LYNNE GRAHAM
La sposa d'inverno
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Christmas Eve Bride Mills & Boon Romance - Various © 2001 Lynne Graham Traduzione di Daniela Cristina Innocenti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Pack novembre 2013 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2013 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY PACK ISSN 1122 - 5380 Periodico bimestrale n. 122A del 23/11/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 239 del 15/05/1993 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Rocco Volpe non era abituato di certo ad annoiarsi. Trovandosi dunque a provare, inaspettatamente, quella spiacevole sensazione, era propenso ad attribuirne la colpa a chi lo ospitava. Quando Harris Winton, il noto banchiere, l'aveva invitato a trascorrere il weekend nella sua residenza di campagna, Rocco si era aspettato di trovarsi circondato da persone stimolanti. Dopotutto, in sua presenza tutti si davano sempre molto da fare per intrattenerlo al meglio. Ma non poteva certo prevedere che Winton avrebbe perso il volo di ritorno da Bruxelles, dove si era tenuta un'importante riunione d'affari, lasciando i suoi sfortunati ospiti nelle grinfie della giovane moglie, Kaye. Quest'ultima, la classica donna trofeo, si rivolgeva a Rocco con uno sguardo spudoratamente famelico; tuttavia lui, con i suoi lineamenti belli da togliere il fiato, rimaneva inespressivo ogni volta che la padrona di casa lo irritava con smorfie, lusinghe e, in generale, decisamente troppe attenzioni. Le donne minute dagli occhi grandi non gli erano mai piaciute, riflettĂŠ. Il motivo gli era chiaro 5
dai ricordi indesiderati che cercò di reprimere non appena si risvegliarono in lui. Una donna in particolare del suo passato aveva avuto quelle caratteristiche... «E dimmi...» chiese Kaye con un sorriso fatuo. «Come ci si sente a essere uno degli scapoli più ambiti al mondo?» «È piuttosto noioso, direi.» Rocco la guardò arrossire al suo tono disinteressato poi, senza l'ombra di un rimorso per l'imbarazzo che le aveva appena procurato, si scostò per avvicinarsi alla finestra. Sembrava una tigre che rinfoderava, con estrema riluttanza, gli artigli. «Immagino di sì» convenne la bellissima donna mora, in tono melenso. «Sono davvero pochi gli uomini paragonabili a te quanto a potere, aspetto fisico e ricchezza smisurata...» Reprimendo una smorfia di disgusto e allo stesso tempo prendendo nota del fatto che, se mai si fosse sposato, avrebbe scelto una moglie con un minimo di cervello, Rocco cercò di ignorarla, dedicandosi a passare in rassegna i giardini ben curati della villa. Il timido sole invernale illuminava la testa china del giardiniere impegnato a rastrellare via le foglie dal vasto prato di fronte alla residenza. Quella particolare tonalità di biondo miele, tendente al caramello a seconda della luce, aveva un che di familiare. Quando la sagoma del giardiniere si voltò, Rocco si irrigidì all'istante, rendendosi conto che non solo si trattava di una donna, ma che era proprio... 6
«Avete una donna come giardiniere?» Né la parlata lenta e misurata, né la voce profonda di Rocco lasciavano trapelare l'ombra dell'incredulità mista a indignazione e rabbia che provava in quel momento. Qualcuno avrebbe dovuto informare Winton che la donna che aveva assunto come addetta al giardinaggio rappresentava una minaccia in quanto potenziale spia per i giornali scandalistici. Se le relazioni clandestine della moglie fossero diventate di dominio pubblico grazie ai media, il povero Harris non sarebbe mai riuscito a riprendersi dall'umiliazione. La padrona di casa non si lasciò sfuggire l'occasione di avvicinarsi nuovamente a lui. «Forse non è molto comune, ma abbiamo una certa difficoltà nel trovare il personale per le mansioni all'aria aperta» gli spiegò, arricciando il naso. «Harris dice che la gente non vuole più quel tipo di lavoro, oggigiorno, quindi ci si deve accontentare di quello che si trova.» «Immagino che abbia ragione. E, dimmi... è tanto che quella donna lavora per voi?» «No, l'abbiamo assunta soltanto qualche settimana fa.» La padrona di casa lo fissò con aria perplessa, corrugando la fronte. «Vuoi scusarmi, Kaye? Mi sono appena ricordato che devo fare una telefonata urgente.» Amber era tutta indolenzita, a partire dalla schiena. Fuori si gelava, ma lavorando aveva consumato tanta energia da scaldarsi, e indossava solo 7
una leggera maglietta a maniche corte, per cui non riusciva a credere che mancassero solo dieci giorni al Natale. Raddrizzandosi, cercò di distendere la schiena dolorante. Alta appena un metro e sessanta, Amber aveva un fisico snello ma al contempo molto femminile nei punti giusti. Portava i capelli biondo miele raccolti con un fermaglio da cui continuavano a sfuggire alcune ciocche ribelli. Mancava ancora un'ora alla fine della giornata lavorativa, ma non ce la faceva già più. Solo qualche mese prima avrebbe affermato senza esitazioni di adorare i grandi spazi aperti, ma lavorare per i Winton era servito a disincantarla alla velocità della luce. Passava le giornate a massacrarsi fisicamente per uno stipendio quasi da fame e senza alcun riconoscimento dei suoi sforzi. I suoi datori di lavoro, pur essendo ricchissimi, non erano propensi all'investimento in macchinari che risparmiassero la fatica altrui. Eppure Harris Winton era un perfezionista che si aspettava che gli altri, soprattutto i suoi dipendenti, si sacrificassero per offrirgli gli standard qualitativi più alti. «Raccogli le foglie man mano che cadono» le aveva detto in tutta serietà, apparentemente incapace di comprendere che, data l'immensità dei suoi terreni, costituiti sia da un bosco sia da prati, era come se le chiedesse di arginare ogni giorno una marea inarrestabile. Attenta, Amber... rischi di diventare una di quelle donne lagnose che non fanno altro che autocommiserarsi, l'ammonì la sua coscienza mentre 8
svuotava la carriola. D'accordo, un tempo aveva avuto abiti alla moda, unghie sempre smaltate e una carriera promettente. Non aveva più nessuna di quelle cose che una volta le erano sembrate così importanti, ma in compenso ora aveva Freddy, si ricordò a mo' di consolazione. Suo figlio, Freddy, che aveva portato la gioia pura nella sua vita. Freddy, il cui sorriso le stringeva il cuore, e che l'aveva riempita di un amore tale per cui Amber ancora non si capacitava dell'intensità dei propri sentimenti. Freddy, che forse non era ancora un abile conversatore e che la svegliava tutte le notti perché giocasse con lui, ma per il quale valeva la pena compiere qualunque sacrificio. «Buongiorno, Amber... ma che piacevole sorpresa trovarti qui!» Amber sussultò, irrigidendosi poi per la paura, al suono di quella voce cupa scaturita dal nulla. Sbattendo le palpebre, in preda al panico, si voltò di scatto, rifiutandosi di credere al suo istinto. Non poteva aver riconosciuto davvero quella voce dal distinto accento italiano. «Mi sembra strano, ma allo stesso tempo curiosamente appropriato, trovarti a scavare attorno a un mucchio di concime» commentò Rocco, il cui tono era a metà tra il sardonico e il divertito. Amber fu assalita da una fortissima sensazione di vertigini. Quasi paralizzata dall'incredulità, cercò di concentrare lo sguardo su quella sagoma maschile robusta e incredibilmente alta, in piedi sotto i faggi che torreggiavano qualche metro più in là. 9
Il cuore le batteva a un ritmo così accelerato da renderle affannoso il respiro. Ogni traccia di colore le svanì dal viso finemente cesellato, lasciandola bianca come la neve, i limpidi occhi verdi spalancati. Rocco Volpe, il potentissimo finanziere italiano, un tempo battezzato La Volpe d'Argento dalle riviste scandalistiche per la sua bellezza mozzafiato e la sua reputazione da libertino con il gentil sesso. E nessuno poteva negare che quell'uomo era uno spettacolo magnifico, con la pelle abbronzata e gli occhi scurissimi e velati che facevano da contrasto ai capelli così chiari da brillare come argento vivo. Rocco Volpe, lo sbaglio più grosso commesso da Amber nel breve arco dei suoi ventitré anni di vita. Si sentiva vuota dentro, come se ogni muscolo del suo corpo si fosse proteso in un disperato tentativo di autodifesa. Ma il suo cervello si rifiutò di reagire o di riprendersi. In preda allo stupore, Amber poté solo chiedersi per quale ragione Rocco Volpe si trovasse a vagabondare per i terreni della villa di campagna dei Winton. «Da dove sei arrivato?» gli chiese lei, la voce un sussurro spezzato. «Dalla casa, ovviamente... sono ospite dei Winton per il weekend.» «Ah...» Zittita per lo sconvolgimento provocatole dalla spiegazione di Rocco, Amber dovette ammettere a se stessa che non era una coincidenza assurda che Rocco e il suo datore di lavoro si conoscessero. Dopotutto, entrambi gli uomini esercita10
vano un notevole potere nello spietato mondo della finanza internazionale; era plausibile che loro due si conoscessero. Rocco la scrutò lentamente, con un'aria di apprezzamento tipicamente maschile e sfrontata com'era lui. «Temo che per te sia una cattiva notizia...» L'insolenza nel suo sguardo colpì Amber con la forza di un pugno nello stomaco. Scavare attorno a un mucchio di concime? Si ricordò di quel commento sarcastico non appena percepì gli occhi scuri e brillanti di Rocco posarsi su di lei. Ma appena un secondo più tardi, ogni pensiero razionale fu sopraffatto dall'effetto a fuoco lento dello sguardo intenso di Rocco che indugiava sul suo seno generoso, e Amber divenne consapevole dell'improvvisa sensibilità delle dolci sommità racchiuse dal reggiseno. Mentre Rocco lasciava scivolare pigramente lo sguardo sui fianchi di Amber, indugiando sulle sue curve femminili, lei avvertì lo spasmo di un desiderio quasi dimenticato. «Che diavolo vuoi dire?» gli chiese, incrociando le braccia sul petto, nel tentativo vano di reprimere le reazioni tanto imbarazzanti del suo corpo traditore. In quel terribile momento, Amber si rese conto del proprio aspetto: capelli spettinati dal vento, assenza totale di trucco e maglietta e jeans logori. Si ricordò che, in passato, aveva dedicato molto tempo alla cura di sé, del proprio aspetto, per fare piacere a Rocco. Desiderò improvvisamente tuffarsi in quel dannato mucchio di concime per na11
scondersi da lui, così unico, così sofisticato ed elegante con indosso un completo grigio scuro e un cappotto nero di cachemire. Di certo si stava chiedendo cosa mai ci avesse trovato in una donna come lei. L'orgoglio già lacerato di Amber soffrì ancora di più per quel sospetto così umiliante. «Perché stai lavorando per Harry Winton come giardiniere?» le chiese Rocco, secco. «Non sono affari tuoi.» Pallidissima e sforzandosi di reprimere un brivido, Amber sollevò il mento con fierezza. Non aveva alcuna intenzione di lasciarsi intimidire da quell'uomo. «E invece ho intenzione di far sì che diventino affari miei» ribatté Rocco in tono neutro. Non capacitandosi di un livello tale di arroganza, Amber sentì crescere ulteriormente la propria rabbia. «Il fatto che tu sia ospite in casa dei miei datori di lavoro non ti dà certo il diritto di farmi il terzo grado. E adesso perché non te ne vai? Vorrei che mi lasciassi in pace.» «Sei davvero cambiata, mia cara...» mormorò Rocco, con la sua voce profonda e vellutata di cui Amber conosceva ogni intonazione. «Se non ricordo male, diciotto mesi fa sono stato io ad avere una notevole difficoltà nel convincerti a lasciarmi in pace.» Il ricordo della sua crudeltà passata fu per Amber un'ulteriore pugnalata al cuore. Anzi, si sentiva proprio nauseata. Non si sarebbe mai aspettata una rappresaglia verbale del genere da parte di Rocco e, stordita, se ne domandò la ragione. Rocco era un 12
finanziere noto tanto per la sua spietatezza quanto per la sua abilità negli affari, abituato a suscitare lo stesso grado di timore e ammirazione in chi lo conosceva, anche solo di nome. Come meccanismo automatico di autodifesa contro quella lingua tagliente, Amber si voltò per allontanarsi. Diciotto mesi prima, Rocco l'aveva scaricata. Anzi, non aveva avuto alcuna esitazione nel farlo, né aveva mostrato alcuno scrupolo nel rifiutare sistematicamente ogni sua telefonata. Quando Amber, decisa a parlargli, non si era arresa, Rocco l'aveva finalmente ricontattata, ma solo per chiederle, con gelido sdegno, se si fosse trasformata in una stalker! «Dove credi di andare?» le chiese Rocco. Ma Amber lo ignorò. Quella mattina stava lavorando nei pressi della casa, quindi era ovvio che, vedendola, Rocco l'avesse riconosciuta e che la curiosità avesse avuto la meglio su di lui. Meno comprensibile era invece il fatto che avesse ceduto a quella curiosità, uscendo in giardino a parlare con lei. Un uomo che l'aveva accusata di una tendenza allo stalking avrebbe dovuto semplicemente voltarsi dall'altra parte. Ma forse l'accusa dello stalking era stata solo il metodo, efficace nella sua brutalità, di Rocco per liberarsi di lei una volta per tutte. «Amber...» Lei fu invasa da una sensazione di rancore, quel rancore distruttivo che credeva di essersi messa alle spalle da tempo. Ma trovandosi di nuovo faccia 13
a faccia con Rocco, una bomba di emozioni a lungo represse esplose senza preavviso. Serrando i pugni, Amber si voltò di scatto, il corpo rigido e il viso rosso per la rabbia. «Io ti odio! Non voglio starti vicino... lasciami stare!» Imperscrutabile come sempre, Rocco inarcò un sopracciglio. L'esplosione di Amber sembrava non averlo impressionato affatto. «E sappi che questa non è la classica reazione della donna sdegnata» precisò Amber a denti stretti, decisa a disilluderlo prima che il suo ego si gonfiasse troppo. «È la reazione di una donna che ti guarda in faccia, chiedendosi come diavolo abbia potuto essere così stupida da avere una relazione con un verme come te!» Una tensione bruciante ravvivò di colpo il silenzio gelido che si era instaurato tra loro. Gli occhi scuri di Rocco la penetrarono con ardore, e Amber percepì l'ira che traspariva a malapena dal suo viso magro e forte. No, essere chiamato verme non gli piaceva affatto. «Ma torneresti da me come una scheggia se te lo chiedessi...» mormorò Rocco. Amber lo fissò, scioccata. «Mi prendi in giro?» «È una semplice constatazione. Ma non ti illudere.» La voce vellutata di Rocco lasciava trapelare il suo disprezzo. «Non te lo sto chiedendo.» Lei non aveva mai provato una furia del genere. Iniziò a tremare. «Dimmi, per caso stai cercando di provocarmi? Vuoi che ti aggredisca fisicamente?» «Forse sto solo cercando di renderti pan per fo14
caccia, invece...» Per nulla avverso a fare un'ammissione del genere, Rocco la fissò con gli occhi socchiusi. «Ma basta con le chiacchiere inutili. L'unico motivo che possa averti spinto a lavorare per i Winton è che li stai spiando per conto di uno squallido giornale scandalistico, e...» «Io... come hai detto, scusa?» lo interruppe Amber sgranando gli occhi. Ma lui ignorò quell'interruzione, come se non l'avesse neanche sentita. «Harris è mio amico. Ho intenzione di metterlo in guardia nei tuoi confronti, e...» «Squallido giornale scandalistico? Metterlo in guardia?» Amber ripeté incredula, incapace di fare altro. «Ma sei impazzito per caso? Io non spio nessuno qui... santo cielo, faccio il giardiniere!» «Ma per favore...» Da ogni singola parola di Rocco trapelava uno sdegno infinito. «Ti sembra che io sia così stupido da crederci?» Amber continuò a guardarlo a bocca aperta, lottando con tutte le sue forze per dominare l'incredulità causata dalle accuse e gli evidenti sospetti di Rocco. «Dimmi, quanto ci hai guadagnato raccontando ai quattro venti i dettagli della nostra storia con quello squallido servizio?» le chiese poi in tono pigro. «Io... niente...» gli rispose Amber dopo un silenzio terribile, sentendosi nauseata e soffocata dal ricordo spiacevole degli eventi che, diciotto mesi prima, avevano sconvolto e distrutto la sua vita. 15
Un paio d'ore a confidarsi con una vecchia compagna di scuola e il danno era stato fatto. Quelle che Amber aveva ritenuto innocue chiacchiere tra amiche le erano invece costate care: a causa di quella serata, aveva perso l'uomo che amava, il rispetto dei colleghi di lavoro e, alla fine, la sua carriera. Rocco le rivolse un ulteriore sguardo di derisione. «Non crederai mica che abbocchi?» «In realtà, non m'importa un accidente, se ci credi o meno.» Ed era vero. Amber se ne rese conto con una certa sorpresa. Finalmente aveva l'occasione di difendersi, di spiegare tutto, ma ormai non le interessava più farlo. Forse perché l'occasione era arrivata con oltre un anno di ritardo. Un anno in cui si era vista costretta a fare ogni giorno un bagno d'umiltà. Aveva smesso di amare Rocco, smesso di sperare che l'avrebbe ricontattata e, infine, smesso di preoccuparsi di cosa pensasse di lei. Dopo averla mollata, Rocco aveva deliziato i giornali scandalistici con una serie di relazioni folli con altre donne. In altre parole, le aveva fornito la cura più efficace possibile per un cuore spezzato. L'orgoglio di Amber era intervenuto per salvarla, ed era riuscita a riprendersi dal colpo subito. «Quindi hai già tutto il materiale che ti serve sui Winton?» le suggerì Rocco, chiaramente sdegnato. Amber sentì di nuovo salire la rabbia, soffocata dai ricordi deprimenti del passato. «Ma come diavolo osi insultarmi con queste accuse assurde? Cosa ti dà il diritto di ignorare quello che dico e dare per scontato che io stia mentendo? Il tuo intelletto 16
superiore?» I suoi occhi verdi scintillavano come smeraldi nel viso a forma di cuore, rendendo quasi tangibile il disprezzo che provava nei suoi confronti. «Be', in questo momento ti sta proprio ingannando, Rocco...» «In realtà il mio sesto senso funziona alla grande, quindi non credo proprio di sbagliarmi.» Amber rispose con una risata che però suonò vuota. Aveva la gola secca. «Già, naturalmente l'ipotesi che tu ti possa sbagliare è impensabile. D'altronde, tu sei un tipo che ha sempre ragione su tutto quanto...» «Be', mi sono sbagliato sul tuo conto, no? Sono rimasto scottato.» Rocco la interruppe senza mezzi termini, più duro che mai, gli zigomi messi in risalto dalla pelle abbronzata. Sono rimasto scottato. Era davvero così che vedeva la loro ormai defunta relazione? Amber fu sorpresa di sentirglielo dire, ma sollevata al pensiero di non essere stata l'unica ad aver provato dolore, imbarazzo e uno schiacciante senso di colpa. Ma lui si riferiva solo al proprio orgoglio, all'effetto senza dubbio traumatico della convinzione che Amber fosse riuscita, in qualche modo, a prenderlo in giro. In altre parole, non si riferiva a un'emozione profonda, ma a qualcosa di molto più superficiale. «Ma non abbastanza» gli rispose Amber, tesa, ripensando a quei terribili mesi di sofferenza e miseria che aveva trascorso prima di decidersi a riprendere il controllo della propria vita, lasciandosi 17
alle spalle tutti i se e i ma. «Non credo di averti scottato neanche la metà di quanto tu ti meritassi.» «Ma come diavolo potevi pensare che sarei rimasto con te dopo quello che mi avevi fatto?» Amber restò sconcertata per la domanda a bruciapelo e il tono feroce di Rocco, che la fulminò con il suo sguardo tanto bello quanto intenso. «Le spiegazioni possibili sono solo due, non ti pare?» Le guance arrossate per la sorpresa, le ciocche di capelli biondo miele mosse dalla brezza, Amber alzò il mento, gli occhi scintillanti di rabbia, per guardarlo meglio, così vicino a lei. «Cioè, o io sono stata una povera sciocca che, ingenuamente, ha parlato troppo con una giornalista sotto copertura oppure, essendo di mente limitata, con te mi annoiavo a morte e ho deciso di uscire dalla tua vita con un botto indimenticabile.» «Dio... a letto con me non ti annoiavi di certo» le ringhiò contro Rocco, arrogantemente sicuro di sé, come del resto era sempre stato. Letto... non appena sentì quella parola accarezzata dall'accento italiano di Rocco, Amber fu pervasa da un calore intenso, una reazione pericolosa che suscitò in lei un'ondata di ricordi che aveva cercato a lungo di reprimere. Desiderando punirlo in qualche modo per la propria debolezza, Amber si lasciò sfuggire un sorriso sardonico. «E questo come puoi saperlo, Rocco? Non hai mai studiato i dati statistici relativi alle donne che fingono l'orgasmo per non danneggiare il fragile ego maschile?» Perfino mentre pronunciava quella frase provo18
catoria, Amber non riuscì a credere all'astio presente nel suo tono, non era da lei. Ma era ancora più sbalordita dal livello a cui si era abbassata, spinta da un bisogno istintivo di negare anche il potere solo fisico che un tempo Rocco aveva esercitato su di lei. Vergognandosi di se stessa e furiosa con lui per averla provocata fino a quel punto, Amber aggiunse: «Senti, non potresti fingere di non avermi vista, così possiamo farla finita una volta per tutte?». «Fingere l'orgasmo...» Rocco la fulminò con lo sguardo. Il suo dolce accento italiano non era mai stato così pronunciato come in quel momento. Era impallidito visibilmente sotto la pelle abbronzata, e il suo pallore divenne ancora più evidente man mano che un certo rossore si diffondeva sugli zigomi marcati. «Davvero fingevi con me? Dimmi la verità.» Incrociando il suo sguardo di sfida, Amber si accorse dell'improvvisa tensione nell'aria, ma tenne duro, per niente orgogliosa delle proprie parole ma disposta a tutto pur di non rimangiarsele. Rocco era dinamite pura a letto, non poteva non saperlo. Ma non avrebbe mai avuto la conferma che cercava da lei. «L'unica cosa che vorrei fare adesso è rimettermi al lavoro, quindi se non ti dispiace...» Afferrandole a un tratto il braccio per impedirle di allontanarsi, Rocco la costrinse a voltarsi a guardarlo nuovamente. «Anche nel mio letto era solo lavoro per te?» le domandò con voce bassa ma furiosa. «Dunque tu 19
avevi programmato tutto quanto fin dall'inizio?» Amber lo fissò in preda a uno sconvolgimento sensuale, turbata dalla rabbia profonda e ardente di Rocco ma al tempo stesso, e involontariamente, eccitata da quella passione e soprattutto dall'uomo che la stringeva tra le sue braccia in una morsa di ferro. La gola secca, il respiro affannoso, Amber era conscia di ogni muscolo teso di quel corpo potente e mascolino premuto contro il suo. Rabbrividì per l'aria fredda che le accarezzava le braccia scoperte, ma soprattutto per le fiamme di desiderio che si facevano all'improvviso strada dentro di lei, alimentate dalla potente eccitazione di lui, evidente anche attraverso gli strati di vestiti che indossavano. Ancora più sconvolgente fu l'irrefrenabile brama che la scosse, come reazione puramente fisica alla sua vicinanza. «Non ti toccherei più neanche se ne andasse della mia vita...» Così come l'aveva afferrata, Rocco la spinse via da sé, ripudiandola con sdegno, i suoi lineamenti marcati duri come la pietra. Rossa in viso nonostante la carnagione chiara, Amber si voltò in maniera goffa, il cuore che le batteva all'impazzata, le gambe barcollanti. «Bene, quindi vattene, e...» «Sappi che non ho ancora finito con te.» E con quella fredda minaccia Rocco se ne andò. Stordita, Amber lo guardò mentre si allontanava. Si muoveva con una grazia sorprendente per un 20
uomo della sua statura, e aveva un portamento magnifico. Scomparve rapidamente alla vista, celato dai folti cespugli sempreverdi che crescevano rigogliosi sotto gli alberi spogli che circondavano il prato al centro del quale sorgeva la casa dei Winton. Amber si rese conto solo in quel momento che stava tremando, intirizzita dal freddo e dal vento gelido che le trapassava la maglietta leggera. Prese il maglione dalla serra fatiscente dove l'aveva lasciato e se lo infilò goffamente, alla ricerca di calore e conforto. Cosa significava che Rocco non aveva ancora finito con lei? Per Amber fu davvero difficile concentrarsi, scioccata com'era per il modo in cui l'aveva fatta sentire. Poi, reprimendo quella consapevolezza inquieta, si irrigidÏ di nuovo, ancora piÚ sgomenta. Solo qualche minuto prima, le aveva detto che intendeva avvertire Harris Winton e sua moglie che forse lei li stava spiando nella speranza di ottenere qualche scoop scandaloso da vendere a un giornale interessato a pubblicarlo. Santo cielo, non poteva rischiare di perdere il suo lavoro... non guadagnava tantissimo, ma l'alloggio era compreso nello stipendio. E per quanto la casetta messa a sua disposizione dai coniugi Winton fosse piccola e fornita solo delle comodità essenziali, era pur sempre il motivo principale per cui Amber aveva risposto all'annuncio di lavoro. A dire il vero, la prospettiva di trovarsi catapul21
tata nuovamente nella casa molto pi첫 spaziosa e confortevole di sua sorella Opal per ascoltare una serie infinita di umiliantissimi: Te l'avevo detto!, era per Amber ancora pi첫 terrificante di quella di ritrovarsi a strisciare di fronte a Rocco Volpe!
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