GRS756_GIOCHI_DI_SPADA

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736 - Scandalo nell'alta società** - N. Cornick 737 - Novità a palazzo N. Cornick - J. Maitland - E.Rolls 738 - Passione vichinga - J. Fulford 739 - La città dei segreti - L. Lael Miller 740 - Capricci di una gentildonna** - N. Cornick 741 - Il segreto del Falco - D. MacTavish 742 - D'amore e di ventura - E. Bricca 743 - Sguardo da bandito - L. Lael Miller 744 - Il bacio del visconte - M. Moore 745 - Incantesimo francese - J. Francis 746 - La dama inglese - C. Townend 747 - Le avventure di una gentildonna C. Jewel 748 - Gli scherzi del cuore - A. Ashley 749 - Profezia nella notte - A. O'Brien 750 - Il dilemma del conte - E. May 751 - La figlia segreta del re - M. Fuller 752 - La principessa e il cavaliere - J. Rock 753 - Il segno del peccato - M. Styles 754 - La cortigiana e il libertino A. Lethbridge 755 - Regole di cavalleria - J. Justiss 756 - Giochi di spada - M. Willingham 757 - Il mistero del dipinto - S. Mallory 758 - Il corsaro di Sua Maestà - D. MacTavish 759 - Prigioniera d'amore - S. James **

Le Spose di Fortune's Folly


MICHELLE WILLINGHAM Giochi di spada


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Taming Her Irish Warrior Harlequin Historical © 2009 Michelle Willingham Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2010 Questo volume è stato impresso nel novembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 756 dell' 1/12/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dell' 1/2/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Inghilterra, 1180 Il legno scricchiolò: un rumore quasi impercettibile per chiunque altro, ma Honora St. Leger era abituata a cogliere piccoli segnali come quello, che rivelavano una presenza. Era lui: il ladro che sperava di catturare. Le ginocchia le dolevano sul freddo pavimento di pietra della cappella. Fingendo di pregare, strisciò verso l'altare e la spada che vi aveva nascosto sotto. Una settimana prima era stato rubato un crocefisso di legno e la notte precedente era sparito un calice. Le guardie di suo padre non avevano trovato nessuna traccia del malfattore. I capelli si rizzarono sulla nuca, gli istinti si risvegliarono. Era quasi arrivata. Rallentò il respiro e mentalmente si preparò a combattere. Sollevò piano la tovaglia d'altare e tastò l'elsa metallica. Le candele si spensero per un improvviso soffio di vento. Honora scattò in piedi, pronta a colpire. C'era qualcuno: lo rivelava un leggero rumore di passi. L'oscurità avvolgeva l'ambiente. Non potendo vedere, biso5


gnava ricorrere agli altri sensi. Nemmeno l'avversario, comunque, era in grado di scorgere lei. Quando il ritmo dei passi cambiò, fu colta da un'improvvisa paura. Gesù! Erano in due. Qualcosa si mosse alle sue spalle. Senza nemmeno riflettere, ruotò la spada e colpì un oggetto metallico. Il ladro parò con destrezza, facendole vibrare il braccio. Come diavolo si era procurato una spada? Dunque non era un ladruncolo comune, ma un guerriero bene addestrato. Il terrore aumentò. Honora si fidava della propria abilità, ma battersi alla cieca era molto difficile. Inoltre, nella cappella c'era qualcun altro, che lei non riusciva a distinguere. I passi accelerarono, ma non si capiva se si avvicinassero o si allontanassero. Sferrò un fendente e fu ricambiata da una fitta di dolore. «Chi siete?» domandò. «Cosa volete?» Silenzio. Quando roteò di nuovo la lama, non colpì nulla. Si fermò e ascoltò con attenzione. Silenzio. Restava soltanto il freddo che penetrava dalla porta aperta. Nessun fruscio, nessun respiro estraneo turbava la quiete. I due uomini erano scomparsi. Perché? Forse il secondo aveva scacciato il primo, come un ignoto difensore? Perplessa e preoccupata, Honora si lasciò cadere in ginocchio. L'elsa della spada era calda nella sua mano e il cuore le martellava nel petto. Erano passati sei mesi da quando era fuggita da Ceredys, la dimora del defunto marito, ed era tornata al castello di suo padre. 6


Aveva sperato di sentirsi al sicuro ad Ardennes, ma la sua certezza iniziava a vacillare. La innervosiva l'insistenza del ladro, che continuava a tornare come per cercare qualcosa. Ma cosa? Avrebbe voluto ritirarsi in camera, però sapeva che la sorella Katherine stava dormendo. Non poteva esporla al pericolo, attirando da lei i furfanti. Dunque accese le candele e tentò di calmarsi con il rassicurante profumo di cera d'api e incenso. Spada in pugno, si sedette per terra e appoggiò la schiena al muro di pietra, nonostante fosse ruvido e gelido. Proprio mentre raccoglieva la gonna attorno alle gambe, si accorse che mancava lo scrigno intagliato. Lo aveva portato da Ceredys, dopo averlo ricevuto in dono da Marie St. Leger, sua suocera. Era stato rubato. Honora guardò infuriata lo spazio vuoto dov'era posato fino a pochi minuti prima. Mormorò una preghiera per Marie e giurò a se stessa di fare giustizia. «Non ti sposerà.» Ewan MacEgan si schermò gli occhi dal bagliore del sole, che iniziava a calare sull'orizzonte. La previsione del fratello non lo stupì. In quanto ultimogenito, possedeva soltanto un minuscolo appezzamento di terreno. Come poteva illudersi di conquistare la mano di una bella ereditiera? Tuttavia si trattava di Lady Katherine di Ardennes, la donzella che Ewan idolatrava da tempo, da quando era un sedicenne. Mentre gli altri schernivano i suoi modi impacciati, infatti, lei sorrideva benevola: Un 7


giorno li sconfiggerete tutti, gli assicurava. Sebbene avesse soltanto quattordici anni, lo sosteneva con la sua tranquilla fiducia. Ormai era diventata una giovane donna, ambita da decine di pretendenti, e lui intendeva prenderla in moglie. «La conosco sin dall'infanzia» spiegò al fratello maggiore. Bevan fermò il cavallo in riva al fiume per farlo abbeverare. «Sono passati cinque anni. Suo padre preferirà darla in sposa a un ricco nobile, non a un irlandese squattrinato.» «Guadagnerò grandi ricchezze» promise Ewan. «Abbastanza per fondare un regno.» Nonostante l'ostentata sicurezza, dubitava quanto Bevan che Lord Ardennes lo considerasse degno dell'adorata figlia minore. L'unico elemento a suo favore era il sangue reale, poiché Patrick, il primogenito dei MacEgan, era sovrano di un vasto territorio in Éireann. Bevan appoggiò l'avambraccio al dorso del cavallo e lo guardò. «Consentici di aiutarti. Perché non accetti le terre offerte da Patrick?» «Non desidero niente che non abbia conquistato io stesso. Se non ottengo terreni con le mie forze, non ne voglio.» Non intendeva comportarsi in modo importuno, approfittando dei beni altrui. «Sei troppo orgoglioso, non ti pare?» La cicatrice sul volto di Bevan si tese. «In questo caso l'ostinazione non ti gioverà. La famiglia della ragazza possiede ricchezze inimmaginabili. Lady Katherine sposerà un aristocratico d'alto rango: tu non hai alcuna possibilità.» Ewan rifiutava di crederlo. «Devo almeno tentare.» 8


Si irrigidì e fissò lo sguardo sull'orizzonte. Quindi spronò il cavallo, fingendo di non notare la compassione sul viso del fratello. «Altre fanciulle potrebbero essere più adatte a te» continuò Bevan, addolcendo il tono. «Magari una giovane irlandese. Scegliendo una bella cailín delle nostre parti, non dovresti vivere qui, in mezzo ai nemici.» Rinuncia a questa impresa titanica, intendeva dirgli. Non aspirare a ciò che non puoi raggiungere. Era lo stesso consiglio che gli avevano impartito i fratelli anni prima, quando aveva espresso il desiderio di diventare guerriero. Ewan era privo dei talenti naturali di Patrick e Bevan. E, per quanto si addestrasse, si affidava alla forza bruta e non all'abilità. Tuttavia, nonostante i numerosi insuccessi, era riuscito a diventare l'uomo forte e valoroso che era. Non poteva impegnarsi allo stesso modo per conquistare una donzella? La perseveranza contava pur qualcosa, no? Si voltò verso il fratello. «È lei che voglio.» Con un profondo sospiro, Bevan fermò di nuovo il cavallo e lo guardò. Ormai erano a meno di cinque miglia dal castello. «L'importante è che tu ne sia convinto.» Proseguirono in silenzio, fianco a fianco, per il resto del tragitto. Ewan conosceva bene il paesaggio di campi verdeggianti che si elevavano verso le colline. Niente era mutato negli ultimi cinque anni. D'improvviso si ricordò della felicità provata in quei luoghi. Anche se i suoi parenti consideravano i 9


Normanni come nemici, lui non li aveva mai ritenuti tali. Aveva trascorso con loro tre anni, grazie agli accordi presi da Genevieve, la moglie di Bevan. Aveva terminato il periodo di addestramento con il padre di lei, Thomas de Renalt, Conte di Longford, che gli aveva insegnato a combattere. Provò un senso di profondo disagio nel guardare le cicatrici sui palmi. Le ferite erano guarite da tempo, ma le mani erano rimaste piuttosto rigide. Dunque aveva bisogno di grande concentrazione per impugnare la spada e doveva compensare in altri modi i movimenti maldestri. Tuttavia sapeva di meritare quegli sfregi per il male che aveva arrecato a Bevan. Lanciò un'occhiata al fratello, pentendosi di tutto cuore per averlo tradito. Anche se era stato perdonato, si sentiva sempre in colpa. Scorse in lontananza il castello del Barone di Ardennes. L'imponente struttura era una combinazione di legno e pietra. Il bastione esterno si elevava fino all'altezza di due uomini. L'enorme torre interna era munita di spalti merlati e attorniata da edifici annessi in legno. Ewan non aveva mai soggiornato nella fortezza, ma l'aveva visitata un paio di volte assieme a Thomas, che considerava alla stregua di un padre adottivo. Man mano che si avvicinavano alla porta fortificata, Ewan si innervosiva sempre piÚ, domandandosi se Katherine si ricordasse di lui. E anche Honora. Serrò le dita sulle redini. Durante il periodo dell'addestramento, lo aveva quasi ammazzato per ben tre volte. Incidenti, affermava lei. Alle femmine era vieta10


to battersi, ma Honora non se ne curava. Proprio come Ewan, intendeva imparare a maneggiare la spada e lui, seppur con riluttanza, le aveva offerto di impartirle alcuni insegnamenti. Ormai era sposata, a quanto sapeva. Magari il marito era riuscito a domarla. Ewan non aveva mai conosciuto una ragazza tanto ansiosa di combattere e, per quanto avesse tentato di evitarla, se la era sempre trovata alle calcagna. Peccato che la sorella minore non lo adorasse allo stesso modo. Comunque, nonostante i numerosi rivali, Ewan era determinato a sposare Katherine. Un entusiasmo improvviso lo pervase: presto avrebbe conquistato il suo cuore. Il ladro era tra i pretendenti di Katherine: Honora ne era sicura. Tra tanti estranei, era facile passare inosservati. Aveva atteso per molte ore, finché il buio era di nuovo calato sul castello. Avvolta nel manto di tenebre, si incamminò a passi felpati. Tenendosi in ombra, passò oltre le sentinelle che conversavano e giocavano a dadi. Trovando lo scrigno, si scopre il ladro: non sembrava troppo complicato. Honora aveva già perlustrato la sala principale, ma non ne aveva visto traccia tra i cavalieri di ordine inferiore e i servitori. Restavano quindi le camere private, riservate agli ospiti di nobili natali. Si insinuò nella prima stanza senza fare rumore, ma non trovò niente tra i bagagli. Addossata alla parete, si 11


avviò verso la seconda camera. Scorse una guardia appostata presso le scale. Trattenne il fiato e si augurò che il soldato non la notasse. Suo padre l'avrebbe uccisa, se avesse scoperto cosa stava combinando. Quando arrivò davanti alla porta, l'aprì piano. Nel locale regnava il silenzio. Honora si avvicinò a una pila di borse e bisacce, aguzzando gli occhi per cercare il piccolo forziere. Di colpo qualcuno l'afferrò. Le tappò la bocca con una mano, le cinse la vita con l'altro braccio e la fece ruotare su se stessa. Lei si difese sferrando violenti calci alle gambe, ma lui la sollevò di peso, premendole la schiena contro il muro. Un raggio di luna si insinuò tra le nuvole e gli illuminò il volto. Honora si raggelò nel riconoscere Ewan MacEgan. Per la Santa Croce, non aveva mai immaginato di rivederlo. Che cosa faceva al castello? Il petto scultoreo e muscoloso si alzava e abbassava al ritmo del respiro, rischiarato dal bagliore argenteo. Il cuore di Honora batté forte e un brivido le percorse il corpo, nonostante il tepore primaverile. Al loro ultimo incontro, Ewan era un sedicenne dinoccolato. Alto e magro, combatteva senza molta abilità, tuttavia era determinato a migliorare. Si allenava notte e giorno, sforzandosi in ogni modo di apprendere. Il ragazzo di un tempo era ormai un uomo, per giunta attraente. Il taglio corto dei capelli biondo cenere valorizzava il volto sottile e la mascella decisa. Le spalle larghe rivelavano una forza che lei non ricordava. Muscoli 12


compatti fasciavano l'addome piatto, giù fino... Signore del cielo, era nudo! A quel punto, ogni pensiero coerente l'abbandonò. Honora sbarrò gli occhi e non poté impedirsi di soffermare lo sguardo. Suo marito non aveva mai avuto quell'aspetto. Come un celta incivile, Ewan aveva un'aria indomita e selvaggia che la metteva a disagio. Lui le lasciò la vita, ma le trattenne i polsi, visto che aveva smesso di dibattersi, troppo turbata dalla scoperta. Infine le liberò una mano e le abbassò il cappuccio. «Siete una donna.» Honora non riuscì a formulare una risposta. «Chi siete?» la interrogò. Lei sentì la lingua incollarsi al palato. Non la riconosceva? Eppure si era umiliata per mesi seguendolo passo a passo e tentando di batterlo a duello. Il buio, forse, gli impediva di vederla con chiarezza. «Katherine?» le domandò con infinita dolcezza. Una fiammata di collera divampò in lei. No, non era la sua splendida e ineccepibile sorella. Ewan avrebbe dovuto immaginarlo, considerato l'ingresso furtivo nella stanza. Katherine non si sarebbe mai sognata di entrare nella camera da letto di un uomo, e ancor meno di dare la caccia a un ladro. Senza lasciarle il tempo di negare, Ewan posò le labbra sulle sue. Una sensazione indicibile la pervase, come se la pelle avesse preso fuoco. Honora dimenticò cosa stava cercando, scordò quanto era appena successo. Il mondo intero parve dissolversi all'istante, lasciando soltanto il bacio. Non sapendo in che modo rispondere, tenne le lab13


bra immobili. Delicato e sensuale, lui le insinuò le dita tra i capelli, premendo contro il suo corpo le cosce possenti. Il contatto con il caldo membro virile la ammonì su quanto fosse rischioso svegliare un uomo dormiente. Ewan le accarezzò la schiena, insinuando la mano sotto la tunica maschile che indossava. Un brivido la percorse e, eccitata dal tocco sensuale dei palmi ruvidi, Honora sentì un umido calore diffondersi tra le gambe. Era un'impressione strana, che la colse di sorpresa. Si accorse di desiderare altro, di più: voleva che le palpasse i seni, che alleviasse la tensione, l'indicibile bisogno. Nessun uomo l'aveva mai toccata in quel modo, di sicuro non suo marito. Il ricordo la colpì come una frustata, distruggendo la magia del momento. Respinse Ewan con mani tremanti. «Non sono Katherine.» «Honora?» Lei annuì, non fidandosi della voce. Allungò la mano verso il pugnale, ma si accorse che non c'era. Ewan sollevò la lama, che rifletté la luce lunare. «Cercate questo?» «Non ero venuta per farvi del male.» «No. Soltanto per derubarmi.» «Non sapevo nemmeno che foste qui» protestò. «Stavo cercando...» Fece per dire un ladro, ma si trattenne in tempo. Da quanto sapeva, il malfattore poteva anche essere lui. Era improbabile, ma non andava escluso. «Il vostro consorte?» le domandò in tono accusato14


rio, come se fosse stata una bambina sorpresa a rubare dolciumi. «Mio marito è morto.» Gli scostò la mano dal polso, ancora prigioniero, e alzò il palmo. «Rendetemi il pugnale.» «No.» Ewan lo tenne fuori dalla sua portata e lei balzò in avanti. Urtandolo con tutto il suo peso, lo abbatté al suolo. Lui, però, le impedì di afferrare l'arma, ruotando su se stesso e schiacciandola sotto di sé. Intrappolata, Honora sentì ogni forma del suo corpo. E, notando il pericoloso bagliore degli occhi, si rese conto dell'errore commesso. «Non sono più un ragazzo, Honora» la mise in guardia lui. Tenendola incollata al pavimento, gettò via il pugnale. «Non mi battereste a duello. Non più.» Lei arrossì. A quanto pareva, Ewan non aveva dimenticato le sconfitte. Più di una volta, infatti, si era lasciato disarmare. A quei tempi, era brava a combattere quanto lui, ma ormai erano passati anni. «Lasciatemi alzare.» Tentò di sollevare il busto, allora lui si scostò e si sedette al suo fianco: sembrava tranquillo. Honora si sistemò gli indumenti. «Perché vi trovate qui?» «Per sposare vostra sorella.» Lei evitò di rammentargli che c'erano molti altri candidati. Il padre non aveva ancora espresso un giudizio, poiché prima intendeva valutare con attenzione ogni pretendente. «Perdonatemi se vi ho baciata» continuò Ewan. «Vi avevo scambiata per Katherine.» La richiesta di scuse la irritò. Sapeva di non essere leggiadra come la sorella, ma non aveva bisogno che 15


glielo ricordassero. «Katherine non entrerebbe mai nella camera di un estraneo.» «A differenza di voi.» Lei rifiutò di cogliere il tono scherzoso e si offese, pentendosi del proprio comportamento avventato. Sentì la porta aprirsi e scattò in piedi. Oh, Dio! Un altro MacEgan adirato la stava fissando. «Disturbo?» Bevan guardò il fratello, che non dimostrava il minimo imbarazzo, pur essendo nudo accanto a una giovane donna. «Honora stava per andarsene.» Ewan indicò l'uscita e lei accolse con piacere l'invito. Non si curò nemmeno di recuperare il pugnale, tanto era contenta di allontanarsi. Bevan richiuse il battente alle sue spalle e sistemò la torcia nel candeliere a muro. Ewan non ignorò il suo sguardo interrogativo. «Aveva sbagliato stanza» fu la sua unica giustificazione. Il fratello non gli credette e attese ulteriori spiegazioni. Ewan, però, non aveva alcuna voglia di fornirne. Era stato svegliato di soprassalto, senza aspettarsi di trovare in camera una fanciulla. Poi, agendo d'impulso, l'aveva baciata. All'inizio si era illuso che Katherine fosse andata a trovarlo. Ma era impossibile: timida e riservata, era l'opposto dell'irruente sorella. Honora. Ewan si posò i polpastrelli sulle labbra, ripensando al bacio che le aveva rubato. Ancora ne sentiva il dolce sapore, in contrasto con il carattere selvatico e testardo di colei che l'affliggeva in gioventù. «Suo padre non ne sarebbe affatto contento» notò Bevan. «Stasera ho bevuto quasi mezzo barile di birra 16


insieme con lui per sostenere la tua causa.» Fece una smorfia per l'ora tarda, passandosi una mano tra i capelli. «Assicurati che non scopra cos'è accaduto. Dubito che ti lascerebbe sposare la figlia minore, se scoprisse che amoreggiavi con la maggiore.» «Honora mi ha svegliato.» Ewan tornò al giaciglio e afferrò la coperta di lana. «Non è stata colpa mia.» «Cosa faceva qui?» «Cercava qualcuno.» Alzò le spalle, come se non vi attribuisse importanza. In quel momento, però, si domandò di chi si trattasse. «Che cos'ha detto suo padre?» «Che prenderà in considerazione la tua proposta. Anche Thomas de Renalt gli aveva parlato di te, esprimendo la sua approvazione.» Ewan si rilassò un poco quando sentì quel nome. «Bene.» Si sdraiò a fissare il soffitto, mentre Bevan si distendeva a sua volta. La torcia proiettava ombre irregolari sulle pareti e, nella penombra, si udiva il respiro pesante dei vicini di stanza. Tra i rumori della notte, giunse l'abbaiare lontano di un cane. Honora aveva i capelli tagliati corti, appena sopra le spalle. Erano folti e lisci come seta. Ewan, abituato a vederla con un velo, non se l'era aspettato. Il ricordo del capo scoperto gli riportò alla mente il bacio, la sensazione delle dita tra le soffici ciocche. La chioma era nera come il cielo notturno, la pelle bianca come il latte. Labbra carnose gli avevano risposto con passione. Sapevano di mele mature e succose. Le braccia non erano morbide come quelle di molte donne, ma snelle e forti. 17


Mentre si allenavano insieme, Honora aveva tentato molte volte di avere la meglio su di lui. E lo aveva sconfitto più spesso di quanto gli piacesse ammettere. Non sarebbe più accaduto. Ewan cambiò posizione e si sforzò di concentrare i pensieri su Katherine. Tuttavia, mentre si abbandonava al sonno, non riusciva a scordare il bacio scambiato con Honora.

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Giochi di spada MICHELLE WILLINGHAM Irlanda, XII secolo - Honora preferisce i giochi di spada a quelli di letto. Ed Ewan MacEgan è l'unico in grado di accendere in lei la passione. Peccato quindi che aspiri alla mano di sua sorella...

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