LUCY MONROE
Il guerriero delle dune
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Heart of a Desert Warrior Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2012 Lucy Monroe Traduzione di Cornelia Scotti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2013 Questo volume è stato stampato nel novembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2847 dello 06/12/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 «Sembra che tu sia sul punto di affrontare il plotone d'esecuzione.» Le parole del suo assistente bloccarono Iris mentre scendeva la maestosa scalinata del palazzo. Soppresse una smorfia al commento azzeccato e si voltò a guardarlo con un sorriso forzato. «Tu invece mi sembri affamato.» «Sul serio, è solo una cena, vero?» «Certo.» Solo una cena. Dove si supponeva che avrebbero incontrato il loro contatto a Kadar: Asad, il secondo cugino dello sceicco Hakim, o qualcosa del genere. Anche lui era sceicco di una tribù di beduini nomadi dal nome complicato, Sha'b Al'najid. Asad era un nome piuttosto comune per uno sceicco. Quindi... non c'era motivo di pensare che fosse il suo Asad. Nessuna ragione se non quell'ansia che la perseguitava sin da quando lo sceicco Hakim aveva fatto il nome del cugino. Da quando aveva accettato l'incarico in Medio Oriente, Iris conviveva con la pesante sensazione che stesse per accadere qualcosa e a nulla era valso ignorare la premonizione. Con il passare delle ore, la sensazione cresceva sempre di più. «Non mi sento affatto rassicurato» dichiarò Russell mentre poggiava il piede sullo scalino. Il suo tono era 5
di finta allegria. «Non è che la parola cena sia sinonimo di rapimento e vendita a trafficanti di schiavi bianchi?» La frase assurda strappò a Iris una risata. «Sei un idiota.» Eppure le gambe rifiutarono di continuare a muoversi. «Però affascinante, devi ammetterlo. Chi non vorrebbe rapire uno come me?» le domandò ammiccando mentre si fermava ad aspettarla. Con quei capelli rossi e la pelle chiara, sarebbe potuto passare per suo fratello. Peccato non lo fosse. Con accanto un compagno, la sua infanzia sarebbe stata certo meno solitaria. I suoi genitori non erano stati crudeli, solo distratti. Loro si completavano a vicenda. Lavoravano insieme, viaggiavano insieme, e lei non rientrava nei loro progetti. Anche se non lo avevano mai detto in modo chiaro, era stata, molto semplicemente, un incidente di percorso. Non riusciva a immaginare cosa avrebbero fatto con un figlio come Russell. Lui non era tipo da confondersi in silenzio con la tappezzeria. Nemmeno lei lo era mai stata. Sì, decisamente Iris e Russell sembravano condividere gli stessi geni. In realtà lui non aveva le lentiggini, che invece coprivano il viso di Iris in abbondanza, e poi aveva gli occhi verdi invece che blu. La loro carnagione era pallida e tutti e due avevano capelli ricci e rossi, come la madre di Iris. Il mento invece era squadrato, come quello del padre della ragazza. Sia lei che Russell erano di altezza media, e tutti e due tendevano a vestirsi da scienziati distratti quali, in effetti, erano. In realtà Iris quella sera aveva indossato un vestito elegante, blu intenso, con una pashmina nera. Invece della solita coda di cavallo, aveva raccolto i capelli in un morbido chignon e si era persino truccata gli occhi 6
e le labbra benché di solito non usasse né mascara né rossetto. Quella sera però avrebbe cenato con uno sceicco e la sua famiglia! Due sceicchi, obiettò una vocina preoccupata dentro di lei. Russell era vestito in quella che lui considerava la sua versione più formale. Con un paio di pantaloni color kaki e una polo invece della solita maglietta. Non erano tipi da grandi toilette! Iris sorrise alla battuta di Russell. «Nessuno con un po' di cervello si prenderebbe la briga di rapire proprio te.» Lui scoppiò a ridere. Non si era offeso, però era decisamente preoccupato. Anche se non voleva che lei se ne accorgesse. Iris era certa che tutto sarebbe andato per il meglio. Qualsiasi cosa l'aspettasse, se la sarebbe cavata. Non era più un'ingenua studentessa, ma una geologa professionista che lavorava per uno studio peritale molto importante. «Allora, perché quell'espressione tesa?» domandò Russell dopo aver sceso un altro scalino. «So che hai tentato di rifiutare questo incarico.» Era vero, poi però si era resa conto di essersi comportata da sciocca. Se voleva assicurarsi un futuro brillante, non poteva respingere commesse in Medio Oriente solo perché una volta aveva amato un uomo che veniva da quella parte del mondo. Senza contare che il suo capo le aveva fatto capire chiaramente che non aveva scelta, a meno di non voler perdere il posto di lavoro. «Sto bene, solo un po' fuori fase per il cambio di fuso orario.» Si costrinse a rimettersi in movimento, e riprese a scendere la scala. Russell a quel punto l'affiancò e le porse il braccio, che lei accettò. 7
Non stava rimuginando sulla possibilità che lo sceicco Asad fosse il suo Asad. Niente affatto. Dopo tutto, quante probabilità c'erano che fosse lo stesso uomo che era riuscito a spezzarle il cuore sei anni prima, tanto che non era più uscita con un ragazzo fin dopo la fine della scuola? Che fosse proprio l'uomo col quale aveva sperato di vivere per il resto della vita e che invece non aveva mai più visto? Pochissime, anzi, praticamente nessuna. Vero? Vero! Il suo Asad faceva parte di una tribù di beduini e, come aveva scoperto alla fine della loro relazione, era destinato a diventare sceicco un giorno. Non poteva essere lo stesso uomo. Non doveva. Lei pregava con tutta se stessa che non lo fosse. Se per caso era il suo Asad, o meglio quell'Asad, dato che non le era mai davvero appartenuto... Oh insomma, doveva smettere di pensare a lui in quel modo! Insomma, se era davvero quell'Asad, non sapeva cosa avrebbe fatto. Non avrebbe potuto rifiutare l'incarico adducendo motivi personali altrimenti avrebbe messo a repentaglio la sua carriera presso lo studio peritale Coal, Carrington & Boughton. Come avrebbe potuto giustificare il costo per il viaggio fin laggiù? Non voleva commettere un suicidio professionale. Asad le aveva già portato via tanto. La sua fiducia nell'amore. Il sogno della vita felice e serena a cui aveva sempre aspirato. Non le avrebbe portato via anche la carriera. «Cosa bevi? chiese il diamante alla vena di rame?» La voce giovane di Russell la trasse da quei pensieri poco allegri mentre continuavano il loro cammino lungo la scalinata. Lei lo fissò con ironia. «È una battuta vecchia come me. La risposta è... niente. I minerali non bevono!» esclamò, ma poi, di 8
fronte alla risata contagiosa del compagno, non riuscì a trattenere un sorriso. «Sono felice di vedere che hai ancora il senso dell'umorismo.» La profonda voce maschile che arrivava dall'atrio sotto di loro non suonava affatto divertita. Anzi, era decisamente infastidita. Un particolare al quale Iris non badò affatto, occupata come era a tenere a sotto controllo l'ondata di emozioni che quelle note ricche e sensuali stavano avendo su di lei. Si bloccò a metà della scalinata e restò a guardare l'uomo che aveva creduto di non incontrare mai più. Asad ricambiò il suo sguardo, con tanta intensità che le si mozzò il respiro. Era cambiato. Certo, era ancora bellissimo. I suoi capelli erano sempre castano scuro, quasi neri e senza la minima traccia di argento. Non li portava più corti come quando andava all'università, bensì lunghi fino alle spalle. Il diverso stile avrebbe dovuto dargli un'aria più abbordabile, ma non era così. Nonostante l'ambiente civilizzato che li circondava e l'abito dal taglio europeo che Asad indossava, aveva l'aspetto di un guerriero del deserto. Capace. Sicuro. Pericoloso. I suoi occhi continuavano a fissarla. Seri e inquisitori. La luce allegra che lei ricordava era sparita dal suo sguardo. La barba tagliata corta e molto curata, accentuava il suo fascino. Non che ne avesse bisogno. Il suo corpo si era fatto più solido dai giorni dell'università, più muscoloso. Con quel fisico alto e imponente, aveva decisamente l'aspetto di un uomo di potere. Di uno sceicco medio orientale. Per l'ennesima volta, Iris desiderò riuscire a ignorarne la presenza. Con determinazione si costrinse a chinare la testa in un segno di saluto. «Sceicco Asad.» 9
«Questo è il nostro contatto?» domandò Russell con voce incerta, ricordandole la sua presenza. Eppure non riuscì a distrarla. Non poteva competere con la potente marea di sentimenti che stava crescendo come una tempesta dentro di lei. Senza prestare la minima attenzione a Russell, Asad porse la mano a Iris. «Ti accompagnerò dagli altri.» Iris, che sentiva il corpo stretto in una morsa di ghiaccio, faticò a scendere gli ultimi gradini. Quando gli arrivò vicino, evitò la sua mano e continuò a camminare diretta dove, poche ore prima, aveva incontrato lo sceicco Hakim con la moglie e il loro adorabile bambino. Se era fortunata, la sala da pranzo era nella stessa ala del palazzo. «Sai dove stai andando?» domandò Russell dietro di lei, con voce confusa. Asad emise un suono che sembrava di divertimento. «Non credo Iris si sia mai lasciata sviare dalla mancanza di punti di riferimento, nel suo andare verso la meta.» Lei si voltò di scatto e lo fronteggiò. Era stupita per prima della carica di rabbia che la stava attraversando. «Persino i migliori scienziati possono interpretare male l'evidenza.» Ricacciò indietro il dolore che si mischiava alla collera e ritrovò una parvenza di compostezza. «Saresti così gentile da farci strada?» gli domandò glaciale. Di nuovo le offrì il braccio e lei, ancora, lo ignorò. Restò ad aspettare in silenzio che mostrasse loro la direzione verso cui muoversi. «Sei testarda come sempre.» La tentazione di colpirlo la colse di sorpresa. Non era una persona violenta. Non lo era mai stata. Nemmeno quando lui l'aveva ferita mortalmente, aveva desiderato vederlo soffrire. «Ecco la nostra Iris! Solida come una roccia.» 10
Questa volta, Asad non ignorò Russell e gli rivolse uno sguardo da far rabbrividire. Il giovane ricercatore non sembrò intimorito e porse la mano. «Sono Russell Green, intrepido assistente geologo con un brillante futuro da libero professionista.» Asad strinse la mano del ragazzo e inclinò la testa. «Sceicco Asad bin Hanif Al'najid. Vi guiderò e proteggerò durante la vostra permanenza a Kadar.» «Personalmente?» domandò Iris, che non riuscì a nascondere la propria ansia. «Non ci credo, sei uno sceicco...» aggiunse poi. «È un favore che faccio a mio cugino. Lo offenderei, se anche solo pensassi di affidare ad altri questo incarico.» «Ma non è necessario.» Non sarebbe sopravvissuta nemmeno un'ora, se avesse dovuto passarla in sua compagnia! Erano trascorsi sei anni dall'ultima volta che lo aveva visto, eppure il dolore e il senso di tradimento che le aveva inflitto erano ancora vivi in lei. Si diceva che il tempo guarisce tutte le ferite, eppure le sue stavano ancora sanguinando. La notte lo sognava, anche se considerava quei sogni veri e propri incubi. Lo aveva amato e si era fidata di lui con ogni fibra del suo essere. Con lui aveva finalmente creduto di avere trovato una famiglia e si era illusa di potersi lasciare alle spalle la solitudine dell'infanzia. Ma lui aveva tradito le sue emozioni e le sue speranze in modo totale e irrevocabile. «Non hai voce in capitolo.» Iris scosse la testa. «Io... non...» «Iris, stai bene?» domandò Russell. Doveva stare bene. Quello era il suo lavoro. La sua carriera. Erano le uniche cose che contavano nella sua vita, le sue uniche certezze. 11
Le uniche che Asad le aveva lasciato, dopo il suo tradimento. «Sto bene, grazie. Dobbiamo andare a incontrare lo sceicco Hakim.» Una luce brillò in fondo agli occhi scuri di Asad. Un lampo quasi di preoccupazione. Eppure Iris non ci cascò. Non si sarebbe fatta prendere per il naso. Niente affatto. Asad non le offrì più il braccio, ma si voltò e iniziò a camminare nella direzione verso cui era diretta poco prima. A quanto pareva aveva indovinato. Peccato che non fosse altrettanto intuitiva quando si trattava di capire le persone. «Asad ci ha detto che frequentavate la stessa università.» Catherine sorrise senza malizia. I suoi occhi avevano un'espressione di sincero interesse. Purtroppo le sue parole riportarono alla mente di Iris un'ondata di ricordi poco felici. «Già» rispose senza entusiasmo. «Dove vi siete incontrati?» «Ero andato a cercare un amico, una mattina» spiegò Asad. «All'associazione studentesca.» Asad le si era avvicinato davanti alla palazzina dell'associazione. Aveva flirtato con lei, l'aveva affascinata e poi le aveva chiesto di uscire. Lei non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di rifiutare. Iris aveva pensato fosse stato il destino a farli incontrare. Credeva nel destino, allora. Sin dall'inizio aveva pensato a lui come una sorta di benedizione. Dopo diciannove anni passati a non sentirsi vicina a un altro essere umano, finalmente si era sentita una cosa sola con Asad. E si era convinta che lui provasse gli stessi sentimenti. Si era sbagliata di grosso. Lui non la voleva, non per sempre, almeno. Nemmeno per i pochi mesi che erano rimasti insieme. Non era affatto suo, in nessun senso. 12
«Bella cosa, l'associazione studentesca» dichiarò Russell con entusiasmo. «Non ha mai ammesso discriminazioni. Né di età né di classe sociale» precisò con un sorriso allegro. «A una riunione dell'associazione studentesca dell'università dove ho studiato, ho incontrato la figlia di un milionario.» Iris aveva incontrato uno sceicco. Non che lo sapesse, allora. Ai tempi lui si era presentato semplicemente come Asad Hanif. Era solo uno studente straniero che si avvaleva dell'istruzione di un'università americana. «Era molto dolce» continuò Russell, «solo che non sapeva distinguere una roccia sedimentaria da una ignea.» «A quanto pare era un'amicizia destinata a finire ancor prima di iniziare» scherzò lo sceicco Hakim. «La nostra amicizia andò meglio» commentò Asad mentre rivolgeva a Iris un'occhiata di intesa che lei non ricambiò. «Anche se io non capivo nulla di geologia e a Iris non interessava affatto il management aziendale.» «La nostra amicizia non durò» precisò lei. «Il che indica che le nostre diversità erano molto più importanti di quanto ci sembrava all'inizio.» Anche se non si era mai considerata una grande attrice, Iris riuscì a non lasciar trapelare la propria amarezza. Asad posò la forchetta sul piatto vuoto. «Spesso i giovani mancano di saggezza.» «Avevi cinque anni più di me.» Ed eri molto più esperto del mondo, aggiunse in silenzio. Lui scrollò le spalle. Era un movimento che Iris conosceva bene. Era il modo che aveva Asad di rispondere ogniqualvolta l'argomento gli sfuggiva di mano. «Giusto per la cronaca, non vorrei farvi pensare che io sia interessata a rinnovare una vecchia amicizia.» Le vennero i brividi al solo pensiero. «Non è così. Sono 13
qui per lavorare.» Fu il suo turno di scrollare le spalle, anche se con scarsa convinzione. Non era mai stata capace di mostrarsi distaccata, quando si trattava di Asad. In ogni caso era lì per lavorare e così avrebbe fatto. Alla fine del suo incarico se ne sarebbe tornata a casa, con grande sollievo anche di Asad, ne era certa. «Sarebbe un peccato fare un viaggio così lontano da casa e non trovare nemmeno un po' di tempo per conoscere la cultura locale.» Lo sguardo di Asad sembrava volerla passare da parte a parte. Era uno sguardo familiare, e a Iris si strinse il cuore notandolo, dopo tutto ciò che c'era stato tra loro e dopo che le loro vite avevano preso strade tanto diverse. «Sono certo che vivere con la tua tribù darà sia a Iris che a Russell l'opportunità perfetta per sperimentare di persona la nostra cultura» osservò Catherine, con un sorriso diretto prima ad Asad, e poi a Iris. «Io adoro stare con i Beduini. È un modo di vivere molto diverso. L'unico problema è che i bambini si ficcano sempre in qualche guaio» aggiunse, ammiccando in direzione del marito. Fu solo a quel punto che Iris comprese appieno il significato della conversazione. «Staremo con la tribù dello sceicco Asad?» domandò scioccata. «Non sarà questa la nostra base?» Il bel palazzo orientale che, nonostante le sue dimensioni e il lusso, riusciva comunque ad avere l'aria di una vera casa. «La mia tribù è accampata vicino alla regione montagnosa dove dovrete fare le rilevazioni» spiegò Asad, con un'inspiegabile nota di soddisfazione nella voce.
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