Grs181s scandalo al ballo

Page 1


NICOLE JORDAN

Scandalo al ballo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lover Be Mine Ballantine Books © 2013 Anne Bushyhead Traduzione di Elisabetta Elefante Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special settembre 2013 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2013 presso ELCOGRAF S.p.A. stabilimento di Cles (TN) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 181 del 18/09/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Londra, giugno 1816 Per sua sfortuna, possedeva una bellezza fuori del comune. Dandosi mille volte dell'idiota, Lord Jack Wilde osservava la sua preda dall'estremità opposta del giardino illuminato. Si riteneva una persona dotata di buonsenso e di un discreto istinto di conservazione e, tuttavia, era caduto come un allocco nella trappola orchestrata dalle astute donne della sua famiglia, che da sempre speravano di fargli mettere la testa a posto. L'intenzione era quella di dare un'occhiata alla giovane donna in questione e svignarsela alla chetichella. Ma, perchÊ negarlo?, Sophie Fortin era riuscita a catturare la sua attenzione. Jack esalò un lento sospiro mentre l'avvenente Miss Fortin eseguiva con agile disinvoltura una piroetta, tenendo la mano del cavaliere al quale aveva concesso un ballo. Aveva un certo non so che, qualcosa che andava oltre la semplice bellezza. Possedeva un sorriso incantevole, una grazia squisitamente femminile... e un corpo capace di accendere in lui mille fuochi. Le sue occhiate furtive ma penetranti ne avevano già intuito la forma incantatrice sotto 5


il delizioso abito che sfoggiava quella sera. La desiderava, e su questo non c'era alcun dubbio. Peggio ancora: si sentiva in preda a un bisogno imperioso di sapere tutto di lei. Ordinando a se stesso di dominarsi, valutò il da farsi richiamando alla mente le accorate predizioni di sua cugina Skye. «No, Jack. Miss Fortin non è una vezzosa ragazzotta di campagna priva di dote a caccia di un buon partito da sposare. E non è nemmeno una pudibonda educanda senza spina dorsale» gli aveva detto. «Ma questo, se avrai l'occasione di conoscerla, lo scoprirai da solo. E sono pronta a scommettere che ne resterai incantato.» Non era ancora riuscito a farsela presentare quella sera, né ad avvicinarla. Anzi, per dirla tutta, a causa del sordo rancore che da tempo allontanava le loro famiglie, aveva dovuto attendere di partecipare al ballo in maschera organizzato dalla prozia di lei per vederla da vicino. Intrufolarsi sotto mentite spoglie nelle trincee nemiche era un modo poco ortodosso di sondare il terreno senza dare troppo nell'occhio, questo Jack era disposto a riconoscerlo. Se qualcuno glielo avesse predetto, gli avrebbe riso in faccia; e invece lo scapolo inveterato, nascosto sotto il costume da pirata, stava studiando un piano d'azione che avrebbe potuto mettere a repentaglio il suo prezioso celibato. Doveva essere uscito di senno. O era vittima di un sortilegio. L'atmosfera era l'ideale per un incontro romantico. I giardini della residenza londinese della zia di Sophie erano stati trasformati in una sala da ballo all'aperto, illuminata dalla luce dorata di decine e decine di lanterne colorate. E nelle spente tonalità di grigio dei co6


stumi scelti dagli altri invitati, Sophie Fortin spiccava come uno scintillante, luminosissimo diamante. Era più forte di Jack: non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Forse perché vedeva in lei una donna piena di contraddizioni. Sotto la corona di lustrini, indossava un etereo, fluttuante vestito da principessa; tuttavia la grazia e la bellezza, che lo intrigavano, in lei avevano poco a che vedere con il suo aspetto esteriore. I capelli erano castani, un colore tutt'altro che inconsueto, ma Miss Fortin li aveva raccolti in una deliziosa acconciatura, arricciandoli morbidamente e fissandoli in cima alla testa. La maschera che le nascondeva in parte gli occhi lasciava scoperta la delicatezza del suo viso e la sensualità di una bocca voluttuosa. Insomma, Sophie Fortin era avvenente come gliel'avevano descritta, ma tutt'altro che distaccata e fredda come se la sarebbe immaginato. Era una creatura vibrante, piena di passione. E possedeva un sorriso aperto, capace di ammaliare. Jack non si era aspettato tanto calore, tanta innata dolcezza, tanta voglia di vivere. Da quel che gli avevano riferito di lei, aveva pensato di trovarsi di fronte una giovanetta sottomessa o un'avida arrampicatrice. Perché, altrimenti, avrebbe accettato di farsi dare in moglie a un vedovo che aveva il doppio dei suoi anni solo perché poteva conferirle un titolo nobiliare? Osservandola adesso, Jack si chiese come avesse potuto non notarla tra le insipide debuttanti di quella Stagione. E perché quella ragazza stesse suscitando in lui reazioni così sconcertanti. Donne avvenenti? Ne aveva conosciute a dozzine. Alcune di loro erano state più che felici di giacere con lui. Ma gli capitava di rado di provare quell'attrazione folgorante al primo sguardo; mai, peraltro, per una 7


donna ancora così acerba. Una debuttante. Non che l'età facesse differenza: Jack non era venuto alla festa da ballo di Mrs. Pennant in cerca di una moglie. Semplicemente aveva ceduto all'insistenza di sua sorella, che voleva fargli conoscere Miss Fortin. Tutta colpa di Katharine, quindi, la figlia dei suoi genitori adottivi. Gli era stata alle costole assieme a Skye: avevano tramato insieme con un'astuzia che avrebbe fatto invidia a Napoleone Bonaparte. Una vera e propria campagna militare il cui obiettivo era portarlo sull'altare. Tutto era cominciato il giorno dopo il matrimonio di Ashton: un altro successo di cui Kate poteva andare fiera. Favorire gli incontri tra innamorati, infatti, era la sua missione da sempre. Tutti, in famiglia, l'avevano sempre presa bonariamente in giro per quel suo modo di idealizzare il matrimonio, nonché per le astruse macchinazioni che escogitava per far incontrare le anime gemelle. La sua ultima trovata, però, aveva dell'assurdo. Per qualche inspiegabile motivo, Kate si era ficcata in testa che i cinque cugini Wilde, cioè lei, Quinn, Ashton, Jack e Skye, avrebbero trovato il grande amore della loro vita emulando le coppie che avevano lasciato un segno nella storia o nella letteratura. Incredibilmente, Ash si era innamorato di recente della sua Cenerentola, Miss Maura Collyer. La leggenda a cui avrebbe dovuto ispirarsi Jack non nasceva da una favola, bensì da una celeberrima tragedia: Giulietta e Romeo. Quando Kate glielo aveva detto, le aveva riso in faccia. «Ti ha dato di volta il cervello?» aveva esclamato. «Davvero ti aspetti che il sottoscritto si cali nei panni dell'eroe pronto a togliersi la vita per amore?» Sordo alle argomentazioni di sua sorella, secondo la 8


quale non ci si poteva sottrarre al proprio destino, aveva detto di non volerne sapere. Per tutta risposta, Kate aveva continuato a tessere gli elogi della ragazza. «È bella come un sogno.» «È intelligente. E dolce» aveva incalzato Skye. «E non è colpa sua se i suoi genitori vogliono a tutti i costi un titolo altisonante con cui pavoneggiarsi» aveva ripetuto la sorella per la millesima volta. Jack si era stretto nelle spalle, poco convinto. La giovane Fortin doveva essere una timida educanda abituata a condurre una vita agiata e a poltrire nell'ozio se accettava di maritarsi con un vecchiaccio che aveva già seppellito una moglie. «Non sono ancora ufficialmente fidanzati» aveva precisato Skye. «Devi agire in fretta, Jack, per salvare Miss Fortin dalla disgrazia di un matrimonio senza amore. Una volta annunciato il fidanzamento con il duca, non potrà innamorarsi di te senza disonorare la sua famiglia.» «L'onore della sua famiglia non è affare che mi riguardi» aveva replicato Jack, annoiato. «Non devi far altro che accettare di incontrarla» lo aveva supplicato Kate. Jack aveva tenuto duro fino a due giorni prima, quando Skye lo aveva bloccato sulla soglia di casa, mentre usciva di buon mattino. Era diretto a una corsa di calessi, era in ritardo e si era alzato con un feroce cerchio alla testa, colpa del troppo brandy ingurgitato la sera prima. Skye gli si era piantata davanti, approfittando del fatto che non era completamente lucido e in grado di tenerle testa. «Sai che non ti darò tregua» gli aveva detto, zuccherosa. «Tanto vale che ti arrendi subito.» Aveva ceduto per sfinimento. Perché aveva fretta e non voleva perdere altro tempo prezioso. 9


Tra l'altro, quel ballo in maschera gli forniva l'occasione giusta per mantenere l'impegno preso senza troppe complicazioni: avrebbe dato un'occhiata alla ragazza mantenendo l'anonimato, perché gli invitati non avrebbero tolto la maschera fino allo scoccare della mezzanotte. Ma per quell'ora, Jack contava di essere già rientrato a casa. Inoltre, era venuto lì quella sera perché intendeva dimostrare a Kate che la sua ridicola teoria era sbagliata. Con suo sommo rammarico, invece, il suo piano era miseramente fallito di fronte alla bellezza incantevole e al sorriso ammaliante della giovane. Miss Fortin sembrava irradiare una luce propria che lo abbagliava contro ogni suo volere. Per lo meno, ora comprendeva cosa avesse spinto l'anziano e facoltoso duca a proporre il matrimonio a una donna di umili natali, tanto più giovane di lui e senza il becco di un quattrino. Ammirò la pelle porcellanata di Miss Fortin, le labbra carnose e piene. Labbra che lo invogliavano a baciarle. Ma, in verità, baciare quella ragazza non era l'unica cosa che gli sarebbe piaciuto fare... Per un momento, diede libero sfogo alla sua immaginazione. Vide se stesso disteso su un letto assieme a lei, mentre la possedeva con foga... Ma il matrimonio... Per carità! La sola idea gli faceva accapponare la pelle. Il pensiero che Sophie Fortin, o qualsiasi altra donna, gli restasse al fianco per tutta la vita gli era sempre apparso inconcepibile. Assurdo. Jack Wilde non aveva intenzione di mettersi a corteggiare seriamente una ragazza, meno che mai di infilarle una fede al dito! Eppure Miss Fortin era una tentazione alla quale gli riusciva difficile resistere. 10


La musica cessò e il compagno di ballo di lei si licenziò con un inchino. Rimasta sola, Miss Fortin si guardò al di sopra di una spalla. E lo sorprese a fissarla. I loro sguardi si incrociarono per un breve istante. Poi, invece di guardare altrove in preda all'imbarazzo o a una più che comprensibile ritrosia, lei lo sorprese andandogli incontro. Lo raggiunse e socchiuse gli occhi, per fissare i suoi sotto la maschera. «Vi conosco, milord? Ve lo chiedo perché ho scritto di mio pugno gli inviti per la zia Eunice e non ricordo nessuno che corrisponda alla vostra descrizione, tra gli invitati alla festa.» Sebbene il costume da pirata non riuscisse a celare l'altezza o il fisico prestante, Jack riteneva che la sua identità fosse al sicuro grazie alla maschera che gli copriva il viso e alla fusciacca annodata dietro la testa che nascondeva i folti capelli scuri. «No, non ci conosciamo, Miss Fortin» rispose, divertito e piacevolmente sorpreso dalla fierezza della giovane. Affrontare a viso aperto uno sconosciuto era una dote che, per quanto ne sapesse, possedevano solo le donne della sua famiglia. «Allora volete essere così gentile da spiegarmi come mai mi state fissando da almeno venti minuti?» Schietta e diretta, rifletté Jack ammirato. Le rispose col fascino garbato che gli riusciva da sempre naturale. «Trovate irragionevole che un uomo indugi ad ammirare una bella donna?» L'aperto complimento fece scoppiare Sophie in una risatina scettica. Fissò la sciabola che lui teneva infilata nella fusciacca avvolta intorno alla vita. «Devo considerarmi in pericolo? È risaputo che i pirati rapiscono le giovani di buona famiglia per chiedere ricchi riscatti e, prima di rilasciarle, le portano nelle stive delle loro 11


navi, per trastullarsi con loro in modo lascivo.» «Se la memoria non mi inganna, non ho rapito nessuna donzella. Almeno, non negli ultimi tre giorni.» Il sorriso incantevole di lei riaffiorò, con sommo piacere di Jack. Ma quale che fosse la risposta che Miss Fortin intendeva dargli, venne interrotta dall'arrivo del suo attempato spasimante, il Duca di Dunmore. «Eccovi qui, mia cara!» esclamò Dunmore, affabile. «Mi avevate promesso questo ballo, ricordate?» Sottoponendolo a un attento esame, Jack notò che era ancora un uomo piacente: i fili d'argento sulle tempie gli davano un'aria distinta. Quarantacinque anni, alto e ben piantato, nascondeva sotto il gilet un antipatico accenno di pancia. Superata una breve esitazione, Miss Fortin gli rispose col più garbato dei sorrisi. «Certo che lo ricordo, Vostra Grazia.» Jack si sentì trafiggere da una gelosia feroce quanto immotivata. Non aveva alcun diritto di rivendicare una qualche esternazione di affetto da parte di Miss Fortin. Ne aveva, semmai, il duca che gli scoccò un'occhiata affilata prima di offrire il braccio alla sua dama. «Chi era quel pirata?» le chiese, conducendola via. «Non ne sono sicura» la sentì dire Jack un attimo prima che i due prendessero posizione sulla pista da ballo. Rimase a fissarli mentre il quartetto d'archi intonava un valzer. Si chiese, divertito, cosa mai potesse trovare Miss Fortin nel Duca di Dunmore... oltre al suo illustre titolo. E al suo considerevole patrimonio, certo. Non erano affiatati come ballerini. Dunmore era goffo, scoordinato. Continuava a pestare i piedi alla sua dama. Stoica, lei manteneva un'espressione serena, imperturbabile. Finché il duca non le cadde pesante12


mente sul piede destro. E Miss Fortin non riuscì a contenere una smorfia di dolore. Intuendo di averle fatto male, Dunmore si arrestò e si profuse in scuse. «Sono davvero desolato, mia cara. Temo di non riuscire a tenere il passo con questi balli moderni.» Il sorriso di lei stavolta fu tirato. «Non dovete scusarvi, Vostra Grazia. Sarà sufficiente impratichirvi un po', come tutti. Posso chiedervi comunque di fare una piccola pausa? Non vi dispiace, spero.» Dunmore annuì prontamente, la attirò verso il bordo della pista da ballo e rimase a conversare sottovoce con lei. Quando la musica cessò, Miss Fortin si scusò e si allontanò per rientrare in casa. Un osservatore poco attento non lo avrebbe badato, ma zoppicava. E sorrideva, per non dare a vedere che le doleva il piede. Istintivamente, Jack pensò di andare ad aiutarla; la seguì dentro, la vide percorrere un corridoio e aprire una porta in fondo, nella quale entrò. Non resistette alla tentazione di raggiungerla. Miss Fortin, scoprì arrestandosi sulla soglia della stanza, si era rifugiata nella biblioteca. Un lume, lasciato opportunamente acceso per eventuali ospiti che si fossero avventurati fin lì, illuminava il divano sul quale la giovane sedette compostamente. Si chinò, si sollevò la gonna fino alle ginocchia, si sfilò la scarpa e la calza sinistra. Proruppe in un borbottio inintelligibile un attimo prima di sfilarsi la maschera, per esaminare le dita doloranti. Vedendo apparire una nuova smorfia sul suo viso, Jack si fece avanti. «Posso aiutarvi, Miss Fortin?» Lei sobbalzò sul divano, ma non poté impedirgli di addentrarsi nella stanza. Senza aspettare di essere invitato a farlo, Jack le si 13


inginocchiò davanti e le afferrò il piede nudo tra le mani. «Permettete» insistette, ignorando il suo gemito indignato di fronte a tanta sfrontatezza. Il mignolo, notò Jack, sanguinava. «Fa male? Riuscite a piegarlo?» «Direi di sì.» «Allora non è rotto» decretò lui, rassicurandola. «Tempo una settimana e tornerà come nuovo. Fidatevi: parlo per esperienza. Mi è capitato diverse volte avendo a che fare coi cavalli, da ragazzo.» Così dicendo, si afferrò la fusciacca e strappò una strisciolina di stoffa che usò per pulire via il sangue dal dito. «Avvolgetela intorno alla ferita, almeno finché non potrete bendarla come si deve.» «Siete molto gentile.» Il tono grato di lei lo indusse ad alzare lo sguardo. E fu un errore. Perché Miss Fortin aveva due occhi incredibili, luminosi e frangiati da ciglia interminabili. Di un azzurro intenso, che virava quasi al viola. Una tonalità mai vista. Jack ne restò folgorato. E si irritò con se stesso, rendendosi conto che faceva sempre più fatica a resistere al fascino di quella giovane donna. Era ancora più attraente di quanto avesse pensato a prima vista e il suo corpo reagiva incontrollabilmente, trafitto da un desiderio che mai ricordava di aver provato per nessun'altra. Per reazione, cercò il suo tono più burbero. «Perché avete lasciato che Dunmore vi calpestasse i piedi in questo modo, rischiando di fratturarli?» Una domanda che sembrò spiazzare Miss Fortin. «Stavo solo cercando di essere gentile. Sarebbe stato molto sgarbato da parte mia fargli notare che è un pessimo ballerino. Che colpa ne ha? Non è portato per il 14


ballo. Come tante persone, d'altronde.» «Immagino che il suo rango e la sua ricchezza possano compensare gli innumerevoli difetti» commentò Jack con una punta di sarcasmo. L'intento era quello di svelare le vere motivazioni di Miss Fortin. «Non è forse questo il motivo per cui siete così tollerante con lui? Nonché il motivo per cui siete pronta a sposarlo?» Lo sguardo di Sophie si sgranò. «Niente affatto. Il duca è un uomo di una gentilezza squisita. Non volevo urtare la sua sensibilità.» Il silenzio poco convinto di Jack la indusse a socchiudere gli occhi. «E perché poi la cosa dovrebbe riguardarvi?» Non ebbe risposta. Perciò passò al contrattacco. «Ma voi chi siete, di grazia?» Jack si tolse la maschera. «Voi!» Dunque lo aveva riconosciuto. E stranamente sembrava risollevata, piuttosto che allarmata. Si adagiò sullo schienale del divano e lo guardò pensierosa. «Sapete chi sono?» osservò Jack. «Non pensavo di essere famoso.» «Siete famoso per i vostri scandali, Lord Jack Wilde.» «Tuttavia non ci siamo mai conosciuti, mi pare. Altrimenti mi ricorderei di voi, Miss Fortin.» «No, non ci hanno mai presentati. Vi ho visto al ballo dei Perry all'inizio della Stagione, ma non avete fatto caso a me.» «Non mi spiego come mai» rifletté lui ad alta voce. «Forse perché ero vestita di bianco. E voi evitate le debuttanti come la peste.» Jack non poté non sorridere mentre conveniva: «Di solito sì». «Anch'io vi ho evitato quella sera. Perché mi avevano messa in guardia nei vostri confronti. Mi hanno ad15


dirittura vietato di avvicinarvi.» Lo vide inarcare un sopracciglio e spiegò. «Le nostre famiglie sono in rotta da almeno tre generazioni, rammentate?» «Ah, sì. Quel vecchio conto in sospeso» disse Jack, ricordando che un suo prozio aveva ucciso il bisnonno di lei in duello a causa di una donna. E poi era scappato nelle colonie americane, portandosi dietro il suo trofeo. «È un divieto a cui obbedisco molto a malincuore» riprese Miss Fortin. «Mi sarebbe piaciuto conoscere Lady Katharine e Lady Skye, ma mi è stato severamente proibito di frequentarle.» La bocca di lui si sollevò a un angolo. «E voi fate sempre quello che vi dicono?» Lei aggirò la domanda. «Voi invece non fate mai quello che vi dicono? No, non occorre che mi rispondiate. Di voi si mormora che vi divertiate a infrangere le regole e le convenzioni.» «E chi lo dice, di grazia?» «Un po' tutti, direi. Avete fama di essere un libertino irriverente, dotato della capacità di affascinare qualunque donna vi capiti a tiro. Se fosse vero anche solo la metà di quel che si dice sulla vostra scandalosa condotta, ora dovrei temere per la mia virtù.» Accorgendosi in quel momento di trovarsi in una situazione quanto mai sconveniente, Sophie si affrettò ad abbassarsi la gonna sulle ginocchia. «Non dovrei nemmeno rivolgervi la parola.» «E che cosa avreste intenzione di fare, adesso? Scappare via urlando a squarciagola?» Gli occhi di lei scintillarono di una luce un tantino frivola. «Dimenticate che sono in casa di mia zia e le circostanze mi impongono un certo contegno. Inoltre certe crisi di nervi non sono da me. Ma non posso negare di essere curiosa di sapere come mai mi rivolgete 16


la parola. E perché siete venuto al ballo di mia zia. Che cosa volete?» Voglio voi, mia dolce fanciulla, sgorgò la risposta dalla mente di Jack. Era venuto con l'intento di conoscere Sophie Fortin e scoprire che non era il suo tipo. Trovarla orribile, o magari appena passabile, ma indegna del suo interesse. I segnali inequivocabili del suo corpo, invece, gli dicevano che la sua missione stava fallendo miseramente: certi sani appetiti si risvegliavano in lui di prepotenza solo nel trovarsela di fronte. Decidendo che la verità era la sua miglior difesa, le fissò le labbra. «Sono venuto perché ho promesso a mia cugina che vi avrei baciata.» Lei batté le palpebre diverse volte. «Come avete detto?» «Non mi avete sentito?» «Sì, ma... non riesco a credere che diciate sul serio.» Inclinò il capo di lato. «Perché fare una promessa del genere a vostra cugina? Era forse una sfida?» «Assolutamente no.» «Una scommessa, allora. Avete scommesso con vostra cugina che sareste riuscito a sedurmi?» Se aveva sperato di sconcertarla con la sua audace ammissione, non stava funzionando, rifletté Jack. Sophie Fortin non era così sciocca da lasciarsi intimidire. «Si tratta di una promessa e non ha nulla a che vedere con una scommessa.» «Vi confesso che faccio fatica a credervi» ammise lei, divertita. «Di voi si dice anche che vi piaccia scommettere su tutto.» Sentendo che la conversazione gli stava sfuggendo di mano, Jack cercò di correre in qualche modo ai ripari. «Dovrei forse sentirmi lusingato dal fatto che sia17


te così informata sul mio conto, milady?» «Direi di no, poiché le mie informazioni sul vostro conto sono tutt'altro che lusinghiere. Avete quasi trent'anni e ancora vi comportate come uno scapestrato. Conducete una vita dissoluta. Siete l'oggetto di scandalosi pettegolezzi. E invece di rammaricarvene, come dovreste, sembra quasi che la cosa vi diverta.» Lui simulò una smorfia contrita. «Mi duole ammettere che è tutto sacrosantamente vero.» «E quale delle vostre cugine, se è lecito, è riuscita a strapparvi la promessa di baciarmi?» «Skye. Ma c'è di mezzo anche Katharine, mia sorella.» «Niente meno! E perché mai vi avrebbero spinto a una tale sfrontatezza?» Un sorriso appena accennato incrinò le labbra di Jack. «È la loro missione: combinare matrimoni.» Gli occhi di lei si sgranarono. «Interessante. Continuate.» «È una lunga storia.» Miss Fortin guardò l'orologio sulla mensola del caminetto. «Temo di non avere il tempo di ascoltarla tutta. Fatemi un riassunto.» «Prima però vi spiace se mi alzo? Cominciano a scricchiolarmi le ginocchia.» Invece di attendere una risposta, Jack si drizzò e si accomodò sul divano. Senza troppo entusiasmo, cercò le parole. «Vedete, Kate ha questa teoria balzana secondo la quale noi cugini, per trovare la nostra anima gemella, dovremmo emulare i più famosi o leggendari innamorati di tutti i tempi.» Una pausa. «Voi, per intenderci, sareste Giulietta. E io Romeo.» Le sopracciglia di lei si sollevarono. «La storia si fa sempre più interessante.» Jack aggrottò le sue. «Mia sorella pensa che io e voi 18


siamo fatti l'uno per l'altra... e voi lo trovate interessante?» «L'uno per l'altra nel senso che dovremmo sposarci? Be', è ovvio che dice per dire.» «Voi non conoscete Kate.» «Allora è fuori di testa.» «È quel che penso anch'io: la sua teoria è il frutto di una mente malata.» «E per dimostrarglielo, siete venuto qui a... controllare coi vostri occhi e avere conferma che non sono il vostro tipo.» «Mettiamola così.» «E che ruolo ha giocato Lady Skye nella vostra decisione?» Jack non mentì neanche su questo. «Ecco, l'altra mattina io uscivo di casa per recarmi a una corsa; lei si è piantata davanti al mio calesse, mi ha strappato le redini di mano e ha minacciato di non muoversi di lì. A quel punto, non avevo scelta: avrei dovuto spostarla di forza, o investirla. O rinunciare alla corsa. E per farla spostare, ho dovuto prometterle che sarei venuto a darvi un'occhiata.» Miss Fortin non trattenne una risata. «E Dio non voglia che dobbiate rinunciare a una corsa!» esclamò. «Non per niente siete un socio onorario del Four-inHand Club: è cosa nota che siete capace di stracciare in pista tutti gli avversari con diverse spanne di vantaggio.» Lo stava prendendo in giro, comprese Jack. Anzi, stava apertamente ridendo di lui. Sophie continuò prima che potesse risponderle a tono. «Lady Skye, in effetti, ha fama di essere una persona molto persuasiva, ma voi mi sorprendete, Lord Jack. Sì, insomma, piegarvi alla volontà di vostra sorella e di vostra cugina...» 19


«Io non mi sono piegato alla loro volontà.» «Ah, no? Vi presentate a un ballo senza essere invitato, mi seguite in casa, vi introducete nella biblioteca di mia zia... e tutto perché non siete riuscito a tenere testa a Lady Katharine e a Lady Skye.» «Non posso darvi torto» riconobbe, contrariato. «È certamente un segno di cedimento da parte mia. Un uomo che si rispetti non dovrebbe permettere a due donne di organizzare i suoi incontri amorosi.» La risata armoniosa e squillante di lei echeggiò nella stanza. Jack la trovò contagiosa e rise a sua volta. «Devo ammettere che non siete affatto come mi aspettavo, Miss Fortin.» «Perché, cosa vi aspettavate?» «Mi immaginavo una melliflua educanda priva di spina dorsale.» «E perché mai?» «Perché siete pronta a piegarvi alla volontà di chi vuol farvi fare un matrimonio che non desiderate.» «Io ho scelto liberamente di rispettare la volontà dei miei genitori. E questo per voi significa non avere spina dorsale?» «Voi sposerete il duca, dico bene? Per come la vedo io, siete fin troppo arrendevole quando si tratta di fare quel che vi dicono i vostri genitori.» Quell'aperta critica non sembrò offenderla. Invece di risentirsi, Miss Fortin gli rivolse un sorriso. Enigmatico, stavolta. «Come potete esprimere un simile giudizio quando di me sapete poco o niente?» Su questo punto, Jack non poté controbattere. Né voleva farlo. Perché in realtà avrebbe voluto conoscere tante cose dell'intrigante giovane donna che aveva di fronte. «Forse non siete l'ingenua ragazzetta che credevo.» Gli occhi di lei tornarono a scintillare. «Suppongo 20


di dovervi ringraziare per il complimento, ammesso che lo sia.» Occhi vivaci, intelligenti. Una mente perspicace. I punti a favore di Sophie aumentavano a mano a mano che parlava. «Anch'io devo confessarvi che non siete affatto quello che credevo» riprese lei. «Per esempio, scopro che avete questa strana abitudine di presentarvi dove nessuno vi aspetta.» «Cioè dove?» «Oltre che qui, al ballo di mia zia dove non eravate invitato? All'Arundel Home, per dirne una.» Pur riconoscendo il nome dell'ospizio che offriva vitto e alloggio a tante giovani madri nubili, Jack si sforzò di mantenere un'espressione neutra. «Cosa vi fa pensare che mi sia recato in un posto del genere?» Lei esitò. «È stato l'inverno scorso. Una delle cameriere al nostro servizio si era invaghita di un poco di buono. Rimasta incinta, i miei genitori la licenziarono senza nemmeno una lettera di referenza. Io le diedi del denaro che l'avrebbe aiutata ad andare avanti e lei trovò alloggio all'Arundel Home. Qualche tempo fa, andai a trovarla e voi eravate lì, a colloquio con uno dei dirigenti. Non me lo spiegavo. Così, spinta dalla curiosità, feci qualche domanda sul vostro conto. Mi fu detto che voi siete tra i fondatori dell'ospizio e che lo finanziate con generose donazioni.» «Siete stata male informata» negò Jack. Era visibilmente a disagio, adesso. Sophie lo scrutò in viso. «Non ci credo. Però non ho mai scoperto cosa vi abbia spinto verso una così nobile causa. Voglio dire, perché donare grosse somme di denaro a un ospizio per giovani madri non sposate? A meno che...» Interruppe la frase, arrossendo vistosamente dall'imbarazzo. 21


«A meno che cosa?» «A meno che non siate il padre del bambino messo al mondo da una di quelle sfortunate ragazze» concluse lei, candida. «Non sono il padre di nessuno di quei bambini, ve lo assicuro. Presto molta attenzione, perché questo genere di sciagure non abbia mai a capitarmi.» Sua madre lo aveva concepito e partorito senza essere sposata, sebbene provenisse da una famiglia di ceto diversissimo da quello delle ospiti dell'Arundel Home. Considerato un bastardo da sempre, Jack si era guardato bene dal mettere al mondo dei figli e aveva sempre preso le dovute precauzioni con le sue innumerevoli avventure. «Allora perché finanziate quella iniziativa?» incalzò Miss Fortin. Perché la considerava una sua missione personale: aiutare le giovani madri non sposate. Sua madre, nella stessa situazione, aveva potuto contare sul denaro e sulla posizione dei Wilde. Tante altre donne non erano così fortunate: erano sole, abbandonate a se stesse. Prive di mezzi. Tuttavia Jack voleva combattere da solo certe crociate. Non aveva mai detto a nessuno del suo impegno in quell'ospizio, nemmeno ai suoi parenti più stretti. Nemmeno a Skye, alla quale era sempre stato legatissimo. La curiosità di Miss Fortin però adesso andava soddisfatta. «Come voi, anch'io una volta ho conosciuto una ragazza che si è trovata nella stessa situazione e avrebbe avuto bisogno di quel genere di aiuto.» Lei lo studiò per un lungo momento. Poi annuì, come se avesse tratto un'altra conclusione sul suo conto. La sua voce si ammorbidì. «La vostra generosità è davvero ammirevole, milord.» 22


Jack si strinse nelle spalle. «È poco più di niente. Le mie donazioni all'ospizio sono le vincite delle mie vittorie alle corse dei cavalli.» «Grosse somme, allora, visto che vincete spesso. E per le donne che aiutate non sono niente.» «Be', sarà anche così. Ma vi prego di tenere per voi queste osservazioni. Nessuno sa del mio impegno con quelle ragazze sfortunate.» Gli occhi di lei si fecero enigmatici. «Siete una persona più complicata di quanto pensassi, Lord Wilde. Siete capace di slanci generosi, ma non volete che lo si sappia in giro. Perché?» Perché c'era una parte di lui sulla quale Jack voleva mantenere il riserbo. Sentimenti che non voleva scoprire, dandoli in pasto agli altri. Specie a giovani donne che per lui erano perfette estranee. Come Miss Fortin, appunto. Ancora una volta però dovette dare una risposta alla sua interlocutrice. Le rivolse un sorrisetto esagerato. «Ero il più giovane dei cugini maschi in casa Wilde ed è stata una gran fatica, crescendo, dimostrare di essere all'altezza di mio fratello o di mio cugino Quinn. Mi avrebbero spellato vivo se avessi mostrato di avere un cuore tenero. Essere sensibili, per loro, è roba da femminucce. La filantropia non è cosa da uomini» aggiunse, attribuendo ai maschi di casa una durezza di cuore che non corrispondeva affatto alla verità. E chiedendo loro mentalmente scusa, per questo. «Dubito che qualcuno possa giudicarvi meno uomo per questo, milord. Ma state tranquillo: potete contare sulla mia discrezione.» Un guizzo tornò ad accendersi negli occhi di Miss Fortin e Jack si sorprese a perdersi ancora in quelle pozze viola; si sentì nuovamente vittima di un sortilegio mentre contemplava, incantato, la sua Giulietta. 23


Vent'anni appena compiuti, Sophie Fortin avrebbe dovuto essere ingenua, spensierata, innocente. Invece sembrava astuta, perspicace, intuitiva. Tutt'altro che docile o priva di spina dorsale, come l'aveva immaginata. Il fatto che dicesse senza peli sulla lingua ciò che pensava la rendeva, poi, ancora più attraente ai suoi occhi. Ed ecco che riaffiorava il suo dilemma. Era venuto lì per cercare il momento giusto per ritrovarsi da solo con lei, fare quanto doveva per dimostrare a Kate che la sua teoria era priva di fondamento e levare il disturbo. Il problema era che quella giovane donna gli piaceva davvero. Da morire. Anche più di quanto avesse ipotizzato sua sorella. Il silenzio tra loro si allungò, crebbe di intensità mentre continuavano a fissarsi negli occhi. Fu lei a distogliere lo sguardo; si chinò e si infilò adagio la calza e la tirò lungo la gamba, facendo attenzione a non sollevare la gonna. Fu poi la volta della scarpa. E finalmente tornò a cercare gli occhi di Jack. «Grazie per esservi preoccupato del mio povero piede, milord. Ora però devo proprio andare.» «Così presto, Miss Fortin? Non prima di avermi dato il mio bacio, spero.» Se era una battuta, lei non la trovò divertente: non accennò minimamente a sorridere. «Non posso tornare a casa con la coda tra le gambe e deludere Kate e Skye, ammettendo di non essere riuscito a mantenere la promessa» insistette Jack. «Ne sarebbero affrante, credetemi.» «Non posso baciarvi.» «Non siete ancora fidanzata con Dunmore, o sbaglio?» «Non sbagliate.» 24


«Allora cosa ve lo impedisce?» Gli occhi di lei scesero a guardargli le labbra. Poi tornarono a sollevarsi. Ma dalla sua bocca non venne fuori alcuna risposta. «Consideratelo un esperimento» continuò Jack, «per mettere alla prova la teoria di mia sorella. E dimostrare che è sbagliata.» Se la prospettiva di baciarlo terrorizzava Sophie, non poteva essere la sua anima gemella, rifletté. L'esperimento sarebbe servito a chiudere la questione una volta per tutte. Forse elaborando quello stesso pensiero, lei rimase immobile. E Jack si sporse in avanti, lentamente. Finché le loro labbra non furono vicinissime. Così vicine che sentiva il profumo di lei, dolce e inebriante. Si sporse ancora, carezzando lievemente la bocca di Sophie con la sua. La sentì sussultare al contatto. Jack invece si eccitò all'istante. E si tirò indietro bruscamente. Poche donne avevano avuto quell'effetto immediato e devastante su di lui: non era un buon segno. Anche Sophie aveva avvertito la stessa scossa, ne era certissimo, perché la vide portarsi una mano sulla bocca e sgranare gli occhi. Lei rimase qualche istante in silenzio, poi si schiarì la gola. «Avete avuto la risposta che volevate?» «Niente affatto» rispose Jack, dandosi dell'idiota. Baciarla aveva acceso in lui mille altri interrogativi. E soprattutto un dubbio feroce: che la teoria di Kate, per folle che fosse, potesse avere un qualche fondamento. Sophie esalò lentamente il respiro che aveva trattenuto. «Non importa. Non potrà mai esserci nulla tra noi» dichiarò, quasi risollevata. «Perché no?» 25


«Le nostre famiglie si odiano, rammentate?» «Per un motivo che ho sempre reputato insulso.» Sophie aggrottò la fronte. «Per mio padre non lo è. Ha cambiato il corso di tutta la sua vita. In peggio.» «In che senso?» «Suo nonno era barone. Alla sua morte, avvenuta per mano del vostro antenato, la nostra famiglia perse il titolo nobiliare che, per un principio balordo legato ai termini del conferimento e della sua ereditarietà, passò ai fratelli del barone invece che ai diretti discendenti. Anche tutte le proprietà legate al baronato passarono a quel ramo della famiglia. E mio padre, che sarebbe stato oggi il legittimo erede al titolo, è rimasto con un pugno di mosche in mano.» «E per questo serba ancora rancore nei confronti della nostra famiglia? Dopo tutti questi anni?» «Temo di sì. Non perdonerà mai i Wilde per avergli portato via qualcosa che avrebbe dovuto essere suo per diritto di nascita.» Sophie sospirò. «E ammesso che riesca a passarci sopra, non approverebbe mai la nostra unione ora che sto per sposare un marito titolato. Un duca, niente meno.» Jack non aveva commenti da fare. «Ora, se non vi spiace, devo tornare al ballo. I miei si staranno chiedendo che fine abbia fatto.» Alzatasi dal divano, Sophie fece per avviarsi alla porta. Ma Jack la bloccò afferrandole una mano. «Non ve ne andate. Non ancora» la esortò, con una voce carezzevole e accorata che sorprese lui per primo. «Devo.» «Almeno lasciate che vi baci come si deve.» La vide tentennare e si alzò a sua volta. Quando le tuffò gli occhi negli occhi, qualcosa tornò ad accendersi dentro di lui. Qualcosa di vibrante. Di meravigliosamente vivo. 26


Qualcosa che Sophie sembrava comprendere. Condividere. In preda a un tremito improvviso, indietreggiò di un passo. Ma la mano di Jack si strinse intorno alla sua. Era deciso ad andare fino in fondo. Questo bacio, pensò, forse avrebbe segnato tutto il suo destino. Motivo di piÚ per renderlo memorabile.

27


L'educazione di una contessa NICOLA CORNICK Londra, 1817 - Come cameriera personale di alcune delle dame più note dell’alta società, Margery Mallon sa che deve tenersi alla larga dagli affascinanti gentiluomini: le avventure di quel tipo vanno bene solo nei romanzi che legge in segreto. Tuttavia, quando un attraente sconosciuto le offre un assaggio di passione, Margery non sa resistere. L'uomo è in realtà Lord Henry Wardeaux, deciso a ricongiungerla con il nonno, Lord Templemore: il vero nome di Margery è infatti Marguerite, scomparsa vent’anni prima durante una tragica rapina. Erede della nobile famiglia, viene trasformata di punto in bianco da cameriera in contessa, ma dovrà fare i conti con i pettegolezzi del ton, una fila di corteggiatori attirati dal suo ingente patrimonio e una serie di misteriosi incidenti. Per fortuna Henry è rimasto al suo fianco, a proteggerla...

Scandalo al ballo NICOLE JORDAN Inghilterra, 1816 - Quando la cugina lo sprona a corteggiare l'affascinante Sophie Fortin, Lord Jack Wilde si dimostra scettico. La fanciulla in questione è senza dubbio una bellezza, ma la famiglia a cui appartiene preferirebbe vederla morta che sposata a un Wilde, dato che una ruggine di vecchia data, apparentemente insanabile, divide le due casate. Jack, tuttavia, intrigato dalla sfida, decide di partecipare a un ballo in maschera e, non riconosciuto, ammalia Sophie con un bacio mozzafiato, rimanendone a sua volta stregato. Non appena l'identità del giovane lord viene svelata, volano scintille. Come ha osato Jack irretirla con false promesse e dolci parole, sapendo che un futuro insieme è per loro impossibile? Lui dovrà sfoderare le più sottili arti seduttive per dimostrare a Sophie che una simile passione non può essere osteggiata neppure dal destino.


Maestro di passione VICKY DREILING Londra, 1818 - Miss Amy Hardwick sa che i mesi successivi saranno determinanti per il suo futuro. Una nuova Stagione è infatti alle porte, l'ultima per trovare un marito di rango e per togliersi finalmente di dosso l'etichetta di timida senza speranza che la perseguita fin dal suo debutto. Un'impresa tutt'altro che facile, ma se ci si mette di mezzo il Diavolo... È questo infatti il soprannome di William Darcett, il libertino più pericoloso del ton, appena rientrato dal Continente e pronto a scandalizzare l'alta società con i suoi modi licenziosi. E quando, per un bizzarro caso del destino, i due vengono sorpresi in una situazione compromettente, l'incredibile accade: il diabolico Will sposa la schiva Amy. Eppure lei non è il fragile fiore che tutti si immaginano: una sorprendente sensualità si cela sotto le sembianze da educanda e toccherà a Will, complice una scommessa, darle libero sfogo.

Matrimoni e compromessi CANDACE CAMP Inghilterra, 1818 - La sorella del Conte di Rawdon, Genevieve Stafford, ha deciso di contrarre un matrimonio degno del nome altisonante che porta. La sua algida bellezza e i modi aristocratici non dovrebbero incontrare resistenze nel conquistare uno tra i Pari più in vista del regno. Tuttavia, a fidanzamento già annunciato, un terribile scandalo travolge la giovane lady che, ripudiata dal suo promesso sposo, non ha altra scelta se non nascondersi nella tenuta di famiglia. Inaspettatamente le viene in soccorso Sir Myles Thorwood, caro amico del fratello, che le propone un matrimonio di convenienza per salvare la sua reputazione. Genevieve è convinta che le tocchi un'unione senza amore, ma l'affascinante consorte ha altro in mente. Mentre i due indagano sul motivo misterioso che ha generato lo scandalo, la conoscenza reciproca si fa sempre più approfondita. E appassionata.

Dal 20 novembre


Abbonati! PER TE UNA SORPRESA MISTERIOSA!

Sì!

Spedisci questa pagina a: SERVIZIO LETTRICI HARMONY C/O Brescia CMP - 25126 Brescia

Voglio abbonarmi ai Grandi Romanzi Storici Special. Speditemi bimestralmente 2 inediti romanzi e la sorpresa misteriosa che resterà comunque mia al prezzo scontato del 15%: € 11.70 più € 1.80 per contributo spese di spedizione. Potrò sospendere in ogni momento le successive spedizioni a pagamento mediante comunicazione scritta, come pure restituirvi i romanzi ricevuti a pagamento per posta entro 10 gg. (Diritto di recesso Art. 64 Dlg. 206/2005).

YB0142 Cognome.............................................................Nome................................................................................ Via.....................................................................................................................N°...................................... Località.............................................................................Prov...................CAP............................................. Prefisso....................Telefono....................................e-mail.......................................................................... Firma............................................................................................Data........................................................ Offerta limitata a un solo componente per ciascun nucleo familiare non minorenne e non valida per coloro che già ricevono per corrispondenza I Grandi Romanzi Storici Special. Offerta valida solo in Italia fino al 31.12.2013. Tutte le richieste sono soggette ad approvazione della Casa. I Suoi dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente, da Harlequin Mondadori S.p.A. - Via Marco d’Aviano, 2 – 20131 MILANO - e dalle società con essa in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. - titolari del trattamento - per evadere la Sua richiesta di ricevere per posta cartacea informazioni commerciali e campioni di prodotto, nonché la Sua eventuale richiesta di acquisto di nostri prodotti editoriali, secondo l’offerta riportata sul presente coupon, e le attività a ciò strumentali, ivi comprese le operazioni di pagamento e quelle connesse con adempimenti amministrativi e fiscali, nonché le attività di customer care. Nome, cognome e indirizzo sono indispensabili per i suddetti fini. Il mancato conferimento dei restanti dati non pregiudica il Suo diritto ad ottenere quanto richiesto. Previo Suo consenso, i Suoi dati potranno essere trattati dalle titolari per finalità di marketing, attività promozionali, offerte commerciali, indagini di mercato - anche tramite email e telefono, qualora forniti I Suoi dati potranno, altresì, essere comunicati a soggetti operanti nei settori editoriale, largo consumo e distribuzione, vendita a distanza, per propri utilizzi aventi le suddette medesime fi nalità. L’elenco completo ed aggiornato delle società in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. con Harlequin Mondadori S.p.A., dei soggetti terzi cui i dati possono essere comunicati e dei responsabili è disponibile a richiesta all’indirizzo sopra indicato. I Suoi dati potranno essere trattati dagli incaricati preposti alle seguenti operazioni di trattamento: elaborazione dati e sistemi informativi, amministrazione, servizio clienti, gestione abbonamenti, confezionamento e spedizione riviste, confezionamento mailing, invio newsletter Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modifi care e cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario o per comunicazioni commerciali o sondaggi di opinione, rivolgendosi al Responsabile Dati presso Harlequin Mondadori S.p.A. all’indirizzo indicato. Acconsente che le titolari utilizzino i Suoi dati per le proprie fi nalità di marketing, anche via e-mail e telefono, come illustrato nell’informativa? SI NO Acconsente che i Suoi dati siano comunicati ai suddetti soggetti terzi e da questi utilizzati per le finalità e secondo le modalità illustrate nell’informativa? SI NO

Regalo non condizionato all’acquisto ed esente dalla disciplina delle operazioni a premio


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.