HR115_MAGNOLIE A MEZZANOTTE

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Ogni sfumatura del desiderio. È sbagliato desiderare due uomini allo stesso tempo? Hailey Anderson lo scoprirà sotto il sole cocente delle Hawaii, dove vivrà l’esperienza più elettrizzante di tutta la sua vita. Si chiama SAMANTHA KING, ma è la nuova REGINA del passion: “Peccato che è il suo debutto. Vorrei già avere una sua intera backlist tutta da leggere…” Novel Thoughts & Book Talk

Tre giorni in un cottage isolato, lontano da tutti. Un uomo e una donna che non si sono mai dimenticati. Un piacevole gioco di sottomissione. BETH KERY è tornata ed è pronta a lasciarvi ancora una volta senza fiato. “La Kery non può mancare nella libreria di chi ama la narrativa passion: irrinunciabile!” Manic Readers

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Sherryl Woods

Magnolie a mezzanotte


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Midnight Promises Mira Books © 2012 Sherryl Woods Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2013 Questo volume è stato stampato nel marzo 2013 presso ELCOGRAF S.p.A. stabilimento di Cles (TN) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 115 del 12/04/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

La sposa indossava un abito di satin bianco senza spalline e un vecchio scialle di pizzo – un cimelio di famiglia – fornito, non senza qualche riluttanza, dalla futura suocera. Davanti all'altare della piccola chiesa cattolica di Serenity c'era l'uomo che aveva cambiato la visione di Karen Ames sull'amore, convincendola del fatto che il passato era appunto tale, passato, morto e sepolto. Le aveva promesso un rapporto duraturo e una reale comunione di affetti, dimostrandole di esserne capace nel corso del loro lungo corteggiamento. Sentendosi tirare la gonna, Karen abbassò lo sguardo sul visetto colmo di eccitazione di sua figlia, Daisy. «Quand'è che ci sposiamo?» chiese la bambina, saltellando per l'eccitazione. Karen sorrise del suo entusiasmo. Dopo essere stati privati per troppi anni di una figura paterna, Daisy e Mack si erano innamorati di Elliott tanto quanto lei. Per molti versi, era stato proprio il rapporto che lui aveva intrecciato con i suoi figli, un rapporto basato sulla gentilezza e sulla generosità, a darle la prova che Elliott non aveva nulla in comune con il suo primo marito, l'uomo che li aveva abbandonati al loro destino, lasciandosi dietro una montagna di debiti. «Voglio sposare Elliott» dichiarò Daisy con tutta la determinazione dei suoi sei anni. «Sbrighiamoci.» 5


Karen lanciò un'occhiata in direzione di Mack, che di anni ne aveva quattro, per assicurarsi che non si fosse tolto la cravatta che gli aveva messo prima e non si fosse sporcato il vestito. Notò con sollievo che non era così e, ancora più importante, che le fedi matrimoniali erano ancora ben appuntate al cuscino che lui aveva l'incarico di portare all'altare. Dana Sue Sullivan, suo capo, amica e testimone di nozze, le posò una mano sulla spalla. «È tutto a posto, Karen. Come vanno i tuoi nervi?» «Ballano che è un piacere» ammise lei con candore. «Ma poi guardo dentro, vedo Elliott che mi aspetta lì e mi calmo.» «Allora non togliergli gli occhi di dosso» le consigliò Dana Sue. «E diamo il via allo spettacolo prima che questi due partano senza di noi.» Si girò a guardare Daisy e Mack, che, senza nemmeno rendersene conto, si stavano avvicinando all'ingresso della chiesa. In quel momento, ubbidendo a un misterioso segnale, l'organista iniziò a suonare e Daisy partì di slancio lungo la navata, spargendo energicamente attorno manciate di petali di rosa. Poi, a un rimprovero sussurrato, sorrise, si voltò a guardare la sua mamma e rallentò, assumendo un'andatura più consona all'occasione. Mack era subito dietro di lei, reggendo il cuscino con un'espressione concentrata e solenne che conservò finché non fu al sicuro a fianco di Elliott. Dana Sue li seguì con portamento regale, strizzando l'occhio al marito che la osservava dalla prima fila e lanciando un sorriso smagliante a Elliott, che si stava passando nervosamente un dito nel colletto della camicia. Karen inspirò a fondo, ripetendo come un mantra le cose che si andava dicendo da quando aveva preso la 6


decisione fatidica: stavolta non aveva fatto errori di valutazione, quindi non ci sarebbero state brutte sorprese. Andando in cerca dello sguardo di Elliott, si avviò con fiducia verso un futuro che prometteva di essere tutto quello che il suo primo matrimonio non era stato.

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Ora che l'autunno era alle porte, Karen Cruz stava sperimentando una nuova ricetta per una minestra di fagioli da proporre l'indomani ai clienti di Sullivan's, quando il suo co-chef e amico Erik Whitney si fermò a sbirciare da sopra la sua spalla e, dopo aver approvato con un cenno del capo i profumi che si levavano dalla pentola, chiese: «Allora, quanto sei eccitata all'idea della palestra che Elliott aprirà con noi?». Scioccata dall'inattesa domanda, Karen rovesciò mezzo barattolo del sale che aveva in mano nella zuppa. «Mio marito ha intenzione di aprire una palestra? Qui a Serenity?» Colto alla sprovvista dalla sua evidente sorpresa, Erik fece una smorfia. «Devo dedurne che non te l'aveva detto?» «No, neanche mezza parola» rispose lei. Disgraziatamente, quando si trattava di questioni importanti, quelle che un marito e una moglie erano chiamati a discutere a fondo, lei ed Elliott non discutevano affatto. Lui prendeva le decisioni e poi, in un secondo tempo, la informava, oppure, come in questo caso, si dimenticava di farlo. Dopo aver buttato via l'ormai immangiabile minestra, Karen ricominciò daccapo e trascorse l'ora che seguì ad angustiarsi per via di quell'ennesima dimostrazione di indifferenza da parte di Elliott. Ogni volta che lui si 8


comportava così, lei ci stava male e iniziava a dubitare della solidità del loro matrimonio. Dov'era finito l'uomo che aveva saputo corteggiarla con un'irresistibile miscela di fascino, senso dell'umorismo e determinazione? Alla fine, era stata proprio la sua sensibilità, l'attenzione che aveva dimostrato per i suoi sentimenti, a farle superare le sue paure, a convincerla che dare un'altra occasione all'amore non sarebbe stato il secondo sbaglio più grosso della sua vita. Inspirò a fondo e cercò di calmarsi, sforzandosi di trovare una spiegazione ragionevole al silenzio di Elliott su una decisione che avrebbe potuto cambiare il corso delle loro vite. Era vero che lui cercava sempre di proteggerla, di fare in modo che non si preoccupasse, soprattutto per via dei soldi. Forse era per questo che non le aveva detto niente. Aveva immaginato che avrebbe reagito negativamente, visto che avevano in mente di allargare la famiglia. Adesso che i figli che lei era riuscita a salvare dal naufragio del suo precedente matrimonio, Daisy e Mack, avevano ritrovato la necessaria serenità e preso un buon ritmo a scuola, il momento sembrava propizio. Ma, tra i guadagni fluttuanti di Elliott come personal trainer al The Corner Spa e il suo salario di poco superiore al minimo come cuoca da Sullivan's, l'ipotesi di mettere al mondo un bambino doveva essere vagliata con estrema cura. Karen non voleva più ritrovarsi nelle ristrettezze finanziarie che aveva sperimentato all'epoca del suo incontro con Elliott. E lui lo sapeva. Da dove sarebbero venuti i soldi da investire in una nuova iniziativa imprenditoriale? Non avevano niente da parte. A meno che lui non intendesse attingere al fondo che avevano iniziato in prospettiva di avere un altro figlio. La possibilità le fece serpeggiare un brivido lungo la schiena. E poi c'era in ballo la questione della lealtà. Maddie 9


Maddox, che gestiva la Spa, la superiore di Karen, Dana Sue Sullivan, e la moglie di Erik, Helen DecaturWhitney, erano proprietarie del centro benessere The Corner e avevano chiesto a Elliott di fare parte della squadra di esperti che lo mandavano avanti. Si erano anche fatte in quattro per aiutare Karen quando si era ritrovata sola con due figli a carico e i creditori che bussavano alla porta. Helen le aveva persino tenuto i bambini per un periodo. Elliott non poteva voltare loro le spalle a quel modo. Che razza di uomo sarebbe stato capace di un simile comportamento? Non quello che aveva creduto di sposare, questo era sicuro. Era partita con l'intenzione di analizzare i motivi che potevano aver indotto Elliott a non dirle nulla, ma evidentemente la strategia non aveva funzionato. Stava mescolando il nuovo pentolone di minestra con tale energia che Dana Sue le si avvicinò con una ruga di preoccupazione in mezzo alla fronte. «Se non stai attenta, rischi di trasformarla in un purè» le disse a voce bassa. «Probabilmente sarebbe deliziosa anche così, ma presumo che il tuo piano originario fosse diverso.» «Quale piano?» ribatté Karen, la rabbia che si insinuava nella sua voce, sebbene si fosse ripromessa di parlare con Elliott prima di saltare alle conclusioni. «C'è ancora qualcuno che si prende la briga di elaborare dei piani? Oppure di attenersi a essi, se per caso l'ha fatto? A me non risulta, oppure, se c'è, non si prende la briga di discuterne con il suo partner.» Dana Sue lanciò un'occhiata confusa in direzione di Erik. «Cosa mi sono persa?» «Ho menzionato la palestra» spiegò Erik con aria colpevole. «A quanto pare, Elliott non le aveva detto niente.» Dana Sue annuì come se adesso fosse tutto chiaro e Karen sbarrò gli occhi. «Lo sapevi anche tu? Sapevi 10


della palestra e non hai niente da obiettare?» «No, perché dovrei?» replicò Dana Sue come se fosse naturale che Elliott, Erik e Dio solo sapeva chi altro pensassero di aprire un'attività che avrebbe fatto concorrenza al suo centro benessere. «Maddie, Helen e io abbiamo sottoscritto l'idea appena i ragazzi l'hanno posta alla nostra attenzione. In città c'è bisogno di una palestra tutta al maschile. Quella di Dexter è vecchia e, come tu ben sai, fa abbastanza schifo. È per questo che all'inizio abbiamo pensato di riservare The Corner alle donne. Per certi versi, questo sarà un ampliamento. Infatti, abbiamo deciso di entrare anche noi nella società. Hanno un buon business plan. Di più, hanno Elliott, uno che ha l'esperienza e la reputazione per attrarre i clienti.» Karen si strappò di dosso il grembiule. «Questa è l'ultima goccia...» bofonchiò. In quella storia non c'erano soltanto suo marito, il suo collega e la sua capa, ma anche le sue migliori amiche. Okay, questo significava che Elliott non stava tradendo il rapporto di lealtà che aveva nei loro confronti. Però aveva tradito lei. «Prenderò la mia pausa un po' prima del solito, se non ti dispiace. Tornerò in tempo per iniziare i preparativi per la cena, in modo che al suo arrivo Tina trovi tutto in ordine.» Anni prima, lei e Tina Martinez, all'epoca una giovane madre impegnata a lottare contro il sistema nel tentativo di salvare suo marito dall'espulsione, si erano divise i turni al ristorante, in modo da poter avere la flessibilità di cui avevano disperatamente bisogno per mandare avanti le rispettive famiglie. Karen le era ancora grata per questo, anche se adesso che gran parte dei loro problemi si erano risolti e Sullivan's era diventato un locale di successo lavoravano molto più di una volta. Aveva sperato che l'accenno a Tina avrebbe rassicu11


rato Dana Sue, ma l'espressione che le apparve sul viso suggeriva tutto il contrario. «Aspetta un attimo» disse imperativa. Poi, con grande sorpresa di Karen, aggiunse: «Mi auguro che tu abbia intenzione di andare in un posto tranquillo dove calmarti e riflettere sulla faccenda. È tutto a posto, Karen. Davvero». Un'ora prima, Karen avrebbe potuto accettare quel consiglio. Ora no. «Non sono dell'umore giusto per calmarmi. Anzi, sto pensando di divorziare.» Mentre, ribollendo di collera, si avviava verso la porta posteriore, sentì Dana Sue che chiedeva: «Non dice sul serio, vero?». Non si fermò a sentire la risposta di Erik e si guardò bene dal fornire la sua, perché, considerando lo stato in cui si trovava, sarebbe stata troppo drastica. Elliott aveva dovuto sudare le proverbiali sette camicie per mantenere la concentrazione mentre guidava le componenti del gruppo senior attraverso la loro consueta serie di esercizi. Di solito, si divertiva a lavorare con quelle signore esuberanti, capaci di compensare con l'entusiasmo quello che non avevano in forza fisica e resistenza. Si divertiva anche quando lo facevano morire di imbarazzo, inventandosi ogni settimana una scusa per indurlo a togliersi la maglietta, in modo da poter ammirare i suoi addominali. Una volta le aveva accusate senza mezzi termini di essere delle vecchie libidinose. Nessuna aveva negato. «Tesoro, ai miei tempi io ero una pantera» gli aveva detto Flo Decatur dall'alto dei suoi settantadue anni. «E non ho alcuna intenzione di scusarmi per questo. In teoria, tu dovresti essere fuori dalla mia consueta fascia di età, ma di recente mi sono accorta che comincio a trovare noiosi perfino i sessantenni. Credo di avere bisogno di un uomo molto più giovane.» 12


Esterrefatto da tanta impudenza, Elliott era rimasto zitto, domandandosi se la figlia di Flo, l'avvocato Helen Decatur-Whitney avesse idea di quello che passava per la testa della sua irreprensibile mamma. Adesso, lanciando un'occhiata all'orologio sul muro, vide con sollievo che l'ora era passata. «Okay, signore, questo è tutto per oggi. Mi raccomando, non dimenticatevi le passeggiate veloci. Almeno tre alla settimana. Un'ora di lezione il mercoledì non è sufficiente a mantenervi in forma.» «Oh, tesoro, quando non sono qui e voglio accelerare il mio battito cardiaco, non devo fare altro che visualizzarti a torso nudo» commentò Garnet Rogers con una strizzatina d'occhio. «È molto meglio di qualunque passeggiata.» Le sue compagne di fatica risero ed Elliott si sentì avvampare. «Basta così, Garnet. Mi fai arrossire.» «Ti sta bene un po' di colore sul viso» ribatté l'altra, incurante del suo evidente disagio. Le donne iniziarono ad andarsene, chiacchierando animatamente dell'imminente ballo al centro per anziani. L'oggetto delle loro speculazioni era l'identità della fortunata accompagnatrice di Jake Cudlow, il vedovo più desiderato della città. Elliott, che l'aveva incontrato un paio di volte, non riusciva a capire cosa ci trovassero tutte in quel settantenne panciuto, quasi calvo e afflitto da una forte miopia. Stava per entrare nel suo ufficio, quando Frances Wingate lo fermò. Era stata la vicina di casa di sua moglie quando lui e Karen avevano iniziato a frequentarsi. La consideravano entrambi una di famiglia. Ora lo stava guardando con aria preoccupata. «Hai qualcosa per la testa, vero?» chiese. «Eri mille miglia lontano durante la lezione. Lo so che noi non rappresentiamo una grande sfida e che probabilmente saresti in grado di guidarci senza sudare neanche un 13


po', però di solito riesci a dimostrare un minimo di entusiasmo, specialmente nel segmento di danza che Flo ti ha convinto ad aggiungere.» Abbozzò un piccolo sorriso. «Lo sai che l'ha fatto solo per vedere come muovi i fianchi con la salsa, no?» «L'avevo immaginato» bofonchiò lui, alzando gli occhi al cielo. «Conoscendo Flo, la cosa non mi sorprende.» Frances continuava a fissarlo. «Non hai ancora risposto alla mia domanda.» «Scusa» disse Elliott. «Non scusarti. Dimmi cosa c'è che non va. I ragazzi stanno bene?» Elliott sorrise. Frances adorava Daisy e Mack. «Benissimo.» «E Karen?» «Anche» disse lui, pur non essendo molto convinto della risposta. Aveva il sospetto che lei non sarebbe stata per niente contenta di sapere quello che stava combinando. E, in tutta onestà, lui non aveva idea di cosa lo avesse spinto a tenerla all'oscuro del progetto di aprire una palestra. Temeva che disapprovasse e aveva inconsciamente tentato di evitare una lite? Forse. Dopo quello che aveva passato a causa del suo primo marito, il quale aveva pensato bene di svanire nel nulla lasciandola in un mare di debiti, Karen era giustamente prudente in fatto di soldi. Frances gli scoccò un'occhiata penetrante. «Elliott Cruz, non provarci neanche, almeno non con me. Posso leggerti dentro con la stessa facilità con la quale leggevo i miei alunni e ti assicuro che me ne sono passati davanti un'infinità. Cosa c'è che non va con Karen?» Lui sospirò. «Sei peggio di mia madre. Non ti sfugge niente.» «Me lo auguro» ribatté lei. «Senza offesa, Frances, ma penso che la persona con 14


la quale dovrei parlare di queste cose sia mia moglie.» «Allora fallo» consigliò lei. «I segreti, anche i più innocenti, non fanno bene ai matrimoni.» «Non abbiamo mai tempo di parlare a fondo di niente» si lamentò Elliott. «E stavolta non si tratta di una questione che posso buttare là e poi andarmene.» «È una questione che potrebbe causare dei problemi se lei ne venisse a conoscenza da un'altra fonte?» «Molto probabilmente sì.» «Allora parlale, giovanotto, prima che un piccolo problema si trasformi in un affare di stato. Il tempo trovalo» disse Frances con severità. «Meglio prima, che dopo.» Lui sorrise della sua espressione grintosa. La reputazione che si era guadagnata come professoressa continuava a essere viva oggi che era in pensione da quasi trent'anni. «Sissignora» disse. Lei gli batté la mano sul braccio. «Sei un brav'uomo, Elliott Cruz, e so che ami Karen. Non darle la benché minima occasione di dubitarne.» «Farò il possibile» disse lui. «Presto?» «Presto» promise lui. Anche se sarebbe stato come infilare un bastone dentro un nido di vespe. Quando giunse in vista del centro benessere all'angolo fra Main e Palmetto Streets, Karen si fermò. Stava cominciando a pentirsi di non aver seguito il consiglio di Dana Sue e fatto una lunga camminata nel parco prima di piombare lì per affrontare suo marito. Lui stava lavorando, lei era ancora furiosa dopo aver scoperto di essere stata tenuta all'oscuro della faccenda della nuova palestra e mettersi a litigare non avrebbe risolto nulla. «Karen? È tutto a posto?» Al suono di quella voce, si girò verso Frances Win15


gate, la sua vecchia vicina, una donna che, a dispetto dei suoi novant'anni, manteneva un'invidiabile vitalità. Sebbene fosse di malumore, soltanto a vederla, si illuminò. Per lei, era come una madre. «Frances, che bella sorpresa! Come stai? Cosa ci fai qui?» Frances aggrottò la fronte, perplessa. «Mi sono iscritta al corso di ginnastica per anziani di Elliott. Non te l'ha detto?» Karen si lasciò sfuggire un sospiro carico di frustrazione. «Ho paura che, di recente, mio marito si sia dimenticato di dirmi un sacco di cose.» «Oh, cielo, questo non promette niente di buono» disse Frances. «Perché non andiamo a fare quattro chiacchiere da Wharton's? Sono passati secoli dall'ultima volta che siamo state un po' insieme e qualcosa mi dice che tu faresti meglio a sfogarti con me invece che con Elliott, specialmente quando si vede lontano un miglio che sei arrabbiata.» Sapendo che aveva ragione, Karen le sorrise la sua gratitudine. «Mi piacerebbe, ma tu hai tempo?» «Per te sempre» rispose Frances, prendendola a braccetto. «Che si fa, guidi tu, oppure camminiamo?» «Io sono venuta a piedi.» «Allora camminiamo» disse Frances senza un attimo di esitazione. Arrivarono da Wharton's e, dopo essersi sedute a un tavolo tranquillo, fecero i loro ordini. Non appena la cameriera si allontanò, Frances la guardò negli occhi e disse: «Okay, adesso raccontami cosa ti ha fatto perdere le staffe oggi pomeriggio e in che modo c'entra Elliott». Con suo grande disappunto, Karen si ritrovò gli occhi pieni di lacrime. «Ho paura che il mio matrimonio sia in crisi, Frances.» Sul volto della sua amica si dipinse un'espressione scioccata. «Sciocchezze! Quell'uomo ti adora. Ogni set16


timana alla fine della lezione chiacchieriamo un po' e lui non fa che parlare di te e dei ragazzi. I suoi sentimenti nei tuoi confronti non sono cambiati, ne sono sicura.» «Allora perché non mi dice mai niente?» si lamentò Karen. «Non sapevo neanche che ti eri iscritta al suo corso. E mezz'ora fa ho scoperto che ha intenzione di aprire una palestra per soli uomini qui in città. In società con altri, sembra, ma noi non abbiamo soldi da investire. Com'è possibile che abbia pensato di imbarcarsi in un'impresa di questo genere senza prima discuterne con me?» Scosse la testa, storcendo la bocca in una smorfia. «La gente mi aveva messa in guardia sui macho latini. Io non credo agli stereotipi, però è un fatto che, nella loro cultura, gli uomini si ritengono in diritto di fare tutto quello che vogliono e si aspettano che le loro mogli li seguano. Il padre di Elliott era così, ma io ero convinta che lui fosse diverso. Quando ci frequentavamo, era sempre così gentile, così premuroso.» «Sei sicura che lui abbia deliberatamente cercato di tenerti all'oscuro dei suoi progetti?» chiese Frances con ragionevolezza. «Potrebbero esserci altre spiegazioni. Tanto per cominciare, con due figli e due lavori, siete entrambi molto impegnati. E quando gli orari non combaciano, trovare il tempo per stare insieme può essere difficile.» «Questo è vero» riconobbe Karen. Spesso, lei lavorava fino a tarda notte al ristorante, mentre la mattina lui usciva presto per andare al centro benessere. A volte, le sembrava che fossero come due navi che si incrociavano in mezzo all'oceano. «Cosa fate quando avete del tempo libero?» volle sapere Frances. «Aiutiamo i bambini con i compiti, oppure li accompagniamo a una delle molteplici attività nelle quali sono impegnati, finché a sera non crolliamo esausti.» 17


Frances annuì. «Mi pare che questo dica tutto. Le giovani coppie hanno bisogno di sedersi in un posto tranquillo e guardarsi negli occhi, specialmente quando sono ancora fresche di nozze.» Karen non fece nulla per nascondere lo scetticismo. «Frances, Elliott e io stiamo insieme da parecchi anni.» «Però vi siete sposati solo due anni fa, perché avete dovuto aspettare che il tuo annullamento si finalizzasse. E vedersi per qualche ora al giorno, anche tutti i giorni, è molto diverso dall'essere sposati ed entrare in una routine. C'è bisogno di tempo per trovare il ritmo giusto, nel quale devono essere compresi anche degli spazi per la comunicazione. Immagino che Elliott abbia le tue stesse difficoltà.» Qualcosa nel suo tono di voce fece rizzare le antenne di Karen. «Si è confidato con te? Per favore, non dirmi che sei coinvolta anche tu nel progetto della palestra. Ero l'unica in città a non saperne nulla?» «Piantala di tormentarti per delle cose che non esistono» ribatté Frances, ma aveva abbassato gli occhi. «Oggi ho scambiato due parole con Elliott, ma lui non ha fatto il benché minimo accenno alla palestra. Mi ha detto soltanto che aveva rimandato di parlarti di una cosa importante perché eravate entrambi troppo occupati.» «Capisco» disse rigidamente Karen, assai poco sollevata da quella spiegazione. Le dava fastidio che le persone parlassero di lei quando non era presente, anche con le migliori intenzioni del mondo. «E adesso non azzardarti a farne una tragedia» la rimproverò Frances. «Durante la lezione, mi ero accorta che Elliott era sovrappensiero. Quando gli ho chiesto come mai, lui ha tergiversato un po', ma alla fine ha ammesso di averti tenuta all'oscuro di una questione importante. Al che io gli ho detto che in un matrimonio non esistevano scuse valide per non comunicare con il 18


proprio partner.» Le lanciò un'occhiata penetrante. «Nota che ho detto comunicare, non litigare. La vera comunicazione si basa sull'ascoltare gli altri, non sul parlarsi addosso.» Doverosamente castigata, Karen abbozzò un debole sorriso. «Messaggio ricevuto. Ma dove diavolo lo troviamo, il tempo di sederci da qualche parte e parlare a cuore aperto, come facevamo quando eravamo fidanzati? Le spese continuano a lievitare e siamo costretti a lavorare sempre di più. Non possiamo nemmeno permetterci di pagare una babysitter.» «Se il problema è questo, dovete permettermi di aiutarvi» disse prontamente Frances. «Da quando vi siete sposati e tu sei andata a vivere con Elliott, non vedo Daisy e Mack quanto mi piacerebbe. Quei due crescono come funghi. Fra un po' non riuscirò nemmeno a riconoscerli.» Karen venne aggredita dai sensi di colpa. Subito dopo il matrimonio, aveva portato i bambini a trovarla con una certa regolarità, ma poi gli impegni erano aumentati e le visite si erano diradate fino a cessare del tutto. Come aveva potuto essere così egoista, sapendo quanto l'altra donna era affezionata a Daisy e Mack? «Oh, Frances, mi dispiace» si scusò. «Saremmo dovuti venire più spesso.» «Ssh» la tranquillizzò Frances, dandole una stretta alla mano. «Il punto non è questo. Stavo per suggerire di fissare una sera alla settimana nella quale io potrei fare un salto a casa vostra e tenere compagnia ai ragazzi, mentre tu ed Elliott vi prendete qualche ora di libertà. Credo di essere ancora in grado di preparare una cena e leggere una storia al momento di andare a letto. Anzi, sarei felicissima di farlo.» Poi sorrise, un lampo malizioso negli occhi. «Oppure potreste portarli da me, se preferiste trascorrere una serata romantica a casa. Grandi come sono, non mi daranno nessun disturbo.» 19


Karen resistette, a dispetto dell'evidente sincerità della proposta. «È molto carino da parte tua, ma non potrei mai impormi in questo modo. Tu hai già fatto più di quanto avessi il diritto di aspettarmi. Quando ero in difficoltà, sei sempre stata lì per me.» Frances la guardò. «Ti considero una di famiglia, quindi per favore non cominciare a dire che è troppo o cose del genere. Se pensassi che è troppo, non mi sarei offerta. E se adesso tu rifiutassi, otterresti solo di ferire i miei sentimenti, facendomi sentire vecchia e inutile.» Karen sorrise, pensando che Frances non era nessuna delle due cose. Certo, cronologicamente gli anni si erano accumulati, ma il suo spirito era giovane, aveva un sacco di amici ed era ancora un membro attivo della comunità di Serenity. Passava ogni giorno un paio d'ore alla locale casa di riposo solo per chiacchierare con gli ospiti e accertarsi che stessero bene. Alla fine annuì. «Okay, se sei proprio sicura, ne parlerò con Elliott e poi ci sentiremo di nuovo per fissare un giorno. Faremo una prova e vedremo come andrà. Non voglio che Daisy e Mack ti stanchino.» Frances era raggiante. «Siamo d'accordo, allora. Adesso scusami, ma devo scappare. Stasera ho una partita a carte con Flo Decatur e Liz Johnson e, se non faccio un riposino, non riuscirò ad accorgermi quando imbrogliano. Sono due donne assolutamente onorevoli, ma, quando giocano a carte, non esitano davanti a nulla pur di vincere.» Karen rise e si alzò, avvolgendola in un abbraccio. «Grazie. Parlare con te mi ha fatto bene. Ne avevo bisogno, prima di affrontare Elliott.» «I confronti vanno bene» disse Frances, «ma quando uno è arrabbiato è meglio evitare.» Le diede una stretta alla mano. «Resto in attesa di tue notizie.» «Ti chiamerò presto, prometto.» «E quando tornerai a casa stasera, siediti a parlare 20


con tuo marito, indipendentemente dall'ora.» Karen sorrise. «Sissignora» rispose ubbidientemente. Frances si accigliò. «Non dirlo solo per tranquillizzarmi, ragazza. Mi aspetto che voi due risolviate questo problema.» Con quello, soddisfatta perché aveva avuto l'ultima parola, se ne andò. Karen la seguì con lo sguardo mentre si allontanava, notando come tutti nel locale avessero motivo di rivolgerle un sorriso o un saluto. «È una donna fantastica» mormorò a fior di labbra. «E saggia.» Il discorso che aveva intenzione di fare a Elliott poteva aspettare fino a sera. Avrebbe approfittato di quell'intervallo di tempo per analizzare la situazione, capire di preciso perché fosse così arrabbiata e trovare una maniera di discuterne razionalmente, con calma, dopo aver messo a letto i bambini. Frances aveva perfettamente ragione. Litigando non si risolveva nulla. Però la questione andava affrontata. In passato, Karen avrebbe lasciato correre per preservare la quiete in famiglia, ma adesso era cambiata. Il disastroso matrimonio con Ray era servito almeno a insegnarle cosa non bisognava fare. Grazie a lui, aveva capito che i problemi, quando venivano ignorati, o nascosti sotto il tappeto, incancrenivano, diventando ancora più complicati di quanto non fossero in origine. Forte di quella convinzione, pagò le loro consumazioni e tornò da Sullivan's, dove venne accolta dalle occhiate guardinghe di Dana Sue ed Erik. «Oh, non guardatemi così» borbottò con una smorfia. «Non ho avviato le pratiche di divorzio. Anzi, non ho nemmeno visto Elliott.» Erik si lasciò sfuggire un plateale sospiro di sollievo. «Dove sei stata, allora?» chiese Dana Sue. «Da Wharton's con Frances, la voce della ragione.» 21


Dana Sue sogghignò. «Ti ha messa a posto con una delle sue famose prediche? Al liceo, aveva il potere di portarmi a un passo dalle lacrime semplicemente con uno sguardo. Nessun altro insegnante ne era capace. Funzionava persino con Helen.» «Sul serio?» chiese Erik, impressionato. «Ero convinto che mia moglie non si facesse intimidire da nessuno.» «Frances Wingate ci riusciva» confermò Dana Sue. «Aveva le allieve più disciplinate dell'intera scuola. Helen, io e le altre abbiamo dovuto aspettare di uscire da sotto le sue grinfie per diventare le famigerate Magnolie che tutti conoscono.» All'improvviso, tornò seria e, girandosi verso Karen, chiese: «Quindi non sei più arrabbiata con Erik e me?». «Non mi ero arrabbiata con voi» disse Karen. «Sapevo che eravate soltanto dei messaggeri.» «E con Elliott?» «Ho diverse cosucce di cui discutere con mio marito» disse Karen. «Ma perlomeno adesso dovrei essere in grado di farlo senza tirargli addosso pentole e piatti.» «Ai suoi tempi, anche Dana Sue se la cavava bene, con il lancio dei piatti» commentò Erik, lanciando un'occhiata sardonica all'indirizzo del loro capo. «Soltanto perché Ronnie se lo meritava» ribatté l'interessata senza battere ciglio. «Era stato tanto stupido da tradirmi. Fortunatamente, ha imparato la lezione e da allora non ho più avuto bisogno di usare la piastra di ghisa per scopi diversi da quelli ai quali è destinata.» Dopo un pomeriggio carico di tensione, Karen scoppiò a ridere e, ubbidendo a un impulso improvviso, andò ad abbracciare la sua principale. «Grazie. Mi hai aiutata a vedere le cose nella giusta prospettiva.» «Lieta di essermi resa utile» ribatté Dana Sue. «E adesso, se non ci sono altre obiezioni, diamoci da fare con la cena, altrimenti lo speciale di questa sera non sa22


ranno altro che dei panini al formaggio.» «Mi metto subito al lavoro» disse Erik. «Preparerò una torta al cioccolato da leccarsi i baffi... vergognosamente decadente.» «E io comincerò a friggere il pollo» disse Karen. «Fra un'ora Tina verrà a darmi il cambio e io potrò occuparmi del condimento dell'insalata prima di tornare a casa.» Mentre tirava fuori la farina e le uova, pensò che perlomeno lì, nella cucina del ristorante, erano tornate a regnare la pace e l'armonia. Si augurava solo che non fosse la quiete che precede la tempesta...

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In vendita dal 29 marzo Kellan è un ex playboy in cerca di riscatto. E quando incontra Chloe, bellissima e sexy,capisce che è l’unica che potrà più desiderare. Nel corpo e nell’anima, lui l’avrà: a qualunque costo, anche a quello di mettere in pericolo la sua stessa vita. UN NUOVO IMPERDIBILE ROMANZO DELLA SERIE PRIMAL INSTICTS, firmato RHYANNON BYRD.

A GRANDE RICHIESTA, arriva in edicola la trilogia firmata AMANDA STEVENS: La Signora dei Cimiteri. “Un perfetto primo capitolo per una trilogia.” New Journal of Books “La Stevens è in grado di creare un’ineguagliabile atmosfera, piacevole e agghiacciante al tempo stesso.” H.Graham, NY Times Bestselling Author

Sono Amelia Gray e restauro cimiteri. Sono condannata a poter vedere i morti, ed è un’esperienza angosciante. Non li posso guardare, non devo far loro capire che li vedo, o sono perduta. Ultimamente però tutto è diverso. E io spero di trovare delle risposte, prima che tutto ciò possa uccidermi. THE RESTORER, l’imperdibile primo romanzo dell’agghiacciante trilogia firmata A. Stevens.

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L’affascinante Duca di Shelbourne, è a caccia di una moglie. E nessuno meglio di Miss Tessa Mansfield, può essere grado di trovargli una consorte adeguata. Ma man mano che la ricerca procede, un dubbio l’assale: e se la moglie ideale fosse proprio lei? VICKY DREILING al suo incantevole debutto: imperdibile.

Lady Bernadette Marie Burton è una vedova ancora avvenente e dalla lingua affilata, che aveva giurato di non rimettere mai più piede in Inghilterra. Ma il destino sembra non essere d’accordo e finisce per metterla nuovamente di fronte a un antico amante mai dimenticato… Due differenti classi sociali, un solo bruciante desiderio.

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