BARBARA DUNLOP
Per il cuore dello sceicco
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Golden Betrayal Harlequin Desire © 2012 Harlequin Books S.A. Traduzione di Rita Pierangeli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny dicembre 2013 Questo volume è stato stampato nel novembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2045 del 6/12/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Il Post LA STATUA DELLO SCANDALO Siamo lieti di riportarvi un nuovo e intrigante capitolo dello scandalo che ha colpito la casa d’aste Waverly’s. La statua del Cuore d’Oro appartenente al regno di Rayas risulta tuttora nelle mani di Vance Waverly e Ann Richardson, la sua più fida collaboratrice. Le no-
LO SCEICCO RAIF AVVISTATO A
MANHATTAN! stre fonti internazionali ci informano che il legittimo proprietario, lo sceicco Raif Khouri, è atterrato qualche giorno fa a Manhattan e sicuramente è arrivato fin qui per gettare luce sull’oscura vicenda. Come prima cosa, infatti, è andato a bussare alla porta di Ann Richardson. La sera successiva un nostro fotografo li ha immortalati mentre discutevano durante una serata di gala organizzata dalla casa d’aste, salvo poi sparire misteriosamente. E ora sembra che i due si siano rifugiati in una
casa fuori città. Da soli. Dobbiamo dedurre che la scaltra Ann abbia deciso di sedurre l’affascinante sceicco per tirarsi fuori da guai? D’altronde, non è la prima volta che questa donna spregiudicata offre il proprio corpo in cambio di favori, e le dichiarazioni di Dalton Rothschild non lasciano dubbi in merito. Cara Ann, non vediamo l’ora di vederti apparire in pubblico: siamo certi che Raif non si farà abbindolare dal tuo bel visino. Tracy Bennet
SCANDALI ALL'ASTA I PROTAGONISTI VANCE WAVERLY- Il capostipite della casa d'aste Waverly's. Cinico e spietato, nulla sfugge al suo sguardo indagatore. Neanche Charlotte Potter, la sua assistente personale. MACY TARLINGTON - Entrare alla Waverly's per lei è un incubo. Il milionario Carter McCay la salverà dallo scandalo che rischia di travolgerla. MARCUS PRICE - Esperto d'arte di fama mondiale della Waverly's, non si farà scrupoli a sedurre Avery Cullen, l'ereditiera più sexy di Manhattan. VANESSA PARTRIDGE - A causa di un libro di memorie messo all'asta la sua vita rischia di essere stravolta per sempre. E il solo che può aiutarla è il magnate Chase Harrington. ROARK BLACK - Cacciatore di tesori per la Waverly's, ora il suo obiettivo è sedurre Elizabeth Minerva, un'importante e inarrivabile collezionista. ANN RICHARDSON - Accusata del furto del Cuore d'Oro, un manufatto antico e prezioso, se non scoprirà il colpevole la Waverly's sarà perduta. Può solo sperare nella clemenza dello sceicco Raif Khouri, il legittimo proprietario.
1 Ann Richardson immaginava di dover essere contenta che gli agenti dell'Interpol non l'avessero fatta spogliare per perquisirla. Ma dopo sei ore passate nella angusta saletta degli interrogatori del Palazzo Federale, era oltremodo seccata. L'agente Heidi Shaw era tornata con un fascio di fogli sotto il braccio. Lei recitava la parte del poliziotto cattivo, mentre il collega Fitz Lydall era il buono. Era alta un metro e cinquantacinque per cinquanta chili grondanti sudore, mentre Fitz era centodieci chili di muscoli, con una faccia da bulldog e le spalle di un rugbista. In cuor suo, Ann pensava che avrebbero dovuto invertire i ruoli, ma si era astenuta dal suggerirlo. In ogni caso, avendo seguito, ai suoi tempi, qualche serie poliziesca, era abbastanza facile intuire la loro tattica da manuale. Anche il fatto che lei fosse innocente interferiva con la loro strategia. I trucchi psicologici e gli interrogatori a raffica non sarebbero riusciti a farle ammettere che stava vendendo una statua antica rubata per conto della Waverly's. Negli ultimi mesi, aveva imparato molte cose sulle statue del Cuore d'Oro di Rayas. Nel XVIII secolo, il re Hazim Bajal ne aveva commissionate tre. Si diceva che portassero fortuna in amore alle sue tre figlie, costrette a matrimoni di convenienza per il bene del loro paese. Una delle statue era ancora al sicuro a Rayas, custodita dal ramo attuale della famiglia Bajal. Un'altra era andata persa in mare durante il naufragio del Titanic. Una terza era stata rubata cinque mesi 7
prima a un altro ramo della famiglia reale di Rayas, della quale faceva parte di principe ereditario Raif Khouri. Il principe Raif era convinto che Roark Black avesse rubato la statua per conto della Waverly's. Era un'accusa assurda, ma il principe era un uomo potente e determinato, e aveva dalla sua parte l'Interpol e l'FBI. Heidi posò il fascio di carte sul tavolo di legno e scostò la sedia di metallo per sedersi di fronte ad Ann. «Mi parli di Dalton Rothschild.» «Lei non legge i giornali?» tergiversò Ann, per prendere tempo e riflettere su quella nuova linea di domande. Dalton era il presidente della rivale della Waverly's, la Rothschild's. «Mi risulta che voi due eravate molto intimi.» «Eravamo amici.» Ann fece una pausa. «Eravamo è la parola chiave.» Non avrebbe mai perdonato Dalton per averla tradita, distruggendo la sua reputazione professionale. Una cosa erano le sue menzogne sulla loro presunta relazione, e un'altra il modo in cui aveva attaccato la sua integrità. «Amici?» ripeté Heidi con palese scetticismo. «Allora li legge, i rotocalchi.» «Leggo tutto, perciò so che lei non ha mai negato che fosse il suo amante.» «Vorrebbe che lo negassi?» «Vorrei che rispondesse alla domanda.» «L'ho appena fatto» le fece notare Ann. «Perché è così evasiva?» Ann cambiò posizione sulla dura sedia di metallo. Era sincera, non evasiva. «Eravamo amici» ribadì. «Lui mi ha mentito. Non siamo più amici.» Heidi si alzò. Ann moriva dalla voglia di fare lo stesso, ma ogni volta che ci aveva provato, qualcuno le aveva ingiunto di tornare a sedersi. Aveva i crampi alle gambe e il sedere indolenzito. «Dov'è la statua?» «Non lo so.» «Dov'è Roark Black?» «Non ne ho idea.» 8
«Lavora per lei.» «Lavora per la Waverly's.» Heidi sogghignò. «È lo stesso.» «Non è lo stesso. È un dato di fatto.» «Lei lo sa che è illegale mentire all'Interpol.» «Lei lo sa che sono capace di chiamare un giornalista del New York Times.» Heidi si puntellò con le mani sul tavolo e si chinò in avanti. «È una minaccia?» Ann si rese conto che i nervi stavano per cederle e la collera cominciava a ribollire. «Vorrei chiamare il mio avvocato.» «È quello che dicono sempre i colpevoli.» «E le donne alle quali negano di andare al bagno da sei ore.» Heidi assunse un'espressione compiaciuta. «Posso trattenerla per ventiquattro ore senza accusarla.» «E senza toilette?» la provocò Ann. «Pensa che questo sia uno scherzo?» «Penso che sia ridicolo. Ho risposto a tutte le domande sei volte. Ho fiducia totale in Roark Black. Qui ci sono in gioco due statue. Ed è escluso in modo categorico che la Waverly's tratti in antichità rubate.» «Allora, avete recuperato quella del Titanic?» «So soltanto che Roark ha la statua scomparsa, non quella rubata.» Roark aveva anche firmato un accordo confidenziale con il misterioso proprietario della statua del Cuore d'Oro scomparsa cento anni prima. Avrebbe distrutto la propria carriera e compromesso la reputazione della Waverly's se ne avesse rivelato l'identità a chiunque, compresa Ann. «Dove sono le prove?» chiese Heidi. «Dov'è il mio avvocato?» ribatté Ann. Heidi si erse in tutta la sua statura. «È decisa a insistere su questa strada?» Ann aveva esaurito la pazienza. Era innocente e niente avrebbe potuto modificare quel fatto. «Vuole avere una lunga carriera nelle forze dell'ordine?» 9
Heidi inarcò le sopracciglia. «Allora cominci a cercare un nuovo indiziato. Perché non sono io, né Roark. Forse è Dalton. Il cielo sa se ha un motivo per screditare la Waverly's. Ma se è lui, ha agito a mia insaputa e di sicuro senza la mia collaborazione. Adesso non parlerò più, agente Shaw. Vuole essere l'eroe che risolve il grosso caso internazionale? Allora, la smetta di concentrarsi su di me.» Heidi esitò per un attimo. «Riconosco che lei è molto eloquente. D'altro canto, lo è la maggior parte dei bugiardi» concluse. Ann intrecciò le mani sul tavolo. Aveva chiesto di andare alla toilette e di chiamare il proprio avvocato. Se insistevano a negarle i suoi diritti, allora avrebbe davvero riferito l'accaduto al New York Times. Il principe ereditario Raif Khouri aveva esaurito la pazienza. Non sapeva come svolgessero le indagini in America ma, nel suo paese, Ann Richardson sarebbe già stata rinchiusa in carcere. Dopo un paio di notti, avrebbe supplicato per avere la possibilità di confessare. Avrebbe dovuto trattenerla a Rayas in occasione della sua visita il mese prima, anche se toglierle il passaporto e metterla al fresco avrebbe potuto causare un incidente internazionale. Inoltre, all'epoca era stato ansioso di sbarazzarsene quanto lei lo era di andarsene. «Altezza Reale?» disse una voce all'interfono del Gulfstream. «Tra pochi minuti atterreremo a Teterboro.» «Grazie, Hari.» Raif allungò le gambe per riattivare la circolazione. «Posso mostrarti la città» disse suo cugino Tariq, guardando dall'oblò lo skyline di Manhattan. Tariq si era laureato in giurisprudenza a Harvard. Il padre di Raif, il re Safwah, era un convinto sostenitore dell'istruzione internazionale. Raif stesso aveva passato due anni a Oxford, studiando storia e politica. Aveva visitato l'Europa e l'Asia, ma era il suo primo viaggio in America. 10
«Non siamo qui per fare i turisti» fece notare a Tariq. Il cugino rispose con un sorriso spudorato. «Le donne americane non sono come quelle di Rayas.» «Non siamo qui per andare a caccia di donne.» Comunque, non al plurale. Dovevano catturarne una in particolare. E dopo averla catturata, Raif l'avrebbe costretta a parlare. «C'è quel ristorante che si affaccia su Central Park dove...» «Vuoi che ti rimandi a casa?» lo interruppe Raif. «Voglio che ti svaghi un po'.» Come cugino di terzo grado, Tariq aveva il diritto di essere più schietto di altri quando parlava con Raif, ma solo fino a un certo punto. «Siamo qui per trovare la statua del Cuore d'Oro» dichiarò Raif con fermezza. «Dobbiamo anche mangiare.» «Dobbiamo concentrarci.» «E lo faremo molto meglio a stomaco pieno.» «Avresti dovuto fare l'anarchico» borbottò Raif, agganciando la cintura di sicurezza quando si accese il segnale. Loro due erano amici fin dall'infanzia, e dubitava che avrebbe mai sconfitto Tariq in una discussione. «L'avrei fatto» replicò Tariq, «ma il re era contrario.» «Quando sarò re, non farai mai l'anarchico.» «Quando sarai re, chiederò asilo a Dubai.» I due uomini mascherarono un sorriso. «A meno che non riesca a farti svagare» concluse Tariq. «Magari, procurandoti una ragazza.» «Sono in grado di procurarmele da solo» replicò Raif, che non era certo un fan della vita monacale. Il Gulfstream atterrò senza scosse in un turbine di neve. «C'è questo club poco lontano dalla Fifth Avenue» disse Tariq. «Non sono venuto qui a caccia di ragazze.» Anche mentre parlava, Raif non riusciva a smettere di pensare ad Ann Richardson. Era stato uno sciocco a baciarla, e ancor più sciocco a provarne piacere. Di notte, quando chiudeva gli occhi, poteva ancora vede11
re i suoi capelli biondi, la sua pelle vellutata e gli incredibili occhi azzurri. Risentiva il sapore delle sue labbra calde e il suo profumo alla vaniglia. Il jet si arrestò all'interno di un hangar e quando il portellone si aprì, Raif e Tariq scesero i pochi gradini. A terra furono accolti dall'ambasciatore di Rayas, un paio di aiutanti e qualche addetto alla sicurezza. Raif apprezzò quel cerimoniale ridotto al minimo. Sapeva che era solo questione di tempo prima che ogni suo viaggio diventasse una questione di Stato. Anche se era appena sessantacinquenne, suo padre era ammalato da mesi per la ricaduta di una malattia tropicale contratta in Africa. Raif temeva che, quella volta, non si sarebbe ripreso. «Altezza Reale.» L'ambasciatore, che indossava la tradizionale veste bianca, lo accolse con un inchino formale. Raif si accorse che socchiudeva gli occhi notando che lui era vestito all'occidentale, ma l'uomo tenne per sé i propri pensieri. «Benvenuto in America» si limitò ad aggiungere. «Grazie, Fariol. Mi ha procurato una vettura?» «Naturalmente» rispose Fariol, indicando una limousine. Raif inarcò un sopracciglio. «Credo che il mio ufficio avesse chiesto qualcosa di anonimo.» «Non ci sono bandiere né insegne reali sugli sportelli» ribatté Fariol. Raif si accorse che Tariq si agitava al suo fianco e immaginò che mascherasse un sogghigno. «Intendevo dire che volevo una berlina. Un'auto che passasse inosservata e che potrei guidare di persona.» Fariol era chiaramente disorientato. Il giovane aiutante gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio: «Posso provvedere subito, signor ambasciatore». «La prego, proceda.» Raif si rivolse direttamente all'aiutante, guadagnandosi un'altra occhiata di biasimo da parte dell'ambasciatore. Annuendo, l'aiutante estrasse un cellulare dalla tasca. Fariol distolse l'attenzione da Raif. «Sceicco Tariq» disse. Era un affronto molto lieve ma intenzionale. Spettava al 12
principe ereditario, non a un ambasciatore, concludere una conversazione. Tariq lanciò un'occhiata eloquente a Raif, riconoscendo quell'infrazione al protocollo prima di rispondere: «Signor ambasciatore. Grazie per averci dato il benvenuto». «Sa quando tornerete a Rayas?» Tariq esitò mezzo secondo, assumendo un'espressione di esagerata sorpresa. «Quando lo deciderà il principe ereditario, naturalmente.» La risposta era un rimprovero evidente per l'atteggiamento di Fariol, e Raif dovette trattenere un sorriso. I modi di Tariq erano forse troppo familiari in privato, ma in pubblico si atteneva rigorosamente alla gerarchia reale. L'aiutante tornò di corsa. «La sua auto sarà qui tra qualche minuto. Una Mercedes berlina. Spero che Sua Altezza ne sarà soddisfatta.» «Sarà perfetta» rispose Raif, quindi, rivolto a Tariq: «Credi di poterti procurare l'indirizzo?». Tariq guardò una delle guardie di sicurezza. «Jordan?» L'uomo si fece avanti. «Possiamo andare, signore.» Jordan Jones era un americano specializzato in sicurezza che Tariq aveva conosciuto a Harvard e con il quale aveva stretto amicizia. Dalle storie che aveva sentito raccontare sul suo conto, Raif si fidava delle sue capacità. Il portone dell'hangar si aprì per lasciare entrare una Mercedes berlina e subito l'equipaggio dell'aereo apparve con i bagagli. «Questo è tutto, Fariol» fu il laconico congedo di Raif. «Guido io» aggiunse, tendendo la mano per avere le chiavi dall'uomo appena sceso dalla vettura. «Signore?» intervenne Jordan, con un'occhiata perplessa a Tariq. Guardandosi al di sopra della spalla per assicurarsi che Fariol e il suo staff non fossero a portata d'orecchio, Tariq parlò a voce bassa: «Tu non vuoi guidare, Raif». «Sì, lo voglio.» «No, non lo vuoi.» 13
«Chi è il principe qui?» ribatté Raif. «Chi di noi due ha già guidato a Manhattan?» replicò Tariq. «Guiderò io» intervenne Jordan, togliendo le chiavi all'autista e andando ad aprire la portiera posteriore. «I reali stranieri di dietro. Il nativo di Brooklyn al volante.» «Sei piuttosto impertinente» dichiarò Raif. «Lei lo sa... signore.» «Nel mio paese, potrei farti decapitare» mentì Raif. «Nel mio paese, potrei abbandonarla nel Bronx.» Jordan fece una pausa. «Che sarebbe lo stesso.» Raif non poté fare a meno di sorridere mentre saliva sull'auto. Era disposto ad ammettere che uno nato a New York l'avrebbe condotto all'indirizzo di Ann Richardson più rapidamente di quanto avrebbe potuto fare lui. Jordan chiuse la portiera posteriore, quindi infilò la propria mole al volante. «Mi risulta che alloggerete al Plaza» disse, regolando lo specchietto retrovisore. «Il servizio è impeccabile e la sicurezza è garantita.» «Nessuno sa che sono qui» disse Raif. La sicurezza non sarebbe stata un problema. «Lo sa l'Interpol» rispose Jordan. «Il suo passaporto fa scattare le sirene d'allarme nel loro ufficio di Manhattan.» Tariq ridacchiò. «Anche il tuo» lo avvertì Jordan. «L'Interpol non ha niente contro di me» fece notare Raif. «Si preoccuperanno che qualcun altro ce l'abbia.» «In America, l'unica persona che ha qualcosa contro di me è Ann Richardson. E questo perché sto per smascherarla come delinquente e bugiarda.» Jordan avviò il motore e inserì la marcia. «L'Interpol la terrà d'occhio, e altri terranno d'occhio l'Interpol. Se a Rayas sta succedendo qualcosa che dovrei sapere, dissenso politico, problemi con i paesi confinanti, adesso sarebbe il momento di dirmelo.» «Questioni interne» rispose Tariq. «Lo zio di Raif è stato 14
lasciato all'altare, come era successo a una lontana cugina, Aimee. Il furto della statua del Cuore d'Oro è l'unico scandalo internazionale in cui Rayas è coinvolto.» «Ho saputo che suo padre è malato» disse Jordan, guardando Raif nello specchietto retrovisore. «Sta migliorando» fu la risposta automatica di Raif. «La verità non ha importanza, la percezione sì. E la percezione è che suo padre stia morendo. Questo significa che lei sta per diventare re. Significa anche che là fuori c'è qualcuno che vuole ucciderla.» «Così, come principio generale?» obiettò Raif, ma sapeva che era vero. «Come gioco di potere. Sua cugina Kalila è la prossima in linea di successione?» «Sì.» «Chi le è vicino, soprattutto negli ultimi tempi?» «Sai che mi fermerò qui solo pochi giorni» disse Raif a Jordan. L'uomo era stato assunto come guida temporanea non come nuovo capo del suo servizio di sicurezza. «Ciononostante, devo conoscere il quadro generale.» «Si è scelta un fidanzato inglese» disse Tariq. Raif gli lanciò un'occhiataccia. Non c'era bisogno di lavare i panni sporchi della famiglia davanti a Jordan. Che Kalila si fosse messa con uno studente del tutto inadatto invece di sposare il figlio dello sceicco di un paese vicino, come era stato stabilito dieci anni prima, era d'imbarazzo per la famiglia reale, ma non era una questione di sicurezza nazionale. «Il suo nome?» chiese Jordan, mettendo in azione i tergicristalli mentre affrontavano la bufera di neve. «Tu ci stai portando da Ann Richardson» ribatté Raif, «non compilando un dossier della famiglia.» «Niles» disse Tariq. «È tutto quello che siamo riusciti a sapere da quella testarda. Kalila è stata la prima vittima della maledizione. E ora Mallik è stato piantato.» Raif roteò gli occhi. «Non c'è nessuna maledizione.» «Ti riferisci alla maledizione della statua del Cuore d'Oro?» domandò Jordan. 15
«È una leggenda sciocca» rispose Raif, sempre più spazientito. «Questo Niles?» insistette Jordan. «È comparso dal nulla?» «È uno studente» spiegò Tariq. «Di origini arabe?» «Di origini molto britanniche» corresse Raif in tono imperioso, ponendo fine alla conversazione. «Vogliamo attenerci alla missione? Ann Richardson è la nostra priorità.» «Hai visto questo?» chiese Darby Mersey, la vicina di Ann, seguendola nel suo appartamento. Ann voleva molto bene a Darby ma quella sera avrebbe preferito restare sola. Dopo il terzo grado subito dall'Interpol riusciva a pensare soltanto a una doccia calda, a una tazza di tè e a un sonno ristoratore. «Visto cosa?» chiese, lasciando cadere borsetta e chiavi sul tavolino nell'atrio. «La prima pagina dell'Inquisitor di oggi.» A giudicare dal tono di Darby, Ann intuì che, qualunque cosa ci fosse, non le sarebbe piaciuta. «Cosa c'è?» «Una tua foto.» Sospirando, Ann si diresse in cucina, optando per un bicchiere di Cabernet invece del tè. Il vino l'avrebbe aiutata a smettere di crucciarsi per il caos in cui era piombata la sua vita. «Qual è lo scoop della settimana?» Era già stata molte volte bersaglio dei giornali. La stampa si era scatenata quando Dalton Rothschild aveva mentito su una loro presunta relazione. «"A quanto pare, i voltafaccia sono la normalità nel mondo sofisticato delle aste"» lesse Darby seguendo Ann. «Un vero scoop» commentò Ann con scherno, prendendo una bottiglia dalla rastrelliera. «Cos'altro scriveranno? "Il maggior offerente si aggiudica la vendita"?» Darby si sedette su uno sgabello e aprì il giornale sul banco della colazione. 16
«"Incapace di scagionare il proprio nome o quello della sua compagnia nello scandalo sulla statua del Cuore d'Oro, sembra che Ann Richardson abbia deciso di ricorrere al più antico dei metodi".» «Quale sarebbe?» chiese Ann, armandosi di cavatappi. «Tirarsi fuori dai guai concedendo le proprie grazie.» «A Dalton?» Ann non seguiva la logica del giornalista. Avevano scritto su lei e Dalton per mesi. «Al principe Raif Khouri.» «Cosa?» esclamò Ann. «Mi hai sentito.» «Non sono mai caduti così in basso.» «Hanno una tua foto.» «E con questo?» Ne avevano a centinaia. «In questa, stai baciando il principe. Non sembra un montaggio.» Lo stomaco di Ann si contrasse in una palla di piombo. Girò intorno al banco della colazione. «Dannazione.» Eccola lì, in una foto sgranata, con le braccia intorno al collo di Raif, le loro labbra incollate. «Scattata con un teleobiettivo?» suggerì Darby. «Ero a Rayas.» Chi badava ai giornalisti di Rayas? «Allora è vero? Sei andata a letto con il principe Raif?» «È ovvio che non è vero.» Ann fece una pausa. «È ovvio che l'ho baciato.» Era inutile negarlo. «Ma ci siamo limitati a un bacio» proseguì. «E una sola volta. Dall'altra parte del mondo, per amor del cielo. Nel giardino privato e cintato di palazzo Valhan.» Per un attimo fugace, riesumò il ricordo di quel bacio inebriante. Non che non l'avesse già rivissuto migliaia di volte. «Non mi avevi detto che ti eri innamorata di lui.» «Non me ne sono innamorata. È uno stupido arrogante che pensa che io sia una delinquente e una bugiarda.» Darby esaminò di nuovo la foto. «E gli stupidi arroganti li baci sempre così?» «Non sono io che bacio lui. È lui che bacia me.» 17
Anche se l'iniziativa era stata di Raif, il bacio era diventato subito reciproco. «Allora, lui si è innamorato di te?» «Non è stato un bacio romantico. Era un gioco di potere. Lui stava stabilendo un concetto.» Darby sorrise con aria sorniona. «Il concetto che lui era sexy?» Inclinò la testa, fissando la foto. «Tu non hai per niente l'aria di opporti.» Ann doveva riconoscerlo, ed era una vera disgrazia. A essere sincera, non si era opposta per niente. Raif era caparbio e arrogante, ma anche sexy. Troppo sexy. E non si poteva negare che qualcosa fosse divampato tra loro non appena si erano toccati. Ma non occorreva che Darby lo sapesse. «Stava stabilendo il concetto che, nel suo Paese, lui era libero di fare ciò che più gli piaceva e che io non potevo alzare un dito per fermarlo. Sono salita sul primo aereo in partenza.» Darby sollevò la testa. «Per esempio, cosa?» «Cosa in che senso?» «Hai detto che poteva fare ciò che più gli piaceva. Per esempio?» Ann si strinse nelle spalle e tornò a dedicarsi alla bottiglia. Ora ne aveva bisogno più che mai. «Tassare i poveri, impadronirsi di proprietà private, nazionalizzare un'industria o gettare in galera un innocente.» «Intendeva gettarti in galera?» Ann estrasse il tappo. «Non ne ero del tutto sicura.» «E per dimostrarti quanto è potente ti ha baciato?» «Penso di sì. E non credo che si aspettasse di trovarlo piacevole. Per un attimo, è rimasto disorientato, e io ne ho approfittato per fuggire.» «Perché non me ne hai mai parlato?» chiese Darby, allungandosi per prendere due bicchieri dalla mensola sopra il banco. «Non volevo ricordarlo.» Darby posò i bicchieri sul banco. «Peccato che ci sia una prova fotografica.» 18
Ann si azzardò a darle una sbirciata. Non riusciva proprio a dimenticarlo, era inutile negarlo. Sentiva ancora la stretta delle sue forti braccia, il sapore delle sue labbra. Un brivido le corse lungo la schiena. «Sarà meglio che li riempia» suggerì Darby, spingendo i due bicchieri verso di lei. Ma Ann fu interrotta dal citofono prima che potesse versare il vino. «Non rispondere» l'avvertì Darby. «Potrebbe essere un giornalista.» Ann era d'accordo. D'altronde, poteva essere Edwina. Membro del consiglio di amministrazione della Waverly's, l'anziana Edwina Burrows aveva l'abitudine di fare un salto da lei se usciva a portare a passeggio il suo cocker spaniel. Ann doveva riferirle dell'interrogatorio dell'Interpol. Doveva anche spiegarle quella foto di lei con il principe Raif. Edwina era una delle sue più strenue sostenitrici e, in quel momento, lei aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile. «Potrebbe essere Edwina» disse a Darby, dirigendosi al citofono. Se fosse stato un giornalista, avrebbe mentito dicendo che Ann Richardson non era in casa e non era previsto che tornasse nell'immediato futuro. «Pronto?» «Ann? Sono il principe Raif Khouri» disse una voce maschile, contraffacendo l'accento di Rayas. «Dobbiamo parlare.» «Certo» replicò Ann con scherno. «Dica al suo direttore che non ha funzionato.» Darby si rese utile riempiendo i due bicchieri. «Non so cosa intendi dire, Ann» insistette la voce. «Ma ho fatto un lungo viaggio per parlarti.» In effetti l'accento non era così male. Un punto all'Inquisitor per aver trovato uno di Rayas da usare come esca. «Cos'ho fatto per indurvi a pensare che io sia stupida?» chiese, stizzita. «Non dire niente!» sibilò Darby. «Riporteranno ogni tua parola.» La voce tornò a farsi sentire, quella volta più profonda e 19
più autoritaria. «Signorina Richardson, ho forse fatto qualcosa per indurti a pensare che ci sia al mondo l'ombra di una probabilità che io mi arrenda?» Il cuore fece un balzo nel petto di Ann. Riconosceva quella voce. Aveva paura di quella voce. E, che il cielo l'aiutasse, quella voce l'eccitava. Darby batté gli occhi vedendo l'espressione stordita dell'amica. «Cosa c'è?» «È lui.» «Lui, lui?» Ann annuì. «Il principe Raif?» Ann annuì di nuovo. Raif era in America. E sapeva dove lei abitava. «Allontanati dal citofono» le consigliò Darby sottovoce. Ann indietreggiò di un passo. «Non lasciarlo entrare» bisbigliò Darby. Era un consiglio così assurdo che Ann fu tentata di ridere. Prese uno dei bicchieri e bevve lunghe sorsate di vino. «Neanche tra un milione di anni.»
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2045 - Per il cuore dello sceicco di Barbara Dunlop Nessuno osa rifiutare di compiacere lo sceicco Raif Khouri. Ann Richardson, però, non è come le donne che lo circondano a palazzo. È forte, e decisa a salvare la Waverly's dallo scandalo. Lui l'accusa di aver sottratto la statua del Cuore d'Oro, e decide di... SCANDALI ALL'ASTA 2046 - Natale milionario di Tessa Radley Per Ella McLeod il matrimonio e i figli non sono mai stati una priorità. Tutto cambia quando è costretta a prendersi cura della bambina della sorella e a dividere questa responsabilità con il cognato, il milionario Yevgeny Volkovoy, e a trascorrere con lui, nella sua villa, le feste di Natale. 2047 - Ardenti rivelazioni di Brenda Jackson Il passato della famiglia di Dillon Westmoreland nasconde un segreto, e Pamela Novak è la sola che può portarlo alla luce. Convinto che lei sia stata costretta a fidanzarsi con un uomo senza scrupoli, Dillon decide di sedurla per farle sperimentare la vera passione. WESTMORELAND: IL RITORNO. 2048 - La rivincita del magnate di Laura Wright Dopo sei anni Damien è tornato a Minneapolis da uomo di successo, e per rendere completo il suo trionfo decide di vendicarsi di Tess, la donna a cui aveva donato il suo cuore, che lei ha calpestato senza pietà. Decide di assumerla come moglie in affitto, e... NO RING REQUIRED
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