Grs894 segreti e verita

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SARAH MALLORY

Segreti e verità


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Illegitimate Montague Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2012 Sarah Mallory Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2013 Questo volume è stato stampato nel settembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 894 del 16/10/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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«Oh, oh, Bosun!» Adam fece scorrere la mano sul collo sudato del cavallo. La primavera era solo agli inizi, ma la giornata era stata calda. Mentre scendeva a valle, avvertì nell'aria tiepida della sera il profumo dei cespugli in fiore e l'inconfondibile odore forte e pungente dell'aglio selvatico. Erano passati dieci anni dall'ultima volta che aveva percorso quella strada e tutto appariva uguale: le alte cime alle sue spalle, i campi delimitati da muretti in pietra e gli altopiani erano esattamente come li ricordava. Invece lui era cambiato. Non era più il giovanotto arrabbiato che se n'era andato da Castonbury pieno di risentimento e ferito nell'orgoglio. Adesso poteva sorridere al ricordo dell'arrogante ragazzo che era stato un tempo... se solo non fosse stato troppo tardi per fare ammenda. Volse il viso verso il sole che sfavillava ancora a occidente, cercando di stabilire quante ore di luce rimanevano. «Potremmo arrivare a Castonbury Park al calar della notte» valutò alla fine, massaggiandosi il mento. «Tuttavia non so se riceveremo una calorosa accoglienza, Bosun, e, a 5


dire il vero, non credo di meritarla. Forse è meglio fare tappa al villaggio e recarci a Castonbury domani mattina.» Sollevò di nuovo le redini e aggiunse: «Se la memoria non mi tradisce, c'è un guado dietro la prossima curva, vecchio mio. Fra poco potrai rinfrescarti i garretti nell'acqua del fiume». In quel medesimo istante, la pacifica atmosfera che li circondava venne rotta dal rimbombo di un colpo di pistola, cui seguirono delle urla e il suono stridulo della voce allarmata di una donna. Adam spronò Bosun al piccolo galoppo e, quando aggirarono la curva, si trovarono nel bel mezzo di una scena caotica. Un carro ostruiva l'imboccatura del guado e una giovane donna, in una redingote verde oliva, tentava di impedire a due uomini di gettare nel fiume tutto ciò che esso conteneva, mentre un terzo uomo era seduto più in là sulla sponda e si medicava un braccio sanguinante. Con un grido, Adam balzò dalla sella e si precipitò verso l'uomo che stava lottando con la giovane donna, lo afferrò per il colletto della giacca e gli sferrò un pugno in pieno petto quando l'altro si girò verso di lui. L'uomo cadde a terra come un sacco. Un altro energumeno era intento a lanciare rotoli di stoffa in acqua e la donna corse verso di lui, buttandosi con un grido isterico contro la sua schiena. L'uomo lasciò cadere il rotolo di stoffa sul sentiero, cercando di allontanarla da sé. «Scostatevi!» urlò Adam. La donna fece un balzo indietro e lui si scagliò contro il furfante, facendolo piegare su se stesso per il forte colpo dell'impatto con il suo corpo. 6


L'altro emise una sorta di grugnito, si scansò e si abbassò per evitare un altro cazzotto. Poi si gettò contro Adam. Lottarono accanitamente e caddero in acqua. Adam fu il primo a risollevarsi, il che lo avvantaggiò. Quando il suo avversario riemerse tossendo e sputacchiando, gli assestò un diretto che lo fece ricadere nel fiume, dal quale uscì strisciando verso il punto della sponda dove il suo compagno ferito era seduto. Ansimando, Adam si guardò attorno. Il primo uomo che aveva atterrato stava cercando di alzarsi in piedi, le mani sulla testa per proteggersi dalla donna, che lo stava colpendo furiosamente con il manico del suo frustino. «Sì, avanti, scappa!» lo incitò lei, facendo schioccare il frustino con un magistrale colpo del polso mentre il suo assalitore si gettava nel fiume in cerca di scampo. «E riferisci al tuo padrone che quelli come te non mi fanno paura!» gridò, mentre i suoi assalitori si davano alla fuga. Poi rimase dritta, le mani sui fianchi, il petto che si sollevava e si abbassava affannosamente a ogni respiro, seguendo i tre con gli occhi finché non sparirono dalla vista. Adam scrollò la testa, scostandosi i capelli bagnati dal viso. «Non avevo previsto che oggi mi sarei inzuppato da capo a piedi» esordì in tono scherzoso. «Spero che non siate ferita.» «No» rispose lei, tirando su da terra il cappello di Adam e porgendoglielo. «Siete fortunato che vi sia caduto prima di fare quel tuffo. Il mio berretto non ha avuto la medesima fortuna. È probabile che sia già arrivato al ponte di Castonbury.» 7


Un sorriso abbagliante accompagnò quelle parole e Adam rimase senza fiato. Era il primo vero sguardo che rivolgeva alla donna che aveva appena salvato e l'improvvisa attrazione che provò per lei rischiò di farlo ricadere nel fiume. Mentre ammirava la visione che aveva di fronte, si dimenticò dei vestiti bagnati, delle nocche delle dita scorticate e di tutto il resto. I profondi occhi scuri della sconosciuta scintillavano di eccitazione. «Mi dispiace di aver ferito uno solo di quei farabutti» dichiarò lei. Adam quasi non udì le sue parole. Non sapeva che cosa in lei lo avesse colpito tanto. Il semplice completo da amazzone che indossava non era particolarmente lussuoso e ricercato, anche se la giacca attillata metteva in evidenza le sue curve sinuose. Le sue preferenze erano sempre andate alle donne bionde e diafane con occhi azzurri, ma quella che gli stava di fronte aveva la carnagione dorata e una massa di folti capelli scuri, che in quel momento le ricadevano attorno alle spalle come una fluttuante nuvola nera. Il suo sguardo di trionfo si ammorbidì in un'espressione divertita quando lei riprese, con voce musicale: «Sono in debito con voi per l'aiuto che mi avete prestato, signore, e vi assicuro che vi sarei ancora più grata se mi aiutaste a recuperare la mia stoffa». Adam non rispose e lei si girò verso il fiume con una lieve alzata di spalle e un sorriso non meno divertito. Del tutto ignara dell'effetto che aveva su di lui, sollevò l'orlo della gonna, rivelando non solo un paio di caviglie incredibilmente graziose, ma offrendogli la possibilità di intrave8


dere le giarrettiere di nastro rosa che le reggevano le calze attorno alle ginocchia. Amber rimboccò le gonne attorno alle gambe come aveva visto fare dozzine di volte alle lavandaie, anche se non aveva mai pensato che un giorno anche lei avrebbe avuto bisogno di entrare nel fiume. Era un'emergenza. Aveva investito parecchio denaro in quei rotoli di stoffa e non era disposta a perderli. Era un po' delusa che il suo salvatore non avesse intenzione di aiutarla, ma forse tirare fuori rotoli di tessuto dall'acqua era un compito troppo banale per un valoroso cavaliere come lui. Infatti, era così che lo vedeva, giacché era accorso in suo aiuto con tanta generosità. Non lo aveva guardato bene finché i suoi assalitori non se l'erano data a gambe, ma quando si era girata verso di lui, eccitata dal successo di averli messi in fuga, si era ritrovata di fronte all'incarnazione di un sogno. Un alto, splendido crociato dalle spalle possenti l'aveva guardata con due occhi incredibilmente azzurri che sembravano penetrare fin negli intimi recessi della sua anima. L'acqua aveva reso i suoi capelli quasi neri, ma i riflessi dorati indicavano che dovevano essere biondo oro. Lui era esattamente come aveva sempre immaginato che un eroe dovesse essere. Era troppo bello per essere vero. Meglio lasciarlo proseguire per la sua strada, pensò, perché temeva che, se fosse rimasto, avrebbe turbato i suoi sogni per molto, molto tempo. Soffocando un sospiro, Amber si girò verso il guado. Quando la vide mettere un piede nell'acqua, 9


Adam si riscosse e tornò in sé. «No. Lasciate fare a me, sono già bagnato» l'apostrofò, entrando in acqua e iniziando a tirare fuori i rotoli di stoffa. L'esercizio fisico lo aiutò a ritrovare il controllo di sé. Era sconcertato di essere rimasto per alcuni istanti senza parole come un inesperto scolaretto. Che diamine! Aveva trentadue anni e una certa esperienza con il gentil sesso. La donna stava sulla sponda del fiume, aspettando di dargli una mano. Adam tenne lo sguardo fisso sui rotoli di stoffa mentre insieme li sollevavano dall'acqua. «Maledetti furfanti!» borbottò lei mentre recuperavano l'ultimo rotolo, un drappo di lino azzurro che grondava acqua da tutte le parti. «Grazie al cielo, non hanno messo le mani sulla stoffa più bella, che costa venticinque scellini la iarda!» Scosse le gonne e si sedette sulla sponda del fiume, poi si toccò i capelli, che le ricadevano attorno al viso. «Devo sembrare una megera! Chissà che cosa dovete pensare di me!» Adam non ebbe il coraggio di dirglielo e si limitò a stringersi nelle spalle con un fare che si augurò apparisse indifferente. Quell'espediente ebbe successo, perché lei gli rivolse un altro sorriso abbagliante. «Devo ringraziarvi di nuovo, signore. Senza il vostro aiuto, non sarei mai riuscita a recuperare tutte le mie stoffe.» Adam si sfilò la marsina gocciolante e si sedette accanto a lei. «Eppure sono bagnate come la mia marsina. Si saranno rovinate?» domandò. Lei fece spallucce. «Quando si saranno asciugate, varranno ancora qualcosa, ne sono certa. Il 10


problema è che non posso metterle sopra quelle asciutte e la tela cerata che uso come protezione dalla pioggia è stata trascinata via dalla corrente. Senza contare che la stoffa bagnata è molto pesante e dubito che il mio povero cavallo riuscirà a trainare un peso maggiore.» Sollevò gli occhi al cielo e soggiunse: «E si sta facendo tardi. Devo ripartire subito se voglio arrivare a Castonbury prima che faccia buio. Credo che dovrò tornare qui domattina con un carro vuoto, sperando che nel frattempo nessuno passi da questa strada e porti via tutto» terminò in tono mesto. «Ci sarebbe un'altra soluzione» le fece notare Adam, e quando la donna si volse a guardarlo, sconcertandolo di nuovo con quei suoi occhi scuri, indicò gli alberi che crescevano attorno. «Da dove vengo io, nel Lancashire, si usa stendere la stoffa ad asciugare su appositi stenditoi. Qui non possiamo farlo, ma è una serata abbastanza calda e potremmo appenderla sui rami.» Lei rimase in silenzio per alcuni istanti, poi sorrise. «Sì. Potrebbe funzionare. Potrei passare la notte qui e raccogliere tutto domattina. Solo che...» Lo sbirciò attraverso le ciglia socchiuse. «Avrò bisogno di un piccolo aiuto per arrivare ai rami...» Lui rise. «Sono a vostra disposizione, madame» si offrì, balzando in piedi e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Le dita di lei si avvinghiarono alle sue e, mentre la tirava in piedi, Adam avvertì di nuovo quel moto di attrazione che aveva sperimentato poco prima. Nonostante i vestiti bagnati, il suo corpo era bollente. Rimasero immobili per qualche i11


stante, mano nella mano, fissandosi negli occhi. Era alta per essere una donna. Adam superava i sei piedi senza scarpe ed era raro che una donna gli arrivasse alle spalle, ma quella che aveva davanti era alta e ben fatta, e i suoi occhi gli arrivavano all'altezza della bocca, così che doveva alzare solo un poco lo sguardo per guardarlo in viso. Ciò che stava facendo in quel momento, con franchezza e tranquillità, gli occhi scuri orlati da lunghe ciglia nere. Con i capelli scuri e la pelle dorata, aveva un aspetto vagamente esotico, gli ricordava le sensuali bellezze che aveva visto durante gli anni trascorsi in mare. Mentre la fissava, lo sguardo schietto e tranquillo sparì dagli occhi di lei, e parve alquanto turbata. «Forse, signore, dovrei sapere con chi sono in debito» pronunciò con voce bassa e un po' roca, come se, anche lei, avesse difficoltà a respirare. Lui tossicchiò e accennò un inchino. «Adam Stratton, signora. Al vostro servizio.» Lei inclinò il capo. «Io sono Amber Hall.» Adam le teneva ancora la mano, quella sinistra. Istintivamente le sue dita si spostarono sul cerchietto d'oro che aveva al dito. «Sono vedova» spiegò lei in tono sommesso. Che maga tentatrice! Adam fu sorpreso di sentirsi sollevato. Perché aveva ritenuto necessario fornirgli una spiegazione? Era un invito a starle a distanza, o un appello al suo senso cavalleresco di rispettare la sua situazione di difficoltà? Lo sguardo difensivo che scorse nei suoi occhi lo fece propendere per la seconda ipotesi. Con uno sforzo, Adam le lasciò la mano. Sa12


rebbe stato facile dimenticare le buone maniere. Sperò che il suo cenno del capo fosse abbastanza convincente e poi rivolse l'attenzione alla situazione contingente. «Bene, Mrs. Hall, adesso possiamo srotolare e stendere le vostre stoffe?» «E voi? Avete la camicia e i calzoni inzuppati d'acqua.» «Volete che li tolga e li appenda ad asciugare?» ribatté Adam, ma si pentì all'istante di aver pronunciato quelle parole, turbato e imbarazzato al pensiero di spogliarsi davanti a lei. «Vi chiedo scusa della battuta di cattivo gusto. Non preoccupatevi per me, l'esercizio fisico mi terrà caldo» si affrettò a soggiungere. «Dobbiamo almeno appendere la vostra marsina» osservò lei, sollevando la giacca da terra e scuotendola. «Oh, mio Dio, com'è ridotta! Penso che dovrò procurarvene una nuova. Avete perso anche un paio di bottoni. Temo che abbiano fatto la stessa fine del mio berretto e siano caduti chissà dove nell'acqua.» «Non ha importanza, non si tratta di una gran perdita. Per il momento, stendete la giacca su un cespuglio» suggerì Adam, sollevando il rotolo più piccolo e guardandosi attorno. «Ora, dove iniziamo a...» Lavorarono insieme, srotolando i rotoli di stoffa bagnata e appendendola ai rami degli alberi che crescevano attorno a una piccola radura a lato della strada. Mentre Amber sistemava ordinatamente la stoffa stesa, Adam raccolse una bracciata di ramoscelli secchi e di felci per accendere il fuoco. «Lasciate stare» gli ordinò lei. «Avete già fatto 13


abbastanza per me. Se vi mettete in strada adesso, potrete arrivare al villaggio prima che si faccia buio.» «Rimango con voi.» «Vi ringrazio, Mr. Stratton, ma non è necessario. Dubito che quei furfanti torneranno qui durante la notte e poi ho la mia pistola. La ricaricherò e sarò pronta ad accoglierli, se mai dovessero farsi rivedere. Non è necessario che rimaniate per me.» «Se pensate che abbia intenzione di cavalcare fino al Rothermere Arms con addosso i vestiti bagnati, vi sbagliate, signora. Non c'è niente di più sgradevole. Li farò asciugare davanti al fuoco» decise Adam, sorridendo alla vista dell'espressione allarmata che passò sul viso di lei. Era consolante sapere che non era il solo a essere consapevole della loro situazione. «Comunque, non è necessario che mi spogli, si asciugheranno anche se li terrò addosso. In effetti, bagnare i pantaloni di pelle e farli asciugare sul corpo per renderli il più possibile aderenti è un'abitudine degli uomini alla moda.» Lei scoppiò a ridere, arrossì e scosse il capo. «Non vorrei mai venire accusata di intralciare i dettami della moda. Tuttavia, se siete deciso a rimanere, signore, non posso impedirvelo» affermò, indugiando un istante per umettarsi le labbra con la punta della lingua. «Ammetto che sarò contenta di avere la vostra compagnia.» Passò un'altra ora prima che potessero godere dei benefici del fuoco. Nel frattempo l'oscurità era quasi calata del tutto. Il carro era stato spostato dalla strada e i cavalli erano stati legati alle 14


ruote, ma erano liberi di brucare l'erba che cresceva attorno. Amber prese dal carro un paio di forbici e un rotolo di pesante stoffa di lana, che stese per terra, e iniziò a tagliare a strisce larghe. «Possiamo usarla per coprirci» spiegò. «Ne ho dell'altra in magazzino e posso sostituirla. È una sera così mite che farei a meno del fuoco, se non dovessimo far asciugare i vestiti.» Adam si tolse gli stivali e le calze e li mise davanti al fuoco ad asciugare. Amber lo imitò, mostrando di nuovo le caviglie ben fatte, ma lui si impose di non fissarle. «La vostra camicia è ancora bagnata, signore» osservò lei toccandogli la manica. Poiché lui esitò, soggiunse in tono impaziente: «Non volete togliervi anche quella? Ho già visto il corpo nudo di un uomo e preferirei che ve la toglieste piuttosto che vedervi morire per una polmonite». Adam rise. «D'accordo, signora. Mi auguro, però, che non farete obiezioni se il senso del pudore mi impedisce di levarmi anche i pantaloni.» La camicia andò a far compagnia alla marsina sul cespuglio. Adam si gettò sulle spalle una delle strisce di stoffa e si sedette davanti al fuoco. Dopo un breve indugio, Amber si sedette accanto a lui e aprì una bisaccia di cuoio che aveva scaricato dal carro. «Qui dentro c'è del vino, signore, e pane e formaggio. Volete gradire?» «Con piacere, Mrs. Hall. Se ne avete abbastanza per tutti e due, beninteso.» «Oh, certo» gli assicurò lei. «Doveva servirmi per il viaggio, ma non ho mangiato niente.» 15


Amber tirò fuori due pacchetti, i tovaglioli e un piccolo fiasco, e dispose tutto davanti a loro. Poi gli offrì il vino, ma Adam scosse il capo. «Dopo di voi, signora.» Lei tolse il tappo al fiasco e lo sollevò verso le labbra. Il riflesso del fuoco creava giochi di luci e ombre sul suo viso, mettendo in risalto gli zigomi alti, il naso diritto e quei bellissimi occhi a mandorla. La pelle liscia del suo collo mandò riflessi dorati quando inclinò il capo all'indietro per bere. Adam la osservò, affascinato. Avrebbe voluto chinarsi verso di lei, appoggiare le labbra sulla delicata curva della gola e deporre piccoli baci fino all'incavo fra i seni, poi risalire... «È il vostro turno.» Lei gli stava porgendo il fiasco, mentre lui la fissava con espressione ebete. Tossicchiando, Adam allungò la mano verso il fiasco, cercando di ignorare l'ondata di desiderio che lo aveva assalito e la sensazione che provò quando le loro dita si sfiorarono. Per darsi un contegno, prese un tozzo di pane. Forse doveva mangiare qualcosa. Al suo fianco, Amber sembrava del tutto a proprio agio. Si divisero il pane e il formaggio, accompagnandoli con lunghi sorsi di vino. «Allora ditemi, chi siete, Mrs. Amber Hall?» domandò Adam, spezzando un pezzo di pane in due parti e offrendogliene una. «Una commerciante di tessuti, vendo stoffe.» «Un mestiere insolito per una donna.» «Ho ereditato l'attività da mio padre, John Ripley.» Lui annuì. «Ma certo. Mi ricordo che aveva un magazzino a Castonbury.» 16


«Proprio così. La mia famiglia vende stoffa a Castonbury da ventisette anni.» «Che precisione!» «È facile ricordarlo. Mio padre iniziò a vendere stoffe l'anno in cui nacqui.» «E vostro marito?» «Bernard Hall, il socio in affari di mio padre. Entrò in società con lui dodici anni fa e, dopo tre anni, diventai sua moglie. Eravamo sposati da diciotto mesi quando morì.» «Mi dispiace. Dovete aver sofferto molto» mormorò lui, ma non riuscì a interpretare lo sguardo che lei gli rivolse, prima di bere un altro sorso di vino e di proseguire nel racconto. «Convinsi papà a non cercare più un altro marito per me, ma a permettermi di aiutarlo nel lavoro. Scoprii di essere portata per gli affari e quando mio padre morì, tre anni fa, lasciò tutto a me.» Adam la osservava, cercando di comprendere il motivo della sua espressione pensosa, la lieve piega della bocca che le conferiva un'aria da gattina. Alla fine, lei si scosse e si girò di nuovo verso di lui. «Basta parlare di me. Adesso ditemi qualcosa di voi. Avete accennato di chiamarvi Stratton. Siete per caso figlio della governante di Castonbury Park?» «Sì.» «Allora vi conosco, Adam Stratton!» esclamò lei, gli occhi scuri che sfavillavano. «Giocavamo insieme, prima che partiste per diventare un eroe, a Trafalgar.» «È impossibile. Me ne ricorderei.» «A volte mio padre mi portava con sé quando consegnava le stoffe per il duca. Ricordo che 17


Mrs. Stratton vi chiedeva di farmi giocare.» Adam scosse il capo e Amber rise. «Non siate imbarazzato, non mi aspetto che vi ricordiate di me. A quel tempo avevate... quanti... undici o dodici anni? Probabilmente consideravate una bambina di sette anni una gran seccatura.» «Adesso ricordo. Eravate una bimbetta pelle e ossa, ma utile come schiavetto tuttofare. Se ben ricordo, vi trattavo come la mia umile servetta! Un comportamento davvero riprovevole. Non vi dava fastidio?» Lei scosse il capo. «Affatto. Mi piaceva fare le commissioni per voi. E poi badavate a me. Mi ricordo un episodio in particolare, quando i bambini Montague uscirono dalla casa e iniziarono a prendermi in giro. Voi li mandaste via.» Adam sorrise. «Be', io potevo maltrattarvi, ma non avrei mai permesso a nessun altro di farlo!» Lei inarcò leggermente le sopracciglia, come se stesse rivivendo il passato. «Vi canzonavano, i Montague? A causa della vostra mamma...» Amber si interruppe e lui si intenerì del suo disagio. «Perché non avevo un padre, volete dire?» le venne in aiuto. «No. Lord James aveva un paio di anni meno di me. Credo che dovrei essere contento che lui e Giles mi vedessero come un compagno di giochi anziché come il figlio della governante. Ma forse era perché... be', non importa. Basti dire che ci stimavamo abbastanza.» «Mi fa piacere. Io vi consideravo... meraviglioso» confidò Amber con un lieve rossore, e per un momento parve un po' imbarazzata. «Quella volta foste molto gentile con me, sapete. E oggi mi avete salvato di nuovo.» 18


Il suo eroe. Amber ripiegò le ginocchia contro il petto e le circondò con le braccia, come se volesse abbracciare i ricordi. Ecco il perché dell'immediata attrazione che aveva provato per lui, quando se lo era trovato davanti. Non era solo perché era venuto in suo aiuto, ma perché la sua vista aveva fatto scattare qualcosa nella sua mente. Lui era l'eroe che aveva abitato i suoi sogni fin da quando aveva sette anni. Ripensando al passato, immaginò che i bambini di Castonbury Park non avessero inteso essere crudeli, ma i loro motteggi l'avevano spaventata, finché Adam non era arrivato e li aveva mandati via. In quella occasione le era sembrato la personificazione di uno di quei principi descritti nelle fiabe: alto, forte, bellissimo, pronto a proteggere le fanciulle in pericolo. Aveva serbato quel ricordo di lui per tutta l'infanzia e aveva sperato che un giorno sarebbe tornato da lei. Non era successo, naturalmente. Dopo che lui era partito per la scuola navale, non lo aveva più visto e, quando aveva compiuto diciotto anni, aveva accantonato i sogni dell'infanzia e aveva ceduto alla richiesta di suo padre di sposare Bernard Hall, il suo socio. Era stato un accordo d'affari. A suo padre non era importato che Bernard avesse vent'anni più di lei, che il suo alito e il tocco delle sue mani le facessero ribrezzo. Era stato un matrimonio combinato, per assicurare il futuro dei Ripley e degli Hall. A differenza dell'uomo che in quel momento le sedeva accanto, Bernard Hall non aveva mai acceso in lei la scintilla della passione. Quel gior19


no, invece, non appena aveva incrociato lo sguardo di Adam, era stato come se qualcuno avesse soffiato su un fuoco che crepitava sotto la brace. Si era sentita letteralmente ardere di un desiderio così forte che aveva dovuto fare uno sforzo per non gettarsi fra le sue braccia. Per fortuna, lui non se n'era accorto. Si era limitato a fissarla, chiaramente colpito dal suo aspetto scarmigliato. Lei se l'era cavata con grande faccia tosta, ma era contenta che fosse rimasto ad aiutarla. Gli era anche grata di non aver manifestato in alcun modo l'intenzione di sedurla o approfittare di lei. Ma era proprio così? Doveva ammettere che l'evidente disinteresse e l'indifferenza che mostrava nei suoi confronti la indispettivano un po'. Lui era di nuovo il suo cavaliere dalla scintillante armatura, il suo principe azzurro, ma era chiaro che Adam Stratton non la vedeva come la sua principessa. Consumarono in silenzio il loro frugale spuntino. La stoffa appesa ai rami degli alberi sventolava lievemente alla brezza, illuminata dal dorato chiarore del fuoco. «Che cosa farete con quella rovinata?» domandò Adam. «Recupererò tutto ciò che è possibile. Quella di lino e di cotone si può lavare e poi tornerà come nuova, mentre quella di lana la venderò a buon mercato agli abitanti del villaggio. Ciò che resterà lo porterò al vicario affinché la distribuisca fra i poveri. Sono sicura che il reverendo Seagrove troverà una buona destinazione per ogni iarda di stoffa che non riuscirò a smerciare. Sarò costretta a ricomprare alcune pezze, giacché devo rispetta20


re i tempi di consegna di un'ordinazione che ho ricevuto da Castonbury Park. Si tratta di nuovi tendaggi e cortine per i baldacchini dei letti, oltre alle livree dei domestici. Hanno bisogno di ricevere le stoffe al più presto, prima del matrimonio... ma penso che lo sappiate.» «No, a dire il vero.» «Vostra madre non vi ha scritto che Lord Giles sta per sposarsi?» «Non ci siamo scritti» confessò Adam, evitando di guardarla in viso. Era difficile spiegare. «L'ultima volta che sono stato qui, abbiamo avuto una discussione.» Esitò un istante. «A dire il vero, mia madre non mi ha mai detto una parola dura, sono stato io a trascendere.» «Volete parlarmene?» lo sollecitò Amber, toccandogli il braccio. Adam esitò. Lei era gentile. A un tratto provò il desiderio di confidarsi. «Accadde dieci anni fa. Ero venuto per dirle che avevo lasciato la Marina e che avevo intenzione di mettermi in affari. Lei rimase sconvolta. Immagino fosse delusa al pensiero che volessi abbandonare una carriera promettente e che dubitasse che avrei avuto successo» raccontò con un sospiro. «Ero giovane, insofferente. Mi era stato affidato il comando di una nave a vent'anni e questo mi aveva dato alla testa. Pensavo che avrei potuto fare qualsiasi cosa. Mia madre era meno sicura.» «Sono certa che desiderava solo ciò che era meglio per voi.» Lui annuì. «Mi rendo conto che avete ragione, ma a quel tempo invece considerai le sue parole come un affronto, una mancanza di fiducia nelle 21


mie capacità.» Sollevò gli occhi al cielo, la mascella contratta. Il ricordo dell'ultimo incontro con la madre gli aveva anche riportato alla mente l'incertezza che circondava la sua nascita. Lontano da Castonbury Park era stato il capitano Adam Stratton, eroe di Trafalgar, un marinaio esperto e coraggioso. Adesso che era tornato, invece, sarebbe stato di nuovo il figlio bastardo del duca. Oh, nessuno glielo aveva mai detto in faccia, ovviamente, ma aveva sentito le insinuazioni sussurrate, i pettegolezzi. Sua madre non aveva mai parlato del marito, non esistevano ritratti di Mr. Stratton, nell'alloggio della governante a Castonbury Park. Da bambino, le sue domande erano state eluse e quando era cresciuto aveva smesso di chiedere di suo padre, timoroso della risposta che avrebbe ricevuto. Poi, quando aveva lasciato la Marina ed era tornato a Castonbury con mille programmi per il futuro, aveva rivolto di nuovo quella domanda a sua madre. Accantonò quei pensieri. Inutile rivangarli adesso. Trasse un profondo respiro e proseguì. «Me ne andai, giurando che non sarei più tornato, che non mi sarei più messo in contatto con mia madre finché non mi fossi fatto strada nel mondo.» «Ed è per questo che siete qui... perché vi siete fatto strada nel mondo? Magari siete diventato ricco e... avete una moglie e una famiglia.» «No.» Adam scosse il capo. «Non c'è nessuna moglie, nessuna famiglia» precisò, ripensando alle bellezze bionde che aveva incontrato durante i suoi viaggi. Molte di loro erano signore di nobile nascita ed erano state ansiose di conoscerlo me22


glio, di sapere tutto di lui. Dopotutto, un capitano della Marina di Sua Maestà era sempre una figura ricca di fascino. Molte di quelle donne gli avevano lanciato precisi inviti, facendogli capire che avrebbero gradito le sue attenzioni, ma lui aveva resistito a tutte. Poteva dire a se stesso che era un uomo autonomo e indipendente, ma l'interrogativo sulla sua nascita rimaneva, ed era deciso a farsi un nome e ad affermarsi nella vita, prima di prendere moglie. E ci era riuscito. Adesso era il proprietario di vari opifici, era un capitano d'industria, ma aveva scoperto che quelle distinte famiglie non volevano avere niente a che fare con gli affari e i commerci. Lo accettavano solo per la sua fortuna, ma lui non voleva che una donna lo sposasse per il suo denaro. Voleva trovare una donna che lo desiderasse per quello che era. Amber lo fissava con aria intenta, le sopracciglia aggrottate, aspettando che continuasse. «Giurai che non sarei tornato finché non fossi stato in grado di comprarle una casa. Se guardo indietro, mi sembra di essermi comportato in modo meschino, arrogante e stupido, eppure ho mantenuto il giuramento, ho lavorato sodo e ho raggiunto i miei scopi. Forse è stato proprio quello a spronarmi e sostenermi, in questi anni. Ero determinato ad avere successo senza far debiti e ad accumulare un bel gruzzolo in banca, prima di riallacciare i contatti con mia madre. È stata dura, ma ci sono riuscito. A quale prezzo, però?» Adam sospirò. «Mi vergogno ad ammettere di non averle mai scritto, al pensiero che per dieci anni non ho mai avuto notizie di lei. Non è stata colpa sua. Non le avevo lasciato alcun indirizzo o 23


recapito, dove potesse inviare le sue lettere. Mi ero tagliato tutti i ponti alle spalle. Per la verità, finché non me lo avete detto voi, ignoravo persino che si trovasse ancora a Castonbury.» «E ora siete qui perché avete una casa per lei?» «Sì. Adesso ne possiedo una nel Lancashire.» «E di quali affari... vi occupate, Mr. Stratton?» «Oh, di tante cose» rispose Adam agitando la mano. «Ho dato vita a diverse attività imprenditoriali, tutte di un certo successo.» «Dunque vostra madre sarà fiera di voi.» «Non è questo che merito. Dovrebbe rimproverarmi per essermi comportato da vero stupido. Uno stupido testardo! Spero solo che vorrà ricevermi.» Adam cercò di controllare il tono incerto della sua voce, ma ebbe la conferma che lei se n'era accorta perché si affrettò a rassicurarlo. «Da quel che so di Mrs. Stratton, sono sicura che sarà felicissima di vedervi. Qualsiasi mamma sarebbe contenta di riabbracciare il proprio figlio» asserì Amber, incurvando le labbra in un sorriso. «Però, forse, dovreste ripulirvi un po', prima di andare da lei.» Lui lanciò uno sguardo alla marsina bagnata che aveva steso sul cespuglio. «Credo che abbiate ragione. Sarò scambiato per un mendicante se mi presenterò a Castonbury Park con quella addosso.» Si passò la mano sul mento ispido e aggiunse: «E senza uno specchio non potrò sbarbarmi, domattina». Amber rise. «Venite con me nella mia bottega e vedremo che cosa si può fare» propose, quindi tornò a concentrare l'attenzione su quello che sta24


va mangiando, stupita della facilità con cui aveva rivolto quell'invito. Adam Stratton era poco più che un estraneo, dopotutto, anche se l'aveva salvata da una situazione difficile. Probabilmente dipendeva dal fatto che si erano conosciuti da bambini. Accanto a lui, si sentiva del tutto a proprio agio. Se fosse stata una donna incline a fantasticare, avrebbe pensato che in quel momento erano in un altro mondo, dove le regole, le limitazioni e i pericoli della vita reale non esistevano. «Siete assorta» osservò lui a un tratto. «A che cosa state pensando?» «Mi sembra di essere in una fiaba» rispose Amber con un sorriso. «Potremmo essere in un padiglione orientale con sontuose sete che decorano le pareti. Anche se non c'è niente di sontuoso in una stoffa di cotone stampato!» «Questa non è una fiaba, signora» affermò Adam con voce severa. «Non so cosa vi abbia spinto a trasportare un carico di valore da sola.» «Di solito non lo faccio, ma non avevo un accompagnatore a disposizione e dovevo andare a ritirare questa merce con urgenza.» «Avreste potuto rivolgervi a uno spedizioniere.» Amber scosse il capo. «Impossibile. A Castonbury nessuno era disposto a correre il rischio.» «Rischio?» «Negli ultimi tempi vi sono stati... alcuni incidenti» spiegò lei. «Durante l'ultimo viaggio, lo spedizioniere di cui mi servo di solito è stato assalito e ha deciso di non fare più trasporti per mio conto. Ha famiglia, sapete...» 25


«Aspettate un attimo» la interruppe lui. «Intendete dire che qualcuno lo aveva minacciato?» Amber annuì. «Non posso dimostrarlo, ovviamente, ma...» Si interruppe, chiedendosi se poteva confidargli i propri sospetti. «Penso si tratti di Matthew Parwich, un mercante di stoffe di Hatherton, che sarebbe felice di rilevare il mio magazzino. Sono sicura che sia stato lui a pagare quei furfanti per tendermi un agguato. Non volevano farmi del male, solo danneggiare le mie stoffe.» «Sapevate che poteva accadere e, ciononostante, siete partita da sola?» ribatté Adam in tono irato. Amber si adombrò. Aveva temuto che avrebbe riso dei suoi sospetti, che avrebbe pensato che aveva una fantasia esagerata. Invece la considerava una stupida. «Fred doveva rimanere al magazzino e non immaginavo che mi avrebbero assalito» protestò, sollevando il mento con aria di sfida. «E poi avevo la pistola e ho ferito al braccio uno di quei manigoldi.» Adam si sentì gelare il sangue nelle vene al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere e tappò il fiasco con eccessivo vigore. «Può darsi, ma se non fossi arrivato io...» «Lo so, e ve ne sono grata.» Lo sguardo sfavillante che Amber gli rivolse ebbe l'effetto di una febbre improvvisa, tramutando il suo sangue in lava incandescente. «Insieme li abbiamo messi fuori combattimento, giusto?» gli fece notare. «Vi sono davvero molto grata. Come posso ringraziarvi?» aggiunse, chinandosi verso di lui. 26


Adam pensò che avrebbe potuto annegare in quei profondi occhi scuri, ma sostenne lo sguardo: sapeva bene che cosa avrebbe voluto da lei, ma sapeva anche che era impossibile. Tuttavia negli occhi di Amber c'era qualcosa, come una sorta di consapevolezza, quasi fosse in grado di leggergli nel pensiero. Lei gli appoggiò la mano sulla spalla e si sollevò fino a sfiorargli la bocca con le labbra, che erano morbide e calde, e misero a dura prova la sua volontà di non rispondere. «No, non così» borbottò lui, il respiro affannato. «Signora... Amber, io... non voglio... disonorarvi, ma... non sono un... santo.» Il cuore di Amber batteva all'impazzata. Si sentiva eccitata e potente dopo essere riuscita a respingere i suoi assalitori e a salvare il suo prezioso carico. Si rammentò di ciò che Bernard era solito dire dei suoi amici, quando andavano a caccia: È impossibile fermarli quando il loro sangue ribolle nelle vene. Ecco come si sentiva, in quel momento: incapace di fermarsi. E non le importava. «Non voglio che siate un santo.» Amber sussurrò quelle parole contro la pelle di Adam mentre gli appoggiava la mano sulla guancia e lui rispose alla pressione delle sue dita riducendo la distanza fra loro e coprendole la bocca con le labbra. Quando lei rispose, rese il bacio più intenso, le stuzzicò le labbra con la lingua e lei le schiuse all'istante. Poi gli scostò la coperta dalle spalle e gli fece scorrere le dita sulla schiena nuda. Adam la fece stendere con gentilezza sul terreno. Il sangue prese a martellargli nelle vene 27


quando lei gli avvinghiò le braccia attorno al collo e lo attirò verso di sé. I bottoni della giacca di taglio maschile che Amber indossava uscirono facilmente dalle asole e in breve tempo le sfilò la sciarpa e le aprì la camicia. Quando appoggiò la bocca sulla sua gola, scoprì che era morbida come aveva immaginato. E quando la sentì tremare sotto di sé, venne sopraffatto dal desiderio e la sua mano scivolò verso la curva del seno. Amber emise un gemito, cercò di scostargli la mano e di sollevarsi a sedere. Adam la lasciò all'istante, cercando di soffocare il proprio disappunto. Solo che lei non intendeva respingerlo, anzi, si sfilò la camicia e gli volse le spalle. «Scioglietemi i lacci.» Quando Adam avvicinò le mani tremanti ai nastri e si chinò a baciarla sulla spalla, lei gettò indietro il capo con un sospiro, gli occhi chiusi, le lunghe ciglia che accarezzavano le guance dorate. Con gesti frettolosi, lui sciolse lacci e nastri e la liberò dello stretto corsetto. Poi l'attirò contro di sé e le appoggiò le mani a coppa sui seni, sentendo che si tendevano sotto il leggero tessuto della camiciola. Un istante più tardi, lei si stava liberando di quell'ultima barriera e si stava girando di nuovo verso di lui. Un'improvvisa immobilità avvolse la piccola radura. Solo il lieve scoppiettare del fuoco turbava il silenzio. Amber si inginocchiò di fronte a lui, il capo chino, la massa di capelli scuri che le ricadeva attorno alle spalle. Nel caldo bagliore del fuoco, era così bella che Adam rimase senza respiro. Lentamente, con estrema gentilezza, le scostò i capelli dal volto, le accarezzò il collo, le 28


prese il viso fra le mani e l'attirò verso di sé. All'inizio, il bacio fu tenero, ma Adam avvertì la forza latente che c'era in esso, come quella dei cavalloni che aveva visto infrangersi su tante belle e pericolose spiagge dalla Cornovaglia a La Coruña, in Spagna. Una forza inesorabile che trascinava con sé tutto ciò che incontrava. Amber ricambiò ogni suo bacio, attirandolo giù sul loro letto di fortuna, armeggiando con le mani per sbottonargli i pantaloni. La pelle di Adam era fredda e umida sotto i calzoni di pelle, ma quando gli pressò contro il corpo caldo e ben fatto, la sua reazione fu immediata. E quando gli serrò le dita attorno al membro eretto, dovette imporsi di ignorare la tumultuosa urgenza di lasciare sfogare l'istinto. Il sangue gli martellava nelle vene, nei polsi, nelle orecchie, ma soffocò l'ansia di appagare i propri sensi e si concentrò su di lei, desideroso di procurarle piacere. Avvicinò la bocca a un capezzolo, stuzzicando, mordicchiando, succhiando, facendola gemere e fremere sotto di lui. Poi le fece scivolare una mano lungo il fianco e la coscia, insinuò le dita fra le gambe, si avvicinò al fulcro della sua femminilità che si stava aprendo per lui. Amber venne scossa da un fremito, ormai vicina al culmine della passione. Allora Adam cambiò posizione e penetrò in lei, coprendola di carezze, di baci, controllando la propria eccitazione mentre lei iniziava a muoversi freneticamente contro di lui, sotto di lui, e gli affondava le unghie nella schiena. «Adam!» Il grido strozzato sfuggì dalle labbra di Amber mentre assecondava il suo ritmo. 29


Adam non desiderava altro che rimanere dentro di lei e completare la loro unione, ma sarebbe stato sconsiderato e imprudente. Così fece appello a tutta la propria forza di volontà e si ritrasse, dando libero sfogo all'esplosione finale contro il morbido grembo di lei. Una languida pace pervase entrambi mentre giacevano, appagati e felici, davanti al fuoco che si stava spegnendo. Quando la brace non emanò più calore, Amber si passò un pezzo di stoffa sul grembo, prima di tirare l'improvvisata coperta sopra i loro corpi nudi. «Mia cara...» «No, non dite niente. Adesso dormiamo» lo interruppe lei, attirandolo fra le sue braccia.

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I colori della nebbia

MARY & FRANCES SHEPARD MANTOVA, 1815 - William è un ufficiale austriaco ferito durante la battaglia di Austerlitz. Matilde l'unica testimone di un orribile delitto. Il loro amore sopravvivrà alle tenebre?

Per decreto del re LAURA NAVARRE

INGHILTERRA, 1005 - Katrin si ritrova contesa tra due fratelli. Attratta dal futuro marito, deve però difendersi dal crudele cognato. Ma l'equilibrio fra i tre è molto delicato...

Segreti e verità SARAH MALLORY

INGHILTERRA, 1816 - Adam Stratton decide di aiutare Amber, una giovane vedova in difficoltà per la quale prova una forte attrazione. Ma forze nemiche tramano nell'ombra...

La signora degli enigmi ROBYN DEHART SCOZIA - INGHILTERRA, 1881 - Graeme è un cercatore di tesori. Vanessa è una studiosa con la propensione per l'avventura. E quando finisce nei guai, lui la salva... sposandola!


Una relazione pericolosa GAIL RANSTROM

LONDRA, 1822 - Charles Hunter deve indagare su Mrs. Huffington, sospettata di essere una pluriomicida. Ma la famigerata vedova è una donna bellissima e innocente... O no?

Guerriero ribelle BLYTHE GIFFORD

SCOZIA, 1529 - Per vendicarsi, Rob Brunson rapisce Stella, la figlia del suo peggior nemico. Poi però il disprezzo che prova per lei comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso.

L'ultimo cavaliere DEBORAH SIMMONS

INGHILTERRA, 1287 - Nicholas de Burgh ha giurato di aiutare Emery senza sapere che si tratta di una donna. E quando scopre che è una fanciulla bellissima, tutto si complica...

La sfida del visconte MICHELLE STYLES INGHILTERRA, 1852 - Lord Bingfield è un libertino senza legami. Sophie crede nell'amore. Per evitare uno scandalo organizzano un finto fidanzamento... e un vero matrimonio!

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