NICOLA CORNICK
Il marito ideale
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Desired HQN Books © 2011 Nicola Cornick Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special maggio 2013 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2013 presso ELCOGRAF S.p.A. stabilimento di Cles (TN) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 172 dell'1/05/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Covent Garden: la seduzione incanta l'uomo segretamente immorale. Tratto da Guida di Harris alle signore di Covent Garden
Londra, ottobre 1816 Quella notte la sua fortuna si esaurì. Teresa Darent sapeva che la rete si stava chiudendo e che qualcuno le dava la caccia. Quella notte lo sentiva sempre più vicino. Quella notte l'istinto le diceva che l'avrebbero catturata. «Svelta!» Mrs. Tong, padrona del bordello Tempio di Venere le tese un vestito con le mani tremanti. Teresa lo infilò dalla testa e sentì sulla pelle la carezza sensuale della seta color lavanda. Era sorpresa che Mrs. Tong disponesse di un capo così elegante. Era una fortuna: non voleva che la trovassero morta con addosso uno degli abiti chiassosi che le ragazze portavano di solito. Sebbene stesse cercando di sfuggire alla legge, aveva i suoi principi. La maîtresse era pallida sotto il belletto e si guardava intorno terrorizzata. In corridoio il frastuono degli inseguitori era sempre più assordante: voci che gridavano ordini, rumore di stivali e lo schianto di qualche statua 5
oscena finita in pezzi sul pavimento di marmo. «Giubbe Rosse!» proruppe Mrs. Tong. «Stanno perquisendo le stanze. Se vi trovano qui...» «Non mi troveranno» scattò Tess. Si girò, sollevando la massa di capelli rosso oro perché l'altra potesse allacciarle il vestito. Sentì le sue mani che tremavano e il terrore della maîtresse la contagiò. Il panico la invase, mozzandole il fiato. Gli inseguitori ormai erano vicinissimi. «Se anche mi trovassero qui, la mia reputazione è così terribile che nessuno si stupirebbe di vedermi in un bordello» aggiunse con una calma che meravigliò lei per prima. «E le vignette?» chiese Mrs. Tong con voce tremante. «Nascoste.» Tess batté un colpetto sulla borsa a reticella color lavanda abbinata al vestito. «Non abbiate paura, Mr. Tong. Nessuno sospetterà di voi; al massimo vi riterranno una vecchia maîtresse avara.» «Bella gratitudine!» sbottò l'altra irritata. «A volte mi chiedo perché vi aiuto.» «Perché siete in debito con me» le ricordò Tess. Mesi prima aveva aiutato suo figlio quando la polizia lo aveva arrestato a un raduno politico e ora intendeva farsi rendere il favore. «Io non appoggio la causa radicale» borbottò Mrs. Tong e le strinse forte i lacci dell'aderente corpetto in un piccolo gesto di vendetta. «Questo vestito mi sta largo» protestò Tess senza fiato. «Per questo devo stringere i lacci.» La donna diede un altro strattone, poi le lanciò un mantello color lavanda foderato di piume, dello stesso colore dell'abito, a6
vanzò in punta di piedi verso la porta e la socchiuse, portandosi un dito alle labbra. Tess inarcò le sopracciglia. Mrs. Tong scosse la testa e chiuse a chiave la porta. «Non c'è scampo: sono dappertutto. Dovete nascondervi.» «Mi troveranno.» La paura tornò a invaderla. Nonostante il suo atteggiamento spavaldo, Teresa sapeva che se l'avessero trovata con quelle vignette sarebbe finita in prigione e tutto quello per cui aveva lavorato sarebbe andato perduto. Un sudore freddo cominciò a scorrerle lungo la schiena. «Datemi un po' di tempo, Mrs. Tong. Sono soldati e questo è un bordello. Distraeteli.» Afferrò la giacca del completo maschile che indossava quand'era arrivata là, estrasse dalla tasca la piccola pistola d'argento, la cacciò nella borsetta a reticella e la richiuse. Infilò poi le graziose scarpine color lavanda e trasalì: erano troppo piccole. Sarebbe arrivata a casa con i piedi pieni di vesciche. «Non c'è modo di distrarre il loro capitano» replicò la maîtresse. «Le donne non gli interessano.» «Mandategli uno dei vostri ragazzi, allora.» «Non gli piacciono neanche loro. Una ferita di guerra, dicono. La sua arma è scarica. Ed è anche piccola» concluse sprezzante. «Poveretto» lo compatì Tess. «Un bel sacrificio da compiere per il proprio paese. Be', se il sesso non serve, si può ricorrere al denaro. Fategli un'offerta che non può permettersi di rifiutare.» Le voci dei soldati si stavano avvicinando: ormai erano sul pianerottolo e sbattevano le porte, frugando le camere con la grazia di una mandria di mucche in un negozio di oggetti di porcellana. Le ragazze urlavano e 7
aristocratiche voci maschili protestavano. Quella notte molta gente avrebbe visto i propri vizi segreti esposti al pubblico ludibrio. Il mattino dopo, l'irruzione delle Giubbe Rosse nel bordello di Mrs. Tong sarebbe comparsa su tutti i giornali scandalistici, alimentando i pettegolezzi della buona società. «È ora di tagliare la corda» dichiarò Tess. Si avvicinò alla finestra. «Quanto è lontana la strada, Mrs. Tong?» «Non riuscirete mai a saltare giù.» «Perché no? C'è un balcone, vero? Non posso rischiare che mi perquisiscano.» Tess afferrò le lenzuola e cominciò a preparare una corda improvvisata. «Sono le mie lenzuola migliori!» protestò l'altra. «Le rovinerete!» «Vi rimborserò» rispose Tess. «Ho dimenticato qualcosa?» Mrs. Tong scosse la testa. Nei suoi occhi c'era un lampo di ammirazione. «Avete un bel sangue freddo, non c'è che dire. Perché non ci mettiamo in affari?» Tess scosse la testa. Si era rifugiata in un bordello solo perché costretta da un'emergenza. «Lasciate perdere, Mrs. Tong. Non m'interessa vendere sesso. Non lo voglio nemmeno quando è offerto gratis.» Agitò la mano in segno di saluto. «Grazie dell'aiuto.» Scostò le tende e aprì la finestra. In effetti fuori c'era un balcone di pietra con la balaustra intagliata. Tess legò il lenzuolo a una delle colonnine e diede un forte strattone. La corda improvvisata tenne, ma non si poteva dire se avrebbe resistito anche al suo peso. D'altra parte non aveva altra scelta: doveva correre il rischio. Con le scarpine color lavanda e la reticella strette in una mano, scavalcò il balcone, strinse il lenzuolo con l'altra mano e si lasciò scivolare verso terra, le ampie gonne 8
che si allargavano come una campana intorno a lei. Era ancora a una certa distanza dal marciapiede quando la fune finì e lei si ritrovò a oscillare nella brezza autunnale. Mrs. Tong era affacciata al balcone e continuava a protestare per il danno inflitto alle sue lenzuola migliori. Tra lei e la strada buia c'era un salto di almeno quattro piedi. Tess rimase appesa un momento, cercando di decidere se tornare ad arrampicarsi su per la corda o correre il rischio di balzare a terra. Il lenzuolo cominciò a sfilacciarsi e i lacci del corsetto le affondarono nella schiena, mentre le cuciture si tendevano al massimo. Poi all'improvviso scarpette e borsa le vennero tolti di mano. Qualcuno la prese per la vita e la posò a terra con gentilezza. «Per quanto la vista fosse magnifica, ho pensato che avreste apprezzato un piccolo aiuto» le mormorò all'orecchio una pigra voce maschile. L'avevano catturata. Il panico le serrò la gola. Aveva visto giusto: non c'era via di scampo. Stai calma. Non tradirti. Teresa cercò di respirare in modo normale. Qualcosa nel tocco di quell'uomo la turbava, ma più in profondità c'era un inquietante senso di accettazione: lui l'aveva catturata e lei non poteva fuggire. Quella consapevolezza la faceva tremare. Non sapeva neanche chi era. Non riusciva a vederlo in faccia. I lampioni a gas della piazza erano spenti; le imposte erano state aperte, ma la debole luce dorata che filtrava dalle finestre del bordello non riusciva a penetrare l'oscurità autunnale. Tess distinse confusamente una figu9
ra imponente: lei era alta per essere una donna, ma quell'uomo lo era di più. Aveva un'aria forte e vigorosa e un insieme di durezza e freddo calcolo traspariva dalla sua immobilità e dal modo in cui la fissava. Tutte quelle impressioni la confusero: non capiva come potesse dedurre una mole tale di particolari quando sapeva così poco di lui. D'altra parte la consapevolezza era acuta, accentuata in un certo senso dall'intimità del buio che li circondava. Lo sconosciuto continuava a tenerla stretta, ma ora le sue mani erano posate sui fianchi; il suo tocco le procurò uno strano brivido che la scosse tutta. La trascinò nell'alone di luce creato da una finestra e la lasciò andare con meticolosa cortesia, poi si tirò indietro e abbozzò un inchino. I lacci tirati da Mrs. Tong scelsero proprio quel momento per cedere. L'abito scivolò giù dalle spalle, si accartocciò intorno alla vita e ricadde a terra come una fanciulla svenuta. Il mantello fece la stessa fine e Tess rimase a tremare di freddo coperta solo dalla biancheria intima. L'uomo scoppiò a ridere. «Che tenuta perfetta» commentò. «La vostra ilarità è alquanto prematura» replicò Tess con freddezza. «Ci siamo appena incontrati.» Ora lo riconosceva e l'agitazione aumentò. Era stata la voce a tradirlo, bassa, melodiosa e così diversa dal controllato accento inglese che sentiva ogni giorno. Solo un uomo parlava in quel modo languido e strascicato, simile alla melassa. Solo un uomo nell'alta società era di origine americana. Un uomo pericoloso, esotico e seducente come la sua voce. Rothbury. Il capitano Owen Purchase, da poco divenuto Vi10
sconte di Rothbury, era l'uomo mandato a catturarla. Tess lo conosceva di vista. Era un vecchio amico di Lord Alex Grant, marito di sua sorella Joanna e di Garrick, Duca di Farne, l'altro suo cognato. Fino a pochi mesi prima Rothbury era un semplice capitano di Marina americano, ma poi aveva ereditato quel titolo nobiliare in modo del tutto inaspettato. Ora che era un visconte, la buona società lo corteggiava, ma lui pareva indifferente come prima a tutti quei favori. Era spesso venuto in visita da Alex e Joanna in Bedford Square, ma Tess si era sempre tenuta alla larga. Incontrava di continuo uomini avvenenti e quasi nessuno di loro le provocava una qualsiasi emozione. A volte provava un lieve interesse per un uomo arguto e intelligente, ma la sensazione spariva subito. Aveva concluso da tempo che i suoi desideri naturali erano stati soffocati ed eliminati dalle terribili esperienze del suo secondo matrimonio. Dava per scontato che non avrebbe mai più provato un'attrazione fisica per un uomo; non se l'aspettava più e le andava bene così. Rothbury metteva in crisi tutte quelle certezze e la cosa non le piaceva affatto. Era alto, con le spalle larghe, forte e vigoroso e Tess supponeva che fosse anche bello. No, doveva ammettere che lo era: possedeva una rude bellezza fin troppo virile per i suoi gusti. Preferiva uomini che non costituissero una minaccia fisica, uomini che passavano la mattina dal barbiere o dal sarto, piuttosto che a cavalcare o a tirare di scherma. Uomini con i capelli pettinati e impomatati e gli abiti alla moda come i suoi. Rothbury aveva combattuto con gli inglesi contro i francesi a Trafalgar e con gli americani contro gli inglesi a North Point. Era stato un marinaio, un esploratore e un avven11
turiero; Tess preferiva uomini che non si fossero mai avventurati più in là dei confini delle loro tenute di campagna. E poi c'erano le sue maniere incisive, mascherate sotto quei toni suadenti. Lei non si lasciò ingannare: Rothbury si fingeva indolente, quando era uno degli uomini più intelligenti e perspicaci di sua conoscenza. L'acuta consapevolezza della sua vicinanza la metteva a disagio. La stava ancora fissando senza sorridere, come se volesse valutarla. Anche lui l'aveva riconosciuta, visto il corretto inchino che le rivolse. «Buonasera, Lady Darent. Che modo originale di uscire da un bordello» commentò. «Lord Rothbury» lo ricambiò Tess con freddezza. «Grazie. Io non seguo mai le convenzioni.» Con la coda dell'occhio notò che Mrs. Tong le rivolgeva dei cenni concitati, come se volesse indicarle che era lui il responsabile dell'incursione nel bordello e l'uomo... impotente di cui le aveva parlato. Era chiaro che Rothbury non aveva accennato a quel problema con gli amici, ma del resto come stupirsene? Le sembrava un tipo orgoglioso, che non aveva certo voglia di parlare di una simile incapacità e tanto meno desiderava che diventasse una notizia di dominio pubblico. Quello non era il tipo d'argomento adatto a una conversazione formale. Tess cercò di distogliere lo sguardo dai suoi pantaloni. Al momento aveva problemi più urgenti da risolvere e il fatto che Rothbury fosse o meno in grado di continuare il lignaggio di famiglia non le pareva molto importante. Era in uno stato alquanto discinto e lui teneva ancora le sue scarpine in una mano e la borsa a reticella 12
nell'altra. Poteva smascherarla nel giro di qualche istante. «Forse sarebbe meglio sistemarvi il vestito» suggerì con un sorriso ironico. «La scelta spetta a voi, naturalmente, ma credo che ci sentiremo entrambi più a nostro agio.» La squadrò a partire dai piedi scalzi e lasciò scorrere senza fretta lo sguardo verso l'alto, soffermandosi sulla nuvola rosso dorata che scendeva sulle spalle nude, per arrivare infine al viso. I suoi freddi occhi verdi incontrarono quelli azzurri di Tess con un'espressione che le mozzò il fiato. Lei rabbrividì, afferrò la scivolosa seta color lavanda e se la sistemò alla meglio intorno al corpo. La fredda aria notturna le faceva venire la pelle d'oca; provò un impeto di gratitudine quando Rothbury raccolse da terra il morbido mantello foderato di piume e glielo drappeggiò intorno al corpo, scacciando il freddo autunnale. I piedi però erano ancora nudi; non aveva fatto in tempo a infilarsi le calze e ora le pareva di gelare. «Posso avere le mie scarpine, Lord Rothbury?» chiese. «Dubito che siano della vostra misura.» Tess abbassò lo sguardo sui lucidi stivali che brillavano alla luce diffusa dall'unico lampione rimasto acceso e cercò di ricordare il pettegolezzo scurrile sul collegamento tra la misura dei piedi di un uomo e quella del suo membro. Si diceva che gli uomini dai piedi grandi fossero anche ben dotati in altre parti della loro anatomia, o che quelli coi piedi piccoli avessero membri di proporzioni smisurate? Lady Farr aveva una relazione con il suo minuscolo fantino e nonostante la bassa statura Napoleone Bonaparte aveva la fama di grande amatore. Perché mai si metteva a pensare al sesso pro13
prio ora, quando avrebbe dovuto concentrarsi solo sulla fuga? E per giunta in relazione a Rothbury, le cui proporzioni erano state probabilmente rovinate da una granata o una pallottola? Con sua grande sorpresa Rothbury si inginocchiò e le porse una scarpina con un sorriso malizioso; i denti bianchi lampeggiavano nel viso abbronzato da un clima ben più tropicale di quello londinese. Le infilò una scarpina e poi l'altra, indugiando per un attimo con il palmo caldo contro la pelle e Tess avvertì una reazione strana e sconcertante. «Grazie» mormorò, certa che le calzature troppo piccole le avrebbero provocato terribili vesciche. «Un vero Principe Azzurro.» «Mi sono perso la parte della favola in cui Cenerentola fa visita a un bordello» dichiarò lui. Poi si raddrizzò. «Cosa facevate là, Lady Darent?» Il tono era ancora cortese, ma conteneva una nota d'acciaio che le suscitò subito un fremito di allarme. Doveva ricordare che in quel momento Rothbury era l'uomo mandato dal governo a inseguirla e catturarla. Stava camminando su una corda da funamboli e un solo passo falso l'avrebbe fatta precipitare a terra. Il suo unico vantaggio era costituito dal fatto che Rothbury ignorava l'identità della persona a cui dava la caccia. Teneva ancora in mano la sua borsetta. Alle sue spalle Tess distinse un gruppo di dragoni intento a radunare alcune persone stracciate che protestavano. Quella notte erano scoppiati dei tumulti e la strada era cosparsa di pietre e frammenti di legno. I lampioni erano stati distrutti a sassate e qualche facinoroso aveva rovesciato una carrozza. Una delle imposte del Tempio di Venere pendeva dai cardini e pezzi di giornali fluttuavano al 14
vento. All'arrivo dei soldati la folla si era dispersa in fretta e ora restava solo un lieve odore di bruciato. Tess scrollò le spalle e riportò lo sguardo sul viso impassibile di Rothbury. «Perché qualcuno fa visita a un bordello, milord?» chiese in tono leggero. «Se siete dotato di un po' di immaginazione, Lord Rothbury, è il momento di usarla.» Inarcò le sopracciglia con aria ironica. «Immagino che mi stiate interrogando in una veste autorevole e non solo perché siete curioso riguardo alla mia vita sessuale.» «Sono qui come inviato del Ministro degli Interni, Lord Sidmouth» rispose lui. «Stanotte c'è stata una riunione illegale in una taverna qui vicina. Ne sapete qualcosa?» Il cuore di Tess prese a martellarle nel petto. «Vi sembro il tipo di donna che si interessa di politica, Lord Rothbury? Vi assicuro che non ne so niente.» Vide i suoi denti brillare in un sorriso. «Immagino quindi che non vi interessi nemmeno il fatto che sto dando la caccia a un gruppo di pericolosi criminali, compreso un vignettista radicale conosciuto come Jupiter» aggiunse. Le venne la pelle d'oca dalla paura. Lei non era un pericoloso criminale, ma una filantropa che desiderava soltanto delle riforme per alleviare la terribile miseria dei poveri. Lord Sidmouth però non la vedeva così: considerava i riformisti una minaccia per l'ordine pubblico e un pericolo da eliminare in modo spietato e definitivo. Tess deglutì a fatica. Non doveva tradire la sua conoscenza della causa riformista e tanto meno il suo coinvolgimento, ma sotto lo sguardo penetrante di Rothbury si sentiva nuda e indifesa. 15
Fingi. Recita. Lo hai già fatto in passato... «Date la caccia ai criminali in un bordello?» chiese con aria annoiata. «Che modo singolare di combinare il dovere e il piacere, milord. Ne avete trovato qualcuno?» «Non ancora.» Il tono di Rothbury le provocò un altro brivido lungo la schiena. Tess guardò la borsa piena di vignette ancora posata sul palmo della sua mano. Se l'avesse aperta... «Avete accennato a Lord Sidmouth, ma non mi pare proprio di conoscerlo. L'ho forse incontrato a qualche ricevimento?» «Ne dubito. Lord Sidmouth non ama i balli.» Tess scrollò le spalle, come se la conversazione la stesse terribilmente annoiando. Lanciò un'occhiata alla porta del bordello; ora era aperta e la luce si rifletteva sui ciottoli di Covent Garden Square. «Per quanto sia delizioso chiacchierare con voi qui al freddo, sono davvero esausta. Gli eccessi di stanotte mi hanno sfinito. E sono sicura che avete molto da fare.» Soffocò un delicato sbadiglio. «Se volete rendermi la borsa e scusarmi, prenderò una carrozza per tornare a casa.» Rothbury soppesò la piccola borsa sul palmo e Tess si sentì il cuore in gola. Doveva mantenersi impassibile: se gliel'avesse strappata di mano avrebbe rivelato che era preoccupata per il suo contenuto. Rothbury l'avrebbe subito aperta e lei sarebbe finita in un batter d'occhio alla Torre di Londra come prigioniera politica. «Cosa avete qui?» le chiese. «Il contenuto della borsetta di una signora è una questione privata» rispose lei con la gola secca per la tensione. «Un gentiluomo come voi conosce e rispetta certo il valore della discrezione.» 16
«Non ne sarei così sicuro» replicò Rothbury. «Sembra che dentro ci sia una pistola. Vi piacciono i giochi pericolosi con i vostri amanti?» chiese secco. «Sparo solo a quelli che non mi soddisfano» rispose Tess con un dolce sorriso. Lui la ricambiò; gli occhi verdi si accesero di una luce calda e una lunga fossetta si formò sulla guancia. Quel sorriso ebbe uno strano effetto sull'equilibrio di Tess. Per fortuna Rothbury posò la borsetta sulla sua mano tesa; lei richiuse le dita sulla seta e il broccato, invasa da un'ondata di sollievo così intensa da farla quasi barcollare. Poi si rese conto che non si sentiva un fruscio di carte ripiegate e strinse più forte la borsetta, nel disperato tentativo di tastare il contorno dei fogli. Lo stomaco si contrasse per l'orrore. Le vignette erano scomparse.
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Il marito ideale NICOLA CORNICK Londra, 1816 - Per recuperare una reputazione irreprensibile e sentirsi protetta, Lady Teresa Darent decide che è il momento di trovarsi un nuovo consorte. La scelta cade sull’affascinante avventuriero americano, il capitano Owen Purchase. Voci malevole lo dipingono come innocuo in camera da letto, ma la realtà sarà assai differente.
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