GRS169s_CONFLITTO D'ONORE

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BRENDA JOYCE

Conflitto d'onore


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Persuasion HQN Books © 2012 Brenda Joyce Dreams Unlimited, Inc. Traduzione di Teresa Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2013 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2012 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 169 del 16/01/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Palazzo del Lussemburgo, Parigi Marzo 1794 Finalmente stavano andando a prenderlo. Il cuore gli diede un balzo per la paura. Gli mancava il respiro. Adagio, irrigidito dalla tensione, si voltò a guardare lungo il corridoio buio. Udì avvicinarsi dei passi distanti, decisi. Sapeva di avere bisogno di tutta la sua forza. Si portò sul davanti della cella e afferrò le gelide sbarre di ferro. I passi erano più forti, ora. Lo stomaco gli si contrasse. La paura era soffocante. Sarebbe vissuto per vedere un altro giorno? La cella puzzava in modo nauseabondo. Chiunque l'avesse occupata prima di lui vi aveva orinato, defecato e vomitato. C'era del sangue secco sul pavimento e sul pagliericcio, sul quale rifiutava di sdraiarsi. I precedenti occupanti della cella erano stati picchiati, torturati. Ma certo. Erano nemici della Patrie. Perfino l'aria che entrava nella cella dall'unica finestra chiusa da sbarre era fetida. La Place de la Révolution era solo pochi metri sotto le mura della prigione. Centinaia... no, migliaia di persone erano state mandate alla ghigliottina là. Il sangue dei colpevoli... e degli innocenti... macchiava anche l'aria. Poteva sentire le voci, adesso. 5


Respirò a fondo, con lo stomaco stretto dalla paura. Erano passati novantasei giorni da quando gli era stato teso un agguato fuori degli uffici della Commune dov'era impiegato. Era caduto nell'imboscata, era stato colpito e gli avevano gettato un cappuccio sulla testa. «Traditore» aveva sibilato una voce familiare, mentre veniva caricato nel cassone di un carro coperto. Un'ora dopo il cappuccio gli era stato strappato dalla testa e si era trovato in piedi in mezzo a quella cella. La guardia aveva detto che era accusato di crimini contro la Repubblica. E tutti sapevano che cosa significava. Non aveva visto l'uomo che aveva parlato, ma era praticamente certo che fosse Jean Lafleur, uno dei funzionari più estremisti del governo della città. Delle immagini gli danzavano nella mente... I suoi figli erano due maschietti, piccoli, belli, innocenti. Era stato molto prudente, ma non abbastanza, quando aveva lasciato la Francia per andare a salutarli a Londra, dove si trovavano. Era il compleanno di William. Aveva sentito terribilmente la sua mancanza... e quella di John. Non era rimasto a Londra per molto tempo. Non aveva osato trattenersi, per timore di essere scoperto. Nessuno, al di fuori della famiglia, aveva saputo che era in città. Ma con la partenza così imminente, era stata una riunione dolceamara. E dal momento in cui era tornato in Francia, si era sentito osservato. Non aveva mai sorpreso nessuno a seguirlo, ma era certo di essere pedinato. Come la maggior parte dei francesi, uomini e donne, aveva cominciato a vivere nella continua paura. Ogni ombra lo faceva sobbalzare. La notte si svegliava credendo di avere sentito quei temuti colpi alla porta. Quando bussavano a mezzanotte, significava che erano venuti a prenderti... Come stavano andando a prenderlo ora. I passi erano diventati ancora più forti Respirò a fondo, lottando contro il panico. Se avessero avvertito la sua paura, sarebbe stata la fine. La paura sarebbe 6


stata l'equivalente di una piena confessione... per loro. Perché ormai era così, a Parigi, e anche nelle campagne. Strinse nei pugni le sbarre della cella. Il suo tempo era scaduto. Sarebbe stato aggiunto alla Liste Générale des Comdamnés, e avrebbe affrontato il processo e l'esecuzione per i suoi crimini, oppure sarebbe uscito dalla prigione, libero... Trovare il coraggio fu l'atto più difficile della sua vita. La luce di una torcia si avvicinava, illuminando i cupi muri di pietra della prigione. E finalmente vide le sagome degli uomini. Erano silenziosi. Il cuore gli martellava nel petto a un ritmo forsennato. Per il resto, rimase immobile. La guardia della prigione comparve con un sogghigno cattivo, come se conoscesse già il suo destino. Riconobbe il giacobino che era dietro di lui. Era il rabbiosamente radicale, brutalmente violento Jean Lafleur, come aveva sospettato. Alto e magro, pallido in volto, Lafleur si avvicinò alle sbarre della cella. «Bonjour, Jourdan. Comment allez-vous aujourd'hui?» L'uomo sogghignò, godendosi il momento. «Tout va bien» rispose lui, calmo. Va tutto bene. Non sentendolo implorare pietà o dichiarare la propria innocenza, Lafleur smise di sorridere e il suo sguardo si fece più tagliente. «È tutto quello che avete da dire? Voi siete un traditore, Jourdan. Confessate i vostri crimini e ci assicureremo che il vostro processo sia rapido. Farò perfino in modo che la vostra testa cada per prima.» Lafleur sogghignò di nuovo. Se si fosse arrivati a quel punto, lui sperava davvero di essere il primo alla ghigliottina. Nessuno voleva rimanere in piedi per ore e ore, in catene, a guardare le macabre esecuzioni, mentre aspettava che si compisse la sua sorte. «Allora sarete voi a perderci.» Riusciva a stento a credere di poter apparire tanto calmo. Lafleur lo fissò con occhi gelidi. «Perché non proclamate la vostra innocenza?» 7


«Gioverebbe alla mia causa?» «No.» «Lo immaginavo.» «Voi siete il terzo figlio del Visconte Jourdan, e la vostra conversione è stata una menzogna. Voi non amate la Patrie. Siete una spia! I vostri famigliari sono morti, e presto voi li raggiungerete alle porte del purgatorio.» «C'è un nuovo capo del servizio di spionaggio a Londra.» Lafleur spalancò gli occhi per la sorpresa. «Che trama è questa?» «Dovete sapere che la mia famiglia ha finanziato per anni i mercanti di Lione, e che abbiamo estesi rapporti con i britannici.» Il giacobino lo studiò. «Siete sparito da Parigi per un mese. Siete andato a Londra?» «Sì.» «Quindi confessate?» «Confesso che avevo delle questioni d'affari a Londra di cui occuparmi, Lafleur. Guardatevi attorno. Tutti sono affamati, a Parigi. Gli assegnati non hanno valore. Eppure io ho sempre del pane sulla mia tavola.» «Il contrabbando è un crimine.» Ma gli occhi di Lafleur scintillavano. Alla fine, la sua espressione si rilassò e lui si strinse nelle spalle. Il mercato nero a Parigi era diffuso ma intoccabile. Non avrebbe avuto fine, né allora, né mai. «Che cosa potete procurarmi?» chiese a bassa voce, fissandolo intensamente con i suoi occhi neri. «Non mi avete sentito?» «Stiamo parlando di pane e oro... o del nuovo capo dello spionaggio?» A voce bassissima, lui rispose: «Ho assai più che rapporti di affari con quel paese. Il Conte di St. Just è mio cugino, e se avete fatto ricerche sulla mia famiglia lo avrete scoperto». Sentì che la mente di Lafleur stava lavorando febbrilmente. «St. Just ha una posizione di rilievo nei più elevati circoli di Londra. Penso che sarebbe felice di sapere che un suo parente 8


è sopravvissuto alla distruzione della città. Penso perfino che mi accoglierebbe a braccia aperte in casa sua.» Lafleur continuò a fissarlo. «È un trucco» disse alla fine. «Non tornereste mai!» Lui sorrise. «Immagino che sia possibile» ammise. «Forse non tornerei mai. O potrei essere l'enragé che affermo di essere, leale alla liberté quanto lo siete voi, e potrei tornare con il genere di informazioni che pochissime spie di Carnot possono ottenere... informazioni di valore inestimabile per aiutarci a vincere la guerra.» Lo sguardo di Lafleur era intenso. Lui non si affannò a sottolineare che i vantaggi da ottenere se avesse fatto ciò che aveva proposto – muoversi nei circoli più elevati dei tory di Londra e tornare alla République con informazioni segretissime – compensava largamente il rischio che sparisse dalla Francia per non più tornarvi. «Non posso prendere da solo questo genere di decisione» dichiarò Lafleur alla fine. «Vi porterò davanti al Comité, Jourdan, e se li convincerete di ciò che valete, sarete risparmiato.» Lui non si mosse. Lafleur se ne andò. E Simon Grenville crollò esausto sul lurido pagliericcio della cella.

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1 Greystone Manor, Cornovaglia 6 aprile 1794 La moglie di Grenville era morta. Amelia Greystone, tenendo in mano una pila di piatti, fissò suo fratello senza quasi vederlo. «Hai sentito quello che ho detto?» chiese Lucas, con gli occhi grigi colmi di ansia. «Lady Grenville è morta ieri sera, dando alla luce una bambina.» Sua moglie era morta. Amelia era impietrita. Ogni giorno arrivavano notizie sulla guerra o sulle violenze in Francia... tutte terribili, tutte traumatiche. Ma questa non se l'era aspettata. Come poteva Lady Grenville essere morta? Era così elegante, così bella... e troppo giovane per morire! Amelia riusciva a malapena a pensare. Lady Grenville non aveva mai messo piede a St. Just Hall dopo il suo matrimonio, dieci anni prima, e non l'aveva fatto neppure suo marito. Poi, in gennaio, era comparsa nell'avita dimora del conte con la servitù e due figli... e un altro evidentemente in gestazione. St. Just non era con lei. La Cornovaglia era un luogo dimenticato da Dio, in generale, ma in gennaio era ancora peggio. La regione era gelida e inospitale nel cuore dell'inverno, quando soffiavano bufere di vento e tremende tempeste spazzavano le coste. Chi sarebbe andato nell'angolo più remoto del paese in in10


verno per mettere al mondo un figlio? La comparsa della contessa era stata terribilmente strana. Amelia era rimasta sorpresa come tutti gli altri nella zona nel sentire che la nobildonna era al palazzo, e quando aveva ricevuto un invito per il tè non aveva neppure preso in considerazione l'idea di rifiutare. Era stata molto curiosa di conoscere Elizabeth Grenville, e non solo perché erano vicine di casa. Si era chiesta come fosse la Contessa di St. Just. Ed era stata esattamente come Amelia si era aspettata: bionda e bellissima, cortese, elegante e molto aristocratica. Era perfetta per il conte, che era il classico tipo bruno del bel tenebroso. Elizabeth Grenville era tutto ciò che Amelia Greystone non era. Poiché Amelia aveva sepolto il passato tanto tempo prima – dieci anni, in realtà – non aveva fatto confronti neppure una volta. Ma ora, mentre restava là in piedi paralizzata dallo sbalordimento, si chiese all'improvviso se avesse desiderato esaminare da vicino la donna che Grenville aveva deciso di sposare... la donna che aveva scelto al posto suo. Amelia tremava, stringendosi i piatti al petto. Se non stava in guardia, il passato sarebbe tornato a ghermirla! Rifiutava di credere di avere davvero desiderato incontrare Lady Grenville per decidere che tipo di donna fosse. Il solo pensiero la faceva inorridire. Elizabeth Grenville le era piaciuta. E la storia di Amelia con Grenville era finita dieci anni prima. L'aveva esclusa dalla mente allora e non intendeva tornare a pensarci per nessun motivo. Ma all'improvviso si sentiva di nuovo come una sedicenne, giovane e bella, ingenua e fiduciosa... e tanto vulnerabile. Era come se fosse di nuovo fra le forti braccia di Simon Grenville, aspettando la sua dichiarazione d'amore e la sua domanda di matrimonio. Troppo tardi. Una diga si era aperta nella sua mente. Le immagini la travolsero, balenando inebrianti. Erano in giardino, su una coperta da picnic; erano nel labirinto dietro il pa11


lazzo; erano in carrozza. Lui la baciava avidamente e lei lo ricambiava, ed entrambi erano travolti da una pericolosa, sconsiderata passione... Respirò a fondo, scossa dall'improvviso, traumatico ricordo di quella lontana estate. Simon non era mai stato sincero. Non l'aveva mai davvero corteggiata. Adesso Amelia era abbastanza saggia da saperlo. Eppure si era aspettata una domanda di matrimonio da lui, e il tradimento era stato devastante. Perché la terribile morte di Lady Grenville doveva farle ricordare un tempo della sua vita in cui era stata così giovane e così sciocca? Non aveva pensato a quell'estate per anni, neppure quando si era trovata nel salotto di Lady Grenville a sorseggiare tè e discutere della guerra. Ma Grenville era vedovo, ora... Lucas le tolse di mano la pila di piatti, richiamandola alla realtà. Lei lo fissò inorridita da quell'ultimo pensiero e spaventata da ciò che poteva significare. «Amelia?» la riscosse lui, preoccupato. Non doveva pensare al passato. Non sapeva perché erano tornati quegli sciocchi ricordi, ma adesso era una donna di ventisei anni e la breve storia d'amore con il conte doveva essere dimenticata. Si era imposta di farlo tanti anni prima, quando Simon aveva lasciato la Cornovaglia senza una parola, subito dopo il tragico incidente in cui era rimasto ucciso suo fratello. Doveva essere tutto dimenticato. Ed era dimenticato! Lei aveva sofferto, naturalmente, ma aveva continuato la sua vita. Aveva rivolto la propria attenzione alla mamma, che era inferma, ai suoi fratelli, a sua sorella e alla proprietà. Era davvero riuscita a dimenticare Simon e la loro storia per dieci interi anni. Era una donna molto occupata, con una situazione difficile e pesanti responsabilità. Anche lui aveva continuato la sua vita. Si era sposato e aveva avuto dei figli. E non c'erano rimpianti. La sua famiglia aveva avuto biso12


gno di lei. Era stato suo dovere prendersi cura di tutti loro, fin da quando era bambina e il padre li aveva abbandonati. Ma poi era scoppiata la rivoluzione, era iniziata la guerra, e tutto era cambiato. «Stavi per far cadere i piatti!» esclamò Lucas. «Ti senti male? Sei diventata bianca come un lenzuolo!» Lei rabbrividì. Certo, si sentiva male. Ma non avrebbe permesso al passato, che era morto e sepolto, di influire su di lei ora. «È una cosa terribile, una tragedia.» Lucas la studiò. Era appena entrato in casa, proveniente da Londra... o così diceva. Era alto, con i capelli biondi semplicemente raccolti in una coda, splendido in giacca verde smeraldo e calzoni e calze nocciola. «Via, Amelia, perché sei così turbata?» Le riuscì un pallido sorriso. Perché era turbata? Non era per Grenville, ma perché una madre giovane e bella era morta, lasciando tre figli piccoli. «È morta dando alla luce la terza figlia, Lucas. E ci sono due maschietti. L'ho conosciuta a febbraio. Era proprio bella, gentile ed elegante come tutti dicevano.» Il motivo per cui Grenville l'aveva scelta era stato evidente fino dal momento in cui era entrata nel salotto. Lui era bruno e aitante, lei era bionda e incantevole. Formavano la coppia aristocratica perfetta. «Sono rimasta molto colpita dalla sua gentilezza e dalla sua ospitalità. Abbiamo avuto una simpatica conversazione. È una sventura.» «Proprio una sventura. Mi dispiace molto per quei bambini e per St. Just.» Amelia stava recuperando un po' della sua compostezza. E benché le cupe immagini di Grenville sembrassero tormentarla, ora il suo buonsenso stava tornando. Lady Grenville era morta, lasciando tre bambini piccoli. I suoi vicini avevano bisogno delle sue condoglianze, e forse del suo aiuto. «Quei poveri bambini... quella povera neonata! Sto terribilmente male per loro!» 13


«Sarà un momento difficile» convenne Lucas. La guardò con una strana espressione. «Non ci si abitua mai al fatto che muoia una persona giovane.» Amelia sapeva che stava pensando alla guerra. Conosceva le sue attività legate al conflitto. Lei, tuttavia, continuava a immaginarsi quei poveri bambini... il che sembrava più sicuro che pensare a Grenville. Riprese i piatti da Lucas e cominciò ad apparecchiare la tavola, scura in viso. Era molto triste per i piccoli. Probabilmente anche Grenville era addolorato, ma non voleva prendere in considerazione lui e i suoi sentimenti, anche se era un suo vicino. Mise l'ultimo piatto sul vecchio tavolo della sala da pranzo e fissò il legno lucido ma segnato. Era passato tanto tempo. Anni addietro era stata innamorata, ma certo non amava Grenville adesso. E poteva fare ciò che era giusto. In realtà non vedeva Simon Grenville da dieci anni. Probabilmente ormai non lo avrebbe neppure riconosciuto. Magari era ingrassato. Forse i capelli gli stavano diventando grigi. Non sarebbe più stato il bellissimo giovane libertino capace di farle battere forte il cuore con un solo, significativo sguardo. E difficilmente lui l'avrebbe riconosciuta. Era ancora snella – troppo snella, anzi – e minuta, ma la sua bellezza era sfiorita, come accade sempre alla bellezza. Benché gentiluomini di mezz'età le lanciassero ancora lunghi sguardi, di quando in quando, non era certo graziosa come un tempo. Provò un certo sollievo. Quella terribile attrazione che una volta era stata tempestosa, ora non l'avrebbe più tormentata. E non si sarebbe sentita intimidita da lui come in passato. Dopotutto, anche lei era più matura e più saggia, adesso. Poteva anche essere una gentildonna caduta in disgrazia, ma quello che le mancava in mezzi materiali era supplito dal carattere. La vita aveva fatto di lei una donna forte e risoluta. Perciò, quando avesse visto Grenville, avrebbe dovuto porgergli le sue condoglianze, proprio come avrebbe fatto con qualunque vicino che avesse subito una simile tragedia. 14


«Sono sicuro che per la famiglia dev'essere un duro colpo» stava dicendo Lucas a bassa voce. «Certo era troppo giovane per morire. St. Just dev'essere sconvolto.» Amelia alzò cautamente gli occhi. Lucas aveva ragione. Grenville doveva aver amato molto la sua bellissima moglie. Si schiarì la voce. «Mi hai colta di sorpresa, Lucas, come sempre! Non ti aspettavo affatto, e tu arrivi con una notizia così sconvolgente.» Lui le passò un braccio attorno alle spalle. «Mi dispiace. Ho saputo di Lady Grenville quando mi sono fermato a Penzance a cambiare carrozza.» «Sono molto preoccupata per i bambini. Dobbiamo aiutare la famiglia in ogni modo possibile.» Amelia parlava con convinzione. Non voltava mai le spalle a qualcuno che avesse bisogno d'aiuto. Lui sorrise. «Ecco la sorella che conosco e amo. È naturale che tu sia preoccupata. Sono sicuro che Grenville prenderà i provvedimenti più appropriati per tutti, quando sarà in grado di pensare chiaramente.» Amelia lo fissò, riflettendo. Senza dubbio Grenville era sconvolto. Ora, deliberatamente, tenne a bada la sua bella immagine bruna... ricordando che era probabile che fosse diventato grasso e brizzolato. «Sì, certo.» Osservò la tavola. Non era facile apparecchiarla in modo allegro, quando le circostanze erano così difficili. Il giardino non era ancora fiorito, perciò il centrotavola era un alto candelabro d'argento, rimasto da tempi più prosperi. Una vetusta credenza era il solo mobile della stanza, e vi erano esposte le loro migliori porcellane. Il salone aveva un arredamento altrettanto esiguo. «Il pranzo sarà pronto fra pochi minuti. Vuoi andare di sopra a prendere la mamma?» «Certo. E non c'era bisogno che ti prendessi tutto questo disturbo.» «Sono felice che tu sia a casa, Lucas. Naturalmente pran15


zeremo come se fossimo una famiglia normale.» Lui sorrise tristemente. «Sono rimaste poche famiglie normali, di questi tempi, Amelia.» Il sorriso di Amelia si spense. Lucas era giunto solo pochi momenti prima, e non lo vedeva da un mese e più. Aveva delle ombre sotto gli occhi e una piccola cicatrice sullo zigomo, che prima non c'era. Aveva paura a chiedergli come se la fosse procurata, e ancora di più a domandare dove. Era sempre un uomo pericolosamente attraente, ma la rivoluzione in Francia e la guerra avevano cambiato la loro vita. Prima della caduta della monarchia francese, avevano vissuto con semplicità. Lucas aveva passato la maggior parte del tempo gestendo la proprietà, e la sua maggiore preoccupazione era stata accrescere la produttività della miniera e della cava che possedevano. Jack, che aveva un anno meno di lei, era stato uno dei tanti contrabbandieri della Cornovaglia, che si divertiva a sfuggire agli uomini della dogana. E la loro sorella minore, Julianne, aveva passato ogni momento libero in biblioteca, a leggere tutto ciò che poteva e a coltivare le sue simpatie giacobine. Greystone Manor era stata una casa laboriosa e felice. Benché il loro piccolo patrimonio si basasse quasi interamente su una cava di ferro e una miniera di stagno, se la cavavano abbastanza bene. Amelia aveva un'intera famiglia di cui prendersi cura, compresa la madre. La sola cosa che la guerra non aveva cambiato era la demenza della mamma. John Greystone, il loro padre, aveva abbandonato la famiglia quando Amelia aveva solo sette anni, e la mamma aveva cominciato a perdere il contatto con la realtà non molto tempo dopo. Istintivamente, Amelia aveva occupato il suo posto, aiutando in casa, stilando liste della spesa e pianificando menu, e perfino impartendo ordini ai loro pochi domestici. E soprattutto si era presa cura di Julianne, allora molto piccola. Il loro zio materno, Sebastian Warlock, aveva mandato un intendente a dirigere la proprietà, ma Lucas aveva preso il suo posto ancora prima di compiere quindici anni. La loro era sta16


ta una famiglia insolita ma indaffarata e affettuosa, ricca d'amore e di risate, nonostante le difficoltà finanziarie. La casa era quasi vuota, ora. Julianne si era innamorata del Conte di Bedford quando era stato portato a Greystone Manor da Jack e Lucas, gravemente ferito e quasi moribondo. Naturalmente, allora non aveva saputo chi fosse. Era sembrato un ufficiale francese, a quel tempo. Era stata una relazione molto difficile. Lui era una spia agli ordini di Pitt e lei una simpatizzante giacobina. Nonostante Amelia trovasse l'intera faccenda molto sorprendente, Julianne si era sposata di recente in segreto con Bedford e aveva appena dato alla luce la loro bambina a Londra, dove vivevano. Amelia scosse la testa, ancora incredula. La sua sorella radicale adesso era la Contessa di Bedford... e pazzamente innamorata del suo marito tory. Anche la vita dei suoi fratelli era cambiata a causa della guerra. Lucas era raramente a Greystone Manor, ora. Poiché fra loro c'era una differenza d'età di soli due anni, ed entrambi avevano assunto i ruoli dei loro genitori, erano molto affezionati. Amelia era la confidente di Lucas, benché lui non le raccontasse tutti i dettagli dei propri affari. Lucas non era stato capace di starsene inoperoso mentre la rivoluzione devastava la Francia. Qualche tempo prima aveva segretamente offerto i suoi servigi al Ministero della Guerra. Anche prima dell'inizio del Terrore c'erano state ondate di emigrati che fuggivano dai rivoluzionari per salvarsi la vita. Lucas aveva passato gli ultimi due anni esportando emigrati dalle coste della Francia. Era un'attività pericolosa. Se fosse stato sorpreso dalle autorità francesi, sarebbe stato arrestato e mandato alla ghigliottina. Amelia era fiera di lui, ma aveva anche paura. Si preoccupava continuamente per Lucas, naturalmente. Lui era la colonna dei Greystone, il capofamiglia. Ma si preoccupava ancora di più per Jack. Jack non aveva paura di nulla. Era spericolato. Agiva come se si ritenesse immortale. Prima della guerra era stato un semplice contrabbandiere, uno 17


che si guadagnava da vivere in quel modo come molti altri e che seguiva le orme di troppi suoi antenati per contarli. Ora Jack stava accumulando una fortuna contrabbandando le merci più svariate fra i due paesi in guerra. Nessun gioco poteva essere più rischioso. Jack aveva battuto in velocità e astuzia la flotta reale per anni. Prima della guerra, se fosse stato catturato sarebbe finito in prigione. Ora, però, sarebbe stato accusato di tradimento se le autorità britanniche lo avessero sorpreso a sfidare il blocco contro la Francia. E la pena per il tradimento era l'impiccagione. Per di più, di tanto in tanto Jack aiutava Lucas a contrabbandare persone attraverso la Manica. Amelia era grata che almeno Julianne fosse tranquillamente sistemata, e occupata con suo marito e la sua bambina. Incontrò lo sguardo indagatore di Lucas. «Mi preoccupo per te, e mi preoccupo per Jack. Per lo meno non devo preoccuparmi per Julianne, adesso.» Lui sorrise. «Su questo punto sono d'accordo. È ben protetta e lontana dal pericolo.» «Se solo la guerra finisse! Se ci fossero buone notizie!» Amelia scosse la testa, pensando a come Lady Grenville era morta lasciando una neonata innocente e due bambini piccoli. «Non riesco a immaginare come sarebbe vivere senza la guerra.» «Siamo fortunati a non vivere in Francia.» Lucas non sorrideva, ora. «Per favore, non posso ascoltare un'altra storia orribile. Le voci che si sentono sono già abbastanza brutte.» «Non avevo intenzione di raccontartene una. Non c'è bisogno che tu conosca i dettagli delle sofferenze che gli innocenti patiscono in Francia. Se avremo fortuna, i nostri eserciti sconfiggeranno i francesi in primavera. Siamo pronti a invadere le Fiandre, Amelia. Abbiamo posizioni forti da Ypres alla Mosa, e credo che Coburgo, l'austriaco, sia un buon generale.» Rimase un momento in silenzio. «Se vinciamo la guerra, la Repubblica cadrà. E sarà una liberazione per tutti noi.» 18


«Prego per la vittoria» disse lei, ma la mente era ancora altrove, inchiodata sul lutto che aveva colpito St. Just. Lucas le prese il gomito. Quando parlò, la sua voce era bassa, come se non volesse essere udito da altri, benché non ci fosse nessuno tranne Garrett, il domestico, che potesse davvero sentirli. «Sono venuto a casa perché sono preoccupato. Hai sentito che cos'è successo a casa di Penwaithe?» Amelia lo fissò, tesa. «Certo. Lo hanno sentito tutti. Tre marinai francesi... tre disertori... si sono presentati alla sua porta chiedendo cibo. Lui ha offerto loro un pasto. Dopo hanno minacciato la famiglia con le armi e depredato la casa.» «Per fortuna sono stati catturati il giorno seguente e nessuno è rimasto ferito» osservò Lucas, cupo. Amelia sapeva bene che cosa stava pensando. Lei viveva isolata come Penwaithe con sua madre e il loro unico domestico. Garrett era stato sergente della fanteria britannica, e sapeva maneggiare le armi. Tuttavia Greystone Manor sorgeva in uno dei punti più estremi del sudest della Cornovaglia. Il suo isolamento era una delle ragioni per cui la zona era stata per secoli un rifugio così sicuro per i contrabbandieri. C'era una distanza piuttosto breve tra Sennen Cove, che si trovava proprio sotto il loro palazzo, e Brest, in Francia. Quei disertori sarebbero potuti presentarsi alla sua porta, pensò Amelia. Si accorse che le era scoppiato un forte mal di testa. Improvvisamente stanca di preoccuparsi, si massaggiò le tempie. Almeno l'armadio delle armi era pieno, ed essendo una donna nata in Cornovaglia sapeva benissimo come caricare e usare un moschetto, una carabina e una pistola. «Penso che tu e la mamma dovreste passare la primavera a Londra» affermò Lucas. «C'è una quantità di spazio nell'appartamento di Warlock a Cavendish Square, e potreste andare spesso a trovare Julianne.» Sorrise, ma il sorriso non raggiunse gli occhi. 19


Amelia aveva da poco passato un mese a Londra con la sorella, dopo la nascita della nipotina. Erano molto legate ed era stato un interludio meraviglioso, quasi tranquillo. Amelia cominciò a prendere in considerazione l'idea di lasciare temporaneamente la sua casa. Forse Lucas aveva ragione. «Non è una cattiva idea, ma... e Greystone Manor? Lo chiuderemo, semplicemente? E il fattore Richards? Sai che paga a me gli affitti, adesso che tu sei sempre via.» «Posso prendere accordi per far riscuotere gli affitti da qualcuno. Sento che se non trasferissi te e la mamma in un luogo più sicuro mancherei ai miei doveri verso la famiglia.» Aveva ragione, ammise Amelia. «Ci vorrà un po' di tempo per prendere gli accordi necessari» osservò. «Cerca di chiudere questa casa il più presto possibile» rispose Lucas. «Io devo tornare a Londra, e lo farò dopo il funerale. Quando sarai pronta a raggiungermi verrò a prenderti io stesso, o manderò Jack o un cocchiere.» Amelia annuì, ma per il momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era l'imminente funerale. «Lucas, sai quando si terrà il funerale?» «Ho sentito che ci sarà un servizio religioso nella cappella di St. Just domenica, ma la sepoltura avverrà nel mausoleo di famiglia a Londra.» Amelia si tese. Era già venerdì! E l'immagine di Grenville, con i suoi occhi e capelli scuri, stava assalendo un'altra volta la sua mente. Domenica avrebbe rivisto Simon per la prima volta dopo dieci anni. Amelia era seduta con Lucas e la mamma nella loro carrozza, e si torceva nervosa le mani inguantate. Non riusciva a credere di essere in preda a una così grande tensione. Poteva a malapena respirare. Era mezzogiorno di domenica. Di lì a mezz'ora sarebbe iniziato il servizio religioso per Elizabeth Grenville. St. Just Hall comparve alla loro vista. 20


Era un enorme palazzo, del tutto fuori posto in Cornovaglia. Costruito in pietra chiara, era alto tre piani nella parte centrale, con quattro enormi colonne di alabastro a decorare l'entrata. Un'ala più bassa, a due piani, sorgeva sul lato dalla parte della terraferma, con tetti spioventi in lastre di pietra. All'estremità più lontana c'era la cappella, dotata di un suo giardino, con la facciata adorna di colonne e campanili laterali aggettanti rispetto all'entrata. Alberi alti, neri, spogli, circondavano il palazzo. Il parco era ugualmente nudo, dopo il lungo inverno, ma in maggio avrebbe cominciato a fiorire. Prima dell'estate i giardini sarebbero stati un trionfo di colori, gli alberi verdi e lussureggianti, il labirinto di siepi dietro il palazzo quasi troppo rigoglioso per poterci correre in mezzo. Amalia ne aveva sperimentato personalmente la trasformazione. Tuttavia non era il momento più adatto per ricordare il giorno in cui si era persa nel labirinto. Non doveva rammentare come si era sentita ansante e stordita, e poi Simon aveva svoltato l'angolo, prendendola fra le braccia... Scacciò quei pensieri, scossa, mentre la carrozza percorreva il viale ricoperto di ghiaia, seguendo due dozzine di altri veicoli. L'intera parrocchia sarebbe confluita al funerale di Lady Grenville. I contadini sarebbero stati a fianco a fianco con la piccola nobiltà locale. E di lì a pochi minuti lei avrebbe rivisto Grenville. «È un ballo?» chiese la mamma, eccitata. «Oh, cara, andiamo a un ballo?» Lucas le batté un colpetto sulla mano. «Mamma, sono io, Lucas, e no, non è un ballo, ma il funerale di Lady Grenville.» La mamma era una donnina minuta dai capelli grigi, anche più piccola di Amelia. Fissò Lucas con aria vacua. Amalia non era più rattristata dalle sue condizioni, ormai. Ci era avvezza e le accettava con rassegnazione. Spesso la mamma si credeva di nuovo una giovane debuttante, e scam21


biava Lucas per il loro padre o per uno dei suoi vecchi spasimanti. Amelia guardò fuori del finestrino. Aveva fatto del suo meglio, negli ultimi due giorni, per concentrarsi sul compito che l'aspettava. Aveva un lunghissimo elenco di cose da fare se voleva trasferirsi con la mamma in città. Aveva scritto a Julianne, mettendola al corrente degli ultimi avvenimenti. Aveva già cominciato a riporre la biancheria e le conserve e a mettere via gli indumenti invernali e a organizzare tutto ciò di cui avevano bisogno per una Stagione a Londra. Tenersi occupata era stato un sollievo. Di tanto in tanto si era preoccupata per i bambini di Lady Grenville, ma era riuscita a non pensare a Simon neppure una volta. E tuttavia il suo bel viso era sempre in agguato in fondo alla sua mente. Non c'era modo di negare la sua ansia, ora. Era irrigidita dalla tensione e riusciva a malapena a respirare. Eppure era assurdo. E se anche si fossero trovati di nuovo a faccia a faccia, dopo tutti quegli anni? Lui non l'avrebbe riconosciuta. E anche se l'avesse fatto, probabilmente non avrebbe ricordato la loro sciocca storia di adolescenti, ne era certa. Ma le immagini di quella lontana estate continuavano a cercare di insinuarsi nei suoi pensieri turbinosi, mentre la carrozza avanzava. L'impulso a indulgere in quei ricordi era nato nel momento in cui si era alzata, all'alba. Amelia sapeva di dover conservare la calma e la lucidità. Tuttavia aveva cominciato a ricordare quanto era stata disperata quando aveva saputo che Simon era partito dalla Cornovaglia. Non solo lui non l'aveva salutata, ma non le aveva neppure lasciato un biglietto. Stava cominciando a rammentarsi delle settimane di sofferenza, delle notti in cui si era addormentata piangendo. Doveva comportarsi con orgoglio e dignità, ora. Doveva ricordare che erano vicini di casa, e niente di più. Si strinse le braccia attorno al corpo. «Stai bene?» La voce sommessa di Lucas si insinuò nei suoi pensieri. 22


Lei non cercò di forzare un sorriso. «Sono contenta che siamo qui. Spero di avere un momento per incontrare i bambini prima del servizio religioso. Sono la mia principale preoccupazione.» «I bambini non intervengono ai balli» dichiarò la mamma. Amelia le sorrise indulgente. «Certo che no.» Poi si voltò verso Lucas. Lui osservò: «Sembri molto tesa». «Ho avuto la mente occupata dai mille preparativi che la partenza per Londra comporta» mentì lei. «Mi sento sulle spine.» Sorrise alla mamma. «Non sarà meraviglioso tornare in città?» Lei spalancò gli occhi, deliziata. «Andiamo in città?» Amelia le prese la mano e la strinse con calore. «Sì, appena saremo pronte.» L'espressione di Lucas sembrava scettica. «Sai, se stai pensando al passato, nessuno potrebbe rimproverartelo.» Amelia sussultò e lasciò la mano della madre. «Come?» «È passato molto tempo, ma non ho dimenticato come lui ti ha presa in giro.» Gli occhi di Lucas si strinsero. «Ti ha spezzato il cuore, Amelia.» «Avevo sedici anni!» gli ricordò lei, sebbene il fratello sembrasse rammentarsi perfettamente ogni particolare. «È accaduto dieci anni fa!» «È vero. E in tutto questo tempo lui non è mai tornato, neppure una volta, perciò immagino che tu possa essere un po' nervosa. Lo sei?» Amelia arrossì. Lucas la conosceva bene e anche se non aveva segreti per lui, non c'era bisogno che sapesse che in quel momento era scioccamente tesa. «Lucas, ho dimenticato il passato da molto tempo.» «Bene» affermò lui. «Sono contento di saperlo!» Poi aggiunse: «Non ti ho mai detto nulla, ma l'ho incontrato, di tanto in tanto, in città. È stato cordiale. Non mi sembrava il caso di serbargli rancore, dopo tanti anni». 23


«Hai ragione... non è il caso di serbare alcun rancore. Le nostre vite hanno preso strade diverse». Non aveva saputo che Lucas avesse incontrato Grenville, ma il fratello era a Londra così spesso che era naturale che prima o poi le loro strade si incrociassero. Avrebbe quasi voluto chiedergli com'era Simon adesso, ma si trattenne. Invece, sorrise appena. Lui la fissò per un altro momento, guardandola negli occhi. «Be', c'è qualcosa che lo trattiene. Ho sentito che non è ancora arrivato a St. Just Hall.» Amelia era incredula. «È impossibile. Ovunque fosse quando Lady Grenville è morta, sono passati tre giorni. Dovrebbe certamente essere qui, ormai!» Lucas distolse lo sguardo mentre la loro carrozza finalmente si fermava, non lontano dal cortile della cappella. «Le strade sono cattive in questo periodo dell'anno, ma sono d'accordo con te che dovrebbe essere qui.» «È sicuro che non rimanderanno il funerale, senza il conte?» «Tutta la parrocchia si è già radunata per le esequie.» Amelia guardò fuori del finestrino. Il giardino era affollato di carrozze di ogni tipo. Grenville doveva aver preso accordi per il funerale. Solo lui poteva rimandarlo. Ma se non era presente, come poteva farlo? «Mio Dio» sussurrò Amelia, sconvolta. «Potrebbe mancare al funerale di sua moglie!» «Speriamo che arrivi da un momento all'altro.» Lucas scese dalla carrozza, poi si voltò per aiutare la mamma. Tese la mano ad Amelia. Ancora stupefatta, lei scese cautamente. Forse non si sarebbero incontrati quel giorno, dopotutto. Era sollevata? Se non fosse stata più accorta di così, avrebbe quasi pensato che si sentiva delusa. Una folla vestita di scuro strava giungendo nel cortile della chiesa a piedi. Amelia si fermò e si guardò attorno. Era una 24


giornata grigia, uggiosa, e rabbrividì, nonostante il mantello di lana che indossava. Mentre lasciavano il viale carrozzabile per accodarsi agli altri, i suoi tacchi bassi affondarono nel terreno. Il prato era fangoso per il disgelo. Lucas la guidò verso un sentiero lastricato che portava al cortile della cappella. Il resto della famiglia era già dentro?, si chiese Amelia. Guardò verso l'entrata principale del palazzo ed esitò. Un uomo magro e una donna grassoccia, dai capelli grigi, stavano scendendo i gradini insieme a due bambini e con la neonata fra le braccia, avvolta in una copertina. Erano i figli di Grenville, pensò all'istante, stranamente scossa. Erano entrambi bruni, vestiti con giacche scure, calzoni e calze chiare. Uno aveva circa otto anni, l'altro forse quattro o cinque. Quando si avvicinarono, Amelia si rese conto che somigliavano entrambi al padre. Crescendo sarebbero diventati dei bellissimi uomini. Il cuore le si strinse. Il bambino più piccolo piangeva, mentre il maggiore si sforzava di essere stoico. Entrambi erano chiaramente sconvolti dal dolore. Amalia si sentì spezzare il cuore. «Porta dentro la mamma. Io torno subito» disse. Senza aspettare la risposta di Lucas, si diresse con decisione verso i bambini e si rivolse al gentiluomo che li accompagnava. «Sono Miss Amelia Greystone, una vicina di Lady Grenville. Che giorno tragico.» Il gentiluomo aveva le lacrime agli occhi. Benché fosse ben vestito, era chiaramente un dipendente di qualche tipo. Non sembrava inglese. «Sono Antonio Barelli, il precettore dei bambini, Miss Greystone. E questa è Mrs. Murdock, la bambinaia. Questi sono Padron William e Padron John.» Amelia strinse rapidamente la mano al precettore e alla bambinaia, anche lei in lacrime. Ma non poteva rimproveraglielo. Immaginava che Lady Grenville fosse stata molto a25


mata anche dalla servitù. Poi sorrise a William. «Mi dispiace molto per la tua perdita, William. Ho conosciuto tua madre di recente e avevo molta simpatia per lei. Era una gran signora.» William annuì gravemente. «Vi abbiamo vista quando siete venuta, Miss Greystone. A volte osserviamo i visitatori da una finestra del piano di sopra.» «Dev'essere divertente» commentò Amelia sorridendo. «Sì, a volte lo è. Questo è il mio fratellino, John.» Ma William non ricambiò il sorriso. Amelia si rivolse a John e si chinò. «Quanti anni hai, John?» Lui la guardò. Aveva il viso rigato di lacrime, ma gli occhi erano pieni di curiosità. «Cinque» rispose alla fine. «Cinque!» esclamò Amelia. «Pensavo che ne avessi almeno otto!» «Io ne ho otto» affermò William, serio. Poi i suoi occhi si strinsero, scettici. «Quanti anni pensavate che avessi io?» «Dieci o undici.» Amelia sorrise. «Vedo che ti prendi buona cura di tuo fratello, come è tuo dovere. Tua madre sarebbe orgogliosa di te.» Lui annuì solennemente e lanciò un'occhiata a Mrs. Murdock. «Abbiamo una sorella, ora. Non ha ancora un nome.» Amelia gli sorrise. «Questo non è insolito.» Gli posò una mano sulla testa. I suoi capelli erano morbidi come seta, come quelli di suo padre. Sussultò, togliendo la mano. «Sono qui per rendermi utile in qualunque modo possa farlo. Sono a meno di un'ora di carrozza.» «È gentile da parte vostra» rispose William con la serietà di un adulto. Amelia gli sorrise di nuovo, batté un colpetto sulla spalla di John e si rivolse alla bambinaia. La donna, massiccia e dai capelli grigi, stava piangendo. Amelia sperò con tutto il cuore 26


che si controllasse. I bambini avevano bisogno di lei, ora. «Come sta la neonata?» Mrs. Murdock sospirò sconsolata. «Non fa che piangere da quando... da quando... Non riesco a nutrirla adeguatamente, Miss Greystone. Sembra che rifiuti il latte della balia. Non so più che cosa fare!» esclamò, chiaramente in preda al panico. Amelia si avvicinò per guardare la neonata addormentata. Mrs. Murdock scostò la copertina e Amalia vide una piccina bionda, che era chiaramente l'immagine della madre. «È bellissima.» «Non è il ritratto di Lady Grenville? Che riposi in pace. Oh, santo cielo. Io sono stata assunta solo di recente, Miss Greystone. Sono completamente nuova qui! Nessuno di noi sa che cosa fare... e non abbiamo una governante per la casa.» Amelia la fissò stupita. «Come?» «Mrs. Delaney è stata al servizio di Lady Grenville per molti anni, ma si è ammalata ed è morta poco dopo che io sono stata assunta, attorno a Natale. Lady Grenville ha diretto la casa da allora. Intendeva assumere una nuova governante, ma nessuna ha incontrato la sua approvazione. Adesso chi manderà avanti questa casa?» Amelia si rese conto che St. Just Hall doveva essere davvero nel caos. «Sono sicura che Lord Grenville assumerà immediatamente una nuova governante» disse. «Ma non è neppure qui!» esclamò Mrs. Murdock, in lacrime. «Non è mai qui» aggiunse Mr. Barelli, con una certa disapprovazione e un tremito nella voce. «L'abbiamo visto per l'ultima volta in novembre, brevemente. Verrà? Perché non è qui adesso? Dove potrebbe essere?» Amelia era sgomenta. Ripeté ciò che Lucas aveva detto poco prima. 27


«Arriverà da un momento all'altro. Le strade sono orribili in questo periodo dell'anno. Viene da Londra?» «Non sappiamo dove sia. Di solito afferma di essere nel nord, in una delle grandi tenute che possiede là.» Amelia si interrogò sull'uso della parola afferma. Che cosa intendeva dire il precettore? «Mio padre è venuto a casa per il mio compleanno» si intromise William, serio ma con un certo orgoglio. «Anche se è molto occupato con la gestione delle proprietà.» Amelia era certa che il bambino ripetesse le parole del padre. Non riusciva a credere a una situazione così sorprendente. Non c'era una governante che si occupasse della casa. St. Just non c'era mai. Nessuno sapeva con precisione dove fosse al momento. Che cosa significava tutto questo? John ricominciò a piangere. William lo prese per mano. «Verrà a casa» asserì con decisione. Ma batté furiosamente le palpebre per respingere a sua volta le lacrime. Amelia lo guardò e si rese conto che sarebbe diventato esattamente simile a suo padre. Senza dubbio ne aveva assunto il ruolo, ora. Ma prima che potesse rassicurarlo e dirgli che St. Just sarebbe arrivato da un momento all'altro per rimettere immediatamente le cose a posto, udì il rumore di una carrozza che si avvicinava. Non dubitò di chi si trattasse anche prima di sentire l'esclamazione di William. Si voltò, adagio. L'enorme carrozza nera percorreva al galoppo il viale d'accesso, tirata da sei magnifici cavalli. Il cocchiere indossava la livrea blu e oro dei St. Just, e sul parafango posteriore erano in piedi due valletti. Amelia si rese conto di stare trattenendo il respiro. St. Just era tornato, dopotutto. La carrozza percorse quasi al galoppo il viale circolare. Passando davanti alla cappella, il cocchiere tirò le redini, gridando ai cavalli, e il veicolo si fermò, non lontano dal punto in cui si trovava lei, schizzando la ghiaia tutt'intorno. Il cuore di Amelia batteva all'impazzata. Aveva il viso in fiamme. Simon Grenville era tornato a casa. 28


I due valletti balzarono a terra e corsero ad aprire lo sportello per Grenville. Il Conte di St. Just scese. E la mente di Amelia si paralizzò. Impeccabilmente vestito con una giacca di velluto marrone scuro ricamato, calzoni neri, calze bianche e scarpe nere, Grenville si incamminò verso il loro gruppo. Era alto, forse più di sei piedi, largo di spalle e ancora snello di fianchi. Amelia scorse i suoi zigomi alti, la mascella decisa, la bocca ben disegnata. Il cuore le diede un balzo. Simon non era affatto cambiato. Era bello e aitante come lo ricordava. Non poteva dire se i suoi capelli si fossero ingrigiti, poiché sotto il bicorno portava una parrucca scura, un po' più rossa del suo colore naturale. Amelia era immobile, con lo sguardo fisso, incapace di guardare chiunque tranne Grenville, che aveva occhi solo per i suoi figli. In realtà, era come se non l'avesse vista. Ma lei si era aspettata che non la riconoscesse. Perciò poteva guardarlo apertamente. Era ancora più pericolosamente attraente ora che aveva trent'anni, pensò, disperata. Aveva un'aria più autoritaria e fiera. E i ricordi premevano per poter dilagare liberamente. Amelia lottò per impedirlo. I passi di Grenville erano lunghi e decisi, lo sguardo fermo. Raggiunse i bambini e li prese entrambi fra le braccia. John piangeva. William gli si aggrappò. Amelia tremava, consapevole di essere un'intrusa. Lui non l'aveva guardata, non aveva dato segno di notarla, non l'aveva riconosciuta. Avrebbe dovuto essere sollevata. Quella era la situazione che aveva immaginato. E invece era sgomenta. Grenville non si mosse per un lungo momento, mentre abbracciava i figli. Teneva la testa china su di loro, il viso nascosto allo sguardo di Amelia. Sarebbe voluta andare via, poiché quella era una riunione familiare così intensa, ma temeva di attirare la sua attenzione. 29


Poi lo sentì respirare a fondo. Grenville si raddrizzò e si staccò dai bambini, prendendoli entrambi per mano. Amelia provò la curiosa sensazione che avesse paura di lasciarli andare. Alla fine, il conte rivolse un cenno del capo alla bambinaia e al precettore. Entrambi mormorarono: «Milord» a testa china. Amelia sarebbe voluta sparire. Lui l'avrebbe guardata da un momento all'altro... a meno che non intendesse ignorarla. Il suo cuore continuava a martellare. Sperava disperatamente che Grenville non la notasse. Ma lui si voltò e la guardò. Lei si immobilizzò mentre i loro sguardi s'incontravano. Gli occhi scuri si spalancarono, poi si fissarono nei suoi. Il tempo parve fermarsi. Tutti i rumori sembrarono svanire. C'erano solo il battito assordante del cuore di Amelia, la sorpresa di Simon e l'intensità dello sguardo che si scambiavano. In quel momento Amelia si rese conto che l'aveva riconosciuta, dopotutto. Lui non parlò. Ma non ce n'era bisogno. In qualche modo, lei avvertì il dolore e l'angoscia che lo attanagliavano. Erano immensi. In quel momento seppe che Simon aveva bisogno di lei. Tese la mano verso di lui. Bruscamente, Grenville guardò i figli. «Fa troppo freddo per restare qui fuori.» Passò un braccio attorno alle spalle di ciascun bambino e s'incamminò. Entrarono nel cortile della cappella e sparirono oltre il portale. Amelia respirò a fondo, turbata in modo indicibile. L'aveva riconosciuta. E poi si rese conto che non aveva degnato di un solo sguardo la figlia neonata.

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La dama dello scandalo NICOLA CORNICK Londra, 1816 - Bellissima e seducente, Susanna Burney viene pagata da genitori influenti per mettere fine a fidanzamenti poco graditi. È ormai diventata una consumata spezzacuori, fino a quando il suo ultimo incarico la porta faccia a faccia con l'uomo che nove anni prima è stato suo marito per una sola notte: James Devlin. Non appena incrocia il suo sguardo in un affollato salone da ballo nel clou della Stagione londinese, i fantasmi del passato tornano a ghermirla e Susanna capisce che la fragile costruzione fatta di segreti e menzogne che è la sua vita è sul punto di sgretolarsi. Ma anche James ha molto da perdere. Dopo aver ottenuto un posto nell'alta società e una ricca fidanzata, la comparsa di Susanna è una minaccia intollerabile. Tra i due inizia allora un gioco pericoloso. La posta in palio è altissima, ma la violenta attrazione mai sopita è difficile da ignorare.

Conflitto d'onore BRENDA JOYCE Inghilterra, 1794 - Amelia Greystone credeva ancora nelle favole e nel lieto fine quando aveva donato il proprio cuore all'irresistibile Conte di St. Just. Poi, senza una parola, il loro idillio era finito e Simon Grenville aveva sposato una dama del suo rango, lasciando subito dopo la Cornovaglia. Ora è tornato nelle sue terre, vedovo, e dello spensierato libertino di un tempo non c'è più traccia. È un uomo tormentato che non sa come prendersi cura dei figli. Amelia si propone allora di aiutarlo, da buona vicina, e piano piano riesce a far breccia nel cuore di Simon tanto che quando lui decide di tornare a Londra, la vuole con sé come governante. Amelia sa che quella decisione la porterà a un passo dalla perdizione, ma come resistere al richiamo del cuore? Neppure i pericolosi segreti che circondano il conte riescono a dissuaderla. O a placare l'ardente desiderio che prova per lui.


Le regole del corteggiamento VICKY DREILING Londra, 1816 - Tristan Gatewick, Duca di Shelbourne, è a caccia di una moglie. Ricco di fascino e di denari non dovrebbe avere difficoltà nella scelta, tanto più che l'amore non è tra i requisiti richiesti. Eppure Tristan non riesce a decidersi tra le dozzine di svenevoli e insulse debuttanti che affollano la Stagione londinese. Finché la soluzione gli appare sotto le intriganti e procaci forme di Miss Tessa Mansfield, l'ereditiera nota a tutto il bel mondo come Miss Trappola. Chi meglio di lei, infatti, la più scaltra combina matrimoni di tutta l'Inghilterra sarà in grado di trovare una consorte adeguata al duca? Tessa accetta con entusiasmo la sfida, decisa a combinare le nozze del secolo. Man mano che la ricerca procede, però, un dubbio l'assale: e se la moglie ideale fosse proprio lei? Basta un bacio rubato di Tristan per averne l'ardente conferma.

I segreti di una lady DELILAH MARVELLE New York City - Londra, 1830 - Lady Bernadette Marie Burton aveva giurato di non rimettere mai più piede in Inghilterra. Fuggita dal perbenismo ipocrita della buona società vittoriana con la reputazione a pezzi, si era stabilita nella più aperta e dinamica New York City. In quale altra città del mondo, infatti, una vedova ancora assai avvenente e dalla lingua affilata avrebbe potuto vivere senza essere giudicata? Ma ora è tornata a Londra per fare da chaperon a una giovane donna e il passato riemerge a minacciarla sotto le spoglie di un antico amante respinto. Incredibilmente, Bernadette trova comprensione e sicurezza nel luogo più impensabile: tra le braccia di un uomo misterioso dalla dubbia fama. Chi è veramente Matthew Milton? Un rispettabile gentiluomo caduto in disgrazia o un ladro bugiardo e spregiudicato? Forse solo colui che è determinato a risvegliarla ai fremiti della passione.

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