H2864 il piano della principessa

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VICTORIA PARKER

Il piano della principessa


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Princess in the Iron Mask Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2013 Victoria Parker Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2014 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2864 dell'11/02/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Lucas, amico mio, ho una missione da affidarti...» Una missione? Lucas Garcia era sopravvissuto alle peggiori situazioni in cui un essere umano poteva essere coinvolto, dunque per lui la parola missione evocava esplosioni di granate, fucili automatici e aerei per il trasporto delle truppe. Quello che invece non evocava era volare a Londra per recuperare una ragazzina capricciosa che non rispettava il volere del padre e non manifestava alcuna considerazione per la sua famiglia e la sua patria. La sua irritazione si tinse di un senso di disagio mentre correva a rifugiarsi sotto un tendone a strisce di un bar a Regent Square. Anche se l'estate era ormai alle porte, la pioggia cadeva scrosciante, e l'umidità filtrava attraverso i vestiti fino a lambirgli la pelle. «Cielo, questa città è terribile» borbottò fra sé, lo sguardo fisso sull'ingresso del ChemTech, uno fra i centri di ricerca biomedica più all'avanguardia d'Inghilterra. La sua missione stava per iniziare, e aveva un nome. Claudia Thyssen. «Riportala a casa, Lucas. Solo tu puoi riuscire dove gli altri hanno fallito.» Era lieto di essere considerato degno di tanta stima, e onestamente nei tre anni in cui aveva prestato servizio come capo della Sicurezza Nazionale di Arunthia aveva 5


eseguito con successo ogni ordine ricevuto, attenendosi al suo codice morale che gli imponeva di obbedire, proteggere e farsi onore. Ma questo... «Le scrivo di continuo... Ma lei ignora ogni mio appello...» Lucas piegò la testa al fine di alleviare la tensione che gli aveva aggredito i muscoli del collo sin da quando, due giorni prima, era uscito dall'ufficio del suo regale datore di lavoro. Ma che razza di persona voltava le spalle alla propria eredità, ai diritti e ai doveri che aveva per nascita? Quale persona poteva preferire una pericolosa e fredda città fatta di acciaio e cristallo allo splendido, dolce paesaggio di Arunthia? La risposta a quella domanda scese in quel momento da un tipico taxi londinese, le braccia cariche di documenti. Avvolta in un impermeabile, stivali neri ai piedi, si avviò svelta, incurante della pioggia. Lucas osservò l'alta cintura che sottolineava la vita sottile, evidenziando i fianchi tondi e i seni generosi. I lunghi capelli mogano erano costretti in una coda di cavallo, ma lui li immaginò comunque folti e morbidi come seta. Grandi occhiali le nascondevano parzialmente il viso ovale, spingendolo a ipotizzare sul colore degli occhi. La principessa Claudine Marysse Thyssen Verbault. A capo chino per proteggersi dal vento, l'elegante nuca esposta, sembrava... vulnerabile. La vide accelerare il passo, combattendo contro l'orologio per non arrivare in ritardo al meeting che lui invece aveva già provveduto a cancellare. Lucas sollevò appena la manica del soprabito per dare uno sguardo al Rolex di platino che portava al polso. Aveva previsto di tornare al jet che attendeva pronto alla partenza al massimo entro quattro ore e, francamente, non aveva alcuna intenzione di sprecare dell'altro tempo in quella missione. 6


Lanciò un'ulteriore occhiata alla principessa che avanzava scansando pozzanghere, macchiandosi di fango l'impermeabile, e si massaggiò la mascella. Addestrato per la guerra, e abituato a individuare il punto debole del nemico, quell'incarico per lui avrebbe dovuto essere facile come bere un bicchier d'acqua. Diavolo, la donna era solo una biochimica, e lui aveva catturato feroci assassini in metà del tempo. Tuttavia... «Oh, no... No!» Claudia Thyssen guardò l'orologio appeso alla parete e vacillò, ferma sulla soglia della porta del suo laboratorio. Il suo deserto laboratorio. Istintivamente si aggrappò allo stipite e lo strinse con tale forza da avvertire un dolore sordo risalirle lungo il braccio. In un qualsiasi altro momento, sarebbe stata felice di tanta tranquillità. Quindi, era decisamente ironico che, proprio quando aveva più bisogno di avere intorno quei pezzi grossi in grado di finanziare le sue ricerche, il posto fosse vuoto come un ufficio postale il giorno di Natale. Una smorfia di disappunto alterò i bei lineamenti del suo viso. Era in ritardo, per la precisione di venti minuti, ma non aveva potuto evitare di fare una sosta al reparto pediatrico dell'ospedale St. Andrew's, dove da settimane raccoglieva dati. Purtroppo non aveva previsto il temporale, e la conseguente paralisi del traffico. Aveva impiegato giornate per prepararsi emotivamente per quell'incontro. Lunghe giornate, considerando le notti trascorse lavorando. Una lacrima le rigò la gota. Tutti gli articoli incorniciati appesi alle pareti, che la definivano come la migliore nel suo campo, persero di importanza. Perché era a un passo dallo scoprire una cura per la JDMS, una malattia dei bambini che le stava molto a cuore, e il suo budget si era esaurito. Quindici mesi di ricerche sprecati, e la colpa era solo sua. 7


Ignorando il tremito alle gambe, ordinò al suo corpo di muoversi e, vacillando, attraversò la stanza per appoggiare i documenti che aveva in mano su un tavolo di acciaio. Si sfilò l'impermeabile fradicio, che lasciò cadere per terra con noncuranza, e si arrampicò su uno sgabello. Sollevò gli occhiali sulla fronte e nascose il viso fra le mani ghiacciate. No, decise, quella giornata non poteva peggiorare ancora... «Mi scusi, signorina...» Claudia raddrizzò la schiena di scatto, e quasi cadde dal sedile. «Lei chi è?» Appoggiandosi una mano sul cuore che batteva all'impazzata, si mise in piedi e guardò quell'uomo il cui fisico massiccio occupava quasi tutto il vano della porta. Con mano incerta, sistemò il camice da laboratorio finché il bordo arrivò a sfiorarle le ginocchia. «E come ha fatto a entrare?» Fu quasi sorpresa che la terra non tremasse quando lo sconosciuto iniziò a camminare. Anzi, era anche possibile che stesse accadendo proprio quello, perché all'improvviso si sentì come se qualcuno la stesse scuotendo con forza inaudita. La causa del fenomeno doveva essere lo shock dovuto a quell'intrusione, la goccia finale dopo tutti gli eventi disastrosi della mattinata. E il fenomeno non aveva nulla a che fare con il fascino dell'uomo che aveva davanti, si disse. Non aveva mai mostrato troppo interesse per gli uomini, e sicuramente mai si era sentita scossa alla presenza di uno di loro. Bello, bellissimo, pelle abbronzata, capelli neri e folti, superava il metro e novanta di altezza. Indossava un completo grigio antracite e una camicia bianca, ed era circondato da un'aura di potere e autorità. Un brivido le corse lungo la schiena. Se era timore o 8


invidia quello che provava, non avrebbe saputo dirlo. «Mi perdoni se non ho bussato, ma ha lasciato la porta aperta» spiegò lo sconosciuto. Quella voce ferma e dal lieve accento agì sui suoi sensi come la più leggera delle carezze, causandole un nuovo fremito. Claudia abbassò gli occhi sul camice, e decise che la sua bizzarra reazione era dovuta esclusivamente al pessimo clima inglese. Trasse un profondo respiro e sollevò la testa per guardare l'uomo negli occhi. Qualcosa di simile a un incendio le divampò dentro, ma l'espressione di gelido sdegno che lesse sul viso di lui le suggerì che il suo corpo stava solo sprecando calore ed energie vitali. Ma chi pensava di essere quel tizio? Si presentava non annunciato nel suo laboratorio e la squadrava come se lei gli avesse rovinato la giornata? «Non dovrebbe essere qui» affermò, avvilita al pensiero che in effetti aveva rovinato la giornata a qualcuno, cioè a migliaia di bambini. E non solo... aveva messo a rischio il loro futuro, la loro salute e la loro felicità. A meno che non fosse riuscita a organizzare un altro meeting. Diavolo, ma perché erano andati via tanto in fretta? Venti minuti di ritardo non erano poi la fine del mondo... «Aspetti un attimo» disse, mentre un'idea si faceva strada nella sua mente. «Lei è qui per la riunione sul mio budget?» Forse lo sconosciuto era uno dei finanziatori, ipotizzò. E forse avrebbe potuto fare appello al suo buon cuore, posto che ne avesse uno. In effetti, la perfezione del suo abbigliamento e della sua postura non riusciva a nascondere del tutto una natura che aveva poco di civilizzato. L'uomo scosse la testa, mandando in frantumi le sue speranze. «Mi chiamo Lucas Garcia» si presentò avanzando di un passo, l'atteggiamento fiero e orgoglioso di un gladiatore che faceva il suo ingresso nell'arena. 9


Con quel viso da dio greco, gli occhi color dello zaffiro, gli zigomi pronunciati e la mascella quadrata, sembrava una statua. Una statua bellissima, ma priva di vita. Claudia rabbrividì, questa volta per il freddo. «Bene, signor Garcia, immagino che si sia perso.» Un sorriso arrogante gli incurvò gli angoli della bocca. «Mi creda, io non perdo mai nulla, meno che mai me stesso» replicò Lucas. Oh, gli credeva. Bastava la sicurezza che emanava dalla sua persona a confermarlo. Ed era anche sicura che, se si fosse trovato al suo posto, il signor Garcia non avrebbe perso l'opportunità di ottenere un finanziamento di tre milioni e mezzo di sterline. Claudia sentì una morsa richiudersi sul cuore. A cosa serviva la sua vita, se non era in grado di risparmiare agli altri le sofferenze che aveva patito lei? Certo, la maggior parte dei bimbi che incontrava avevano genitori amorevoli che si prendevano cura di loro, contrariamente a lei, che era stata abbandonata all'età di dodici anni. Però, dovevano comunque sopportare il dolore e la vergogna. Come molte patologie infantili, con l'età i sintomi svanivano, ma lei sapeva per esperienza che le cicatrici incise nell'anima erano incancellabili. Chiuse gli occhi per un istante e sospirò. Era andata così vicina al successo da riuscirne a sentire l'odore... Oppure era il profumo di sandalo e muschio dell'uomo che le solleticava le narici? Cielo, stava perdendo il lume della ragione. «Ho bisogno di discutere con lei di una faccenda della massima urgenza» affermò lui, la voce cadenzata che riecheggiava fra le pareti rivestite di piastrelle bianche del laboratorio. Quella voce... «Noi due ci siamo già incontrati prima?» si informò Claudia, percependo nell'uomo qualcosa di familiare. «No» replicò Lucas, fermo al centro della stanza, le 10


gambe leggermente divaricate, le mani dietro la schiena. Claudia resistette all'impulso di scattare sull'attenti. Era l'individuo più autoritario che avesse mai visto, con il suo atteggiamento quasi militare. Non che avesse molti esempi con cui paragonarlo. Uno degli aspetti negativi del suo autoimposto esilio era che non usciva spesso. Di contro, quello positivo era la solitudine. Non aveva nessuno, e così le piaceva. Nessuno che potesse minacciare il suo cuore e la sua mente, e di conseguenza nessuno che avesse il potere di farle versare lacrime. «Sono molto occupata, signor Garcia» dichiarò, tirando giù un polsino del camice. «Dunque, se non le dispiace...» Le parole le morirono in gola, soffocate dal severo sguardo dell'uomo che seguiva ogni sua mossa. Smetti di agitarti e lui smetterà di fissarti!, ordinò a se stessa. «Cosa vuole da me, con precisione?» «Posso entrare?» domandò Lucas, muovendo un passo. Il suo fisico le sembrò ancora più massiccio e, istintivamente, Claudia si portò dietro la scrivania, in modo da mettere fra loro una sorta di barricata. Mostrando un minimo di intelligenza sotto la montagna di muscoli, l'uomo si fermò, poi i suoi occhi le divorarono il viso. Claudia lo osservò come stregata, il cuore che le martellava nel petto, quindi batté le palpebre, un modo per interrompere l'incantesimo. Uno stratagemma che non ebbe l'effetto sperato. La temperatura nel laboratorio divenne incandescente, e un caldo languore le dilagò nel basso ventre. «Perché mi guarda così?» riuscì a chiedergli. «Lei assomiglia...» Lucas lasciò la frase in sospeso, emozioni contrastanti che si avvicendavano sul suo volto, sorpresa e disgusto, come se non riuscisse a decidere cosa provava o pensava. Il suo passato le piombò addosso, costringendola ad 11


arretrare. Aveva visto quell'espressione sulle facce di troppe persone mentre guardavano il suo corpo di bambina privo di forza muscolare, devastato da brutte eruzioni cutanee. Ma perché quel ricordo si affacciava nella sua mente proprio adesso? «A chi?» lo esortò a continuare, il tono isterico, cercando gli occhiali che aveva appoggiato sulla scrivania. Un sorriso quasi crudele gli incurvò le labbra. «Lei assomiglia a sua madre.» Claudia si immobilizzò. Un rumore sordo le riecheggiò nelle orecchie, come se un'esplosione avesse appena frantumato il mondo sicuro che aveva con tanta fatica costruito intorno a se stessa. Che stupida. Così preoccupata per il suo lavoro. Così pateticamente affascinata da quello sconosciuto. E le erano sfuggiti tutti i segnali. Il suo nome, la sua voce. Il suo atteggiamento autoritario. «È stato mandato dai miei genitori» mormorò. No, no, no... Non poteva tornare ad Arunthia. Non ora e forse mai. Era un posto che visitava soltanto con la fantasia, e nei momenti di più straziante solitudine. Solo per confermare a se stessa che stava molto meglio dov'era. «Esatto» confermò Lucas, il tono gelido. Un tono che la fece rabbrividire e la indusse a ricordare al tempo stesso. Perché gli anni della sua infanzia erano stati caratterizzati dal freddo distacco dei genitori e dalla loro ostile intolleranza. Ed era stata proprio quell'intolleranza a condannarla, perché la sua patologia aveva costituito un enigma che nessun medico era riuscito a risolvere. E il distacco emotivo di sua madre e di suo padre aveva trovato espressione pratica nell'allontanamento di una figlia considerata fonte di estremo imbarazzo. Era stata spedita in Inghilterra, affidata alle cure di un esercito di governanti, tutori e medici pediatri altamente 12


specializzati, mentre i suoi amorevoli genitori avevano dimenticato persino la sua esistenza. L'avevano tradita nel peggior modo possibile. Una fitta di dolore le trapassò il cuore. Non era necessario un genio per decifrare il loro messaggio. L'uomo che aveva davanti diceva tutto. I suoi genitori volevano qualcosa, e la volevano davvero. Combatti, Claudia, esortò se stessa. Lo hai già fatto prima, e puoi farlo di nuovo... Purtroppo, non era certa di averne la forza. I deboli muscoli delle gambe cedettero, e fu costretta ad aggrapparsi al bordo della scrivania. Si costrinse a raddrizzare la schiena. Combatti, Claudia, combatti... Non hanno bisogno di te, non hanno bisogno della figlia imperfetta che eri... Non dar loro la possibilità di ferirti di nuovo. Frammenti di memoria la travolsero con una violenza tale da annientare ogni sua difesa. Nel tempo di un battito di ciglia, la sua giornata era diventata da pessima ad apocalittica. Lucas conosceva gli effetti di uno shock, e in quel momento li scorse sul viso di lei, improvvisamente bianco, e negli occhi color ambra sgranati. Senza gli occhiali, con i riccioli mogano che le incorniciavano il viso ovale, Claudia Thyssen assomigliava davvero molto alla madre. Ma mentre Marysse era la personificazione della forza, la figlia appariva fragile. Vulnerabile. Mentre la guardava china sulla scrivania, una mano appoggiata sullo stomaco, avvertì il peso di imprevisti, raggelanti sensi di colpa. Tuttavia, la sua reazione a quella donna era completamente opposta a raggelante. Il crampo di desiderio che gli aggredì il basso ventre fu così violento da essere quasi doloroso. 13


E inaspettato. Perché era ovvio che la principessa fosse un'intellettuale, quando lui stesso ammetteva di preferire donne dal cervello di gallina. Avvolta nel camice bianco, aveva l'aspetto di una che viveva con il naso nei libri, e certamente non sotto i riflettori. Allora perché, solo guardandola, il sangue gli ribolliva nelle vene? Una ruga gli solcò la fronte mentre si sforzava di ricordare – senza riuscirci – il discorso che aveva meticolosamente preparato. E perché quell'apparenza così trascurata? Eppure era la donna più attraente che avesse mai visto. Persino la folgorante bellezza della regina impallidiva, se paragonata a quella della sua secondogenita. «Bene, signor Garcia» disse lei, il tono fermo mentre raddrizzava la schiena, mostrandosi in tutta la sua notevole altezza. «Se è un emissario dei miei genitori, sicuramente avrà un messaggio per me.» Tacque per un attimo e, quando riprese a parlare, la sua voce era un sibilo freddo. «Lo consideri consegnato.» Un chiaro invito a togliersi dai piedi, pensò Lucas. Allora capì. La facciata da topo di laboratorio che lei offriva al mondo era solo un'illusione. Uno stratagemma atto a nascondere la sua vera identità, perché aveva ereditato i tratti gelidi e imperiosi dei Verbault. Un ragionamento che lo aiutò a ricordare il motivo della sua presenza lì. «Ha ragione» confermò, stringendo i pugni. «I suoi genitori hanno molte cose da dirle.» Così tante da averle scritto decine di lettere negli ultimi due mesi, supplicandola di tornare ad Arunthia, lettere che erano rimaste senza risposta. «Ma questa volta, può credermi, le loro parole saranno ascoltate.» Davvero aveva creduto di poter ignorare la sua famiglia così a lungo? Lui stesso era rimasto sconcertato da una dichiarazione di sfida così sfacciata. Da tanto disprezzo nei confronti dei genitori e della patria. Quella donna non aveva alcun senso dell'onore. 14


Consapevole di camminare sul filo del rasoio, ponderò attentamente la mossa successiva. «Dunque, Altezza.» Aveva usato il titolo nobiliare intenzionalmente, per ottenere una reazione. Ma il volto di lei rimase impassibile. «Come le ho detto, mi chiamo Lucas Garcia, e sono il capo della Sicurezza Nazionale di Arunthia.» «Congratulazioni. Sono felice per lei» commentò Claudia, inarcando un sopracciglio perfetto. L'aria di vulnerabilità era sparita, per lasciar posto alla superbia tipica delle teste coronate. Era quella la donna che aveva immaginato di incontrare, ragionò Lucas. Quella la donna con cui poteva relazionarsi. «Grazie» replicò, sostenendo lo sguardo di lei in un silenzioso quanto potente scontro di volontà. Avrebbe potuto restare a fissarla tutto il giorno senza battere ciglio. Se era una sfida quella che la principessa cercava, non c'era nulla che lui amasse di più. «E come stanno i miei affettuosi genitori?» chiese Claudia, interrompendo quel momento di alta tensione, prima di chinare la testa e di sistemare le cartelle che erano sparse sulla scrivania. «Il re Henri e la regina Marysse desiderano vederla» rispose Lucas, la sua curiosità che aumentava mentre la principessa continuava a cercare qualcosa fra i mucchi di documenti. Con un piccolo sospiro che francamente sarebbe stato più adatto alla camera da letto, Claudia si sporse verso una pila di fogli. Il camice si sollevò, offrendogli la vista di un paio di caviglie sottili e di polpacci tonici e ben definiti. Con uno sforzo, Lucas tornò ad alzare lo sguardo, in tempo per vederla inforcare i brutti occhiali. In bilico tra il desiderio di rimuoverli o di incollarglieli al viso, borbottò qualcosa fra i denti. Il suo compito non includeva provare emozioni. Includeva ridurre la principessa all'obbedienza. «Bene, io invece non ho alcuna voglia di vederli.» 15


«Questo è un problema, perché i suoi genitori l'aspettano ad Arunthia, e hanno incaricato me di accompagnarla a casa.» Claudia appoggiò le mani sui fianchi tondi, gli occhi che praticamente mandavano fiamme. «Signor Garcia, io non sono un pacco che qualcuno possa spedire a suo piacimento. Inoltre, se avessi desiderato trascorrere qualche giorno di vacanza ad Arunthia, non avrei di certo avuto bisogno di una scorta.» Lucas scosse la testa. Sapeva precisamente di cosa aveva bisogno la principessa. Di una buona sculacciata. «E, cosa più importante, non posso lasciare l'Inghilterra in questo momento.» «Ma non desidera rivedere la sua famiglia? E il suo paese?» provò ancora Lucas con tono conciliante. «Non particolarmente» affermò Claudia, il viso adesso soffuso di rossore. Mentiva o era imbarazzata dalla sua stessa manifestazione di indifferenza?, si chiese lui, poi la vide lasciar cadere le braccia lungo i fianchi e mordersi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. La principessa era preda di una tempesta emotiva, decise. Oppure si stava autopunendo. Optò per la seconda possibilità. Se avesse avuto un minimo di coscienza, sarebbe tornata in patria già da molto tempo. «Se sono così desiderosi di vedermi, perché non sono qui?» «Sfortunatamente sono impossibilitati a muoversi.» «Loro sono sempre impossibilitati, signor Garcia» sottolineò Claudia. «Naturalmente. Governano un paese, e sicuramente è un'occupazione che richiede tutto il loro tempo.» «Oh, questo l'ho notato» affermò lei. «Per l'esattezza, lo noto da ventotto anni.» Qualsiasi altra donna si sarebbe sentita al settimo cielo anche alla sola idea di sperimentare per brevi istanti la 16


vita privilegiata che la principessa invece rifiutava. Fare parte di una Famiglia Reale, essere circondati dal lusso, erano sogni comuni a molte persone. Invece per altre, purtroppo tante, il sogno era quello di riuscire a portare del cibo in tavola. Claudia Thyssen era un enigma, ma lui non era lì per risolverlo, ricordò Lucas a se stesso. Era lì per portare a termine la sua missione. E non aveva raggiunto i massimi livelli della carriera militare, né si era sottoposto a duri addestramenti per arrendersi alla prima difficoltà. Però, ancora una volta, era abituato ad avere a che fare con gli uomini. Non con donne alte, belle e ostinate. «Quali che siano le loro colpe, sono ansiosi di riabbracciarla» insistette, imponendo alla sua voce di mantenere un tono civile. «Di questo sono sicura, ma la domanda è: cosa vogliono da me?» «Semplicemente rivedere la loro figlia» replicò lui, spazientito. Attenendosi al suggerimento che gli era stato dato, evitò di far cenno al grande ballo che si sarebbe tenuto per festeggiare i cinquant'anni di matrimonio della coppia regnante. Apparentemente, la principessa era insofferente a eventi del genere. Si trovava molto più a suo agio in quel laboratorio che – era ovvio per tutti – rappresentava la sua inespugnabile torre di avorio. «Organizzerò una videoconferenza.» Lucas scosse la testa. «No. Lei deve tornare ad Arunthia.» «Non ne ho alcuna intenzione.» La vide chinarsi di nuovo sulla scrivania, mettere in ordine dei fogli per poi sparpagliarli di nuovo. Tirando giù i polsini del camice di continuo. Lucas socchiuse gli occhi. La principessa sentiva freddo, o quel gesto era soltanto un tic nervoso. «Lei sembra una donna intelligente» riprese. «Crede davvero di poter ignorare la sua famiglia per sempre?» 17


«Almeno è quello che mi auguravo» confermò Claudia, sollevando la testa per guardarlo. «Sono spiacente, signor Garcia, ma la sua venuta a Londra è stata inutile. Non lascerò questa città, né con lei né con chiunque altro.» Incrociò le braccia sul petto e raddrizzò la schiena, assumendo un atteggiamento di sfida. Guardandola, Lucas sentì il cuore martellargli nel petto. In quella posizione, l'informe camice da laboratorio le aderiva al corpo, evidenziando i fianchi morbidi e la vita sottile. Desiderio caldo come lava prese a scorrergli nelle vene. «Temo che lei non abbia scelta» puntualizzò, irritato per l'inappropriata reazione del suo fisico. «Le responsabilità e il dovere sono più importanti delle proprie ambizioni» sentenziò. Claudia schiuse le labbra, inducendolo a immaginare la pressione di quella bocca rossa e piena sulla sua. La fantasia andò oltre, fin quasi a fargli praticamente avvertire la morbidezza di quel corpo disteso sotto di sé, il peso dei seni nelle sue mani a coppa. Un moto di lussuria lo colse con un impatto devastante. Gocce di sudore gli imperlarono la fronte. Un crampo gli aggredì il basso ventre, dando origine a una potente erezione. Ma cosa gli stava succedendo?, si chiese. Niente che un'ora trascorsa a letto con una donna non potesse risolvere, decise. Una donna diversa da quella che aveva davanti. Preferibilmente bionda, stupida e con gli occhi blu. Da quanto tempo non si concedeva un'avventura priva di ogni coinvolgimento emotivo? Mesi? Anni? Non c'era da sorprendersi se ora si ritrovava in quello stato. Stava pagando il prezzo di un lavoro che lo impegnava giorno e notte. La risata di Claudia violò il silenzio, acuta e amara. «Ma che interessante dichiarazione» disse poi. «Io vivo 18


in un paese libero, signor Garcia. Come avrebbe intenzione di procedere? Portandomi via di peso?» chiese, mettendosi una mano sulla gola. La tentazione di sostituire quella mano con la sua gli fece formicolare il braccio. Se per accarezzarla o strozzarla, non lo sapeva. Lucas inarcò un sopracciglio. Claudia arretrò di un passo. «Non oserà!» esclamò. Ovviamente no, ma lei non poteva saperlo. Non era un bruto, e aveva assistito a troppe azioni brutali nella sua vita. All'improvviso, un'immagine gli lampeggiò sinistra davanti agli occhi. La ignorò. «Preferirei che uscisse da qui camminando.» «Non accadrà» replicò lei con fermezza. «Ascolti, si limiti a riferire ai miei genitori che ci penserò, d'accordo?» Lucas sorrise, per quanto la smorfia che gli incurvò le labbra assomigliasse di più a un ghigno. Quanto lei gli aveva chiesto non solo era inconcepibile, ma impossibile. Non sarebbe tornato ad Arunthia a mani vuote. «Ora ho del lavoro che mi aspetta, signor Garcia.» Ah. In effetti, si era chiesto quanto ancora avrebbe aspettato prima di tirare in ballo la sua professione. Il suo ovvio punto debole, ragionò Lucas. «È molto importante» puntualizzò Claudia. Lo era anche Arunthia. Lucas si guardò intorno, colpito dal gelo dell'ambiente. Il controllo minacciò di sfuggirgli di nuovo. Respirò a fondo, solo per inalare odore di disinfettante. Quell'abbagliante biancore gli sferrò un pugno nello stomaco, piccole gocce di sudore gli bagnarono il labbro superiore. Mosse qualche passo nel tentativo di esorcizzare i suoi demoni. Come poteva la principessa vivere rinchiusa in quella gabbia? Il violento impulso ad andare via gli pompò adrenalina nelle vene. Serrò le mascelle con tale forza da farsi male. Disgustato dalla propria debolezza, scrollò le spalle. 19


«Forse vive in un paese libero, ma è nata in un altro. Nessuno le porterà via il suo lavoro, però, al momento, la sua famiglia ha la precedenza. Tre settimane, è tutto quello che le chiedono.» «Tutto quello che mi chiedono? Le sembra poco?» Lucas si grattò la nuca, con la sensazione di sbattere la testa contro un muro. «Il suo egoismo è stupefacente» affermò. «Ma non si rende conto di avere delle responsabilità...» «Le mie responsabilità sono qui, signor Garcia» lo interruppe Claudia, «e sono davvero tante» aggiunse, indicando gli scaffali pieni di provette, macchinari e contenitori. «Tuttavia, non mi aspetto che lei capisca quali sono» sottolineò. Lucas si lasciò scivolare addosso quell'offesa, perché in realtà capiva perfettamente le implicazioni del suo lavoro. Ma se la principessa lo riteneva inferiore a livello intellettivo, non solo non gli importava – poiché avrebbe nevicato all'inferno prima che lui avesse degnato della minima considerazione l'opinione di una ragazza capricciosa, viziata e presuntuosa –, ma la sua supposta ignoranza avrebbe segnato un punto a suo vantaggio in seguito. «Dunque» riprese lei, togliendosi gli occhiali, «ora può anche smettere di camminare avanti e indietro quasi fosse una belva in gabbia nel tentativo di congegnare la prossima mossa. Ho già assistito a tutto, e le assicuro che sono immune.» Lucas fu sul punto di spalancare la bocca in un'espressione incredula. Pazzesco! Quella donna lottava come una leonessa. Non aveva mai visto nulla del genere, e nemmeno provato nulla del genere. Perché tutto il suo corpo lo incitava a gran voce a prenderla fra le braccia e a metterla a tacere con un bacio mozzafiato. La guardò in viso. Carnagione chiara e levigata, grandi occhi color dell'ambra che gli inviavano una silenziosa 20


richiesta... Di comprensione? O di essere lasciata in pace? Purtroppo per lei, non poteva accogliere nessuna delle due. Fallimento era una parola che non esisteva nel suo vocabolario. Aveva fondato la sua vita su concetti semplici quanto essenziali: onore, dovere, protezione. Nulla avrebbe potuto indurlo a deviare dalla strada che aveva scelto. Nemmeno la donna piĂš bella ed egocentrica che avesse mai incontrato. Era arrivato il momento di cambiare tattica. PerchĂŠ, prima del tramonto, la principessa Claudia avrebbe fatto ritorno ad Arunthia.

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2862 - Abbraccio argentino di C. Mortimer Beth conduce una normale esistenza a Londra, finché non si ritrova catapultata a Buenos Aires... Ultima parte della miniserie BUENOS AIRES NIGHTS.

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2864 - Il piano della principessa di V. Parker Lucas non pensava che la missione affidatagli dal re, riportare sua figlia Claudine ad Arunthia, potesse nascondere tante insidie. Sei FATTA PER LUI?

2865 - Dolce sbaglio di L. Armstrong Mia sapeva bene che il suo interesse per Carlos era del tutto insensato. Lui apparteneva a un altro mondo... Concediti UN NUOVO INIZIO.

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di M. Cox Per salvaguardare il futuro di suo padre Natalie è costretta ad accettare l'oltraggiosa proposta di Ludovic. Fatti scaldare dal FUOCO GRECO.

2867 - Il richiamo del deserto

di T. Morey Scampata dalla grinfie di un principe lascivo, Aisha si rende conto di essere caduta dalla padella nella brace. Prima parte de I FRATELLI DEL DESERTO.

2868 - Indomabile passione di C. Crews Nel suo libro di successo, Miranda ha appiccicato a Ivan una pessima etichetta, e ora lui deve cancellare quell'immagine. Ma come?

2869 - Uno scandalo per il milionario di S. Kendrick Dante è l'ultima persona al mondo che Justina vorrebbe incontrare al matrimonio della sua migliora amica. Ecco a voi un INTERNATIONAL TYCOON.


Dall'11 marzo

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2873 - Segreti di famiglia di C. Marinelli L'ultima crisi di Santo, il suo complicato datore di lavoro, è troppo anche per l'efficiente Ella... Prima puntata de LA DINASTIA DEI C ORRETTI.

2874 - Un inaspettato ritorno

di L. Raye Harris Caroline nasconde un segreto, e il ritorno di Roman rischia di portare il caos all'interno della sua vita. Sta per arrivare UN N UOVO INIZIO.

2875 - L'ultima scommessa dello sceicco

di T. Morey Quando Bahir è costretto a proteggere Marina, la sua ex amante, sembra che la fortuna l'abbia abbandonato. Termina I FRATELLI DEL DESERTO.

2876 - Prigioniera del conte di S. Craven Cresciuta in un sonnecchioso paesino inglese, Maddie non si sarebbe mai aspettata che un viaggio di lavoro in Italia potesse finire così...

2877 - Alle condizioni del milionario di M. Blake Sasha non ha calcolato che rispettare le regole che Marco le ha imposto non sarà così facile... Ecco a voi un nuovo INTERNATIONAL TYCOON.


Emozionati, ama, sogna. È la tua migliore amica. Potrebbe mai tradirti? Susan Mallery, un’autrice da oltre 4.000.000 di copie vendute in tutto il mondo, firma un romanzo che racconta come i legami non siano nel sangue, ma nelle emozioni. Una storia di amicizia, amore e libertà.

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