JULIA LONDON
Gioielli e misteri
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Year of Living Scandalously Pocket Books A Division of Simon & Schuster, Inc., New York © 2010 Dinah Dinwiddie Traduzione di Teresa Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2014 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2013 presso ELCOGRAF S.p.A. stabilimento di Cles (TN) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 185 del 29/01/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo West Sussex, Inghilterra, 1793 Ogni estate, nel villaggio di Hadley Green, gli abitanti attendevano con impazienza due eventi: il primo era l'inizio di giugno, quando il vicario saliva su una carrozza presa a prestito e si congedava dal suo gregge per andare a trovare sua sorella nello Shropshire. Quella era la sola settimana dell'anno in cui il pulpito veniva strappato dalle mani del vicario per darle a quelle del giovane sostituto, i cui sermoni risultavano notevolmente pi첫 succinti. Il secondo evento era la sagra annuale di fine estate patrocinata dal Conte di Ashwood. Era la festa del buon raccolto e dei buoni fittavoli e l'occasione per racimolare fondi per i poveri orfanelli della parrocchia di St. Bartholomew. La festa durava per tutta una giornata, con vivande e birra sufficienti per rifocillare un esercito e vendita di lavori artigianali opera dei pi첫 industriosi abitanti del villaggio. C'erano giochi per adulti e bambini e alcuni musici intrattenevano gli ospiti che preferivano sedersi sotto i tendoni, ai tavoli decorati con bandierine e fiori raccolti nei giardini e nelle serre del conte. Tradizionalmente, membri dell'aristocrazia giungevano da Londra per assistere alla sagra, ospiti del conte e della sua graziosa... e notevolmente pi첫 giovane... moglie, Althea Kent, Lady Ashwood. L'aristocrazia condivideva con gli abi5
tanti locali i lavori artigianali e la birra... anche se forse più la birra che i lavori artigianali. Inevitabilmente, alla fine della giornata le caviglie dei lord e dei popolani venivano legate insieme per la corsa a tre gambe. Ai vincitori era promesso un bacio della contessa in persona. Considerando la non comune bellezza di Lady Ashwood, la maggior parte dei mortali era propensa a cimentarsi nella prova. Era anche tradizione che quando il sole cominciava a calare dietro agli alti olmi, gli abitanti del villaggio se ne tornassero a casa con i loro carri e calessi, e i lord e le lady si ritirassero nel maestoso palazzo georgiano del conte, per prepararsi a una notte di dissolutezza. Quelle serate erano leggendarie. Più di un matrimonio era stato messo a rischio dalle scandalose attività notturne, e più d'uno era stato celebrato a seguito di eventi compromettenti. Nel 1793 un torrenziale temporale estivo mise fine ai festeggiamenti nel primo pomeriggio. Abitanti del villaggio e orfani furono rimandati a casa loro, e gli illustri ospiti del conte si affrettarono a rientrare nel palazzo, attesi da domestici che consegnarono loro teli con cui asciugarsi e accesero il fuoco nelle camere. La pioggia continuò a cadere per tutto il giorno, raffreddando l'aria e riempiendo le stanze di odore di umidità. Gli ospiti, intrappolati in casa, cominciarono a cercare modi per divertirsi. Si distrassero moderatamente bevendo e giocando per tutto il pomeriggio. Ma all'inizio della serata le poste ai tavoli da gioco erano pericolosamente alte e diversi gentiluomini e nobildonne sparivano dal salone, solo per tornare una mezz'ora dopo con le parrucche di traverso. Al di sopra del gioco d'azzardo e delle attività che si svolgevano nelle stanze semibuie del pianterreno c'era una nursery, e in quella nursery c'era Miss Lillian Boudine, pupilla e nipote di Lady Ashwood. Lily era un'orfana di otto anni 6
che era stata adottata dalla zia Althea quando, tre anni prima, aveva perso i genitori, a due sole settimane di distanza l'uno dall'altro, a causa di una febbre perniciosa. Qualcuno avrebbe potuto sperare che Lord e Lady Ashwood avrebbero cambiato le loro abitudini per via della bambina, ma non fu così. Serate, balli e ricevimenti continuarono e Lily si abituò a vedere ombre che si abbracciavano sulle scale buie e a cogliere il suono di porte che venivano chiuse a chiave. Aveva sentito molti risolini femminili e i Ssh sommessi di voci maschili. Riusciva a distinguere le tracce di profumo femminile che indugiavano nei corridoi fra gli odori della cera delle candele e della legna che ardeva nei caminetti. Quella sera Lily era relegata nella nursery con la bambinaia, la quale aveva gustato in grande quantità la birra del conte e dormiva, russando rumorosamente, su una sedia vicino al fuoco. Lily aveva una voglia terribile di uscire dalla nursery per dare una sbirciata agli adulti. Passò accanto alla donna addormentata e uscì in corridoio, attenta a chiudere la porta senza far rumore. Corse leggera giù per le scale fino al suo perfetto nascondiglio, da cui poteva tenere d'occhio il viavai degli adulti. Il ballatoio, però, era più buio del solito. Il brutto tempo aveva causato una penuria di candele e nel lungo corridoio ne erano accese solo due. Era così buio che sulle prime Lily non riuscì a distinguere la coppia abbracciata, finché non sentì uno dei due bisbigliare. Si affrettò a raggomitolarsi dietro a una consolle, da dove riusciva a malapena a scorgere le due ombre. Si stavano baciando. Si sporse un po' per vedere meglio, ma perse l'equilibrio e per puro miracolo evitò di ruzzolare sul tappeto. Si appiattì bruscamente contro la parete, e passarono diversi momenti prima che si azzardasse a sbirciare di nuovo. Rimase delusa scoprendo che la coppia si era dileguata nel buio. Si alzò, si guardò attorno e si affrettò a diri7
gersi verso il suo solito rifugio. Ma quando raggiunse la cima del doppio scalone ricurvo che conduceva ai piani inferiori, una mano le afferrò la spalla. Lily lanciò un grido allarmato mentre veniva costretta a voltarsi e ad alzare gli occhi sul bel viso della zia Althea. Althea non era per nulla contenta. Il color rubino delle sua labbra si intonava a quello dell'abito di velluto, e le guance erano quasi altrettanto arrossate. «Che cosa credi di fare, Lily?» «Niente, zia! Volevo solo vedere gli abiti da sera delle dame!» Lily aveva usato altre volte con successo quella scusa, ma quella sera Althea non l'accettò. Mise le mani sulle spalle di Lily e la spinse in corridoio. «Che cosa devo fare con te? Torna nella nursery! Sai benissimo che devo partire per la Scozia domattina. Devo potermi fidare che ti comporterai bene, mentre sarò via.» «Lo farò!» promise Lily. «No, basta promesse a vuoto» scattò Althea. «Non c'è niente che irriti di più il conte del tuo cattivo comportamento. Se si stancasse di averti qui, che cosa ne sarebbe di te?» S'inginocchiò per guardare Lily negli occhi. «Tua madre, la mia cara sorella, è morta. Un'altra sorella è ammalata. Resta solo la minore, in Irlanda, per prendersi cura di te. Vuoi davvero essere irlandese, Lily? Io starò via per molto tempo e al mio ritorno sarà meglio che non senta le lamentele di mio marito e la richiesta di mandarti via. Devi proprio smetterla di andare in giro a spiare!» Lily si sentiva in colpa ed era spaventata. «Sì, zia, lo prometto con tutto il cuore.» Althea s'intenerì e sorrise. «Come mi ricordi Maria» disse, alludendo alla madre di Lily. «Era impertinente, proprio come te; aveva lo stesso spirito. Mi manca molto. E mi mancherai anche tu.» Baciò Lily sulla guancia. «Ora dimostrami quanto starai buona e torna nella nursery... e restaci.» Si rial8
zò e accarezzò Lily sui capelli. «Va', prima che il conte ti veda.» Lily corse lungo il corridoio e salì al secondo piano per le scale di servizio. Entrò nella nursery e chiuse la porta. La bambinaia si agitò sulla sedia, ma senza svegliarsi. Lily si arrampicò sul sedile sotto la finestra. Fuori era buio. La sola luce era quella proveniente dal palazzo. Tracciò una linea sul vetro freddo e umido, lasciando un segno simile alla scia di una lumaca e pensò che sarebbe stato bello avere una compagna, qualcuno con cui condividere quelle interminabili, noiose serate. Un movimento all'esterno attirò la sua attenzione. Premette il viso sul vetro e sbirciò fuori. Era un uomo a cavallo. Lo vide passare davanti alla luce del palazzo e allontanarsi. Conosceva il cavaliere... o piuttosto, conosceva il cavallo. Era il grosso grigio con macchie nere sulla groppa che apparteneva a Mr. Scott, l'ebanista. Lily lo aveva visto molte volte mentre intagliava il doppio scalone che s'incurvava attorno all'entrata principale. Perché avrebbe dovuto essere ad Ashwood quella sera? Non era un aristocratico. Che lavoro di ebanisteria avrebbe potuto fare il giorno della sagra? E perché si allontanava sotto la pioggia attraverso il parco, anziché servirsi della strada principale? Non era andato via assieme agli altri abitanti del villaggio? Faceva freddo nella nursery. Lily si accorse che stava rabbrividendo e raggiunse il letto. Fu svegliata qualche tempo dopo da grida, abbastanza forti da riscuotere anche la bambinaia. «Cielo, dev'essere un incendio!» esclamò la donna, e corse con Lily giù per le scale. Al pianterreno non c'era traccia di fuoco o fumo, ma furono accolte da un bailamme generale. Gli ospiti gridavano, e almeno una gentildonna stava piangendo. Il conte rivolgeva 9
in giro uno sguardo alterato dall'ira e Althea era pallida. La bambinaia allungò una gomitata a un valletto e bisbigliò: «Che cosa succede?». «Lady Ashwood ha perso una fortuna al gioco, anche se il conte l'aveva avvertita di smettere. Ma conosci Lady Ashwood. Ha continuato lo stesso. Al momento di pagare il debito è andata a prendere i gioielli della famiglia per darli in garanzia, ma erano spariti.» «Che cosa? Quelli antichi?» chiese la donna inorridita. Perfino Lily sapeva dei gioielli degli Ashwood. Tutti lo sapevano. Erano grandi, inestimabili rubini donati da Re Edoardo IV al primo Conte di Ashwood per la sua lealtà durante la guerra delle Due Rose. I rubini, incastonati in una pesante collana, in due grossi orecchini, e il più grande nel diadema, erano custoditi sotto chiave nello studio del conte. «Già, quelli antichi» confermò il valletto. «Scommetto che è stato uno degli ospiti» aggiunse a bassa voce, vedendo avvicinarsi la contessa. «Con tutto quell'andirivieni dietro le porte chiuse... Ma tieni a mente quello che ti dico, Annie, sarà incolpato uno di noi.» «Annie, Lily, tornate subito di sopra» ordinò bruscamente Althea. La bambinaia afferrò la mano di Lily e, nonostante le sue resistenze, la trascinò su per le scale. Il giorno seguente il cielo era azzurro e luminoso. Si faceva un gran parlare della prevista partenza della contessa per la Scozia. Tutti sapevano che lei e il conte avevano litigato fino all'alba a proposito dei gioielli scomparsi. Mentre gli ospiti erano occupati a fare colazione o dormivano ancora, i domestici vennero riuniti nella stanza da pranzo della servitù. Lily vi si era intrufolata attraverso la cucina e scorse la zia Althea appoggiata alla credenza, pallida per la stanchezza e la tensione. 10
Il conte era in piedi fra il segretario e l'avvocato. Con le mani intrecciate dietro la schiena informò la servitù, in tutto ventiquattro persone, che avrebbe trovato il ladro, e il ladro sarebbe stato impiccato. I domestici osservavano guardinghi i tre uomini. Il segretario del conte, Mr. Bowman, condusse l'interrogatorio. La bambinaia di Lily, Miss Penhurst, a cui la piccola era molto affezionata, tremava. Quando Mr. Bowman chiese a Miss Penhurst come poteva mai fidarsi della sua parola che non aveva preso i gioielli quando dormiva proprio sotto lo studio in cui erano custoditi, Lily non poté più resistere e corse avanti. Il conte cercò di scacciarla, ma lei gli afferrò la mano. «Credo di sapere chi li ha presi!» Tutti gli occhi si fissarono su di lei. Le ginocchia di Lily cominciarono a tremare. Il conte le afferrò il gomito, stringendolo dolorosamente. «È una delle tue frottole, ragazzina?» sibilò. Lily scosse la testa. «Com'è possibile che tu sappia chi ha preso i gioielli? Hai colto il ladro sul fatto?» «No, milord» rispose Lily con voce tremante. «Ma l'ho visto allontanarsi a cavallo» ansimò, con le lacrime agli occhi. Il conte e Mr. Bowman si voltarono lentamente a guardarla. La zia Althea la fissava, immobile come una statua. «È stato l'ebanista, Mr. S... Scott» balbettò Lily. «L'ho visto ieri sera allontanarsi a cavallo nel parco, molto dopo che gli abitanti del villaggio se n'erano andati.» Gli occhi del conte si strinsero. «Era troppo tardi perché stesse lavorando» aggiunse Lily. Il conte guardò Althea. «Lavorando? Lavorando a che cosa?» chiese. «Una riparazione. A un guardaroba» rispose lei, fredda. Mr. Bowman guardò Lily, scettico. «Come potete essere certa che fosse lui, Miss Boudine?» 11
«Era il suo cavallo» rispose Lily, e immediatamente temette di essersi sbagliata. «Era grigio, con macchie nere attorno alla coda» aggiunse, per convincersi. «Oh no, cara...» cominciò Althea, ma fu zittita da un'occhiata del conte. Poi, all'improvviso, il conte sorrise a Lily. «Prendiamo una tazza di tè, volete, Lillian?» domandò, e lei cercò di ricordare se avesse mai pronunciato il suo nome prima di quel momento. Nel giro di poche ore Mr. Joseph Scott fu allontanato dalla moglie e dai tre figli e portato in un edificio nella proprietà degli Ashwood, in attesa dell'arrivo del magistrato. La voce si sparse rapidamente a Hadley Green, con un seguito di pettegolezzi. Un ladro viveva in mezzo a loro? Mrs. Rolligwood non aveva denunciato di recente il furto delle sue galline? Mr. Clark non si era lamentato che diversi sacchi di farina erano spariti dal suo negozio? E c'era davvero da stupirsi che fosse Mr. Scott? Tutti sapevano che sua moglie era gravemente ammalata, ma i dottori di Londra volevano essere pagati, vero? E perché lui era così riservato su dov'era stato quella sera? Affermava di non aver preso i gioielli, ma non voleva dire dove si trovava al momento del furto. La sua povera moglie fu costretta a dire la verità, per evitare che venissero interrogati i bambini. Suo marito era tornato a casa solo dopo mezzanotte. Il magistrato, un uomo che godeva fama di essere un giudice rapido e severo, arrivò a Hadley Green entro due settimane. Il processo si tenne nella sala comunale del villaggio. Mr. Scott molto probabilmente sapeva che sarebbe stato giudicato colpevole anche prima di essere portato davanti al magistrato, poiché non poteva rispondere in modo soddisfacente alla domanda su dove si trovava la sera in cui i gioielli erano spariti. Tuttavia una processione di amici e vicini cercò di fare del proprio meglio per convincere il magistrato della bontà 12
del suo carattere. Furono seguiti da una serie di testimoni degli eventi della sera del crimine. L'intero villaggio si radunò all'esterno per seguire il processo. Poco dopo mezzogiorno comparvero due eleganti carrozze degli Ashwood. Una per comodità del conte, che, come parte lesa, aveva assistito al processo fino dal mattino. La seconda portava Lily e la contessa, il cui viaggio era stato rinviato indefinitamente. Lily non sapeva perché. «Quanta gente» mormorò nervosamente, guardando fuori dal finestrino. «Non tanta» rispose Althea, rassicurante. «È qui solo per curiosità. E non ce ne sarà altrettanta dentro.» Lily non era convinta. Tutto a un tratto le girava la testa. «Non voglio farlo, zia Althea» disse, raggomitolandosi sul sedile di cuoio. «Il conte non può riferire quello che ho detto?» «No, devi dirlo personalmente.» Althea sorrise, comprensiva. «Ma non so che cosa raccontare!» «Devi solo dire la verità.» Poi Althea si chinò in avanti e mise la mano sul ginocchio di Lily. «Ma devi essere sicurissima della verità. Questa è la cosa più importante... devi essere certa di ciò che hai visto quella sera. Lo sei? Sei assolutamente certa?» Lily rifletté su ciò che aveva visto. Erano successe tante cose, dopo quella sera, tante persone erano andate e venute da Ashwood. Eppure aveva visto il cavallo di Mr. Scott e le figure in corridoio. Annuì solennemente. Voleva far piacere ad Althea, assicurarle che poteva ripetere ciò che aveva visto. La zia, tuttavia, sembrava stranamente triste. «Assolutamente certa, cara? Era così buio quella sera, e c'erano tante persone ad Ashwood. Sei sicura di aver visto Mr. Scott?» In effetti, c'era stata molta gente. Ma Lily si sentiva come se fosse lei la causa di tutto quel trambusto, come se la gente 13
si fosse radunata là quel giorno per sentire ciò che avrebbe detto, e non voleva mettere in imbarazzo Althea e far arrabbiare il conte rimanendo zitta. «Sono sicura» ripeté. La zia sorrise, ma i suoi occhi luccicavano di lacrime. La carrozza si fermò. Un momento dopo lo sportello si aprì e la folla vi si affacciò allungando il collo per vedere all'interno. Althea prese Lily fra le braccia. «Ricordati di dire solo la verità, amore. E non aver paura. Nessuno vuole farti del male.» La baciò sulla guancia e la lasciò. «Va', allora. Mr. Bowman ti farà entrare.» «Ma devi venire anche tu!» protestò Lily. Era davvero spaventata, ora. «Non posso» disse Althea, e una lacrima le scivolò lungo la guancia. «Mi dispiace, cara, ma mio marito...» Abbassò gli occhi e Lily udì un suono che somigliava a un singhiozzo soffocato. Althea alzò gli occhi e le sorrise. «Mia sorella ha bisogno di me, adesso, e ho rimandato anche troppo. Va', Lily. Finirà tutto prima di quanto pensi e io tornerò da te al più presto possibile, te lo prometto.» «Miss Boudine!» Era Mr. Bowman, allo sportello della carrozza, circondato dalla folla di curiosi. «Venite, bambina, il magistrato aspetta.» Lily guardò Althea che sorrise e disse: «Sei una bambina coraggiosa. Puoi fare qualunque cosa. Ora va'». Riluttante, Lily scese dalla vettura e fu immediatamente circondata da valletti che le fecero strada attraverso la folla. Dentro, la sala era gremita e il soffitto basso la faceva sembrare ancora più affollata. Lily, sempre più spaventata, fu condotta davanti a un uomo magro, asciutto, in parrucca e toga, seduto dietro un tavolo. Lui la guardò da sopra gli occhiali, corrugando le sopracciglia come se non gli piacesse ciò che vedeva. Il conte era seduto su un elaborato seggiolone alla destra del magistrato. A sinistra, in quello che sembrava un recinto 14
frettolosamente costruito, c'era l'accusato, in piedi, con gli abiti stazzonati e la barba lunga. Lily evitò il suo sguardo. «Venite, venite» disse il magistrato, facendole cenno di avvicinarsi. Mr. Bowman la spinse avanti. Lily si trovò direttamente davanti a Mr. Scott. Dietro di lui sedeva la sua famiglia. La moglie teneva sulle ginocchia il figlio più piccolo e stava piangendo. La figlia sedeva, cupa, accanto a lei, e vicino c'era il figlio maggiore, Tobin, che fissò Lily con ostilità. Lily aveva incontrato la famiglia Scott quando Mr. Bowman l'aveva portata al loro cottage per identificare il cavallo che aveva visto la sera della sagra. Anche allora gli occhi di Mrs. Scott erano stati rossi e gonfi, come adesso. Lily conosceva solo Tobin, che spesso accompagnava il padre ad Ashwood per aiutarlo. Aveva qualche anno più di lei, forse dodici o tredici, ed era sempre stato molto gentile. Quel giorno, però, la fissava come se avesse voluto strangolarla. «Miss Boudine, abbiamo la vostra solenne assicurazione che ciò che direte oggi sarà la verità, davanti a Dio?» chiese il magistrato. Lily deglutì a vuoto e annuì. «Parlate!» «Sì, milord» disse lei. Le ginocchia le tremavano. Temeva di svenire davanti a tutta quella gente. Il conte si sarebbe arrabbiato con lei... l'avrebbe fatta diventare irlandese. «Potete procedere» disse il magistrato, e all'improvviso Mr. Bowman fu davanti a lei. «Miss Boudine, prego, dite a Sua Grazia ciò che avete visto la sera della sagra estiva.» Lily si rese a malapena conto di parlare. La voce le tremava quanto le ginocchia mentre raccontava al magistrato delle figure nell'ombra in corridoio e del cavaliere sul cavallo grigio pezzato di nero. «Avete identificato questo cavallo?» chiese il magistrato. 15
«I... io...» «Lo ha identificato, milord» intervenne Mr. Bowman. «È stata condotta a casa di Mr. Scott due giorni dopo e ha identificato il cavallo di sua proprietà come quello che aveva visto quella sera.» «È vero?» chiese il magistrato a Lily. «Sì, milord.» Mrs. Scott soffocò un singhiozzo contro la testa del figlioletto. Il magistrato fissò di nuovo Lily intensamente. «Giurate sulla Bibbia che ciò che avete detto qui oggi è vero?» Lily stava per vomitare, coprendosi di vergogna più di quanto avesse già fatto. «Sì, milord.» «Molto bene.» Il magistrato fece un cenno a Mr. Bowman, che a sua volta guardò i valletti, annuendo. Un momento dopo Lily si trovò fuori dalla sala affollata e sulla carrozza del conte. La zia Althea e la sua carrozza erano sparite. Passò un'altra ora prima che il conte comparisse e prendesse posto davanti a Lily per tornare ad Ashwood. La guardò una sola volta. «Vi siete comportata bene» disse, e si voltò verso il finestrino. Più tardi, Lily avrebbe appreso che dopo la sua testimonianza Mr. Bowman aveva formulato l'ipotesi che Mr. Scott e una cameriera di Ashwood fossero amanti, e complici nel furto dei gioielli. Il fatto che non potesse dimostrare chi era la cameriera non turbò il magistrato. Giudicò Mr. Scott colpevole di furto e lo condannò all'impiccagione. Nei giorni che seguirono, la zia Althea parve in qualche modo più piccola. Più vecchia. Non era la stessa, allegra zia Althea e Lily ne fu profondamente turbata. Non era un segreto che Althea e il conte erano ai ferri corti. Più di una volta, la notte, Lily si era svegliata sentendoli litigare. Durante il giorno Althea si teneva vicino la nipote. Ma 16
era distratta. C'erano momenti in cui sembrava quasi arrabbiata con lei, in particolare quando frugava Ashwood in cerca dei gioielli scomparsi. Lily non capiva quella ricerca. «Se Mr. Scott li ha presi, non saranno qui, no?» chiedeva, confusa. «Non si sa mai» borbottava la zia. Il giorno in cui Mr. Scott fu impiccato, Miss Penhurst portò Lily al laghetto. Remarono tranquillamente fra le anatre mentre Mr. Scott incontrava il suo Creatore. Ma Lily era triste. Si sentiva colpevole. Aveva ucciso lei Mr. Scott quando aveva ripetuto ciò che aveva visto. Miss Penhurst le assicurò che non era colpa sua, che Mr. Scott aveva fatto qualcosa di molto sbagliato e non poteva incolpare altri che se stesso. Lily, tuttavia, non poteva fare a meno di pensare che era tutta colpa sua. Non poteva smettere di vedere l'odio negli occhi di Tobin. Cercò di parlarne con la zia Althea, ma lei si rifiutò di discuterne. Disse che era una storia tragica e ormai finita e che Lily non doveva più pensarci. Althea smise di suonare il pianoforte. Appariva ogni giorno più smunta, e Lily era preoccupata. Non era un segreto che lei e il conte non si rivolgevano più la parola. Alla fine della settimana Althea partì per il suo viaggio in Scozia. La vita assunse di nuovo il ritmo consueto. Lily riprese le sue lezioni, si esercitò nel disegno, giocò con le bambole. Althea tornò ad Ashwood quasi tre settimane dopo. Era sorridente e disse che era felice di vedere la nipote, che le era mancata terribilmente mentre era via. Ma a Lily parve che ci fosse qualcosa di diverso. I begli occhi grigi della zia avevano un'espressione distante. Un giorno, circa un mese dopo il suo ritorno, Althea entrò nella nursery mentre Lily era impegnata nelle sue lezioni e l'abbracciò. «Ho notizie» annunciò allegramente. «Andrai in 17
Irlanda!» Lo disse come se si trattasse di una grande avventura. «In Irlanda!» esclamò Lily sentendosi cadere il cuore. «Perché, zia? Ho forse fatto qualcosa di male?» «No, no, Lily! È solo che Lenora può prendersi cura di te molto meglio. Ha tre bambine, sai, tua cugina Keira e le gemelle, Molly e Mabe.» Lily non le aveva mai conosciute. Non voleva andare dalle sue cugine, voleva stare con Althea. «No, zia!» disse disperatamente, aggrappandosi al suo braccio. «Per favore, non farmi diventare irlandese! Non mandarmi via!» «Ah, Lily, tesoro, io non sarò qui per prendermi cura di te» rispose Althea. «E non posso lasciarti sola con il conte, no?» «Perché non sarai qui? Dove sarai?» chiese Lily, spaventata. «Potrei venire con te. Potrei farti compagnia.» Althea sorrise, le prese il viso fra le mani e la baciò sugli occhi, lentamente. «Non puoi andare dove vado io, tesoro. Puoi solo andare in Irlanda. Niente lacrime, ti prego. È meglio così.» Lasciò Lily singhiozzante, convinta che fosse tutta colpa sua. Aveva costretto la zia Althea a mandarla via perché aveva causato l'impiccagione di Mr. Scott. La sua amata zia morì poche settimane dopo il suo arrivo in Irlanda. Era annegata, dissero. Un tragico incidente con la barca, nello stesso lago dove Lily e Miss Penhurst avevano remato in un lungo pomeriggio estivo. Lily non avrebbe mai dimenticato la nauseante, soffocante ondata di rimorso che provò quando apprese la notizia. Prima sua madre, poi la zia Althea e, l'anno dopo, la zia Margaret in Scozia. Restava solo la madre di Keira, Lenora. Lily si sentiva responsabile per tutto questo. Molte domande turbinavano nella sua testolina di otto anni, domande che la perseguitarono nell'età adulta, domande sul perché e come le cose erano accadute, su come avrebbero potuto essere di18
verse se Althea non l'avesse mandata in Irlanda. Se non fosse andata via, forse sarebbe stata con Althea il giorno in cui era annegata. Forse avrebbe potuto salvarla. C'era un'altra domanda che bruciava nel cuore di Lily, una domanda a cui sembrava che nessuno avesse risposto durante quei tragici eventi, la domanda che aveva invece assillato Althea cosĂŹ disperatamente, inducendola a strenue quanto vane ricerche: dov'erano i gioielli?
19
Lettere scarlatte NICOLA CORNICK Scozia, 1812 - Se è vero che ne ferisce più la penna che la spada, Lady Lucy MacMorlan rappresenta un pericolo letale, dato che non c'è nessuno in tutta la Scozia più abile di lei nell'arte dello scrivere. Spinta dal desiderio di aiutare il fratello innamorato, riesce addirittura a mettere fuori combattimento un potente laird, sottraendogli la fidanzata il giorno stesso delle nozze. La promessa sposa, infatti, dopo aver ricevuto da un misterioso spasimante delle lettere ardenti, passionali ed emozionanti, decide di fuggire. Ma l'onta non può essere lasciata impunita. Il nobile respinto altri non è che il temuto Sir Robert, Marchese di Methven. Non appena intuisce che dietro al suo mancato matrimonio c'è l'incantevole Lucy, ha ben chiaro il da farsi: persa una sposa, ne esigerà un'altra, dai capelli rossi, lo sguardo fiero e capace di parlar d'amore.
Gioielli e misteri JULIA LONDON Inghilterra, 1808 - Quando Declan O'Conner, Conte di Donnelly, arriva a Hadley Green per conoscere la nuova Contessa di Ashwood, gli basta una sola, eloquente occhiata per capire che la graziosa nobildonna che gli dà il benvenuto non è chi dovrebbe essere. Nel tentativo di sfuggire a un matrimonio sgradito, infatti, Keira Hannigan ha assunto l'identità della vera contessa, sua cugina, in viaggio all'estero. Intrigato dal segreto che avvolge la seducente bugiarda, Declan decide di non smascherarla e acconsente addirittura ad aiutarla a far luce sul mistero che riguarda i preziosi gioielli scomparsi degli Ashwood. La situazione, però, precipita rapidamente quando un oscuro ricattatore minaccia di far scoppiare lo scandalo e il conte capisce che deve proteggere Keira a tutti i costi.
Sfida di seduzione KASEY MICHAELS Inghilterra, 1810 - Nessuno dei fratelli Redgrave può dirsi al sicuro. La rediviva e inquietante Society tesse le sue trame nell'ombra e fino a quando certi scandalosi diari della setta non saranno recuperati e distrutti, la minaccia permane. La più determinata nella ricerca è la giovane e impulsiva Lady Katherine che, desiderosa di vivere un'eccitante avventura, butta all'aria l'intera tenuta di famiglia pur di trovare ciò che sta cercando. Qualcuno però ha deciso di metterle i bastoni tra le ruote. Si tratta di Simon Ravenbill, Marchese di Singleton, ansioso a sua volta di essere il primo a rintracciare gli scritti incriminati. Forse l'unica soluzione è unire le forze, procedendo insieme nell'impresa. Ma un nuovo problema si presenta a questo punto: come fingere indifferenza quando il desiderio sembra crepitare tra loro a ogni sguardo e un'attrazione irresistibile li spinge l'uno nelle braccia dell'altra?
Nella trappola del duca ANNE BARTON Londra, 1815 - Sarta nel negozio più esclusivo di Londra, Miss Anabelle Honeycote viene a conoscenza dei piccanti segreti del ton e occasionalmente - li usa a suo vantaggio. Non è certo fiera di simili azioni, ma la riluttante ricattatrice è alla disperata ricerca di denaro per aiutare la sua famiglia, in grave difficoltà. Per tenersi al riparo da misfatti più gravi, Anabelle ha stabilito alcune regole a cui si attiene scrupolosamente, fino a quando commette un errore fatale: ricatta l'uomo sbagliato. Pericoloso e potente, Owen Sherbourne, Duca di Huntford, non è certo tipo da farsi tenere in pugno da una donna, per quanto attraente e graziosa possa essere. Così, colta in flagrante Anabelle, le ritorce contro il suo stesso gioco. Ora è lei a essere alla mercé di Owen e il duca sembra avere, nei suoi confronti, intenzioni ardenti, peccaminose e decisamente poco onorevoli...
Dal 19 marzo
Abbonati! PER TE UNA SORPRESA MISTERIOSA!
Sì!
Spedisci questa pagina a: SERVIZIO LETTRICI HARMONY C/O Brescia CMP - 25126 Brescia
Voglio abbonarmi ai Grandi Romanzi Storici Special. Speditemi bimestralmente 2 inediti romanzi e la sorpresa misteriosa che resterà comunque mia al prezzo scontato del 15%: € 11.70 più € 1.80 per contributo spese di spedizione. Potrò sospendere in ogni momento le successive spedizioni a pagamento mediante comunicazione scritta, come pure restituirvi i romanzi ricevuti a pagamento per posta entro 10 gg. (Diritto di recesso Art. 64 Dlg. 206/2005).
4B0142 Cognome.............................................................Nome................................................................................ Via.....................................................................................................................N°...................................... Località.............................................................................Prov...................CAP............................................. Prefisso....................Telefono....................................e-mail.......................................................................... Firma............................................................................................Data........................................................ Offerta limitata a un solo componente per ciascun nucleo familiare non minorenne e non valida per coloro che già ricevono per corrispondenza I Grandi Romanzi Storici Special. Offerta valida solo in Italia fino al 31.12.2014. Tutte le richieste sono soggette ad approvazione della Casa. I Suoi dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente, da Harlequin Mondadori S.p.A. - Via Marco d’Aviano, 2 – 20131 MILANO - e dalle società con essa in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. - titolari del trattamento - per evadere la Sua richiesta di ricevere per posta cartacea informazioni commerciali e campioni di prodotto, nonché la Sua eventuale richiesta di acquisto di nostri prodotti editoriali, secondo l’offerta riportata sul presente coupon, e le attività a ciò strumentali, ivi comprese le operazioni di pagamento e quelle connesse con adempimenti amministrativi e fiscali, nonché le attività di customer care. Nome, cognome e indirizzo sono indispensabili per i suddetti fini. Il mancato conferimento dei restanti dati non pregiudica il Suo diritto ad ottenere quanto richiesto. Previo Suo consenso, i Suoi dati potranno essere trattati dalle titolari per finalità di marketing, attività promozionali, offerte commerciali, indagini di mercato - anche tramite email e telefono, qualora forniti I Suoi dati potranno, altresì, essere comunicati a soggetti operanti nei settori editoriale, largo consumo e distribuzione, vendita a distanza, per propri utilizzi aventi le suddette medesime fi nalità. L’elenco completo ed aggiornato delle società in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. con Harlequin Mondadori S.p.A., dei soggetti terzi cui i dati possono essere comunicati e dei responsabili è disponibile a richiesta all’indirizzo sopra indicato. I Suoi dati potranno essere trattati dagli incaricati preposti alle seguenti operazioni di trattamento: elaborazione dati e sistemi informativi, amministrazione, servizio clienti, gestione abbonamenti, confezionamento e spedizione riviste, confezionamento mailing, invio newsletter Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modifi care e cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario o per comunicazioni commerciali o sondaggi di opinione, rivolgendosi al Responsabile Dati presso Harlequin Mondadori S.p.A. all’indirizzo indicato. Acconsente che le titolari utilizzino i Suoi dati per le proprie fi nalità di marketing, anche via e-mail e telefono, come illustrato nell’informativa? SI NO Acconsente che i Suoi dati siano comunicati ai suddetti soggetti terzi e da questi utilizzati per le finalità e secondo le modalità illustrate nell’informativa? SI NO
Regalo non condizionato all’acquisto ed esente dalla disciplina delle operazioni a premio