Nicole Jordan
Duello di sguardi
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: To Pleasure a Lady Ballantine Books © 2008 Anne Bushyhead Traduzione: Maddalena Milani Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2009 I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 119 del 25/11/2009 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1
Sono sicura che il nuovo conte mi farà impazzire, con questa sua fissazione di farci sposare. da Miss Arabella Loring a Fanny Irwin
Londra, maggio 1817 Matrimonio. La sola parola aveva un che di minaccioso. Eppure, per quanto gli seccasse, il nuovo Conte di Danvers non poteva più continuare a ignorare quello spinoso argomento. «Peccato che il precedente conte sia già morto» commentò in tono cinico, sottolineando quell'affermazione con un affondo di stocco, «altrimenti gli avrei volentieri infilzato il cuore, per avermi lasciato in eredità tre pupille a cui ora devo anche fare da sensale.» Quella lamentela, levatasi al di sopra del tintinnare delle spade, fu accolta dai suoi amici con uno scroscio di risate. «Sensale, Marcus? Non state esagerando?» «È la definizione più esatta della responsabilità che mi devo accollare.» «Cupido è un'espressione più piacevole.» Cupido... Ancora peggio! Marcus Pierce, precedentemente noto a tutti come Ba5
rone Pierce e ora ottavo Conte di Danvers, si produsse in una smorfia infastidita. Sebbene di norma adorasse le sfide, in questa particolare occasione avrebbe volentieri rinunciato al ruolo di tutore di tre bellezze squattrinate, tanto più perché comportava anche lo sgradito compito di trovare un marito a ognuna di loro. Eppure, avendo ereditato la tutela delle sorelle Loring insieme al titolo, non gli restava che rassegnarsi ad adempiere a quel dovere, prima o poi. Preferibilmente poi. Marcus si era goduto trentadue piacevolissimi anni di vita da scapolo, e durante gli ultimi dieci si era conquistato la fama di essere uno dei partiti più ambiti ma anche più inafferrabili della città. Data la sua spiccata avversione per il matrimonio, aveva eluso gli obblighi verso le sue tre pupille per settimane. Ma in quella bella mattinata primaverile si era finalmente imposto di affrontare la questione durante l'esercitazione di scherma che ogni settimana si teneva presso la sua dimora cittadina di Mayfair in presenza dei suoi due migliori amici. «Ma non capite in che razza di guaio mi trovo?» domandò Marcus eseguendo un'abile parata dell'altrettanto abile colpo sferrato dal suo avversario, Andrew Moncrief, Duca di Arden. «Ah sì» rispose Drew al di sopra del fragore delle lame. «Sperate di maritare le vostre pupille, ma temete di non trovare dei pretendenti, vista l'aura di scandalo che circonda la famiglia di quelle tre.» «Esatto.» Marcus gli rivolse un sorriso provocatorio. «Immagino che non siate ansioso di farvi avanti?» Nel balzare indietro per evitare un altro affondo, il duca gli rispose con uno sguardo assai eloquente. «Per quanto desideri aiutarvi, vecchio mio, amo troppo la li6
bertà per essere disposto a un simile sacrificio.» «Perdinci, Marcus!» li raggiunse a quel punto una voce divertita da un lato della sala. Heath Griffin, Marchese di Claybourne, era pigramente allungato su un divano in attesa del proprio turno, tracciando ghirigori nell'aria con la punta del fioretto. «Siete davvero pazzo se pensate di poterci convincere a chiedere la mano delle vostre pupille.» «Pare proprio che siano molto belle» gli fece presente Marcus. Heath gli rise in faccia. «E anche zitelle. Quanti anni ha la maggiore? Ventiquattro?» «Non ancora.» «Ma si dice che abbia un carattere alquanto irascibile» insinuò il marchese. «Così pare» ammise Marcus con riluttanza. I suoi avvocati gli avevano descritto Arabella Loring come una donna di bell'aspetto, ma estremamente testarda e fermamente decisa a emanciparsi dalla sua tutela. «Non l'avete ancora incontrata?» gli domandò Heath. «No, finora sono riuscito a evitarla. Le signorine Loring erano assenti da casa quando mi sono presentato a porgere le mie condoglianze per la morte del loro zio, tre mesi fa. E da allora ho lasciato che fossero gli avvocati a tenere ogni contatto. Ma prima o poi dovrò pur occuparmi di loro» sospirò. «Probabilmente la settimana prossima dovrò andare a Chiswick.» La tenuta dei Danvers era situata in campagna, nei pressi del villaggio di Chiswick, circa una dozzina di miglia a ovest di Mayfair, l'area di Londra dove risiedeva gran parte dell'aristocrazia. Quella breve distanza poteva essere percorsa rapidamente in calesse, ma Marcus non si illudeva di far sposare le tre sorelle con altrettanta rapidità. 7
«Da ciò che ho appreso» disse Drew facendosi avanti per attaccare, «le vostre pupille vi daranno del filo da torcere. Non sarà facile trovar loro dei mariti, soprattutto alla maggiore.» Marcus annuì e abbozzò un sorriso recalcitrante. «No di certo, dal momento che professano tutte e tre una profonda avversione al matrimonio. Mi sono offerto di fornire loro delle doti più che generose, tanto per attrarre dei pretendenti, ma hanno rifiutato.» «Dunque abbiamo a che fare con tre intellettuali con pretese di emancipazione?» «Sembrerebbe così. Peccato che nessuno di voi voglia venirmi in aiuto.» Sarebbe stata la soluzione perfetta al suo problema, rifletté Marcus impegnandosi a respingere l'offensiva di Drew. Si sarebbe liberato in un colpo perlomeno di due delle sue immaritabili pupille. A dire il vero tale condizione di immaritabilità non era tanto dovuta alla loro età, in effetti non più acerba, né alla loro indigenza, quanto piuttosto allo scandalo che aveva macchiato per sempre la loro famiglia. Quattro anni prima la madre era fuggita sul Continente con il suo amante francese. Poi, meno di due settimane dopo, il padre era rimasto ucciso in un duello causato dall'ultima di una lunga serie di amanti. Quell'episodio aveva definitivamente stroncato ogni speranza che le tre ragazze potessero mai concludere un buon matrimonio. «Sono affidate a me fino al compimento dei venticinque anni» spiegò agli amici. «Ma la maggiore, Arabella, sta già scalpitando. Nel corso dell'ultimo mese mi ha scritto quattro lettere, dichiarando che lei e le sue sorelle non hanno alcun bisogno di un tutore, vista la loro età avanzata. Purtroppo per tutti noi, sono vincolato a svolgere tale ruolo dai termini del testamento.» 8
Approfittando di una pausa nel combattimento, Marcus si passò una mano tra i capelli corvini. «A dire il vero» aggiunse, «pur di non dovermi occupare delle sorelle Loring rinuncerei volentieri al titolo. Ero perfettamente contento anche di essere un semplice barone.» I suoi amici gli rivolsero uno sguardo comprensivo, a cui Marcus reagì con stizza. «Perlomeno cercate di darmi una mano, voi due fannulloni! Dovrete pur conoscere qualcuno a cui potrei affibbiarle in moglie!» «Una delle tre potreste sposarla voi stesso» suggerì Heath con un luccichio malizioso negli occhi. «Che Dio me ne scampi!» Il pensiero turbò Marcus a tal punto che Drew per poco non lo colpì con una stoccata. Per tutta l'adolescenza e poi anche nell'età adulta, i tre amici erano sempre stati inseparabili. Erano andati insieme a Eton e a Oxford, per poi ereditare i rispettivi titoli e patrimoni nello stesso anno. Avendo trascorso gli ultimi anni a tentare di sfuggire alle attenzioni di frivole debuttanti e delle loro avide mammine, erano tutti e tre giunti alla conclusione che il matrimonio fosse una trappola mortale, da evitare quanto più a lungo possibile. Marcus non aveva neanche mai incontrato una donna capace di scalfire le sue riserve contro il matrimonio. La sola idea di ritrovarsi incatenato a qualcuna che nella migliore delle ipotesi gli sarebbe stata del tutto indifferente gli dava i brividi. Eppure sapeva bene che il suo titolo gli imponeva di sposarsi e di mettere al mondo degli eredi. Ciononostante era deciso a rimandare quel triste momento ancora per molto, molto tempo. Rendendosi conto che tutto quel parlare di matrimo9
nio lo aveva ormai privato della concentrazione necessaria a combattere, si fece da parte e rivolse un sardonico inchino a Drew. «Farei meglio a ritirarmi, prima che mi affettiate per benino. Heath, vi prego, prendete il mio posto.» Una volta sostituito dal marchese sulla pedana, Marcus si avvicinò al tavolo, dove depose lo stocco e prese un telo con cui asciugarsi la fronte imperlata di sudore. Il cozzare di lame era appena ricominciato quando Marcus udì un frastuono levarsi dall'atrio. Non riuscì a intendere che qualche parola, ma era chiaro che fosse giunta una visitatrice... e che il maggiordomo stesse tentando di allontanarla dichiarando che il conte non era in casa. Incuriosito, Marcus si avvicinò alla porta del salone per udire meglio. «Vi ripeto che Lord Danvers non è in casa.» «Non è in casa o non riceve?» gli domandò una gradevole voce femminile. «Sono venuta da lontano per parlare con lui. Sono pronta a perquisire la casa, se necessario.» Era una voce bassa e melodiosa, ma con un fondo di ferrea determinazione. «Dove posso trovarlo?» Seguì il rumore di un tafferuglio. Chiaramente Hobbs stava tentando di impedirle di entrare, ma senza molto successo. Un attimo dopo si levò un grido attonito del domestico: «Non potete salire di sopra!». «Perché no?» ribatté lei. «Rischio forse di trovare milord a letto?» Hobbs emise un gemito scandalizzato, poi si rassegnò. «E va bene. Se proprio insistete, andrò a chiedere se milord è disposto a ricevere visite.» «Non disturbatevi. Ditemi soltanto dov'è e mi annuncerò da sola.» La dolce voce cessò per un attimo. «Anzi, non è necessario. Immagino che non mi resti che andare nella direzione da cui proviene questo rumore di spade.» 10
Udendo un passo leggero percorrere il corridoio, Marcus si preparò allo scontro. La donna che apparve sulla soglia poco dopo era innegabilmente adorabile. Sebbene la sua figura alta e snella fosse fasciata da un abito da viaggio azzurro alquanto modesto, il suo portamento denotava un'eleganza innata. Una vera bellezza, pensò Marcus, fissandola intrigato. Nonostante la statura superiore alla norma e la costituzione snella, era dotata di curve perfette, piene e invitanti perfino per un uomo dai gusti raffinati come lui. I suoi capelli d'oro ramato erano raccolti sotto un cappellino, ma alcuni riccioli ribelli sfuggivano a incorniciare un viso dai lineamenti finemente modellati. Era poi impossibile non notare gli acuti occhi grigi che stavano passando in rassegna la stanza, i più intensi e affascinanti che Marcus avesse mai visto. Avevano riflessi argentei, ed emanavano un'intelligenza e una sensibilità che lo toccarono nel profondo. Il viso della sconosciuta era atteggiato a ferrea determinazione eppure, quando infine il suo sguardo si posò su di lui, Marcus la vide esitare per qualche istante. Un leggero rossore le soffuse le guance quando si rese conto di trovarsi da sola al cospetto di tre gentiluomini in maniche di camicia. Il suo sguardo riluttante scese dal collo di Marcus al suo petto, rivelato dalla camicia bianca in parte sbottonata. Poi, di scatto, lo riportò bruscamente sul suo viso, come una bambina sorpresa a compiere un atto proibito. Quando gli occhi di Marcus si fissarono nei suoi, il suo rossore aumentò. Marcus era del tutto irretito. Qualche attimo dopo lei parve ritrovare il controllo di sé e la determinatezza a portare a compimento la propria 11
missione. «Chi di voi signori è Lord Danvers?» domandò in tono soave. Lui fece un passo avanti. «Al vostro servizio, Miss...» In quel momento un oltraggiato, ansimante Hobbs li raggiunse. «Miss Arabella Loring desidera vedervi, milord» annunciò. «Dunque voi siete la maggiore delle mie pupille» osservò Marcus con aria grave, sforzandosi di dissimulare il proprio divertimento per quell'irruzione. Le deliziose labbra di lei si strinsero brevemente per poi allentarsi in un incantevole sorriso. «Purtroppo sì, milord, sono la vostra pupilla.» «Hobbs, prendete la pellegrina e il cappellino di Miss Loring...» «Grazie, milord, ma io non intendo fermarmi a lungo. Vi chiedo solo un breve colloquio... in privato, se fosse possibile.» Nel frattempo i due amici di Marcus avevano smesso di combattere per scrutare l'inattesa visitatrice con malcelata curiosità. Drew in particolare la stava fissando con le sopracciglia inarcate, colto di sorpresa dalla sua innegabile bellezza. Anche Marcus era a dir poco attonito. Sulla base dei commenti dell'avvocato, si era immaginato la maggiore delle signorine Loring come una specie di bisbetica ribelle. I vaghi commenti sulla sua bella presenza non le avevano reso alcuna giustizia. Era splendida. Rivolse a Drew e a Heath uno sguardo d'intesa. «Volete scusarci?» I due attraversarono la sala diretti all'uscita. Nel passare davanti a Marcus, Heath gli rivolse un sorrisetto, mormorando uno dei suoi tipici commenti taglienti: «Se doveste aver bisogno di protezione saremo nell'atrio». Nell'udire quella frecciata dapprima Arabella si irrigi12
dì, ma poi eruppe in una risata, un suono melodioso che carezzò piacevolmente i sensi di Marcus. «Prometto di non procurargli alcun danno corporeo» disse. Peccato!, fu il pensiero istintivo di Marcus. Non gli sarebbe affatto dispiaciuto farsi maltrattare un po' da lei. Quando però si ritrovarono da soli, fissò sulla sua pupilla uno sguardo severo. Ammirava il suo coraggio nel presentarsi lì senza alcun preavviso, ma si sentiva comunque in dovere di manifestare una certa disapprovazione al fine di affermare la propria superiorità su di lei. «I miei avvocati mi avevano messo in guardia circa la vostra testardaggine, Miss Loring, ma non mi aspettavo certo di vedervi contravvenire a ogni regola di decenza presentandovi così a casa mia.» «Non mi avete lasciato scelta, milord, dato che vi siete rifiutato di rispondere alle mie lettere. Dobbiamo discutere di una questione importante.» «Sono d'accordo. Dobbiamo risolvere il problema del futuro vostro e delle vostre sorelle.» Di nuovo lei ebbe un attimo di tentennamento, da cui si riprese rivolgendogli un altro affascinante sorriso. «Non dubito che voi siate un uomo ragionevole, Lord Danvers...» Marcus rispose a quello sfacciato tentativo di blandirlo con una smorfia incredula. Di certo lei era abituata a servirsi del proprio fascino per manovrare gli uomini come burattini. Pur avvertendo lui stesso gli effetti straordinari di quel fascino, l'orgoglio gli impose di resistere. «Oh sì, di solito sono alquanto ragionevole.» «Allora comprenderete la nostra riluttanza ad accettarvi come tutore. So che le vostre intenzioni sono buone, ma non abbiamo bisogno del vostro aiuto.» «Certo che ho buone intenzioni» ribatté lui in tono 13
amabile. «Voi e le vostre sorelle ora siete sotto la mia responsabilità.» Un lampo spazientito attraversò gli occhi grigi di lei. «Il che è assurdo. Abbiamo superato l'età in cui si deve dipendere da altri. In genere a ventun anni si viene considerati indipendenti. Tanto più che non disponiamo di alcun patrimonio che voi dobbiate sentirvi in dovere di tutelare.» «No» convenne Marcus. «Vostro zio infatti non vi ha lasciato un soldo.» Lei trasse un gran sospiro, in un sommo sforzo di mantenere una facciata di cortesia. «Non vogliamo la vostra carità, milord.» «Non è carità, Miss Loring. È un mio obbligo legale. Siete tre donne vulnerabili, bisognose della protezione di un uomo.» «Non abbiamo bisogno di protezione» ribadì lei con enfasi. «No?» Marcus le scoccò un'occhiata penetrante. «I miei avvocati sono dell'opinione che qualcuno debba farsi carico di voi e delle vostre sorelle.» Gli occhi di lei scintillarono. «Davvero? Non vedo come voi possiate essere adatto a un simile ruolo! Non avete alcuna esperienza come tutore.» Marcus fu ben lieto di poterla contraddire. «Al contrario. Sono il tutore legale di mia sorella da dieci anni. Ha ventun anni, la stessa età di vostra sorella Lilian... una specie di maschiaccio indisciplinato, a quanto mi dicono.» Quel commento fece esitare Arabella per un attimo prima di rispondere: «Sarà anche vero, ma Lily era in un'età particolarmente delicata e impressionabile quando nostra madre ci abbandonò». «E che mi dite di vostra sorella Roslyn? Da quanto mi 14
è stato riferito, la sua straordinaria bellezza l'ha resa bersaglio di una lunga serie di mascalzoni. Immagino che non possa che trarre beneficio dalla mia tutela.» «Roslyn sa badare a se stessa... tutte noi siamo in grado di farlo. Anzi, lo facciamo da anni!» «E a che razza di futuro potete aspirare?» obiettò Marcus. «Ogni speranza di concludere un buon matrimonio è stata infranta dalla scandalosa condotta dei vostri genitori.» Per un fugace istante quell'affermazione fece affiorare un dolore ancora vivo sul volto di Arabella, che subito però si ricompose in un docile sorriso. «Lo so meglio di voi» ammise. «Ma non sono comunque affari vostri.» Marcus scosse il capo. «Capisco perché proviate del risentimento nei miei confronti, Miss Loring. Un perfetto sconosciuto che assume il controllo di casa vostra...» «Non mi importa nulla del fatto che abbiate ereditato il titolo e la tenuta» lo interruppe lei. «L'unica cosa a cui mi oppongo è la vostra meschina presunzione di farci sposare.» Quell'accusa gli strappò un sorriso. «Non trovo nulla di meschino nella mia offerta di aiutarvi a trovar marito. Il matrimonio è un percorso obbligato per una fanciulla di buona famiglia. Voi invece parlate come se vi avessi offesa gravemente.» Arabella faticava sempre più a mordersi la lingua. «Perdonatemi se vi ho dato quell'impressione, milord.» «Non potete essere così sciocche da rifiutare una dote di cinquemila sterline a testa.» «Invece sì» lo contraddisse lei, poi scoppiò in un'inattesa risata. Quel suono profondo e sensuale gli infiammò i sensi. «No, non vi darò la soddisfazione di provocarmi, milord. Sono venuta qui con la ferma intenzione di essere cortese.» 15
Marcus si riscosse a fatica, perché si era incantato a fissare le sue morbide labbra tentatrici mentre lei proseguiva nella propria arringa. «Forse la nostra decisione vi parrà incomprensibile, Lord Danvers, ma io e le mie sorelle non desideriamo sposarci.» «Perché no?» Non ricevendo risposta, Marcus provò a indovinare. «Immagino sia per via del cattivo esempio che avete ricevuto dai vostri genitori.» «È vero» ammise lei a malincuore. «I nostri genitori facevano di tutto per rovinarsi la vita a vicenda e litigavano senza posa. Essendo cresciute in mezzo a tanta acrimonia non potevamo che maturare una profonda avversione al matrimonio.» Marcus non seppe reprimere un moto di compassione. «Capisco come vi sentite. Neanche i miei genitori formavano una coppia ben assortita.» Colpita dal suo tono comprensivo, lei lo fissò a lungo, ma poi si impose di distogliere lo sguardo, rivolgendolo verso la finestra. «In ogni caso, non abbiamo alcun bisogno di maritarci. Disponiamo di un reddito sufficiente a mantenerci.» «Di quale reddito parlate?» «Se vi foste preso la briga di leggere le mie lettere sapreste tutto della nostra accademia.» «Le ho lette tutte.» «Ma non vi siete dato la pena di rispondere. Avete semplicemente incaricato gli avvocati di farlo.» «Riconosco questa colpa. Ma, a mia difesa, intendevo venire a trovarvi la settimana prossima.» Accompagnò quelle parole con un sorriso talmente suadente che per un attimo lei ne parve smarrita. Dopo un attimo di indecisione, Miss Loring cambiò tattica. «Suvvia, Lord Danvers. Non avete alcuna voglia di 16
accollarvi questa responsabilità, ammettetelo.» Marcus fu incapace di mentire. «Ebbene sì, questo è vero.» «Allora perché non vi dimenticate semplicemente della nostra esistenza?» «Dubito che chiunque vi abbia mai conosciuta possa semplicemente dimenticarsi di voi, Miss Loring» ribatté Marcus in tono asciutto. Quando lei lo trafisse con un'occhiata stizzita, aggiunse con un sospiro esasperato: «Che ci piaccia o meno, ora siete sotto la mia tutela e non intendo sottrarmi ai miei doveri. Presto scoprirete che non sono poi l'orco che credete. E sono ricco abbastanza da fornirvi una dote». Lei sollevò il mento in segno di sfida. «Vi ripeto che non accetteremo la vostra carità. La nostra accademia ci rende economicamente indipendenti.» Marcus dovette riconoscere che quella storia dell'accademia lo incuriosiva. «Mi pare di capire che questa vostra accademia sia una specie di scuola di buone maniere...» «Più o meno. Insegniamo le regole dell'etichetta a giovinette di famiglia ricca ma non nobile.» «Alle figlie della borghesia, in pratica. Siete davvero unica, Miss Loring.» Lei socchiuse gli occhi in un moto di rabbia. «Vi state prendendo gioco di me.» «Forse.» In verità trovava davvero ammirevole che Arabella e le sue sorelle avessero trovato un mezzo di sussistenza, diversamente da qualsiasi altra signorina di buona famiglia che sarebbe morta piuttosto che procurarsi un impiego. Ma non sapeva resistere alla tentazione di provocarla, se non altro per veder di nuovo fiammeggiare quei suoi splendidi occhi grigi. 17
«E anche le vostre sorelle insegnano laggiù?» si informò lui. «Sì, insieme ad altre due signorine nostre amiche. La nostra finanziatrice è Lady Freemantle. Fu su sua richiesta che aprimmo la scuola, tre anni fa. Per caso la conoscete? Il suo defunto marito era un baronetto, Sir Rupert Freemantle.» Marcus annuì. «La conosco. Purtroppo il fatto che le mie pupille lavorino in una scuola non è affatto consono.» «Vi assicuro che si tratta di un'istituzione perfettamente rispettabile.» «Alcuni definirebbero il vostro il tipico atteggiamento insensato di una donna con pretese intellettuali.» Era davvero crudele da parte sua stuzzicarla così, ma il piacere di vederla andare su tutte le furie era troppo grande per potervi rinunciare. Purtroppo lei doveva aver intuito il suo proposito. «Non riuscirete a farmi perdere le staffe, milord.» «No?» Quando lui mosse un passo in avanti, Arabella rimase impietrita a fissarlo con un misto di orrore e curiosità. Poi si raddrizzò e lo affrontò rivolgendogli uno sguardo d'aperta sfida, che però ottenne l'unico effetto di fargli venire voglia di prenderla tra le braccia e portarla fino al letto più vicino. In vita sua, Marcus non aveva mai provato una reazione tanto istintiva e incontenibile di fronte a una donna, una reazione ancora più inappropriata se si pensava che la donna in questione era la sua pupilla! Arabella respirò profondamente, alla ricerca della stessa calma che anche Marcus stava tentando di imporsi. «Perché vi è così difficile accettare che non vogliamo sottometterci a voi, milord? Che non desideriamo il vo18
stro sostegno economico? Non avete alcun obbligo nei nostri confronti.» «Il testamento di vostro zio dichiara diversamente.» «Allora assumerò degli avvocati per contestarlo!» «Come potreste permettervelo?» «Lady Freemantle ci aiuterebbe. Anche lei è convinta che nessuna donna dovrebbe essere costretta a sposarsi. Non è ricca come voi, certo, in ogni caso suo marito le ha lasciato i congrui proventi delle sue miniere e delle sue fabbriche.» «Oh, sarebbe certo uno scontro stimolante» sorrise Marcus incrociando le braccia sul petto. Quel suo sorriso languido riuscì a farle perdere la calma. «Non potete costringerci!» «No, ma non appena l'entità della vostra dote sarà nota a tutti vi ritroverete assediate dai corteggiatori.» Arabella avanzò verso di lui con aria minacciosa, serrando i pugni fasciati dai guanti. «Non riuscirete a venderci, milord! È vergognoso trattare le donne come se fossero oggetti di vostra proprietà, capi di bestiame da mandare all'asta!» A giudicare dal suo tono infervorato, Marcus capì di aver toccato un nervo scoperto. In quegli occhi grigi ardeva una fiamma che a sua volta accendeva in lui ammirazione e attrazione. «Dunque è vero» mormorò in tono assente. «Cosa sarebbe vero?» «Che gli occhi sono in grado di emettere scintille. I vostri sono come fuochi d'artificio.» Quello spassionato commento riuscì finalmente a farle perdere il controllo. Il suono che le sfuggì dalla gola era il ruggito di una leonessa in trappola. «Ho cercato con tutte le mie forze di mantenere la calma» dichiarò Arabella marciando in direzione del tavolo, da cui pre19
levò lo stocco che Marcus vi aveva deposto. Poi si voltò di scatto a fronteggiarlo, premendogli la punta direttamente contro il petto. «Ero decisa a usare la ragione per convincervi e, in caso non ci fossi riuscita, ad appellarmi al vostro cuore. Ma è evidente che non lo possedete nemmeno!» Del tutto affascinato, Marcus alzò le mani in un pigro segnale di resa. «Non contraddico mai una donna armata.» «Bene! Allora vi suggerisco di abbandonare la ridicola idea di far sposare me e le mie sorelle.» «Una promessa fatta sotto costrizione non ha alcun valore, mia cara.» «E invece sì!» «No.» Per quanto fosse irretito da lei, non era disposto a lasciarsi minacciare così. Ma quando il suo sguardo si posò sul viso di Arabella, sulla sua pelle d'avorio e sulla sua bocca piena, fu sopraffatto dal bisogno impellente di baciarla. Un fatto davvero sorprendente, dato che di norma non era un tipo impulsivo. «Avanti, mia cara, fate pure!» la incitò. Stringendo i denti, trasudando stizza e frustrazione, Arabella sollevò la punta dell’arma fino a puntargliela alla gola, ma lì si fermò. Marcus approfittò di quell'esitazione per stringerle le dita attorno al polso e scostare lentamente la lama da sé. Per quanto il pericolo fosse cessato, continuò a stringerle la mano, accorciando con un passo la distanza che li separava. Di nuovo lo sguardo gli cadde sulla sua bocca invitante. Il viso di lei era rivolto in alto, verso il suo, e quando lei si inumidì le labbra in un gesto nervoso, il desiderio di catturarle in un bacio si fece quasi travolgente. Nonostante la ragione gli stesse ingiungendo di fer20
marsi, Marcus attrasse Arabella a sé finché i loro corpi non si sfiorarono. La fiammata che divampò quando sentì la punta dei seni di lei premergli sul petto fu abbastanza intensa da farlo ardere di desiderio. Solo con uno sforzo sovrumano Marcus seppe impedirsi di toccarla. «La prossima volta che minacciate un uomo, Miss Loring» le sussurrò con voce roca, «siate perlomeno pronta ad andare fino in fondo.» Con un piccolo gemito esasperato Arabella strappò la mano dalla sua e indietreggiò. «La prossima volta me lo ricorderò, milord.» Marcus rimase stupito nel rendersi conto di desiderare ardentemente che quella prossima volta arrivasse al più presto. Guardò Arabella gettare da parte lo stocco, che rotolò a terra rumorosamente. «Dovreste essere contento che io sia una signora e che come tale non sia disposta a trapassare un uomo disarmato» dichiarò lei girando sui tacchi e avviandosi alla porta. Giunta sulla soglia si fermò e si volse a scoccargli un'occhiata di monito. «Se volete la guerra, Lord Danvers, l'avrete, ve lo prometto!»
21
Questo mese Silenzi e misteri Deanna Raybourn Inghilterra, 1888 - Lady Julia Grey decide di far visita all’enigmatico Nicholas Brisbane a Grimsgrave Hall, l’antico maniero in cui lui si è stabilito, per scoprire che cosa si nasconda dietro il suo bizzarro comportamento. Perché Nicholas ha disdetto il suo precedente invito? Perché ha chiesto, in cambio dei servigi resi al governo inglese, la cessione di quella tenuta ormai in rovina nel bel mezzo delle brughiere dello Yorkshire? Con la sua decisione ha forse qualcosa a che vedere la bellissima e gelida Ailith, che ancora abita nella dimora dei suoi avi? In realtà, come scopre ben presto l’intraprendente Julia, tutto il villaggio è intessuto di misteri e di inconfessabili segreti. E come sempre accade quando c’è Nicholas nei paraggi, presto il suo soggiorno si tinge di giallo...
Duello di sguardi Nicole Jordan Inghilterra, 1817 - Travolte da un terribile scandalo, Arabella Loring e le sue sorelle hanno giurato di non sposarsi mai. Sfortunatamente il loro tutore, l’affascinante e chiacchierato Marcus Pierce, Conte di Danvers, ha altri progetti e medita di elargire una cospicua ricompensa ai gentiluomini disposti a prendere in moglie le sue pupille. Arabella però non ci sta, e si presenta a casa di Marcus pronta a dare battaglia. Ma lui, conquistato dalla combattiva fanciulla, le propone una soluzione a dir poco insolita: la corteggerà per due settimane, mettendo in campo tutte le sue doti di seduttore, e se lei riuscirà a resistere fino ad allora sarà libera da ogni vincolo. In caso contrario...
Prossima uscita Un duca da sposare Kasey Michaels Inghilterra, 1814 - Quando Rafael Daughtry, da poco tornato dalla guerra e diventato Duca di Ashurst, si rivolge a lei perché l’aiuti a far fronte a quella che ritiene un’impresa più ardua delle battaglie combattute contro Napoleone, Charlotte Seavers accetta di buon grado anche se presentare in Società due giovinette esuberanti e ribelli come Nicole e Lydia non si prospetta un compito facile. Ospite nella tenuta di Ashurst Hall dove ha trascorso molti momenti felici durante l’infanzia, Charlie riscopre insieme a Rafael la complicità e l’affetto che li avevano legati da ragazzini e sente sbocciare in sé un sentimento più maturo e profondo. Ma qualcosa le impedisce di abbandonarsi completamente all’amore, e Rafael non può fare a meno di chiedersi come mai una donna apparentemente decisa e sicura di sé come lei continui a tenerlo sulla corda nonostante l’attrazione che palesemente vibra tra loro.
Maestro di seduzione Nicole Jordan Inghilterra, 1817 - Per l’affascinante Drew, Duca di Arden – un cinico libertino assediato da corteggiatrici interessate soltanto al suo titolo e al suo patrimonio – ogni donna è una potenziale nemica. Per questo motivo, quando incontra la bellissima Roslyn Loring e lei si dimostra del tutto indifferente al suo charme, la sua prima reazione è di sospetto e incredulità. Presto però si rende conto che Roslyn è davvero unica: non solo lo tratta come un fratello maggiore, ma chiede addirittura il suo aiuto per far innamorare di sé un altro gentiluomo! E così Drew si improvvisa maestro di seduzione, insegnando all’ingenua e tuttavia volonterosa allieva tutte le tecniche per conquistare il cuore e i sensi di un uomo. Inutile dire che sarà proprio lui a cadere vittima delle sue stesse smaliziate strategie.
Dal 13 gennaio
Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2009 presso la Rotolito Lombarda - Milano