MICHELLE WILLINGHAM
Il silenzio del guerriero
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Tempted by the Highland Warrior Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2012 Michelle Willingham Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2013 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 860 dello 01/02/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Scozia, 1305 L'urlo di un uomo la svegliò di colpo. Marguerite de Montpierre si mise a sedere, afferrò il copriletto e fissò la sua serva, Trinette. «Cos'è stato?» La ragazza scosse la testa, gli occhi sgranati per la paura. «Non lo so, ma dovremmo restare qui al sicuro.» Marguerite scese dal letto, si avvicinò alla finestra della torre e fissò il cielo notturno. Le grida erano cessate e lei sapeva che cosa significava. Resta qui, le ordinò la mente. Non interferire. Che cosa poteva fare, in fondo? Aveva poco più di diciotto anni; se fosse uscita da sola, suo padre e Lord Cairnross si sarebbero infuriati. Ma, se qualcuno aveva bisogno d'aiuto, come poteva restare chiusa in camera sua? La paura non doveva prevalere sulla pietà. «Voglio scoprire cos'era» dichiarò. «Tu puoi rimanere qui, se vuoi.» 5
«Mia signora, non fatelo. Vostro padre non sarebbe contento» tentò di fermarla Trinette. In effetti Marguerite poteva immaginare benissimo il padre che le ordinava in tono autoritario di rimanere in camera. Fece un respiro profondo, oppressa dall'indecisione. Rimanendo là sarebbe stata al sicuro e nessuno l'avrebbe rimproverata, ma qualcuno sarebbe potuto morire. Non era una semplice questione di obbedienza; c'era in gioco la possibilità di salvare una vita umana. «Hai ragione, il duca non sarebbe contento, ma lui non è qui» mormorò Marguerite. E pregò che arrivasse presto: ogni giorno che passava la sua vita assomigliava sempre di più a un incubo. Guy de Montpierre, Duca d'Avignois, non ne aveva idea: il futuro marito di Marguerite si era infatti comportato con grande cortesia verso la sua famiglia. Il duca dava una grande importanza alla ricchezza e alla posizione sociale e un nobile inglese come Gilbert de Bouche, Conte di Cairnross, gli avrebbe assicurato un forte appoggio politico. Marguerite era la sua ultimogenita e non poteva ambire a un matrimonio migliore. Il conte la trattava con rispetto, ma la sua crudeltà la inorridiva. Era convinto che gli scozzesi fossero degli schiavi da sfruttare fino alla morte, senza pietà; ne aveva catturati molti e lei li aveva visti costruire muri di pietra per ore e ore. Trinette rabbrividì e abbassò lo sguardo sul copriletto. «Non credo che vogliate far infuriare 6
Lord Cairnross lasciando la vostra camera.» Aveva ragione, tuttavia le grida del prigioniero non le davano pace. Aveva visto gli schiavi di Cairnross, così gracili e disperati; dopo il suo arrivo ne erano già morti due e, a giudicare dalle urla, la medesima sorte poteva toccare a un altro uomo quella notte stessa. «Non posso restarmene qui senza fare niente» mormorò Marguerite. Altrimenti non sarebbe stata migliore del conte. Scelse un abito a maniche lunghe, una sopravveste rosa e un mantello scuro. La serva sospirò rassegnata, l'aiutò a indossarli e si vestì a sua volta. Era mezzanotte passata e i soldati dormivano nei corridoi e nella sala della torre principale in legno. Marguerite si tenne addossata al muro e li superò con il cuore che batteva forte: se l'avessero vista, le guardie l'avrebbero di certo fermata. Lasciò la torre di legno, si diresse verso il cortile interno e scorse la fonte delle grida: un giovane, più vecchio di lei di un anno o due, non di più, giaceva riverso a terra, la schiena coperta di sangue e le caviglie incatenate. I lunghi capelli scuri gli nascondevano il viso, ma le spalle si muovevano appena. Dunque era vivo... almeno per il momento. «Portami acqua pulita e pezzuole morbide. Sbrigati» sussurrò alla serva. Non sapeva chi fosse quell'uomo, ma una cosa era certa: per superare la notte aveva un disperato bisogno del suo aiuto e lei non intendeva negarglielo. 7
Trinette si allontanò per eseguire i suoi ordini e Marguerite si avvicinò cauta. Quando lo raggiunse l'uomo rabbrividì, come se avesse freddo. Non voleva spaventarlo, così si chinò a parlargli piano in inglese. «Mi permettete di curare le vostre ferite?» L'uomo si irrigidì e premette i palmi a terra, poi si girò piano: il viso era gonfio e tumefatto e gli occhi scuri sembravano vuoti, come se non sentisse niente. Marguerite si inginocchiò e vide il sangue che inzuppava il terreno. «Sono Marguerite de Montpierre» disse, passando al gaelico nella speranza che lui la capisse. Era brava con le lingue e aveva passato l'ultimo anno a imparare quella degli scozzesi, ma non era sicura di parlarla davvero bene. «Come vi chiamate?» Il giovane la studiò in silenzio con espressione cupa e incredula, come se non riuscisse a capire il suo atteggiamento compassionevole. Una ciocca scura gli copriva gli occhi e Marguerite allungò una mano per scostargliela dal viso. Voleva solo aiutarlo a vederci meglio, ma lui le afferrò subito la mano: il suo palmo era freddo, eppure la teneva come se fosse una delicata farfalla. Quel tocco gentile la colse di sorpresa. L'istinto la spingeva a tirarsi indietro di scatto, ma qualcosa la trattenne: al di là delle ferite, il suo viso forte faceva pensare a un uomo che era stato all'inferno ed era riuscito a sopravvivere. Attese ancora che parlasse, ma lui rimase in silenzio e le lasciò andare la mano. Marguerite 8
cominciò a temere che Lord Cairnross avesse ordinato di strappargli la lingua e abbassò lo sguardo, timorosa di chiederglielo. Quando Trinette arrivò con una ciotola di legno piena d'acqua e delle pezzuole pulite, l'uomo irrigidì le spalle, diffidente. «Stai indietro e avvertimi se arriva qualcuno» le sussurrò Marguerite. Poi immerse una pezzuola nell'acqua, la strizzò e la posò con delicatezza sulla schiena insanguinata del prigioniero, strappandogli un sussulto. «Perdonatemi. Non voglio farvi male.» Lui serrò i denti, ma non la respinse. Marguerite cercò di ripulirlo del sangue e del terriccio, nella speranza che l'acqua fresca alleviasse il dolore tremendo che di certo provava in quel momento. Non aveva mai curato piaghe così terribili, il padre infatti non le permetteva di avvicinarsi ai soldati feriti. Pur turbata dalla vista del sangue, si impose di scacciare l'ansia: quell'uomo aveva bisogno di lei. Ripulì le ferite con un tocco leggero, consapevole della sua sofferenza. La frusta gli aveva devastato la schiena, lasciando solchi rossastri che con il tempo avrebbero formato spaventose cicatrici. «Perché vi hanno fatto questo?» gli chiese, inzuppando di nuovo la pezzuola, che gli passò sulla guancia. Lui si posò un dito sulla bocca e sulla gola e scosse la testa, come per dirle che non poteva parlare. «Non eravate voi a gridare di dolore, prima?» 9
L'uomo scosse la testa e indicò nell'oscurità il corpo immobile di un prigioniero. Callum MacKinloch sentiva dolore dappertutto. Non avrebbe potuto muoversi nemmeno volendolo: i soldati inglesi lo avevano picchiato a sangue, per poi continuare con altre venti frustate. Non lo avevano ancora ucciso, ma lo avrebbero fatto presto; ormai era diventata una prova di resistenza. Il suo corpo era debole e spezzato, ma la sua mente aveva acquisito una forza ferrea. Non aveva gridato di dolore perché quasi un anno prima aveva perso la capacità di parlare. Non era sorprendente, dati tutti gli orrori che aveva visto e subito. Un'altra pezzuola bagnata si posò sulle ferite provocate dalle frustate e Callum ebbe un fremito. Quella donna gli aveva mostrato compassione quando nessun altro lo aveva fatto e lui non riusciva a capirne il motivo: era la fidanzata del conte, un'aristocratica che non avrebbe mai dovuto lasciare la sicurezza della propria stanza. La scorse con la coda dell'occhio: l'abito rosa accentuava la figura snella e il velo ricopriva lunghe ciocche di capelli dorati. Callum non meritava la sua compassione. Era prigioniero da sette anni, da quando era solo un ragazzino; suo padre era morto nello scontro finito con la cattura sua e del fratello maggiore Bram. Callum appoggiò il viso a terra e si chiese se Bram fosse riuscito a scappare davvero. Ormai 10
era passato un po' di tempo dalla sua fuga; aveva giurato di tornare a liberarlo, ma Callum dubitava che ci sarebbe riuscito. Era un'impresa impossibile, lo sapeva. Nessuno lo avrebbe salvato e lui avrebbe ceduto presto, probabilmente torturato a morte. Chiuse gli occhi e trasalì quando lei gli ripulì una delle ferite più profonde. Il profumo femminile della sua pelle portava un soffio di purezza nell'aria fetida e lui vi si aggrappò, aspirandolo come per assorbirne il ricordo. Una volta finito, Marguerite tolse le pezzuole dalla sua schiena e cercò di aiutarlo a mettersi seduto. Callum la vide in faccia e si chiese se non fosse davvero morto: il viso delicato, a forma di cuore, i grandi occhi azzurri e la bocca morbida lo avrebbero perseguitato per il resto dei suoi giorni. Sembrava un angelo. Non aveva mai visto in vita sua una creatura così bella. «Avete freddo» sussurrò lei. Si tolse il mantello e glielo drappeggiò sulle spalle. Era ancora permeato del suo profumo e del calore del suo corpo: Callum distinse una fragranza di fiori esotici e agrumi che faceva pensare a essenze provenienti da paesi lontani. Mentre la guardava si rese conto della sua ricchezza, testimoniata non solo dalla costosa veste di seta, ma anche dalle mani morbide e dalla pelle candida. Il Conte di Cairnross era un mostro. Com'era possibile che una creatura così innocente sposasse un uomo simile? L'idea che lui la possedesse lo spinse a stringere le mani a pugno. 11
Non potresti impedirglielo neanche se ci provassi, lo ammonì la voce della ragione. Le frustate lo avevano quasi ucciso e ancora adesso non era sicuro del motivo per cui i soldati si fossero fermati. Lo avevano lasciato lì a terra, senza dubbio convinti che la fredda aria notturna lo avrebbe finito. Invece era intervenuta Lady Marguerite. Callum desiderava tanto che lo aiutasse a scappare, ma sapeva che quella notte era inutile provarci. Una dozzina di guardie sorvegliava il cancello e lui era così debole che quasi non si reggeva in piedi. In quelle condizioni non sarebbe certo riuscito a sfuggire a Cairnross e agli uomini ai suoi ordini. Tentò di alzarsi, ma le ginocchia parvero cedere sotto il suo peso. Marguerite lo aiutò a mantenere l'equilibrio. «Lasciate che vi aiuti» disse, rossa in viso per quel contatto. Lui scosse la testa e si appoggiò a un muro di pietra: preferiva strisciare a quattro zampe, piuttosto che consentirle di abbassarsi fino a quel punto. Marguerite aveva curato le sue ferite e gli aveva ceduto il mantello per scaldarlo e Callum continuava a non capire perché mai avesse aiutato uno sconosciuto, per giunta scozzese. Chiuse gli occhi e la sentì mormorare parole di conforto nella sua lingua: il dolce accento francese lo carezzò come seta. Tentò di fare un passo avanti, ma le gambe gli cedettero e le caviglie incatenate lo fecero inciampare. Marguerite fu subito al suo fianco e 12
lo sostenne cingendogli la vita con un braccio. Lui avrebbe voluto opporsi: era sudicio e coperto di sangue e non voleva lordarla, ma lei prese a camminare, guidandolo attraverso la fortezza. «Vi riprenderete» sussurrò. «Verrò a portarvi da mangiare e forse, quando sarete più forte, chiederò al conte di liberarvi.» Callum le rivolse uno sguardo interrogativo: perché mai voleva dedicare anche un solo minuto a un uomo come lui? A giudicare dai suoi occhi angosciati, non lo sapeva nemmeno lei. Quando si tolse il mantello che gli aveva dato le loro mani si sfiorarono. Marguerite dischiuse le labbra e Callum provò l'impulso improvviso di inginocchiarsi ai suoi piedi, venerandola come una dea. Non voleva la sua pietà: il suo corpo e la sua voce erano spezzati, ma non per questo era meno uomo. Le loro dita si intrecciarono e la pelle fredda si unì a quella calda. Si portò le dita sottili di Marguerite alle guance ispide, assorbendone il calore. Qualche ciocca dei suoi lunghi capelli dorati era sfuggita al velo e ora gli sfiorava la gola. Quando avvicinò alle labbra la sua mano, lei trasalì. Callum la lasciò andare subito. Si aspettava che si tirasse indietro disgustata e invece le sue dita non si mossero. I grandi occhi azzurri di Marguerite erano lucidi di lacrime. «Non vi dimenticherò» gli promise, drappeggiandosi il mantello intorno alle spalle. Poi sollevò le gonne e scomparve nella notte. Callum colse un movimento nell'ombra, si gi13
rò e incontrò lo sguardo furibondo del Conte di Cairnross. «Ieri sera vi ho visto con lui» cominciò Lord Cairnross la mattina dopo, quando Marguerite lo raggiunse per fare colazione. «Il prigioniero che avevo punito.» Marguerite tenne lo sguardo fisso a terra e non accennò alcuna reazione: se si fosse lasciata spaventare, il conte lo avrebbe fatto di certo uccidere. «Le grida di dolore di un uomo mi hanno svegliata» rispose lei in tono neutro, come se stesse parlando di un animale ferito. «Siete così giovane, Lady Marguerite. Questi non sono nobili come quelli a cui siete abituata, ma scozzesi ignoranti» le spiegò Cairnross. Il suo tono di superiorità la fece sentire come una bambina. «Hanno osato sollevarsi contro il re e dovrebbero essermi grati per la possibilità di espiare i loro peccati.» Peccati? Marguerite si costrinse a fissarsi le mani, chiedendosi di cosa stesse parlando. Alcuni degli uomini si erano certo ribellati agli inglesi, ma quel particolare prigioniero aveva un anno o due più di lei e, a giudicare dall'aspetto, doveva essere in quella condizione da molto tempo. Il ricordo della sua espressione le suscitò un brivido. Non dubitava che avrebbe ucciso il conte senza il minimo scrupolo. «Non punitelo per la mia ignoranza, mio signore» mormorò. «Ho visto un uomo riverso 14
per terra. Sanguinava e io volevo solo curare le sue ferite.» Il conte le prese una mano. «Lady Marguerite, Callum MacKinloch ha osato toccarvi. Non posso perdonare un simile affronto.» Lei sollevò lo sguardo e gli lesse negli occhi la gelida, spietata arroganza di un uomo convinto della propria superiorità. Lord Cairnross si curava soltanto di se stesso. «Lo avete punito con la morte?» La voce le tremava nonostante lo sforzo di mantenere un tono calmo. Se le cose erano andate così, era tutta colpa sua. «Avrei dovuto farlo, ma il clan dei MacKinloch non è lontano da qui: resistono da tempo alle nostre truppe, così ho deciso di tenerlo in ostaggio... ma senza far correre un rischio alla mia sposa.» La fissò con aria possessiva, come se avesse intuito i suoi incerti sentimenti nei confronti dell'uomo che aveva salvato. «L'ho mandato a sud, dove non vi importunerà più.» Marguerite ostentò docilità in contrasto con l'ira fredda che le ribolliva dentro. «Siete un uomo clemente, mio signore» mentì. Il conte le baciò la mano e il suo sorriso arrogante le provocò un fremito di disgusto. Che dicesse o no la verità, almeno conosceva il nome dell'uomo che la notte prima l'aveva toccata: Callum MacKinloch. Non sapeva che cosa l'attraesse tanto in lui: il suo aspetto da selvaggio, con i vestiti lerci, laceri e insanguinati, avrebbe dovuto disgustarla, eppure il tocco della sua bocca sul palmo aveva 15
acceso in lei un fuoco. Dal loro incontro non era riuscita a pensare ad altro. Callum era un combattente che aveva resistito al nemico ed era sopravvissuto a durissime prove. L'aveva guardata come se vedesse in lei qualcosa che gli altri ignoravano: una donna forte, non una ragazzina docile. Al suo posto sarebbe crollata da tempo: Marguerite non era il tipo da sfidare la volontà altrui. Obbediva al padre e faceva tutto ciò che le veniva detto. Era la sua ultima figlia e si era sempre sentita fiera di quell'atteggiamento deferente. O forse si trattava di vigliaccheria? Aveva permesso al padre di sceglierle un marito sconosciuto e viaggiato con lui fino in Scozia, in quelle terre del nord dove quasi nessuno parlava la sua lingua. Si ripeteva che il duca voleva solo il meglio per lei, ma non poteva fare a meno di mettere in dubbio il suo giudizio riguardo al fidanzamento con Lord Cairnross. Quel matrimonio serviva a rafforzare l'alleanza con gli inglesi, ma, dopo ciò che il conte aveva fatto ai prigionieri scozzesi, lei non riusciva proprio ad accettarlo come marito. Cairnross godeva nel vederli soffrire e lei lo detestava con tutto il cuore. Ripensò a Callum e al modo in cui aveva fissato i cancelli della fortezza, come se fosse pronto a tutto pur di riuscire a scappare. In fondo si assomigliavano: erano tutti e due prigionieri, sebbene le sue catene invisibili fossero opera del padre. 16
In qualche modo sarebbe riuscita a liberarsi da quel matrimonio. Due giorni dopo Mentre dormiva sul terreno gelato, Callum sognò Marguerite. I prigionieri si stringevano l'uno all'altro intirizziti, nella speranza di sopravvivere alla notte gelida. Li avevano portati a morire nella fortezza di Lord Harkirk e alcuni dei più deboli avevano già ceduto a quel silenzioso richiamo. Rivide il suo bel viso e avvertì la gentile innocenza del suo tocco. Non capiva come mai avesse curato le sue ferite e non fosse fuggita disgustata. Sapeva di essere un relitto umano, ma non era un debole: sollevare pietre per anni gli aveva rafforzato le braccia. Aveva imparato presto a rubare un po' di cibo approfittando della distrazione delle guardie per non morire di fame. Quando era ancora con lui, Bram gli aveva raccomandato spesso di conservare le forze, in vista del momento in cui fossero fuggiti insieme. Bram però lo aveva abbandonato, scegliendo la libertà perfino quando i soldati gli avevano puntato una lama alla gola. Callum strinse gli occhi e cercò di scacciare il risentimento. Quel giorno si aspettava di morire e invece gli inglesi non lo avevano ucciso. Bram li aveva costretti a scoprire il loro gioco e quel trucco aveva funzionato. Pur sapendo che il fratello non lo aveva abbandonato, rimpian17
geva tanto di non essere riuscito a fuggire con lui. Aveva già perso sette anni di vita, insieme alla voce. Qualche giorno prima, quando le guardie lo avevano costretto a salire su un carro con altri quattro uomini, Callum aveva cercato di nuovo di parlare. Se fosse riuscito a convincerli a opporsi ai soldati forse sarebbero potuti fuggire, ma nonostante gli sforzi non aveva pronunciato una sola parola. Era come se qualcuno avesse rinchiuso la sua voce, intrappolandolo nel silenzio. Inoltre gli altri lo trattavano come se fosse ritardato e parlavano di lui come se non li sentisse. Appena arrivati uno degli uomini aveva cercato di spingerlo indietro; Callum lo aveva preso per un braccio, fissandolo con durezza. Colto di sorpresa, questi si era scusato e lui lo aveva lasciato andare con uno sguardo di ammonimento. Da quel momento in poi gli altri prigionieri lo avevano guardato con occhi nuovi. Non riesco a parlare, ma capisco tutto. Da allora si erano tenuti a rispettosa distanza. Via via che i giorni passavano nella fortezza di Lord Harkirk la speranza di venire liberato iniziava a svanire. Callum non conosceva nessuno dei prigionieri; senza un volto familiare era facile scivolare nella follia che perseguitava molti di loro. Con la mente colma di visioni, cercò di concentrarsi su Marguerite; poteva quasi immaginare il profumo della sua pelle e la morbidezza delle sue mani. 18
Era una persona reale. Stringeva un nastro che le aveva rubato dai capelli biondi; era di un azzurro un po' più chiaro dei suoi occhi, ma confermava il fatto che non se la fosse inventata. Marguerite lo aveva curato e trattato come un uomo, non come uno schiavo. Sarebbe morto per proteggere una donna come lei: era innocente e pura e meritava un marito che l'amasse e deponesse un intero reame ai suoi piedi. Cosa che lui non avrebbe mai potuto fare. Fissò le palizzate di legno che circondavano la fortezza. Lord Harkirk aveva cominciato a trasformarle in bastioni di pietra, usando il lavoro dei prigionieri scozzesi come lui. Accarezzò il nastro di seta immaginando che fosse la dolce curva della guancia di Marguerite. Non avrebbe mai smesso di tentare la fuga, anche solo per la possibilità di rivederla un'ultima volta. Una settimana dopo La fortezza era in fiamme. Volute di fumo si levavano nel cielo notturno e le grida di battaglia degli uomini risuonavano al di fuori. Marguerite afferrò il mantello con dita tremanti ed elevò una silenziosa preghiera perché lei e Trinette riuscissero a uscire vive da quell'attacco. Forse era più sicuro restare nascoste in camera, ma l'incendio poteva diffondersi fino alla torre principale e almeno morire per un colpo di spada era più veloce che finire bruciate vive. 19
Trinette piangeva a dirotto mentre faceva un fagotto dei suoi abiti. Marguerite raggiunse la finestra e fissò il caos che regnava al di sotto. Le spade cozzavano contro gli scudi, i prigionieri urlavano e il conte gridava ordini con la spada sguainata mentre il fumo diventava soffocante. Quella era l'occasione per fuggire, ora che gli uomini erano impegnati a combattere. Marguerite afferrò il fagotto. «Dobbiamo andarcene subito» dichiarò rivolta alla serva. Trinette la guardò esitante e spaventata e lei le diede una spintarella. «Andiamo!» ripeté. La ragazza si affrettò giù dalle scale di pietra e Marguerite la seguì tenendo sottobraccio il fagotto. Il fumo creava una nebbia densa e al buio non riusciva a vedere la porta. Aguzzò la vista con il cuore che batteva forte e la gola dolorante per il fumo acre, poi si gettò a terra e avanzò strisciando, cercando di capire dove fosse andata Trinette. Alla fine riuscì a distinguere all'esterno il bagliore di una torcia. Marguerite raccolse le energie e si fece largo verso l'uscita, tenendo la testa bassa. Una volta fuori l'aria fredda le bruciò i polmoni e il fumo la fece tossire. I prigionieri stavano scappando e combattevano con furia disperata nonostante le catene. Un clan scozzese aveva attaccato la fortezza: metà degli uomini creava un diversivo, mentre gli altri liberavano i prigionieri. Sui loro visi era dipinta la sete di vendetta. 20
Vederli riguadagnare la libertà era un sollievo; l'unica delusione era sapere che, se fosse stato là, Callum MacKinloch si sarebbe trovato tra di loro. Invece a causa della sua interferenza era ancora prigioniero chissà dove, in una fortezza nel sud. Non era giusto. Marguerite si rannicchiò contro un muro e sentì un groppo di lacrime serrarle la gola. Non sapeva cosa fare o dove andare. Paralizzata dalla paura, chiuse gli occhi nell'assurda speranza di non udire più i suoni del combattimento. «Siete un ostaggio?» le chiese qualcuno in inglese. Marguerite riaprì gli occhi e si trovò davanti un uomo alto dai capelli scuri. Si aggrappò al suo braccio, troppo terrorizzata per muoversi. Se avesse voluto avrebbe potuto ucciderla con un colpo di spada, ma il suo sguardo non era minaccioso e i suoi tratti le ricordavano Callum. Rimase immobile mentre lui le abbassava il cappuccio, rivelando il velo che le ricopriva la testa. «Se volete andarvene, mio fratello può offrirvi asilo» le propose. «Mia moglie si occuperà di voi. Non vi succederà niente di male, ve lo prometto.» Marguerite chiuse gli occhi, incerta e tentata di rifiutare. Andarsene dalla fortezza in fiamme insieme agli uomini che l'avevano attaccata non aveva senso, ma l'alternativa era rimanere con un uomo che detestava. Mentre esitava vide in lontananza la sua serva. Presa dal panico, Trinette corse gridando verso il conte, forse spe21
rando che la proteggesse dal brutale combattimento che li circondava. Lord Cairnross era troppo occupato a difendersi per prestarle attenzione. Quando lei si avvicinò troppo, si girò di scatto e le tagliò la gola con il pugnale. Trinette crollò a terra morta. Marguerite fissò la scena incredula e inorridita: il conte sapeva che Trinette era la sua serva, eppure l'aveva uccisa solo perché lo intralciava. Il panico la invase e dovette lottare per riuscire a respirare. La verità ormai era lampante: doveva fuggire da Cairnross o sarebbe rimasta prigioniera di un mostro. «Vi prego, aiutatemi a tornare a casa da mio padre» proruppe, cercando le parole giuste in gaelico. Marguerite strinse al petto il fagotto di vestiti e cercò di non pensare a Trinette, l'unica persona che l'avesse accompagnata dalla Francia. Ora era completamente sola. Il guerriero scozzese la prese per mano, trascinandola fuori dalla fortezza e lontano dal combattimento. Marguerite lo seguì; sperava di non avere preso la decisione sbagliata, ma in fondo che altro poteva fare? Per quanto terrificante, quella era la sua unica possibilità. L'uomo la condusse verso un gruppo in attesa vicino ai cavalli e legò il suo fagotto alla sella. Marguerite si muoveva come intontita: se avesse provato a pensare a qualcosa di più complicato di quei semplici gesti, sarebbe scoppiata a piangere. Alle sue spalle la fortezza era avvolta nelle fiamme e un odore di distruzione permeava l'a22
ria. Appoggiò le mani a una giumenta scura e cercò di non pensare a quello che sarebbe stato di lei. Poi un altro scozzese si diresse verso di loro: i capelli scuri gli arrivavano alle spalle, una lunga spada era legata alla schiena e i suoi occhi brillavano di rabbia e incredulità. «Bram, che cosa ti è saltato in testa? Questa ragazza non può venire con noi.» Parlava gaelico, forse per non farsi capire da lei. Marguerite si tirò indietro e si fissò le mani tremanti fingendo di non ascoltarli, in attesa della loro decisione. «Non possiamo lasciarla qui» ribatté Bram in tono di sfida. «È una di loro!» scattò l'altro furioso. «Se la portiamo via, gli uomini di Cairnross ci seguiranno fino a Glen Arrin.» Marguerite notò l'espressione dubbiosa dell'uomo che l'aveva salvata. Se non avesse detto qualcosa, forse l'avrebbe lasciata là. «No» intervenne in gaelico per mostrare che aveva capito ogni loro parola. Doveva andarsene a tutti i costi e convincere l'uomo che non la voleva. «Se gli mandate un messaggio, mio padre verrà a prendermi e vi ricompenserà.» «E chi sarebbe vostro padre?» chiese lui. Marguerite lo fissò con freddezza. «Guy de Montpierre, Duca d'Avignois» rispose altezzosa. Fino a quel momento non aveva mai fatto appello al potere e al titolo del padre, ma notò subito che l'altro cambiava atteggiamento e la fis23
sava interessato, come se stesse cercando il modo migliore di usarla. Non le importava: se l'avesse aiutata a sfuggire a Cairnross e a rivedere il padre, lei avrebbe fatto in modo che ricevesse una ricompensa adeguata. «Mi chiamo Marguerite de Montpierre» continuò con un regale cenno del capo. «Ero fidanzata con Lord Cairnross» aggiunse disgustata. «Potete godere della nostra protezione fino all'arrivo di vostro padre» sentenziò l'uomo che sembrava il capo. «Ma fareste meglio a pregare che Cairnross non vi trovi prima.» Non ne dubitava: se il conte fosse venuto a sapere che aveva cospirato con i suoi nemici per fuggire, lei avrebbe potuto fare la stessa fine di Trinette. Marguerite inviò una preghiera silenziosa per l'anima della povera ragazza. Bram la issò in sella e lei vi si aggrappò con mani tremanti, chiedendosi se avesse commesso un errore a seguire quegli sconosciuti. Non sapeva chi fossero e non aveva motivo di fidarsi di loro, ma almeno fino a quel momento si erano comportati in modo onorevole. Il capo non pareva contento di portarsela dietro, ma alla fine aveva acconsentito a proteggerla mettendo a rischio la propria gente. Era l'unica speranza che le fosse rimasta. Mentre si allontanavano, il combattimento tra i prigionieri liberati e gli uomini di Cairnross continuava accanito e le fiamme consumavano la fortezza. «Sono felice di vederla distrutta» mormorò. Il 24
conte meritava di perdere la sua roccaforte, dopo tutto quello che aveva fatto. «Da quanto tempo eravate là?» chiese Bram. Montò in sella dietro di lei e spronò il cavallo. «Da poco più di una settimana. Ma i prigionieri...» Il ricordo le strappò un brivido. La maggioranza era riuscita a scappare, ma alcuni erano morti combattendo. «Avete mai visto un uomo di nome Callum MacKinloch?» le chiese Bram. «È uno dei miei fratelli, un po' più giovane di me.» Lei si girò a guardarlo e capì di aver visto giusto riguardo alla loro somiglianza. L'idea di andarsene con loro la faceva stare meglio, anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo. «Sì, l'ho conosciuto. È stato trasferito qualche giorno fa» rispose. «Dove?» Marguerite scosse la testa e mantenne lo sguardo fisso davanti a sé. «A sud. È tutto quello che so.» «Era vivo? Stava bene?» «Vivo, sì.» O almeno voleva crederlo. Affondò le mani nelle pieghe dell'abito e pregò che le cose stessero così. «Cercherete di ritrovarlo?» chiese in un sussurro, mentre si inoltravano su per le colline. «È nostro fratello. Lo riporteremo a casa» replicò Bram con foga. Marguerite non capiva perché sentisse un tale bisogno di accertarsi che Callum venisse liberato, ma l'intensità di quella promessa la rincuorò. Lo aveva visto una sola notte e tra loro non c'e25
ra niente, neanche un'amicizia, eppure, quando si era portato la sua mano alla guancia, una sorta di legame invisibile l'aveva spinta verso di lui. Callum aveva osato toccarla. Marguerite non avrebbe saputo spiegare quei sentimenti, ma aveva l'impressione che lui l'avesse cercata per tutta la vita. Era come se stesse aspettando la sua venuta. Sperava di rivederlo, se non altro per convincersi che non si era immaginata l'interesse nei suoi occhi.
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Il silenzio del guerriero MICHELLE WILLINGHAM
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INGHILTERRA, 1819 - Henrietta ha deciso di trasformare il goffo Conte di Kesseley in un eroe dal fascino maledetto. Ma lui rivela una natura più trasgressiva del previsto e...
Schiavo d'amore CAROL TOWNEND
COSTANTINOPOLI, 1081 - Per evitare un matrimonio indesiderato, Anna di Heraclea ha deciso di sposare un giovane schiavo. Che però non è un prigioniero qualunque...
I capricci del duca HELEN DICKSON
HONG KONG - INGHILTERRA, 1882 - Ogni volta che si incontrano, tra l'impulsiva Marietta e il collerico Lord Trevellyan scoccano scintille. Sarà odio, il loro, oppure amore?
Fuga nella brughiera ANN LETHBRIDGE
SCOZIA, 1818 - Dopo una rocambolesca fuga attraverso la brughiera, Lady Selina e l'indomito Ian Gilvry sono costretti a sposarsi. Ma l'onore non è l'unico motivo che li lega...
Dall'1 marzo
Emozionati, ama, sogna. Torna una delle più frizzanti scrittrici in circolazione: SUSAN ANDERSEN. È l’ultimo uomo che vorrebbe… Ma è l’unico che possa amare. Travolgente, dolce e sfacciato. New York Times Bestselling Author Carly Phillips Susan Andersen è sexy e divertente, un vero talento. Publishers Weekly
VIRGIN RIVER: il luogo dove tutti trovano l’amore. Un nuovo attesissimo romanzo della saga firmata ROBYN CARR, che da oltre un anno è in vetta alle classifiche internazionali e nel cuore di milioni di lettrici. Venite anche voi a VIRGIN RIVER!
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Quando scandalo e seduzione si incontrano nell’alta società.
Quando soccorre una sconosciuta, Rafe St Alban non immagina che la sua vita cambierà drasticamente. Ma il gelo che ha da tempo improgionato il suo cuore, non riesce a non sciogliersi a ogni sguardo della giovane…
Cadere tra le braccia di Lord Stephen Fitzwaring è come scivolare in un oscuro tunnel di passione e sensualità. Lo sa bene Delphine, che nell’indimenticabile notte trascorsa con lui scopre un mondo sconosciuto e sconvolgente. Ma l’alba del nuovo giorno squarcia il velo dell’incantesimo, lasciandola di fronte a una drammatica, cruda realtà: ormai è una donna rovinata...
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