H2777_SCANDALOSAMENTE TUA

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L a famiglia reale di Santina Due famiglie, una corona, mille scandali. I titoli dei giornali… Quando il principe ereditario Alessandro di Santina chiede alla beniamina dei paparazzi Allegra Jackson di sposarlo, ci sono tutte le basi per prevedere l’evento mondano dell’anno. E anche la garanzia di succosi articoli sui periodici patinati. Intriganti pettegolezzi... Harmony Collezione ti invita a conoscere teste coronate, sceicchi e bellissime protagoniste della bella società. Entra nel mondo dei ricchi e dei famosi, dove una sola cosa è certa… Mai una Famiglia Reale ha dato tanto scandalo!

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Penny Jordan

SCANDALOSAMENTE TUA


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Price of Royal Duty Mills & Boon Modern Continuity © 2012 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgement are given to Penny Jordan for her contribution to The Santina Crown series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony marzo 2013 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2777 del 15/03/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Ash...» Sophia, la figlia più giovane dei reali di Santina, sussurrò quel nome con tono quasi reverenziale. Il solo pronunciarlo, un soffio che le solleticava la gola, bastò a rinnovare il doloroso eco della sua tumultuosa infatuazione adolescenziale. Anche l'aria sembrava essersi caricata di un'energia sensuale che inesorabilmente si impadronì di lei. E dire che aveva creduto di esserne ormai immune! Naturalmente era stata informata del fatto che Ash sarebbe intervenuto alla festa di fidanzamento di Alex, suo fratello maggiore ed erede alla corona dei Santina, organizzata nel castello di famiglia, eppure questo non l'aveva preparata all'impatto con la prorompente virilità dell'uomo che pur ricordava così bene. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, anche in mezzo a centinaia di persone. Era appena successo. Nel momento in cui era entrato nella sala, aveva scosso la testa per rifiutare la coppa di champagne che gli aveva offerto un cameriere. Quel piccolo gesto aveva smosso i folti capelli neri che si arricciavano alla base della nuca ed era bastato per risvegliare in Sophia vecchi ricordi. Ricordi di quando aveva desiderato affondare le mani in quella chioma scura e avvicinare il suo viso al proprio per invitarlo a baciarla. 5


Alcune cose non cambiano mai, ragionò. Alcuni desideri, alcune esigenze. Alcuni amori. Il primo amore? Solo gli stupidi potrebbero pensare che il primo amore sia per sempre, ma per fortuna Sophia non era fra questi. No, Ash aveva ucciso il tenero sentimento che stava iniziando a provare per lui. L'aveva rifiutata, accusandola di essere solo una bambina che si esponeva a mille pericoli offrendosi a un uomo della sua età. Le aveva anche detto che doveva considerarsi fortunata, perché il suo senso dell'onore e la ripugnanza che provava al solo pensiero di accettare ciò che lei gli stava proponendo gli impedivano di approfittare della sua ingenuità. E aveva tenuto a precisare che, se anche lei avesse avuto l'età giusta, fra loro non sarebbe comunque successo nulla, perché lui era seriamente impegnato con un'altra. Così Sophia aveva giurato a se stessa che in futuro avrebbe dato il suo amore solo a un uomo che ne sarebbe stato degno e che avrebbe saputo dare a lei e al suo sentimento il giusto valore. E, proprio in virtù di questo solenne giuramento, adesso aveva bisogno dell'aiuto di Ash, non importava quanto il suo orgoglio soffrisse a quella prospettiva. Appoggiò su un vassoio il bicchiere ancora pieno e si incamminò risoluta verso di lui. Al centro dell'affollata sala da ballo del castello dell'isola di Santina, nel cuore del Mediterraneo, Ashok Achari, maragià del Naipur, osservò con fare critico ciò che lo circondava. Accanto alle imponenti porte di legno intagliato che davano accesso all'elegante salone illuminato da mille candele, maggiordomi in livrea accoglievano gli ospiti con profondi inchini. Dalle ampie finestre si intravedeva un drappello di soldati della guardia reale schierato nel cortile della reggia. Lo champagne scorreva 6


a fiumi. Era ovvio che il re non aveva badato a spese per festeggiare il fidanzamento del figlio maggiore, nonché erede al trono. Lui era stato compagno di classe del futuro sposo ed erano ancora molto amici. Tuttavia Ash era stato riluttante all'idea di intervenire alla festa, a causa di faccende urgenti che richiedevano la sua attenzione in patria. Ma il dovere era sempre venuto al primo posto per lui e il dovere lo aveva costretto ad accettare l'invito. Aveva comunque raccomandato al pilota del suo jet personale di tenersi pronto a partire al più presto, destinazione Mumbai, dove aveva in programma un'importante riunione d'affari per il giorno seguente. Il sesto senso lo indusse a girarsi proprio mentre una deliziosa brunetta gli si avvicinava svelta. Sophia. Era così diversa dall'acerba ragazzina che ricordava dal loro ultimo incontro. Nella sua mente aveva conservato l'immagine di un'adolescente che era stato costretto a proteggere persino da se stessa e adesso invece si trovava davanti una donna bella, sicura di sé e chiaramente consapevole della propria sensualità e del potere che le conferiva. Che il suo corpo avesse registrato quel fatto nel tempo di un respiro indicava una debolezza in lui della quale non era mai stato consapevole. Era stato colto completamente di sorpresa dall'istantaneo desiderio che lo aveva infiammato e la cosa non gli piaceva. Non gli piaceva affatto. Si trattava di una reazione che non si era mai concesso di avere. Dichiarava un bisogno represso e lui non aveva bisogni repressi che avrebbero potuto renderlo vulnerabile. E poi, il solo pensiero di provare attrazione per Sophia gli strappava un sorriso. Non era il suo tipo, non lo era per nulla. E allora perché avvertiva una travolgente tensione sensuale, quasi non avesse mai visto una donna prima? 7


Un fatto puramente biologico, ecco tutto. Lui era un uomo, lei era una donna e, da quando aveva liquidato la sua ultima amante, il suo letto era stato vuoto. Se adesso la vista di Sophia lo eccitava... be', era solo normale. Dopotutto, con quei lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in morbide onde e quel viso dall'ovale perfetto, illuminato da brillanti occhi neri, con quel corpo dalle curve generose, Sophia era come una calamita che attirava a sé l'attenzione di ogni uomo, inclusa la sua. Sì. Sarebbe stato uno stupido, se avesse dato alla sua reazione un significato diverso. Ma essere colto da un desiderio così potente e improvviso era una novità per Ash e non faceva che peggiorare il suo umore già funesto. Non aveva voglia di lasciarsi sedurre, tanto meno da Sophia Santina. Eppure, era eccitato. E la prova di quel suo stato fisico premeva contro la costosa stoffa dei pantaloni, ignorando il feroce controllo mentale che stava esercitando su se stesso. Adesso Sophia era a pochi passi di distanza. Ancora qualche secondo e si sarebbe gettata fra le sue braccia, come aveva avuto l'abitudine di fare da ragazzina. E in quel caso... Gocce di sudore gli imperlarono la fronte. Scosse la testa, borbottando qualcosa fra i denti. Si era sempre vantato della sua capacità di autocontrollo, specialmente quando si trattava di sesso. Dunque non aveva alcuna importanza se Sophia fosse sessualmente provocante e, a quanto raccontavano i giornali di cronaca rosa, anche disponibile. Una storia con lei al momento non era nei suoi progetti e con ogni probabilità non lo sarebbe mai stata. Considerazioni di varia natura a parte, Sophia non era il suo tipo, punto e basta. Dopo la morte di sua moglie, nel suo letto si erano avvicendate maliarde dalle gambe lunghe e dalla grande esperienza nell'arte amatoria, cor8


redate da una mente lucida e razionale che escludeva un qualsiasi coinvolgimento emotivo. Amanti che accettavano senza discussioni la sua inevitabile decisione di mettere fine alla storia e che accettavano di buon grado i generosi regali di commiato prima di uscire dalla sua vita silenziosamente come vi erano entrate. Sophia non era così. Sophia – lui lo sapeva bene, poiché l'aveva vista crescere – era un vulcano di emozioni. L'uomo che la portava a letto aveva bisogno di... Ancora una volta quella sgradita reazione di alcune parti del suo corpo lo costrinse a spostare il peso da una gamba all'altra nel tentativo di nascondere quel fenomeno fisico che eludeva il suo controllo. «Ash» esordì Sophia, allungando d'istinto le braccia. Sgranò gli occhi sorpresa quando lui le afferrò un polso con la mano destra per indurla a mantenere le distanze. Come aveva potuto essere così stupida?, si chiese. D'altra parte, la loro storia era sempre stata fatta di rifiuti da parte di Ash e adesso lei era partita con il piede sbagliato, dandogli l'impressione di doversi difendersi di nuovo. Nella sua ansia di chiedergli aiuto si era comportata da idiota. Doveva mantenere calma e lucidità, se voleva raggiungere il suo scopo, ricordò a se stessa. Vero, ma alla fine aveva solo cercato di salutarlo con lo slancio che avrebbe riservato a qualsiasi amico, ragionò. Non ci aveva mica provato con lui! Aprì la bocca per dare voce a quella protesta e lentamente la richiuse. Non era il momento giusto per sfidarlo, non importava quanto fosse offesa perché il suo gesto era stato male interpretato. E adesso che gli era così vicina vedeva chiaramente ciò che non aveva visto prima. Il cambiamento avvenuto in lui era scritto a chiare lettere su quella fredda maschera inespressiva che gli nascondeva il volto. Un nodo di tristezza le serrò la gola. L'Ash che ricordava era un ragazzo gioviale e allegro, pronto alla risata 9


e ad apprezzare le gioie della vita. Cosa gli era successo? Cosa lo aveva trasformato nell'uomo tetro e cinico che aveva davanti? Domanda inutile, si disse. Aveva perso sua moglie, una moglie che aveva amato con tutto il cuore. Quel pensiero le causò una nuova ondata di tristezza e le fece provare una forte nostalgia per la persona che Ash era stato. Un giovane allegro, dotato di un'innata gentilezza che aveva riservato specialmente alla sorellina del suo compagno di studi. Sophia, dal canto suo, per la prima volta si era sentita compresa grazie a lui. Le attenzioni che Ash le aveva riservato avevano significato molto per lei ed era proprio il ricordo di quel periodo ad averla portata da lui in quell'occasione, non certo il ricordo della loro storia successiva, quando era diventata donna ed era stata respinta. Ma l'uomo che aveva davanti era stato derubato di quelle qualità. Era un Ash cupo, pensieroso, remoto, quasi come se in qualche modo una nuvola oscura lo avesse avvolto per celare il calore che un tempo era stato il tratto principale della sua persona. Fu colta da una profonda nostalgia per il suo amico di un tempo, ma svelta represse quel sentimento. Non doveva mostrarsi emotivamente vulnerabile, decise. Non doveva provare nulla per lui, soprattutto perché in passato lo aveva considerato l'uomo dei suoi sogni. Era stato un errore che aveva pagato a caro prezzo, soffrendo le pene dell'amore come solo un'adolescente romantica e idealista poteva fare. Dunque doveva essere lieta che fosse cambiato tanto, rifletté, perché così non correva il rischio di... Di cosa? Di innamorarsi di nuovo di lui? Impossibile. E se la sua vulnerabilità nei confronti di Ash fosse stata impressa nel suo DNA?, si chiese sgomenta. 10


Impressa era la parola giusta e lei aveva ancora le cicatrici per provarlo. Quelle cicatrici, però, avevano il compito di proteggerla adesso. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. Era immune al suo fascino ormai e intendeva continuare su quella strada. Del resto, non aveva più sedici anni. Era stata una teenager spinta dall'esigenza di assaggiare la mela che il serpente aveva offerto a Eva e si era rivolta ad Ash per soddisfare quell'esigenza. Aveva commesso un terribile errore per il quale aveva versato calde lacrime di vergogna e angoscia. Adesso doveva concentrarsi su un passato precedente a quell'episodio, a quel periodo semplice quando Ash era il suo paladino, la persona cui si poteva rivolgere in caso di bisogno, che l'aveva sempre aiutata e che, in fin dei conti, le aveva salvato la vita in più di un'occasione. Era con quell'Ash che al momento aveva un disperato bisogno di interagire, usando parole soppesate e dirette per convincerlo. Perché ormai sapeva che non le era più permesso tornare indietro, in quel giardino dell'innocenza i cui vialetti Ash aveva percorso con lei quando era una bambina. Ciò nonostante non doveva rinunciare a sperare. Non poteva, ricordò a se stessa. Ma erano necessarie cautela e concentrazione sull'obiettivo che si era imposta. Si trattava di un semplice confronto per ottenere quel che le serviva per sopravvivere, dopodiché non sarebbe più stata costretta a incontrarlo e sarebbe stata al sicuro non soltanto da Ash, ma anche dal futuro che suo padre aveva pianificato per lei. Trasse un profondo respiro. «Puoi lasciarmi adesso» lo informò con tono gelido. «Ti prometto che non cercherò di toccarti.» Gli prometteva di non toccarlo. Chiaramente non immaginava quanto il suo corpo, la sua carne, la sua virilità 11


anelassero alle sue carezze. Nella sua mente, e con suo grande disgusto, Ash visualizzava anche troppo facilmente se stesso nell'atto di prenderle la mano – proprio lì, nella sfavillante sala affollata di teste coronate – per appoggiarla sulla prova evidente della sua eccitazione. Non c'era da sorprendersi se Sophia si era meritata la reputazione che aveva, se riusciva a provocare in lui quel tipo di reazione, pensò. No, si corresse, non in lui ma nel suo corpo. E non era possibile. Bruscamente, le lasciò il polso. La velocità di quel gesto confermava ciò che Sophia già sapeva: per quanto riguardava Ash, ogni contatto fisico fra loro era tabù, adesso come in passato. Tuttavia un tempo era stato gentile con lei, ricordò. Più che gentile, a dire il vero. Era stato il suo eroe, la sua ancora di salvezza. Forse proprio per questo, e nonostante il distacco con cui adesso la guardava, istintivamente sentiva ancora che Ash era l'unica persona al mondo alla quale avrebbe potuto chiedere aiuto. Forse era una stupida, oppure era troppo disperata, perché nessun altro avrebbe potuto offrirle quel sostegno di cui, al momento, aveva bisogno. A ogni modo, le brusche maniere di Ash avevano eretto una barriera fra loro, talmente alta e invalicabile da costringere Sophia a prendere in considerazione il fatto di aver mal riposto le sue speranze. Non solo, ma i cambiamenti che scorgeva in lui complicavano un piano che invece le era sembrato così semplice nelle sue lunghe notti insonni, quando aveva cercato un modo per sfuggire al proprio destino. Avrebbe potuto confidarsi senza problemi con il vecchio Ash e altrettanto senza problemi avrebbe potuto chiedergli di interpretare per il resto della serata il ruolo che aveva in mente per lui. Ma il nuovo Ash, che la osservava senza mostrare segni dell'affetto che una volta li 12


aveva uniti, spegneva la fiducia che l'aveva sorretta fino a quel momento. Eppure in passato non le aveva mai rifiutato il suo aiuto, ragionò. L'aveva sottratta alla morte non una, ma ben due volte. E adesso doveva salvarla ancora, da un altro tipo di morte. Quella che sarebbe derivata dal matrimonio con un uomo che non aveva mai incontrato, ma la cui reputazione la spingeva a credere che fosse tutto ciò che lei non avrebbe mai voluto in un marito. Quindi doveva trovare il modo per abbattere quelle barriere, perché senza la collaborazione di Ash il suo piano semplicemente era inutile. E se l'avesse respinta... di nuovo? No, non sarebbe successo. Gli avrebbe parlato con franchezza e lo avrebbe supplicato di aiutarla. Sospirò. «Devo chiederti una cosa.» «Se vuoi sapere quale fra la tua folta schiera di corteggiatori dovrebbe diventare il tuo prossimo amante, temo di non essere qualificato per dare questo tipo di consigli. E, comunque, sembra che tu sia molto brava anche da sola a scegliere l'uomo che ti darà maggiore visibilità sui giornali di cronaca rosa.» Un discorso crudele che la ferì, e molto. Sophia sapeva di avere dei calunniatori, ma non aveva mai pensato che Ash fosse uno di loro. Forse perché aveva desiderato che la ricordasse come la ragazzina che in passato aveva protetto. E, poiché adesso aveva bisogno di lui, doveva fargli rivivere quella relazione, decise. Le brutte accuse che le aveva appena rivolto non significavano nulla. Non avevano potere contro di lei. Eppure sentì comunque il bisogno di difendersi. «Io rendo pubbliche le mie relazioni e tu, invece, fai molta attenzione a tenerle segrete» commentò, scrollando le spalle. «Un osservatore imparziale, mi chiedo, chi considererebbe il più onesto dei due?» 13


Aveva i suoi buoni motivi non solo per lasciare pensare ma addirittura per incoraggiare il mondo a considerarla come una giovane donna che godeva appieno della sua libertà sessuale. Dopotutto, qual era il modo migliore per proteggere qualcosa di delicato e prezioso, se non nasconderlo alla vista di tutti? Non avrebbe mai svelato il suo segreto ad anima viva, decise. Sophia osava mettere in discussione la sua moralità e lui non lo poteva tollerare, soprattutto perché... Scosse la testa. Perché un tempo si era volontariamente assunto il compito di proteggerla dalle conseguenze della sua nascente curiosità sessuale, in nome della propria morale? O forse perché al momento doveva sedare la sua evidente e poco gradita reazione fisica alla sua fisicità? «Temo che questo tipo di argomento non sia di alcun interesse per il sottoscritto» riprese gelido. «Pettegolezzi e chiacchiere inutili non sono il mio campo, per quanto affascinino i tuoi giovani amici. Adesso, se vuoi scusarmi, voglio andare a salutare i tuoi genitori. Poiché devo essere a Mumbai domani mattina, partirò poco dopo la mezzanotte.» Aveva intenzione di andare via così presto? Un intoppo che Sophia non aveva previsto e che non era pronta a gestire. La finestra di opportunità che costituiva la sua via di fuga si stava inesorabilmente chiudendo. Sentì il panico montarle dentro e fu proprio il panico che la spinse a parlare. «Una volta eri diverso» mormorò. «Eri gentile, eri il mio paladino. Mi hai salvato la vita. Tu sei sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà e io, in questo momento, ho delle difficoltà...» Lasciò la frase in sospeso. Solo la disperazione poteva indurla a tradirsi in quel modo, pensò. «Non ho mai avuto la possibilità di porgerti le mie condoglianze per tua moglie. So che significava molto per te.» Quelle parole non servirono ad avvicinarlo, anzi. L'a14


ria fra loro sembrò cristallizzarsi. Eppure fin da piccola aveva imparato a valutare le emozioni altrui e a evitare di conseguenza inutili tensioni, si rimproverò Sophia. Non avrebbe dovuto menzionare la moglie. Perché lo aveva fatto, allora? Per nessun motivo preciso. Aveva solo inteso... Notò una scintilla negli occhi neri di lui e i muscoli delle mascelle contrarsi, l'espressione del viso bellissimo divenire ancora più tempestosa, se possibile. Tutti segni della sua crescente ira. Dunque era in collera con lei. Perché? Perché aveva parlato di sua moglie? Non era un mistero che Ash fosse perdutamente innamorato dall'affascinante principessa indiana che aveva sposato, ma ormai erano trascorsi diversi anni dalla sua morte e lei era certa che il suo letto non fosse rimasto vuoto da allora. Anche se fare sesso con una persona era una cosa, ammise, e amarla tutt'altra. Comunque, se credeva di intimorirla con quell'atteggiamento scontroso, si sbagliava. Probabilmente Ash la riteneva ancora una bambina in adorazione del suo eroe, invece era cresciuta e sapeva tutto del dolore e di come sopravvivere alla sofferenza. Ash sentì la tensione nel suo corpo aumentare a dismisura. Sophia aveva osato accennare al suo matrimonio. A nessuno era permesso farlo. Era un argomento proibito. «Non discuto della mia defunta moglie o del nostro rapporto» dichiarò. Il tono duro della sua voce le confermò quello che già sospettava. Era ancora innamorato della sua principessa. Ma non doveva pensarci, decise Sophia. Doveva concentrarsi su come convincerlo ad aiutarla. Nell'stante in cui era stata informata della sua presenza alla festa, aveva intravisto una via di fuga da una situazione che semplicemente non era in grado di sostenere. E adesso non do15


veva vacillare, non importava quanto indifesa si sentisse. Sembrava che all'improvviso la voce l'avesse abbandonata, notò Ash. Adesso se ne stava muta a guardarlo, ostentando una sicurezza che lui sapeva era ben lungi dal provare. Anche da bambina aveva adottato spesso quello stratagemma al fine di proteggere le sue vere emozioni. Contro la propria volontà, lui sentì sbollire parte della rabbia. Gli occhi di Ash continuavano a studiarla, ma il suo viso era in qualche modo diverso, raddolcito, si rese conto Sophia. Era quasi tornato la persona che lei ricordava. Questa considerazione diede nuova vita alle sue speranze. Non c'era più tempo da perdere, si disse. Doveva essere forte e coraggiosa e fidarsi del suo giudizio e della fiducia che aveva in lui. «Mio padre vuole che sposi un principe spagnolo» dichiarò. Cos'era quell'emozione che lo aggredì come l'attacco mortale di un serpente velenoso, causandogli una dolorosa fitta al cuore? Niente, minimizzò Ash. Non era niente. «Dunque tuo padre ha organizzato per te un matrimonio di convenienza» dedusse. «Mi ha imposto questo matrimonio» sottolineò lei. «E vuole costringermi ad accettarlo.» Adesso rivedeva in lei l'apprensiva, sensibile ragazzina che un tempo era stata. Quella che aveva sempre difeso con passione la libertà personale nella convinzione che ognuno avesse il diritto di scegliere il percorso di vita da seguire. E proprio per quel motivo i rapporti con il padre erano sempre stati burrascosi, fatti di scontri piuttosto che di incontri. «Non credi che la tua reazione scivoli un po' nel drammatico?» commentò Ash. «Non sei più una bambina e sai che i reali sposano i reali. È così che funziona per le nostre famiglie. Le unioni sono decise allo scopo di dare eredi alla dinastia e, accettandole, 16


noi compiamo quello che è un dovere nei confronti del nostro popolo.» Non era questa la reazione che aveva immaginato quando era rimasta sveglia per lunghe nottate, sperando nel suo aiuto. «Non sono drammatica» protestò Sophia. «Ma ho i miei diritti in quanto essere umano, giusto? Dovrei decidere io il mio futuro, non mio padre!» «Sono sicuro che tuo padre ha a cuore solo i tuoi interessi.» Dunque Ash non voleva essere coinvolto in quella situazione, dedusse Sophia. E perché avrebbe dovuto? Al momento tutta la sua attenzione era per gli affari che lo attendevano a Mumbai, la positiva conclusione dei quali probabilmente avrebbe assicurato il benessere al suo popolo per molte generazioni a venire. «Macché» si affrettò a negare, «non è ai miei interessi che tiene. A lui importa solo che una delle sue figlie si unisca in matrimonio con una testa coronata. Lo ha precisato senza lasciar adito a dubbi. Ha pure aggiunto che aveva dovuto promettere allo spagnolo che io sarei stata una moglie obbediente e rispettosa, che non avrei interferito con la sua abitudine di trascorrere ogni notte nel letto di una donna diversa. Quando io ho risposto che per nulla al mondo lo avrei sposato, mio padre mi ha accusato di essere un'ingrata e di ignorare i miei doveri di figlia e di principessa. Ha detto che con il tempo mi sarei abituata... Abituata! A un matrimonio con un uomo che vuole sposarmi solo per avere un erede e al quale mio padre mi ha virtualmente venduta per suggellare un'alleanza politica. Ritieni ancora che abbia a cuore solo i miei interessi?» «Ritengo che un tale accordo sia giusto anche per te, Sophia. Dopotutto, è ben documentato che il tuo stile di vita è molto simile a quello del tuo futuro marito, quando si tratta di gusti sessuali.» Un colpo basso che le fece defluire il sangue dal vol17


to. Sophia strinse i pugni e tentò di non perdere la calma. Perché, ai fini del suo piano, non contava l'opinione che Ash aveva di lei. Tuttavia le sue parole l'avevano ferita e, se non voleva rivelare più di quanto lui doveva sapere, non aveva neanche la possibilità di difendersi. «La tua deduzione è sbagliata» sottolineò. «Non è questo il tipo di matrimonio che desiderio. Non riesco neanche a immaginare di accettarlo» aggiunse, la voce che risuonava di panico e di angoscia. Ma doveva controllarsi. Nemmeno Ash doveva capire il disgusto, la paura che provava al pensiero di essere costretta per legge a concedersi a quel tipo d'uomo nel modo più intimo possibile quando... No, quello era un segreto che doveva conservare a ogni costo, come aveva già fatto per tanto tempo. Neanche Ash doveva sapere. Soprattutto Ash! «Quando mi sposerò, sceglierò un uomo che rispetto. Un uomo che amo e che mi ami a sua volta. E i nostri figli cresceranno circondati da affetto e armonia familiare» affermò. In fin dei conti era la verità. Lui socchiuse gli occhi. Non poteva negare di aver percepito sincerità in quell'accorato discorso. Qualcosa nella voce di Sophia lo aveva colpito nel profondo, riportando in superficie vecchi ricordi. In superficie? No, a essere sinceri lui non aveva mai dimenticato. Non avrebbe potuto. «Per favore, Ash, ti imploro di aiutarmi.»

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