Kat Martin
La fidanzata del duca
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Royal's Bride MIRA Books © 2009 Kat Martin Traduzione: Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special settembre 2010 I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 132 dell' 8/9/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Inghilterra, 1854 Royal Dewar varcò l'imponente ingresso del castello di Bransford, facendo risuonare sul pavimento di assi i tacchi degli stivali da cavallerizzo. Mentre passava accanto al salotto principale, dall'alto soffitto Tudor con massicce travi a vista, tentò di ignorare i tappeti persiani consunti, dove i rossi e i blu vivaci che rammentava dall'infanzia erano ridotti a tinte sbiadite. Nel salire lo scalone di mogano intagliato, cercò di non prestare attenzione al contatto della mano con la ringhiera di legno, un tempo lustra, divenuta opaca per l'incuria. Era tornato a casa da meno di due settimane, dopo avere vissuto per sette anni a Sugar Reef, la piantagione di famiglia alle Barbados. Il padre si era ammalato e l'avvocato di famiglia, Mr. Edward Pinkard, lo aveva convocato d'urgenza. Il Duca di Bransford sta morendo, spiegava la lettera. Milord, vi prego, venite subito in Inghilterra, prima che sia troppo tardi. Dunque era arrivato al piÚ presto, contento di poter trascorrere un periodo, seppur breve, insieme al padre. Tuttavia soffriva per lo stato pietoso della dimora, assai bisognosa di restauri, e non era abituato a starsene rinchiuso. All'alba, dopo avere controllato le condizioni di salute del duca, si era diretto alle scuderie. Non cavalcava per la tenuta da otto anni e aveva voglia di visitarla, dopo tanto tempo. Nonostante il vento gelido e il cielo nuvoloso, Royal aveva 5
gradito molto la passeggiata a cavallo, cosa che lo aveva stupito un poco. In quei lunghi anni, si era adattato al clima caldo delle Barbados ed era abbronzato per il lavoro all'aperto, nella piantagione di canna da zucchero. Eppure quella mattina, con l'aria fresca sul volto, tra i campi che si stendevano a perdita d'occhio, si era accorto di quanto gli fosse mancata l'Inghilterra. Era rientrato quasi a mezzogiorno, saltando giù dal robusto stallone grigio che aveva ricevuto in dono per il ventunesimo compleanno e che aveva chiamato Jupiter; allora era un puledro, ma ormai era alto diciassette palmi. Porgendo le redini a uno stalliere in attesa, gli aveva raccomandato: «Dategli una razione in più di avena, per favore, Jimmy». «Sì, milord.» Quindi, sentendosi un po' in colpa per avere lasciato solo il padre ammalato, si era affrettato a entrare in casa per salire al primo piano. Percorso il corridoio, si fermò un istante davanti all'appartamento privato del duca per riprendere fiato. Una striscia di luce filtrava sotto il battente: dunque una lampada era accesa. Royal ruotò la maniglia d'argento, aprì la porta ed entrò nella camera da letto in penombra. In un enorme letto a baldacchino dalle tende di velluto, suo padre giaceva sotto le coperte. Era l'ombra dell'uomo di un tempo. George Middleton, il fidato cameriere personale, gli andò subito incontro con le sue lunghe gambe ossute. Le spalle erano curve per i numerosi anni di servizio e per la rassegnazione. «Ha chiesto di voi, milord.» «Come sta, Middleton?» Royal slacciò il mantello di lana scarlatta e permise al domestico di levarglielo dalle spalle. «Temo che si stia indebolendo di giorno in giorno, milord. Lo sostiene solo l'attesa di Lord Reese.» Royal annuì. Sperava tanto che il fratello ventisettenne, più giovane di lui di due anni e maggiore della cavalleria britannica, raggiungesse Bransford prima che fosse troppo tardi. 6
Rule, il minore dei tre, era già tornato a casa da Oxford. Lanciò un'occhiata verso il letto e scorse Rule seduto nell'ombra. Questi si alzò per accoglierlo. Alto, dalle spalle larghe e dalla corporatura atletica, somigliava ai due fratelli: naso diritto, lineamenti scolpiti e mascella forte. Soltanto Royal, però, aveva ereditato dalla madre i capelli biondo scuro e gli occhi dorati, poiché Reese e Rule avevano la chioma corvina e le iridi azzurre del padre. «Chiede di te» lo informò Rule portandosi nel cono di luce della lampada, posata su un tavolino di palissandro. Le gocce di cristallo del paralume proiettavano un arcobaleno di colori. «Vaneggia un poco: parla di una promessa che gli devi fare. Afferma di non poter morire in pace finché gli giurerai di mantenerla.» Lui rispose con un cenno del capo, più incuriosito che preoccupato. I tre fratelli amavano il padre, ma lo avevano abbandonato anni prima per seguire la loro strada. Si sentivano in debito con lui, oltre che in colpa per averlo lasciato solo, ed erano disposti ad acconsentire a qualunque sua richiesta. Al seguito di Middleton, Rule uscì e richiuse piano la porta. Royal, invece, rimase nella stanza semibuia e soffocante. Nel giro di tre anni, il duca aveva patito tre colpi apoplettici, uno più debilitante dell'altro. Royal avrebbe dovuto tornare in Inghilterra dopo il primo, ma, preferendo restare a Sugar Reef, si era lasciato convincere dalle lettere rassicuranti del padre, che definivano la crisi superata. Guardò il fragile vecchio che giaceva tra le lenzuola, ciò che restava di un uomo robusto e autorevole. Soltanto la forza di volontà lo aveva mantenuto in vita tanto a lungo. «Royal...?» Lui si avvicinò al letto e prese posto sulla sedia liberata dal fratello minore. «Sono qui, padre.» Gli prese la mano magra e fredda. Subito si ripropose di alimentare il fuoco nel camino, sebbene il locale fosse già ben riscaldato. «Mi dispiace... figliolo» mormorò a fatica il duca, «per la scarsa eredità... che ti lascio. Ho mancato ai miei doveri... verso di te e i tuoi fratelli.» 7
«State tranquillo, padre. Una volta che vi sarete rimesso...» «Non dire... sciocchezze, ragazzo mio.» Socchiuse le labbra per trarre una faticosa boccata d'aria e Royal si azzittì. «Ho perso tutto. Non capisco nemmeno... come sia accaduto. Mi è sfuggito di mano...» Non era necessario chiedere a cosa si riferisse: lo rivelavano i mobili mancanti dal salotto, i riquadri chiari sulle pareti, dove un tempo erano appesi dipinti dalle magnifiche cornici dorate, le misere condizioni generali di quella che un tempo era stata una delle più lussuose dimore d'Inghilterra. «Recupereremo il patrimonio» lo rassicurò il figlio. «Il ducato di Bransford sarà più potente che mai.» «Sì... ne sono sicuro.» Dopo un colpo di tosse, aggiunse ansimando: «So di poter... contare su di te, Royal... e sui tuoi fratelli. Però non sarà facile». «Provvederò, padre, ve lo prometto.» «Certo. E io ti aiuterò... anche dopo che sarò morto e sepolto.» Royal ebbe una stretta al cuore. Sapeva che il padre stava per spirare, che era soltanto una questione di giorni, forse di ore. Eppure faticava ad accettare che un uomo forte e vitale, com'era stato lui, potesse davvero andarsene. «Mi hai sentito, Royal?» «Sì, padre, ma temo di non avere capito bene.» «Esiste una soluzione molto semplice, figliolo: il matrimonio... con la donna giusta ti fornirà... il denaro che ti occorre.» Strinse piano le dita del figlio. «E io l'ho trovata, Royal: la sposa perfetta.» Lui si raddrizzò sulla sedia, sicuro che si trattasse di un delirio. «È bellissima...» proseguì il duca. «Una creatura incantevole, degna di diventare la tua duchessa.» Di colpo parvero tornargli le forze e gli occhi azzurri brillarono come in gioventù. «Un'ereditiera, ragazzo mio. Ha ricevuto una fortuna dal nonno. Ha una dote incredibile... Tornerai ricco.» «Riposate, ora. Ne riparleremo dopo.» «Ascoltami, Royal. Ho già parlato con suo... padre. Si 8
chiama Henry Caulfield e stravede per lei. Intende... procurarle un titolo nobiliare. Ci siamo già accordati.» Prese un respiro tremante, senza lasciargli la mano. «Dopo un adeguato periodo... di lutto, sposerai Jocelyn Caulfield. Con le sue ricchezze... e la tua determinazione... il castello e il podere torneranno allo splendore di un tempo.» Gli serrò le dita con un'energia sorprendente. In quel momento Royal si rese conto che non stava vaneggiando, ma che parlava a ragion veduta. «Promettimi che lo farai, che la prenderai in moglie.» Il cuore di Royal prese a battere forte. Doveva molto al padre, tuttavia, dentro di sé, si ribellava alla prospettiva di non poter decidere della propria vita. In quanto primogenito, era stato educato come futuro duca, ma non si era aspettato di dover affrontare così presto i doveri comportati dal titolo. Ripensò in fretta al passato. A ventidue anni aveva scelto di avventurarsi nei Caraibi, addossandosi la gestione della piantagione di famiglia. A quei tempi, gli ampi terreni avevano poco valore, ma erano diventati fruttuosi e redditizi grazie al suo lavoro indefesso. Era sempre stato consapevole di dover tornare in patria, un giorno o l'altro, per assumersi responsabilità enormi. Tuttavia non aveva previsto che il padre morisse così presto. E nemmeno di ereditare un ducato ridotto in uno stato pietoso. La presa sulla mano si allentò. «Promettimelo» insistette il duca con voce esausta. Royal deglutì a fatica. Come poteva rifiutare una richiesta espressa in punto di morte? «Ti prego...» insistette il padre. «La sposerò, come voi desiderate. Avete la mia parola.» Con un lieve cenno del capo, il vecchio emise lentamente il fiato e chiuse gli occhi. Per un istante, Royal temette che fosse giunto alla fine. Ma poi, con profondo sollievo, vide il petto sollevarsi ancora. Lasciò la mano fredda, la infilò sotto le coperte e si alzò in piedi. Si fermò per il tempo necessario ad alimentare il fuoco poi uscì dalla camera. Rule, che camminava avanti e indietro nel corridoio, sus9
sultò allo scatto della maniglia. «È...?» «Sta come prima» lo rassicurò Royal. «Ha combinato un matrimonio. La sposa porterebbe una dote lucrosa, sufficiente a rimettere in senso il ducato. Ho acconsentito.» Il fratello minore aggrottò le sopracciglia scure. «Sei certo di volerlo fare?» «Non sono certo di niente, tranne che ho fatto una promessa e che la debbo mantenere.» La sepoltura del Duca di Bransford avvenne in una gelida e ventosa mattina di gennaio. La messa funebre si era svolta giorni prima, officiata dall'Arcivescovo dell'Abbazia di Westminster: una cerimonia grandiosa, alla presenza di decine di nobili e membri dell'élite londinese. La bara era stata quindi trasportata al villaggio di Bransford con una lussuosa carrozza nera, trainata da quattro cavalli altrettanto neri. Qui si era tenuta una funzione più breve e infine la salma del defunto duca era stata inumata nel cimitero di famiglia, dietro la chiesa. Al funerale avevano partecipato molti parenti, tra i quali Agatha Edgewood, Contessa di Tavistock, anziana zia del duca, oltre a numerosi zii e cugini che Royal non aveva mai sentito nominare. Alcuni, come avvoltoi, erano venuti a informarsi se, per caso, figuravano nel testamento; a questi era riservata una brutta sorpresa, poiché i forzieri di famiglia erano quasi vuoti. Royal guardò la bara di legno lustro attraverso un velo di lacrime. Avrebbe dovuto tornare prima, trascorrere più tempo insieme al padre e aiutarlo a gestire il considerevole giro d'affari. Forse il patrimonio si sarebbe salvato e il duca non sarebbe arrivato alla tomba, sopraffatto dalle preoccupazioni. Ma ormai era morto. Il sesto Duca di Bransford aveva esalato in pace l'ultimo respiro, due ore dopo l'arrivo del secondogenito. Aveva avuto un breve colloquio con lui, chiedendogli un'altra promessa: alla scadenza del servizio di dodici anni, Reese avrebbe lasciato l'esercito e sarebbe tornato per sempre 10
nel Wiltshire. Si sarebbe stabilito a Briarwood, un podere ereditato dal nonno materno, avrebbe restaurato la villa e avrebbe reso produttivi i terreni. Reese amava la libertà, la vita militare e i viaggi. Non aveva alcun desiderio di legare il proprio destino a un appezzamento di terra, temendo di sentirsi in prigione, tuttavia aveva acconsentito al volere del padre, poiché lo aveva visto spirare davanti ai suoi occhi. Rule, il più sregolato e meno responsabile dei tre, aveva assunto un impegno prima ancora dell'arrivo di Royal. Poiché il duca era convinto che stretti rapporti con gli americani avrebbero avvantaggiato la famiglia, il figlio minore gli aveva assicurato che avrebbe fatto il possibile per stabilirli. Le parole del vicario, pronunciate accanto alla tomba, interruppero le riflessioni di Royal sugli avvenimenti degli ultimi giorni, riportandolo al presente. Una raffica gelida gli sollevò le falde del mantello e penetrò sotto la marsina nera e i pantaloni scuri. Accanto a lui, Reese indossava l'alta uniforme bianca e scarlatta della cavalleria britannica; i capelli corvini, folti e ondulati, erano scompigliati dal vento. Era il più serio e riservato dei tre fratelli, con lineamenti severi che riflettevano il suo stile di vita. Royal spostò lo sguardo sul più giovane. La nascita di Rule era stata una sorpresa, avvenuta quasi sei anni dopo quella di Reese da una madre in condizioni di salute precarie, cui erano state sconsigliate le gravidanze. Amanda Dewar era morta di parto, lasciando il neonato alle dubbie cure della bambinaia, dei due fratelli maggiori e del padre, che spesso beveva per affogare il dispiacere, oppure si rintanava per ore nel suo studio. Crescendo, Rule era diventato un ragazzo indomito e scapestrato. Godeva fama di incorreggibile libertino e se ne vantava. Aveva una passione per le belle signore e sembrava essersi posto l'obiettivo di portarne a letto il maggior numero possibile. Royal sorrise quasi. Per quanto riguardava lui, il futuro era già stabilito: avrebbe sposato una certa Jocelyn Caulfield, che 11
non aveva ancora conosciuto. Al momento, infatti, era in viaggio per l'Europa insieme alla madre, cosa che gli faceva piacere. Il periodo di lutto sarebbe durato un anno, poi si sarebbe pensato alle nozze. Royal non era privo di mezzi. Il denaro ricavato da Sugar Reef, infatti, era sufficiente per vivere con un certo agio, anche se non per ricostituire il patrimonio perduto dal padre. Un giorno o l'altro, comunque, sarebbe riuscito a riportare il ducato agli antichi splendori; non si sarebbe dato pace fino a quel momento. Nel frattempo avrebbe imparato il piÚ possibile sui propri doveri, esaminato le proprietà , cercato di renderle fruttuose dopo aver rimediato agli investimenti sbagliati. Come aveva affermato il defunto duca, non sarebbe stato facile. Royal giurò a se stesso che, una volta sposato, avrebbe utilizzato nel miglior modo possibile i fondi acquisiti con il matrimonio combinato.
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Questo mese La fidanzata del duca Kat Martin Inghilterra, 1855 - Royal Dewar, VII Duca di Bransford, ha promesso al padre morente di sposare la ricchissima Jocelyn Caulfield per salvare le proprietà di famiglia dalla rovina. Tuttavia non è la bellissima ereditiera a fargli battere forte il cuore, bensì la sua dama di compagnia, la timida e discreta Lily Moran. Dotata di un fascino sottile e sensuale, Lily non è né nobile né ricca, e dunque il matrimonio è fuori discussione. Eppure è proprio lei a offrire a Royal la chiave per recuperare almeno in parte le fortune dei Bransford. E via via che l’elaborato piano prende forma e la passione cresce, i due giovani si ritrovano uniti nell’inseguire proprio ciò che li separa: il denaro.
Fascino segreto Nicole Jordan Madeline Ellis è ben decisa a mantenere intatto il proprio orgoglio. Un conto è permettere a Rayne Kenyon, Conte di Haviland, di aiutarla in una situazione imbarazzante. Può persino accettare che lui le trovi un lavoro, dal momento che può ricambiare il favore dandogli una mano a recuperare delle lettere compromettenti. Ma proprio non può acconsentire a sposarlo, visto che lui afferma di non amarla! Il diabolico Rayne, tuttavia, è più insistente che mai, e ben presto, complice l’attrazione che divampa tra loro, riesce a convincerla che un matrimonio di convenienza presenta notevoli vantaggi per entrambi. E a quel punto a Madeline non resta che ricorrere alle più sottili arti di seduzione per conquistare il cuore del marito.
Prossima uscita Orgoglio e passione Kat Martin Inghilterra, 1855 - Reese Dewar è tornato dalla Guerra di Crimea ferito e con l’umore a terra per essere stato costretto ad abbandonare la promettente carriera militare. A questo si aggiungono la poco allettante prospettiva di doversi occupare della tenuta di famiglia e il timore di rivedere Elizabeth Clemens, la donna che gli ha spezzato il cuore sparendo dalla sua vita senza una parola di spiegazione. Lui, ferito nell’orgoglio oltre che nel cuore, ha giurato a se stesso che non l’avrebbe mai perdonata. Ma quando scopre che la timida e fragile Elizabeth è da poco rimasta vedova e ha un disperato bisogno di aiuto per sé e per il figlioletto Jared, la sua determinazione inizia a vacillare.
Mistero al castello Deanna Raybourn Scozia - Transilvania, 1858 - Quando un’amica la invita in Transilvania per le sue nozze, Theodora Lestrange non esita a lasciarsi alle spalle Edimburgo e un pretendente che non ama, sperando di trovare ispirazione per il suo nuovo romanzo nelle cupe leggende che permeano quei luoghi. Le sue aspettative non vengono deluse: nel castello dei Dragulescu, di cui è ospite, si respira aria di mistero e il padrone di casa è un personaggio enigmatico, che risveglia la sua immaginazione e accende in lei una passione incontenibile. Poi una serie di tragici eventi getta una luce ancor più sinistra sul castello, e Theodora si rende conto che diventare preda del desiderio non è l’unico rischio che corre, né il più pericoloso.
Dal 10 novembre
Questo volume è stato stampato nell'agosto 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)