KASEY MICHAELS
Strategie d'amore
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How To Beguile A Beauty HQN Books © 2010 Kathryn Seidick Traduzione di Matilde Lucini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2011 I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 137 del 26/01/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Il sole brillava mentre la carrozza da viaggio con lo stemma dorato dei Basingstoke dipinto con elegante discrezione sugli sportelli si staccava dal marciapiede in Grosvenor Square. Il conducente, che indossava una magnifica livrea simile a quella dei due valletti che si aggrappavano con tutte le loro forze alle maniglie posteriori, fece curvare il veicolo, e la pariglia di eleganti cavalli neri, insieme ai quattro lacchè di scorta, avanzò scalpitando fino in fondo alla piazza, verso le strade di Londra e tutto un mondo di eccitazione e di amore ritrovato. I finimenti tintinnavano. Lo scalpitio degli zoccoli ferrati sull'acciottolato lanciava il suo messaggio: Buon viaggio! Quell'istante sembrava un quadro, un dipinto che avesse preso vita e il cui titolo avrebbe potuto essere L'avventura ci attende. Soprattutto se l'artista fosse riuscito a catturare l'espressione radiosa di Lady Nicole Daughtry, senza cappello perché il sole potesse illuminarle appieno il volto, come se gli dei stessi desiderassero ammirare più da vicino la sua bellezza giovane e fresca. Sporgendosi in modo assai precario dal finestrino, continuava a salutare e a mandare baci verso l'edificio, finché la carrozza non giunse in fondo alla piazza e scomparve. E quello fu tutto. Tutto a un tratto non c'era nient'altro da vedere. Perfino il sole, che si era degnato di comparire 5
brevemente nel mezzo di quella stagione caratterizzata per lo più da pioggia e umidità, si ritirò dietro una nuvola, e il mondo tornò grigio. Lady Lydia Daughtry abbassò il vetro della finestra al secondo piano di Ashurst House, e si sedette sulla panchetta trapuntata di velluto azzurro collocata davanti al suo letto. Teneva la schiena diritta come un fuso e le mani raccolte in grembo, perché non tradissero, con il loro tremore, il suo stato d'animo. Sembrava anche lei un ritratto, certo, ma completamente privo del fuoco e della luce che avevano caratterizzato la scena cui aveva appena assistito. Trascorse qualche minuto immobile come una statua, poi sospirò piano, e il suo petto si alzò e si abbassò in modo quasi drammatico, prima di riprendere a respirare regolarmente. A un osservatore superficiale sarebbe apparsa, come sempre, un'isola di calma nella tempesta. Nessuno avrebbe pensato che il cuore le battesse all'impazzata, o che fosse pericolosamente vicina a cedere a quella che la sua vecchia governante avrebbe definito una crisi di nervi. Lady Lydia non aveva mai crisi di nervi, convinta, come sosteneva spesso, che se si lanciava qualcosa di fragile contro un muro, questa si sarebbe rotta e non sarebbe rimasto altro da fare che raccogliere i cocci. A che cosa sarebbe servito, dunque, infuriarsi? La sua gemella, invece, Lady Nicole, da bambina aveva fatto ogni genere di capricci, il più memorabile dei quali era avvenuto il giorno in cui la loro madre aveva sposato il suo terzo marito e poi aveva spedito i figli ad Ashurst Hall. Per l'ennesima volta. A quanto pareva, i figli non avevano importanza quando c'era un nuovo uomo nella vita di Helen Daughtry. Ma Nicole, pur non essendo considerata importante, si era guadagnata l'attenzione generale, soprattutto dopo che aveva tirato un pesante vaso d'argento in testa 6
al suo nuovo patrigno. Che in effetti avrebbe fatto meglio ad abbassarsi. Lydia sorrise al ricordo. Nicole, con il suo temperamento meravigliosamente drammatico, faceva tutte le cose che la cauta e impacciata Lydia si limitava a sognare. E adesso se n'era andata. Sua sorella, la sua gemella, la sua amica del cuore, era partita per conoscere la madre del fidanzato, Lucas Paine, Marchese di Basingstoke. E la vita di Lydia e Nicole non sarebbe mai più stata la stessa. Nei suoi diciott'anni di vita, Lydia non aveva mai trascorso una sola giornata senza la sorella accanto: la radiosa, l'avventurosa Nicole, l'amica che riusciva a trovare emozioni ovunque e a crearne se non ce n'erano. Se per le gemelle la vita era una nave, Nicole era stata il vento che gonfiava le vele, mentre Lydia, come le capitava spesso di pensare quando rifletteva su se stessa, era stata l'ancora. Sua sorella la considerava una sciocchezza: sosteneva che Lydia era il timone che manteneva entrambe sulla rotta e le impediva di coprirsi di ridicolo con le sue folli trovate. Ma Lydia sapeva che Nicole lo diceva soltanto per essere gentile. Perché era evidente a chiunque che Lady Lydia Daughtry non provava emozioni, o se le provava le teneva sotto ferreo controllo. Lei era tranquilla, gentile, obbediente, rispettava le regole e non creava mai a nessuno il benché minimo problema. In cuor suo, pensava che perfino i fermaporta avessero più spirito d'avventura di lei. E che fossero decisamente più interessanti, anche se l'unico momento in cui ci si accorgeva di loro era quando ci si inciampava facendosi male ai piedi. Quando Nicole era in una stanza, nessuno si accorgeva di Lydia. Il sorriso aperto, i magnifici capelli scuri, gli occhi scintillanti, la risata contagiosa e il corpo... sensuale della sorella attiravano l'attenzione di tutti. Perfino le sue 7
efelidi erano eccitanti. E permettevano a Lydia – magra, bionda, con gli occhi azzurri – di confondersi con la tappezzeria. Che era esattamente quello che lei desiderava. Adesso, però, il suo scudo protettivo se n'era andato. Aveva sempre saputo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Ma era convinta che allora ci sarebbe stato il prode capitano Swain Fitzgerald, maggiore di lei in età, a farle da protettore, a offrirle un porto sicuro in cui rifugiarsi. Solo che il capitano Fitzgerald era morto a Quatre Bras un anno prima, e la sua morte l'aveva devastata: perché lei aveva amato Fitz con tutto il suo giovane cuore, certo, ma anche in un modo che la sua famiglia non avrebbe mai capito. Era convinta di aver trovato nel capitano il modo per non dover uscire dal bozzolo della propria timidezza per affrontare il mondo da sola. Dimostrando a se stessa di essere una persona quale nessuno aveva mai sospettato. Era stata molto egoista: forse non aveva meritato l'amore e la devozione del capitano. Se avesse avuto un temperamento più melodrammatico, avrebbe potuto perfino credere che Dio aveva punito il suo egoismo portandole via il capitano. Ma Lydia era una ragazza intelligente, e sapeva che Dio non permetteva che una persona morisse per insegnare qualcosa a un'altra. Tuttavia con il passare del tempo, a quasi un anno dalla morte del capitano, nei momenti di calma incominciavano a insinuarsi in lei dei dubbi sul suo affetto per quell'uomo. Fino a che punto il suo era stato vero amore? Si era forse innamorata piuttosto dell'idea di amarlo... di essere per sempre protetta, al sicuro? Aveva solo diciassette anni, allora. Perfino Fitz, nelle lettere che le scriveva, l'aveva ammonita riguardo alla sua giovane età e aveva promesso che l'avrebbe corteggiata con calma, una volta che avesse "rinchiuso Napoleone in gabbia". 8
Per gran parte della sua giovane vita, Lydia, Nicole e il loro fratello Rafe erano stati sballottati tra la loro casa di Willowbrook e la tenuta del defunto Duca di Ashurst, a seconda dell'umore e dello stato coniugale della loro madre. Nicole aveva espresso apertamente ciò che pensava di quell'esistenza nomade. Rafe era partito per combattere Napoleone, abbandonando entrambe le case fino a quando non era tornato dalla guerra e aveva scoperto che il duca suo zio e i suoi cugini erano morti e lui aveva ereditato il titolo. E Lydia? Lei non si era mai lamentata. Si era rifugiata nella lettura, e dietro il confortevole calore di Nicole. Il che tuttavia non significava che non avesse sofferto per la mancanza di affetto materno, e per l'atteggiamento di malcelata sopportazione dello zio e dei cugini. Per questo, certo, si era sentita attratta dal capitano, buon amico e commilitone di Rafe. Era più anziano, più saggio, alto, forte e coraggioso, e aveva saputo guardare oltre il suo pacato aspetto esteriore, trovando in lei qualcosa di gradevole, di cui si era innamorato. Era stato impossibile non ricambiare il suo amore. Insieme, sarebbero stati felici per il resto della loro vita. Lydia ricacciò indietro le lacrime che le bruciavano gli occhi. Lui l'aveva amata, lei lo aveva ricambiato. Non poteva, non voleva dimenticare quella sola verità, per quanto i suoi pensieri la tormentassero. Non avrebbe mai dimenticato il capitano Swain Fitzgerald, mai. Forse aveva imparato a vivere senza di lui durante quell'ultimo anno, ma aveva avuto accanto a lei Nicole, no? Lydia non desiderava il mondo con la stessa intensità con cui lo desiderava Nicole. Lei non sorrideva con facilità, non si concedeva spesso; preferiva nascondersi tra i libri... e dietro l'effervescente sorella, vivendo per interposta persona attraverso la sua vivace gemella. 9
Ora, invece, doveva affrontare il mondo da sola. Ed era un pensiero minaccioso se non addirittura terrificante per una persona quieta e sensibile come lei. Non vedeva l'ora di lasciare Londra, abbandonare la stagione mondana, fuggire verso Ashurst Hall e una vita tranquilla. Purtroppo, però, Rafe aveva ancora degli affari da sbrigare in città , e non sarebbero ritornati alla tenuta se non dopo il compleanno del re, in giugno. Suo fratello era troppo occupato per dedicare le sue preziose serate libere a scortarla per Mayfair; sua moglie Charlotte era incinta del loro primo figlio e non frequentava i salotti della buona società ; la madre di Lydia, di nuovo vedova, era salpata per l'Italia, fuggendo dall'ennesima, indiscreta relazione amorosa... e adesso anche Nicole se ne era andata. Come poteva partecipare ai balli, ai ricevimenti e alle serate musicali accompagnata solo da uno chaperon? Mrs. Buttram se ne sarebbe stata a chiacchierare con le altre accompagnatrici, e lei sarebbe rimasta seduta a bordo sala con tutte le altre debuttanti ignorate e disperate, gettate sul mercato matrimoniale con l'unico obiettivo di assicurarsi un marito ricco, o quanto meno titolato. Il calore, l'aroma stucchevole di troppi fiori di serra, la folla di corpi poco lavati ed eccessivamente profumati. L'ignominia di non essere quasi mai invitata a danzare, l'occasionale giro della sala con qualche giovane lord annoiato che ubbidiva agli ordini della madre di fare da cavaliere a qualcuna delle ragazze-tappezzeria, oppure il volgare interrogatorio di qualche sfacciato cacciatore di dote che le poneva domande precise e dirette sul suo patrimonio... Il solo pensiero bastava a farla star male. Certo, poteva sempre contare su Tanner Blake, il Duca di Malvern, per danzare almeno una volta nel corso della serata. Era stata Sua Grazia a portare loro la tragica notizia della morte del capitano Fitzgerald, la primavera preceden10
te. Era a Sua Grazia che Lydia aveva dato del bugiardo, in quella stessa occasione, e sempre suo era il largo petto sul quale aveva picchiato i pugni in una spaventosa crisi di nervi, odiandolo per le parole che pronunciava, e cercando di liberarsi dalle sue forti braccia, dai suoi tentativi di confortarla mentre tutto il suo mondo, tutti i suoi sogni, si infrangevano. Non si era comportata bene con lui, Lydia lo sapeva. Aveva incolpato lui, il latore della notizia, di ciò che era accaduto. Da quel giorno orribile, piena di vergogna per la sua inaspettata crisi isterica, aveva fatto del suo meglio per evitarlo. Tornare ad Ashurst Hall le aveva dato il tempo di riprendersi e il modo di rimanere lontana dal duca per molti, lunghi mesi durante i quali sperava che lui avesse dimenticato il suo accesso furioso e l'avesse perdonata. Solo che lui non se n'era andato. Da quando erano tornati a Londra per la Stagione, e perfino ora che sembrava mancassero pochi giorni all'annuncio del fidanzamento con la sua terza cugina, Jasmine Harburton, continuava a venire assiduamente in visita a Grosvenor Square. E Lydia sapeva il perché. Il capitano era un suo caro amico, e in punto di morte aveva espresso il desiderio che lui diventasse amico di Lydia. Così, alla fine, la costanza di Tanner Blake aveva vinto il suo imbarazzo, e la sua abituale lucidità aveva preso il posto dell'irrazionale antipatia che aveva provato per lui. Anche solo per questo, era grata agli effetti risanatori del tempo e della distanza. Ma per quale motivo non le aveva semplicemente detto la verità? Il capitano, in punto di morte, gli aveva chiesto di "badare alla mia Lyddie". Che cosa terribile, obbligare un uomo ad accettare un impegno simile. E quanto peggio era il dover essere quell'impegno. Era convinta che il duca la vedesse come una buona azione da compiere, come una poverina meritevole 11
di compassione, il che la poneva per forza nel ruolo di una giovane donna che ancora piangeva il suo amore perduto. Anche se lei sperava, pregava, di poter lasciare il limbo in cui aveva vissuto per tutto l'ultimo anno, con il capitano ancora vivo nel suo cuore, sì, ma più come un caro ricordo che come un dolore. Il Duca di Malvern era un uomo buono, un uomo d'onore. Ma l'aveva mai vista come qualcosa di diverso da un obbligo? E perché diventava sempre più importante per lei che lui la considerasse soltanto Lydia, e non un retaggio del passato? Non era riuscita a confidare quel cruccio nemmeno alla sua gemella. Quando bussarono alla porta della camera da letto, Lydia si asciugò rapidamente le guance bagnate di pianto mentre rispondeva: «Avanti, prego». Charlotte Daughtry, Duchessa di Ashurst, entrò nella camera. Giovane e leggermente arrossata per la calura londinese nonché per il peso di un ventre che sembrava crescere di giorno in giorno, la nuova arrivata inclinò il capo di lato guardando Lydia. «Ho pensato di lasciarti un po' da sola. Nicole è davvero felice, tesoro, e tu devi esserlo per lei.» «Lo sono» esclamò Lydia con sincerità, alzandosi in piedi per ricevere l'abbraccio di Charlotte. «Lucas l'adora, e lei adora lui. Però mi mancherà.» Charlotte si accarezzò piano il ventre rotondo. «Mancherà a tutti, ma non è che sia andata all'altro capo del mondo. Lei e Lucas verranno ad Ashurst Hall in luglio, per vedere il loro nipotino, o nipotina... voglia Dio che la creatura sia arrivata per quella data, anche per poter organizzare il matrimonio. A proposito, sarà compito tuo dissuadere Nicole dall'idea di arrivare in chiesa a cavallo, con le bambine del villaggio tutte infiocchettate che la precedono sal12
tellando e spargendo petali di rosa. Temo che Lucas sia così infatuato di lei da concederle qualsiasi cosa.» Lydia sorrise, sforzandosi di ricacciare indietro nuove lacrime. Detestava sentirsi come un annaffiatoio; era sempre stata attenta a nascondere le proprie emozioni, soprattutto quelle più forti, che tendevano a spaventarla. «A dire il vero, penso che sarebbe assai carino, molto... da Nicole.» «Non dirlo a Rafe, ma sono d'accordo. Oh, a proposito di Rafe, è di sotto con il nostro amico Tanner, che è venuto a prenderti per fare una passeggiata, in questa giornata insolitamente calda nell'orribile Londra. È così bello vedere il sole, anche se gioca a nascondino come oggi. In tutta sincerità, il solo motivo per cui sono venuta di sopra invece di lasciarti per conto tuo è riferirti la proposta di Tanner. Non solo sto diventando grossa come una casa, forse sto diventando anche vecchia. In ogni modo, Tanner ha saputo che Nicole partiva oggi e ha pensato di venire a farti compagnia. È un amico meraviglioso, vero? Coraggio, vai a prendere cappellino e mantello, mentre vado a dirgli che scendi subito.» Lydia annuì, perché le era difficile parlare, e trattenne un sospiro fino a quando Charlotte non ebbe lasciato la stanza. Era quella la vita che l'attendeva fino alla fine della Stagione?, si chiese, demoralizzata. Charlotte e Rafe felicemente sposati; gentili e premurosi, certo, ma anche molto assorbiti l'uno dall'altra. Il capitano Fitzgerald irrimediabilmente perduto. Nicole, la sua migliore amica, partita per una nuova avventura... E presto anche Tanner Blake, l'uomo che all'inizio detestava con tutta se stessa benché non ne avesse colpa, l'uomo che sembrava comunque testardamente deciso a mantenere la promessa fatta all'amico Fitz, si sarebbe sposato e avrebbe 13
assunto tutta una serie di nuovi impegni. Diamine, se fosse stata un tipo melodrammatico, avrebbe detto che era sola in mezzo a una folla, il che non era un posto troppo piacevole in cui trovarsi. «Se non costasse così tanta fatica» borbottò tra sé, «mi getterei a terra e tempesterei di pugni il tappeto: Nicole giurava che questo la faceva stare meglio. Io, però, sono troppo educata, controllata e garbata. Troppo scialba e noiosa. Non c'è da stupirsi se finisco sempre a fare da tappezzeria insieme ai casi più disperati. Potrei addirittura essere invisibile. Se quello che ho dentro fosse visibile, se dovessi comportarmi secondo ciò che penso, infischiandomene delle conseguenze come fa Nicole, probabilmente sconvolgerei tutti, compresa me stessa.» Lydia si concesse un altro profondo sospiro, prima di sollevare il grazioso mento appuntito e andare giudiziosamente in cerca del mantello e del cappellino. Quello con il nastro azzurro cielo che il capitano Fitzgerald aveva scelto per la sua ultima Stagione, dicendo che si intonava così bene ai suoi occhi. A quel punto si diresse verso le scale, dopo aver deciso fermamente che lei era una Daughtry, non un topolino impaurito, e che era ora di incominciare a comportarsi di conseguenza.
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La fiamma del desiderio KAT MARTIN Londra, 1860 - Rule Dewar ha lasciato gli Stati Uniti dopo aver sposato per mero interesse Violet Griffin, erede di un'immensa fortuna, ed è tornato in Inghilterra e alla sua vita di sempre cancellando dalla propria mente la giovanissima moglie. Tre anni dopo Violet, che nel frattempo si è trasformata in una donna bellissima e sofisticata, si presenta alla residenza londinese di Rule decisa a ottenere l'annullamento. Tutto a un tratto l'idea di adempiere ai propri doveri coniugali acquista per l'impenitente libertino un fascino tutto nuovo. Eppure, malgrado l'attrazione che divampa tra loro, bruciante e incontenibile, convincere l'intraprendente americana a dare una possibilità al loro matrimonio non si rivela facile come Rule aveva sperato. Qualcuno, infatti, trama per separare i due amanti, e per farlo è disposto a ricorrere a qualunque mezzo.
Strategie d'amore KASEY MICHAELS Inghilterra, 1816 - Profondamente segnata dalla morte del fidanzato, Lady Lydia Daughtry è convinta che non potrà amare nessun altro. Finché un delizioso, attraente duca non risveglia in lei sentimenti e sensazioni di cui non sospettava nemmeno l'esistenza. Eppure, come può essere innamorata di Tanner Blake, l'uomo che le ha dato la notizia più dolorosa della sua vita e che le ricorda costantemente ciò che ha perso e non potrà avere mai più? Analoghi dubbi tormentano anche il giovane Duca di Malvern: come può ambire alla mano della fanciulla che un caro amico gli ha affidato in punto di morte? L'unica soluzione che gli viene in mente è trovare a Lydia un marito adeguato, e subito! Ma quando le loro vite vengono improvvisamente travolte da un turbine di pericoli e misteri, Tanner capisce di non poter rinunciare all'unico vero amore della sua vita, e cambia strategia.