KASEY MICHAELS
Sfida di seduzione
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: What A Lady Needs HQN Books © 2013 Kathryn Seidick Traduzione di Elisabetta Lavarello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special marzo 2014 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 186 del 5/03/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo 1810 La storia della famiglia Redgrave risaliva a prima della decapitazione di Carlo I Stuart, avvenuta nel 1649. Nel corso degli anni successivi, la famiglia riuscì a stringere buoni rapporti coi puritani di Cromwell. Quindi, i Redgrave superarono indenni il ritorno e la seconda uscita di campo degli Stuart, prima di ottenere ottimi posti all'abbazia di Westminster per l'incoronazione del primo monarca della casata degli Hannover. E il tutto senza compromettere in alcun modo le loro terre e il loro patrimonio. Meglio ancora, senza che una sola testa di famiglia cadesse dal ceppo della Torre di Londra. Per la verità un'impiccagione ci fu, ma fu quella del dodicesimo conte, per nulla degna di nota. Aveva fatto tutto da solo, nel suo studio, per colpa di ingenti debiti di gioco e del fatto che la sua signora moglie ne era venuta a conoscenza. Solo per una questione d'onore, prima di calciare via la sedia su cui era salito, aveva saldato i suddetti debiti di gioco rimuovendo le gemme più preziose dai gioielli della contessa per sostituirle con fondi di bottiglia. Non che le donne, prive di un reale senso dell'onore, potessero capire certe cose. Ma il tredicesimo conte sapeva scommettere sui cavalli più veloci e non aveva scrupoli a truccare le corse, così il patrimonio dei Redgrave tornò a consolidarsi. La loro posizione 5
sociale non vacillò mai, e i fondi di bottiglia furono rimossi grazie al brillante matrimonio del suddetto conte con una deliziosa fanciulla, l'ingente fortuna del cui padre era a una sola generazione di distanza dagli olezzi della bottega. Tanto vi era dovuto per la storia dei Redgrave e dei numerosi Conti di Saltwood. Il vero scandalo che coinvolse la famiglia ebbe inizio nel 1789, per colpa di Barry Redgrave, l'attraente, azzimato diciassettesimo Conte di Saltwood, che si trovò a faccia in giù in una pozzanghera ghiacciata, un bel mattino d'inverno, su un improvvisato terreno da duello. Come giunse a questa ignominiosa fine, proprio mentre puntava la pistola e pensava a cosa farsi servire per colazione una volta sbarazzatosi dell'amante francese della moglie, è molto semplice. La sua sposa, la fiera bellezza spagnola Lady Maribel, gli aveva sparato alla schiena. Come già osservato, le donne sono prive di un reale senso dell'onore. Del resto, la contessa non solo mandò al Creatore il marito, ma fuggì sul Continente con l'amante, abbandonando i quattro figlioletti orfani di padre, che così rimasero anche senza mamma. Oh, lo scandalo che seguì! Non furono pettegolezzi di quelli che fanno sensazione e poi si dimenticano in fretta, anche perché erano associati alla voce che Barry Redgrave fosse stato a capo di una sorta di depravato hellfire club che prese il nome di Society. Tutti sapevano che tali società segrete erano solo un pretesto perché gentiluomini in apparenza rispettabili indossassero cappe e maschere e sfogassero i loro più bassi istinti con donne di classi inferiori, nonché, sotto l'influsso dell'alcol, indulgessero in orge e altri ripugnanti ma stimolanti esperimenti, quali l'assunzione di oppio. E ovviamente, non occorre dirlo, officiassero l'occasionale sacrificio di qualche caprone, tanto per rispettare il lato rituale e satanico degli incontri. 6
Tuttavia, le dicerie che riguardavano l'hellfire club del defunto conte si fecero più insidiose, arrivando fino ad accusare la setta di cospirazione politica e ammirazione per i cittadini francesi intenzionati a deporre il loro re. Sia su un lato del Canale che sull'altro, il taglio delle teste regali incontrava ancora la disapprovazione dell'opinione pubblica. Quindi, naturalmente, essendo riusciti a sfuggire al boia nel corso della storia della loro famiglia, i Redgrave si affrettarono a negare ogni possibile tendenza sediziosa di Barry con Giorgio III, il quale, per inciso, era appena uscito da un anno di camicia di forza, non aveva più la bava alla bocca ed era stato dichiarato di nuovo adatto a governare, perciò era dubbio se avesse capito o meno. Ma in prevalenza, la buona società era certa che il piccolo hellfire club di Barry avesse come unico scopo le orge; se non altro, erano molto più solleticanti da immaginare. Possibile che la relazione amorosa della contessa col mangiarane avesse voluto dimostrare la sua insoddisfazione per le attività licenziose dello sposo al di fuori del talamo nuziale? Ne era stata soltanto a conoscenza, la splendida spagnola, o aveva partecipato agli incontri? Non si poteva mai sapere, con queste straniere, volubili e passionali. Oh, che deliziose possibilità su cui speculare! Niente poteva essere provato, ovviamente, dato che la cosiddetta Society era composta da uomini i cui nomi non erano noti, e nessuno di essi si era dilettato a pubblicare le proprie memorie con titoli quali: La Society: una cronaca di lascivi piaceri con Barry Redgrave, i suoi accoliti, una combriccola di donne di malaffare e l'occasionale caprone. No, decisamente no. Anche il comportamento della contessa madre aveva fomentato il brusio delle congetture. Lady Beatrix Redgrave, anche lei una bricconcella di prim'ordine, aveva amanti a dozzine, e questo contribuiva a tenere vivi i pettegolezzi sul 7
defunto marito di lei, Charles, che aveva avuto fama di satiro e aveva decorato la residenza di Mayfair in un modo che molti avrebbero definito salace. Il fatto che Trixie non avesse avuto la decenza di coprire con foglie di fico in gesso le parti intime delle statue di grandezza più che naturale che ornavano lo scalone, dopo la morte del marito, non faceva che dimostrare che la donna non era un'adeguata tutrice per i suoi nipoti. Tuttavia, gli anni erano passati, e i quattro giovani Redgrave in qualche modo erano riusciti a raggiungere l'età adulta senza che spuntassero loro corna di diavolo sul capo o che fossero divorati dalle fiamme quando passavano davanti a una chiesa. L'attuale diciottesimo Conte di Saltwood, Gideon Redgrave, era entrato in società a testa alta, quasi a sfidare chiunque si azzardasse a parlare male dei suoi defunti genitori o tentasse di rivangare il vecchio scandalo. Alcuni l'avevano provocato, per vedere fino a che punto potevano spingersi. Era stato questo il loro errore, e da qui era iniziata la convinzione che i Redgrave non fossero solo scandalosi, ma potessero essere addirittura pericolosi. Intelligenti sì, sofisticati senz'altro... ma c'era qualcosa in loro che induceva una persona saggia a capire che grattare la civilizzata patina di un Redgrave voleva dire rivelare il barbaro che si nascondeva sotto. Il fratello di Gideon, Maximillien, si era arruolato nella Real Marina britannica a un'età insolitamente precoce e si era trovato sul ponte della Victory per assistere all'eroica morte dell'illustre ammiraglio Nelson a Trafalgar. Il terzogenito dei Redgrave, Valentine, viaggiava per il Continente com'è uso di tanti figli minori, evitando astutamente le aree di crescente fermento in cui il parvenu Bonaparte fletteva i muscoli. E la sorella minore, Lady Katherine... Ebbene, Kate aveva fatto il suo singolarmente tardivo debutto l'anno prima, nel 8
1809. Essendo una vera bellezza, ci si sarebbe aspettati che conquistasse Londra. E forse l'avrebbe fatto, non fosse stato per l'increscioso incidente verificatosi da Almack's. Del resto, non capitava tutti i giorni che Londra vedesse una debuttante fratturare il naso del gentiluomo con cui stava ballando con un gancio destro perfettamente eseguito. Lord Hilton, sciocco imprudente che era, si era azzardato a fare una battuta spiritosa sull'albero genealogico di Kate mentre i due volteggiavano in un movimento della danza, col risultato che si era trovato a sanguinare copiosamente sul panciotto, premendosi entrambe le mani sulla proboscide pesta e strillando: Il daso! Il mio daso! Mi ha rotto il daso!. Mentre tutti gli occhi della sala erano sgranati per l'orrore, e tutte le orecchie erano tese a sentire cosa sarebbe successo, Kate gli aveva detto di smetterla di fare la donnicciola, poi serenamente aveva lasciato la pista da ballo, dichiarando che la vita mondana di Londra era un triste spreco del suo tempo, proprio come aveva previsto. Poteva aver aggravato la situazione il fatto che la contessa madre l'avesse seguita, ridendo talmente forte da camminare piegata in avanti. Nessun plateale pettegolezzo era seguito a questo inaudito evento, nessun velato riferimento all'episodio era stato riportato dai quotidiani, nessuna poesiola satirica era stata composta da giovani arguti. Non c'era da stupirsene. Gideon, Conte di Saltwood, aveva il fatto il giro dei circoli per gentiluomini il giorno dopo, ostentatamente ignaro dello scandalo sollevato dalla sorella, e tutti avevano seguito il suo esempio ignorando la questione, per poi tirare un collettivo sospiro di sollievo quando lui era passato al club successivo. Era stato lanciato un messaggio, e tutti lo avevano recepito, forte e chiaro. Non che i quattro giovani Redgrave non fossero, per loro natura, persone affabili. Il loro lignaggio era puro – sebbene un po' offuscato dall'assassina spagnola – le tasche erano profonde. Erano alti, attraenti, vagamente esotici grazie a quella 9
goccia di sangue straniero che scorreva loro nelle vene. Ma c'era qualcosa, in loro, che bisbigliava più che urlare un avvertimento: erano affabili solo finché lo decidevano loro, e questo valeva anche per l'anziana contessa madre. I rampolli Redgrave erano leoni, aveva suggerito un intuitivo gentiluomo. Apparentemente indolenti, potevano starsene sdraiati al sole per ore, sicuri di sé e indifferenti verso il mondo che li circondava. Ma più si rilassavano, e nessuno sapeva rilassarsi col magnifico sangfroid di un Redgrave, più gli altri capivano che era meglio camminare in punta di piedi e stare attenti a come parlavano. Perché se si attirava la loro attenzione, i Redgrave potevano guardare, battere ciglio e voltarsi dall'altra parte, ma potevano anche balzare addosso alla preda come felini. Non che uno di loro lo avesse mai fatto, con alcune eccezioni degne di nota di cui nessuno parlava, ma la possibilità c'era, ed era molto chiara. Dopotutto, l'impetuosità fluiva nel loro sangue. Nessuno sapeva cosa sarebbe successo se qualcuno avesse minacciato un Redgrave perché, grazie a quelle poche, rimarchevoli eccezioni del passato, nessuno era più stato tanto sciocco da farlo. Solo che, adesso, una minaccia si era verificata. La Society, eredità di Barry Redgrave, e di suo padre prima di lui, era stata riportata in vita da un nuovo, ancora più letale tipo di adepti. Il suo misterioso capo, contando sui membri superstiti della Society di un tempo, stava sfruttando ogni possibile vizio per attirare vittime illustri, con lo scopo ultimo di colpire l'Inghilterra dall'interno per consegnarla a un grato Bonaparte. Con l'aiuto della novella sposa del conte, Jessica, il cui defunto padre era stato un membro della Society di Barry, e con le informazioni che avevano strappato di bocca alla contessa madre, i fratelli Redgrave si erano ripromessi di distruggere rapidamente e discretamente questa letale reincarnazione del10
la Society, dall'ultimo degli adepti al capo, e per riuscirci dovevano rinvenire i diari in cui era registrata tutta la sordida, forse anche sediziosa, storia dell'hellfire club. Era imperativo che questa rinnovata Society fosse individuata e fermata, e che il nome dei Redgrave non venisse in alcun modo collegato con le sue attivitĂ . Altrimenti, questa volta, lo scandalo avrebbe distrutto tutti loro, e forse anche la stessa monarchia, per sempre.
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1 «Spiegami di nuovo perché tu puoi startene in panciolle a sgranocchiare una mela... e intendo proprio sgranocchiare... mentre a me tocca strisciare per terra battendo sul legno, con Tubby che insiste per leccarmi la faccia. Non che mi dispiaccia, sai, Tubby?» Valentine Redgrave posò il martelletto per grattare lo spaniel dietro le orecchie. «Sei proprio un bravo cagnone. Grasso, decrepito e con l'alito fetido di una mangusta, ma ti voglio un bene dell'anima, vecchio mio. Bravo, bravo cagnone.» Lady Katherine Redgrave usò la lingua per spingere un pezzo di mela contro l'interno della guancia, assumendo l'aspetto di uno scoiattolo che fa provvista di noci per l'inverno. Era appollaiata sullo schienale di uno degli enormi sofà di pelle dello studio del fratello Gideon, a Redgrave Manor, i piedi nudi appoggiati sui cuscini, il lungo corpo snello ancora vestito con una semplice camicia da notte di cotone e una vestaglia, anche se era mezzogiorno passato. «Tubby capisce quando scherzi.» Kate guardò il fratello che dei tre era più vicino a lei per età, cosa che lo aveva reso allo stesso tempo il migliore amico e principale tormentatore della sua giovinezza. «Avresti potuto dire bravo cane, bravo cane tutto il giorno, l'anno scorso, quando sei stato tanto sbadato da inciampare nel caro, vecchio Tubby e sei caduto dalle scale, trascinando Duke e Major con te, povere bestie. Tubby ha capito perfettamente che eri arrabbiato. L'hanno capito tut12
ti, del resto. Ululavi più forte dei segugi.» Valentine si mise a sedere sui talloni, tamponandosi il viso bagnato col fazzoletto mentre lo spaniel lo fissava, agitando la coda estasiato, pronto a lanciarsi di nuovo, con la lingua protesa, addosso al padrone. «Mi ero rotto una gamba e i tre cani continuavano a saltarci su per l'agitazione finché non sei arrivata tu a tirarli via. O ti era sfuggita questa parte dell'episodio?» brontolò, prima di rimettersi a strisciare e battere, a battere e strisciare. «Mi fa ancora male, quando cambia il tempo, anche se suppongo tu possa pensare che sia una buona cosa. Così so quando devo portare l'ombrello... a parte che a te piace prendere la pioggia, no? Comunque sia, prevedere il tempo è stato divertente solo la prima volta che ho scommesso con Jeremy che sarebbe piovuto prima di sera, poi lui ha mangiato la foglia e ha rivelato il mio segreto a tutti. Mi piacerebbe ancora sapere chi ha dimenticato di chiudere il cancelletto in fondo alle scale, lasciando salire i cani. Perché a me sembrava proprio di averlo agganciato.» Kate esaminò la mela mangiucchiata come se dovesse decidere dove staccare il morso successivo, cosa più prudente che guardare Valentine, e molto più prudente che farsi guardare da lui. «È meschino covare rancori. Sono certa che questa persona è sinceramente pentita.» «E faresti bene a esserlo, invece di farmi gattonare nel sancta sanctorum di Gideon in cerca di passaggi segreti.» Kate si lasciò scivolare lungo lo schienale del divano e, quando cadde sui cuscini, la camicia da notte si gonfiò attorno a lei. «Non ho mai ammesso di essere stata io. Io?» Agitò la mela con frustrazione. «Figuriamoci.» «Non hai neanche detto di non averlo fatto» fece notare Valentine in tono ragionevole. «Tu non menti, Kate. Ti limiti a omettere la verità.» «Be', in questo hai ragione. Hai oltrepassato la lunghezza del divano. Vuoi che ti aiuti a spingerlo contro il muro?» 13
«Te l'avevo detto che nessuno metterebbe un passaggio segreto dietro un mobile così pesante. Lascerebbe dei graffi sul pavimento ogni volta che lo si sposta, e sarebbero segni rivelatori. Probabilmente da qualche parte c'è una specie di leva che apre una porta abilmente camuffata. Magari è nascosta tra le modanature del camino... non che io stia dicendo che esista davvero una leva, o una porta.» «No. Là ho guardato. Ho controllato tutti i posti ovvi prima che tu arrivassi a tenermi compagnia. Ora sono passata ai posti meno ovvi. Ma se sei tanto sicuro che mi sbagli, perché ti sei offerto di aiutarmi?» «Di nuovo» puntualizzò Valentine, spolverandosi i pantaloni anche se non ce n'era bisogno, perché Redgrave Manor era affidata alle cure di Dearborn, il maggiordomo, e di Mrs. Justis, la governante, che comandavano a bacchetta una moltitudine di servitori bene addestrati. Nessun granello di polvere si azzardava a nascondersi in giro per casa da almeno trent'anni, neppure sotto i pesanti divani dello studio del diciottesimo Conte di Saltwood. «Ti aiuto di nuovo perché ti cacci nei guai se ti si lascia da sola. Quindi in realtà non ti sto aiutando. Ti proteggo da te stessa.» «E perché? In quali guai dovrei cacciarmi? È stato Gideon a chiedermi di farlo.» «Sul serio? A quanto mi hanno riferito, la nostra astuta cognata ti ha detto di non cercare i diari, il che ha avuto come conseguenza il fatto che tu sei immediatamente tornata qui a Redgrave Manor per metterti in caccia. Ma almeno sono riusciti a ottenere che lasciassi Londra, ed era il risultato che Gideon aveva chiesto a Jessica di ottenere con qualunque mezzo, dato che tu pretendevi di restare in città dopo le nozze e la situazione sarebbe potuta farsi rischiosa. È stato solo quando si è reso conto che tu avresti potuto davvero trovare qualcosa che Gideon si è lasciato prendere dal panico come una vecchietta.» 14
Kate non sapeva se sentirsi divertita, sorpresa o arrabbiata. Optò per il divertimento, perché davvero la sposa di Gideon l'aveva raggirata. Un'impresa degna di tutta la sua ammirazione. «Ed è per questo che sei qui, invece che a Londra? Per farmi smettere?» «Chiaramente no, o non avrei passato questi ultimi miserevoli minuti strisciando per terra. Dobbiamo cercare, ma tu non lo farai da sola. Sono stati questi gli ordini che ho ricevuto da Gideon... non perdere d'occhio per un attimo quella stupida ragazza! Mio Dio, Kate, cosa faresti se trovassi gli infernali diari scritti da nostro padre e dai suoi accoliti?» Lei accennò una stretta di spalle con aria noncurante, come se non avesse ancora contemplato quella possibilità. «Non lo so. Leggerli? Scrivere a Gideon a Yearlings per annunciare che li ho trovati?» «Esattamente. Faresti entrambe le cose, e in quest'ordine.» Kate sogghignò. Non era mai riuscita a darla bere a Valentine. «Davvero sono tanto scabrosi?» «Non descrivono i tè sull'erba della Society, questo te lo assicuro. Ho letto l'unico che abbiamo trovato, e uno è stato sufficiente, più che sufficiente, anche per me. E adesso, rimettiamo a posto questo divano.» Ficcandosi la mela tra i denti, Kate spinse con tutte le sue forze, aiutando il fratello a far scivolare il sofà contro il muro. Non era un'impresa facile, per questo lei non aveva ancora controllato quel posto, e alla fine fu Valentine a fare il grosso dello sforzo. «Avevi ragione. Nessuno nasconderebbe una porta o un pannello segreto dietro un simile catafalco. Questo riduce la mia lista di possibili nascondigli. E in una casa di settanta stanze, ti confesso che il pensiero mi rallegra. Adesso, dove cerchiamo?» Valentine lanciò un'occhiata all'orologio sulla mensola del camino. «Abbiamo finito per oggi, Kate. Aspetto un amico che arriverà da Londra tra meno di due ore.» 15
«Ti prego, dimmi che non si tratta di Jeremy. Non fa che fissarmi a bocca aperta. Riesco quasi a vedergli le tonsille.» Valentine ridacchiò mentre prendeva la sorella a braccetto e lasciava lo studio con lei. «Non può farne a meno. È innamorato cotto. Tranne quando ha paura di te, e capita spesso.» «Ridicolo. Perché dovrebbe avere paura di me?» «Non lo so. Forse perché gli ho detto che te lo saresti mangiato per pranzo.» Valentine prese Kate per un gomito e la girò verso la specchiera del corridoio. «Guardati.» «Non occorre che mi guardi. Santo cielo, Val, so che aspetto ho.» «Davvero? Ebbene, assecondami e lascia che ti dica cosa vede Jeremy. Jeremy, come qualunque uomo che abbia due occhi nella testa e non sia morto sotto la cintola... e non fare la ritrosa dicendomi che non sai cosa significhi, perché Trixie ti ha fatto lo stesso discorsetto che ha fatto a tutti noi. Dio ci salvi.» Kate fissò la propria immagine allo specchio, passandosi una ciocca dietro l'orecchio. «Ah? Quindi ha detto anche a te che se un uomo non si comporta bene devi sferrargli un calcione all'inguine e poi scappare a gambe levate, finché lui non crolla in ginocchio, piagnucolando?» «Mio Dio. È anche peggio di quanto temessimo.» Valentine si massaggiò il piccolo tic che gli era comparso sotto l'occhio sinistro. «Grazie per non averlo fatto l'anno scorso, da Almack's. E te lo dico col cuore. Ora, possiamo continuare il discorso?» «Io non continuo niente.» Kate cercava di non sogghignare per l'imbarazzo del fratello. «Hai cominciato tu, ricordi?» «Sì, ammetto i miei peccati.» «Formiamo una bella coppia, non è vero, Val? Stessi capelli scuri, stessi occhi color ambra... Santo cielo, hai delle ciglia lunghe e arcuate quasi quanto le mie. Questo per caso ti disturba?» 16
«Non quanto disturba Max. Perché, altrimenti, credi che si sia fatto crescere quei baffi? Ma ora fa' attenzione, Kate. Primo, i tuoi capelli. Neri come ala di corvo con quasi tutte le luci, di un castano dorato al sole. Un colore come il tuo è raro come i denti di gallina a Londra, regno delle insipide biondine dagli occhi azzurri. Poi c'è l'abbondanza della tua chioma. E quella profusione di ricci, quando li lasci sciolti, cosa che accade quasi sempre perché sei un'ostinata ribelle. Tutte le bimbe sognano il momento in cui saranno abbastanza grandi da potersi raccogliere i capelli, e tu lasci sciolti i tuoi. Scommetto che è stata Trixie a consigliarti di farlo.» Kate giocherellava con uno dei pesanti, soffici ricci che le arrivavano quasi fino al gomito. «Quindi, Jeremy sarebbe rimbecillito a causa dei miei capelli? Sarà. Comunque, per rispondere alla tua domanda, sì, è stata Trixie a dirmi di continuare a portarli sciolti, dato che raccoglierli non fa che indurre gli uomini a concentrarsi sul trovare un modo di togliermi le forcine. Perché non dare loro subito quello che vogliono, così forse gli rimarrà abbastanza cervello da tentare una conversazione coerente?» «Quella donna è una minaccia. E si sbaglia di grosso al riguardo, oppure spera di farti apparire più giovane per non sembrare più vecchia lei. In ogni caso, portando i capelli sciolti, fai saltare agli uomini il primo passo della strategia e li induci a passare alla fase due... Per tua fortuna, Jeremy non ha l'esperienza necessaria per andare oltre la fase uno, e non sa nemmeno cosa significhi la fase tre. Tu lo confondi, povero ragazzo.» «Intrigante. Qual è il tuo numero tre, Val?» «Non sono affari tuoi, marmocchia. E va bene, abbiamo esaurito il discorso dei capelli. Passiamo agli occhi. Del colore abbiamo parlato. Il problema dei tuoi è che non li abbassi, con nessuno. Non fai sorrisi melensi, non civetti, non batti le ciglia. Tu guardi il mondo con due occhi splendidi, certo, ma 17
sotto quelle ciglia folte e ricurve, sei un uomo, e loro lo sanno. Pensi come un uomo, guardi dritto negli occhi come un uomo, valuti le persone con uno sguardo. Una cosa maledettamente inquietante.» Kate si guardò gli occhi allo specchio. «Bene. Mi piace.» «Fantastico. Io cerco di spiegarti qualcosa, e non faccio altro che darti nuove munizioni da usare contro il genere maschile. La tua bocca? Probabilmente si fa peccato solo a pensarla, non che i tuoi più vecchi e saggi fratelli la vedano per qualcosa di diverso da quel che è, e cioè impudente e categorica. Ci resta di parlare del tuo corpo.» «Non ti permetterò di fare commenti sul mio corpo.» Kate cercò di liberare il braccio dalla stretta del fratello. «No, no, finiamo il discorso. Prima di tutto, è mezzogiorno e non ti sei ancora vestita. Non perché sei pigra. Metà delle debuttanti di Londra si sta svegliando solo a quest'ora con una tazza di cioccolata. Ma loro restano nascoste nelle loro stanze, non se ne vanno in giro per casa a piedi nudi, in preda all'improvviso, insopprimibile desiderio di spostare divani pesanti come macigni.» «Volevo intercettarti prima che uscissi a cavallo.» «Potremo dibattere su questo punto per ore, Kate, ma la conclusione sarebbe sempre questa... Tu vuoi quello che vuoi, quando lo vuoi. Proprio come Gideon.» «Grazie» ribatté Kate sfacciatamente, sapendo che così esasperava il fratello. «E ora ti metterai a paragonare il mio corpo a quello di Gideon?» «No, preferisco paragonarlo a quello di nostra madre. È il modo in cui atteggi il tuo corpo che ricorda Gideon, o Max, o me, o gli uomini in genere, almeno quelli che non portano scarpe dal tacco rosso e non camminano a passetti affettati come damerini.» «A proposito di damerini, sai che Adam dorme fino alle undici, e poi dedica almeno due ore a farsi il bagno e a vestir18
si, così che quando lascia le sue stanze il profumo lo precede di svariate iarde?» «Il fratello di Jessica è un buon esempio degli uomini a cui tu non assomigli.» Valentine sogghignò. «Non lo hai deriso troppo da quando è arrivato qui da Londra, vero?» «No.» Kate sbirciò di nuovo la propria immagine, cercando di capire a cosa avesse alluso Val parlando del suo corpo. Lei era stata cresciuta da Trixie, aveva già vent'anni... avrebbe dovuto sapere cosa intendeva suo fratello. «È capace di fare la figura dello sciocco anche da solo. E ci riesce, frequentemente. L'altro giorno, in giardino, un ragno si è arrampicato su una di quelle sue stupide calze rosa a baguette. Si è messo a strillare, peggio di una donnicciola, e a correre in cerchio finché non sono accorsa e non ho sloggiato l'insetto. Mi è simpatico, però. Ha quasi la mia età. Abbiamo stretto un patto d'amicizia, almeno finché ci terrete confinati qui insieme perché non vi intralciamo.» «Voi due non siete stati confinati qui per... Oh, va bene, questo te lo concedo. Non siete coetanei, però. Tu avevi l'età di Adam quando hai compiuto cinque anni. Ma non è quello che stavo cercando di dire, quindi se per favore chiudi il becco potrò finire il discorso.» Val alzò gli occhi al soffitto, come per cercare le parole giuste, e poi disse con cautela: «Tu non hai capito bene cosa significhi stare a Londra, l'anno scorso». «Sciocchezze. Non occorre che tu faccia tanti giri di parole. So esattamente cos'è Londra. Solo, non mi piace.» «Sì, ho visto il setto nasale deviato di Lord Hilton. Se devo essere sincero, non gli sta male. Distoglie l'attenzione dal suo mento inesistente. Ma quello che sto cercando di dire è che tu hai il corpo di una donna, ma gli atteggiamenti di un uomo. Ti siedi scompostamente quando ti va di farlo; peggio, accavalli le gambe! Cammini a passo deciso, con falcate troppo lunghe per essere aggraziate. Incroci le braccia sul petto 19
quando le tue mani dovrebbero stare unite compostamente in grembo. Metti i piedi sui tavolini e fai vedere le caviglie. E guardati adesso. Giri per casa in camicia da notte, come se non sapessi cos'è il decoro. E quando finalmente ti vesti, nove volte su dieci ti metti un completo da equitazione e stivali.» Kate non capiva proprio la preoccupazione del fratello. Lei era fatta così e ci si trovava benissimo. Chi aveva deciso che solo gli uomini potessero stare comodi? Probabilmente un uomo. «Oh, cielo. Merito proprio di essere rinchiusa. Oppure fucilata?» Valentine si passò una mano tra i folti capelli così simili a quelli di lei. «Sei stata una bambina senza mamma, allevata da un'eccentrica come Trixie e cresciuta in compagnia di tre fratelli maggiori che probabilmente sono stati un cattivo esempio...» «Probabilmente?» «Ignorerò l'insinuazione. Ma tu non sei uno dei fratelli Redgrave, Kate. Sei una donna, e devi ricordartelo. Eri a Londra da meno di una settimana quando sei andata da Almack's e ti sei messa a tirare pugni. Adesso io ho invitato un amico a stare con noi per qualche settimana. Un gentiluomo sofisticato. Un marchese.» «Ah. Ti vergogni di me, è questo il problema? Aspetta... È anche peggio, vero? Ti sei messo a fare il Cupido? Io mi sono rifiutata di tornare a Londra per una seconda Stagione, così tu porti Londra da me? Con tutto quello che sta succedendo qui, Val, con la ricerca dei diari e del luogo in cui si riuniva la Society? Sei uscito di senno?» «Come hai appena detto, probabilmente» borbottò Val, voltando le spalle allo specchio per non incontrare lo sguardo di lei. «Kate... insomma, è ora che tu cresca, che diventi una gentildonna. Puoi farcela, so che ne sei capace. Gideon si è assicurato che tu seguissi delle lezioni di comportamento. 20
Ora occorre che tu finalmente le metta in pratica.» Si girò di scatto sentendo un breve, represso singhiozzo, e le tese le braccia. «Oh, cara, scusa! Vieni qui.» Kate si rifugiò tra le sue braccia e appoggiò la guancia sul petto di lui. I suoi fratelli erano tanto dolci, lo erano davvero. Ma persino l'affetto per Valentine non bastò a contenere le sue sghignazzate, e ben presto lui le posò le mani sulle spalle e la scostò da sé per guardarla. «Ma tu non...» «Che c'è che non va, Val? Mi sono appena comportata come una gentildonna. Dovresti ringraziare il cielo che non mi sia fatta venire un femminile mancamento. Oh, ma se questo tuo marchese dovesse cominciare a corteggiarmi su tuo ordine...» «Aspetta un attimo, Kate! Non ho deliberatamente invitato quell'uomo perché tu potessi esercitarti. Eravamo tutti e due annoiati a morte della Stagione, e Gideon mi aveva appena chiesto di venire qui a tenerti d'occhio. Ho aperto la bocca e mi sono sentito invitare Simon a Redgrave Manor.» Valentine sospirò. «Il resto è un'idea che mi è venuta dopo.» «Oh, questo almeno è un tuo comportamento tipico. Sei sempre disponibile con tutti. Un giorno, temo, questo tuo altruismo ti creerà dei guai.» «Io penso solo che sarebbe una buona cosa se tu facessi un po' di... pratica prima di tornare a Londra la primavera prossima. Perché ci tornerai, Kate, e a ventun anni qualcuno sicuramente dirà che sei un po' matura per una debuttante. Gideon si sta già adoperando per assicurarti un altro lasciapassare per Almack's, anche se dubito che persino uno come lui riuscirà a compiere il miracolo.» «Più difficile che moltiplicare pani e pesci, suppongo. Un branco di sdegnose matrone che si credono più importanti di quanto non siano. Ossi duri, eh? Forse Gideon dovrebbe implorare l'aiuto divino.» 21
Val puntò un indice. «Vedi? Così ti comporti tu. Le giovani gentildonne non dicono cose del genere. Quel che ti serve è un po' di pratica, e me come mentore. Dio mi aiuti, perché sono l'unico disponibile oltre a Trixie, e abbiamo visto tutti com'è andata la prima volta. Quindi, esercitati col marchese già che è qui, e io ti guiderò.» «Dipende, Val. Il tuo amico può unirsi a noi nella nostra caccia al tesoro? Credo proprio che non sia sbagliato definirla così. Potrebbe esserci un oggetto prezioso nel luogo in cui si riuniva la Society, ricordi? Che dici, una rosa d'oro con incastonato un diamante grosso quanto un uovo di piccione?» Gli occhi di Valentine si fecero enormi. «Chi diavolo ti ha parlato della rosa?» Gli uomini erano delle creature tanto semplici. «Nessuno. Mi è capitato di sentire qualcuno che accennava alla cosa. Tu me l'hai appena confermata, grazie. E i veri signori non dicono chi diavolo in presenza delle gentildonne, anche se sono sorelle. Non sono l'unica ad aver bisogno di un mentore, a quanto pare.» «Lascia perdere. Stavi origliando?» Lei si piantò i pugni sui fianchi. «E come farei, altrimenti, a scoprire qualcosa? Certo che origlio! Tutti gli adepti della Society portavano una rosa d'oro alla cravatta, a testimonianza del fatto che avevano deflorato una vergine, corretto? E da qualche parte, qui a Redgrave Manor, potrebbe esserci una rosa d'oro gigantesca, con un diamante grosso quanto l'uovo di un piccione. Forse. Magari. Almeno, è ciò che pensava Gideon quando sospettava che qualcuno si stesse aggirando nella tenuta, l'inverno scorso. Sai, quelle luci che si muovevano tra gli alberi, quel cedimento in una delle serre che ha rivelato un tratto di galleria, o una caverna?» «Hai... hai una vaga idea di quello che stai dicendo? Riguardo alla rosa?» Kate abbassò la testa, e questa volta era sinceramente vici22
na alle lacrime. «Sì, pare che nostro padre fosse un uomo malvagio che compì cose empie, la maggior parte delle quali, se non tutte, proprio qui in questa casa. Non posso chiedere spiegazioni a Trixie, perché la farei soffrire. Da quando sono arrivata da Londra ho fissato per ore il ritratto che è appeso nella galleria. Barry era molto bello, una sorta di dio biondo. Non vedo il male nel suo viso, se non forse nei suoi occhi. Sono freddi, non trovi? E sarcastici. Ha una di quelle rose d'oro appuntate alla cravatta. Questo non può aver fatto piacere a nostra madre. Non mi stupisce che gli abbia sparato.» Valentine si strinse il ponte del naso. «Bene, mi hai stroncato. Sono venuto fin qui per proteggerti, e tu sai già più di quanto non dovresti.» «So che siete a caccia di un assassino. Probabilmente ha ucciso il padre di Jessica e alcuni dei più vecchi membri della Society che, forse, erano in disaccordo con il nuovo capo. Questo Trixie l'ha detto in mia presenza a Londra. Era un po' brilla, poverina, ma si poteva capire. Dopotutto, il suo amante era appena schiat...» «So cosa è successo quella notte» la interruppe suo fratello, affranto. «Scusa. Stavo solo cercando di rendermi utile. Dovresti permettermi di aiutarti. Parlami di questo assassino. Chi sono le altre persone che ha ucciso? Quali atrocità ha commesso la Society?» Valentine si riscosse. «Adesso non esagerare. Hai già saputo dei diari, e Gideon ha deciso che potevi cercarli, sicuro che la tua ricerca sarebbe stata infruttuosa perché Trixie doveva averli distrutti tanti anni fa. Solo in seguito ha avuto dei ripensamenti. Concentrati sui diari, Kate. Trovarli sarebbe un immenso aiuto.» «Quindi non mi parlerai dell'assassino. Perché? È tutto collegato, no? La Society, i diari, l'assassino...» «Riteniamo che l'assassino, come lo chiami tu, sia il nuovo 23
capo della Society. L'omicidio non è il suo scopo ultimo ma, ritengo, serve a eliminare quegli adepti dell'epoca di nostro padre che potrebbero non approvare le nuove finalità del gruppo. Senti cosa ti propongo, Kate. Trova i diari e ti racconterò anche il resto. Devi solo promettermi che non li aprirai, e che nel frattempo non mi molesterai insistentemente per sapere quello che nessuno vuole dirti. Mi sembra un patto equo, no?» «C'è molto che non so?» «Mio Dio, spero sinceramente di sì.» Kate rifletté per un attimo. In un modo o nell'altro, prima o poi avrebbe scoperto tutto. Ma intanto poteva fare contento Valentine. «E va bene. Qua la mano.» «Neanche per sogno! Le gentildonne non suggellano i patti con una stretta di mano. Piuttosto, porgono le dita e lasciano che noi gentiluomini ci inchiniamo.» «Che noia, Val. E va bene, fingi che io l'abbia appena fatto. Siamo d'accordo, allora? Permetteremo a questo tuo marchese di unirsi a noi nella caccia al tesoro, anche se sarà ignaro di cosa stiamo cercando in realtà. Altrimenti, se ti ostini a stare con me mentre cerco per paura che io possa trovare i diari... cosa che sono determinata a fare... a lui non resterà che girarsi i pollici tutto il giorno. Questo, o farsi martellare le orecchie da Adam, il che non è sempre divertente quanto sembra.» «E...» rincarò Valentine, che evidentemente si sentiva in posizione di vantaggio. «Ti comporterai come una vera gentildonna in presenza del marchese. Sul serio, Kate, per quanto noi ti adoriamo, hai bisogno di fare pratica.» Kate era capace di concedere, ma mai fino in fondo. Non era nella sua natura. «Mi impegnerò, di più non posso promettere. Tuttavia, se lui dovesse restare talmente colpito dal mio signorile comportamento da tentare questa famosa fase tre, di qualunque cosa si tratti, sappi, Val, che gli sferrerò un 24
calcio all'inguine. Ti giuro che lo farò, e poi ne darò la colpa a te.» «Ho bisogno di bere qualcosa di forte. Va' a vestirti, Kate.» Lei sollevò un angolo della vestaglia e si inchinò in una profonda riverenza. «Oh, milord, siete talmente autorevole. Col vostro permesso, mi affretto a eseguire i vostri ordini.» «Due. Meglio fare due bicchieri...»
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Sfida di seduzione KASEY MICHAELS Inghilterra, 1810 - Nessuno dei fratelli Redgrave può dirsi al sicuro. La rediviva e inquietante Society tesse le sue trame nell'ombra e fino a quando certi scandalosi diari della setta non saranno recuperati e distrutti, la minaccia permane. La più determinata nella ricerca è la giovane e impulsiva Lady Katherine che, desiderosa di vivere un'eccitante avventura, butta all'aria l'intera tenuta di famiglia pur di trovare ciò che sta cercando. Qualcuno però ha deciso di metterle i bastoni tra le ruote. Si tratta di Simon Ravenbill, Marchese di Singleton, ansioso a sua volta di essere il primo a rintracciare gli scritti incriminati. Forse l'unica soluzione è unire le forze, procedendo insieme nell'impresa. Ma un nuovo problema si presenta a questo punto: come fingere indifferenza quando il desiderio sembra crepitare tra loro a ogni sguardo e un'attrazione irresistibile li spinge l'uno nelle braccia dell'altra?
Nella trappola del duca ANNE BARTON Londra, 1815 - Sarta nel negozio più esclusivo di Londra, Miss Anabelle Honeycote viene a conoscenza dei piccanti segreti del ton e occasionalmente - li usa a suo vantaggio. Non è certo fiera di simili azioni, ma la riluttante ricattatrice è alla disperata ricerca di denaro per aiutare la sua famiglia, in grave difficoltà. Per tenersi al riparo da misfatti più gravi, Anabelle ha stabilito alcune regole a cui si attiene scrupolosamente, fino a quando commette un errore fatale: ricatta l'uomo sbagliato. Pericoloso e potente, Owen Sherbourne, Duca di Huntford, non è certo tipo da farsi tenere in pugno da una donna, per quanto attraente e graziosa possa essere. Così, colta in flagrante Anabelle, le ritorce contro il suo stesso gioco. Ora è lei a essere alla mercé di Owen e il duca sembra avere, nei suoi confronti, intenzioni ardenti, peccaminose e decisamente poco onorevoli...
Ballo di mezzanotte NICOLA CORNICK Scozia, 1815 - Lady Mairi MacLeod, la più chiacchierata vedova di tutta Edimburgo, ha pensato di seppellire la malinconia tra le braccia di un amante occasionale. In fondo quale migliore occasione di un ballo in maschera per indulgere in un peccato passionale senza essere riconosciuta? Dopo una notte indimenticabile, tuttavia...
La vendetta di un lord JULIA LONDON Inghilterra, 1808 - Di nuovo a Hadley Green dopo quindici anni, il giovane Tobin Scott, ora Lord Eberlin, ha un solo obiettivo in mente: vendicare la morte del padre, accusato ingiustamente di aver rubato i gioielli degli Ashwood. Ma quando si trova di fronte all'incantevole oggetto del suo risentimento, Lily Boudine, il suo piano vacilla.
L'intrigo della rosa d'oro KASEY MICHAELS Inghilterra, 1810 - Valentine Redgrave ha un debole per le sfide impossibili e questa volta ha trovato pane per i suoi denti: infiltrarsi nella Society, il cui simbolo è una rosa d'oro, per scoprire i nomi di tutti gli adepti e sgominarla una volta per tutte. Il luogo scelto per la sua affiliazione è la tenuta di Lord Mailer, e mentre vi si trova ospite...
La rotta del desiderio ALISON DELAINE Inghilterra, 1767 - Lady Katherine Kinloch, al comando della Possession, recupera un naufrago di bell'aspetto, che dice di chiamarsi Thomas Barclay. Lo sconosciuto, tuttavia, altri non è che il famoso capitano James Warre, messo dalla Corona sulle tracce di Katherine, con l'ordine di indagare sulle presunte attività illecite di quest'ultima.
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