Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Seduced by Her Highland Warrior Harlequin Historical © 2011 Michelle Willingham Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2012 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 850 del 15/11/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
MICHELLE WILLINGHAM
Cuore di guerriero
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Glen Arrin, Scozia 1305 I soldati inglesi si stavano lanciando ad armi spianate contro sua moglie e le sue figlie. Alex MacKinloch era ferito a un braccio, ma non smise di correre. Un urlo primitivo gli scaturÏ dalla bocca, mentre si faceva largo maneggiando la spada con furia letale. I polmoni gli bruciavano e la frenesia della battaglia gli offuscava la mente. Scorse in lontananza i capelli rossi di sua moglie Laren, mentre attraversava a fatica il fossato pieno d'acqua, tenendo in braccio la figlia minore. Le gonne bagnate l'appesantivano e pareva non accorgersi dei soldati che si avvicinavano. Devo raggiungerle o moriranno. Era una realtà che non voleva affrontare; l'idea che Laren cadesse sotto i colpi di un soldato inglese era un orrore che non riusciva neanche a contemplare. Il braccio ferito gli faceva un male terribile, ma lui continuò ad avanzare senza curarsene. I soldati gli bloccavano la vi5
suale, finché poté vedere soltanto un nugolo di frecce. Poi si rese conto che a lanciarle era suo fratello Callum, intento a difendere le donne e i bambini. Le fiamme eruppero dalla fortezza di legno che si elevava sopra di loro come una sentinella morente. Stava per crollare, era chiaro. «Maria, madre di Dio!» esclamò Ross MacKinloch in una disperata preghiera. Alex corse più veloce che poteva, seguito dal sinistro scricchiolio del legno che si spezzava, divorato dal fuoco ormai inarrestabile. «Callum, buttati!» urlò una voce alle sue spalle. Laren MacKinloch entrò nella foresta, le gonne fradice e pesanti dopo avere attraversato il fossato, e si girò a guardare al di là degli alberi la fortezza di legno che crollava. La sua casa era scomparsa. E Alex, suo marito? «Prendi Mairin e Adaira» disse a Vanora, la moglie di Ross, passandole le figlie. «Io vi raggiungo tra un attimo.» «Non puoi tornare indietro!» protestò l'altra. «La battaglia non è ancora finita.» «Resterò al riparo degli alberi» le promise Laren. Ho solo bisogno di vederlo. Ho bisogno di sapere che è sano e salvo. Non attese la risposta di Vanora e tornò al limitare della foresta, appoggiandosi a una sottile betulla. Il suo respiro si gelò nella fredda aria serale che stava calando sulla valle. Quando i soldati inglesi circondarono gli uomini da ogni parte, Laren elevò al cielo una 6
preghiera disperata. Mio Dio, ti prego... no. Non riusciva a sentire cosa dicessero, ma l'espressione cupa di Alex dimostrava che le cose stavano andando sempre peggio. Mentre lo guardava dal suo nascondiglio gli anni parvero svanire: lui non era più il possente capo del clan dei MacKinloch, ma l'uomo che aveva amato tanto. Laren sentì una stretta al cuore e le lacrime le inumidirono le guance. Negli ultimi anni si erano allontanati e ora non sapeva se l'avrebbe rivisto vivo. Se solo avesse potuto avere un ultimo momento con lui, c'erano tante cose che avrebbe voluto dirgli, tante emozioni che aveva tenuto rinchiuse troppo a lungo nel cuore. Laren strinse forte la corteccia della betulla. Sebbene Alex non potesse vederla, mantenne lo sguardo fisso su di lui, come per imprimere per sempre nella memoria i suoi tratti. All'improvviso avvertì un dolore lancinante al fianco destro. Le sue gambe si piegarono, mentre trasaliva sconvolta alla vista della freccia che l'aveva trafitta. Era una ferita di striscio, che aveva solo scalfito la pelle morbida vicino alle costole; Laren non si era accorta di essere così vicina alla battaglia. Si costrinse a estrarla con uno strattone deciso. Il sangue sgorgò dal fianco e lei cercò di fermarlo premendovi contro il mantello scuro e lottando contro un capogiro improvviso. Devi tornare dalle tue bambine, la incitava la mente. Non poteva restare là, per quanto temesse per la vita di Alex. Uno dei due doveva re7
stare vivo per occuparsi di Mairin e Adaira. La necessità di scegliere tra il marito e le figlie la straziava, ma Laren si costrinse a proseguire. In caso di vittoria gli inglesi avrebbero perlustrato i dintorni in cerca dei sopravvissuti. Le figlie avevano bisogno di lei, doveva proteggerle. Raggiunse la cima della collina. Ogni passo le procurava nuove ondate di dolore al fianco, ma lei ignorò la ferita, nascondendola sotto il mantello. Ci sarebbe stato tempo più tardi per medicarla. Quando raggiunse le altre donne e i bambini, la figlia maggiore si gettò tra le sue braccia piangendo. A quattro e due anni, Mairin e Adaira erano troppo piccole per capire cosa stesse succedendo. Laren trasalì e scostò le manine della figlia dal fianco ferito, sussurrandole parole dolci e rassicuranti. «Dov'è papà?» chiese la bimba. «Sta bene?» «Non lo so.» Un nodo di terrore le serrava la gola e gli occhi bruciavano. «Dobbiamo aspettarlo qui, lontano dai soldati.» «Ho... ho paura» singhiozzò la figlia. Laren le sfiorò la fronte con un bacio. Anch'io. La terra tremò mentre decine di uomini a cavallo circondavano i combattenti da tutte le parti. Robert Fitzroy, Barone di Harkirk, fissò furioso gli scozzesi che continuavano ad arrivare e i francesi che davano loro manforte. Strinse l'impugnatura della spada; in quel momento desiderava solo bagnare la lama del loro sangue. 8
Quel giorno doveva segnare la fine dei MacKinloch. Aveva bruciato la loro fortezza e massacrato i loro uomini. Voleva costruire un avamposto inglese nella valle, per assicurare nuove terre al suo re, Edoardo Plantageneto, ma la vittoria sembrava allontanarsi. Il duca francese lo scacciò sprezzante, minacciando di parlare con il re di quell'attacco feroce, utile solo a fomentare ancora di più la rivolta nelle Highlands, e Harkirk fu abbastanza saggio da non mettersi a discutere con lui. Ordinò la ritirata e i suoi soldati obbedirono. Per quanto ferito nell'orgoglio, non era sopravvissuto a decine di battaglie prendendo decisioni avventate e rischiose. Mentre si ritiravano sulle colline, si girò a guardare la valle e la fortezza ormai ridotta in cenere. Non era finita, giurò a se stesso. La prossima volta che avesse guardato in faccia un MacKinloch, la sua testa sarebbe stata infilzata su una picca sulle mura della sua roccaforte. Alex, Nairna e Bram impiegarono un quarto d'ora a raggiungere la cima della collina. Nairna appariva preoccupata: erano sopravvissuti riportando solo ferite non troppo gravi, ma le tracce della follia sanguinaria che aveva invaso il marito erano ancora visibili sul suo viso. Alex però era certo che, una volta a casa, Bram si sarebbe ripreso. Quando raggiunsero la radura, sospirò di sollievo scorgendo la moglie. L'istinto lo spingeva ad andare da lei, aveva bisogno di stringerla tra 9
le braccia, di lasciarsi avvolgere dal profumo della sua pelle e di toccarle i morbidi capelli rossi. Laren fece per andargli incontro, ma si fermò di colpo, terrea in viso, con una mano premuta contro il fianco. Poi riportò l'attenzione sulle figlie. Gli uomini la stavano guardando e lei parve ritrarsi davanti a quell'attenzione indesiderata. Alex non riusciva a capire il motivo del suo comportamento. Era vero, negli ultimi due anni si erano allontanati sempre di più, ma le sarebbe costato tanto mostrargli un briciolo di affetto e accoglierlo a braccia aperte? Il dolore che le offuscava lo sguardo lo preoccupava, suscitando in lui una domanda inquietante: non era contenta di rivederlo vivo? Mairin e Adaira lo chiamarono, ma Laren si chinò a parlare alle figlie in tono sommesso, come se volesse impedire loro di correre da lui. Adaira si aggrappò alla sua gamba e affondò il viso nelle gonne della madre. Un unico secondo parve contenere un migliaio di momenti. L'orgoglio gli impediva di mostrare le sue emozioni, così Alex si limitò a fissare la moglie, nella speranza che lei gli venisse incontro a metà strada. Laren però gli rivolse solo un cenno del capo e poi si allontanò con le bambine, come se fosse incapace di guardarlo in faccia. Qualcosa non andava. Lo respingeva e Alex non ne capiva il motivo. Entrò nella casa di Bram e Nairna e si costrinse a concentrarsi su di loro. «Starai bene con lui?» le chiese indi10
cando il fratello, seduto sul letto con aria assente. «Sì.» Nairna riempì d'acqua una bacinella e vi immerse una pezzuola per ripulire le ferite meno gravi riportate dal marito durante la battaglia. «Vai da Laren» aggiunse. «Ha bisogno di te.» Alex annuì e se ne andò. Le premure di Nairna per il marito non gli erano sfuggite: l'amore profondo che le brillava negli occhi e lo sguardo con cui Bram l'aveva ricambiata lo riempirono d'invidia. Desiderava poter stare con Laren e infrangere la barriera invisibile tra di loro. Il pensiero divenne una spina nel fianco, ferendolo nell'orgoglio. Lei era la donna che aveva giurato di proteggere. Anni prima si sarebbe gettata fra le sue braccia senza curarsi dell'opinione altrui, si sarebbe aggrappata a lui dichiarandogli in un sussurro quanto fosse stata in pensiero. Ora invece si teneva a distanza, come se fossero due estranei. La frustrazione crebbe in lui mentre si avvicinava ai sopravvissuti e chiedeva notizie sul loro stato. Per tutto quel tempo Laren non accennò a farsi avanti. Era bianca come un cencio e pareva incapace di muoversi. Maledizione, non gli importava se lei non lo voleva più! Erano sfuggiti alla morte per un soffio e ora aveva bisogno di tenerla tra le braccia, che fosse o meno troppo timida per ricambiarlo. Alex si diresse verso di lei e l'attirò a sé senza dire una parola. Laren trasalì, ma poi gli posò le 11
mani sulle spalle. Alex non disse una parola e non rivelò i pensieri che gli attraversavano la mente. Adaira e Mairin si aggrapparono alle sue gambe, ma in quel momento lui aveva bisogno di Laren. Si rese conto vagamente che lei non ricambiava il suo abbraccio. Le mani erano ancora posate sulle sue spalle, ma non c'era calore in quel gesto. Con il cuore pesante, Alex si tirò indietro per guardarla, continuando a cingerle la vita con le mani. Aveva creduto che se avesse preso l'iniziativa lei lo avrebbe accolto, che la distanza degli ultimi due anni sarebbe scomparsa, visto che erano tutti e due vivi, ma si era sbagliato. Laren non lo guardava, come se fosse troppo timida per parlare. Alex lasciò ricadere le mani in silenzio. Le bambine lo tempestarono di domande, chiedendo quando potevano tornare a casa e dove avrebbero dormito, ma lui non sapeva cosa rispondere. Ross si avvicinò. «Vuoi portare la tua famiglia da noi, stanotte?» propose. La sua casa si trovava all'estremità opposta della fortezza ed era sfuggita all'incendio. «Sì, se non è un problema per voi» accettò Alex, senza staccare gli occhi dalla moglie. «Nessun problema» gli assicurò l'altro. «Vanora adora occuparsi dei bambini.» Lo sguardo di Ross si fece cupo, mentre fissava le volute di fumo che si innalzavano dalla valle sottostante. «Avrai bisogno di un posto dove stare, fino a quando la fortezza non sarà ricostruita.» 12
«Se pensi che sia sicuro tornare, porto là le bambine» disse Laren con voce tremante. Al suo secco cenno d'assenso condusse via le figlie e sparì nella foresta. Mentre le seguiva con lo sguardo Ross gli disse qualcosa, ma Alex non sentì una parola. Sua moglie si comportava in modo strano e inspiegabile. Poi lo sguardo gli cadde sulle proprie mani: i palmi che le aveva posato sulla vita erano tutti rossi. Ed era stato il sangue di Laren a imbrattarli. Laren teneva per mano Adaira, mentre Mairin correva avanti. Camminava a testa alta, ma il suo viso era rigato di lacrime e si premeva l'altra mano sul fianco sanguinante, cercando di non fare respiri troppo profondi. Quando Alex l'aveva presa tra le braccia, le sue mani avevano toccato proprio la ferita e lei era quasi svenuta per il dolore. Le sembrava di andare a fuoco, ma si rifiutava di compatirsi. Non aveva detto niente alle bambine. Erano ancora spaventate dalla battaglia e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che scoppiassero di nuovo a piangere. In quel momento doveva ricorrere a tutta la propria concentrazione per non crollare davanti a loro. Non immaginava che una ferita di striscio potesse fare tanto male. Ora che i soldati inglesi se ne erano andati, poteva tornare a Glen Arrin e medicarla in privato. La stoffa bagnata mostrava che l'emorragia era ricominciata. Era così debole che strane stelle lucenti le brillavano davanti agli occhi. Avresti dovuto dirlo ad Alex, la rimproverò 13
una voce nella mente. Il solo pensiero del marito le provocò una fitta di rammarico. Quando l'aveva presa tra le braccia, l'impulso di aggrapparsi a lui e di scoppiare in singhiozzi era stato quasi irresistibile, ma l'ultima cosa di cui Alex aveva bisogno era una moglie isterica che lo imbrattava di sangue davanti a tutti. Lui doveva mostrarsi forte davanti ai membri del clan, doveva essere il capo a cui rivolgersi nei momenti di crisi. Ci sarebbe stato tempo di parlarne in seguito, da soli. Laren fece un respiro profondo e si asciugò le lacrime. Ora l'importante era rifugiarsi con le bambine a casa di Ross. «Perché piangi, mamma?» le chiese Mairin mettendosi al suo fianco. «Sei triste?» «Sono solo stanca» mentì lei. Doveva mantenere il controllo, si ripeté. Alex era certo occupato a trovare posti dove stare per il resto del clan e probabilmente le avrebbe raggiunte solo a tarda notte. «Papà!» gridò Mairin, staccandosi da lei. Laren si girò e vide Alex che veniva verso di loro a grandi passi con un'espressione furiosa. Sentì una stretta al cuore e si premette d'impulso la mano sul fianco, cercando di arrestare l'emorragia. «Perché non me l'hai detto?» le chiese. Sollevò le mani imbrattate dal suo sangue. «Non è niente» minimizzò lei. «Presto starò bene. Mairin, voglio parlare un momento con tuo padre» aggiunse rivolta alla figlia. «Porta Adaira ai piedi della collina e aspettami là.» La bambina impallidì davanti all'espressione 14
tempestosa del padre e si allontanò con la sorellina. «Cos'è successo?» volle sapere lui. «Una freccia mi ha trafitto qui.» Laren indicò il proprio fianco sanguinante. «Ma è solo una ferita di striscio. Chiederò a Vanora di aiutarmi a medicarla.» «Stavi cercando di nascondermela?» La sua voce vibrava di rabbia e di paura. «Avevi tanto da fare. Non volevo causarti fastidi, tanto più per una cosa da niente come questa.» «Sei stata colpita da una freccia, Laren! Come puoi pensare che non mi interessi?» Non l'aveva mai visto così furibondo. Distolse lo sguardo, senza sapere bene come calmarlo. «Oggi le bambine hanno già subito abbastanza perdite, senza doversi preoccupare anche per me.» «E tu?» La voce si ridusse a un aspro sussurro. Alex allungò una mano e Laren si tirò indietro d'istinto. Se in quel momento l'avesse toccata, il fragile controllo che esercitava ancora sui propri sentimenti sarebbe andato in pezzi. Poteva farsi forza per affrontare la sua rabbia, ma non la sua gentilezza. «Starò bene» mormorò a fatica. Fece per allontanarsi, ma quando si girò a guardarlo scorse sul suo viso incredulità e frustrazione. Alex la seguì; quando raggiunsero le figlie ai piedi della collina, si chinò a prendere in braccio Mairin, la esaminò attento e la strinse a sé con affetto. Poi sollevò Adaira e la tenne stretta con l'altro braccio. 15
Amava le sue bambine. Laren non dubitava che fosse pronto a morire per loro. Con Mairin e Adaira si addolciva e si dimostrava un padre interessato non solo al loro benessere. E loro lo adoravano. «State bene?» chiese alle figlie. «Non siete ferite, vero?» Le esaminò di nuovo, poi spostò lo sguardo su Laren con aria d'accusa. Lei incontrò i suoi occhi. «Stanno bene» lo rassicurò con fermezza. Alex aveva attenuato la sua furia per non spaventarle, ma lei la sentiva ribollire appena sotto la superficie. Adaira cominciò ad agitarsi e tese le braccia verso di lei. Laren fece per prenderla, ma Alex tenne stretta la figlia. «Resta con me, tesoro.» Lei lo guardò con gratitudine. Non pensava che sarebbe riuscita a sopportare il peso della bambina, ferita com'era. «Avete mangiato?» Alex cercò nella borsa legata alla cintura un po' di carne di cervo essiccata. Le bambine ne presero un pezzo per una e cominciarono a masticarla. Ne offrì un po' anche a lei, ma Laren scosse il capo: la sola idea del cibo le dava la nausea. Alex posò a terra Mairin e continuò a tenerla per mano mentre proseguivano verso il lato più lontano della fortezza. Alla vista di Glen Arrin, Laren si incupì. La rocca dei MacKinloch era un ammasso di macerie carbonizzate da cui si levava un fumo nero. Gran parte degli abiti, gli arazzi che aveva tessuto, il letto che Alex aveva costruito per loro appena sposati... tutto era ormai andato distrutto. Un fiotto di lacrime scese a rigarle il vi16
so, nonostante gli sforzi per trattenerle. «Cosa faremo?» chiese al marito. Sapeva che Alex condivideva il suo dolore. Lui però si limitò a stringere i denti alla vista delle rovine, ben attento a non dare libero sfogo alle emozioni. «Seppelliremo i morti e poi ricominceremo da capo.» Alex le condusse alla casa dal tetto di paglia di Ross e, prima di lasciar entrare le figlie, si assicurò che non ci fossero pericoli. Rimase fuori e Laren non riuscì a decifrare le emozioni nel suo sguardo. Senza chiederle il permesso sollevò il mantello scuro: il sangue era filtrato attraverso il vestito di lana. «Non muoverti» le ordinò. «Vanora!» chiamò, rivolto alla donna che stava arrivando dalla collina. «Laren è ferita. Ha bisogno del tuo aiuto.» La donna si affrettò a raggiungerli e quando Alex lasciò ricadere il mantello Laren arrossì. Aveva già pensato di chiederle aiuto, ma il marito si comportava come se la sua fosse una ferita mortale. «Oh, mia cara, cosa ti è successo?» si agitò Vanora. Alex si tirò indietro per permetterle di esaminare il fianco sanguinante. «Non è brutta come sembra» disse piano Laren, mentre l'altra andava a prendere ago, filo e bende per ricucire e fasciare la ferita. Lo sguardo bruciante di Alex dimostrava che non credeva alle sue dichiarazioni rassicuranti. Il modo in cui incombeva su di lei la rendeva nervosa. «Dovresti occuparti degli altri» gli suggerì a 17
bassa voce. «Il clan ha bisogno della tua guida.» Lui la ignorò, lo sguardo puntato sul sangue che le inzuppava la stoffa. «Non me ne vado quando tu sei ferita» dichiarò. «Ti prego, Alex» sussurrò Laren. «Non è il caso di preoccuparsi, davvero.» Stringeva i denti per sopportare il dolore e non voleva mostrarsi debole di fronte a lui. Deglutì a fatica. «Il clan ha bisogno di te» ripeté. «E tu no?» Nel suo tono c'era un'amarezza che Laren non riusciva a capire. Fece per avvicinarsi, ma Alex si irrigidì. «Se vuoi che me ne vada, non hai che da dirlo» ringhiò. La freddezza e la distanza tra loro parevano aumentare di minuto in minuto. Vanora l'aspettava sulla porta, ma Laren non era pronta a entrare. Voleva attenuare il suo umore cupo e fargli capire che non stava cercando di respingerlo. Alex se ne andò e lei lo inseguì a fatica. «Mi dispiace per quello che è successo a Glen Arrin.» Le parole erano inadeguate a esprimere i suoi veri sentimenti. Lui si girò di scatto e la fronteggiò. «In questo momento non m'importa niente di Glen Arrin. Sei stata ferita e hai cercato di nascondermelo.» Laren indietreggiò, senza sapere bene come rispondere. Alex la prese per una spalla prima che potesse allontanarsi e l'attirò a sé fino a guardarla in faccia. Lei non voleva subire una sfuriata mentre la ferita le faceva tanto male, 18
ma quando osò sollevare lo sguardo lesse nei suoi occhi una paura profonda. «Oggi saresti potuta morire» le ricordò lui. «Pensi che mi preoccupi per un mucchio di cenere e di legna bruciata?» Si passò una mano tra i capelli, lottando per trattenere la rabbia. Laren non si mosse, incapace di parlare. Sotto quella furia trattenuta a fatica c'era un uomo che teneva a lei. Quella scoperta inaspettata le mozzò il fiato. Negli ultimi anni il loro matrimonio si era deteriorato al punto che ormai vedeva poco il marito, sia di giorno sia di notte. Stare insieme era diventata un'abitudine, invece che una necessità. «Sto bene» sussurrò. «Davvero?» replicò Alex. Il suo sguardo era duro e scettico. Laren aveva le guance bagnate di lacrime e non sapeva cosa dire o cosa fare. In quel momento notò una chiazza rossa sulla manica del marito: a giudicare dall'espressione contratta doveva fargli male, eppure non aveva detto niente. Quindi nessuno dei due era disposto ad ammettere una debolezza, pensò con amara ironia. «E tu?» azzardò. «Vuoi che dia un'occhiata al tuo braccio?» «No» tagliò corto Alex. «Occupati delle bambine e delle loro necessità.» Non delle mie. Quelle parole non pronunciate le trafissero il cuore. Una volta si sarebbe lasciato medicare da lei, nonostante non fosse una guaritrice esperta. Ora invece respingeva le sue cure. Laren si avvicinò. Voleva dirgli che gli sa19
rebbe rimasta accanto in quella catastrofe, voleva raggiungerlo e fargli capire che teneva ancora a lui. Alex la guardò e Laren gli lesse negli occhi la gravità della perdita subita. Sarebbe tornato a casa solo molto tardi, dopo che lei si era già addormentata. Avrebbe voluto tenerlo stretto e appoggiargli la testa sul petto, ma come capo dei MacKinloch ora lui aveva altri, più importanti doveri. Laren avvertì un groppo in gola. Alex chinò la testa e si allontanò. La parte più egoista del suo cuore rimpiangeva che non avesse scelto di rimanere. Alex fece il giro della fortezza, la mente annebbiata dall'impotenza. L'odore di fumo pervadeva l'aria e rendeva difficile respirare. Perfino mentre si avvicinava ai fratelli non poteva fare a meno di pensare a Laren. Dentro di lui la confusione e la rabbia si mescolavano alla paura. Quella freccia avrebbe potuto colpire un organo vitale, facendola morire dissanguata. La sola idea era sconvolgente: per quanto si fosse allontanato dalla moglie, non voleva perderla. Gli pareva che qualcuno gli avesse dato un pugno nello stomaco. Laren non voleva che lui rimanesse o l'aiutasse. Perché? «Stai bene?» chiese suo fratello Dougal. «Ho pensato che ti servisse aiuto.» A soli quattordici anni, non aveva mai assistito a una battaglia così cruenta. Fino ad allora si era trovato coinvolto solo in razzie di bestiame e scaramucce tra i 20
clan; ora nei suoi occhi c'era una nuova maturità e una tristezza simile a quella di Alex. Lui annuì, grato della distrazione. «Dobbiamo seppellire i morti.» Poco dopo li raggiunse l'altro fratello Callum, liberato da poco da una lunga prigionia in mano agli inglesi. Da quando era tornato fra loro non aveva detto una sola parola. Alex si chinò a sollevare uno dei corpi. Con l'aiuto dei fratelli si dedicò al macabro compito di ricomporre i caduti. Le facce degli amici e dei membri del clan lo perseguitavano: avrebbe voluto fare di più per proteggerli, ma non rivelò il suo dolore ai fratelli e mantenne un'espressione chiusa e guardinga. Prese una torcia e una pala, scelse un punto in cui il terreno era morbido e appoggiò la torcia a una pila di pietre pesanti. Sistemò la fasciatura improvvisata al braccio, in modo che la ferita non sanguinasse mentre lavorava; sebbene stesse calando il buio, i tre fratelli presero a scavare una fossa comune per i morti. Quel lavoro massacrante era proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento per distrarsi dal terribile senso di perdita. Era il capo dei MacKinloch. Gli uomini si sarebbero rivolti a lui per prendere decisioni sul da farsi. Non eri destinato a diventare il capo, lo tormentò una voce interna. Suo padre Tavin aveva scelto come successore il primogenito, Bram. Come secondo figlio, Alex era rimasto ai margini, assorbendo tutte le conoscenze necessarie a svolgere quel ruolo, 21
senza immaginare che un giorno avrebbe dovuto usarle. All'inizio aveva commesso molti errori, ma aveva imparato da essi, senza mai rivelare le sue frustrazioni agli altri uomini o a Laren. Avevano bisogno di un capo forte e dunque per lui era più facile fingere che andasse tutto bene. I MacKinloch avevano imparato a fidarsi di lui: sapevano che potevano raccontargli i loro problemi e Alex avrebbe fornito risposte e soluzioni adeguate. Giurò a se stesso che avrebbe trovato il modo di ricostruire ciò che era andato perduto. Alex lavorò per un'ora insieme a Callum e Dougal. La presenza dei fratelli lo confortava: la fortezza era stata distrutta, ma almeno erano ancora insieme. Una volta completata la fossa comune, seppellirono gli uomini e recitarono una preghiera per le loro anime. «Avete un posto dove dormire stanotte?» chiese Alex ai fratelli. Callum annuì e indicò una delle case rimaste intatte. «Bram ci ha offerto ospitalità, ma lui e Nairna...» cominciò Dougal. Poi si interruppe e le sue orecchie divennero paonazze. Alex capì che i due giovani non avevano nessuna voglia di importunare con la loro presenza una coppia decisa a metter su famiglia. «Walter non è sposato. Ci ha offerto di stare a casa sua» spiegò Dougal. Visto che tutti avevano trovato rifugio per la notte, Alex raccolse la torcia. «Allora andate a 22
dormire. Ricominceremo domattina presto.» Tornarono alla fortezza e Alex sollevò lo sguardo sul cielo limpido. Mancavano ancora alcune ore all'alba. Le stelle brillavano nel buio e, mentre si avvicinava alla casa di Ross, l'odore familiare della torba permeava l'aria notturna. Quando aprì la porta vide l'amico che dormiva con Vanora a un capo della stanza, mentre Laren era distesa su un pagliericcio, abbracciata alle figlie. Aveva il fianco fasciato e il viso nascosto. Alex si sdraiò dietro di lei e la osservò mentre dormiva con addosso il vestito che aveva portato per tutto il giorno, i lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle. Si era tolta il mantello e lo aveva disteso sulle bambine come una coperta. Anche nel sonno le proteggeva: era sempre stata una buona madre. Allungò una mano e arrotolò intorno a un dito una ciocca morbida. Laren si agitò irrequieta nel sonno. «Sono io» mormorò. Alex lasciò andare i capelli e strinse la mano a pugno. Lei si girò sulla schiena e nella luce tenue della luna lui notò le guance umide di lacrime. Era rigida, come se stesse cercando di sopportare il dolore in silenzio. «Come ti senti?» «Bene.» Laren mantenne bassa la voce per non svegliare le figlie, ma quando si girò sul fianco Alex si rese conto che il loro matrimonio si trovava ormai su un terreno instabile. Era come se la freccia avesse trafitto anche lui, mostrandogli che non godeva più della con23
fidenza della moglie. Se Laren non riusciva a confessargli una ferita, quali altri segreti gli nascondeva? Ogni giorno scompariva per varie ore, senza mai dirgli dove andava o cosa faceva. Alex si rese conto con la gola stretta di non averglielo mai chiesto. Era così occupato a prendersi cura della fortezza e dei suoi occupanti che si era dimenticato della moglie. Si era convinto che le stava dando la libertà di andare e venire come le pareva, senza esigere niente da lei; ma forse, a un livello più profondo, non voleva sapere perché si assentasse così spesso. In realtà aveva paura che volesse evitare la sua compagnia. Alex fissò il soffitto e capì che quella notte non sarebbe riuscito a dormire. Una singola freccia aveva infranto le sue illusioni: quello tra lui e Laren non era più un vero matrimonio, bensì solo un'ombra di ciò che c'era stato un tempo tra di loro. Rotolò su un fianco nell'oscurità e osservò la moglie che cercava di dormire. Non riusciva a immaginarsi una vita senza di lei, ma non sapeva proprio come fare a cambiare la situazione.
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