MARGARET MALLORY
Per amore di un cavaliere
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Knight of Passion Hachette Book Group © 2010 Peggy L. Brown Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2012 Questo volume è stato stampato nel novembre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 855 del 22/12/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Louvre, Parigi Dicembre 1420 «E se ci sorprendono?» Jamie spiò a destra e a sinistra, lungo il corridoio del palazzo. Farsi scoprire era proprio la sua intenzione, ma Linnet non glielo avrebbe rivelato. Guardandolo da sotto le lunghe ciglia, gli chiese: «Non lo volete?». Lui la fissò con occhi scuri di desiderio. «Sì, e lo sapete bene» confermò sfiorandole una guancia. Quel lieve contatto le diede un fremito. Se non prestava attenzione, rischiava di dimenticare il suo vero obiettivo. Si sentiva un po' in colpa per non avergli detto la verità. Qualunque altro giovane, a corte, l'avrebbe seguita senza problemi in una camera da letto vuota, ma non Jamie. Del resto lei ammirava il suo ferreo senso dell'onore, per quanto fuori luogo. «Tutti partecipano alle celebrazioni» gli assicurò. I festeggiamenti, iniziati con l'ingresso trionfale a Parigi di Re Enrico insieme alla principessa francese, proseguivano senza sosta per l'intero avvento. «Ma l'ospite a cui è assegnata la stanza potrebbe arrivare in qualunque momento» obiettò Jamie. Trattenne il respiro mentre lei gli sfiorava il petto con un dito. 5
«Se vi comportate da topolino impaurito» lo ammonì, «cerco qualcun altro.» Lui perse di colpo la dolcezza adolescenziale. L'afferrò per un braccio, aprì la porta e la trascinò all'interno. Poi le premette il dorso contro il battente e la baciò con ardore. «Non dite mai che andrete con un altro» le intimò, stringendole il mento tra due dita. «Mai!» «Siete l'unico che desidero.» Era vero, ma Linnet si pentì subito di averlo detto, poiché temeva di avere rivelato troppo. «Vale lo stesso per me» sussurrò Jamie e posò la fronte sulla sua. Lei chiuse gli occhi, aspirando con voluttà il suo odore. Tuttavia ignorava quanto tempo avessero a disposizione. «Subito» lo incalzò in un sussurro. «Non aspettiamo.» In un esplicito invito, lo accarezzò attraverso le brache e gli strappò un rauco gemito. Senza più esitare, Jamie la prese in braccio e la portò a letto. Intanto Linnet pregustò per un istante la collera di Alain. Suo padre avrebbe detestato quel giorno. Ma, appena si ritrovò distesa sulla coperta, tempestata di baci, dimenticò Alain e i propositi di vendetta. Non poteva controllare la passione, anzi, non ci provò nemmeno. Un incendio era divampato tra di loro sin da quando Jamie era arrivato a Parigi con il re. Benché non smettessero di appartarsi in ogni possibile nascondiglio, il fuoco non accennava nemmeno ad attenuarsi. E Linnet vi si arrese come sempre. Dopo l'amplesso, si abbandonò tra le braccia di Jamie. «Ho scritto una lettera ai miei genitori» le annunciò lui con tenerezza. «Penso che mio padre mi assegnerà una piccola tenuta, dopo il fidanzamento.» Il cuore di Linnet accelerò il battito. «Fi... fidanza6
mento? Non me ne avevate mai fatto cenno.» «Era necessario? Dopo quanto accaduto tra noi, mi pareva ovvio.» «Però non me lo avevate detto.» «A quanto pare, ho commesso un grave errore» notò lui con ironia. «Dunque vi domando: mia adorata Linnet, diletta del mio cuore, diventereste la mia sposa?» «No.» «Cosa?» Jamie scattò a sedere e si chinò su di lei. «Scusatemi se vi ho offesa trascurando di parlarvene prima, ma sapete che vi amo.» «Gli uomini lo affermano in continuazione.» «Ma io dico sul serio» dichiarò lui, accarezzandole una guancia. «E vi amerò ancora quando la beltà non sarà più che l'ombra di un ricordo sul vostro volto.» Avevano lasciato le tende del letto aperte. Alla luce del sole, che filtrava dalle alte finestre, Linnet ammirò i suoi lineamenti forti e belli, l'espressione intensa degli occhi blu. Non aveva inteso offenderlo, ma perché lui non si era mai dichiarato? Gli posò un palmo sulla guancia. «Per me sarete sempre speciale, in quanto primo amante.» «Primo amante!» ripeté Jamie, serrandole un polso. Subito dopo lo lasciò e si abbandonò sul materasso. «Quanto vi divertite a torturarmi con gli scherzi! A volte, però, esagerate.» Perché gli uomini non credevano mai a quello che si diceva loro? Si ostinavano a pensare che no significasse forse e che vi disdegno fosse un invito a scrivere pessime poesie. «Non desidero sposarmi. Non sopporterei un uomo sempre pronto a indicarmi come mi devo comportare.» Jamie rise. «Io non oserei mai!» «Sì, invece, come tutti.» 7
Lui si girò su un fianco, lasciando ricadere sugli occhi un ciuffo bruno. «Parlando sul serio, cos'altro potreste fare? Fatico a immaginarvi come monaca.» Fece per accarezzarle il seno, ma lei gli allontanò stizzita la mano. «Potrei contrarre un matrimonio breve.» «Breve?» le domandò il giovane, perplesso. «Sì, con un vecchio che mi renda una ricca vedova. Oppure potrei diventare una famosa cortigiana.» Le risate di Jamie scossero il letto. «Non sto scherzando» sbottò Linnet. «Con la vostra bellezza, sareste la cortigiana più celebrata di Francia» dichiarò lui, traendola sopra di sé. «E lo sapete bene. Ma ora basta con queste sciocchezze. Dobbiamo fare progetti.» Tanto valeva parlare con una rapa. Lei si scostò e si mise a sedere, abbracciandosi le ginocchia. A dire il vero non riusciva nemmeno a concepire l'idea di lasciarsi toccare da un altro uomo. Tuttavia i suoi piani richiedevano indipendenza e disponibilità di denaro. Ogni volta che sentiva affievolirsi la determinazione, ripensava a coloro che avevano ridotto in miseria suo nonno quando, verso la fine della vita, era divenuto debole di mente. Erano mercanti che avevano commerciato con lui per anni, che avevano goduto della sua fiducia e, nei momenti difficili, avevano approfittato dei suoi prestiti. A meno di un'ora dalla sua morte, avevano spogliato la casa di Falaise di tutti i beni di valore. Per colpa loro, lei e il gemello François erano stati costretti a rubare per sopravvivere, ancora prima che iniziasse l'assedio inglese. Un giorno, lei sarebbe tornata a Falaise e avrebbe annientato quegli individui senza scrupoli. «Temete forse che vostro padre si opporrebbe alle nostre nozze?» le domandò Jamie, distogliendola da quelle cupe riflessioni. 8
«Sì» confermò lei spiandolo da dietro la spalla, «poiché quel figlio del demonio ha già scelto un consorte per me.» Jamie si alzò a sedere di scatto. «Intende promettervi a un altro?» «Dopo avere ignorato me e mio fratello sin dalla nascita, adesso Alain è convinto di essere in grado di svolgere il ruolo di padre e di impormi la sua volontà.» La sottovalutava. «Ci ha riconosciuti soltanto perché i suoi figli legittimi sono morti.» «A chi vorrebbe darvi in moglie?» le chiese lui, afferrandole un braccio. «A quel serpente di Guy Pomeroy.» Jamie inarcò le sopracciglia. «Vostro padre punta in alto. Sir Guy ha rapporti stretti con il Duca di Gloucester, il fratello minore del sovrano.» «Non è certo per il mio bene» affermò lei, alzando gli occhi al cielo. «Detesto il modo in cui Sir Guy mi guarda. Giuro che sarei pronta a conficcargli una lama nel petto, piuttosto che lasciarlo avvicinare.» «Sono qui per proteggervi» le assicurò Jamie, baciandole la mano. «So che odiate vostro padre, però bisogna affrontare la questione con lui. Sarebbe imbarazzante se avesse già parlato con Sir Guy, ma non si può fare altro.» «Ho già provveduto io.» Doveva spiegarsi subito, pur sapendo che Jamie si sarebbe arrabbiato da morire e non le avrebbe rivolto la parola per giorni. «Lasciate fare a me. So che genere di garanzie bisogna fornire, quali pressioni esercitare. Siete stata allevata in maniera... particolare. Capisco bene queste cose.» «Riflettete, Jamie» lo esortò lei, esasperata. «Sono una figlia bastarda, nipote di un mercante. Non sono stata educata per il tipo di vita che desiderate.» «Siete di nobili natali» obiettò lui con fermezza. 9
«Tutto è cambiato da quando vostro padre vi ha riconosciuta.» «Ma io sono la stessa di prima! A voi serve un'insipida nobildonna inglese, felice di condividere l'esistenza monotona che sognate.» «Linnet...» «So come andrà a finire» lo interruppe. «Ogni estate verrete in Francia a combattere per il vostro glorioso sovrano. E poi, ogni inverno, tornerete a casa per generare un nuovo figlio, appianare contese tra i contadini e trascorrere tediose serate a raccontare a vostra moglie le vostre vittorie, seduto davanti al camino.» «Sarebbe una vita piacevole» commentò lui con una risata. «A voi sembra squallida perché non la conoscete.» Lei gli prese il volto tra le mani. «Adesso vi infurierete con me, ma vi devo dire una cosa.» «Innanzi tutto promettetemi di non parlare con vostro padre delle nostre nozze prima che ci pensi io.» Jamie si protese in avanti per baciarla, ma si raggelò sentendo voci in corridoio. Quando la porta si aprì, gettò una coperta su Linnet e la nascose con il proprio corpo. La giovane si portò al suo fianco e salutò a voce alta: «Buongiorno, Alain. È una fortuna che abbiate portato con voi Sir Guy; mi aveva detto tante volte che desiderava vedermi nuda a letto». I due uomini la fissarono sbalorditi, poi il padre ringhiò: «Nel nome di Dio, Linnet, cos'hai combinato?». «Vi sembra necessario spiegarlo?» «Mi avevate assicurato che era vergine» sbottò Sir Guy, poi assestò uno schiaffo ad Alain. «Era prevedibile che una donna di malaffare avesse generato una tale sgualdrina.» Tanta violenza da parte di un uomo forte e robusto 10
la spaventò. Linnet posò una mano sulla spalla di Jamie, pronta a difenderlo. «Non lo dimenticherò. Un giorno pagherete caro per questo, James Rayburn» lo minacciò Pomeroy con odio. Jamie le scostò con rabbia la mano e la fissò con sguardo accusatore. Linnet sentì Sir Guy sbattere la porta, ma non si girò nemmeno. Ormai non le importava più nulla né di lui né del padre. «Lo avete fatto apposta. Volevate che ci trovassero.» Jamie fremeva di collera. «Siete venuta a letto con me soltanto per fare infuriare vostro padre. Credevo... credevo che mi amaste. Mi avete strappato il cuore dal petto» dichiarò, lasciandola senza fiato. «Sono l'uomo più stupido del mondo.» Con questo si alzò, recuperò i vestiti e andò verso l'uscita. «Ti farò frustare a sangue, ragazza» gridò Alain, paonazzo in volto. Jamie lo afferrò per la tunica e lo sollevò di peso. «Sono tentato di strangolarla, ma vi ucciderò se le metterete le mani addosso per questa faccenda» lo minacciò. Era splendido, nudo e furibondo! «Se non foste un perfetto idiota, non si sarebbe comportata così.» La stava difendendo, quindi forse l'avrebbe perdonata. Linnet gli avrebbe spiegato tutto e magari avrebbero continuato come prima. Mentre apriva la porta, Jamie si voltò un'ultima volta. «Avvisatemi se ci fosse un bambino in arrivo» raccomandò ad Alain. «Io sarò in Inghilterra.»
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Londra, 30 ottobre 1424 Il puzzo del Tamigi faceva lacrimare gli occhi di Sir James Rayburn, mentre avanzava a cavallo tra la folla adirata. Quel giorno le oche di Winchester, le prostitute che lavoravano su quella sponda secondo le disposizioni del vescovo, non avrebbero fatto grandi affari. Gli uomini che riempivano le strade, infatti, non cercavano il piacere dei sensi, ma avevano piuttosto voglia di menare le mani. Qualche ora prima Jamie aveva attraversato il ponte per valutare l'umore che regnava entro le mura cittadine e aveva scoperto che minacciava di scoppiare una rivolta. La calca diventava piĂš fitta man mano che si avvicinava al Ponte di Londra. Molti lo guardavano con ostilitĂ , ma si spostavano davanti al suo destriero. Jamie, intanto, ripensava alla sera precedente. Aveva visto troppi uomini armati nel palazzo di Winchester. Dopo cena aveva tentato di capirne il motivo, tuttavia, sotto lo sguardo vigile del vescovo, nessuno aveva osato esprimere commenti. Parecchi ospiti lo avevano invece esortato a riferire notizie sulla guerra in Francia. Lui li aveva accontentati, raccontando loro della re12
cente battaglia contro le schiere del Delfino a Verneuil. Le signore lo avevano ascoltato con grande interesse, posandosi una mano sul morbido seno. A Jamie piaceva narrare storie, ma proprio quando aveva cominciato a divertirsi si era rammentato delle parole di scherno di Linnet, secondo cui quello che gli serviva era un'insipida nobildonna inglese, felice di trascorrere tediose serate ad ascoltare il racconto delle sue vittorie. Dopo tanto tempo quelle parole lo ferivano ancora. A quel punto si era interrotto ed era uscito dalla grande sala per ritirarsi a letto. Maledizione a lei! Non la vedeva da quattro anni, eppure riusciva ancora a rovinargli le serate. Definirlo noioso era stata la minore delle sue colpe. Non importava se allora non aveva ancora sedici anni e lui era maggiore di tre; rispetto a Linnet, lui era un bambino. Ricordava con imbarazzo quanto si fosse disperato ai tempi. Pur dichiarando di amarlo, infatti, la fanciulla lo aveva usato senza alcuno scrupolo. Dopo quel disastro, Jamie era partito subito da Parigi nella speranza di arrivare in Inghilterra prima della missiva. Invece no: aveva dovuto subire un'ulteriore umiliazione spiegando ai genitori che non si era fidanzato. Questo non significava che avesse dimenticato il gentil sesso. Al contrario, era andato a letto con un gran numero di donne nel tentativo di cancellarsi Linnet dalla mente, e spesso ci era riuscito. In quel momento ripensare a lei lo mise di pessimo umore. Per giunta la folla gli impediva di respirare. A giudicare dagli sbuffi impazienti, Thunder provava lo stesso fastidio. Abbiamo visto abbastanza sussurrò al cavallo, calmandolo con una pacca sul collo. Con la sua morte prematura, l'amato e glorioso Re 13
Enrico aveva lasciato un infante come erede di due regni. Il Duca di Bedford, il maggiore tra i suoi fratelli, aveva l'arduo compito di governare i territori francesi e continuare il conflitto. Mentre Bedford era impegnato in Francia, altri due membri della famiglia reale si contendevano il controllo dell'Inghilterra. La lotta di potere tra il Duca di Gloucester, fratello minore del defunto sovrano, e il vescovo di Winchester covava sotto la cenere da mesi, ma ormai si era riversata per le strade ed era diventata assai pericolosa. Jamie doveva spedire subito un messaggio a Bedford. Mentre cambiava direzione per tornare al palazzo del vescovo, si sentì afferrare una gamba. Sollevò il frustino, ma fermò il braccio a mezz'aria quando vide un uomo anziano. «Vi prego, signore, aiutatemi.» Il vecchio aveva un occhio cerchiato da un livido recente. A giudicare dagli indumenti, non era un popolano, ma un servitore di una famiglia nobile. Jamie si chinò su di lui. «Cosa posso fare per voi?» «La folla mi ha separato dalla mia padrona» gli spiegò con voce tremula. «Poi mi hanno rubato il mulo e io non riesco più a raggiungerla.» Santo cielo, una signora era rimasta sola nella calca? «Dov'è?» Il servo gli indicò il ponte. Quando Jamie si voltò a guardare, si chiese come mai non l'avesse notata. Il Ponte di Londra era lungo trecento iarde, con case e botteghe che sporgevano dai due lati, ma nello spazio vuoto al centro, corrispondente alla parte mobile, c'era un'elegante dama in blu e giallo, in groppa a un palafreno bianco. Spiccava come un pavone in mezzo a un letamaio. «Lasciatemi passare! Via!» prese a gridare Jamie, agitando il frustino a destra e a manca, al di sopra del14
le teste. La folla si dischiuse in fretta per evitare i calci del destriero. Mentre si avvicinava al ponte, Jamie riconobbe il ben noto frastuono di un esercito in movimento. Girandosi, scorse una schiera di uomini d'arme marciare verso il fiume dal palazzo del vescovo. C'erano persino gli arcieri! Gli era giunta voce che Gloucester intendeva recarsi al castello di Eltham per prendere in custodia il giovane re, di soli tre anni. A quanto pareva, il vescovo temeva che il nipote usurpasse il trono e per questo aveva deciso di fermarlo sul ponte, usando la forza. Nel frattempo Jamie doveva salvare la signora imprudente, rimasta bloccata fra le truppe dei due avversari. La massa andò in panico non appena si diffuse la notizia che i soldati si stavano avvicinando. Jamie avanzò nel caos generale e, quando giunse a circa venti iarde dalla dama, la sentì gridare. Mani maschili l'avevano afferrata e cercavano di tirarla giù dal cavallo, ma lei si batteva come una furia, sferrando frustate a tutti. Qualcuno si impadronì del suo copricapo. Nonostante la confusione e il frastuono, Jamie si accorse che gli uomini attorno a lei sussultarono di meraviglia mentre una cascata di capelli color oro pallido si riversava sulle spalle della dama e le scendeva sino ai fianchi. Rimase senza fiato. Solo una donna al mondo aveva una chioma simile: Linnet. E stava correndo un grave pericolo. «Non la toccate!» ruggì. Alzò la spada e tirò le briglie, facendo impennare Thunder. Avanzando a forza, riconobbe nel chiasso la voce di Linnet che imprecava in inglese e in francese. Quando un omaccione le agguantò una coscia con 15
le dita sudicie, Jamie fu colto da istinto omicida. E mentre sollevava la frusta nel disperato tentativo di liberarsi, lei alzò gli occhi e lo vide. Appena i loro sguardi si incrociarono, il frastuono sparì d'incanto. Approfittando della distrazione, l'omone le afferrò il braccio destro e un compare iniziò a strattonarle la cintura. Jamie sentì un urlo disperato. «Fermi!» intimò a gran voce. Linnet penzolava da un lato, aggrappata alla sella con le due mani. Nel giro di pochi istanti sarebbe stata calpestata a morte dalla folla. Il cavallo, che fino ad allora aveva mantenuto una calma straordinaria, cominciò a roteare la testa e a dimenarsi, scuotendola di qua e di là. Intanto i due uomini le afferrarono la gonna. Linnet stava ormai per cadere quando Jamie, spaventatissimo, la raggiunse e, con la spada, sferrò un colpo deciso ai suoi aggressori. Intanto, con l'altro braccio, la prese per la vita e la portò in groppa al proprio destriero. Grazie al cielo, ci era riuscito! Ormai non restava che portarla via da quel maledetto ponte, prima che iniziassero a volare le frecce. «Il mio cavallo!» gridò Linnet, guardandosi attorno. D'improvviso si sporse da un lato a braccia tese. Era ammattita? Jamie la tenne ben ferma mentre afferrava le redini del palafreno e poi, con un sorriso trionfante, si raddrizzava in sella. Non era cambiata, sempre a suo agio in mezzo alla confusione. «Non compiacetevi troppo presto» le bisbigliò Jamie a denti stretti. «Potreste ancora venire uccisa.» Linnet sferrò una violenta frustata a un uomo che tentava di strapparle di mano le briglie. Jamie si fermò un istante per gridare alla folla: «Via dal ponte! Via dal ponte!». La massa in panico si agitava come un mare in tempesta. Linnet, nel frattempo, ignorava il suo ripetu16
to ordine di lasciare andare quella dannata bestia e continuava a frustare chi cercava di appropriarsene. Esile com'era, era un miracolo che fosse riuscita a rimanere in sella tanto a lungo, contrastando gli aggressori. Ormai, però, chiunque avesse tentato di farle del male sarebbe morto all'istante. Jamie era un guerriero esperto e l'avrebbe difesa dalla plebaglia. Tuttavia le frecce erano una questione diversa. Per pura fortuna, Jamie riuscì a scendere dal ponte appena prima che le truppe del vescovo lo bloccassero. Poi si lanciò verso est, lungo il fiume, per allontanarsi il più possibile. Dopo un quarto di miglio, sbottò: «Cosa diavolo facevate su quel ponte? Persino un idiota si sarebbe accorto che non era il caso di attraversarlo, oggi». Linnet si girò a guardarlo. Perché era così bella? Per Jamie era una vera maledizione. «Anche a me fa piacere rivedervi, Jamie Rayburn. Ma, dopo tutto questo tempo, mi aspettavo un saluto più cordiale» lo rimproverò lei, inclinando il capo da un lato. Infastidito, il cavaliere puntò lo sguardo davanti a sé. Come poteva essere tanto calma, dopo l'accaduto? Ormai sarebbe potuta tornare in groppa al palafreno, ma lui preferiva fingere che fosse troppo spaventata per cavalcare da sola. «Avevo sentito dire che eravate in Francia con il Duca di Bedford» aggiunse Linnet. «Già.» «Quando siete arrivato a Londra?» «Ieri.» Dopo una pausa, lei gli domandò: «Intendete spiegarmi perché vi trovate in Inghilterra? Oppure chiedermi come sto?». «No.» Jamie la sentì sospirare e, senza volerlo, rammentò 17
altri sospiri, altri momenti... Si doveva liberare presto di lei. «Immagino che il vostro servitore rincaserà da solo. Dove vi devo lasciare?» «Al palazzo del vescovo. Là troverò qualcuno disposto ad accompagnarmi al mio alloggio.» Meglio non sapere dove abitasse e risparmiarsi pericolose tentazioni. Aggirando la folla, Jamie si avviò al palazzo. Sopra il puzzo del fiume e della città, sentì il profumo d'agrumi dei suoi capelli e fu assalito da insidiosi ricordi. Appena Linnet fu al sicuro, la lasciò e andò dal vescovo, che accettò la sua offerta di fare da mediatore nel conflitto con Gloucester. Durante l'intera giornata fu troppo impegnato per riflettere su quel fatidico incontro. Insieme ad altri emissari, attraversò il fiume ben otto volte tentando di raggiungere un compromesso. Soltanto a notte fonda i due membri della famiglia reale trovarono un accordo. Infine Jamie si distese esausto a letto. Il rischio di una guerra civile gli aveva allontanato dalla mente il pensiero di Linnet. Tuttavia verso l'alba la sognò. Non era una delle solite fantasie sentimentali che lo tormentavano dopo la partenza da Parigi, ma un vivido sogno erotico che lo lasciò senza fiato. Aveva bisogno di una donna, era chiaro. Ma innanzi tutto era chiamato dal dovere. Il Duca di Bedford lo aveva rimandato in patria con due precisi compiti. La sera prima Jamie aveva assolto il primo, inviandogli un rapporto sul conflitto in corso. Quella mattina gli spettava il secondo: proteggere la giovane regina vedova. Non lo doveva soltanto al duca, ma anche al defunto sovrano. Magari poteva combinare il dovere con il piacere, poiché era certo che una delle dame di corte 18
sarebbe stata felice di tenergli compagnia a letto. Fatta colazione, partì per la cavalcata di sei miglia per il palazzo di Eltham. Appena arrivato, fu condotto al salotto privato della regina. Caterina, un'esile ventiquattrenne, si levò in piedi per accoglierlo. «Vostra Altezza.» Jamie si genuflesse con rispetto. Quando alzò lo sguardo, colse la tristezza nei suoi occhi e si rese conto di ricordarle quell'orribile giorno a Vincennes, fuori Parigi. Lui era infatti uno dei cavalieri che avevano portato il re morente nel castello dove lei aspettava. «Mi fa molto piacere che siate venuto, Sir James» dichiarò la regina, porgendogli la mano per un bacio. «Anche alla mia amica, credo» aggiunse con un sorriso, guardando oltre le sue spalle. Lui si voltò per seguire il suo sguardo. Linnet gli passò accanto e si portò al fianco di Caterina, mostrandosi ancora più regale di lei. Jamie, invece, si ritrovava in ginocchio ai suoi piedi. A un cenno della regina, si rialzò. «Lady Linnet mi ha riferito che non intendete spiegarle cosa vi abbia condotto in Inghilterra» affermò Caterina con un sorriso civettuolo. «Tuttavia non oserete rifiutarlo a me.» «Sono qui per ordine del Duca di Bedford, che si preoccupa per il vostro benessere.» Non poteva rivelarle altro. «È sempre stato gentile con me.» Non aveva bisogno di aggiungere a differenza di Gloucester. «Ho anche un impegno personale» soggiunse Jamie, meravigliando se stesso. «Sono tornato in patria per sposarmi.» Il sussulto di Linnet fu gratificante. La giovane regina applaudì con entusiasmo. «Che bella idea!» «Ho tante storie noiose da raccontare, quindi mi 19
serve una moglie che resti ad ascoltarle» aggiunse lui. Caterina rise, pur non capendo lo scherzo, poi si girò verso Linnet. «Che genere di donzella potremmo trovare per il nostro fascinoso Jamie?» Lei lo fissò dritto negli occhi. «Ne sceglierà una di suo gusto.» Inconsapevole della tensione che aleggiava tra di loro, la regina gli rivolse un sorriso radioso. «E che tipo di donna preferireste, Sir James?» «Un'insipida nobildonna inglese, perfetta per diventare una sposa virtuosa» rispose il cavaliere, sostenendo lo sguardo di Linnet.
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