ALYSSA EVERETT
I silenzi del marchese
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lord of Secrets Carina Press © 2013 Alyssa Everett Traduzione di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A.. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2014 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 905 dello 09/01/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Giù nel fondo a cinque tese sta tuo padre e le sue ossa son corallo diventate ora perle sono gli occhi W. Shakespeare - La tempesta
Maggio 1820 «Ma questa odiosa nave non smetterà mai di ondeggiare?» chiese Mrs. Howard con il suo accento americano. «Non è possibile buttar giù nemmeno un boccone, in queste condizioni.» Per Rosalie sarebbe stato possibile eccome, ma si trattenne dal dirlo e applicò una compressa fredda sulla fronte della donna più anziana. Stava andando nell'ampia sala da pranzo quando era stata imperiosamente convocata da Mrs. Howard, così indossava ancora l'abito da sera in leggera seta rosa. «Forse, se vi sdraiaste...» Mrs. Howard le scostò bruscamente la mano. «Come odio i viaggi per mare, e questa nave è un vero orrore.» Rosalie soffocò un sospiro. Erano i tipici discorsi di 5
chi soffriva il mal di mare. Nonostante avesse avuto la sua buona dose di velieri scomodi e alloggi sovraffollati, per quel viaggio suo padre aveva avuto la fortuna di trovare un passaggio sul Capriccio di Nettuno, una delle migliori navi postali, che imbarcava anche passeggeri disposti a pagare la considerevole somma di centoquaranta dollari americani per una traversata confortevole. La nave disponeva di dodici cabine per i passeggeri, sei da ciascun lato del veliero, ciascuna fornita di un piccolo cassettone, specchio da toletta e comoda. Era una sistemazione gradevole e Rosalie temeva che l'avrebbe in futuro resa molto meno disponibile ad accettare i piccoli, lenti brigantini a cui si era ormai abituata. «Una volta che il mare si sarà calmato vi sentirete meglio» disse, rivolgendo a Mrs. Howard un sorriso comprensivo. «Persino mio padre non si è presentato a cena stasera, e lui non soffre quasi mai il mal de mer.» Mrs. Howard chiuse gli occhi. «Caro Lord Whitwell. È stato buono a fare a meno di voi per me.» Aprì un occhio, guardò Rosalie e aggiunse: «Ma che ne è stato del vostro giovane cugino? Spero non sia in collera con me per avervi sequestrata proprio all'ora di cena». «Oh, dubito che Charles sentirà la mia mancanza. È così eccitato all'idea di arruolarsi nell'esercito che la mia compagnia non regge il confronto con quella di un ufficiale.» Mrs. Howard le diede un colpetto sulla mano. «Che cara ragazza siete! Ma per quel che riguarda il colonnello... ebbene, spero che non gli permetterete di influenzare troppo Mr. Templeton. Voi e la vostra famiglia siete i soli passeggeri di un certo livello in questo terribile viaggio. Il resto della compagnia non è alla nostra altezza... mercanti ed ex militari, sapete, e meno si dice su quel tipo di persone, meglio è.» «Ma c'è Lord Deal...» 6
Mrs. Howard si tolse il panno freddo dalla fronte per guardare Rosalie come se avesse perduto il senno. «Lord Deal? Ma quello è il peggiore di tutti! Non ho mai incontrato una creatura tanto rude. E non ditemi che non siete d'accordo, Miss Whitwell, perché sono sicura che non vi abbia mai rivolto nemmeno una parola civile, per quanto graziosa siate.» «Tuttavia non mi ha neanche detto nulla di incivile.» In fondo era la verità, visto che il gentiluomo non le aveva mai rivolto neppure uno sguardo. Il Marchese di Deal viveva in un mondo rarefatto, ben al di sopra della portata di Rosalie. Suo padre infatti poteva anche essere un barone, ma tutto quel costante viaggiare aveva lasciato il segno su entrambi, cancellando qualunque patina mondana e sofisticata avessero un tempo avuto lei e il genitore. Ora erano più abituati a mangiare in compagnia di cammellieri e guide indigene che a intrattenersi con l'haut monde. «Non credete che il povero Lord Deal possa sentirsi fuori posto qui? Nessuno gli rivolge la parola, eccetto il capitano.» «Ah, non mi meraviglia di certo! Avete visto come si tiene in disparte. Quell'uomo si considera troppo in alto per noi.» «In effetti è molto silenzioso.» Silenzioso e dall'eleganza così austera da sembrare uscito da un dipinto fiammingo di un altro secolo. «A volte mi chiedo se non abbia patito una terribile perdita nella vita...» Mrs. Howard sbuffò. «Suvvia, Miss Whitwell... non so davvero da dove vi vengano certe idee tanto sentimentali.» Rosalie si rese conto di avere espresso a voce alta il suo ultimo pensiero e arrossì. «Dunque non pensate che sia infelice? Perché io a volte mi sorprendo a fissarlo e a domandarmi come possa sopportare di essere tanto solo.» Oh, cielo! Doveva smettere di parlare, perché anche quell'osservazione era bizzarra come la precedente. 7
Quando aveva fatto un commento simile con suo cugino Charlie, lui aveva riso. Ah, è per questo che lo fissi? E io che pensavo che fosse per le sue spalle larghe e gli occhi scuri!, le aveva risposto. Mrs. Howard sollevò il naso con aria di disapprovazione. «Lord Deal è un blocco di ghiaccio, mia cara, pretenzioso e poco educato. Del resto lo sono molti inglesi... presenti esclusi, naturalmente. Se non altro voi e vostro padre conoscete il vero significato della parola civiltà.» Rosalie si alzò dal basso sgabello situato accanto al letto. «A proposito di mio padre, devo andare a vedere come sta.» Mrs. Howard la fermò, prendendola per un gomito. «Oh, no! Non potete andarvene così presto! Vostro padre probabilmente riposa e gli altri passeggeri staranno ancora cenando. Vi prego, restate ancora un poco. Speravo di parlare con voi della mia digestione.» Rosalie ritornò docilmente a sedersi. I problemi di salute di Mrs. Howard erano il terzo argomento di conversazione preferito dalla gentildonna, appena dietro la sgradevolezza degli altri passeggeri e i difetti delle sue nuore, rimaste a casa. Per fortuna, quando Mrs. Howard si faceva prendere dall'ansia per i suoi malanni, aveva soltanto bisogno di un orecchio comprensivo che la ascoltasse, e in qualunque terra avesse visitato, dal Bengala al Québec, Rosalie aveva capito che i guaritori migliori erano anche gli ascoltatori migliori. «Siete sicura che non si tratti soltanto di mal di mare?» «Ah, no, è un malanno del tutto differente. Vedete, io soffro di terribili attacchi biliari. Ne ho avuto uno proprio la notte scorsa. Cominciano con un dolore al fegato e finiscono con nausea e depressione.» La donna lasciò ricadere la testa sul cuscino. «Sono stata visitata praticamente da ogni medico di New York, ma nessuno ha considerato il mio malessere con la serietà 8
che merita. I dottori possono essere creature così insensibili...» «Il fisico di mio padre soffre se mangia cibi troppo pesanti. Avete provato a prendere dell'aceto di mele? A papà fa bene. Ne beve un bicchiere al giorno, mescolato con un po' d'acqua e miele.» Il volto rosa di Mrs. Howard si increspò in un sorriso. «Ecco, ero sicura che avreste trovato un rimedio. Siete così intelligente per certe cose. Avete un vero dono per guarire le persone, Miss Whitwell.» Rosalie non aveva niente del genere, ma per suo padre aveva fatto una quantità di domande ai farmacisti delle navi su cui aveva navigato, e alla fine aveva trovato quella strana medicina. Negli ultimi nove anni aveva viaggiato quasi ininterrottamente e ricordava ancora le lezioni che aveva imparato durante la prima traversata verso l'India, con suo padre. Prima di tutto aveva capito che il Madera peggiorava la gotta del genitore. In secondo luogo aveva realizzato che più si occupava di lui e lo faceva stare comodo, meno lui parlava di rimandarla al collegio di Miss Stark per fanciulle di buona famiglia, una volta tornati in Inghilterra. E la terza lezione era che, visto che non si era ancora abituata al movimento della nave, occuparsi del padre la distraeva dal continuo rollio e beccheggio del veliero, facendola dunque stare meglio. Mrs. Howard rivolse a Rosalie uno sguardo implorante. «Poiché siete tanto versata per queste cose, cara, suppongo non vi dispiaccia portarmi un bicchiere di aceto di mele al mattino, non è vero? Una persona giovane come voi, con così tanta energia... sono sicura che accogliete con entusiasmo ogni pretesto che vi tenga occupata in un viaggio come questo.» «Sì, certo.» Qualcuno bussò alla porta della cabina. «Avanti!» gridò Mrs. Howard, con la sua potente voce da contralto. 9
La porta si aprì un poco e la testa bionda di Charlie fece capolino. «Sei ancora qui, Rosie?» Rosalie si alzò. «La cena è già finita? Sì, sono ancora qui.» Il consueto sorriso amabile curvò le labbra di Charlie. «Ormai avrai stancato la povera Mrs. Howard. È meglio che la saluti.» «Oh, ma lei non mi stanca affatto, Mr. Templeton» replicò Mrs. Howard. «Sono sicura che potete lasciarmela qui ancora qualche minuto.» «Suvvia, signora, adesso dovete davvero riposare.» Charlie inchiodò Rosalie con un'occhiata. «Vieni, non hai mai detto che avresti saltato del tutto la cena.» «Perché non lo sapevo.» Prendendo la borsetta, Rosalie lanciò un'occhiata a Mrs. Howard. «Non vi dispiace, vero, signora?» «Dispiacermi? Certo che mi dispiace. Sapete bene quanto gradisca la vostra compagnia, ma correte pure via. Se non altro questa nave infernale ondeggia di meno e la testa non mi duole come prima. Soltanto, non dimenticatevi di domani mattina.» «Non lo farò.» E, con un cenno di saluto, Rosalie uscì raggiungendo il cugino. Charlie chiuse la porta della cabina di Mrs. Howard alle loro spalle. «E allora, che cosa voleva quel fungo questa volta?» «Charlie! Non devi chiamarla fungo! Mrs. Howard è stata molto gentile con me.» Lui la precedette lungo lo stretto corridoio fino alle due cabine comunicanti che Rosalie divideva con il padre. «Credo se mai che sia il contrario, cioè che sia stata tu a essere anche troppo gentile con lei. Questa è la terza volta che ti chiede di servirla di tutto punto e di assisterla in uno dei suoi malanni immaginari.» «Non sono immaginari, e poi a me piace prendermi cura delle persone.» Quell'ultima parte, almeno, non era una bugia. Se suo padre non avesse avuto bisogno 10
di lei, Rosalie avrebbe finito con il passare gli ultimi nove anni della sua vita come aveva passato i due prima di quelli, cioè sola e dimenticata nel collegio di Miss Stark, nello Yorkshire, dove le stanze in inverno diventavano gelide e l'acqua ghiacciava nei catini. E, prima di allora, che ne sarebbe stato di lei se fosse stata troppo giovane per potersi occupare della madre l'ultimo anno della sua vita? Di certo non avrebbe avuto tutti i ricordi che aveva ora. Inoltre, se ci si prende cura delle persone, loro tendono a volerci con sé. Se invece ci si lamenta..., rifletté Rosalie, ebbene, conosceva ormai abbastanza il mondo per sapere che c'erano molti altri posti tristi e solitari come il collegio di Miss Stark. Charlie si fermò con lei davanti alla porta della sua cabina. «Sei sempre stata brava in questo. Sei brava in tutto, ma non puoi lasciare che la gente si approfitti di te. Un giorno dovrai imparare a difenderti da sola.» «Ma a me piace...» «Lo so, lo so. Ti piace occuparti del prossimo. Suppongo che stanotte sarai addirittura ubriaca di gioia ad andare a letto affamata perché hai saltato la cena.» Il giovane scosse il capo con aria rassegnata. «La cosa diabolica è che queste tue tendenze altruiste stanno incominciando a contagiarmi, tanto che stasera ho compiuto un gesto misericordioso.» C'era dell'ironia nella voce di Charlie e Rosalie lo scrutò in volto. «Perché? Che cosa hai combinato?» Lui le scoccò uno dei suoi pronti sorrisi. «Ho invitato quel Deal a unirsi a noi.» «Oh, Charlie! Lo hai fatto davvero?» Rosalie provò una fitta di delusione nel sapere che si era perduta l'occasione di conoscere meglio il marchese. «Sì, gliel'ho chiesto senza troppi preamboli. E sai che cosa ha risposto lui?» «"Ne sarei felice, grazie"?» suggerì Rosalie con un tono di voce speranzoso. 11
Charlie rise. «Niente affatto. Ha detto: "Grazie, ma preferisco non disturbare", e mi ha rivolto un'occhiata talmente gelida e dura che mi ha trapassato il cranio. Insomma, mi ha fatto capire chiaramente che desiderava restare solo. È andata proprio come ti ho detto, Rosie. Quell'uomo detesta che gli si rivolga la parola.» Lei abbassò le spalle, contrariata. «Lo pensa anche Mrs. Howard. Dice che il marchese è troppo cosciente del proprio rango per abbassarsi a cenare con dei comuni mortali.» «Per quanto detesti concordare con quel fungo, per una volta ha ragione. Alcune persone sono semplicemente asociali, Rosie. In ogni caso, se la cosa ti può consolare, non ignora soltanto noi. Persino da White's se ne sta per conto suo.» «Ma perché è così altero?» Corrugando la fronte, Rosalie frugò nella borsetta alla ricerca della chiave della cabina. «In fondo siamo tutti sulla stessa barca... letteralmente, direi. Che altro c'è da fare durante una traversata oceanica, se non socializzare con gli altri passeggeri?» Charlie scrollò le spalle. «Non mi preoccuperei tanto per lui. Sono certo che non ci abbia degnato di nemmeno uno dei suoi pensieri.» Rosalie sospirò. «No, suppongo di no.» Trovata la chiave, aprì la porta della cabina. «Buonanotte, Charlie caro.» «Anche a te e di' allo zio che spero si senta meglio. Immagino che siamo fortunati ad avere ormai superato il tempo del mal di mare, non credi?» Lei annuì e gli diede un veloce bacio sulla guancia. Sì, era davvero fortunata. Per quello e per avere fatto così tante traversate per mare da chinarsi istintivamente quando varcava una soglia, e da tenersi sempre con una mano mentre si spostava. Ormai quasi non faceva più caso al rumore costante delle onde che sbattevano 12
contro lo scafo o al cigolare del legno, ed erano passati anni dall'ultima volta che era caduta dal suo lettuccio, di notte. Forse un giorno sarebbe stata persino tanto fortunata da non dover trascorrere la maggior parte della vita sul mare. Charlie proseguì verso la sua cabina e Rosalie entrò nella propria. La porta di comunicazione con l'alloggio di suo padre era ancora socchiusa, come lei l'aveva lasciata prima di andare a cena. Mentre si toglieva gli orecchini di mosaico che aveva acquistato a Roma, chiese, attraverso la porta aperta: «Papà? Come vi sentite? Ho tenuto compagnia alla povera Mrs. Howard. Anche lei soffre il mal di mare, però ora sembra stare molto meglio». Non ci fu nessuna risposta, così Rosalie lasciò cadere gli orecchini sul cassettone e andò alla porta. «Papà? Siete sveglio?» Di nuovo nessuna risposta, allora entrò, per controllare il genitore un'ultima volta prima di prepararsi per la notte. Lui era sdraiato sulla sua cuccetta, ancora del tutto vestito, ma con gli occhi chiusi. Rosalie si chiese se dovesse svegliarlo perché potesse mettersi la camicia da notte e gli posò una mano sulla fronte per sentire se avesse la febbre. Un istante dopo schizzò fuori dal piccolo alloggio in preda al panico puro. Piombando nel corridoio, cominciò a battere colpi sulla porta della prima cabina che vide, quella di fronte. «Oh, mio Dio! Aiuto!» gridò, picchiando contro il pannello di legno verniciato. «Vi prego, ho bisogno di aiuto!» Stava ancora battendo sulla porta quando questa, pochi secondi dopo, si aprì. Rosalie ebbe un istante per notare il volto pallido e attonito del Marchese di Deal prima che lui la prendesse con forza per i polsi. «Miss Whitwell» disse con voce autoritaria, «che cosa sta accadendo?» 13
Rosalie restò stupita nel sentire che il marchese la chiamava per nome. «È... oh, Dio, mio... mio padre...» balbettò, quindi si voltò verso la cuccetta del genitore. Il marchese, ancora in abito da sera, la lasciò ed entrò nella cabina di Lord Whitwell senza dire una parola. Lei lo seguì, poi guardò l'alta figura chinarsi sul corpo di suo padre e si portò una mano tremante alla gola. «È...?» Lord Deal si voltò a guardarla da sopra una spalla, un'espressione di compassione negli occhi scuri. «C'è un giovane gentiluomo che viaggia con voi, vero?» Rosalie annuì. «Mio cugino, Charlie Templeton.» «Dovreste andare da lui. Penso io al resto qui.» «Mio padre non è morto.» Perché aveva detto una frase simile? In fondo al cuore, sapeva invece che era così. La fronte del padre era stata fredda come la pietra sotto le sue dita. Lord Deal si raddrizzò e venne verso di lei. «Siete molto scossa. Dovreste stare con la vostra famiglia.» Rosalie in effetti tremava. «Ma voi dovete aiutare mio padre.» «Manderò a chiamare il capitano.» «Lui non è morto.» Rosalie si sentì cedere le ginocchia e allungò le mani alla cieca dietro di sé in cerca di un sostegno. Una mano forte la prese per un braccio. «Attenta, Miss Whitwell.» Poi, con gentilezza, il marchese la guidò attraverso la porta di comunicazione nella sua cabina e la fece sedere sulla cuccetta. «Vado a chiamare vostro cugino.» «No, non andate!» gridò Rosalie, terrorizzata. «Tornerò subito, lo prometto.» Lei lo afferrò per la manica. «No, vi prego. Mio padre non può essere morto! Cosa accadrebbe se fosse davvero così? Non...» Un singhiozzo le spezzò la voce. «Non seppelliscono le persone in mare, no?» 14
«Lasciate che vada a chiamare vostro cugino.» Ormai terrorizzata, Rosalie pareva incapace di lasciare Lord Deal. Ancora aggrappata alla sua manica con una mano, scoppiò in violenti singhiozzi. «Miss Whitwell...» Pur attraverso la nebbia del pianto, Rosalie notò che l'espressione di Lord Deal sembrava così costernata che, nonostante il dolore, la giovane non poté fare a meno di dispiacersi per lui. Quell'uomo era praticamente uno sconosciuto, eppure lei gli afferrava il braccio in una stretta mortale, scossa da singhiozzi sempre più violenti. Lui s'inginocchiò per poterla guardare negli occhi, poi si sporse in avanti e, chissà come, Rosalie si ritrovò con il volto premuto contro la sua giacca, le sue braccia che la circondavano. «Ssh... Andrà tutto bene.» La voce del marchese era calma e comprensiva, tanto che quasi lei gli credette. «Supererete questa prova, ve lo prometto.» Le sue rassicurazioni la fecero soltanto singhiozzare più forte. «È un duro colpo, lo so, ma non siete sola.» «Cosa sta succedendo qui?» domandò Charlie dalla porta. «Santo cielo, Deal, che diamine le avete fatto?» Immediatamente le forti braccia e la spalla calda si ritrassero. «Io non...» In due passi Charlie si avvicinò a Rosalie e la scrutò in volto. «Che cosa è accaduto, Rosie? Quest'uomo ha cercato di farti del male?» «Vostra cugina aveva bisogno di aiuto» affermò il marchese alle sue spalle. «Si tratta di Lord Whitwell...» Rosalie sollevò una mano tremante e indicò la cabina del padre. Presto furono le braccia e la spalla di Charlie a offrirle conforto, mentre di nuovo lei scoppiava in singhiozzi disperati. Immaginò che Lord Deal fosse tornato nella propria cabina, senza dubbio sollevato di 15
potersi finalmente sottrarre alla scenata che lei stava facendo, poiché cominciava a capire che il padre se ne era davvero andato e che nulla nella sua vita sarebbe più stato come prima. «Sarei dovuta restare con lui. Sapevo che non stava bene, eppure l'ho lasciato solo. Se soltanto non mi fossi trattenuta tanto nella cabina di Mrs. Howard! Forse, se fossi stata qui...» Charlie scosse la testa. «Non c'è nulla che avresti potuto fare. Deve averlo tradito il cuore. In ogni caso, pare che se ne sia andato serenamente, se questa può essere una consolazione.» Oh, Dio. Ecco cosa succedeva quando lei non si prendeva cura delle persone! «Avrei dovuto essere con lui! Era tutto ciò che mi restava al mondo.» «Hai me.» «Ma tu stai per arruolarti nell'esercito.» Charlie le rivolse uno sguardo ferito. «E pensi che questo significhi che ti abbandonerò a quel dissoluto di tuo zio Roger?» «Forse Miss Whitwell si sentirebbe meglio in un altro luogo» dichiarò dalla porta della cabina la voce bassa e colta di Lord Deal. Rosalie sollevò lo sguardo. Il marchese era in compagnia del capitano della nave e del suo ufficiale in seconda. Sembrava autorevole e calmo. Dunque, dopotutto, non se ne era lavato le mani. «Sì, certo» rispose Charlie. «Non puoi restare qui, Rosie, non dopo... insomma, non da sola. Ti trasferirai nella mia cabina e io prenderò la tua.» Poi aggrottò le sopracciglia e aggiunse: «Oh, ma ora hai bisogno di uno chaperon. Scambierei il mio alloggio con quello di Mrs. Howard, ma ho una cabina singola e anche lei». Lord Deal, che stava parlando con il capitano e con l'ufficiale in seconda, nel sentire quelle parole guardò verso di loro. «Credo che la mia sia la sola cabina 16
doppia. La scambierò io con Miss Whitwell.» Rosalie sbatté le palpebre per allontanare le lacrime. «Oh, non potete dire sul serio. Sarebbe un disturbo troppo grande.» «Non vi avrei mai fatto questa offerta se non l'avessi intesa seriamente.» Lei trasse un profondo respiro. Doveva delle scuse a quel gentiluomo. «Mi dispiace di avervi disturbato. Sarei dovuta andare da mio cugino. So bene che non avete alcun dovere nei miei confronti.» Lo sguardo di Lord Deal guizzò verso la giovanile figura di Charlie, come a voler valutare la sua maturità e concludere poi che non era sufficiente. «Non occorre che vi scusiate. Eravate sconvolta e la mia è stata la prima porta che avete visto. Non ci si può certo aspettare di essere cerimoniosi in frangenti simili.» Il capitano e il suo ufficiale intanto erano scomparsi nella cabina del defunto. Con mani tremanti, Rosalie si asciugò le lacrime dal viso. «Che ne sarà di mio padre ora?» «L'equipaggio lo porterà sul ponte e, se voi non avete obiezioni, domani mattina il capitano Raney celebrerà il servizio funebre.» «Intendono seppellirlo in mare, dunque?» «Temo che non abbiano scelta» rispose con gentilezza Lord Deal. «Siamo ancora distanti due settimane di navigazione dal porto di arrivo.» Allora era vero. Suo padre se ne era andato. Persino in quel momento, la forza dell'abitudine le faceva venire voglia di tutti i piccoli gesti che di solito compiva per lui: versargli il Madera, trascinare lo sgabello fino alla sua sedia, ridere dei suoi commenti ironici sulla giornata, dargli un bacio sulla guancia e augurargli affettuosamente la buonanotte. Invece non avrebbe più fatto nulla del genere. Di nuovo sull'orlo del pianto, Rosalie si controllò con uno sforzo e sollevò il mento. «Credete che potrei 17
avere un ultimo momento da sola con mio padre, per dirgli addio?» «Lo chiederò al capitano Raney.» Poi, con sua grande sorpresa, il marchese aggiunse: «E se posso permettermi, Miss Whitwell, ammiro la vostra forza». Dato che nemmeno mezz'ora prima gli aveva singhiozzato sulla spalla, aggrappandosi alla sua manica come se non volesse mai più lasciarla andare, Rosalie si domandò se quel commento fosse stato sarcastico. Invece no. Lui sembrava molto serio. I suoi lineamenti scolpiti apparivano del tutto sinceri. Rosalie raddrizzò le spalle, cercando di mostrare almeno un po' della forza di cui Lord Deal le aveva dato credito. «Vi ringrazio. Per... per tutto.» A dispetto dell'espressione comprensiva dei suoi occhi, i modi del marchese divennero bruscamente più distanti. «Vi prego, non mi ringraziate» replicò, dandole le spalle. «Non avrei potuto fare altrimenti, date le circostanze.» Tutto l'equipaggio era riunito sul ponte e, le teste chine, ascoltava il capitano Raney leggere il servizio funebre sul suo consunto libro di preghiere. In genere non ci si aspettava che le signore assistessero – il dolore poteva essere un peso intollerabile – ma in qualche modo David sapeva che Miss Whitwell avrebbe insistito per esserci. A parte la fanciulla e suo cugino, lui era l'unico passeggero presente alla funzione, che veniva celebrata la mattina molto presto. Non che David facesse una colpa a chi se ne era rimasto a dormire nella propria cuccetta. Lui aveva deciso di intervenire soltanto perché... ebbene, non lo sapeva il perché. Forse perché gli sembrava inopportuno trasferirsi nella cabina di un defunto senza nemmeno rendergli l'estremo saluto. Anche se l'equipaggio aveva fermato la nave per la durata del servizio, subito dopo la vita sul Capriccio 18
di Nettuno tornò rapidamente alla normalità. Il capitano Raney disse poche parole a Miss Whitwell, dopodiché si sistemò di nuovo sul cassero di poppa. I marinai si sparpagliarono per manovrare le cime, la prua girò, le vele si gonfiarono di nuovo e un mozzo alzò la bandiera, fino ad allora a mezz'asta. Presto David e Miss Whitwell furono gli unici passeggeri rimasti sul ponte. L'esile fanciulla vestita di nero indugiò presso il parapetto, dandogli le spalle e fissando l'orizzonte. Lui sapeva che era meglio non rivolgerle la parola. Per quasi tutto il viaggio l'aveva osservata, rimpiangendo di non essere il tipo d'uomo capace di facili, innocui corteggiamenti, e fino a quel momento era riuscito a resistere all'impulso di attaccare discorso con lei. Era meglio così, se ne rendeva conto, anche se Miss Whitwell aveva davvero un'aria derelitta, lì tutta sola, il vento salato che le tendeva il mantello. David non le avrebbe di certo parlato se non lo avesse fatto per prima lei. «Mi chiedo cosa facciano le donne in India» disse con la sua voce dolce e chiara, «quando i loro uomini muoiono in mare.» Parlava con se stessa, apparentemente ignara della sua presenza, ma David le rispose ugualmente. «Che cosa intendete dire?» Lei sussultò e si girò a guardarlo. «Lord Deal.» Incontrando il suo sguardo, raddrizzò la schiena. «Credevo che foste sceso sottocoperta, con mio cugino.» Era un buon tentativo di fare la stoica, ma le mancava la materia prima per portarlo avanti. I suoi grandi occhi castani erano orlati di rosso, la carnagione di porcellana, i lucenti riccioli neri e i lineamenti delicati le davano un'aria fragile e abbandonata. Inoltre, David non poteva certo dimenticare come aveva pianto sulla sua spalla, la notte precedente. Lui non aveva mai nemmeno danzato con una si19
gnorina di buona famiglia dai tempi dell'adolescenza, e tenere Miss Whitwell fra le braccia aveva disturbato la sua pace mentale come del resto aveva sempre temuto che avrebbe fatto un abbraccio. «Come ho detto a Mr. Templeton, non c'è nessuna urgenza di liberare la cabina di vostro padre dei suoi effetti personali» disse, facendo un passo verso di lei. «Perdonatemi se mi intrometto, ma che cosa intendevate un momento fa, quando avete parlato delle donne in India?» «Niente.» Lei abbassò lo sguardo sulle proprie mani inguantate con un gesto imbarazzato. «Pensavo soltanto a quando avevo dodici anni e io e mio padre ci imbattemmo in una specie di sommossa lungo una strada in Bengala, nell'India occidentale. Un uomo era morto e tutto il villaggio partecipava al suo funerale. Non era però il servizio funebre a causare la confusione, quanto la vedova che si preparava a salire sulla pira con il cadavere del marito.» «È un'usanza per fortuna rara. Credo che la chiamino sati.» «Sì.» Rosalie annuì, sorpresa che lui ne avesse sentito parlare. «E io mi chiedevo se, in un caso come quello di mio padre...» La sua voce si spense e lei scrollò le spalle. «Era soltanto un pensiero ozioso, causato dai troppi ricordi e dal troppo poco sonno. Non stavo davvero pensando di gettarmi in mare.» David avrebbe dovuto ringraziarla per la risposta e allontanarsi. L'istinto gli diceva che era la cosa più giusta. Invece, contro ogni buonsenso, si affiancò a lei, al parapetto. «Non conoscevo molto vostro padre, ma ho sempre sentito parlare bene di lui.» Lei gli rivolse uno sguardo riconoscente. «Grazie.» «Ero presente alla Camera dei Lord quando parlò delle leggi sul grano e mi era sembrato un uomo molto saggio.» «Rammentate il suo discorso? Ma è stato almeno 20
due anni fa! Ne sono certa perché capitava di rado che trascorressimo più di due settimane di seguito in Inghilterra.» «Lo ricordo bene. Vostro padre strappò anche qualche risata dai banchi, cosa per niente facile, dato l'argomento di cui si discuteva.» Un sorriso malinconico le curvò le labbra. «Oh, mio padre aveva un fantastico senso dell'umorismo. O forse dovrei dire che aveva un irrefrenabile senso dell'umorismo, visto che spesso esasperava la sua famiglia e gli amici.» «Gli piacevano le burle?» Il sorriso sul volto di Miss Whitwell si fece più sicuro, più luminoso, due fossette le comparvero sulle guance. «No, ma adorava i giochi di parole, specie quelli più perfidi, e non mancava mai di tirarne fuori uno ogni volta che ne aveva l'opportunità. Il suo preferito era un colmo... Sapete qual è il colmo per un sordo?» David sollevò un sopracciglio con aria interrogativa. «Quale?» Lei lo sbirciò di sotto le scure ciglia abbassate, una luce maliziosa negli occhi. «Non sentire ragioni.» «Oh, santo cielo.» David fece una smorfia. «Non avrei dovuto chiedervelo.» Lei rise. David l'aveva già sentita ridere, in sala da pranzo, ma questa volta... questa volta quel suono argentino gli provocò un brivido lungo la schiena: era come ascoltare le limpide note del canto di un tordo in una quieta mattina d'estate. Sul suo volto dovette comparire un'espressione sbigottita, perché lei tornò subito seria. «Oh. Ora mi crederete una creatura senza cuore, poiché rido in un momento come questo. È solo che...» «È solo che è bello parlare di qualcuno che avete amato e ricordare i momenti felici vissuti con lui? No, non vi credo per nulla senza cuore, Miss Whitwell.» 21
«È un gioco di parole terribile, me ne rendo conto, ma era quello che adorava mio padre. Era un tale fanciullo.» Il sorriso tornò a curvarle le labbra, questa volta affettuoso e nostalgico. «Credo fosse per questo che gli piaceva tanto girare il mondo. Ogni viaggio era una nuova avventura.» Nonostante sapesse che avrebbe dovuto presentarle le proprie condoglianze e andarsene, David non riusciva a staccarsi da lei e si avvicinò di più al parapetto, appoggiandosi su un gomito. «Dunque voi e vostro padre viaggiavate spesso insieme?» «Oh, sì. E mio cugino si univa a noi ogni volta che glielo permettevano i suoi studi, anche se purtroppo non accadeva spesso. Mio padre era deciso a vedere quanto più poteva del mondo. Io non sono stata soltanto in India, ma anche in Egitto e nel levante, su e giù per quasi tutto il Continente, e spingendomi a ovest fino al Canada e alle Indie Occidentali. L'anno scorso abbiamo aggiunto alla lista l'Italia e quest'anno l'America.» David rifletté. Quanti anni poteva avere Miss Whitwell? Diciotto? Venti? Doveva aver trascorso quasi tutta la vita spostandosi da un posto all'altro. «Sono colpito. Per quel che mi riguarda, io trovo i viaggi stancanti.» «Oh, anch'io.» Lui inarcò le sopracciglia, sorpreso. «Credevo...» «Mio padre adorava viaggiare. Io adoravo mio padre» gli spiegò Miss Whitwell. «Non che mi lamenti» si affrettò ad aggiungere. «È vero che mi sarebbe piaciuto molto restare a casa abbastanza a lungo da potermi fare delle amiche della mia età, tuttavia gli sono riconoscente per le esperienze che abbiamo condiviso. Ho visto così tanto. E forse anche a voi viaggiare piacerebbe di più, se aveste un compagno di avventura.» Sì, forse gli sarebbe piaciuto, pensò sarcasticamente David... come gli sarebbe piaciuto avere una colica re22
nale. In ogni caso quella veemente difesa della vita con il padre lo indusse a domandarsi quale futuro poteva aspettarsi ora Miss Whitwell, vista l'improvvisa scomparsa del genitore. Oh, non erano certo affari suoi, ma dopotutto lei era venuta nella sua cabina la notte precedente e lo aveva trascinato nella sua tragedia familiare. «Perdonate se chiedo, ma che ne sarà ora del titolo e delle proprietà di vostro padre?» «Vorrei poter dire che passerà tutto a mio cugino Charlie, ma purtroppo lui non è un Whitwell, e così ogni cosa andrà a mio zio Roger.» Quella scelta di parole colpì David. «Non intendete davvero tutto, spero? Di certo vostro padre avrà pensato al vostro futuro.» Di nuovo lei si guardò le mani. «Ho una piccola rendita, ma la maggior parte della fortuna di mio padre era vincolata. Comunque, sono sicura che mio zio sarà felice di prendermi con sé.» E sollevò lo sguardo con quello che nelle sue intenzioni doveva essere un atteggiamento fiducioso, ma che invece fu un'espressione contratta. «Mi pare di ricordare che vostro cugino avesse sollevato delle obiezioni a questa prospettiva.» «Lo avete sentito chiamare zio Roger un dissoluto, non è così? Avete orecchie acute, milord.» David aveva immaginato di avere qualche diritto di informarsi sulla sua situazione. Ebbene, evidentemente si sbagliava, visto che lei vedeva la sua preoccupazione come un'indiscreta intromissione. Così, irrigidendosi, rispose: «Non volevo certo origliare, ma non ho potuto fare a meno di sentire». «Oh, non intendevo questo! Vi stavo soltanto canzonando un po', milord, come fanno gli amici... ma è stato sciocco da parte mia, non è così?» Lo sguardo rivolto all'acqua, David fece un impercettibile cenno d'assenso, sentendosi inspiegabilmente deluso. «Come voi stessa avete detto, noi non siamo 23
amici e perciò gli affari della vostra famiglia non mi riguardano.» La fronte di Rosalie s'increspò. Era costernata. «No, non era quello che intendevo dire. Non lo era affatto. Intendevo soltanto che non mi sembrate quel tipo di uomo a cui piace essere canzonato.» Si morse le labbra. «E ora vi ho offeso, quando era l'ultima cosa che avrei voluto fare. Vi sono molto riconoscente per essere intervenuto al servizio funebre di mio padre.» D'impulso allungò una mano verso il suo braccio, appoggiato al parapetto, e la posò sulla sua. Entrambi indossavano guanti, semplici guanti neri, come si addiceva a un funerale. Inoltre David aveva appena assistito al più drammatico degli spettacoli, l'estremo saluto ai resti di un uomo, e quel gesto tanto ingenuo non avrebbe dovuto provocargli un'attrazione così violenta, un brivido di pura consapevolezza sensuale. Non riuscì a evitare di sussultare e subito ritrasse la mano. A quella reazione, Miss Whitwell si lanciò in un nervoso balbettio. «Mi dispiace, io... io temo che mio cugino abbia ragione. Mio zio Roger è dissoluto. È sempre stato la pecora nera della famiglia.» Poi si affrettò a tornare all'originaria, indiscreta domanda di David. «Ma Charlie non può prendermi con sé. Non siamo parenti tanto stretti da poter vivere insieme senza il vincolo del matrimonio... e d'altronde sposare lui sarebbe come sposare mio fratello. Inoltre Charlie è fidanzato con una fanciulla dello Shropshire. Stanno soltanto aspettando che lei raggiunga l'età in cui si potrà sposare senza il consenso del padre.» Signore, ma perché si era ritratto così? Lei ora si sarebbe certo chiesta che cosa c'era che non andava in lui, forse avrebbe persino sospettato la direzione che avevano preso i suoi pensieri. Non aveva nulla da temere da Miss Whitwell e sperava che lei non avesse nulla da temere da lui. In ogni caso era evidente che la 24
sua reazione l'aveva turbata. Lui però non aveva certo voluto intromettersi nella sua vita familiare. Desiderava semplicemente assicurarsi che Miss Whitwell avesse un futuro sereno. Il guanto gli pizzicava, là dove lei lo aveva toccato, ma David ignorò quella sensazione per riflettere sul fiume di parole che le era uscito dalle labbra. «Non avete altri parenti in Inghilterra? Nessuna sorella sposata o magari una nonna vedova? Nessuna zia zitella e con pochi mezzi che sarebbe felice di accogliere una signorina senza denaro?» domandò. Miss Whitwell scosse la testa. «C'è soltanto zio Roger, da parte di mio padre, e Charlie da quella di mia madre.» Con la mano sinistra David si massaggiò il punto della destra dove ancora sentiva il tocco leggero delle sue dita. Era passato meno di un giorno dalla prima volta che aveva parlato con Miss Whitwell. Perché allora lo turbava tanto ascoltare la difficoltà della sua situazione? «Mmh...» Coraggiosamente, lei riuscì a sorridere. «Vi prego, non preoccupatevi per me. In questo momento sapere dove vivrò è l'ultimo dei miei problemi. Voi non avete idea di cosa significhi perdere un padre.» David continuava a cercare di formulare delle giustificazioni per il proprio comportamento, il suo cervello si sforzava di trovare una spiegazione plausibile al perché un uomo adulto dovesse ritrarsi al tocco di una fanciulla, ma ascoltando le parole di Miss Whitwell la scusa che aveva quasi raggiunto scivolò irrimediabilmente lontano. Forse il suo volto tradì il cambio di direzione dei suoi pensieri, perché lei disse: «Che sciocca insensibile sono! Voi siete il Marchese di Deal e non avreste mai potuto portare questo titolo senza avere perduto vostro padre». «Sì, quando non avevo nemmeno dieci anni.» 25
Il vento del mare le sbatté un ricciolo scuro sulla gota. «Mi dispiace molto. E lui quanti anni aveva?» «Trentatré.» «Oh, così giovane! E come è accaduto?» David le rivolse un lungo sguardo scrutatore. «Davvero non lo sapete?» «No. Perché dovrei?» «Si è ucciso. Si è chiuso nel suo studio e si è sparato in bocca con una pistola» rispose lui. Con che tono piatto e distaccato l'aveva detto! Come l'aveva fatto sembrare convenientemente remoto! E invece quel giorno lui era a pochi passi di distanza, giocava nel giardino, sotto la finestra aperta. Miss Whitwell impallidì. «Oh, cielo...» Ecco, ora sarebbe diventata fredda, diffidente e distante, come faceva la gente quando veniva a conoscenza dell'orribile verità. Di solito lui accettava quella reazione, la considerava persino una sorta di benedizione, ma quella volta si ritrovò a cercare una giustificazione per il padre. «All'inchiesta la giuria stabilì che non era sano di mente, e questa fu considerata una fortuna per me, perché altrimenti tutti i suoi beni sarebbero stati confiscati. A quanto dichiarò il suo valletto, mio padre si comportava in modo strano da diversi giorni.» David riuscì a sorridere. «Suppongo che questo debba essere per me un pensiero consolatorio... Del resto, nella mia famiglia c'è una vena di pazzia.» Miss Whitwell lo fissò, gli occhi grandi e increduli. «Spero che stiate scherzando.» «Sì.» E, come a volergliene dare una prova, si produsse in una breve risata. «Si deve avere senso dell'umorismo per affrontare certe cose, altrimenti si impazzisce davvero. Forse era quello il problema di mio padre: dicono che prendesse tutto troppo seriamente.» Appoggiandosi al parapetto, David guardò il mare. «Dunque eravate soltanto un bambino quando diventaste marchese.» 26
«Sì, anche se naturalmente ho avuto un tutore fino a quando non ho raggiunto la maggiore età. Mio zio.» Una smorfia gli contorse la bocca al ricordo. «Vi trattò male?» David la fissò, sorpreso. «No, per nulla. Di rado si accorgeva della mia presenza.» «Oh. È soltanto che avevate una strana espressione quando lo avete menzionato.» «Davvero? Forse pensavo a... qualcun altro.» «Qualcuno che non fu buono con voi?» «No, no.» Lui si raddrizzò. «Se mai il contrario.» «Non sono sicura di capire...» David chinò il capo e si toccò il cappello. «Vi auguro una buona giornata, Miss Whitwell. Le mie condoglianze per la vostra perdita.» Quindi, con un profondo respiro, si allontanò, prima di commettere l'errore di parlare troppo.
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La sposa segreta JOANNA FULFORD SCOZIA, 1075 - L'unione tra Isabelle e Ban deve rimanere segreta finché lei non concepirà un figlio. Ma perché questo accada, lui dovrà prima conquistare il cuore della giovane!
I silenzi del marchese ALYSSA EVERETT LONDRA, 1820 - Rosalie, convinta che la freddezza del Marchese di Deal celi un animo sensibile, accetta di sposarlo. Un terribile segreto, però, minaccia il loro amore.
Cuore mercenario ANNE HERRIES INGHILTERRA, 1509 - Reduce da un naufragio, Anne non ricorda nulla di sé. Ma la sua dolcezza suscita nel cinico Stefan sentimenti che lui credeva sepolti per sempre. E così...
Ritratto di gentildonna MARGUERITE KAYE INGHILTERRA, 1828 - Solo la matematica riesce a far battere forte il cuore di Lady Cressida. Almeno finché non conosce un affascinante pittore italiano... e le sue arti amatorie!
Nuovi scandali e vecchi sospetti MADELINE HUNTER INGHILTERRA, 1818 - Audrianna vuole scagionare il padre. Lord Summerhays invece è convinto che sia colpevole. Così, quando si incontrano, tra i due scoccano scintille...
Il conte e la rosa HELEN DICKSON INGHILTERRA, 1464 - Guy St. Edmond vuole che la bellissima Jane diventi la sua amante. Ma quando riesce ad averla, scopre che possedere il suo corpo non gli basta.
L'eredità della baronessa ANN LETHBRIDGE SCOZIA, 1819 - Lady Jenna sa che deve sposare un uomo ricco. Il giovane che ha conquistato il suo cuore, però, non lo è. Abbandonarsi all'amore è dunque impossibile... o no?
La dama spagnola JOANNA FULFORD SPAGNA - INGHILTERRA, 1816 - Harry Montague deve scoprire la verità sulla morte del fratello. Quando però conosce la bella Elena, tutto il resto sembra perdere importanza... Dall'1 febbraio
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