bruciato dalla mortificazione, fissò negli occhi il gemello, poi il cugino e migliore amico, nonché fratello del suo cuore, e ripeté le sue parole. «Non sono stato io!» sbottò Haidar non appena la madre ebbe finito di medicargli la ferita alla guancia. Ora che si trovavano nella privacy delle sue stanze, doveva giustificarsi, perlomeno ai suoi occhi. Il sorriso della regina era pieno di orgoglio e di amore mentre baciava il viso che aveva ferito. «Lo so.» Quindi aveva visto giusto! «So tutto. Di sicuro su di te e Jalal e quella canaglia di Rashid.» L'ammissione non fece che aumentare la sua confusione. «Ma allora... perché?» Lei gli posò dolcemente la mano sulla guancia. «È stata una lezione, Haidar. Volevo mostrarti che nemmeno tuo fratello e il tuo migliore amico muoverebbero un dito per risparmiarti. Ora sai che nessuno merita il tuo aiuto, il tuo sacrificio. Ora sai che non puoi fidarti di nessuno. Soprat7
tutto, ora sai che cos'è l'umiliazione, e farai sempre tutto il necessario per evitarla.» Gli girava la testa all'udire quelle spiegazioni, quelle implicazioni. Non voleva crederle, ma... lei aveva sempre ragione. Che avesse ragione anche su quello? La regina si accucciò accanto a lui, lo abbracciò. «Tu sei il mio vero erede e farò qualsiasi cosa perché non ti venga mai fatto del male, perché tu possa diventare l'uomo che otterrà tutto ciò che merita: questo mondo ai tuoi piedi. Capisci perché ho dovuto farlo?» Scosso da quella nuova prospettiva, annuì. Più che altro perché voleva andarsene, per pensare. La madre gli accarezzò teneramente il capo. «Il mio bambino.» Otto anni prima «Sei proprio come nostra madre.» Haidar strinse gli occhi, come se avesse ricevuto un colpo allo stomaco. Jalal stava rigirando il coltello nella piaga che gli era cresciuta nel petto fin da quando erano stati abbastanza grandi da rendersi conto di cosa fosse, la madre. Di com'era chiamata. La regina demone. Purtroppo, nonostante i sentimenti che provava per lei, Haidar era stato costretto ad ammettere che quel titolo era più che meritato. Pur possedendo una bellezza ultraterrena e un'intelligenza fuori dalla norma, unite a numerosi altri talenti, la donna gestiva le proprie qualità come armi letali. Si pregiava di non essere inquinata dalla sciocca debolezza della benevolenza. Invece che usare le proprie doti per guadagnarsi degli alleati, collezionava servitori e coorti di intimoriti. E godeva nel farsi dei nemici, primo tra tutti il suo stesso marito. Se non fosse stato per l'intenso amore che nutriva per i figli – o meglio, per lui in particolare, e in dosi alquanto 8
minori per Jalal – Haidar avrebbe dubitato della sua appartenenza al genere umano. Ma ciò che lo aveva sempre tormentato era che, più cresceva, più si rendeva conto di essere il suo vero erede; aveva percepito dentro di sé la macchia del suo temperamento, il disagio cronico delle sue doti peggiori. Aveva vissuto nel timore che un giorno avrebbero annullato quella parte della propria natura che era più decente e compassionevole. Era un'ironia della sorte che Jalal gli avesse rigettato in faccia quella somiglianza proprio in quel momento, quando aveva cominciato ad avere la sensazione che l'ombra della madre si allontanasse da lui. Da quando aveva conosciuto Roxanne... «Me lo rimangio.» Jalal, il gemello che gli assomigliava probabilmente meno di qualsiasi altra persona al mondo, scosse il capo in segno di disgusto. «Sei peggio di lei. E non avrei mai pensato che fosse possibile.» «Parli come se fosse un mostro.» Non avevano mai parlato così apertamente della madre. In effetti, parlavano sempre meno, di qualsiasi cosa. Jalal scosse il capo, il movimento disinvolto ma evidente, un monito che, anche se erano simili per taglia e forza, lui era quello più... fisico. «E le voglio bene lo stesso. Ma questo è l'affetto cieco che una madre estorce sempre e comunque ai propri figli. Tu non hai lo stesso beneficio, non su questo. Questa è un'occasione in cui non posso, non voglio razionalizzare o perdonare la tua spietatezza.» Incapace di gestire la disapprovazione del fratello, non più di quanto fosse mai riuscito a fare, Haidar si lasciò sopraffare dalla furia e dal sospetto che lo avevano spinto a quel confronto aperto. «Quindi è questa la tua strategia? Come dicono in Azmahar, "lancia le accuse prima che lo faccia il tuo avversario"?» «Non sono stato io a venire a cercarti.» Il tono di scherno del fratello gli rose quel minimo di controllo che gli era rimasto. «Non avrei mai immaginato 9
che fossi un così misero perdente, e solo perché Roxanne ha scelto me.» Jalal sbottò in una breve risata amara, gli occhi brucianti come ghiaccio nero. «L'ha fatto perché l'hai manipolata. Ingannata.» «Non riesci a trovare una scusa più realistica per aver cercato di portarmela via?» replicò Haidar sopprimendo un'altra esplosione indignata. «Sappiamo entrambi che potrei avere qualunque donna desideri senza neanche provarci, e senza bisogno di manipolarla.» «Non avresti avuto Roxanne. Quella prima sera ha visto che razza di gelido misantropo sei. Devi aver messo in scena una recitazione da Oscar per interpretare il personaggio di cui lei si è innamorata.» Haidar non era mai ricorso alla violenza, nemmeno da bambino, quando era cresciuto in mezzo a un manipolo di parenti tutti maschi abituati a risolvere i problemi in maniera... tangibile. Aveva sempre tenuto sotto controllo il proprio temperamento, adoperando il freddo ragionamento per raggirarli. In quel momento avrebbe voluto cambiare i connotati di Jalal, e dovette farsi forza per resistere all'impulso. «Resta il fatto che è mia.» «E infatti la tratti come se fosse una tua proprietà. Peggio ancora, come uno sporco segreto, costringendola a nascondere il vostro rapporto persino a sua madre, a sopportare il modo in cui sbatti in faccia all'opinione pubblica tutte le altre donne che hai "senza nemmeno provarci". Le hai detto che sono mezzi per sviare l'attenzione da lei, vero? Non oso immaginare come si sentirebbe se sapesse che l'hai presa in giro fin dall'inizio.» Haidar vibrò di rabbia. «E tu conosci per filo e per segno il suo stato d'animo perché sei il suo innocente confidente, giusto? E vuoi portare la vostra cosiddetta amicizia dagli incontri di squash a quelli di letto. Be', la vedo dura, perché lì ci sono io. Sempre.» «Un vero gentiluomo, che racconta prontamente le sue prodezze amorose.» 10
«Non c'è bisogno di giri di parole, dato che sai della nostra relazione. E, nonostante questo, cerchi lo stesso di portarmela via.» «Tu non la vuoi nemmeno!» sibilò Jalal. «L'hai sedotta per battermi. È solo una pedina in un altro dei tuoi giochi di potere.» «Sei tu quello che ha dato inizio a quel gioco, anche se convenientemente te lo sei scordato.» «Ho scordato quella stupida scommessa nel giro di cinque minuti. Invece tu l'hai presa come prendi qualsiasi cosa, con ossessione competitiva. Ti sei dato un gran daffare per intrappolarla.» «E tu vuoi salvarla dal mostro cattivo? Ammetti che la vuoi per te?» Jalal indurì la mascella. «Non ti permetterò di usarla.» «E come pensi di fermarmi?» «Le dirò tutto. Non solo sei come nostra madre: hai ereditato il peggio di entrambi i lati delle nostre famiglie. Sei un manipolatore freddo e geloso e maniaco del controllo, e devi vincere a tutti i costi. È arrivato il momento che le mostri il tuo vero volto.» Il treno era ormai lanciato nella sua folle corsa, e non c'era modo di evitare lo schianto. «C'è solo un neo, nel tuo piano. Se lo fai, non sarà solo la mia faccia che non vorrà più vedere, ma anche la tua.» «Mi sta bene perdere Roxanne, se è il prezzo da pagare perché anche tu la perda.» La detonazione della furia e della frustrazione mandò in frantumi i freni. «Se glielo dici, Jalal, non mostrarmi mai più la tua faccia.» Negli occhi di Jalal si diffuse una totale apatia. «Mi sta bene anche questo.» Il rumore di una porta che si chiudeva lo fece voltare, smorzando l'ira nei confronti del fratello. Roxanne. Mentre avanzava nel soggiorno, Haidar si sentì scaldare il sangue, il cuore che accelerava. L'effetto che aveva su di 11
lui si amplificava ogni volta che la vedeva, ed era così fin dall'inizio, da quando aveva pensato che la loro storia sarebbe stata niente di più di una relazione appagante per entrambi, da concludere una volta che si fosse saziato. Prima di conoscerla, non avrebbe mai pensato di poter scalare simili vette di emozioni, di poter provare passioni tanto profonde. Lei era fuoco vivo fatto carne e sangue, di una bellezza incandescente, di uno spirito tempestoso, con un potere irresistibile. Ed era sua. Doveva dimostrarlo, averne la certezza, una volta per tutte. Il timore che provasse qualcosa per Jalal gli aveva messo a rischio la salute mentale. Un commento volante della madre gli aveva insinuato il seme del sospetto, ma ciò che gli aveva fatto mettere radice era stato lo scoprire che Roxanne aveva mostrato la propria vera essenza al fratello, ma non a lui. La cosa lo aveva fatto scattare, spingendolo ad affrontare entrambi. Jalal aveva chiarito la propria posizione. Ma non avrebbe avuto importanza, se lei avesse scelto lui. E doveva scegliere lui. Cercò la conferma nella passione che le si accendeva sempre negli occhi al vederlo, ma nel secondo che gli concesse il proprio sguardo, quegli occhi erano vacui. Dopodiché si posarono su Jalal. Haidar si lanciò su di lei, stringendole le dita sul braccio, quasi violento nel proprio bisogno di sapere, il cuore che batteva all'impazzata, come quello di un cavallo selvaggio. «Di' a Jalal che non può mettersi tra di noi, non importa cosa dice o fa. Digli che sei mia.» Il suo viso divenne una maschera di stupore. Poi si indurì, gli occhi che si trasformarono in ghiaccioli di smeraldo. Gli scacciò la mano come se la stesse sporcando. «È per questo che mi hai ordinato di mollare tutto? Ti rendi conto di quanto sei raccapricciante?» Fu il turno di Haidar di sbarrare gli occhi. «Raccapric12
ciante? Jalal sta sviluppando... fraintendimenti, riguardo a te. Dovevo spezzarli sul nascere.» Gli occhi divennero due fessure di rabbia e disgusto. «Non mi importa ciò che dovevi spezzare. Non puoi convocarmi come se fossi uno dei tuoi lacchè, e non puoi pretendere di coinvolgermi in una lite con tuo fratello nella quale dimostri di essere un cavernicolo territoriale che vuole che si ripetano a pappagallo le sue parole. Sei tu quello che ha frainteso: non hai alcun diritto su di me.» Il cuore gli si fermò nel petto, le fondamenta del cervello che tremavano pericolosamente. «Io ho un diritto, quello che mi hai concesso quando sei venuta nel mio letto, quando hai detto di amarmi.» «Ricordi quando l'ho detto, vero?» Mentre lui la stava eccitando alla follia portandola a un orgasmo devastante. «Ma grazie per aver chiarito come stanno le cose. Torno negli Stati Uniti, e non sapevo come salutarti. Voi uomini prendete sempre l'abbandono di una donna come un colpo al vostro ego, e diventa sgradevole. Ero preoccupata che con te lo sarebbe stato ancora di più, visto che sei il principe di due regni con un ego delle dimensioni di tutti e due messi insieme.» Lui scosse il capo, come se avesse ricevuto troppi colpi. «Smettila.» «Certo» concesse lei scrollando le spalle, «smettiamola. Tu eri il candidato migliore per l'avventura esotica che volevo vivere durante il mio soggiorno qui, ma dato che ho deciso di tornare a casa, dovevo porvi fine. Ho dei bisogni, come tu sai, e per quanto tu sia bravo a letto, non posso restare ad aspettare che tu passi da me per soddisfarli. Devo trovare un nuovo stallone che sia disponibile con regolarità. O magari tre. Ma ti do un consiglio: non dimostrarti tanto territoriale con le tue nuove fiamme; fa passare subito la voglia. E mi impedisce di congedarmi con un arrivederci sincero. Ora che so che tipo di potere pensavi di avere su di me, sono talmente disgustata che proprio non ho più voglia di rivederti.» 13
Haidar la guardò voltarsi, incamminarsi con passi misurati e uscire dalla stanza. In pochi secondi, la porta si richiuse con un tonfo sordo, il suono del rigetto, dell'umiliazione. Dall'altra bocca del tunnel che stava collassando, udì la macabra distorsione della voce di Jalal. «Ma guarda un po'. Ha più istinto di quanto pensassi. A quanto pare non c'era bisogno che mi preoccupassi per lei.» Haidar guardò il fratello attraverso gli occhi che sembravano di un estraneo. «Dovresti preoccuparti per te. Se mai ti verrà in mente di comparirmi di nuovo davanti.» Il gemello che riconosceva appena lo fissò con altrettanto disprezzo. «Non ti preoccupare. Penso sia arrivato il momento di purgare la mia vita dalla tua presenza.» Haidar rimase a lungo a guardare nel vuoto dopo che Jalal se ne fu andato. Non avrebbe dovuto finire così. Jalal avrebbe dovuto giurargli che non avrebbe mai oltrepassato la sacralità della sua relazione con quella donna. Roxanne avrebbe dovuto assicurargli che i suoi dubbi erano ridicoli, senza fondamento. Avrebbe dovuto riavere indietro il fratello, e l'amante, per sempre. Le due persone che aveva creduto più vicine non avrebbero dovuto lasciarlo. Invece l'avevano fatto. Non fidarti di nessuno. Le parole della madre gli riverberarono nella testa. Aveva avuto ragione. Lui aveva ignorato la sua saggezza, e non era certo di poter sopravvivere al prezzo che aveva dovuto pagare. Ma non sarebbe successo mai più.
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1991 - L'orgoglio dello sceicco di Olivia Gates Per lo sceicco Haidar Aal Shalaan risollevare le sorti del regno è una questione d'onore. La corona gli spetta di diritto, così come il corpo di Roxanne Gleeson, la sola donna che non riesce a dimenticare e l'unica che abbia mai avuto l'ardire di rifiutarlo. DESERT KNIGHTS 1992 - Nozze per vendetta di Ann Major Il milionario Quinn Sullivan è a un passo dal conquistare l'azienda del suo rivale. Per completare l'opera e la sua vendetta, dovrà solo sposarne la figlia più giovane. Ma quando Kira si offre in cambio della sorella, Quinn non esita a stravolgere i suoi piani. 1993 - Seduzione dal passato di Andrea Laurence William Taylor III non riesce a credere che quella sia davvero Cinthya Dempsey, la sua fidanzata. A causa di un banale incidente lei ha perso la memoria e al posto della regina di ghiaccio ora si trova accanto una donna appassionata e sensuale. Ma potrà fidarsi di lei? 1994 - Passione senza prezzo di Sandra Hyatt Gabe Masters è un pianificatore, e nella sua vita non c'è spazio per i sentimenti, nemmeno se a suscitarli è una donna come Chastity Stevens. Per provare al mondo che lei è un'arrampicatrice sociale, decide di assumerla come sua assistente personale e sedurla. AFFARI MILIONARI
1995 - La volontà dello sceicco di Olivia Gates Lujayn non aveva immaginato che lo sceicco Jalal potesse ritornare nella sua vita, non dopo che lo aveva lasciato in quel modo. La passione che ancora li anima li porta a condividere una notte indimenticabile, che presto viene oscurata dall'ombra di uno scandalo. DESERT KNIGHTS 1996 - Milionario e tentatore di Day Leclaire Moglie perfetta cercasi. Più facile a dirsi che a farsi per il milionario Lucius Devlin, meglio noto come il Diavolo. La soluzione, però, sembra a portata di mano. La sua segretaria, Angie Colter. Oltre a vantare un ottimo curriculum, Devlin è convinto che nasconda curve mozzafiato. 1997 - Il desiderio di San Valentino di Tessa Radley Non c'è rosa senza spine, e l'archistar Nick lo sa perfettamente. Ecco perché fin dal primo momento nutre forti sospetti sull'innocenza della nuova tata, Candace Morrison. È troppo perfetta e maledettamente sexy. Non deve entrare nel suo letto, ma se è lei a invitarlo... AFFARI MILIONARI 1998 - Nel letto dell'erede di Kathie DeNosky C'è solo un modo per definire il milionario Luke Garnier: sexy come il peccato. Haley Rollins lo ama fin dalla prima volta che lo ha visto, e lavorare per lui si sta rivelando una vera tortura. Quando Luke le chiede di sposarlo per soddisfare una clausola testamentaria, lei...
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