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KATHERINE GARBERA
A cena col nemico
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: His Instant Heir Harlequin Desire © 2013 Katherine Garbera Traduzione di Eleonora Motta Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny maggio 2015 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2124 del 19/05/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Cari Chandler si fermò sulla porta della sala riunioni a osservare, sulla parete di fronte, l'austero ritratto del nonno da giovane, ma già con un'espressione determinata. Non sorrideva, d'altra parte non l'aveva mai fatto. Di certo non sarebbe stato felice di sapere che, in quel momento, uno dei nipoti del suo acerrimo nemico si trovava nella sua roccaforte. Fin dagli anni Settanta, i Chandler e i Montrose erano stati coinvolti in una faida senza quartiere che mirava all'eliminazione reciproca dal mercato dei videogiochi. Il nonno di Cari era uscito vittorioso dalla schermaglia firmando un accordo con una compagnia giapponese, tagliando fuori Thomas Montrose. Malgrado ciò, gli eredi del grande vecchio e la Playtone Games avevano assestato un colpo letale con l'acquisizione della Infinity Games, lasciando Cari e le sue sorelle, Emma e Jessi, a raccogliere i cocci e a tentare di concepire un accordo che salvasse il loro lavoro e la loro eredità. Come presidente della compagnia, Cari era stata designata a incontrare e a trattare con Declan Montrose. Era il suo campo, ma il segreto che celava parve soffocarla e si rammaricò di non aver delegato una delle sorelle ad affrontare il rivale. Il lungo tavolo della sala riunioni era di legno scuro, 5
mentre le sedie che lo circondavano erano di pelle. Si concentrò sui dettagli piuttosto che sull'uomo in piedi accanto alla finestra. Non era cambiato molto dall'ultima volta che l'aveva visto, circa un anno e mezzo prima. Le dava le spalle e lei notò che i folti capelli castano rossastro si arricciavano sul colletto, stranamente più lunghi del solito. Le ampie spalle dominavano un fisico atletico che lei rammentava di aver stretto tra le braccia. Un fremito sensuale l'attraversò. Non ci pensare, s'impose. Una questione alla volta. Non poteva permettersi di distrarsi. «Dec» lo chiamò con una sicurezza di cui si meravigliò e si compiacque allo stesso tempo. «Non credevo di rivederti.» «Mi auguro che sia una piacevole sorpresa» ribatté lui con un sorriso sardonico. Si avvicinò pericolosamente e la fragranza familiare del suo dopobarba speziato l'avvolse, costringendola a stringere le palpebre al ricordo di come essa non sembrasse esaurirsi sulla sua pelle, proprio alla base del collo. Si riebbe immediatamente e incrociò le braccia al petto, rammentandosi che si trovava lì per affari. Un lieve bussare alla porta fu la distrazione di cui aveva bisogno. «Avanti.» Ally, la sua assistente, fece il proprio ingresso brandendo due tazze con il logo della Infinity Games che poi porse loro. Cari fece cenno a Dec di accomodarsi e presero posto ai capi opposti del tavolo con il loro caffè fumante. Quindi, la ragazza li lasciò da soli. «Non ricordavo fossi così formale» le fece notare. Lo ignorò, incapace di trovare le parole giuste per replicare. Dal primo momento che l'aveva visto, era stata attratta da lui come una farfalla alla luce. Anche dopo 6
aver saputo che era un Montrose, e di conseguenza un nemico, aveva provato un trasporto irresistibile. «Suppongo tu sia qui per discutere del dislocamento delle risorse della mia compagnia.» Lui annuì. «Nelle prossime settimane mi occuperò della valutazione di tutto il personale. Avete tre divisioni di giochi, se non sbaglio.» Sebbene fosse preparata a quell'incontro e pronta a controbattere con il suo stesso distacco, ebbe difficoltà a mascherare le proprie emozioni. Se Dec era soprannominato Cyborg, un motivo doveva pur esserci. Si rese conto di fissarlo. No, non poteva andare avanti così. Più tardi avrebbe parlato con Emma, la sorella maggiore e amministratore delegato della Infinity, richiedendo che lei o Jessi, direttore del reparto marketing, la sostituissero in quell'incarico. «Cari?» «Scusa. Sì, e fanno tutte capo a me. Online, console e applicazioni per cellulari.» «Sarà necessario che io stabilisca dei colloqui con tutti quanti. È mia intenzione valutare il personale per poi presentare i risultati al consiglio congiunto dei nostri dirigenti con le mie raccomandazioni.» «D'accordo. Emma mi aveva informato che volevi parlare con lo staff. Ritieni che per te saranno sufficienti due o tre giorni alla settimana qui?» «No, gradirei sistemarmi in un ufficio, giusto per comprendere meglio l'andamento della situazione.» Si sporse in avanti. «È un problema?» «Affatto» replicò con il miglior sorriso che le riuscisse. Avrebbe di gran lunga preferito non vederlo più ma, stando così le cose, non le rimaneva che fare buon viso a cattivo gioco e comportarsi da persona matura e civile. Lui rise. 7
«Non sei mai stata brava a nascondere i tuoi sentimenti.» Cari scosse la testa. Benché fosse la verità, lui non poteva certo saperlo per esperienza personale. Erano stati insieme una sola notte, in fin dei conti. «Non mi conosci, come fai ad affermarlo con tanta sicurezza? Abbiamo avuto un unico appuntamento e una notte insieme.» «Sono sicuro di aver colto la tua essenza piuttosto bene e mi hai fatto un'ottima impressione.» «Davvero?» Per quanto si fosse imposta di concentrarsi unicamente sugli affari, pareva che fosse impossibile. «Come mai, allora, mi hai lasciato da sola in quella stanza d'albergo?» Dec si abbandonò contro lo schienale e sorbì il proprio caffè prima di alzarsi e dirigersi verso il suo lato del tavolo. Si chinò e la fissò. Cari fu tentata di alzarsi di scatto affinché non la sovrastasse, ma poi giudicò inappropriato che pensasse di intimidirla. «Non amo stabilire relazioni affettive. Tuttavia, sebbene tu creda che io non ti conosca, sarei cieco se non notassi che sei una sentimentale.» Lei fu sul punto di ribattere e negarlo. Ma come nascondere il proprio cuore tenero? Si offriva spesso come volontaria per aiutare e sostenere le cause che le toccavano le corde dell'anima. All'inizio, Emma era andata su tutte le furie, finché non aveva compreso quanto gli impiegati la stimassero proprio per questo lato altruista. «Non mi sarei strappata i capelli, dichiarandoti amore eterno, Dec» lo rimbeccò aspra. Non lo conosceva ma, non appena si era trovata sola in quell'albergo, aveva appreso tutto ciò che era necessario su di lui. «Si è trattata di una sola notte.» «Una notte favolosa, Cari» tenne a sottolineare. Ap8
poggiò poi le mani sul suo schienale e rigirò la sedia perché potessero guardarsi negli occhi. «Devo forse rammentarti quanto siamo stati bene insieme?» Lei si alzò bruscamente. Era ora che prendesse il controllo della situazione. «Non occorre. Ho ben presente i dettagli di quella notte, ma è la mattina successiva che mi lascia piuttosto perplessa.» «Mi sono eclissato perché non sono bravo nel... dopo.» Notò la sua espressione sbigottita. «Sì, le sciocchezze sentimentali che piacciono tanto alle donne.» Era palese che Dec non avesse inteso portare avanti la relazione. Con il segreto che celava nel cuore, sarebbe stato corretto ribattere, ma non era il momento idoneo. Ora la priorità era focalizzarsi sugli affari ed escogitare la maniera di salvaguardare l'eredità familiare, evitando che venisse smantellata e distrutta. Nonostante la propria determinazione in tal senso, l'aveva rattristata udire Dec parlare in quel modo. Avrebbe desiderato che le confessasse di essere dispiaciuto del proprio comportamento e di averla pensata ogni giorno. Esattamente ciò che lui considerava sciocchezze sentimentali. «Delusa?» «Ora capisco perché uno dei migliori partiti della città sia ancora single» commentò disincantata. Lui sfoggiò un sorrisetto impertinente. «Forse non ho ancora incontrato la donna in grado di cambiarmi.» «Oh, non credo che tu sia il tipo d'uomo che possa cambiare.» «Touché. Sono felice così come sto. Il che non significa che non apprezzi una donna del tuo calibro, quando mi capita d'incontrarla.» Per quanto desiderasse detestarlo, doveva riconoscere la sua onestà. Dal momento in cui erano usciti a cena in9
sieme, Cari aveva capito che lui non cercava altro che un'avventura. «Credo che avrei più fortuna se tentassi di cambiare la direzione dei venti.» «Cena con me e lo scoprirai» la allettò. «Ti andrebbe di discutere di trasformare la Playtone Games in un socio silenzioso della Infinity?» Dec rise. «Nei tuoi sogni.» «Allora, niente cena.» Le sue lusinghe non dovevano sfiorarla. Era necessario che lei mantenesse le distanze e la razionalità prima di gettarsi in qualcosa di folle con lui. «Dobbiamo lavorare a stretto contatto, perciò trascorrere del tempo insieme fuori dall'ufficio non sarebbe saggio.» Aveva pagato cara la propria impulsività con quell'uomo. Non avrebbe ripetuto lo stesso errore. «La Cari che conosco non è così razionale.» «Sono cambiata» ammise senza giri di parole. Forse se non si fosse fatta abbindolare dai suoi modi fascinosi... cosa? «E questo mi piace» affermò con aria subdola. Cari doveva accettare che Dec fosse tornato in circolazione e che l'acquisizione della società, in realtà, fosse l'ultimo dei suoi problemi. Era giunto il momento di informarlo a proposito di suo figlio. Il loro figlio. E non sapeva proprio da che parte cominciare. Cari era cambiata. L'aveva notato persino lui, sebbene avessero trascorso insieme solo una notte. Le cose tra loro erano state complicate, ma mai come in quel momento. Le loro famiglie erano acerrime nemiche e suo cugino Keller Montrose, presidente della Playtone Games, non sarebbe stato soddisfatto fino a che la Infinity non fosse stata completamente annientata, affinché non rimanesse nulla dell'eredità di Gregory Chandler. E la 10
biondina di fronte a lui non sarebbe stata che un banale danno collaterale. Dec non l'aveva mai considerata una nemica. Dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lei, ne era rimasto intrigato e desideroso di saperne di più. E non per trarne vantaggio per l'acquisizione della società. Essendo stato adottato, non si sentiva propriamente un Montrose e aveva sempre lottato per dimostrare di essere leale quanto Kell e l'altro cugino, Allan McKinney. Era appena tornato in California per incontrarsi con Cari e avrebbe approfittato di quella chance per confermare la propria capacità negli affari e, perché no, riallacciare i rapporti con la donna che non riusciva a dimenticare. La chioma dorata che le ricadeva sulle spalle e gli occhi azzurri fiordaliso tormentavano i suoi sogni da quando l'aveva stretta tra le braccia. Osservandola, dopo un anno e mezzo, l'aveva trovata persino più affascinante e sicura di sé. L'aveva studiata con attenzione, a iniziare dai suoi graziosi piedini che calzavano scarpe eleganti dal tacco non troppo alto, per poi risalire alle caviglie e ai polpacci ben disegnati. La gonna seriosa non gli permetteva di andare oltre, ma i suoi fianchi parevano più pieni, più pronunciati, benché la vita fosse ancora sottile. Il seno... wow, era decisamente più generoso di quanto rammentasse. «Ehi, solleva lo sguardo» lo riprese, richiamandolo all'ordine. Dopo aver scrollato la testa per snebbiarla, le sorrise. «Stavo notando quanto fossi cambiata. Sei più formosa e la cosa mi piace.» Le si appressò con andatura languida e Cari sollevò una mano perentoria per mantenerlo a distanza. Lui si fermò e la fissò negli occhi. Era davvero diversa. Il suo sguardo era più forte e deciso. Tuttavia, appariva prova11
ta, forse per la tensione procurata dalla questione tra la Playtone e la Infinity. Dec indietreggiò. «Ti chiedo scusa. Non intendevo esagerare. Immagino che perdere la vostra compagnia sia stato uno shock.» «Direi che shock sia un eufemismo.» Increspò le labbra in un sorrisetto divertito. «Credo di avere ancora dei problemi con il jet lag.» «Davvero? Non credevo ci fosse un cambio di fuso orario tra i nostri e i vostri uffici.» Lei non mollava. Strano che non avesse notato questa sua peculiarità diciotto mesi prima. Forse il suo cervello era stato distratto dai sensi e dalla lussuria. «Sono stato in Australia per un anno per gestire l'acquisizione della Kanga Games.» «Avete concesso loro di mantenere la propria identità societaria, a quanto ne so.» «Loro non hanno imbrogliato nostro nonno.» «Nemmeno noi. Abbiamo sempre condotto gli affari in maniera onesta con te e i tuoi cugini.» «Temo che non abbia importanza quando si tratta di vendetta.» «I profitti contano.» «Già.» Lei annuì e riprese posto al tavolo, attendendo che Dec seguisse il suo esempio. Una volta accomodati, lui notò che Cari portava un anello alla mano destra che non aveva visto prima. Forse era fidanzata e la sua insolita forza proveniva da quello. Avrebbe dovuto compiacersi che fosse felice, invece sapere di non poterla baciare di nuovo lo infastidì. «Quando sei tornato dall'Australia?» lo interrogò, rigirando l'anello nervosamente. «Sabato, ma devo ancora adattarmi. Inoltre, devo 12
confessarti che rivederti mi ha sorpreso» ammise, posando sul tavolo la propria valigetta che aveva lasciato accanto alla sedia e che conteneva il portatile e i documenti che aveva già iniziato a studiare. «Sorpreso? Io ero al corrente che ti avrei incontrato stamattina. Tu non sapevi che avresti avuto a che fare con me?» «Sì, Emma mi aveva informato via e-mail.» Non avrebbe mai ammesso di essere stato colto alla sprovvista dalla propria reazione alla sua presenza. Dopo tutto quel tempo, era certo che l'alchimia tra loro fosse svanita, si era sbagliato di grosso. Rammentava ogni singolo centimetro del suo corpo, sebbene la donna davanti a lui in quel momento rendesse i ricordi una pallida imitazione della realtà. Cosa avrebbe dato per esplorare ancora quelle morbide curve e, ancor di più, scoprire il segreto che serbava nel profondo. Più si fosse soffermato su di lei, meno tempo avrebbe dedicato all'introspezione della propria esistenza. Cari era una forte distrazione per il malessere che, di recente, aveva preso a torturarlo. Aveva bisogno di un diversivo e, voilà, l'universo gli aveva proposto l'unica donna che non fosse riuscito a scordare. Considerò il tempo che gli era stato concesso per l'acquisizione. Sei settimane sarebbero state più che sufficienti per soddisfare la curiosità che lo stuzzicava, anche se le trattative complesse e ostili non avrebbero reso facile la sua opera di seduzione. Se fosse stato scaltro, si sarebbe concentrato unicamente sugli affari. Ma si trattava di Cari e non poteva, nella maniera più assoluta, perdere una simile occasione per scoprire se, tra loro, ci fosse qualcosa di più di una notte trascorsa insieme. Lei si sporse in avanti, spavalda. 13
«Allora, qual è il problema?» «Non c'è alcun problema.» Cari si alzò e pose le mani sui fianchi. La giacca le tirò sul seno, mettendolo in evidenza, e la cosa gli piacque moltissimo. «Ne sei certo? Non t'infastidisce l'annosa faida fra le nostre famiglie?» Era sul punto di ammettere che fosse così, ma ebbe il sospetto che si trattasse di qualcosa di personale. Dall'ultima volta che si erano visti, aveva viaggiato senza mai fermarsi e sentiva nostalgia di casa. Non del proprio yacht, il Big Spender, cioè lo scialacquatore, ancorato a Marina del Rey, né della villa di Beverly Hills che aveva ereditato dai genitori. Non aveva mai avuto un luogo che considerasse la propria casa. Tutto era iniziato tre mesi prima, quando aveva percepito il desiderio di qualcosa di permanente che non rientrava nel proprio carattere. Essere adottato dai Montrose era stato fantastico, ma essere usato come pedina nel divorzio tra i suoi gli aveva suggerito che il suo destino fosse di rimanere solo. Poi, a venticinque anni, aveva perso il padre in un incidente sciistico e, poco dopo, il fegato di sua madre aveva ceduto per i troppi alcolici ingeriti per affrontare la vita. Si scosse da quelle riflessioni a occhi aperti per replicare a Cari. La faida lo disturbava? A dire il vero, c'era cresciuto ed era consapevole di quanto fosse impossibile ignorarla. Invece le rispose forse dovrebbe, sebbene sapesse che Kell intendeva licenziare tutte e tre le sorelle Chandler per vendicare l'affronto subito dal nonno tanti anni addietro. Iniziare una relazione con Cari in quel frangente era folle e lui non era uno sprovveduto. Peccato che il sorriso che le illuminava il volto gli facesse supporre che una storia tra loro avrebbe funzionato alla grande. 14
«Vorrei riuscire a convincerti che la Infinity deve mantenere la propria integrità.» Dec era certo della sua sincerità e si compiacque perché quell'affermazione gli forniva il giusto pretesto per chiederle di uscire. Poi si sarebbe inventato giustificazioni sciocche e fasulle nei riguardi di se stesso, ma la questione era che desiderava baciarla di nuovo. «Ceniamo insieme stasera» le propose. Se fosse stata impegnata con un altro, avrebbe rifiutato. «Così mi racconterai dei tuoi cambiamenti e io t'illustrerò i motivi per cui li apprezzo.» Cari si mordicchiò il labbro e spostò lo sguardo altrove. «Non credo che sia una buona idea. Le prossime settimane saranno piuttosto complesse.» Non era stato un no deciso, considerò. «Ne sono consapevole, ma non vedo perché dovremmo negare i nostri rapporti più che amichevoli. Non sto dicendo che, dopo cena, ci precipiteremmo da me...» «Non accadrà» lo interruppe secca. «Sono molto più cauta adesso.» «Anche questa tua considerazione m'incuriosisce e, più avanti, saremo troppo presi dal lavoro. Inoltre, questo non è il luogo più adatto per parlare di questioni personali.» «D'accordo» acconsentì con un'espressione così adorabile che lui dovette trattenersi dal non affrettarsi a baciarla. «Grandioso. A che ora passo a prenderti?» «Ho solo dichiarato di condividere la tua affermazione.» Tuttavia, non aveva rifiutato l'invito a cena. Lei sospirò e lo fissò negli occhi, come se stesse cercando qualcosa. Alla fine, annuì. «Dimmi dove e ci vedremo là alle sette. Nel frattempo, chiederò ad Ally di 15
approntare un ufficio per te. Finché non sarà pronto, potrai usare questa sala.» Dec lasciò che lei terminasse e la seguì con lo sguardo mentre avanzava verso la porta, i fianchi che ondeggiavano a ogni passo. Lo stava congedando e, per lui, era intollerabile. Poco importava ciò che Cari credesse, ma era lui a capo dell'operazione, sia quella che riguardava la compagnia che quella personale. Non poteva essere accomiatato come un servo. Lei si voltò e sobbalzò, ritrovandolo a un passo da sé. S'inumidì le labbra e riacquistò la propria compostezza. Dannazione, lui non aveva mai dimenticato il sapore della sua bocca e, in quell'istante, non c'era nulla che desiderasse di più che riassaggiarla di nuovo. Non aveva immaginato che rivederla gli avrebbe risvegliato un tale desiderio. «C'è qualcos'altro?» «Solo questo.» Dec si chinò e s'impadronì delle sue labbra come aveva fantasticato di fare non appena lei era entrata nella stanza, facendogli rimpiangere di averla lasciata molti mesi prima.
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