GRSS118 SILENZI E MISTERI

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Deanna Raybourn

Silenzi e misteri


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Silent on the Moor MIRA Books © 2009 Deanna Raybourn Traduzione: Gigliola Foglia Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2009 I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 118 dell' 11/11/2009 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Per ora c'è aspettativa nell'aria. William Shakespeare - Enrico V Londra, 1888 «Julia Grey, preferirei vederti impiccata piuttosto che guardare una delle mie sorelle correre dietro a un uomo che non vuole saperne di lei» sbraitò mio fratello Bellmont. «E, tu, Portia! Mi sorprende che tu non condanni un simile comportamento, ma addirittura lo avalli accompagnando Julia. Sei sua sorella maggiore. Dovresti esserle d'esempio.» Sospirando, fissai con nostalgia la caraffa del whisky. Portia e io avevamo capito che la convocazione nella residenza cittadina di nostro padre a Londra era un'imboscata a stento dissimulata, tuttavia nessuna delle due si aspettava che l'assalto sarebbe stato così repentino e brutale. Avevamo praticamente appena messo piede nella confortevole biblioteca di papà, quando il nostro fratello maggiore si era lanciato in quella tirata contro la nostra progettata visita nello Yorkshire. Papà, al riparo dietro la sua ampia scrivania di mogano, non disse niente, l'espressione imperscrutabile dietro gli occhiali a mezzaluna. Cogliendo la mia occhiata, Portia si alzò e versò un bicchierino di whisky per entrambe. «Bevi questo, carissima» mi sollecitò. «Bellmont è in forma smagliante, oggi. Di certo ci raglierà contro fino all'ora di cena, a meno che non gli venga prima un 5


colpo apoplettico prima» concluse allegramente. Il colorito già acceso di Bellmont si incupì in modo allarmante. «Scherza pure sull'argomento, se vuoi, ma è intollerabile che Julia accetti l'invito di Brisbane a soggiornare nella sua casa di campagna. Lui non è sposato e lei è una vedova trentenne. Perfino se ci fossi tu a fare da chaperon, Portia, devi ammettere che sarebbe una scandalosa violazione delle convenienze.» «Oh, Julia non è stata invitata» replicò Portia. «Brisbane lo ha proposto a me, e Julia si è aggregata.» Bellmont strinse i denti di scatto e prese un profondo respiro. «Se con queste parole intendevi rassicurarmi, sappi che non ci sei riuscita affatto.» Portia si strinse nelle spalle e sorseggiò il suo whisky. Bellmont si rivolse a me, ammorbidendo deliberatamente il tono. A più di quarant'anni di età ed essendo erede del titolo di conte di nostro padre, era abituato da molto tempo ad averla sempre vinta. Solo con la sua eccentrica famiglia gli capitava di non avere successo. A volte era capace di piegarci al suo volere con un astuto miscuglio di severità, lusinghe e logica, ma altrettanto spesso si trovava a parlare a uno solo dei suoi nove tra fratelli e sorelle. In quel momento tentava di appellarsi alla mia ragionevolezza. «Julia, mi rendo conto che eri terribilmente affranta quando Edward morì. Eri molto giovane per rimanere vedova, e capisco che volessi cercare l'assassino di tuo marito.» Io inarcai le sopracciglia. Non era stato così comprensivo all'epoca. Quando avevo smascherato l'assassino di mio marito in una drammatica scena durante la quale la mia dimora di città andò a fuoco e io per poco non persi la vita, aveva addirittura smesso di parlarmi per due mesi. Secondo l'opinione comune, l'omicidio è un difetto tipico della borghesia. Gli aristocratici si ritiene siano superiori a tali sgradevoli bassezze. «Mi rendo conto» proseguì Bellmont, «che il tuo rapporto con Mr. Brisbane fosse un male necessario all'epoca. Si è di6


mostrato un investigatore molto capace e, misericordiosamente, discreto. Tuttavia, la tua relazione con quell'uomo non può continuare. Non so che cosa abbia spinto papà a invitarlo a Bellmont Abbey per Natale, ma fu mal fatto, e ti ha messo in testa delle idee.» «E Dio sa che le donne non devono avere idee» mormorò Portia. Bellmont non si disturbò neppure a guardarla. Eravamo più che abituati ai taglienti a parte di Portia. Guardai impotente papà, che si limitò a stringersi nelle spalle e a versarsi un bicchiere di whisky. Se Bellmont continuava di quel passo, presto saremmo diventati una famiglia di alcolizzati. «Monty» esordii, parlando con deliberata dolcezza, «apprezzo la tua preoccupazione. Ma papà ti ha già spiegato che Brisbane era lì per condurre un'indagine. Se ne andò prima che la famiglia arrivasse per festeggiare il Natale. Tu non l'hai neppure visto. Io non l'ho mai invitato ad accompagnarmi a casa tua, né te l'ho mai imposto in qualsivoglia evento sociale, anche se non sarebbe stato interamente fuori luogo. Il suo prozio è il Duca di Aberdour, sai.» Bellmont si strofinò una mano sul viso, lisciando le increspature che segnavano la bella fronte. «Mia cara, i suoi antenati sono del tutto irrilevanti. Lui lavora. È un vagabondo per metà zingaro che si guadagna da vivere gestendo le sordide miserie altrui. Le sue imprese sono foraggio per i giornali, e noi siamo stati dati loro in pasto più che a sufficienza al presente» concluse, scoccando a papà un'occhiata che grondava amarezza. Nostro padre agitò una mano con indolenza. «Non biasimare me, ragazzo. Ho fatto del mio meglio per spazzare sotto il tappeto l'intera faccenda, e lo stesso ha fatto Brisbane.» Era vero: i giornali, grazie all'influenza di papà e alle conoscenze di Brisbane, avevano dedicato ben poca attenzione ai fatti di Bellmont Abbey, anche se alcuni particolari piuttosto disgustosi erano comunque giunti alla stampa. Bellmont roteò su se stesso per fronteggiare papà mentre 7


Portia e io ci rannicchiavamo l'una vicino all'altra sul sofà a bere il nostro whisky. «Non sono inconsapevole dei vostri sforzi, padre. Ma la stampa è sempre stata interessata ai nostri piccoli peccatucci, e a mio avviso non avete fatto abbastanza per tenerli a bada, in particolare quando siete stato così indiscreto da invitare la vostra amante alla festa di Natale insieme ai vostri figli e nipoti.» «Che colpo... davvero basso» mormorò Portia. Soffocai un risolino. Bellmont era piuttosto ingiusto nei confronti di papà, che aveva esercitato sulla stampa tutta la sua autorità. Considerando ciò che era realmente accaduto all'Abbazia, eravamo fortunati che non fosse diventato lo scandalo del secolo. «Madame de Bellefleur non è la mia amante» ribatté papà, gonfiando le guance d'indignazione. «È una mia amica, e sarò grato a tutti voi se parlerete di lei con rispetto.» «Non ha importanza che cosa è» sottolineò Bellmont acidamente. «Importa solo che cosa dicono che lei sia. Avete la minima idea di quanto possano essere dannose storie simili per me, per i miei figli? Orlando sta prendendo in considerazione l'idea di candidarsi al Parlamento quando sarà sistemato, e Virgilia deve fare il suo debutto in società questa Stagione. Le sue opportunità di contrarre un buon matrimonio potrebbero essere compromesse dalla vostra condotta, e non migliorerà certo le cose se le sue zie andranno a far visita a uno scapolo di eccepibile reputazione nello Yorkshire.» Portia si riscosse. «A mio avviso, il fatto che io viva pubblicamente con una donna dovrebbe pregiudicare molto di più le sue possibilità di sposarsi nella buona società» osservò con freddezza. Bellmont trasalì. «La tua relazione con Jane è una cosa su cui mi son messo il cuore in pace nel corso di questi ultimi dieci anni. Va a credito di Jane che viva silenziosamente e non si curi di insinuarsi in società.» Gli occhi di Portia scintillarono minacciosi, e io le posai sul 8


polso una mano ammonitrice. «Jane è l'amore della mia vita, Bellmont, non un cagnolino da addestrare.» Papà alzò una mano. «Basta. Non voglio vedervi azzuffare come cani su un osso. Credevo avessimo archiviato questo specifico argomento molto tempo fa. Bellmont, dimentichi chi sei. Ti ho permesso di maltrattare le tue sorelle e me più che a sufficienza.» Bellmont aprì la bocca per protestare, ma papà lo liquidò con un gesto della mano. «Hai cura della reputazione delle tue sorelle e questo ti fa onore, ma devo osservare che, per essere così spesso salutato come uno dei maggiori cervelli della tua generazione, sei notevolmente ottuso sulle donne. Sei sposato ormai da vent'anni, ragazzo. Non hai ancora imparato che è più facile tirare una stella giù dal cielo che piegare una donna alla tua volontà? La più malleabile di loro si metterà a scalciare come una puledra selvaggia se insisti per ridurla all'obbedienza e, nel caso ti fosse sfuggito, le tue sorelle non sono le più malleabili delle donne. No, se sono intenzionate ad andare nello Yorkshire, ci andranno.» Portia scoccò un'occhiata trionfante a Bellmont, che era impallidito vistosamente sotto la furiosa ondata di rossore che aveva imporporato la sua carnagione chiara. Presi un altro sorso di whisky e mi chiesi ancora una volta perché i miei genitori avessero trovato necessario avere così tanti figli. «Padre» cominciò Bellmont, ma papà si alzò, raddrizzandosi il panciotto color papavero e sollevando una mano. «Lo so. Sei preoccupato per i tuoi figli, come è giusto che sia, e provvederò io stesso affinché le loro opportunità non vengano danneggiate dalle azioni delle tue sorelle.» Fece una pausa, senza dubbio per ottenere un effetto drammatico, poi proseguì in tono squillante: «Julia e Portia viaggeranno sotto la protezione del loro fratello Valerius». Portia e io lo guardammo a bocca aperta, ammutolite dallo stupore. Bellmont fu più rapido a reagire. Ammansito, annuì a 9


papà. «Molto bene. Anche se Valerius è totalmente incapace di controllarle, se non altro la sua presenza offrirà un'apparenza di rispettabilità. Grazie, padre.» Si voltò per andarsene, rivolgendoci un'occhiata penetrante. «Immagino sarebbe troppo chiedere che vi comportiate come signore, ma almeno provateci» sparò come colpo d'addio. Portia stava ancora brontolando sottovoce quando il valletto chiuse la porta dietro di lui. «Onestamente, padre, non capisco perché non l'abbiate affogato da bambino. Avete altri quattro figli maschi, cos'è uno in fondo allo stagno?» Papà fece spallucce. «L'avrei affogato io stesso se avessi saputo che sarebbe venuto fuori Tory. So che vuoi presentarmi le tue rimostranze sul suggerimento di viaggiare con Valerius, ma ho bisogno di parlare con tua sorella. Lasciaci chiacchierare un momento, vuoi, mia cara?» disse a Portia. Lei si alzò con grazia e si voltò, facendomi una smorfia mentre se ne andava. Cercai di non agitarmi, anche se mi sentivo intimidita e insicura. Sorrisi amabilmente a papà e cercai di cambiare argomento. «Valerius sarà semplicemente furioso con voi, padre. Sapete che detesta lasciare Londra, ed è devoto al suo lavoro con il dottor Bent. Ha appena comprato un nuovo microscopio.» Avrebbe potuto essere un buon diversivo in altre circostanze. Papà poteva facilmente sbraitare per un'ora su Valerius e il suo sconveniente interesse per la medicina. Ma aveva altro in ballo. Mi guardò, incrociando le braccia sul petto. «Bada di non distrarmi» disse severamente. «Che diavolo intendi fare inseguendo Brisbane come una volpe? Monty ha ragione, anche se non volevo dargli la soddisfazione di dirlo in sua presenza. È dannatamente sconveniente e denota una notevole mancanza di orgoglio. Ti ho educato meglio di così.» Mi lisciai le gonne con dita nervose. «Non sto correndo dietro a Brisbane. Lui ha chiesto a Portia di andare ad aiutarlo a 10


sistemare la tenuta. A quanto pare il precedente proprietario l'ha lasciata in uno stato pauroso e lui non ha una signora che faccia da castellana e metta in ordine le cose.» Sgranai gli occhi per mostrargli che stavo dicendo la verità. «Nicholas Brisbane è perfettamente in grado di organizzare la propria biancheria e di assumere un cuoco» commentò lui, socchiudendo gli occhi. «Non c'è niente di sinistro in atto» gli assicurai. «Brisbane ha scritto in gennaio per accettare l'offerta di Portia di aiutarlo a sistemare la casa, e le ha detto di aspettare fino ad aprile quando il tempo fosse più invitante. Questo è tutto.» «E tu come sei rimasta coinvolta in tutto questo?» domandò papà. «Ho visto la lettera e ho pensato che la primavera nelle brughiere è molto piacevole.» Papà scosse lentamente il capo. «Non è verosimile. Tu intendi sistemare quello che c'è tra voi, di qualunque cosa si tratti.» Torsi tra le dita un pezzo della frangia dei cuscini di seta e distolsi lo sguardo. «È complicato» iniziai. «Allora mettiamola in modo semplice» mi interruppe lui brutalmente. «Ti ha proposto il matrimonio?» «No.» La mia voce era quasi impercettibile, perfino alle mie stesse orecchie. «Ti ha dato un anello di fidanzamento?» «No.» «Ha mai parlato di sposarti?» «No.» «Ti ha scritto da quando è partito per lo Yorkshire?» «No.» Le mie risposte cadevano come pietre, pesanti della loro importanza. Lui attese un lungo istante e gli unici suoni a turbare il silenzio furono il lieve crepitio del fuoco nel caminetto e il pacato ticchettio della pendola sulla mensola. 11


«Non ti ha offerto niente, non ha fatto progetti per il futuro, non ha neppure scritto... e tuttavia intendi andare da lui?» La sua voce ora era dolce, libera da giudizi o recriminazioni, eppure bruciava come sale su una ferita. Sollevai lo sguardo. «Devo. Rivedendolo, capirò. Se non c'è niente tra noi, tornerò a Londra con il primo treno e non parlerò mai più di lui, non mi chiederò mai più che cosa avrebbe potuto essere. Ma se c'è una possibilità che lui provi per me...» Mi interruppi. Non era necessario pronunciare a voce alta il resto della frase. «E sei proprio decisa?» «Assolutamente sì» risposi, tagliente. Lui non disse niente per un momento, ma scrutò il mio viso, senza dubbio cercando un qualche segnale che fossi men che risoluta e potessi essere persuasa ad abbandonare i miei progetti. Alla fine sospirò e finì il suo whisky. «Vai, allora. Vai sotto la protezione di Valerius, per quanto fragile questa possa essere, e scopri se Brisbane ti ama. Ma ti dico questo» aggiunse, abbracciandomi e stampandomi un bacio sui capelli, «posso anche aver passato la settantina, ma tiro ancora di scherma ogni giorno e se quel furfante ti farà del male gli darò la caccia e gli pianterò uno stiletto nel cuore.» «Grazie, padre. Questo è molto consolante.» La cena quella sera fu insolitamente silenziosa. Portia era una padrona di casa deliziosa e curava la tavola in modo ammirevole. Era rinomata per la qualità delle sue vivande e dei suoi vini quanto per l'eccellenza della compagnia. Conosceva le persone più interessanti e spesso organizzava piccole cene per esibirle agli amici come gemme in un'incastonatura ben studiata. Ma quella sera c'eravamo solo noi: Portia, la sua amata Jane, e io. Ciascuna era assorta nei propri pensieri e parlammo poco, i nostri silenzi punteggiati dagli sbuffi biliosi dell'antipatico cagnetto di Portia, Mr. Pugglesworth, che dormiva sotto il tavolo. 12


Dopo un intermezzo particolarmente fastidioso posai il coltello. «Portia, devi proprio tenere quel cane in sala da pranzo? Mi sta facendo perdere l'appetito.» Lei mi agitò contro una forchetta. «Non essere stizzosa solo perché oggi Bellmont ti ha riportato all'ordine.» «Puggy è piuttosto maleducato» intervenne pacatamente Jane. «Lo sposterò in dispensa.» Si alzò e portò fuori l'animale, inducendolo a seguirla con un pezzetto di prugna cotta. Portia la osservò, senza dire niente. Erano uno studio di contrasti, ciascuna adorabile a modo suo, ma diverse come il giorno e la notte. Portia aveva un'eleganza dall'ossatura fine, accoppiata ai classici colori della famiglia March, capelli scuri con un lieve tocco di rosso e grandi occhi verdi. Si vestiva in modo stravagante, con colori intonati al pallido alabastro della sua pelle, sempre in un'unica tinta da capo a piedi. Jane d'altro canto sembrava decisa a indossare tutti i colori dell'arcobaleno contemporaneamente. Era un'artista e una studiosa, e il suo viso era modellato secondo quelle linee, con un'ossatura fine che le avrebbe fatto comodo in età avanzata. Il suo era un viso espressivo, con un mento deciso e uno sguardo diretto che mai giudicava, mai sfidava. Le persone spesso le facevano le più straordinarie confidenze sulla base di quegli occhi. Marrone profondo, con un tocco d'ambra e caldi d'intelligenza, erano la sua più grande bellezza. In compenso i capelli, sempre in disordine, non lo erano affatto. Rosso scuro e ispidi come la criniera di un cavallo, si arricciavano selvaticamente finché lei non se ne stancava e li infilava in una reticella, unico sistema per domarli. Più di una volta avevo visto Portia, ridendo, spezzare pettini nella loro massa pesante nel vano tentativo di acconciarli. Ma quella sera non rideva mentre osservava Jane portare Puggy in dispensa. Si limitò a bere un altro sorso di vino e accennò al maggiordomo di riempirle di nuovo il bicchiere. 13


«Quando pensi che dovremmo partire?» esordii. «Domani. Ho già consultato gli orari. Se partiamo molto presto, dovremmo arrivare a Grimsgrave per il calare della notte. Ho mandato a dire a Valerius di raggiungerci alla stazione.» Battei le ciglia. «Portia, non ho ancora preparato i bagagli. Non ho dato disposizioni alla servitù.» Lei guardò giù le pallide fettine di maiale nel suo piatto. Le punzecchiò svogliatamente con la forchetta, poi fece un cenno al maggiordomo. Lui tolse il piatto, ma Portia tenne il vino. «Non occore che tu faccia alcun preparativo. Mi sono occupata io di tutto. Di' a Morag di prepararti il baule, e sii pronta domani all'alba. Questo è tutto ciò che ti è richiesto.» Segnalai anch'io al maggiordomo di portare via il piatto, cedendo il vino e desiderando che Portia avesse fatto lo stesso. Non beveva spesso in eccesso, e il bicchiere in più l'aveva resa introversa, perfino gelida. «Portia, se non desideri andare nello Yorkshire, posso andarci da sola con Valerius. Sto già infrangendo ampiamente le convenienze così. Non posso credere che viaggiare senza di te farebbe una gran differenza.» Lei fissò il bicchiere di vino, rigirandolo lentamente tra le mani così che il liquido rosso sangue arrivasse vicino all'orlo di cristallo. «No, è meglio che venga. Avrai bisogno di qualcuno che vegli su di te, e chi meglio della tua sorella maggiore può farlo?» chiese, il tono sfumato di ironia. La fissai. Portia e io avevamo avuto la nostra parte di liti, ma eravamo estremamente vicine. Mi aveva offerto l'uso della sua dimora cittadina quando ero a Londra, e il mio era stato un soggiorno piacevole. Jane mi aveva accolta con calore, e avevamo passato molte serate intime accanto al fuoco, leggendo poesie o bistrattando i nostri amici con i pettegolezzi. Ma di tanto in tanto, come il lampeggiare di un fulmine, breve e tagliente e rovente, il bagliore di qualcosa di pericoloso era scoccato tra noi. Non ero sicura di come o perché, ma era sorta una 14


nuova spinosità, e più di una volta mi ero graffiata sui suoi aculei. Una parola troppo tagliente, un'occhiata troppo fredda... così sottile che avevo quasi pensato di essermela immaginata. Tuttavia non c'era niente da immaginare nell'atmosfera della sala da pranzo. Lanciai un'occhiata alla porta, ma Jane non tornò. «Carissima» replicai, paziente, «se vuoi restare qui con Jane, dovresti farlo. So che Brisbane ti ha invitato, ma capirà se deciderai di restare a Londra.» Portia fece roteare di nuovo il bicchiere, il vino che lambiva gli orli. «A che scopo?» Mi strinsi nelle spalle. «La Stagione comincerà presto. Potresti organizzare un ballo per Virgilia. O dare una cena per il giovane Orlando, presentarlo a qualcuno dei gentiluomini influenti di cui hai coltivato l'amicizia. Se intende candidarsi per un seggio in Parlamento, non comincerà mai troppo presto.» Portia sbuffò, mosse la mano di scatto e per poco non rovesciò il vino. «La madre di nostra nipote non mi permetterebbe mai di dare un ballo per lei, come ben sai. Gli uomini influenti avrebbero scarso interesse a incontrare nostro nipote a tavola per una cena, e io ho scarso interesse a incontrare nostro nipote. È un ragazzo noioso incapace di conversare.» Era troppo dura con Orlando, ma sapevo che recriminare l'avrebbe soltanto provocata. «E tu speri di trovare della buona conversazione nello Yorkshire?» scherzai, sperando di scuoterla dal suo umor nero. Lei fissò nel bicchiere, e per un istante la sua espressione si ammorbidì, come se lei fosse preda di una forte emozione. Ma la padroneggiò rapidamente com'era venuta, e il viso le si indurì di nuovo. «Forse non c'è niente da trovare» disse piano. Inclinò la mano e una singola goccia rossa come il sangue schizzò sulla tovaglia, macchiando il lino. «Portia, smettila. Rovinerai la tovaglia» la rimproverai. Il 15


maggiordomo si fece avanti per spargere sale sulla macchia. Portia posò con cautela il bicchiere. «Forse ho bevuto troppo.» Si alzò lentamente. «Julia, goditi il dessert. Io mi ritirerò subito. Devo supervisionare Minna mentre fa i bagagli. Se non la controllo, butterà tutto dentro un lenzuolo, lo annoderà e dirà che i bagagli sono pronti.» Le augurai la buonanotte e dissi al maggiordomo che non volevo nient'altro tranne una tazza di tè forte. Lui la portò, bollente e dolce, e la sorseggiai chiedendomi perché il viaggio nello Yorkshire, che mi aveva colmato di esaltazione, ora mi causasse tale ansia. Non erano soltanto le fisime di Portia ad allarmarmi. Sapevo bene che Brisbane non mi aveva invitata nello Yorkshire. Oltretutto, conoscevo il suo carattere instabile e sapevo quanto caustica potesse essere la sua collera. Era capace di caricarmi sul primo treno per Londra prima che avessi raggiunto il mio scopo. Conoscevo anche la sua ostinazione, il suo orgoglio, la sua stupida e sfuggente insistenza a incolpare se stesso perché io avevo sfiorato la morte durante la nostra prima indagine insieme. Gli avevo detto chiaramente che quell'idea era una sciocchezza. E poi Brisbane mi aveva salvato la vita, e gliel'avevo detto. Se lui avesse ascoltato era tutt'altra questione. La nostra frequentazione era stata un'intricata, contorta danza: due passi avanti, tre passi indietro. Ero stanca dell'incertezza. Troppe volte mi ero abbandonata all'esaltazione della sua compagnia, solo per venire ostacolata dalle circostanze o dal suo ostinato orgoglio. Sembrava davvero una follia tentare di costringerlo a dichiararsi, ma sembrava una follia ancor più grande lasciarlo andare. Se c'era una sola possibilità di felicità insieme a lui, ero ben decisa ad afferrarla. Ma la determinazione non era sufficiente a quietare i miei nervi vibranti, e quando posai la tazza sul piattino notai che la mano mi tremava, sia pur lievemente. Proprio allora tornò Jane e riprese il proprio posto, rivolgen16


domi un sorriso gentile. «Chiedo scusa per Puggy. Non è un compagno molto piacevole a cena. L'ho detto spesso a Portia.» «Non pensarlo neanche. Con cinque fratelli maschi ho visto di peggio a tavola» scherzai. Il suo sorriso impallidì lievemente e lei tese la mano verso il bicchiere mentre io giocherellavo con la tazza del tè. «Mi piacerebbe che potessi venire con noi» dissi all'improvviso. «Sei proprio sicura che tua sorella non possa fare a meno di te?» Jane scosse la testa. «Temo di no. Anna è inquieta per il suo periodo di convalescenza. Dice che le darà molto conforto avermi a Portsmouth quando sarà costretta a letto, anche se non riesco a immaginare perché. Ho poca esperienza con simili faccende.» Le diedi un rassicurante colpetto sulla mano. «Sono convinta che avere di fianco la propria sorella maggiore in un tale momento sia sempre un conforto. È il suo primo figlio, vero?» «Sì» rispose Jane, con espressione meditabonda. «Si è appena sposata, giusto un anno fa.» Poi piombò nel silenzio, e io avrei voluto prendermi a calci per il solo fatto di aver sollevato l'argomento. Anna era sempre stata una spina nel fianco per Jane, fin da quando il loro padre era morto e loro erano state affidate al buon cuore del marito di Portia. Più giovane di Jane di una buona mezza dozzina d'anni, Anna aveva espresso apertamente la sua disapprovazione riguardo al legame di Jane con Portia, tuttavia ne aveva prontamente colto i benefici quando mia sorella aveva insistito per pagare le spese scolastiche per farla educare adeguatamente. Portia le aveva offerto un posto in casa propria, una proposta che era stata rifiutata con il più scarno dei tentativi di rispondere civilmente. Anna aveva invece accettato un posto di istitutrice una volta lasciato il collegio, e nel breve volgere di due anni aveva trovato marito, un ufficiale di Marina che le piaceva abbastanza da goderselo quando lui era a casa e abbastanza poco da essere contenta quando era per mare. Si era sistemata 17


e conduceva una tranquilla e comoda vita domestica a Portsmouth, ma non ero sorpresa che avesse mandato a chiamare Jane. Poche persone erano altrettanto calme e padrone di sé, e sperai che quel ramoscello d'olivo da parte di Anna preannunciasse un nuovo capitolo nei loro rapporti. Ero sul punto di dirlo a Jane, ma lei cambiò discorso prima che potessi farlo. «Sei impaziente di andare nello Yorkshire?» domandò. «Non ci sono mai stata, ma mi hanno detto che è molto bello e incontaminato.» «No» confessai. «Mi piacerebbe vedere lo Yorkshire, ma sono piuttosto terrorizzata, per dirti la verità.» «Brisbane?» Annuii. «Vorrei soltanto sapere. Questa situazione mi fa impazzire: prima mi abbandona e sparisce per mesi, poi quando ci rivediamo si comporta come se io fossi l'aria stessa che respira. Molto irritante.» Jane posò una mano sulla mia. La sua era calda, le dita callose per i pesanti strumenti della sua arte. «Mia cara Julia, devi seguire il tuo cuore, anche se non sai dove ti condurrà. Fare altrimenti significherebbe inseguire l'infelicità.» Passò una fuggevole ombra nei suoi occhi, e pensai a quanto avessero rischiato lei e Portia per stare insieme. Jane era stata la parente povera del marito di Portia, Lord Bettiscombe, e la buona società era stata crudele quando avevano messo su casa insieme dopo la morte di Bettiscombe. Avevano una cerchia di amici istruiti e di mentalità aperta, tuttavia molte persone avevano tagliato i ponti apertamente, e Portia era stata bandita dalle dimore più illustri di Londra. Il loro era stato un balzo della fede assieme, in un mondo che era spesso cattivo. Eppure l'avevano fatto, ed erano sopravvissute. Erano un esempio per me. Coprii la sua mano con la mia. «Hai ragione, naturalmente. Bisogna essere arditi in amore, come i trovatori dei tempi antichi. E bisogna afferrare la felicità prima che sfugga del tutto.» 18


Ti auguro buona fortuna disse lei, sollevando il bicchiere. Poi brindammo, lei con il vino, io con il tè, ma mentre sorseggiavamo cademmo in un silenzio pesante. I miei pensieri erano rivolti a Brisbane, e al rischio assai grande che stavo per affrontare. Non mi interrogai su quali fossero i suoi. Fu solo molto piÚ tardi che rimpiansi di non essermene curata. Se l'avessi fatto, tutto avrebbe potuto essere diverso.

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Questo mese Silenzi e misteri Deanna Raybourn Inghilterra, 1888 - Lady Julia Grey decide di far visita all’enigmatico Nicholas Brisbane a Grimsgrave Hall, l’antico maniero in cui lui si è stabilito, per scoprire che cosa si nasconda dietro il suo bizzarro comportamento. Perché Nicholas ha disdetto il suo precedente invito? Perché ha chiesto, in cambio dei servigi resi al governo inglese, la cessione di quella tenuta ormai in rovina nel bel mezzo delle brughiere dello Yorkshire? Con la sua decisione ha forse qualcosa a che vedere la bellissima e gelida Ailith, che ancora abita nella dimora dei suoi avi? In realtà, come scopre ben presto l’intraprendente Julia, tutto il villaggio è intessuto di misteri e di inconfessabili segreti. E come sempre accade quando c’è Nicholas nei paraggi, presto il suo soggiorno si tinge di giallo...

Duello di sguardi Nicole Jordan Inghilterra, 1817 - Travolte da un terribile scandalo, Arabella Loring e le sue sorelle hanno giurato di non sposarsi mai. Sfortunatamente il loro tutore, l’affascinante e chiacchierato Marcus Pierce, Conte di Danvers, ha altri progetti e medita di elargire una cospicua ricompensa ai gentiluomini disposti a prendere in moglie le sue pupille. Arabella però non ci sta, e si presenta a casa di Marcus pronta a dare battaglia. Ma lui, conquistato dalla combattiva fanciulla, le propone una soluzione a dir poco insolita: la corteggerà per due settimane, mettendo in campo tutte le sue doti di seduttore, e se lei riuscirà a resistere fino ad allora sarà libera da ogni vincolo. In caso contrario...


Prossima uscita Un duca da sposare Kasey Michaels Inghilterra, 1814 - Quando Rafael Daughtry, da poco tornato dalla guerra e diventato Duca di Ashurst, si rivolge a lei perché l’aiuti a far fronte a quella che ritiene un’impresa più ardua delle battaglie combattute contro Napoleone, Charlotte Seavers accetta di buon grado anche se presentare in Società due giovinette esuberanti e ribelli come Nicole e Lydia non si prospetta un compito facile. Ospite nella tenuta di Ashurst Hall dove ha trascorso molti momenti felici durante l’infanzia, Charlie riscopre insieme a Rafael la complicità e l’affetto che li avevano legati da ragazzini e sente sbocciare in sé un sentimento più maturo e profondo. Ma qualcosa le impedisce di abbandonarsi completamente all’amore, e Rafael non può fare a meno di chiedersi come mai una donna apparentemente decisa e sicura di sé come lei continui a tenerlo sulla corda nonostante l’attrazione che palesemente vibra tra loro.

Maestro di seduzione Nicole Jordan Inghilterra, 1817 - Per l’affascinante Drew, Duca di Arden – un cinico libertino assediato da corteggiatrici interessate soltanto al suo titolo e al suo patrimonio – ogni donna è una potenziale nemica. Per questo motivo, quando incontra la bellissima Roslyn Loring e lei si dimostra del tutto indifferente al suo charme, la sua prima reazione è di sospetto e incredulità. Presto però si rende conto che Roslyn è davvero unica: non solo lo tratta come un fratello maggiore, ma chiede addirittura il suo aiuto per far innamorare di sé un altro gentiluomo! E così Drew si improvvisa maestro di seduzione, insegnando all’ingenua e tuttavia volonterosa allieva tutte le tecniche per conquistare il cuore e i sensi di un uomo. Inutile dire che sarà proprio lui a cadere vittima delle sue stesse smaliziate strategie.

Dal 13 gennaio


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