H2793_I VIZI DELLA PRINCIPESSA

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L a famiglia reale di Santina Due famiglie, una corona, mille scandali. I titoli dei giornali… Quando il principe ereditario Alessandro di Santina chiede alla beniamina dei paparazzi Allegra Jackson di sposarlo, ci sono tutte le basi per prevedere l’evento mondano dell’anno. E anche la garanzia di succosi articoli sui periodici patinati. Intriganti pettegolezzi... Harmony Collezione ti invita a conoscere teste coronate, sceicchi e bellissime protagoniste della bella società. Entra nel mondo dei ricchi e dei famosi, dove una sola cosa è certa… Mai una Famiglia Reale ha dato tanto scandalo!

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KATE HEWITT

I vizi della principessa


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Scandalous Princess Mills & Boon Modern Continuity © 2012 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgement are given to Kate Hewitt for her contribution to The Santina Crown series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony maggio 2013 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2793 del 17/05/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Oh, finalmente, ecco un Jackson che è riuscito a migliorarsi!» La principessa Natalia Santina lanciò un'occhiata a sua madre. Il tono gelido con cui aveva parlato negava il complimento che avrebbe invece dovuto essere il senso delle sue parole. La regina Zoe aveva gli occhi socchiusi, e le labbra strette in una linea sottile di disappunto. Il suo abituale atteggiamento, dunque. Si voltò per vedere chi fosse l'oggetto di tanto disprezzo. Frugò con lo sguardo fra la folla scintillante degli ospiti intervenuti alla festa per il fidanzamento di suo fratello maggiore Alessandro e della sua decisamente improbabile promessa sposa, Allegra, figlia di Bobby Jackson, ex giocatore di calcio inglese e beniamino della stampa scandalistica internazionale, e infine individuò Ben, primogenito dei Jackson, un milionario che si era fatto da sé. Non che il denaro costituisse una differenza per sua madre. Chiunque - aveva l'abitudine di dire la regina - poteva fare soldi, ma il sangue era tutt'altra faccenda. Dopo tutto, l'uomo che, per fortuna, era appena venuto meno alla sua promessa di sposarla - Michel, principe del minuscolo regno di Montenavarre - non era ricco, pensò Natalia, anzi, era praticamente sul lastrico. Infatti aveva dichiarato che lo stile di vita della sua futura moglie era troppo per lui, troppo in tutti i 5


sensi, il che senza dubbio corrispondeva alla verità. La rottura del fidanzamento per lei era stata un vero sollievo. Francamente non aveva mai davvero avuto intenzione di trascorrere la sua esistenza confinata in un vecchio castello sulle Alpi, ascoltando il marito che narrava di continuo la noiosa e nobile storia della sua famiglia. La questione poi di come intendeva trascorrere la sua esistenza restava ancora senza una soluzione. Al momento si accontentava di essere felice per lo scampato pericolo. Osservò con interesse la figura possente di Ben Jackson. Indossava un abito grigio scuro e una cravatta blu, i movimenti contenuti e sicuri mentre discuteva con un altro ospite. Diversamente dal padre - che con la sua cravatta fosforescente, i gesti plateali e la voce stentorea, dichiarava come meglio non avrebbe potuto la sua appartenenza ai nuovi ricchi - Ben Jackson era l'emblema della discreta eleganza maschile. «Che cosa fa esattamente per vivere Ben Jackson?» chiese a sua madre, la quale reagì all'oltraggiosa domanda irrigidendosi. In effetti le era stato insegnato a non informarsi sulla professione delle persone, perché le persone di un certo livello non facevano niente. Almeno, non per guadagnare denaro. La regina Zoe evitava persino di parlare del successo in affari ottenuto dal suo primo figlio ed erede al trono. A volte, Natalia si chiedeva se la madre non fosse uscita dalle pagine di un romanzo vittoriano, o addirittura trasportata nel presente da una macchina del tempo. «Per quanto ne so, è un imprenditore» rispose la regina. «Mi sembra nel campo della finanza.» Che cosa noiosa, pensò Natalia, pur continuando a guardare il maggiore dei Jackson con sfacciata curiosità. In quel momento l'uomo sollevò una mano dalle dita lunghe e abbronzate come per sottolineare quello che stava dicendo, gli occhi neri si accesero ma l'e6


spressione del suo viso rimase di controllato entusiasmo. Probabilmente preferiva nascondere le sue emozioni, ma lei era sempre stata brava nel giudicare le persone dal loro atteggiamento. Un talento che l'aveva certamente aiutata a sopravvivere a dodici anni di scuola, quando l'inarcarsi di un sopracciglio o un impercettibile movimento delle labbra dei professori erano stati per lei gli unici indizi per dedurre se avesse capito bene o male. «Con chi sta parlando? Ben Jackson, intendo.» La regina sospirò per esprimere ancora una volta il suo rammarico. «Con il nostro ministro della Cultura e del Turismo» rispose. «Che tu dovresti conoscere, se avessi un minimo di interesse o di rispetto per il tuo Paese.» Natalia non replicò. Ovviamente sua madre si riferiva alla fine del suo fidanzamento. I genitori avevano sperato di vederla finalmente andare via da Santina nelle vesti di moglie felice. A ventisette anni, single e con una vita sociale decisamente intensa, costituiva un motivo di imbarazzo per la famiglia. «Hai ragione, mamma» disse infine, cercando di infondere docilità nella voce. «Dovrei conoscere i ministri di Santina. Suppongo che dovrò porre rimedio a questa mia lacuna immediatamente.» E, ancheggiando con fare provocante, si avviò verso Ben Jackson, ancora accalorato in una appassionata discussione. No, si corresse, Ben Jackson non aveva in sé nulla di passionale. Tutto in lui dichiarava un rigido controllo. Era una sorta di manichino, un uomo che teneva a freno le proprie emozioni, posto che ne avesse. «Principessa Natalia!» Il ministro della Cultura e del Turismo la accolse chinando appena la testa. «Ministro» replicò lei sorridendo. «Che piacere vederla» aggiunse stringendogli la mano. «È lo stesso per me» affermò l'uomo. 7


Continuando a sorridere, Natalia si girò verso Ben. Visto da vicino, non sembrava più un manichino. Da lui emanavano forza e potere ma, nonostante il suo prestigio, aveva un'aria guardinga. Forse si era fatto dal nulla, ma non aveva dimenticato da dove veniva, rifletté Natalia. Aveva occhi blu come il mare, occhi che la stavano osservando non con ammirazione, e nemmeno con interesse... ma con divertimento, si rese conto Natalia sconcertata. Stava ridendo di lei! E quella era una cosa che davvero non poteva sopportare, essere l'oggetto dello scherno altrui. Le era successo già troppe volte. «Non credo che siamo stati presentati» disse. Tese la mano e l'ombra di un sorriso beffardo apparve sulle labbra di Ben Jackson. «Non formalmente» confermò lui, «anche se so che lei è una delle principesse Santina, e sicuramente lei sa che io sono uno dei famigerati Jackson» aggiunse, stringendole la mano per un breve istante. «Ah, ma quale Jackson?» s'informò Natalia. «Siete davvero molti» sottolineò, rivolgendogli un blando sorriso. No, nessuno l'avrebbe schernita, non di nuovo, decise. Se strappava una risata a qualcuno, lo faceva per sua scelta, e non perché era capace, o incapace, di fare qualcosa. «Anche i Santina, direi» replicò lui in tono educato come il suo sorriso. «Le famiglie numerose sono una vera benedizione, non crede?» «Oh, sì» confermò Natalia, anche se, fatta eccezione per la sorella gemella Carlotta, non era particolarmente legata agli altri fratelli, e di sicuro non lo era ai suoi genitori. Difficilmente avrebbe definito una benedizione la sua famiglia. Inoltre, basandosi sulle informazioni che possedeva riguardo ai Jackson, sospettava che neanche Ben reputasse tale la sua. Il ministro mormorò qualche parola di commiato e si allontanò. 8


«Ho notato che ha parlato a lungo con il nostro consigliere» commentò Natalia. «Per caso ha in programma di trascorrere un periodo sull'isola?» domandò con tono scherzoso, accompagnando le parole con uno sguardo malizioso. Ma l'espressione del viso di Ben Jackson rimase immutata. Cioè, ancora leggermente divertita. «In realtà, sì» confermò lui. «Una vacanza?» «Non proprio.» Sì, si stava divertendo, decise Natalia sempre più irritata. Era abituata a gestire meglio quel tipo di conversazione e, se doveva essere onesta, a rigirarsi a suo piacimento uomini come Ben Jackson. No, non uomini come Ben Jackson. Aveva la sensazione di non averne mai conosciuto uno simile, per fortuna. La sua prima impressione era stata quella giusta, si disse. Era la noia fatta persona. «Allora forse è qui per tenere d'occhio sua sorella Allegra? Per accertarsi che si comporti bene?» ipotizzò. «Mia sorella è un'adulta, assolutamente capace di comportarsi bene» sottolineò Ben gelido, «diversamente da donne che amano vedere le proprie foto pubblicate sulle pagine delle più vendute riviste di cronaca rosa europee.» Natalia sobbalzò, sconcertata dall'improvvisa asprezza della sua voce. Ben Jackson non aveva parlato con un tono canzonatorio, ma con uno di condanna. Sapeva di essere il bersaglio dei paparazzi, anzi, cercava di proposito quel tipo di pubblicità. Ma sentire quell'uomo giudicarla per le sue avventure notturne provocò in lei un'esplosione di furia, e di vergogna. «Allora dovrebbe tenere d'occhio il resto della sua famiglia» sibilò fra i denti. Lasciò vagare lo sguardo per la sala, fino a soffermarlo volutamente su Bobby Jackson, che in quel momento era scoppiato in una 9


fragorosa, poco elegante risata, per poi spostarlo su una delle sorelle Jackson, impegnata in un'accesa discussione con un ospite, e per rivolgerlo a un'altra sorella, famosa per aver partecipato a un reality in televisione, e assolutamente adatta alla parte. Infine indicò con un cenno del capo l'ultima sorella, le curve generose evidenziate da un vestito che le aderiva come una seconda pelle, che stava sfacciatamente civettando con un uomo che doveva avere almeno il doppio della sua età. «Non credo proprio che il loro comportamento sia ineccepibile, e lei?» Ben non batté ciglio. «Io credo che lei non sia nella posizione di esprimere tali giudizi, considerando la famiglia cui appartiene» sentenziò. Natalia puntò il mento in avanti. «Mi sembra davvero impossibile mettere a paragone le nostre due famiglie, nonostante siano simili per... dimensioni, signor Jackson.» «Capisco. Così lei è una snob oltre a essere ragazzina viziata.» Sconvolta, Natalia trattenne il respiro. Nessuno aveva mai osato parlarle in quel modo, almeno non un signor nessuno arricchito durante un evento pubblico. Quello che avveniva nella privacy delle mura domestiche era un'altra faccenda. «Sicuramente si renderà conto che potrei farla mettere alla porta per aver detto una cosa simile» affermò. «È una minaccia?» Certo, era una minaccia, ma una minaccia inefficace. Poteva chiamare uno dei militari di guardia all'ingresso della sala da ballo, e ordinargli di scortare Ben Jackson fuori dalla reggia. Ma se i militari le avrebbero obbedito, era un'altra questione. Come fratello della futura regina di Santina, Ben Jackson era - nonostante l'equivoca famiglia cui apparteneva - un ospite di riguardo. Inoltre il personale di servizio del palazzo, su ordine dei suoi genitori, valutava ogni sua richiesta 10


con una buona dose di cauto scetticismo. Di conseguenza, era stata troppo impulsiva, capì Natalia. «Si consideri avvisato» disse, ottenendo in replica una risata. «Almeno possiede un minimo di buon senso» sottolineò Ben. «Mentre lei non possiede buone maniere» borbottò Natalia. Ben inarcò un sopracciglio. «Da che pulpito viene la predica» citò. A stento Natalia si trattenne dal ricordargli che nelle sue vene scorreva sangue blu. E a stento si trattenne dallo sferrargli un calcio negli stinchi. O forse più in alto. Prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere che passava lì accanto e bevve un lungo sorso. «Allora» domandò poi, «perché sta prendendo in considerazione la possibilità di trascorrere del tempo a Santina?» Ben la fissò per un lungo istante prima di scrollare impercettibilmente le spalle. «Ho finanziato un campo estivo di tre settimane per i ragazzi meno abbienti dell'isola. Impareranno a giocare a calcio.» Sorpresa, Natalia esitò. Aveva ipotizzato che la sua intenzione fosse concedersi una lunga vacanza, magari noleggiare uno yacht o affittare una delle fantastiche ville sulla costa, cioè i motivi per i quali in genere i milionari sbarcavano a Santina. «Molto generoso da parte sua» mormorò. «Grazie.» «E magari spera anche di scoprire un futuro asso del pallone... In modo da avere così un qualche ritorno?» Ben socchiuse gli occhi. «Se sta implicando che il mio scopo sia un possibile beneficio economico, allora non potrebbe essere maggiormente in errore.» «Oh, coraggio, vuole forse negare che avrà un tornaconto da questa impresa? Oppure sprecherà molto 11


del suo prezioso tempo per questa, senza dubbio lodevole, impresa senza ottenerne alcun profitto?» «Per quanto incredibile le possa sembrare, Altezza, è proprio così.» Natalia scosse la testa. Conosceva abbastanza il mondo degli affari, o quanto meno conosceva gli uomini, per sapere che nessuno faceva qualcosa senza trarne un vantaggio. «Comunque un po' di pubblicità, soprattutto se gratuita, non fa mai male, giusto?» «Ne deduco che lei sia una sostenitrice di ciò che si dice, cioè che nessuna pubblicità equivale a una cattiva pubblicità» puntualizzò Ben, lanciandole uno sguardo ironico. Non era difficile capire a cosa si riferisse, ragionò Natalia. Solo la settimana precedente era stata fotografata all'uscita di un night club in compagnia di due noti playboy. Un uomo come Ben Jackson probabilmente lo riteneva un comportamento deprecabile, e disonorevole. «In ogni caso» riprese lui, «il tipo di interesse che potrebbe essere generato da un piccolo centro sportivo su una piccola isola sarebbe ininfluente per i miei affari.» Natalia non sapeva se essere divertita o offesa da quella descrizione riduttiva di Santina. Forse era entrambe le cose. «Bene, poiché lei sembra un conoscitore delle più vendute riviste di cronaca rosa europee» disse, soppesando con cura le parole, «sono certa che consegnerà l'informazione alle persone giuste, in modo da garantirsi almeno un paio di prime pagine.» Ben la fissò per un lungo istante. «Lei è sempre così gradevole?» chiese infine. «No, non sempre. Mi ha colto in uno dei miei momenti migliori» ironizzò Natalia e, con sua sorpresa, ottenne come replica una breve risata. Così anche il rigido, controllato Ben Jackson pos12


sedeva un qualche senso dell'umorismo, pensò. «Allora non vorrei proprio imbattermi in lei quando è di cattivo umore» affermò Ben sorridendo. Certo, era rigido e tedioso, ma anche molto attraente, ragionò Natalia. Vero, era stata brusca, ma solo per difendersi. Nel giro di pochi minuti, Ben l'aveva esaminata e giudicata e lei, che aveva perfezionato l'arte di apparire sempre al meglio, sofisticata e brillante, non aveva accettato di buon grado di essere smascherata. «Allora si tranquillizzi. Non credo che noi due ci incontreremo di nuovo.» Ben Jackson lasciò scorrere lo sguardo su di lei lentamente, troppo lentamente, dandole la sensazione che non solo le stesse leggendo l'anima, ma che le stesse strappando i vestiti di dosso. Non che indossasse molto... Il vestito di alta sartoria era cortissimo, con una scollatura profonda. Sentì il viso andarle in fiamme, e purtroppo il viso si copriva di macchie quando arrossiva. Non era quello l'atteggiamento che avrebbe voluto assumere, soprattutto non con un uomo che l'aveva appena trattata in modo abominevole. Doveva andare via subito, prima che Ben Jackson capisse troppo. Ben notò il rossore salirle al volto e provò un'improvvisa fitta di desiderio. Era una bella donna, quello doveva concederlo. Sexy, sofisticata, con un modo di fare accattivante. L'abito che indossava era a dir poco scandaloso. In un'altra circostanza non avrebbe esitato a proporle di lasciare la festa e di continuare la serata in un posto più privato. Tuttavia, da quello che aveva letto sui giornali, la principessa Natalia non dava grande importanza al privato. E lui ne aveva abbastanza di scandali e indiscrezioni, del tornado di pettegolezzi che da sempre investiva la sua famiglia. No, aveva un altro progetto per la principessa, decise. «È libera di avere la sua opinione al riguardo del mio campo estivo, etichettarlo come una trovata pub13


blicitaria se le aggrada, ma sarà un'impresa faticosa e impegnativa, e le garantisco che non resisterebbe un solo giorno - che dico, una sola ora - se lavorasse con me come volontaria.» Natalia socchiuse di occhi, trasformandoli in due schegge di giada. «Una previsione, la sua, del tutto irrilevante, poiché io non ho alcuna intenzione di lavorare come volontaria nemmeno per un... minuto» sottolineò. Ben sorrise, non riuscì a evitarlo. Quel battibecco lo esasperava, certo, ma aveva su di lui un effetto corroborante, lo faceva sentire vivo come non gli succedeva da anni. «Questo non mi sorprende affatto.» «Mi permetta di spiegarmi meglio. Non lo farei se questo implicasse la sua presenza.» «Dunque la infastidisco a tal punto?» «Diciamo solo che preferisco non trascorrere il mio tempo in compagnia di arroganti bifolchi.» Di nuovo Ben rise, costretto a riconoscere che la bella principessa non si arrendeva mai. «Mi ha giudicato abbastanza velocemente» notò. «Così come lei ha fatto con me.» «Tuttavia» replicò lui, «penso ancora che dovrebbe offrirsi come volontaria.» La sua non era una proposta seria, naturalmente. La prospettiva della bella principessa - una calamita per la stampa - che si aggirava ancheggiando nel suo ufficio, non lo allettava affatto. In ogni caso, per qualche motivo, non riusciva a impedirsi di continuare a sfidarla. «Grazie per il suggerimento» affermò Natalia con tono melenso, «ma temo che dovrò rifiutare.» «La ritiene un'occupazione non alla sua altezza?» ipotizzò Ben. Natalia puntò il mento in avanti. «Piuttosto questo è quello che apparentemente pensa lei.» «Io penso che le farebbe bene.» «Quindi vorrebbe darmi una lezione? Grazie, ma 14


no, grazie. Vada avanti con il suo piccolo progetto se questo la fa sentire meglio, io non voglio entrarci.» L'irritazione si tramutò in ira. Una reazione spropositata, ragionò, però la principessa stava sminuendo non solo lui, ma anche il progetto che gli stava tanto a cuore. «Le propongo una scommessa» disse Ben mentre lei era già in procinto di voltargli le spalle. «Una scommessa? Non ho l'abitudine di giocare d'azzardo, signor Jackson.» «Ben, per favore» la invitò lui, muovendo un passo per annullare la distanza che li separava. «E qui non si tratta di un gioco di azzardo, piuttosto di un test per mettere alla prova il suo coraggio.» Ora sapeva con precisione cosa voleva. Fare abbassare la cresta a quella donna così altezzosa era una sfida elettrizzante. Stuzzicante. Come lo era lei... Con decisione ignorò il pensiero e chinò la testa. Il suo profumo, fresco, accattivante, gli penetrò nei sensi. «Scommetto» sussurrò, «che riuscirò a convincere suo padre a farle accettare la mia proposta.» I loro visi erano così vicini... quasi le loro labbra si sfioravano. Di nuovo il desiderio lo pungolò, improvviso e inatteso, allarmante. «Convincere mio padre? Impossibile.» «Allora accetta la scommessa?» «Non l'ho detto» precisò Natalia. Un lampo di ansia le aveva illuminato gli occhi tempestati da pagliuzze dorate. La vide mordicchiarsi il labbro inferiore, un segnale della sua incertezza. «Paura, Altezza?» ipotizzò Ben. Natalia raddrizzò la schiena. «No, non ho paura... Ben. Semplicemente non sono interessata. Inoltre dubito che mio padre vorrà concederle un'udienza, e comunque non sarebbe interessato all'argomento.» Una resistenza che era solo una sfida. «In questo caso, perché rifiutare la scommessa?» domandò Ben. 15


«E perché invece dovrei accettarla?» «Sì, certo, vuole qualcosa in cambio» ironizzò lui. «Infatti, cosa otterrei in cambio?» Natalia fece una pausa e finse di riflettere per un istante. «Sì, le sue scuse per il rude trattamento che mi ha riservato pubblicate su tutte le riviste di cronaca rosa europee» dichiarò. Ben rise. «Che bizzarra richiesta. Nessuno ha sentito la nostra conversazione.» «Ciò nonostante, mi piacerebbe vederla strisciare.» «Di questo sono certo.» Di nuovo Ben la guardò negli occhi e avvertì la scintilla dell'attrazione sensuale vibrare nell'aria. Sicuramente la percepiva anche lei. Cosa doveva fare, lasciarla andare prima di bruciarsi? Aveva deciso di mantenere un basso profilo durante la sua permanenza a Santina, e coinvolgersi in un qualsiasi modo con una delle principesse non lo avrebbe di certo aiutato a raggiungere quello scopo. E poi lei era esattamente il tipo di donna che non sopportava. Ma, nonostante quella consapevolezza, non disse nulla e non si mosse. «Lei è un uomo che ama rischiare» commentò infine Natalia scrollando le spalle. «D'accordo, vada avanti, provi a convincere mio padre. Ma, se come è sicuro io vincerò, e mio padre rifiuterà di accettare la sua richiesta...» Ben aspettò che lei completasse la frase lasciata in sospeso, l'adrenalina che gli circolava nelle vene quasi si trovasse su un campo di calcio. Il loro era uno scontro alla pari, ed era impaziente di scoprire quale fosse la controproposta. «... Allora sarà ai miei ordini per un'intera giornata.» Natalia sorrise. «Lo trova equo?» «E se vincessi io?» «Lavorerò come volontaria al campo, e in questo modo avrà un qualche controllo su di me per molto più di una giornata.» 16


Aveva parlato senza sottintesi, ma lui li colse ugualmente. Il desiderio gli incendiò il corpo. Poteva farcela, decise Ben. Poteva gestirla. «Non vedo l'ora» replicò, e le tese la mano. «Così, abbiamo un patto?» Natalia gli strinse la mano. Per un istante sul suo viso apparve un'espressione sgomenta, ma poi sorrise come se non avesse una sola preoccupazione al mondo. «Abbiamo un patto» confermò.

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