JASON MOTT
THE RETURNED traduzione di Elisabetta Lavarello
ISBN 978-88-6183-414-9 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Returned Mira Books © 2013 Jason Mott Traduzione di Elisabetta Lavarello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM novembre 2013
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Quel giorno Harold aprì la porta e si trovò davanti un uomo dalla pelle scura vestito con un abito formale. Per un attimo pensò di prendere lo schioppo, poi ricordò che Lucille glielo aveva fatto vendere anni prima, dopo una discussione avvenuta con un predicatore itinerante in merito a dei cani da caccia. «Desidera?» chiese Harold, strizzando gli occhi. La pelle dell'uomo sembrava ancora più nera in controluce. «Signor Hargrave?» «Può darsi» rispose Harold. «Chi è, Harold?» chiamò Lucille. Era in salotto, davanti al televisore. Al telegiornale, stavano parlando di Edmund Blithe, il primo dei Redivivi, e di come fosse cambiata la sua esistenza adesso che era di nuovo vivo. «Sarà meglio, la seconda volta?» chiese il giornalista, guardando dritto nella telecamera e lasciando l'onere della risposta agli ascoltatori. Il cortile davanti a casa Hargrave era ombreggiato da una quercia, ma il sole era tanto basso che filtrava in orizzontale sotto i rami, dritto negli occhi. Harold si teneva una mano sulla fronte come una visiera, eppure l'uomo dalla pelle scura e il bambino erano poco più che due sagome stagliate contro uno sfondo verde e azzurro di foglie e cielo. L'uomo era magro, ma aveva le spalle squadrate nella giacca dal taglio impeccabile. Il 7
bimbo era piccolo, sugli otto o nove anni. Harold batté le palpebre. I suoi occhi si adattarono un po' alla luce. «Chi è, Harold?» chiamò Lucille una seconda volta, quando si rese conto che il marito non le aveva risposto. Harold restò immobile sulla soglia, gli occhi che battevano come luci di pericolo, lo sguardo fisso sul bambino che catalizzava sempre più la sua attenzione. Qualcosa scattò nei recessi del suo cervello e a un tratto capì chi era quel bimbo fermo accanto allo sconosciuto dalla pelle scura. Non era possibile. Provò a ragionare, ma si ritrovò con la stessa risposta. In salotto, sullo schermo era apparsa una bolgia di pugni agitati e di bocche urlanti. C'erano dimostranti che alzavano cartelli e soldati armati fermi in quella posizione statuaria che solo uomini dotati di autorità e munizioni sanno assumere. Sullo sfondo si vedeva la villetta bifamiliare di Edmund Blithe, con le tende tirate. Tutto ciò che si sapeva era che lui era dentro. Lucille scosse la testa. «Riesci a immaginartelo?» chiese. Poi: «Ma chi è alla porta, Harold?». Fermo sulla soglia, Harold scrutava il bambino: piccolo, pallido, lentigginoso, coi capelli castani. Indossava una maglietta un po' datata, un paio di jeans, e aveva un'espressione di infinito sollievo negli occhi. Occhi che non erano più immoti e sbarrati, ma vibranti di vita e orlati di lacrime. «Qual è l'animale che ha quattro zampe e fa Buuuu?» chiese il bambino con un tremito nella voce. Harold si schiarì la gola. Non credeva ancora ai suoi occhi. «Non lo so» rispose. «Una mucca col raffreddore!» Poi il bambino abbracciò il vecchio per la vita, singhiozzando: «Papà, papà!», prima che Harold potesse confermare o negare. Harold si accasciò contro lo stipite e accarezzò la testa del bambino con un istinto paterno da troppo tempo sopito. «Ssh» bisbigliò. «Ssh.» 8
«Harold?» chiamò Lucille, staccando finalmente gli occhi dal televisore. Aveva uno strano senso di premonizione. «Harold, cosa succede? Chi è?» Lui si inumidì le labbra. «È... è...» Joseph, stava per dire. «È Jacob» rispose alla fine. Per fortuna di Lucille, il divano era lì a fermare la sua caduta quando svenne. Jacob William Hargrave morì il 15 agosto del 1966. Il giorno del suo ottavo compleanno. Negli anni a seguire, i suoi concittadini avrebbero parlato di quella morte nel cuore della notte, quando non riuscivano a dormire. Si sarebbero girati su un fianco per svegliare il coniuge e avrebbero bisbigliato osservazioni sull'incertezza del mondo e su come bisognasse apprezzare i doni del cielo. Si sarebbero alzati insieme dal letto e si sarebbero affacciati alla porta della camera da letto dei figli per guardarli dormire e per riflettere in silenzio sulla natura di un Dio che toglie un bambino tanto presto da questo mondo. Vivevano in una piccola città del Sud, dopotutto. Come poteva una tragedia come quella non indurli a pensare a Dio? Dopo la morte di Jacob, sua madre, Lucille, aveva ammesso che si aspettava che quel giorno sarebbe successa una cosa terribile a causa di un incubo che aveva fatto proprio la notte prima. Quella notte Lucille aveva sognato che le cadevano i denti. Un presagio di morte, le aveva detto sua madre molto tempo prima. Durante tutta la festa di compleanno di Jacob, Lucille aveva tenuto d'occhio non solo il figlio e gli altri bambini, ma anche gli altri invitati. Aveva svolazzato qua e là come un passero nervoso, chiedendo a tutti come stavano, se avevano abbastanza da mangiare, facendo commenti su quanto fossero dimagriti dall'ultima volta che si erano visti, su quanto fossero cresciuti i loro figli e, perfino, su quanto fosse bello il tempo. Il 9
sole splendeva e la campagna era di un verde intenso. Quel disagio fece di lei una meravigliosa padrona di casa. Nessun bimbo restò senza cibo. Nessun ospite si trovò escluso dalla conversazione. Riuscì perfino a convincere Mary Green a cantare per loro più tardi, quella sera. La donna aveva una voce più dolce dello zucchero e Jacob, se fosse stato abbastanza grande da avere una cotta per qualcuno, avrebbe avuto un debole per lei. Per questo Fred, il marito di Mary, spesso lo prendeva in giro. Fu proprio una bella giornata. Una bella giornata, almeno, finché Jacob non sparì. Si allontanò alla chetichella come solo i bambini e altre piccole creature sanno fare. Accadde fra le tre e le tre e mezzo, come in seguito Harold e Lucille avrebbero detto alla polizia. Per ragioni note solo al bambino e, forse, alla natura, Jacob attraversò il lato sud del giardino, superò i pini, si inoltrò nel bosco e scese fino al fiume dove, senza chiedere il permesso o scusarsi, annegò. Solo qualche giorno prima che l'uomo del Bureau si presentasse alla loro porta, Harold e Lucille avevano discusso su cosa avrebbero fatto se mai Jacob fosse tornato Redivivo. «Non sono persone» dichiarò Lucille, torcendosi le mani. Erano sul portico. Tutte le cose importanti, in casa loro, avvenivano sul portico. «Non potremmo mandarlo via» fece notare Harold. Pestò un piede. La discussione era degenerata in fretta. «Però non sono persone» insistette lei. «Bene. Se non sono persone, allora cosa sono? Vegetali? Minerali?» Harold si sentiva prudere le labbra per la voglia di una sigaretta. Fumare lo aveva sempre aiutato ad avere la meglio nelle discussioni con la moglie. E questo, sospettava, era il vero motivo per cui lei disapprovava tanto quell'abitudine. 10
«Non fare il saccente con me, Harold Nathaniel Hargrave. È una questione seria.» «Saccente?» «Sì, saccente! Sei sempre incline alla supponenza!» «Accidenti. Ieri cos'ero? Loquace? Oggi sono saccente, eh?» «Non prenderti gioco di me se cerco di parlare bene. La mia mente è lucida com'era un tempo, forse anche di più. E non cambiare discorso.» «Saccente.» Harold scandì la parola, calcando sul te finale al punto che una gocciolina di saliva piovve oltre il parapetto. «Hmph.» Lucille lasciò perdere. «Io non so cosa siano» riprese. Si alzò. Poi tornò a sedersi. «So solo che non sono come te e me. Sono... sono...» Una pausa. Si preparò la parola in bocca, costruendola con cura, lettera dopo lettera. «Sono diavoli» disse alla fine. Poi si ritrasse, come se quella parola potesse rivoltarsi contro di lei e morderla. «Sono tornati qui per ucciderci. O per tentarci! Siamo vicini alla fine del mondo. Quando i morti cammineranno sulla terra. Lo dice la Bibbia!» Harold grugnì, ancora offeso per quel saccente. Si mise una mano in tasca. «Diavoli?» chiese, seguendo il filo dei propri pensieri mentre le sue dita trovavano l'accendino. «I diavoli sono superstizioni. Il prodotto di menti piccine e di immaginazioni ancora più piccole. Se c'è una parola che dovrebbe essere cancellata dal dizionario è proprio diavolo. Ah! Ecco una parola saccente. Non ha niente a che fare con la realtà, niente a che fare con i... Redivivi. Non commettere questo errore, Lucille Abigail Daniels Hargrave. Sono persone vere. Possono camminare e baciarti. Non ho mai incontrato un diavolo che fosse in grado di farlo... anche se, prima che ci sposassimo, ci fu questa biondina a Tulsa un sabato sera... sì, quella avrebbe potuto essere una diavolessa.» «Zitto!» abbaiò Lucille, tanto forte che fu la prima a trasalire. «Non resterò qui a sentirti parlare così.» 11
«Così come?» «Non sarebbe il nostro bambino» insistette lei, ma in modo assente, come se si fosse resa conto solo in quel momento della gravità della situazione, o forse fosse emerso il ricordo del figlio perduto. «Jacob è salito in cielo» dichiarò. Le sue mani erano diventate esili pugni bianchi stretti in grembo. Il silenzio si protrasse. Poi venne rotto. «Dov'è?» chiese Harold. «Cosa?» «Nella Bibbia, dove?» «Dove cosa?» «Dov'è che si dice quando i morti cammineranno sulla terra?» «Rivelazione!» Lucille allargò le braccia, come se fosse una domanda assurda, come se lui le avesse chiesto della rotta di volo dei pini. «È proprio lì, nel libro della Rivelazione! I morti cammineranno sulla terra!» Fu lieta di vedere che le sue mani erano ancora strette a pugno. Li agitò, contro nessuno in particolare, come a volte facevano nei film. Harold rise. «Quale parte della Rivelazione? Quale capitolo? Quale versetto?» «Oh, smettila!» sbuffò lei. «C'è, e solo questo conta. E ora, chiudi il becco!» «Sissignora. Non vorrei mai essere saccente.» Ma quando il diavolo davvero si presentò alla porta, il loro particolare diavolo, piccolo e meraviglioso come era stato tanti anni prima, con gli occhi castani lucidi di lacrime di gioia e del sollievo di un bambino che è stato troppo a lungo lontano dai genitori... ebbene... Lucille, dopo essersi ripresa dallo svenimento, si sciolse come cera di candela davanti all'elegante, ben rasato uomo del Bureau. Da parte sua, l'uomo del Bureau la prese abbastanza bene. Aveva sulle labbra un sorriso consapevole, avendo senza dubbio assistito a quella 12
stessa scena altre volte in quelle ultime settimane. «Esistono gruppi di supporto. Gruppi di supporto per i Redivivi. E gruppi di supporto per le famiglie dei Redivivi.» L'uomo del Bureau sorrise. Si era presentato, ma Harold e Lucille avevano difficoltà a ricordare i nomi anche in circostanze normali e trovarsi davanti il loro figliolo morto non li aiutava a concentrarsi. Così, pensavano a lui semplicemente come all'Uomo del Bureau. «È stato trovato in un villaggio di pescatori nei pressi di Pechino, in Cina» spiegò lui ora. «Era inginocchiato sulla riva di un fiume e cercava di prendere dei pesci, o così pareva. Gli abitanti del luogo, nessuno dei quali parlava inglese abbastanza bene da farsi capire, gli chiesero in mandarino come si chiamasse, come fosse arrivato lì, da dove venisse. Insomma, tutte le domande che si fanno a un bambino che si è smarrito.» Una pausa. «Quando fu chiaro che la lingua era un ostacolo, alcune donne riuscirono a calmarlo. Si era messo a piangere... e perché non avrebbe dovuto?» L'uomo sorrise di nuovo. «Dopotutto, come si suol dire, non era più in Kansas. Trovarono un funzionario locale che parlava inglese e, insomma...» Alzò le spalle sotto l'abito scuro, come a indicare che il resto della storia era irrilevante. Poi aggiunse: «Sta succedendo la stessa cosa in tutto il mondo». Esitò ancora. Con un sorriso che non era insincero, guardò Lucille accogliere il figlio tornato in vita dopo decenni. La donna se lo strinse al petto e lo baciò sui capelli, poi si prese il suo viso tra le mani e lo tempestò di baci sorridenti e lacrimosi. Jacob reagì ridacchiando, ma non si sottrasse alle effusioni della madre, anche se si trovava in quella particolare fase della crescita in cui un bambino non ama essere sbaciucchiato. «Sono tempi singolari per tutti» disse l'uomo del Bureau.
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