H2838 uno sguardo dal passato

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PENNY JORDAN

Uno sguardo dal passato


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Secret Disgrace Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2012 Penny Jordan Traduzione di Carla Ferrario Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony novembre 2013 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2838 dello 05/11/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Sono stati i tuoi nonni a chiedere che le loro ceneri fossero sepolte qui, nel cimitero della chiesa di Santa Maria?» Il tono distaccato dell'uomo non lasciava trasparire nessuna emozione, proprio come nulla si poteva leggere sul suo viso. La struttura del volto era definita da pennellate di luce che parevano uscite dalla mano geniale di Leonardo, rivelando così la natura del retaggio culturale dell'uomo. Gli zigomi alti, la linea risoluta della mascella, l'accenno di carnagione olivastra, il naso aquilino, tutto dava testimonianza del miscuglio di geni degli invasori che nel corso dei secoli avevano preso possesso della Sicilia. I suoi antenati non avevano mai permesso che qualcosa si frapponesse tra loro e ciò che volevano. E in quel momento l'attenzione dell'uomo era rivolta a lei. Istintivamente avrebbe voluto prendere le distanze, nascondersi al suo sguardo, ma indietreggiando rischiò di fratturarsi la caviglia quando la zeppa della sua deliziosa scarpa andò a sbattere contro il bordo della lapide alle sue spalle. «Attenta.» Il suo movimento rapido la paralizzò, come un coniglio immobilizzato dalla mortale discesa in picchiata del falco, da cui veniva il cognome della sua famiglia. Lunghe dita abbronzate si chiusero sul suo polso e Cesare l'attirò in avanti. 5


Grazie a quella vicinanza, il suo alito caldo, profumato di menta, le bruciò il viso. Impossibile muoversi, parlare e persino pensare. Tutto ciò che poteva fare era sentire, schiacciata dalle emozioni bollenti scaturite dentro di lei, diffuse persino nella più minuscola terminazione nervosa. Questa è una vera tortura. Il suo corpo si contrasse, scosso dalla collera. La stretta di quell'uomo non provocava tentazioni, solo disprezzo di sé e indifferenza. Quella parola appena sussurrata, Lasciami, suonò come il grido di una vittima più che l'ordine impartito da una donna moderna e indipendente. Profumava di rose e lavanda, e appariva in tutto e per tutto la tipica donna inglese. Si era anche comportata come tale, almeno finché non l'aveva toccata. A quel punto aveva mostrato il lato passionale e l'intensità tipica del suo orgoglioso retaggio siciliano. «Lasciami» gli aveva ordinato. Cesare strinse le labbra per respingere le immagini che quelle parole avevano liberato nella sua memoria. Immagini e ricordi così dolorosi dai quali rifuggire automaticamente. Quanto dolore, e senso di colpa, da sopportare da solo... E allora perché fare quello che devo fare? Servirebbe solo a suscitare un'animosità ancora maggiore nei miei confronti e ad approfondire i miei sensi di colpa. Eppure non aveva scelta. Doveva pensare al bene più importante. Doveva pensare, come aveva sempre fatto, al bene del suo popolo e al dovere verso la sua famiglia e il suo nome. Per nessuno dei due poteva esserci libertà. Ed era solo colpa sua. Il cuore aveva cominciato a battere in modo forsennato. 6


Non aveva messo in conto la possibilità di essere tanto ricettivo alla sua presenza, tanto toccato dalla sua sensualità. Come l'Etna, il famoso vulcano siciliano, lei era un fuoco ricoperto di ghiaccio. E io sono molto più sensibile alle sue caratteristiche di quanto mi aspettassi. Eppure non mancavano donne belle e sensuali, pronte a dividere il letto con lui. Lo avevano fatto in molte, prima che fosse costretto ad ammettere a se stesso che i cosiddetti piaceri di quegli incontri lo lasciavano vuoto, alla ricerca di qualcosa di più soddisfacente e significativo. Ma a quel punto non aveva più niente da offrire al genere di donna con la quale avrebbe potuto costruire un rapporto valido. Era diventato un uomo che non poteva amare a modo suo, il cui dovere era seguire le orme dei suoi predecessori, perché da lui dipendeva il futuro del suo popolo. Quel senso del dovere gli era stato instillato fin da bambino. Persino quand'era rimasto orfano di entrambi i genitori, a sei anni, e piangeva la loro morte, gli era stato detto che non doveva dimenticare la sua posizione e il suo dovere. A uno straniero quei costumi potevano apparire rigidi e addirittura crudeli. Stava facendo ciò che poteva per modificare quella mentalità, ma erano necessari tempi lunghi, soprattutto considerata l'avversione al cambiamento dimostrata dal capo del consiglio del popolo, ben radicato nelle sue idee. Cesare però non aveva più sei anni ed era determinato a realizzare quelle innovazioni. Ma si possono davvero cambiare delle cose fondamentali? Si possono riparare dei vecchi torti? Si riscosse da quei sogni per tornare al presente. «Non hai risposto alla mia domanda sui tuoi nonni» ricordò a Louise. Per quanto non sopportasse quel tono dispotico, Louise 7


si sentì sollevata nel vedere che tra loro era tornata un'atmosfera normale. «Sì» rispose brusca. Desiderava solo terminare quella conversazione. L'idea che dovesse quasi strisciare davanti a quel duca siciliano aristocratico ed elegante, con quell'aria tenebrosa, pericolosamente sexy e troppo bello, soltanto perché centinaia di anni prima la sua famiglia aveva donato la terra su cui era stata edificata la chiesetta del villaggio, andava contro tutto ciò in cui credeva. Eppure, in quella remota zona della Sicilia, le cose andavano ancora così. Lui era il proprietario della chiesa, del villaggio e di chissà quanti ettari di terreno. Era anche considerato il patrono, secondo la cultura del posto, il padre degli abitanti del villaggio, anche se ormai si trattava di persone della generazione dei nonni di Louise. Insieme al titolo e alla terra aveva ereditato anche quel ruolo. Lei lo sapeva, era cresciuta con quella consapevolezza, acquisita ascoltando i racconti dei suoi nonni a proposito della vita dura fatta da bambini, costretti a lavorare la terra posseduta dalla famiglia dell'uomo che in quel momento le stava di fronte nel silenzio ombroso dell'antico cimitero. Louise rabbrividì, superando con lo sguardo il cielo azzurro e rivolgendolo alle montagne, sulle quali incombeva l'Etna. Controllò di nuovo il cielo con un'occhiata furtiva. I temporali non le erano mai piaciuti e quelle montagne erano conosciute per evocarli dal nulla. Tempeste pericolose, capaci di scatenare pericoli di una crudeltà selvaggia. Proprio come l'uomo che intanto la stava osservando. Louise non era come se l'aspettava. Quei capelli così biondi non erano siciliani, come anche gli occhi verde mare. Eppure si muoveva orgogliosamente come una donna italiana. Era di altezza media, sottile, quasi troppo, pensò Cesare, osservando il polso minuto e leggermente abbronzato. L'ovale del viso e gli zigomi alti richiamavano una 8


femminilità classica. Una bella donna, che faceva girare la testa agli uomini. Eppure lui sospettava che la sua aria apparentemente serena e distaccata fosse il frutto di un duro esercizio e niente affatto naturale. E che sentimenti provava nei suoi confronti, trovandosela davanti? Se li aspettava? Cesare si voltò per far sì che Louise non potesse cogliere la sua espressione. Ho forse paura di quello che potrebbe leggervi? Dopotutto è un'esperta professionista, i suoi titoli costituiscono la prova della sua capacità di scavare dentro la psiche delle persone per trovare quello che nascondono. E Cesare aveva paura di quello che avrebbe potuto vedere in lui. Temeva che strappasse la cicatrice cresciuta sul senso di colpa e sul dolore, sull'orgoglio e sul senso del dovere e anche sopra le terribili, vergognose richieste che quei sentimenti avevano forzato su di lui. Non solo vergogna, ma anche senso di colpa, rifletté tra sé. Ne portava il peso ormai da più di dieci anni e avrebbe continuato a farlo. Aveva cercato di rimediare, inviandole una lettera che non aveva mai ricevuto risposta, che parlava di scuse, che esprimeva una speranza, parole che in quel momento aveva sentito sgorgare dal petto come sangue. La mancata risposta aveva chiarito che non ci sarebbe stato perdono né possibilità di tornare indietro. E che cosa mi aspettavo? Quello che ho fatto non merita il perdono. Avrebbe portato il peso della sua colpa per tutta la vita, ma quella era la sua punizione personale, che apparteneva solo a lui. Impossibile tornare indietro e cambiare gli avvenimenti, nessuna offerta da parte sua poteva compensare il male che le aveva fatto. La presenza di Louise non ha aumentato il mio senso di colpa, lo ha solo reso più pungente, come il dolore provocato da una pugnalata, che provoca fitte a ogni respiro. Si parlavano in inglese, lingua scelta da lui, e chi aves9


se guardato Louise, giudicandola dall'abito blu e dalla giacca di lino bianco, l'avrebbe immaginata come una professionista della classe media di buona cultura, in vacanza in Sicilia. Si chiamava Louise Anderson, e sua madre era stata la figlia della coppia di siciliani di cui lei era venuta a seppellire le ceneri nel tranquillo cimitero. Suo padre invece era australiano, ma sempre di origini siciliane. Cesare si mosse, e con quel movimento tornò la consapevolezza della lettera che aveva infilato nella tasca interna della giacca. Louise sentiva la tensione avvitarsi come una molla, sotto lo sguardo dell'uomo che la stava osservando. Nella famiglia Falconari prevaleva un atteggiamento venato di crudeltà verso chi era considerato più debole. Era connaturato alla loro storia, sia scritta sia orale. Eppure non aveva alcun motivo per comportarsi in modo crudele verso i suoi nonni, né verso di lei. Era rimasta sconvolta quando, dopo aver scritto al prete del desiderio dei suoi nonni, aveva ricevuto la risposta che sarebbe stato necessario il permesso del duca, una formalità, aveva scritto il sacerdote, che aveva già fissato il necessario appuntamento. Avrebbe preferito incontrare Cesare nell'anonimo clamore dell'albergo anziché nella quiete di quel vecchio luogo, denso dei ricordi silenziosi di tutti coloro che vi erano stati sepolti. Ma la parola di Cesare era legge. Quella consapevolezza bastava a farle mantenere le distanze tra loro. Si allontanò di un altro passo, questa volta facendo attenzione a evitare ogni possibile ostacolo alle spalle, come se mettere una maggiore distanza tra loro bastasse a contenere l'attrazione che la sua personalità esercitava su di lei. E che dire della sua sensualità? 10


Fu attraversata da un brivido. Non si aspettava di percepire ancora con tanta forza la sua sensualità, addirittura più di tanti anni prima. Mise bruscamente un freno a quei pensieri, sollevata nell'udire la sua voce. «I tuoi nonni, partiti dalla Sicilia poco tempo dopo il matrimonio per andare a stabilirsi a Londra, hanno espresso il desiderio di essere sepolti qui?» Tipico di questo genere di uomo, gran signore potente e arrogante, permettersi di discutere i desideri dei miei nonni, come se fossero ancora suoi servitori e lui il padrone. Il sangue indipendente che scorreva dentro di lei ribollì per l'odio nei suoi confronti. Fu felice di trovare quella scusa per giustificare il senso di antagonismo che provava verso di lui. No, non doveva giustificare i suoi sentimenti, come non doveva giustificare il diritto dei suoi nonni di desiderare la sepoltura nella terra dei loro antenati. «Se i miei nonni se ne sono andati è stato solo perché qui non c'era lavoro. Neppure una paga da fame a servizio della tua famiglia, come avevano fatto i loro genitori e i loro nonni prima di loro. Desideravano essere sepolti qui perché consideravano la Sicilia ancora casa loro, la loro terra.» A Cesare non sfuggì il tono di accusa che vibrava nella sua voce. «Mi pare strano che abbiano affidato alla nipote questo compito anziché a tua madre, la loro figlia.» Ancora una volta, Cesare avvertì l'ingombro della lettera che teneva in tasca. E la presenza del suo senso di colpa? Le aveva offerto delle scuse, ma quello era un avvenimento del passato e nel passato doveva restare, non c'era modo di tornare indietro. Quel senso di colpa era un'indulgenza verso se stesso che non poteva permettersi, non quando la posta in gioco era tanto alta. 11


«Mia madre vive da molti anni con il secondo marito a Palm Springs, io ho sempre vissuto a Londra.» «Con i tuoi nonni?» Anche se era una domanda, il tono di Cesare faceva pensare piuttosto all'affermazione di un dato di fatto. Vuole provocarmi, per poter poi spiegare con la mia ostilità il suo rifiuto ad acconsentire alla sepoltura? Non si fidava abbastanza di lui da escluderlo. Se è quello il suo scopo, non gli darò la soddisfazione di averla vinta. Sono capace di nascondere i miei sentimenti, ho un lungo passato di dissimulazione, è quello che succede quando si viene etichettati come quella che ha portato la vergogna in famiglia, al punto che i miei genitori allora mi hanno voltato le spalle... Quella vergogna sarebbe rimasta per sempre su di lei e la privava del diritto di rivendicare orgoglio o privacy. «Sì» confermò. «Ho vissuto con loro dopo il divorzio dei miei genitori.» «Ma non subito dopo?» Quella domanda provocò in lei una scarica elettrica, andando a toccare un nervo scoperto, che da tempo avrebbe dovuto essere risanato. «No...» mormorò, senza riuscire a guardarlo. Il suo sguardo corse al cimitero, a suo modo simbolico della tomba di speranze e desideri, morti con il divorzio dei suoi genitori. «All'inizio hai vissuto con tuo padre. Non è una scelta insolita per una ragazza di diciotto anni?» Louise non si chiese come potesse conoscere tante cose del suo passato, il prete del villaggio aveva preteso una storia dettagliata della famiglia quando gli aveva scritto della richiesta dei suoi nonni. Conoscendo le abitudini di quella compatta comunità siciliana, sospettava che fossero state anche compiute delle ricerche sul suo conto. Quel pensiero bastò per ridare vita all'ansia, che le torse 12


lo stomaco. Se Cesare non avesse accordato il permesso alla sepoltura per causa sua... Abbassò la testa. I suoi capelli biondi catturarono un raggio di sole, penetrato nella fitta ombra verde proiettata dai cipressi del cimitero. Era stata una spiacevole sorpresa, cui non era pronta, trovarsi di fronte lui e non il prete. A ogni occhiata, a ogni silenzio che precedeva una nuova domanda, sentiva i nervi tendersi, in attesa del colpo che alla fine Cesare avrebbe sferrato. Il desiderio di voltarsi e scappare via era così forte da costringerla a un enorme sforzo per resistere. Sarebbe stato inutile, come cercare di correre più in fretta della lava di un vulcano in eruzione. Meglio restare e combattere, per salvare almeno il rispetto di me stessa. Quasi digrignò i denti perfetti e bianchi per non lasciar trapelare i suoi veri sentimenti. Non sono fatti suoi se io e mia madre non siamo mai andate d'accordo. Lei è sempre stata più interessata ai suoi amori o alla vita mondana che non a una conversazione con me. In effetti era stata più assente che presente nella vita di Louise. Quando la donna le aveva annunciato di essere in partenza per Palm Springs, Louise non aveva provato altro che un pallido sollievo. Suo padre... era tutta un'altra storia. La sua costante presenza serviva solo a ricordarle all'infinito i suoi fallimenti. Si ricompose. «Frequentavo l'ultimo anno delle superiori a Londra quando i miei genitori divorziarono, perciò andare a vivere con mio padre fu quasi una scelta obbligata. Lui abitava a Londra, mentre mia madre stava per trasferirsi a Palm Springs.» Quelle erano domande troppo invadenti per i suoi gusti, ma sapeva fin troppo bene che inimicarsi quell'uomo sarebbe stato controproducente. Non cadrò nella sua trappola. L'unica cosa che conta 13


di questa conversazione è ottenere da questo arrogante e odioso signorotto il permesso di seppellire i nonni secondo i loro desideri. Una volta ottenuto quello, avrebbe potuto dirgli quello che pensava di lui e lasciarsi finalmente il passato alle spalle per vivere la sua vita. Louise deglutì il sapore amaro che aveva in bocca. Com'era diversa dalla turbolenta diciottenne in balia delle emozioni, pagate a caro prezzo... Odiava anche solo ripensare a quegli anni, a quando era stata costretta ad assistere alla rottura tra i suoi genitori, ed era impossibile parlarne. Quella separazione l'aveva vista passare come un pacco indesiderato dall'uno all'altro dei suoi genitori, vista con insofferenza dalla nuova compagna del padre. Come risultato, a quanto dicevano entrambi i suoi genitori e i loro nuovi compagni, aveva portato una tale vergogna su di loro da non essere più la benvenuta nelle loro nuove vite. Ripensandoci, non c'era da meravigliarsi che i suoi genitori la considerassero una bambina difficile. Erano state le continue assenze di suo padre a causa del lavoro, a farle desiderare così spasmodicamente il suo amore? O invece aveva sempre saputo d'istinto, a un livello profondo, che il suo concepimento, e il successivo matrimonio dei suoi, era un costante rimpianto per sua madre e motivo di risentimento per il padre? Suo padre, giovane e brillante accademico, con un luminoso futuro davanti a sé, non avrebbe voluto trovarsi costretto a sposare la ragazza che aveva messo incinta, ma lo aveva fatto sotto la pressione esercitata da un collega anziano di Cambridge, la cui famiglia faceva parte della stessa comunità siciliana residente a Londra. Così il giovane e brillante ricercatore era stato obbligato a sposare la bella studentessa, che lo considerava la sua unica possibilità di fuggire da una società a dir poco arcai14


ca, per non rischiare di avere la sua carriera rovinata. Louise non si considerava siciliana, ma forse nelle sue vene scorreva abbastanza di quel sangue da farle sentire con forza non solo l'assenza, ma anche la pubblica umiliazione di non essere amata dal padre. I padri italiani, siciliani, di solito erano molto protettivi nei confronti dei propri figli. Suo padre invece non l'aveva voluta, Louise aveva interferito con il suo progetto di vita. Da bambina, piagnucolosa e appiccicosa, lo aveva irritato poi da adolescente, ribelle ed esigente, lo aveva indispettito. Per suo padre, che avrebbe voluto viaggiare e godere della massima libertà, il matrimonio e la figlia erano stati catene che non sopportava. Solo per quel motivo tutti i tentativi di Louise di attirare la sua attenzione e il suo amore erano inevitabilmente destinati al fallimento. Eppure si era aggrappata con determinazione a quel mondo frutto della sua fantasia, dove lei era la figlia adorata di suo padre. Si era sempre vantata del loro rapporto speciale con le compagne della scuola esclusiva cui sua madre aveva insistito per iscriverla, frequentata da figlie di nobili, ricchi e famosi. In quegli anni suo padre aveva rivestito un ruolo di primo piano in una popolare serie televisiva, unico motivo per cui le compagne l'avevano accettata nel loro gruppo. Un ambiente così superficiale e competitivo aveva tirato fuori il peggio di lei. Avendo imparato fin da bambina che un cattivo comportamento attirava l'attenzione molto più di uno buono, così aveva continuato in quel modo anche a scuola, coltivando volontariamente l'immagine di cattiva ragazza. Suo padre però faceva parte della sua vita. Almeno finché Melinda Lorrimar, sua assistente personale australiana, non lo aveva conquistato. Melinda aveva ventisette anni e Louise diciotto quando la loro relazione era diventata pubblica e da subito loro 15


due avevano cominciato a competere per le sue attenzioni. Era stata alquanto gelosa di Melinda, una splendida divorziata australiana che aveva subito messo in chiaro di non volerla tra i piedi, e le cui figlie avevano ben presto preso possesso nell'appartamento di suo padre della camera riservata a lei. Tale era la disperazione con cui aspirava a conquistare l'amore del padre, che era arrivata a tingersi i capelli di nero, perché quello era il colore dei capelli di Melinda e delle figlie. Capelli neri, trucco pesante, abiti corti e succinti erano stati i mezzi utilizzati nella ricerca della ricetta magica che la trasformasse nella figlia che lui avrebbe amato. Suo padre ammirava e amava la sua splendida assistente perciò, era stato il ragionamento di Louise, se lei fosse stata ancora più affascinante, se avesse attirato l'attenzione degli uomini, suo padre sarebbe stato fiero di lei quanto lo era di Melinda. Quando anche quel tentativo era fallito, aveva puntato tutto sulla possibilità di sconvolgerlo. Qualunque sentimento era meglio dell'indifferenza. A diciotto anni la ricerca delle attenzioni di suo padre era così disperata che avrebbe fatto qualunque cosa pur di ottenerla, qualunque cosa per placare quel senso di vuoto che rendeva indispensabile diventare la figlia adorata di quel padre, e non il fallimento disprezzato che sentiva di essere. In fatto di sesso era ingenua, perché tutta la sua intensità emotiva era rivolta al tentativo di assicurarsi l'amore paterno. Certo, immaginava di incontrare prima o poi l'amore della sua vita, ma come figlia adorata di suo padre, come una donna che poteva camminare a testa alta, non un impiccio che tutti facevano sentire indesiderata. Quella era la fantasia che alimentava nella sua mente, senza rendersi conto di quanto fosse pericolosa, perché nessuno dei suoi genitori teneva abbastanza a lei da metterla in guardia. Per loro, Louise non era altro che il segno tangibile 16


dell'errore che li aveva uniti in un matrimonio che nessuno dei due aveva voluto davvero. «Però quando hai cominciato l'università vivevi con i tuoi nonni, non con tuo padre.» La voce di Cesare Falconari la riportò al presente. Una sensazione inaspettata e pericolosa le bruciò nel petto, lasciandole una nuova consapevolezza di lui come uomo. Da dove era arrivata? Era così poco in sintonia con il suo carattere! Il sudore le imperlava la fronte mentre il corpo si faceva tenero e bollente. Che cosa mi sta succedendo? Fu colta dal panico. Un'immobilità come quella che precedeva la tempesta s'impossessò di lei. Questo non dovrebbe accadere. Non so spiegarmi come sia capitato. In ogni caso non devo lasciargli capire l'effetto che ha su di me. Si divertirebbe a umiliarmi, lo so. Si ripeté che non era più un'immatura diciottenne, nel tentativo di liberarsi dalla rete dei sensi, ancora troppo vulnerabili, e trovare un terreno più sicuro. «Come senza dubbio sai già, perché è evidente che ti sei documentato sulla mia storia familiare, il mio comportamento disdicevole faceva temere alla sua futura sposa l'influsso che avrei potuto avere sulle sue figlie, così lui mi chiesto di andarmene.» «Ti ha buttata fuori casa.» Il commento di Cesare esprimeva una certezza, non un dubbio. Di nuovo quel coltello girato nella piaga di una colpa nuova, in aggiunta a quella che già lo affliggeva. Ciò che aveva saputo di Louise e dei comportamenti indifferenti se non addirittura crudeli ai quali era stata sottoposta da chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla, non aveva fatto altro che aumentare il suo senso di colpa. Non era stata sua intenzione farle del male, ma una volta resosi conto di ciò che le aveva fatto, aveva compreso la ragione 17


che l'aveva spinta a non rispondere alla sua lettera, con la quale riconosceva la propria colpa e le chiedeva perdono. Abbandonare un figlio era contrario a tutto ciò che per un siciliano come lui significava essere padre, e per una famiglia tradizionale essere additati come pietra dello scandalo a causa del comportamento di un proprio membro lasciava un'onta sul buon nome di quella famiglia che non sarebbe stata dimenticata per generazioni. Louise si sentiva bruciare il viso. Senso di colpa o ribellione all'ingiustizia? Ed era davvero importante? Le sedute di terapia, che erano state parte della sua formazione di esperta in gestione di conflitti familiari, le avevano insegnato l'importanza di concedersi la possibilità di sbagliare e di riconoscere lo sbaglio per poter poi andare avanti. «Mio padre e Melinda progettavano di trasferirsi in Australia, perciò lui ha deciso di vendere l'appartamento a Londra. Tecnicamente io ero già maggiorenne, avendo compiuto diciotto anni, e frequentavo l'università. Però sì, si può anche dire che mi hanno cacciata via.» A diciotto anni Louise è rimasta sola e nessuno si è occupato di lei, mentre io me ne stavo all'altro capo del mondo, cercando di studiare come migliorare le condizioni dei più poveri, per espiare la mia colpa e trovare un nuovo stile di vita a vantaggio della mia gente. Inutile parlargliene. Il suo atteggiamento ostile era fin troppo evidente. «Ed è stato allora che ti sei trasferita dai tuoi nonni?» continuò Cesare. Dopotutto, era più facile restare sulle cose pratiche anziché addentrarsi nell'instabile e pericoloso territorio delle emozioni. Louise sentiva aumentare la tensione. Non mi ha già ferita e umiliata abbastanza senza bisogno di scavare nel mio passato? Ripensava ancora con fatica a quanto fosse stata spa18


ventata, a come si fosse sentita abbandonata e sola, fino a quando i nonni l'avevano messa in salvo e accolta con amore. Quella era stata la prima volta nella sua vita in cui aveva capito l'importanza di dare a un bambino amore e sicurezza, provato sulla sua pelle ciò che significa avere accanto una vera famiglia. A quel punto la sua vita era cambiata, ed era cambiata lei stessa. Era stato allora che si era ripromessa che, a costo di qualunque sacrificio, avrebbe ripagato i suoi nonni di quell'amore. «Sì.» «È stato un gesto coraggioso da parte loro, considerato che...» «Considerato quello che avevo fatto? Certo. Ci sono stati molti all'interno della comunità pronti a criticarli e a condannarli, proprio come avevano già condannato me. Li avevo coperti di vergogna e quella vergogna sarebbe potuta ricadere sull'intera comunità. Del resto tu sai già tutto, vero? Sai che mi sono comportata in modo vergognoso e scioccante, come ho umiliato e danneggiato non solo me stessa ma anche i miei nonni e tutti quelli collegati a loro. Tu sai che nella nostra comunità il mio nome era diventato sinonimo di vergogna e quanto ci abbiano sofferto i miei nonni. Eppure mi sono rimasti vicino. Proprio per questo puoi certamente capire perché sono venuta fin qui, sopportando questa ennesima umiliazione.» Cesare avrebbe voluto dire qualcosa, confessarle che gli dispiaceva, ricordarle che aveva provato a chiederle scusa, ma sapeva di dover essere forte. La posta in gioco era molto più alta delle loro emozioni. Che lo volessero o no, facevano entrambi parte di un disegno più ampio, e le loro vite erano intrecciate nel tessuto della società in cui erano nati. Era qualcosa che nessuno di loro poteva ignorare o di cui potevano non tener conto. «Dunque tu vuoi mantenere la promessa fatta ai tuoi 19


nonni e seppellire qui le loro ceneri?» indagò lui. «È quello che loro hanno sempre desiderato, e naturalmente è diventato ancora più importante dopo che... dopo la vergogna che li ha investiti per colpa mia. Per loro la sepoltura qui rappresentava l'unico modo di essere nuovamente accettati come membri della comunità in cui sono stati battezzati, cresimati e sposati. Non c'è niente che non sia disposta a fare per riuscirci, anche supplicare, se può servire.» Cesare fu sorpreso da tanta sincerità. Si aspettava l'ostilità e l'antagonismo con cui lo aveva affrontato Louise, ma non quell'onestà. Lei era stata respinta solo per un comportamento moderno che contravveniva ad antiche regole non scritte. La lettera che Cesare teneva in tasca gli sembrava diventata ancora più pesante. Louise si sentiva sul punto di perdere il controllo. Non deve succedere. Devo accettare le sue domande, anche se è naturale non aver voglia di rispondergli, devo resistere all'impulso di mettermi sulla difensiva. Qui conta solo il debito d'amore nei confronti dei miei nonni e nessuno, specialmente non questo arrogante, altero siciliano, potrà cambiare questa realtà. Dopotutto, considerato quello che ho passato, cosa importa un'altra piccola umiliazione? Quando i suoi nonni l'avevano accolta, Louise stava quasi impazzendo per lo shock, la vergogna e la collera. Non riusciva a pensare da sola, men che meno a badare a se stessa. Appena entrata in casa si era infilata a letto, senza notare nulla della camera che le avevano ceduto nella loro graziosa casa di Notting Hill, comprata con orgoglio dopo tanti anni di lavoro. Il suo unico desiderio era stato nascondersi agli occhi di tutti. Compresa se stessa. I nonni e la loro casa erano diventati il suo rifugio. Loro le avevano dato ciò che le era stato negato dai suoi genitori, accogliendola e amandola quando gli altri la re20


spingevano, vergognandosi di lei. Vergogna. Una parola terribile per un siciliano orgoglioso. La cicatrice che proteggeva la sua vergogna doleva di collera e dispiacere. Farei qualunque cosa pur di non trovarmi qui, ma lo devo ai miei nonni. In tutte le previsioni di ciò che le sarebbe costato cancellare il disonore dal nome della sua famiglia e ottenere il permesso di seppellire le ceneri dei nonni, non aveva mai immaginato di doversi confrontare con Cesare ed essere messa sotto interrogatorio. Credeva che anche lui avrebbe evitato di incontrarla, ma forse aveva sottovalutato la sua arroganza. «Come sai, non posso decidere da solo la risposta alla tua richiesta. Gli anziani del villaggio...» «Faranno quello che proporrai tu. So bene come vanno le cose qui. Tu hai l'autorità di esaudire il desiderio dei miei nonni. Negarglielo sarebbe ingiusto e crudele. Punirli solo perché...» «La nostra società funziona così. Tutta la famiglia soffre quando uno dei suoi membri cade in disgrazia, lo sai.» «E pensi che sia giusto?» gli domandò in tono sprezzante. «Ma certo che ne sei convinto.» «Da queste parti, le persone vivono attenendosi a regole e costumi che risalgono a centinaia di anni fa. È ovvio che ci siano molte cose da correggere ed è altrettanto ovvio che io voglia incoraggiare i cambiamenti, ma devono essere introdotti lentamente, per evitare di creare rotture e sfiducia tra le generazioni.» Aveva ragione, anche se Louise non voleva ammetterlo, perché la sua mente professionale pensava con malcelato entusiasmo alle opportunità legate a una posizione di potere come quella di Cesare, di instaurare dei cambiamenti per aiutare la gente del posto a proiettarsi nel futuro. Ma l'unica ragione per cui io mi trovo qui è esaudire il desiderio dei nonni. 21


«I miei nonni hanno fatto molto per questa comunità. Nei primi tempi a Londra, mandavano a casa il denaro guadagnato per aiutare i loro genitori e gli altri parenti. Non si tiravano indietro di fronte a tante rinunce, pur di poterlo fare. Hanno aiutato gente di qui a trovare lavoro a Londra, ospitandoli con generosità. Hanno sempre dato parecchio alla chiesa e alle associazioni di beneficenza. È un loro sacrosanto diritto che il loro contributo sia riconosciuto e rispettato.» Sapeva difendere con grande passione i desideri dei suoi nonni e Cesare non dubitava della profondità dei suoi sentimenti. Poi, un segnale del suo cellulare gli ricordò un appuntamento impellente. Non si aspettava che quel colloquio sarebbe durato tanto, c'erano ancora molte cose che avrebbe voluto domandarle. «Non posso più trattenermi, ho un appuntamento, ma ci sono ancora parecchi argomenti su cui discutere» disse. «Mi farò sentire.» Si voltò per allontanarsi, avendo chiarito che l'avrebbe tenuta sulla corda. Un gesto crudele da parte di un uomo che aveva la crudeltà insita nei geni. Non mi sarei dovuta fare illusioni. Eppure, che cosa svelava il sollievo provato all'idea che lui se ne andasse? Che cosa svelava di lei e della sua riserva di forza? Cesare si era già allontanato di un paio di metri quando si voltò. Il sole che penetrava attraverso le fronde dei cipressi illuminò i suoi lineamenti decisi, facendole ricordare i suoi fieri antenati guerrieri. «Tuo figlio...» mormorò Cesare, «l'hai portato qui in Sicilia con te?»

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2839 - Amore greco di A. McAllister È passato molto tempo da quel weekend di pura passione fra Daisy e Alex, ma ora lui è di nuovo lì di fronte a lei... Torna il FUOCO GRECO.

2840 - La lista dei desideri di M. Lee Timida e prudente, Violet ha sempre vissuto una vita tranquilla. Ora però ha deciso che è giunto il momento di... Una donna FATTA PER LUI.

2841 - L'amica del milionario di C. Williams A James non è mai mancato nulla: denaro, bella presenza e compagnia femminile... Ecco a voi l'INTERNATIONAL T YCOON di questo mese.

2842 - Un'affascinante ammaliatrice

di S. Kendrick Pochi oserebbero sfidare Zak Constantidines, Emma però non ha intenzione di... Prima puntata di QUELLO CHE IL DENARO NON PUÒ COMPRARE.

2843 - Una sorpresa per il capo

di C. Crews Niente ha mai colto di sorpresa Cayo fino a quel momento, ma Drusilla capirà molto presto che... Sogna con A L ETTO COL CAPO.

2844 - Il cuore del deserto di C. Marinelli Lo sceicco Ibrahim rifiuta di piegarsi alle responsabilità che il suo ruolo comporta... Un altro episodio imperdibile de I PRINCIPI DEL DESERTO.

2845 - Un abbraccio nella tempesta di K. Lawrence Per un incredibile scherzo del destino Poppy si ritrova intrappolata in un castello proprio insieme a Luca... Regalati UN NUOVO INIZIO.


Dal 10 dicembre

2846 - Accordo matrimoniale di J. Lucas Callie sognava il giorno del suo matrimonio fin da quando era solo una bambina... Firma il tuo nuovo CONTRATTO D'AMORE!

2847 - Il guerriero delle dune di L. Monroe Lo sceicco Asad vive a cavallo tra due mondi: vola con un jet privato, ma ha il cuore di un guerriero del deserto... Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

2848 - Sorpresa greca di L. Graham Lavorare fino a tardi non è una novità per Alexius, ed è anche la scusa perfetta per avvicinarsi a Rosie. Scopri il calore del FUOCO GRECO.

2849 - La piccante arte della vendetta di M. Blake Reiko sa di possedere due cose che Damion desidera ardentemente, ma non ha intenzione di fargli mettere le mani su nessuna delle due.

2850 - Un incantevole inganno

di S. Kendrick Ciro sa giudicare bene una buona opportunità quando gli si presenta... Seconda e ultima puntata di QUELLO CHE IL DENARO NON PUÒ COMPRARE.

2851 - Un Natale per ricominciare

di M. Cox Ailsa è del tutto impreparata a trovarsi di fronte ancora una volta Jake, suo marito... Scopri come può essere dolce UN NUOVO INIZIO.

2852 - Tentazioni nella tormenta di C. Williams Luiz è insopportabilmente arrogante, e tanto irresistibile quanto consapevole di esserlo, ma Agatha... Torna INTERNATIONAL T YCOON.

2853 - Il dolce sapore della passione di K. Hardy Dante è simpatico e affascinante, ma Viola non ha intenzione di vendergli l'impero di famiglia. Ecco a voi un vero SELF-M ADE M AN.


ANTOLOGIE da 3 ROMANZI firmate dalle autrici delle serie più amate. Il MEGLIO, selezionato per te. Mare cristallino, cielo color zaffiro. Un caldo sole che infuoca l’animo passionale dei protagonisti: milionari greci alla ricerca della donna giusto e dell’amore con la A maiuscola. Tre storie, tre uomini di cui è impossibile non innamorarsi.

Gemma, Zoe e Violet, dopo dieci anni, ricevono ancora sigillata la lettera scritta durante il corso teorico Sesso per principianti. Le loro fantasie erotiche ora saranno realizzate… L’amatissima firma di Temptation STEPHANIE BOND regala una storia vivace e piccante, tutta da gustare. Dal 30 novembre Scoprili su www.eHarmony.it - Seguici su


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