ROBYN DEHART
La signora degli enigmi
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Treasure Me Hachette Book Group © 2011 Robyn DeHart Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2013 Questo volume è stato stampato nel settembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 895 del 23/10/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Loch Ness, Scozia, 1881 I tuoni rimbombavano con fragore e grosse gocce di pioggia tempestavano Graeme Langford mentre affondava i remi nelle profondità fredde e fangose di Loch Ness. I muscoli delle braccia gli dolevano per lo sforzo e, nonostante il freddo, gocce di sudore gli colavano lungo la schiena. Il temporale increspava l'acqua del lago e rendeva l'impresa molto ardua, eppure lui continuava a remare. Attraverso gli scrosci insistenti, scorgeva in lontananza la costa rocciosa e le colline appena oltre. Da qualche parte, su quelle alture, avrebbe trovato l'abbazia. Un ricco idiota americano aveva acquistato di recente l'edificio in rovina e intendeva riportarlo agli antichi splendori. L'inizio dei lavori di restauro era previsto per la settimana seguente, quindi lui doveva affrettarsi a scovare quanto cercava prima che fosse troppo tardi. Mentre la piccola imbarcazione veniva sballottata dalle onde feroci, Graeme lottava contro la corrente. Bagnato fino alle ossa, procedeva con lentezza. Le vesciche fresche sui palmi delle mani gli bruciavano da impazzire. Infine arrivò alla spiaggia. Saltò giÚ 5
dalla barca e la trasse a riva, maledicendo i propri muscoli indolenziti. La vita londinese lo stava indebolendo. Gli ultimi barlumi di luce erano seminascosti dalle nubi temporalesche e la visibilità era scarsa. Graeme, però, aveva risalito abbastanza colline in tutta la Scozia per essere capace di proseguire in penombra. Si sistemò quindi la sacca sul dorso e si avviò. Le Highlands non erano montagne; quelle vere le aveva viste in Spagna. Tuttavia sapeva che i pendii rocciosi nascondevano insidie, quindi prestava attenzione a ogni passo. Man mano che il temporale si allontanava, la pioggia diventava meno intensa. La gelida aria autunnale gli riempiva i polmoni mentre lui s'inerpicava sull'altura. Graeme amava quelle terre, selvagge e indomite come tante parti della Scozia. Ne amava la storia, il suolo aspro, gli abitanti, le antiche tradizioni. Vi apparteneva per metà grazie alla madre, ma era il sangue inglese del padre a governare la sua vita. Quattro anni prima, infatti, quando il genitore si era ammalato ed era morto, lui aveva ereditato il titolo di Duca di Rothmore. E svolgeva il suo dovere di nobile inglese, pur tentando di trascorrere più tempo possibile nell'adorata Scozia. Era proprio il retaggio scozzese ad animare la sua ricerca, il bruciante desiderio di recuperare quello che apparteneva di diritto alla Scozia, ossia la Pietra del Destino, un cimelio biblico dai poteri arcani. Era appartenuta alla monarchia scozzese per centinaia di anni, prima di essere rubata dagli inglesi. O almeno così si era sempre creduto. In tempi recenti, però, Graeme si era convinto che la pietra portata in Inghilterra fosse contraffatta e intendeva recuperare l'originale. Secondo le ultime indagini, gli occorreva un libro 6
per completare la ricerca. E questo era nascosto fra le mura diroccate di quella vecchia abbazia abbandonata. Come evocato dalla sua mente, un imponente edificio si elevò all'improvviso davanti a lui, addossato all'altura successiva. Gli archi s'innalzavano sopra le pietre sgretolate, come le costole di un enorme animale ripulito dagli avvoltoi. Restava in piedi soltanto la costruzione presso l'entrata principale. Graeme passò attraverso una breccia nel muro che un tempo proteggeva i monaci, ma scoprì di non essere solo come previsto. I muratori incaricati della ricostruzione, infatti, erano già arrivati, o perlomeno c'era la loro attrezzatura sparsa per il pendio. Erano in anticipo sui programmi, il che significava forse che lui era in ritardo. Era improbabile che lavorassero ancora al calare della sera, quindi Graeme si avvicinò di soppiatto. Si mise in ascolto, ma non udì alcuna voce. Infine raggiunse l'edificio sacro. Aprì con un cupo cigolio l'enorme portone ad arco e, appena entrato, fu circondato dal buio. Estrasse dalla sacca una candela di cera e l'accese. Dispiegò quindi una mappa e la studiò. Alla luce tremula della fiammella esaminò la pianta della costruzione o, meglio, di quello che c'era sotto. Si trovava nell'antica cappella. I secoli e i ladri avevano privato delle vetrate le finestre di quello che era in passato un luogo splendido. Utensili e vari attrezzi erano appoggiati alle pareti. Nel locale successivo, Graeme notò un'impalcatura in mezzo a due pilastri. Passò oltre le grandi colonne, superò un ingresso ad arco e s'inoltrò tra le rovine. Il pavimento in pietra era in condizioni accettabili, nonostante le buche qua 7
e là. Nell'apprendere la notizia che qualcuno aveva comprato la secolare struttura, Graeme si era chiesto se fosse a scopo residenziale, oppure per cercare, come lui, i tesori che si credevano nascosti nei sotterranei. I lavori di ricostruzione facevano supporre che il nuovo proprietario intendesse abitarci. Erano passati almeno cent'anni, se non di più, da quando i monaci vivevano all'abbazia. Secondo la leggenda, i religiosi custodivano antichi tesori della Chiesa: canoni perduti, la lancia di Cristo e il volume cercato da Graeme, cioè il Libro della saggezza dei Magi, un antico testo che, a quanto si diceva, conteneva la descrizione più accurata della Pietra del Destino. Gocce di cera ardente gli cadevano sulla mano, scottandolo e poi solidificandosi sulla pelle. Il corridoio si restringeva e terminava con una scala a chiocciola. Lui discese i gradini di pietra e si ritrovò in un altro passaggio sul quale si aprivano numerose porte ad arco. La camera segreta era ancora più in basso, scavata nelle viscere della collina, sotto l'abbazia. Graeme attraversò i dormitori, una stanza dopo l'altra, percorrendo lunghi corridoi tortuosi, finché non giunse a un punto senza sbocco. Sapeva di dover scendere a un livello inferiore, ma non aveva ancora trovato nessuna scala. Dannazione! Lungo il percorso doveva aver imboccato una direzione sbagliata. Estrasse di nuovo la pianta dell'edificio e la esaminò con attenzione. La sua meta era una grande sala piena di libri e tesori, un tempo sorvegliata dai monaci. Graeme aveva trovato quella maledetta immagine nel diario di un defunto prete di campagna, appassionato di antico folclore. Una breve raffica di vento gli turbinò attorno e spense la candela, ormai quasi consumata. Le tenebre 8
lo avvolsero. Graeme frugò nella sacca per recuperarne un'altra e sfregò un fiammifero contro il muro. La fiammella si accese con una scintilla e rischiarò l'ambiente. Ma poi morì di nuovo, come se qualcuno avesse soffiato. C'era una corrente d'aria. Lui si appoggiò alla parete e fece scorrere i palmi sulla pietra fredda, ma non trovò niente. La spedizione rischiava di rivelarsi vana. Nel muovere un piede, urtò con la punta dello stivale un oggetto che sporgeva dal muro. S'inginocchiò per tastarlo: era una leva. La tirò con forza, appiattendola contro la parete. Sentì un tremito, poi la sezione di pavimento sotto di lui si abbassò. Un montacarichi. A quanto pareva, i monaci vantavano una tecnologia avanzata. Graeme si augurava soltanto che l'antico congegno funzionasse altrettanto bene per risalire. Chiuso nel pozzo di pietra, che gli sfiorava le spalle nel movimento, scendeva sempre più in basso, ma nell'oscurità non distingueva nulla. Catene cigolavano e gemevano sotto i suoi piedi, finché la piattaforma non si fermò con un sobbalzo. Prima di azzardarsi a scenderne, Graeme attese che tutti i rumori cessassero. Riaccese quindi la candela e notò sulla destra un sostegno a muro con una torcia imbevuta di sego. Appena accesa, rischiarò tutto attorno. Graeme si accorse di trovarsi su un pavimento di terra battuta e di avere di fronte a sé un profondo baratro, una gola sotterranea. Era troppo buio per vedere, ma, se l'illustrazione era corretta, oltre il burrone c'era la stanza segreta. Graeme si portò sul ciglio e scrutò nell'abisso oscuro. Come attraversarlo? Si spostò con lentezza verso sinistra, cercando un ponte di qualche genere. Quando, con lo stivale, sfregò contro qualcosa, scostò a calci la terra e scoprì che una fune era tesa da sotto il suo 9
piede al lato opposto della gola. Sopra la sua testa c'era un'altra corda, legata a un anello di ferro fissato al muro. Lui la tirò e, sentendola allentare, l'abbassò fino all'altezza del petto. Il ponte era dunque composto da due funi, una per sostenersi e l'altra per camminarvi sopra. I monaci erano davvero ingegnosi. Graeme prese fiato. Aveva sperato in qualcosa di più agevole. Odiava le altezze. L'idea di avere tra sé e il vuoto soltanto una vecchia corda non lo rassicurava affatto. Tuttavia il tempo a disposizione scarseggiava. Prima o poi l'americano che aveva acquistato l'edificio avrebbe scoperto quel sotterraneo. Se lui non avesse recuperato subito il libro, l'avrebbe forse perduto per sempre. Non potendo attraversare il baratro con la candela in mano, pizzicò lo stoppino con due dita e ripose il cero nella sacca. La torcia rischiarava l'area alle sue spalle, ma una volta messo piede sul ponte sarebbe rimasto al buio. Graeme si assicurò che la borsa fosse ben fissata sul dorso, poi posò un piede sulla fune. Questa si abbassò sotto il suo peso, ma rimase ben ancorata anche sul lato opposto. Avanzò di un passo con l'altro piede e si aggrappò alla corda che serviva per l'equilibrio. Si avviò con lentezza, facendo scivolare avanti prima il sinistro e poi il destro. La fune dondolava e si spostava, sballottandolo in ogni direzione. Cosa diavolo era saltato in testa a quei monaci? A quanto pareva custodivano beni di grande valore, se avevano preso misure tanto estreme per proteggerli. Graeme tentava di adattare le pupille al buio, ma, poiché non c'era nemmeno uno spiraglio di luce, non riusciva a vedere nulla. Proseguì comunque. Infine toccò con la punta dello stivale la roccia sul lato opposto del baratro. Ce l'aveva fatta. 10
Salì sul bordo e accese in fretta la candela. Trovò quindi lungo la parete una fila di torce che gli permisero di illuminare uno stretto corridoio. Vi s'inoltrò chinandosi, essendo ostacolato dalla notevole statura, e accese altre fiaccole lungo il percorso. Il passaggio sbucava in una sala quasi circolare, piena di casse e bauli, oltre a tavoli di pietra carichi di una grande varietà di preziosi, da calici d'oro a gioielli. Le nicchie scavate nelle pareti di pietra contenevano altre casse più piccole. Graeme cominciò a cercare aprendo i coperchi di tutti i bauli e frugandovi dentro, perlustrando ogni superficie ed esaminando ogni oggetto. Se erano rimasti quei beni dal valore inestimabile, doveva di sicuro esserci anche il libro. Un forziere era colmo di gemme d'ogni genere e un altro traboccava di monili d'oro. Se il nuovo proprietario americano avesse scoperto quel tesoro, avrebbe raddoppiato le sue ricchezze nel giro di una notte. Graeme trascinò un pesante cofano fuori da una nicchia. Subito si levò una serie di strilli acuti e un gruppo di pipistrelli si alzò in volo. Lui si abbassò per schivarli, ma uno lo colpì in testa e continuò a volare. Creature disgustose! Nel baule trovò una mappa, che infilò nella sacca nel caso si potesse rivelare utile. Continuò a frugare negli altri, finché non gliene capitò uno pieno di libri. Si accovacciò per esaminare ogni volume, leggendo il titolo e scorrendo in fretta le pagine. Ne identificò due che sarebbero potuti servire ad alcuni amici di Solomon's e li mise in borsa. Infine lo vide, un piccolo tomo rilegato in pelle e adorno di gemme. Era un antico testo persiano: il Libro della saggezza dei Magi. Graeme lanciò un'ultima occhiata ai tesori scintillanti e spense le torce prima di tornare al ponte di 11
corde. Non gli era facile lasciarsi alle spalle tutte quelle antichità, ma non le poteva portare in superficie da solo. Intendeva avvisare Solomon's, che avrebbe incaricato una squadra di recuperare i beni di valore storico. Lui, comunque, aveva trovato ciò che cercava. La fune sotto i suoi piedi oscillò e da destra giunse un raschio metallico. Poi la corda cedette sotto i suoi piedi. Per non cadere, Graeme si aggrappò all'altra. Ebbe l'impressione che le spalle si staccassero dal resto del corpo a causa del peso improvviso, ma non mollò la presa. Avanzò più in fretta che poté, spostando dolorosamente una mano dopo l'altra. Intanto ascoltava con attenzione, temendo eventuali segnali di cedimento, ma sentiva soltanto il suono del proprio respiro. Il cuore gli martellava nel petto e il sudore gli velava i palmi. Pregando che la corda non gli scivolasse di mano, Graeme si avvicinò con lentezza alle torce accese sulla sinistra. Finalmente giunse sull'altro lato e si accasciò al suolo, contento di non essere morto piombando nel precipizio. Si era avvicinato di qualche passo alla scoperta della Pietra del Destino.
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Londra, 1888 Vanessa Pembrooke scese di soppiatto le scale, attenta a non fare rumore. Si sarebbe sposata due giorni dopo e l'idea della cerimonia la innervosiva, impedendole di prendere sonno. Ci sarebbero volute ore per la madre e la sua armata di cameriere per agghindare, arricciare e lustrare ogni parte della sua persona. Per non parlare del vestito che avrebbe dovuto indossare! Con balze e pizzi da capo a piedi, l'avrebbe trasformata in un autentico centrino con le gambe. Era ovvio che simili prospettive la tenessero sveglia. Al momento era diretta in biblioteca a cercare un libro per distrarsi. Non si udiva alcun rumore, poichĂŠ i servitori dormivano e i membri della famiglia si erano ritirati da un pezzo. Il fidanzato era ospite in casa, ma era andato a letto presto con il mal di stomaco. Quindi a quell'ora tarda Vanessa avrebbe avuto la biblioteca tutta per sĂŠ, piena di volumi appassionanti. Aveva giĂ letto da cima a fondo l'ultima rivista scientifica pubblicata. Magari questa volta avrebbe scelto un testo di storia. Un debole suono attrasse la sua attenzione e la indusse a fermarsi davanti alla porta della sala. Vanessa 13
si voltò a guardare, ma non vide nessuno. Forse l'imminente matrimonio la rendeva davvero troppo nervosa. Infine girò piano la maniglia e aprì. Si trattenne sulla soglia poiché scorse qualcosa, o meglio qualcuno, sul pavimento davanti al fuoco morente. Membra nude si contorcevano e si avvinghiavano, scintillanti di sudore. L'uomo gemeva e la donna, a cavalcioni su di lui come in groppa a un cavallo, sussurrava una lunga serie di sì, sì... Vanessa non si era mai nemmeno immaginata che le coppie potessero copulare in quel modo, poiché aveva sentito parlare soltanto della tradizionale posizione con il maschio sopra, sotto le coperte e al buio. Si domandò cosa potesse mai portare due persone a compiere simili atti in un locale comune. Era scandaloso; se sua madre lo avesse scoperto, avrebbe licenziato all'istante i due domestici. Ma poi la donna arretrò il busto, offrendole una perfetta visuale del volto dell'uomo: era Jeremy, il suo promesso. Lei rimase a bocca aperta. Il protocollo le imponeva di voltarsi e ignorare il tradimento, proprio come le avrebbe consigliato la madre. Gira la testa e guarda altrove. Fingi di non aver notato. Vanessa sapeva che gli uomini sposati a volte lasciavano la retta via, ma furono i lunghi capelli biondi, sparsi sulle spalle dell'amante, a trattenere il suo sguardo. Conosceva bene quella chioma: apparteneva a Violet, la sorella minore. Sentì ribollire la collera. Non seppe per quanto tempo rimase ferma al buio, ma infine i due terminarono quello che stavano facendo. Violet si lasciò cadere da un lato e si distese accanto a Jeremy. Con le teste molto vicine, si scambiarono dolci sussurri. Fu allora che Vanessa venne avanti e si schiarì la gola. Appena la vide, Jeremy afferrò l'indumento più vici14
no per coprirsi. Per caso era la sottoveste di Violet, che lo rese assai ridicolo. Tuttavia Vanessa non trovava niente di comico nella situazione. «Vanessa!» esclamò lui. «Io, be', noi...» Ebbe il pudore di arrossire sotto il suo sguardo attento. La chiazza rosata si diffuse dalle guance alla gola. «Ho visto quello che facevate» gli rispose. Calmò il ritmo del respiro e scelse con cura le parole. «Avevate affermato di non provare interesse per questo genere di rapporto, di non credere nella passione.» Jeremy si girò verso Violet, poi guardò di nuovo lei. «Era prima.» Abbassò gli occhi. «Prima di questo?» Vanessa si avvicinò a dove sedevano, sul pavimento. «Prima di stanotte?» «Ebbene, prima di conoscere Violet.» Con una smorfia, lui si strinse al petto la sottoveste. Erano stati insieme per tutte le sei settimane trascorse da Jeremy a Londra? Vanessa aveva bisogno di sedersi, prendere qualche boccata d'aria e riflettere per comprendere meglio. «Siamo innamorati, Vanessa.» Jeremy scosse la testa con un'espressione pericolosamente vicina alla pietà. «Mi dispiace. È avvenuto in modo del tutto inatteso.» Vanessa cambiò posizione e incrociò le braccia al petto. «L'amore. Un'altra cosa in cui dicevate di non credere. E quando avevate intenzione di comunicarmi la notizia, voi due?» Avanzò di un altro passo. «Il giorno delle nozze?» La collera, trattenuta a stento, si scatenò. «Dopo il matrimonio? Oppure pensavate di far finta di nulla, sperando che io non me ne accorgessi?» domandò a voce sempre più alta. Nel frattempo Violet restava seduta dov'era, senza parlare e senza nemmeno arrossire. Tuttavia evitava lo sguardo della sorella maggiore. 15
«Non lo so» si limitò a rispondere Jeremy. Vanessa non attese ulteriori spiegazioni, ma girò sui tacchi e uscì dalla sala. Non capiva chi dei due la facesse infuriare di più. Voleva bene a Jeremy, ma era convinta che il loro rapporto fosse fondato sugli interessi comuni e il rispetto reciproco. Mentre, per quanto riguardava Violet, condividevano il sangue, l'infanzia, i ricordi. Era vero che non avevano molto altro in comune, ma erano comunque della stessa famiglia. Entrò in camera e chiuse in fretta la porta. Senza nemmeno riflettere, aprì il baule da viaggio, già riempito in parte con il corredo da sposa, e cominciò a gettarvi dentro altri indumenti. Violet era la più giovane delle tre sorelle Pembrooke e senza dubbio la più attraente. Anche la più socievole. Era esuberante e viziata e gli altri, soprattutto gli uomini, l'adoravano. Anche Vanessa l'amava. Benché fossero molto diverse, erano sorelle, e un simile tradimento era imperdonabile. Tre ore dopo, mentre la carrozza correva per le vie di Londra, Vanessa non si azzardava ancora a spiare fuori dal finestrino, chiuso da una tenda, per paura di vedere il viso sconvolto della madre o, peggio, quello risollevato di Jeremy. Era ufficialmente una sposa in fuga. Nessuno si sarebbe accorto della sua assenza fino al mattino. Vanessa si levò gli occhiali e pulì le lenti con il tessuto della gonna. Oh, che scandalo avrebbe provocato! Sospirò. Era quasi sempre l'uomo a commettere infedeltà, eppure era la reputazione della donna a risentirne. Ebbene, non ci poteva fare nulla. Si rimise con lentezza gli occhiali e raddrizzò la schiena. Jeremy P. 16
Morris. Lo aveva selezionato con cura come futuro consorte. In quanto scienziato americano bisognoso di fondi per le ricerche, avrebbe tratto grandi vantaggi dalla sua dote. Insieme avrebbero potuto effettuare importanti scoperte scientifiche. Vanessa levò un filo scucito dal corpetto e se lo arrotolò attorno a un dito. Jeremy le era sembrato perfetto. Equilibrato, analitico, intelligente e per niente attratto dalle frivolezze che, di quei tempi, logoravano la maggior parte della gente: l'amore, la lussuria e simili fandonie. Jeremy si era dichiarato d'accordo con lei sull'argomento. Srotolò il filo e lo appallottolò tra indice e pollice. Le era parso davvero un marito ideale. Aveva persino accettato l'idea dei rapporti fisici con lui. Senza lasciarsi affliggere dalla passione e dalle illusioni dell'amore, si sarebbero accoppiati a fini riproduttivi. Jeremy prometteva di diventare un buon padre, pronto a insegnare ai figli gli aspetti più significativi della vita. E invece si era fatto sorprendere tra le braccia di Violet! Un amplesso appassionato, con corpi nudi e mugolii di piacere. Vanessa scosse il capo per scacciare quell'immagine disgustosa. Del resto, se qualcuno era in grado di suscitare una reazione passionale in Jeremy, era proprio Violet. Che scelta era rimasta a lei? Avrebbe potuto celebrare le nozze con l'uomo che aveva giudicato perfetto, rendendo infelice la sorella così come il marito. E lei cosa ne avrebbe tratto? Era evidente che i due avevano scoperto insieme un sentimento speciale. Vanessa dubitava che sarebbe durato più di una stella cadente, ma come permettersi di ostacolare due persone che s'illudevano di aver trovato l'amore? Perlomeno aveva saputo la verità prima che fosse troppo tardi. 17
Inoltre, lo spiacevole episodio l'aveva liberata dagli impegni, permettendole di intraprendere un viaggio molto più importante. Strinse i pugni per impedire alle mani di tremare, ripentendosi che a contare davvero era la ricerca scientifica. Solo quella le importava. Per fortuna disponeva di un modesto gruzzolo. Era destinato all'acquisto di nastri e simili gingilli, ma lei aveva messo da parte le piccole somme ogni volta che sua madre gliele aveva elargite. Una volta fermata la carrozza, sarebbe salita a bordo del treno che l'avrebbe portata in Scozia. Fino a Inverness, a Loch Ness, dov'erano stati effettuati ritrovamenti insoliti. Come ovvio, chi era dotato di poca fantasia considerava il fossile in questione un osso comune, forse di un antico bovide. Vanessa, però, aveva un'opinione diversa. Mr. Angus McElroy aveva presentato prove concrete riguardo alla creatura fantastica che, secondo la leggenda, abitava nelle profondità fangose del loch. Gli abitanti del luogo, da quanto ne sapeva lei, lo definivano spirito acquatico. William Buckland non aveva forse dimostrato l'esistenza di animali altrettanto enormi, ma sulla terraferma? Era davvero troppo fantasioso ritenere che creature simili vivessero anche in acqua? Invece la comunità dei paleontologi aveva deriso le affermazioni del povero scozzese e il fidanzato di Vanessa o, meglio, ex fidanzato, aveva guidato l'attacco. Aveva persino pubblicato un saggio in cui confutava la scoperta, giudicandola irrilevante. Lei avrebbe dovuto capire in quell'occasione che non era l'uomo giusto da sposare. Aveva una mentalità troppo ristretta ed era privo di creatività. Grazie al cielo, lei non avrebbe trasmesso quelle caratteristiche alla sua futura progenie. Peggio 18
ancora, Jeremy coltivava opinioni fallaci dal punto di vista scientifico. In breve, aveva torto. E lei intendeva sfruttare le sue giornate in Scozia per dimostrare proprio quello. Dal capo opposto di Londra, nell'abitacolo oscurato di una carrozza, Niall Ludley, Conte di Camden, trasse un respiro tremante. «Mi sto avvicinando, lo so. Ho soltanto bisogno di un po' di tempo ancora.» La sua voce fremeva di collera o di paura. Non capiva quale dei due sentimenti prevalesse. Non era avvezzo a venire interrogato in quel modo. In generale era lui a comandare. Non solo, ma stare seduto al buio lo innervosiva. Detestava non essere in grado di guardare in faccia l'interlocutore. Che razza d'uomo accettava un patto con chi non conosceva? Un uomo disperato, senza alternative. «Un po' di tempo» ripeté l'altro in tono privo di emozioni. Seguì lo strofinio di un fiammifero, poi la fiammella si avvicinò a un sigaro. Dopo una profonda inalazione, si levò una nuvoletta di fumo. L'aroma di tabacco dolce e speziato riempì il piccolo spazio. «Ma quanto?» Niall scosse la testa, pur sapendo di non essere visto. «Non saprei. Due settimane, forse di più.» A dire il vero, non ne aveva idea. Diavolo, cercava il tesoro di Loch Ness da quasi sei anni e non l'aveva ancora trovato. Solo di recente aveva capito che c'era un'altra serie di grotte sotto il castello di Urquhart. Aveva perlustrato quelle conosciute, ma non era riuscito a insinuarsi in quelle che si estendevano oltre la barriera di rocce franate. «Posso essere molto paziente» affermò lo sconosciuto. «Ho indagato a lungo riguardo a questo particolare tesoro e mi era stato detto che eravate un vero 19
esperto, colui che ne sapeva di più e che si era avvicinato maggiormente alla scoperta. Tuttavia la mia pazienza ha un limite. Avrei potuto fare quello che state facendo voi in metà del tempo.» Niall fu sul punto di chiedergli come mai, allora, non effettuasse le ricerche di persona. Non era la prima volta che affermava qualcosa del genere; era già avvenuto al loro primo incontro. Quel giorno Niall gli aveva rivolto qualche domanda e aveva ricevuto ben poche risposte, poi il misterioso individuo si era dileguato, come se non fosse mai stato in quel luogo. Comunque aveva accennato al problema di non potersi più mostrare in pubblico, a una taglia sulla propria testa. E così Niall era ridotto a negoziare con un uomo di cui ignorava l'identità e che era senza alcun dubbio un criminale. Non solo a trattare con lui, ma addirittura a supplicarlo. «Troverò il tesoro, lo prometto.» «Ne sono certo.» Niall percepì un sorriso nel tono di voce dell'altro. Non un sorriso allegro e incoraggiante, ma sadico, crudele. «In caso contrario, conoscete le conseguenze.» «Sì» confermò lui. «Sapete come mi chiamano?» gli chiese lo sconosciuto, poi prese una lunga boccata dal sigaro. «Mi avete detto che il vostro nome è David.» «Lo è, ma nessuno lo usa più. Ho un soprannome molto più interessante.» Si chinò in avanti e appoggiò i gomiti alle ginocchia, consentendogli di scorgerlo in viso. Soltanto il profilo, un frammento, un'occhiata di sfuggita al bagliore dei lampioni che filtrava nell'abitacolo. Fu allora che Niall notò la pistola nella mano sinistra. «I miei collaboratori mi chiamano il Corvo.» Il sangue gli si gelò nelle vene e le mani si strinse20
ro a pugno. Niall aveva sentito quel nome in parecchie occasioni da Solomon's. Altri membri avevano avuto a che fare con il famigerato Corvo, uno spietato cacciatore di tesori pronto a ricorrere al furto, al ricatto, al rapimento e all'omicidio. Tentò di mantenere il respiro sotto controllo. Il panico, infatti, non avrebbe salvato la moglie e il figlio. Niall si doveva dimostrare forte per loro, tenere a freno la collera e fare tutto ciò che quel bastardo gli chiedeva, così da poter riavere con sé la famiglia. Con un bicchiere di whisky in mano, Graeme ascoltava Fredrick Rigby che lo intratteneva raccontandogli come aveva scovato gli antichi manoscritti di un oscuro monarca bizantino. Bevve un sorso, poi alzò gli occhi al cielo. Nello stendere le gambe davanti a sé, provò un senso di fastidio al contatto della pelle con la spessa lana dei calzoni. Era giunto il momento di recarsi in Scozia, lo sapeva. Provava l'esigenza d'indossare il kilt e di camminare per le Highlands. Non aveva mai aspirato a entrare nel novero dei cacciatori di leggende di Solomon's, ma, appena ricevuto l'invito, lo aveva accettato senza esitare. Di solito era contento di far parte del club, poiché i soci erano per la maggior parte brave persone. Alcuni, però, erano piuttosto eccentrici. Nick Callum, seduto al tavolo di fronte a lui, colse il suo sguardo e gli diresse un'occhiata di pura esasperazione. Ripose quindi il bicchiere e, chinandosi in avanti, appoggiò la testa sul tavolo. Graeme represse un sorriso. Quando Rigby era al club, nessun altro poteva conversare. Quel maledetto, infatti, parlava sempre a voce alta, come rivolto a un'assemblea, e costringeva tutti i presenti ad ascoltare le sue storie. «Non tacerà mai» si lamentò Nick. 21
«Ci spostiamo nella sala principale?» gli suggerì Graeme. «Certo.» L'amico scattò in piedi. Appena entrati nella stanza, Graeme vide Max Barrett, Fielding Grey e Justin Salinger, il membro più recente di Solomon's, seduti a un tavolino. Vi si avvicinò insieme a Nick, che girò la sedia e vi si mise a cavalcioni. «Non puoi fare a meno di comportarti in modo diverso dagli altri» lo accusò Graeme. In risposta, Nick lo insultò, poi gli rivolse un largo sorriso. «Bambini...» li rimproverò Max con finta irritazione, poi scoppiò a ridere. Nella sala principale c'era molto più silenzio, nonostante il numero di persone. Non appena si fosse accorto che la maggioranza dei soci era là, Rigby li avrebbe raggiunti. Se volevano scambiare qualche parola, si dovevano sbrigare. «Come va la ricerca di Atlantide?» domandò subito Graeme a Max. Questi scrollò le spalle. «Sto seguendo una nuova pista, ma non sono sicuro che mi condurrà da qualche parte.» «È stato ferito da un'arma da fuoco» lo informò Justin, nascondendosi la bocca con una mano. «Non per la prima volta» rammentò Fielding. Max ridacchiò. «Mi ero dimenticato di avervi raccontato quella storia.» «È stata una donna a sparargli» spiegò Justin in tono scherzoso. Max si cacciava sempre nei pasticci, quindi la notizia non meravigliò Graeme. «Chi, in questo caso?» s'informò Fielding. «Che diavolo, Salinger, se spifferate tutti i miei se22
greti, io rivelo i vostri» lo minacciò Max, pur sapendo che non l'avrebbe mai fatto. «Ciao, caro» salutò Esme Grey, chinandosi a baciare Fielding sulla guancia. Graeme aveva aiutato tutti e due quando si erano ritrovati nei guai a causa dello scrigno di Pandora, oltre che di un famigerato criminale, per caso zio di Fielding. Alcuni non pensavano che i coniugi Grey avrebbero dovuto essere ammessi al club, ma Graeme non era tra loro. Fielding, infatti, aveva salvato la Corona quasi da solo ed Esme, l'unica donna di Solomon's, era molto intelligente e preparata riguardo al soggetto dei suoi studi. Nick prese per lei una sedia da un tavolo vicino. «Grazie» lo ringraziò Esme e si sedette accanto al marito. «Hai speso tutti i nostri soldi?» le domandò lui. «Forse» gli rispose la donna con dolcezza, poi cominciò a frugare nella borsa delle compere. «Immagino che tutti voi apprenderete con piacere che ho acquistato un paio di guanti» annunciò posandoli sul tavolo, «un cappellino» aggiunse estraendolo a sua volta, «e un'ottima crema per il viso.» Depose anche il vasetto. «Prevedevo che, se avessimo accettato una signora, avrebbe cominciato a portare qui profumi e gingilli» commentò Nick in finto tono drammatico. «V'informo che questi gingilli sono per me, non per voi» scherzò lei. Max afferrò il barattolo di crema per il viso. «Ecco, avete già rovinato Lindberg» commentò Nick. Max scosse la testa, poi fissò Esme. «L'avete comprata nella piccola bottega di Piccadilly Square?» «Sì» confermò lei, aggrottando la fronte. «Me l'a23
veva consigliata un'amica affermando che è l'ultimo grido. Pare che spiani le rughe.» Sorrise. «Magari ne potremmo spalmare un po' qui.» Sfiorò con l'indice i solchi tra le sopracciglia di Fielding. Il marito le allontanò la mano con uno schiaffetto. «Queste rughe mi conferiscono un aspetto distinto. Altrimenti sarei carino come il nostro Nick.» «Perché lo chiedete?» domandò Esme a Max. «Di recente ho conosciuto per caso Miss Tobias» le spiegò lui. «Non è affascinante? È molto bella» commentò lei. «Bella e affascinante» ripeté Justin. «Non me lo avevate detto.» «È stata lei a spararti?» domandò Graeme all'amico Max e rise divertito.
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I colori della nebbia
MARY & FRANCES SHEPARD MANTOVA, 1815 - William è un ufficiale austriaco ferito durante la battaglia di Austerlitz. Matilde l'unica testimone di un orribile delitto. Il loro amore sopravvivrà alle tenebre?
Per decreto del re LAURA NAVARRE
INGHILTERRA, 1005 - Katrin si ritrova contesa tra due fratelli. Attratta dal futuro marito, deve però difendersi dal crudele cognato. Ma l'equilibrio fra i tre è molto delicato...
Segreti e verità SARAH MALLORY
INGHILTERRA, 1816 - Adam Stratton decide di aiutare Amber, una giovane vedova in difficoltà per la quale prova una forte attrazione. Ma forze nemiche tramano nell'ombra...
La signora degli enigmi ROBYN DEHART SCOZIA - INGHILTERRA, 1881 - Graeme è un cercatore di tesori. Vanessa è una studiosa con la propensione per l'avventura. E quando finisce nei guai, lui la salva... sposandola!
Una relazione pericolosa GAIL RANSTROM
LONDRA, 1822 - Charles Hunter deve indagare su Mrs. Huffington, sospettata di essere una pluriomicida. Ma la famigerata vedova è una donna bellissima e innocente... O no?
Guerriero ribelle BLYTHE GIFFORD
SCOZIA, 1529 - Per vendicarsi, Rob Brunson rapisce Stella, la figlia del suo peggior nemico. Poi però il disprezzo che prova per lei comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso.
L'ultimo cavaliere DEBORAH SIMMONS
INGHILTERRA, 1287 - Nicholas de Burgh ha giurato di aiutare Emery senza sapere che si tratta di una donna. E quando scopre che è una fanciulla bellissima, tutto si complica...
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