Grs903 il gioco degli inganni

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MARGARET MCPHEE

Il gioco degli inganni


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Dicing with the Dangerous Lord Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2013 Margaret McPhee Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2013 Questo volume è stato stampato nel novembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 903 del 25/12/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Theatre Royal, Londra Novembre 1810 All'interno del Theatre Royal, nel quartiere di Covent Garden, gli applausi continuarono a scrosciare assordanti anche dopo che il pesante sipario di velluto rosso era calato sull'ultima scena di Come vi piace di William Shakespeare, celando alla vista del pubblico la più acclamata attrice londinese. Sorridendo, Venetia Fox abbracciò l'amica mentre lasciavano il palcoscenico. «Sono ancora in piedi, Alice.» «Non riesco a crederci! Non ho mai visto una reazione del genere.» Alice Sweetly aveva sgranato gli occhi per lo stupore e l'eccitazione aveva reso più marcato il suo leggero accento irlandese. «Vi abituerete.» «Pensate che accadrà di nuovo?» Venetia sorrise alla sua protetta e annuì. «Avevate ragione. È la cosa più soddisfacente che riesca a offrire la vita.» Il viso di Alice era illuminato 5


dalla stessa euforia che fluiva nelle vene di Venetia. Benché, a differenza dell'opulenza e dello sfavillio della parte anteriore del teatro, i corridoi fossero bui e stretti, arredati in modo deprecabile, quello squallore non contribuì minimamente a smorzare il loro entusiasmo. Alice si fermò di fronte alla porta del camerino che condividevano e si volse verso di lei. «Grazie, Venetia. Per avermi aiutata. Per aver persuaso Mr. Kemble a mandarmi in scena con voi questa sera. Per tutto.» «Ero certa che sareste diventata una brava attrice. Dopo la visita di prammatica alla stanza verde, festeggeremo.» «Solo dopo. Vedete, sto imparando a comportarmi da professionista, come mi avete insegnato voi.» Venetia scoppiò in una risata, rallegrandosi del cambiamento sopravvenuto in Alice in quell'ultimo anno. Fiducia in se stessa, gioia e autostima trapelavano dal suo viso. Le parve di galleggiare su una nuvola mentre apriva la porta del camerino. Stava ancora sorridendo quando varcò la soglia, ma il sorriso le morì sulle labbra e ogni traccia di euforia l'abbandonò all'istante allorché notò il mazzo di rose posto sulla toeletta. Ignara del suo turbamento, Alice continuò a chiacchierare. «Qualcuno ha anticipato i tempi, questa sera, entrando prima degli altri.» Sfiorò il mazzo con un dito. «È diverso dalle solite composizioni floreali. Quale delle due immaginate che sia la ragazza fortunata?» Venetia non ebbe bisogno di leggere il biglietto 6


inserito nella carta che avvolgeva gli steli per conoscere la risposta. Il mazzo era composto da dodici rose scarlatte e al centro, in netto contrasto, un'unica rosa bianca, esattamente come lo aveva descritto Robert. Si trattava del messaggio che lei aveva atteso per settimane. Aveva tardato così a lungo ad arrivare che si era quasi dimenticata del patto che aveva stretto con lui. Quasi. Estrasse il cartoncino. «Pare che abbiate un nuovo ammiratore» osservò Alice. «E un ammiratore che non ha firmato neppure con le iniziali. Molto misterioso.» Per niente misterioso. Venetia si impose di sorridere, sebbene le sue labbra fossero rigide come il legno. Fissò il biglietto e lesse ad alta voce l'unica parola vergata in una grafia che riconobbe fin troppo bene: Stasera. «Mi incuriosisce» dichiarò Alice. «Chi è?» «Non ne ho la più pallida idea» mentì lei, gettando il cartoncino sulla toeletta con ostentata noncuranza. «Mmh... un altro gallo nel pollaio con Hawick e Devlin. Hawick è convinto di essere in procinto di giungere a un'intesa con voi.» «Hawick si sbaglia.» Alice le scoccò un'occhiata maliziosa. «Siete propensa ad accettare Devlin, allora?» «Alice!» «Sto scherzando. Ma, se un duca e un visconte facessero a gara per conquistarmi, non lavorerei tanto duramente per avere successo.» «È preferibile guadagnare da sola il proprio denaro che diventare la schiava di un uomo ricco» ribatté Venetia, sebbene l'uomo ricco a cui si riferiva non 7


fosse né il Duca di Hawick né il Visconte Devlin, e la schiava non fosse lei. Relegò il passato in un remoto recesso della memoria per riflettere sulla serata che l'attendeva... e sul modo migliore per destare l'interesse di un altro uomo facoltoso. Secondo il messaggio floreale di Robert, il suddetto uomo si trovava nella stanza verde in quel medesimo istante. Non era che un arrogante, vizioso aristocratico come tutti gli altri. O forse no. Tuttavia, non si permise di indugiare con la mente su chi fosse e cosa avesse fatto. Né pensò al rischio che correva, preferendo concentrarsi con fredda obiettività sul compito che aveva acconsentito a svolgere. «Sbrigatevi e giratevi, Venetia. Ci stanno aspettando nella stanza verde.» «Alcuni minuti di attesa serviranno a stuzzicare ulteriormente il loro appetito.» Stavano aspettando. Lui stava aspettando. Un sorriso privo di ilarità le curvò le labbra al pensiero della sfida che si accingeva a raccogliere mentre si voltava per consentire ad Alice di slacciarle il corpino del costume di scena. «Non avrei dovuto permettervi di convincermi a venire qui.» Nella stanza verde del Theatre Royal, Francis Winslow, meglio conosciuto come Visconte Linwood, studiò la folla di gentiluomini e aristocratici che stava già amoreggiando con le attrici di second'ordine che erano venute direttamente dal palcoscenico. La sala era arredata in stile rococò, le pareti verdi bordate da modanature di stucco dorato, intervallate da grandi specchi fiancheggiati da candelabri a muro di cristallo. Dal soffitto, pendeva un unico 8


lampadario in cui erano inserite tante di quelle candele da mascherare lo squallore della stanza. «Perché?» Il Marchese di Razeby inarcò un sopracciglio. «Non desiderate conoscere Miss Sweetly e la celebre Miss Fox?» «Forse un'altra volta.» «Cristo, Linwood! Vi gioverà e vi assicuro che vale la pena di incontrarle. Se le avete trovate incantevoli sul palcoscenico, aspettate di vederle da vicino. Miss Fox è come un argenteo chiaro di luna e Miss Sweetly ha tutto il bagliore dorato del sole. Entrambe divine, ognuna a modo suo.» Il marchese tracciò le curve di un corpo femminile con le mani. «Se capite che cosa voglio dire.» «Lo vedo.» «Quale sceglierete?» «Non sono in cerca di una donna, al momento.» «È trascorso molto tempo dall'ultima volta che ne avete avuta una.» «È vero, ma avevo altre cose per la testa. E le ho ancora.» «Può darsi» insistette Razeby. «Ma ritengo che ciò che vi occorre sia tenere fra le braccia qualcosa di caldo, soffice e voluttuoso che vi distragga...» «Non voglio essere distratto.» Non c'era che un pensiero che gli occupasse la mente. E avrebbe dato tutto ciò che possedeva perché si trattasse di qualcosa di frivolo, piacevole e insignificante come una donna di facili costumi. Ma quell'epoca era ormai passata e, a giudicare dallo sfacelo in cui si era trasformata la sua esistenza, non sarebbe mai tornata. «Ho corteggiato assiduamente Miss Sweetly, che è 9


matura come un frutto pronto per essere colto, ma Miss Fox, be'... è tutto un altro paio di maniche. Una dolce, l'altra sofisticata. Riuscite a immaginare come sarebbe andare a letto con tutte e due? Nello stesso tempo?» Sebbene Linwood comprendesse che si limitava a tentare di aiutarlo, Razeby non era a conoscenza della verità, di ciò che era successo, di quello che aveva fatto. Accantonò quei pensieri, il ricordo del suo ultimo incontro con Rotherham. «Vi lascio alle vostre attrici e alle vostre fantasticherie» dichiarò. «Vi aspetterò sulla terrazza.» «Lurido bastardo!» Razeby scosse il capo al colmo dell'incredulità. L'ombra di un sorriso aleggiò sulle belle labbra di Linwood. Venetia aveva ricevuto tutte le indicazioni necessarie per identificare l'uomo che intendeva incontrare. Ha un bastone da passeggio di ebano sormontato da una testa di lupo d'argento, con due piccoli smeraldi al posto degli occhi. Le parole di Robert le echeggiarono nella mente mentre si faceva strada fra gli uomini che affollavano la stanza verde, continuando a cercare il bastone da passeggio con lo sguardo. Ce n'erano a bizzeffe, ma nessuno che corrispondesse a quella descrizione. Eppure, sia il bastone sia il suo proprietario si trovavano lì. Robert non le avrebbe inviato il messaggio se non ne fosse stato sicuro. Poi notò che la tenda che copriva la portafinestra che dava sulla terrazza ondeggiava leggermente, mossa dalla brezza. Un senso di disagio la pervase 10


alla prospettiva di trovarsi sola con lui nell'oscurità. Impiegò circa mezz'ora a raggiungere la tenda, trattenuta da Razeby, Hawick e Devlin. Come Dio volle, riuscì a scivolare inosservata dietro di essa. La portafinestra era socchiusa. Fece un profondo respiro, la spinse e la richiuse adagio dietro di sé, quindi uscì nell'aria umida e fredda della sera londinese. Stagliandosi nel chiaro di luna, l'uomo stava fissando la strada fiocamente illuminata dai lampioni. Una sagoma scura e snella, immobile come se fosse scolpita nella stessa pietra della balaustra. Venetia abbassò lo sguardo sui guanti e il cappello di castoro che teneva nella mano sinistra e lo spostò sul bastone da passeggio su cui aveva appoggiato la destra. Sotto le dita, scorse il luccichio della testa di lupo d'argento e lo sfavillio di due minuscoli smeraldi. E, nell'istante che lui impiegò a muoversi, tutti gli avvertimenti di Robert tornarono a bisbigliarle all'orecchio, gelandole il sangue nelle vene. Ma nemmeno allora fu tentata di cambiare idea. Avanzò sul balcone, pregustando la sfida. L'uomo si volse verso di lei. «Vi spiace se...?» Venetia indicò un punto della balaustra accanto a quello in cui si trovava lui. «Niente affatto.» Una voce pastosa, ben modulata e istruita, non aspra e glaciale come sarebbe stato logico aspettarsi in un uomo del genere. «Me ne stavo andando.» La sua espressione era seria, cupa, del tutto diversa da quella lasciva a cui era atteggiato il viso di tutti gli uomini assiepati nella stanza verde. «Non per colpa mia, spero.» Venetia impresse alla propria voce un tono indolente e accattivante mentre 11


si dirigeva verso la balaustra, non troppo vicino a lui, ma quanto bastava, e abbassava lo sguardo sulla strada sottostante. «Chi avrebbe immaginato che un posto simile potesse offrire un così gradevole rifugio?» Era un'esperta nel coinvolgere un uomo in una conversazione, suscitare il suo interesse offrendogli una piccola parte di se stessa. Una capacità indispensabile per ogni attrice di successo e che lei aveva elevato al livello di arte nel corso degli anni. «Rifugio?» Venetia continuò a osservare la strada. La brezza gelida le sfiorava le guance e l'ampia porzione di pelle lasciata in mostra dalla scollatura dell'abito. «Alcuni minuti di pace in una serata frenetica e impegnativa. Vengo spesso qui prima dello spettacolo... e dopo. A riflettere. Lo trovo utile.» «Non vi piace recitare?» «Mi piace moltissimo recitare, ma non quello che comporta.» «Vi riferite alla stanza verde?» «Non solo. Purtroppo...» Lei aspirò una profonda boccata d'aria e lasciò andare il fiato. «... fa parte del mio lavoro. È scritto sul contratto, ci credereste?» «Per adescare e stregare.» «Si potrebbe definire così, sì.» Venetia si sporse un tantino verso di lui, offrendogli un'ampia visuale della propria scollatura. «Ma in realtà per suscitare interesse e procurare donazioni al teatro. Avete pagato di più per accedere alla stanza verde che per assistere allo spettacolo, vero?» «Infatti.» «Con l'intenzione di essere sedotto.» 12


«Da voi, Miss Fox?» «Forse...» Venetia lasciò la frase in sospeso in modo suggestivo prima di abbassare la voce come se fossero due cospiratori. «O forse no. Noi attrici non dobbiamo rivelarlo. Rovineremmo l'illusione.» Sorrise, ma solo perché lo richiedeva il ruolo che stava interpretando, poi si voltò e osservò l'assassino per la prima volta. Il suo viso dalla carnagione olivastra con i lineamenti marcati che gli conferivano un aspetto attraente che non aveva previsto. I capelli scuri che ricadevano in lucide onde, gli occhi neri come la notte in cui si scorgeva una tenebrosa intensità che non aveva nulla a che fare con il loro colore. Quando lui incontrò il suo sguardo, le parve che le avesse fatto scivolare un dito lungo la schiena. Fissò quegli occhi affascinanti e il cuore le fece un balzo, lo stomaco le si contrasse. Continuò a fissarli sbalordita, incapace di impedirselo. Il momento si prolungò mentre lui seguitava a tenerla prigioniera di quello sguardo penetrante come nessun altro uomo aveva mai fatto prima di allora. Il cuore le martellava in petto quando infine riuscì ad abbassare gli occhi. Anche se mascherò l'imbarazzo con ferrea determinazione, tutta la forza di volontà del mondo non sarebbe stata in grado di reprimere il brivido che le serpeggiò lungo le membra. Ricorse a tutta la sua esperienza di attrice per riacquistare la padronanza di sé prima di guardarlo di nuovo. «Le notti stanno diventando sempre più fredde e un'attrice non può certo indossare indumenti di lana e di flanella» si giustificò. «Lo immagino.» Lui lasciò vagare lo sguardo sul 13


suo abito, sulla pelle nuda e la rotondità del seno prima di riportarlo sul suo viso. «Non sarebbe opportuno.» Recita! Non è che una parte come un'altra. Lui non è che un uomo come un altro. «E... e voi come mai vi trovate qui? Perché state sfidando il gelo di una sera di novembre, anziché godere dell'ospitalità della stanza verde?» «Ho diversi pensieri per la testa.» «Mi deludete. E io che avevo pensato che foste uscito sul balcone ad aspettarmi.» Venetia sorrise per dimostrare che stava scherzando, benché il suo cuore continuasse a battere troppo in fretta. «Pensieri da cui neppure uno spettacolo teatrale è in grado di distrarvi?» «Appunto.» «Devono essere molto gravi... o si trattava di una critica alla mia abilità di attrice e a quella di Miss Sweetly?» «La vostra abilità di attrice è insuperabile, ve lo assicuro.» «Mi lusingate. E i complimenti non sono permessi qui. Per quanto mi riguarda, devono rimanere all'interno della stanza verde.» «Non si tratta di una lusinga, Miss Fox. Ho trovato sublime la vostra interpretazione.» «In tal caso, sono curiosa di sapere che cosa vi occupa la mente, allora.» I rumori della strada giunsero fino a loro. Il silenzio si protrasse così a lungo che lei si chiese se non si fosse mostrata troppo sfacciata. «Dubito che desideriate saperlo, fidatevi di me.» E 14


c'era qualcosa nel modo in cui pronunciò quelle parole, un'onestà minacciosa, tetra, che la gelò fino alle ossa. Lei riprese a osservare la strada per impedirgli di leggerle in faccia ciò che provava. «Abbiamo tutti dei pensieri per la testa.» «Imparare le battute? O decidere se scegliere Hawick o Devlin?» «Non esattamente.» «Che cosa allora, se posso chiederlo?» Venetia lo guardò attraverso la breve distanza che li separava e si chiese come avrebbe reagito se lei glielo avesse confidato, un pensiero che le strappò un autentico sorriso. «Pretendete che io vi riveli i miei segreti e voi non mi avete ancora detto il vostro nome, signore.» Inarcò un sopracciglio accuratamente disegnato, nell'incarnazione perfetta della femme fatale. «Per che tipo di donna mi prendete?» «Perdonatemi» ribatté lui, accennando un inchino. «Mi chiamo Linwood.» «Lieta di conoscervi, Lord Linwood.» «E io sono lieto di conoscere voi, Miss Fox.» Il solo suono della sua voce, così sommessa e vellutata, le fece accapponare la pelle di tutto il corpo. Venetia si concentrò. Fece un profondo respiro. Indugiò un istante con lo sguardo sulle sue labbra prima di riportarlo sui suoi occhi. «Quindi, adesso ci siamo debitamente presentati.» «Già.» Un lento, seducente sorriso le curvò le labbra. «E adesso potete confidarmi ciò che avete in mente» mormorò lui. 15


«Oh, dubito che desideriate saperlo, Lord Linwood» ribatté Venetia, parodiando le parole che lui le aveva rivolto poco prima. «Touché, Miss Fox.» Si percepiva un accenno di ilarità nella sua voce, sebbene il suo viso fosse impassibile. «Dunque, che cosa vi ha indotto a venire nella stanza verde questa sera?» «Ho accompagnato il mio amico Razeby. Per usare le vostre parole, lui desidera essere sedotto o, più probabilmente, sedurre.» «E voi?» «Non sto cercando un'amante, Miss Fox.» «Né io sto cercando un protettore» lo rimbeccò lei in tono sprezzante. «Hawick e Devlin sembrano avere un'impressione diversa.» «Hawick e Devlin sono in errore.» Linwood fece una pausa. «E io sarei uscito sul balcone ad aspettarvi?» «Noi due soli, qua fuori, al buio. Chissà che cosa sarebbe potuto accadere?» Nessuno dei due si mosse, limitandosi a fissarsi a vicenda nella fitta penombra. Lei rimase calma, imperturbabile, l'intera postura invitante, seducente, sensuale, l'ombra di un sorriso sulle labbra e negli occhi, e molto di più. La portafinestra si spalancò. «Linwood?» Razeby si interruppe di colpo. «Perdonatemi, non mi ero reso conto...» «Vi prego di scusarmi, signori.» Solo allora Venetia interruppe il contatto visivo che l'aveva legata al 16


visconte e accennò una riverenza. «Lord Linwood.» Incontrò i suoi occhi un'ultima volta. «Lord Razeby.» Mentre passava accanto a Linwood, tanto vicino da percepire il sentore della sua acqua di colonia, sussurrò solo per le sue orecchie: «Alla prossima, milord». Rientrò nella stanza verde senza mai voltarsi, pur essendo perfettamente consapevole che i due uomini la stavano seguendo con lo sguardo.

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Notti d'Irlanda MICHELLE WILLINGHAM

IRLANDA, 1192 - In una magica Irlanda innevata, si intrecciano le vicende del clan MacEgan. Il passato tormenta Brianna, Liam e Rhiannon, ma l'amore è in agguato!

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Il gioco degli inganni MARGARET MCPHEE

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Cuore mercenario ANNE HERRIES INGHILTERRA, 1509 - Reduce da un naufragio, Anne non ricorda nulla di sé. Ma la sua dolcezza suscita nel cinico Stefan sentimenti che lui credeva sepolti per sempre. E così...

Ritratto di gentildonna MARGUERITE KAYE INGHILTERRA, 1828 - Solo la matematica riesce a far battere forte il cuore di Lady Cressida. Almeno finché non conosce un affascinante pittore italiano... e le sue arti amatorie! Dal 2 gennaio


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