Hr135 cuore selvaggio

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Diana Palmer

Cuore selvaggio


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Savage Heart HQN Books © 1997 Susan Kyle Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2014 Questo volume è stato stampato nel maggio 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 135 del 20/06/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

Montana Primavera 1891 Lampeggiava in lontananza, là dove i pesanti nuvoloni grigi gravavano sulle colline. I temporali estivi, preannunciati da un grande spettacolo di fulmini, erano piuttosto comuni da quelle parti e Tess Meredith si incantava a guardarli... specialmente adesso che aveva un compagno che sembrava conoscere una leggenda per spiegare tutti gli eventi naturali e soprannaturali del creato. Ma ancor più che guardare i temporali insieme al suo nuovo, prezioso amico, a Tess piaceva andare a cavallo, cacciare e pescare, vivere all'aperto per godere della natura e di quelle che lei chiamava avventure. Suo padre disperava di vederla sposata. Chi poteva apprezzare una ragazza che si dedicava a quel genere di passatempi, dimostrando scarso interesse per le tradizionali occupazioni domestiche? Quel giorno, però, Tess aveva un aspetto diverso da quello che era solita esibire e sembrava più matura dei suoi quattordici anni. I capelli biondi, anziché sciolti sulle spalle, erano ordinatamente raccolti sulla sommità del capo. Al posto dei pantaloni da lavoro con la 5


pettorina e di una delle camicie dismesse di suo padre, indossava un abito di cotone a fiori con il collo alto. Un paio di scarpe con i lacci aveva rimpiazzato i vecchi stivali graffiati, inseparabili compagni delle sue giornate. Quando l'aveva vista poco prima, suo padre si era illuminato. Gentile com'era, non l'aveva mai rimproverata per il suo abbigliamento o le sue abitudini poco femminili. Era proprio quell'innata gentilezza, così profonda e sincera, a fare di lui un ottimo medico. Perché le conoscenze si potevano acquisire dai libri, ma il modo di curare i pazienti non veniva insegnato in nessuna scuola. Tess sospirò e lanciò un'occhiata a Corvo Rosso, l'unico uomo che avesse mai conosciuto che la trattava alla pari, non come una bambina da proteggere, o, peggio ancora, una sciocca ragazzina con la quale mostrarsi indulgenti. Era un Sioux e viveva a Pine Ridge con loro da ormai otto anni. Le sue spalle, larghe e muscolose, erano perfettamente immobili sotto la giacca di camoscio. I capelli, lunghi e folti, erano raccolti in una treccia nella quale erano state inserite delle sottili strisce di pelliccia di ermellino. Il bel viso spigoloso con gli zigomi sporgenti non lasciava trapelare alcuna espressione. Guardandolo, Tess venne invasa da una miscela di malinconia e curiosità. Cosa vedeva Corvo Rosso? Quali misteri, quali spazi segreti erano in grado di penetrare i suoi occhi di ebano? A volte, le sembrava impossibile che avesse soltanto sei o sette anni più di lei. «Hai paura?» gli chiese all'improvviso. «Un guerriero non conosce la paura.» Lei sorrise. «Oh, sì, scusa. Sei nervoso allora?» 6


«Un po' inquieto.» Le sue dita aggraziate stringevano il bastone con il quale era solito giocherellare, o disegnare dei simboli sul terreno. «Chicago è molto lontana da qui e io non sono mai stato in una città dell'uomo bianco.» «Papà dice che riceverai un'educazione di prim'ordine, e lui conosce un tizio che sarebbe disposto a farti lavorare.» «Sì, l'ha detto anche a me.» Lei gli toccò una spalla, con delicatezza, perché a Corvo Rosso non piaceva essere toccato. Era rimasto gravemente ferito durante il massacro di Wounded Knee, in South Dakota, dove la furia omicida dei soldati aveva preso le vite di oltre duecento persone della sua gente, incluse sua madre e le sue due sorelle, e da allora non sopportava alcun contatto. Con Tess, però, faceva un'eccezione, perché lei lo aveva curato e accudito lungo ogni centimetro dell'interminabile viaggio di dolore che aveva dovuto compiere dopo che suo padre lo aveva salvato, estraendo dal suo corpo martoriato la bellezza di sei proiettili di fucile. «Andrà tutto bene» disse Tess in tono gentile e, si augurava, rassicurante. «Chicago ti piacerà.» «Ne sei proprio convinta?» chiese lui di rimando, una lucina sardonica che gli danzava negli occhi. «Assolutamente! Quando mamma morì e papà mi disse che aveva accettato di fare il dottore nelle riserve, ero terrorizzata. Stavo per lasciare le amiche che avevo e qui non conoscevo nessuno. Invece, poi ho scoperto che il West era un bel posto.» Si sistemò la gonna. «O meglio, non troppo brutto. Non mi piaceva il modo in cui i soldati trattavano la tua gente.» 7


«Non piaceva nemmeno a noi» disse lui, asciutto. Si girò a guardarla, osservando le linee pulite del suo viso. «Tuo padre sarà contento di vedermi partire. Mi permette di insegnarti certe cose, ma poi, quando tu le fai, non è contento.» Tess rise. «Lui è della vecchia scuola e il mondo sta cambiando.» Spinse lo sguardo in lontananza, verso il profilo tondeggiante delle colline. «Io voglio aiutare il cambiamento. Voglio fare cose che normalmente le donne non fanno mai.» «È già così. Quante donne bianche sono capaci di scuoiare un cervo, seguire le tracce di un puma, cavalcare a pelo, tirare con l'arco...» «E comunicare in lingua Lakota, anche con i segni! Tutto grazie a te, Corvo Rosso. Sei un buon amico e un grande maestro. Come vorrei poterti accompagnare a Chicago. Ci divertiremmo un mondo, ne sono sicura.» Lui scrollò le spalle e iniziò a tracciare dei simboli nella polvere. Per l'ennesima volta, Tess rimase incantata dalla grazia innata dei suoi gesti, dalla bellezza e dalla forza delle sue mani, dalla sinuosa potenza dei muscoli delle braccia. Quando lui si piegò in avanti, gli guardò la schiena e serrò le labbra. Sotto la morbida pelle della sua giacca di camoscio, si intravedevano i segni delle cicatrici che non gli avrebbero mai permesso di dimenticare Wounded Knee. Era un miracolo, aveva detto Harold Meredith, che Corvo Rosso fosse sopravvissuto. Uno dei sei proiettili che lo avevano colpito aveva passato da parte a parte un polmone, facendolo collassare, e quella non era stata nemmeno la più grave delle sue ferite. Il padre di 8


Tess aveva dovuto fare ricorso a tutte le sue conoscenze mediche per salvarlo e non soltanto a quelle. Alla fine, aveva chiesto aiuto al praticante di una scienza diversa dalla sua: di nascosto da tutti, aveva portato nella camera di Corvo Rosso un uomo-medicina dei Lakota. Vuoi per le cure di Harold, dello sciamano, o di entrambi, a un certo punto il Grande Spirito aveva cominciato a sorridere e le condizioni di Corvo Rosso erano migliorate. Il cammino verso la piena salute era stato lungo, faticoso, segnato da atroci sofferenze, e Tess gli era rimasta accanto a ogni passo. «Ti mancherò?» gli chiese d'impulso. «Naturalmente» rispose lui, sorridendo con naturalezza. «Mi hai salvato la vita.» «No, il merito è di papà e del tuo sciamano.» Corvo Rosso non era per niente espansivo, ma a quelle parole si impadronì della sua piccola mano bianca e la strinse fra le proprie. «Sei stata tu a salvarmi» disse con convinzione. «Sono sopravvissuto perché tu piangevi così tanto per me. Mi sono impietosito. Qualcosa dentro di me sapeva che sarebbe stato crudele da parte mia deludere la tue speranze morendo.» Lei ridacchiò. «Questo è il discorso più lungo che abbia mai udito dalle tue labbra, Corvo Rosso... e anche il meno sincero.» Lui si tirò in piedi, inspirò a fondo e l'aiutò ad alzarsi, indugiando con lo sguardo sul suo viso arrossato. Era quasi una donna e si capiva già che sarebbe diventata molto bella. Però lo faceva preoccupare. Aveva una sensibilità così sviluppata... sentiva le cose con una tale intensità... 9


«Perché?» gli chiese senza preavviso. «Perché, perché?» Lui non ebbe bisogno di domandarle dove l'avevano portata i suoi pensieri. Senza esitare, disse: «A causa di quello che i Lakota avevano fatto a Custer, credo. Ho avuto diversi mesi per riflettere su Wounded Knee. Alcuni dei soldati che aprirono il fuoco su di noi, sui nostri bambini...». Per un attimo, si irrigidì, come se stesse sentendo di nuovo il pianto disperato e le urla di dolore di quei bambini. «... erano compagni d'armi di quelli che erano caduti a Little Big Horn.» Andò in cerca dei suoi occhi. «Quando affrontammo Custer, io avevo solo sei anni, ma mi ricordo bene quei soldati riversi sul campo di battaglia. Molte donne avevano perso i loro mariti, i loro padri e i loro figli per mano di quegli uomini. Anche mio padre morì in quello scontro. Le donne sfogarono il loro dolore sui cadaveri di quei soldati, sfigurandoli orribilmente. Non era un bello spettacolo.» «Capisco.» «No, non puoi capire, ed è bene che sia così» replicò lui, il volto una maschera scolpita nel bronzo. «Prima ti prendevo in giro, Tess, però non c'è dubbio che sarei morto se tu e tuo padre non foste stati così coraggiosi... e tempestivi.» «Ci muovemmo non appena in paese si sparse la voce che c'era stata una battaglia e che molti stavano morendo sul terreno gelato.» Tess rabbrividì, gli occhi che si velavano di lacrime. «Oh, Corvo Rosso, che freddo faceva quel giorno! Un freddo terribile. Non lo dimenticherò mai e ringrazio il buon Dio che ci condusse da te.» 10


«E io ringrazio il Grande Spirito per aver fatto nascere nei vostri cuori il desiderio di soccorrermi, di tamponare le mie ferite, di tenermi nascosto nel vostro carro finché non uscimmo dal South Dakota.» «Fortuna volle che papà fosse stato appena trasferito nelle riserve settentrionali dei Cheyenne. Fu facile fingere che ti avevamo raccolto sul ciglio della strada dalle parti di Lame Deer, in Montana. Nessuno mise mai in dubbio la nostra storia... be', non apertamente, almeno.» Lui sorrise. «Invece la decisione di far visita ai miei cugini nella banda di Piede Grosso non fu tanto fortunata, eh?» Lei scosse la testa. «Saresti potuto restare al sicuro nella tua capanna a Pine Ridge...» «Insieme a mia madre e alle mie sorelle» aggiunse lui con voce strozzata, anche se poi si riscosse subito, tenendo a bada il dolore montante. «Forza» disse, «torniamo indietro. Tuo padre si starà domandando dove sei finita.» Lei fece per protestare, ma il suo sguardo era fermo e tranquillo, e Tess capì che sarebbe stato come parlare a una roccia. Cedette con buona grazia e gli rivolse un sorriso. «Ci vedremo ancora dopo che sarai partito?» chiese in tono pieno di speranza. «Certo. Verrò a trovarvi tutte le volte che ne avrò la possibilità» promise lui. «Non dimenticare le cose che ti ho insegnato.» «Come se potessi» replicò lei con una smorfia. Sondò le profondità dei suoi occhi neri. «Perché le cose devono cambiare?» 11


«È la loro natura. Tutto cambia.» In lontananza, il cielo si velò, segno che era cominciato a piovere. «Vieni. Se non ci affrettiamo, rischiamo di bagnarci.» «Solo un minuto, Corvo Rosso. C'è ancora una cosa che voglio sapere. Per favore.» «Tutto quello che vuoi» mormorò lui. «Cosa ha fatto Vecchio Cervo quando ci siamo seduti qui davanti a lui la settimana scorsa?» Corvo Rosso si irrigidì, chinando il capo. «Ha celebrato un rituale. Molto sacro.» Sollevò uno sguardo imperioso su Tess. «Era un modo per proteggerti» aggiunse con aria enigmatica, prima di aprirsi in un sorriso smagliante. «E non ho intenzione di dire altro sull'argomento.»

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Chicago, Illinois Novembre 1903 Il telegramma recitava: Arrivo stazione di Chicago sabato ore 14.00. Tess. Matt Davis lo aveva letto almeno una ventina di volte, imprecando come uno scaricatore di porto. Cosa diavolo ci veniva a fare, Tess Meredith, a Chicago? Suo padre era morto da poco piĂš di due mesi, ma Matt lo aveva saputo diversi giorni dopo, di ritorno da una missione che lo aveva portato in un altro stato. Ovviamente, le aveva scritto subito e Tess aveva risposto, ma nella sua lettera non c'era stato niente che potesse far supporre quell'ultima mossa. Da quando si era trasferito a Est per ricevere un'educazione, era andato a trovare Tess e suo padre con regolaritĂ , mantenendosi in contatto anche tramite la posta. Quando aveva deciso di cambiare nome per poter lavorare come detective nell'agenzia Pinkerton, i primi a saperlo erano stati loro. Corvo Rosso era diventato Matt Davis ed era cambiato ancora, in mille modi diversi, tranne che nel suo affetto nei confronti di Tess e Harold Meredith. Erano quanto di piĂš vicino a una famiglia gli fosse rimasto. Aveva atteso ciascuna delle sue visite con 13


una trepidazione che nessuno gli avrebbe mai potuto attribuire. A sedici anni, Tess aveva perso un po' della spigliatezza che l'aveva caratterizzata quando ne aveva avuti quattordici. Poi, a diciotto, si era trasformata ancora. Era diventata più matura, più bella, più... selvaggia che mai. L'aprile precedente, in occasione del suo ultimo pellegrinaggio in Montana, che era riuscito a combinare con il lavoro a uno dei primi casi assegnati alla nuova agenzia investigativa che aveva da poco fondato, l'incontro con una Tess cresciuta nello splendore dei suoi ventisei anni lo aveva lasciato senza parole. Non più lo spiritello quattordicenne dal sorriso accattivante, non più la sedicenne timida né la diciottenne ribelle, Tess era vivace, energica, diretta... e talmente bella da farlo stare male. Suo padre non sapeva più da che parte pigliarla. Aveva confessato a Matt che lei non voleva nemmeno sentir parlare di sposarsi... che aveva attraversato il paese a cavallo in pantaloni e camicia con una pistola al fianco... che aveva organizzato un gruppo di donne che si battevano in favore del voto femminile... che aveva affrontato, brandendo una Colt, un cowboy di passaggio che aveva avuto la malaugurata idea di fare il cretino con lei. Il buon dottore, ormai anziano, aveva chiesto consiglio a Matt, ma, di fronte alla sfida rappresentata da quella nuova versione di Tess, anche lui si era sentito perso. Ora Harold Meredith era morto, lasciandogli in eredità Tess, un concentrato di femminilità che... su quello non c'erano dubbi... gli avrebbe cambiato la vita. Una prospettiva esaltante e al tempo stesso una fonte garantita e costante di preoccupazioni. 14


Il treno entrò nella stazione, sferragliando e sbuffando tra grandi nuvole di fumo. I facchini si avvicinarono, pronti a occuparsi dei bagagli dei passeggeri che scendevano dai vagoni del convoglio. Ne passarono a decine, ma Tess non si vedeva da nessuna parte. Matt sospirò, piegando le labbra in una smorfia mentre spazzava i binari con lo sguardo. Tutto a un tratto, una donna sinuosa, fasciata da un abito di velluto verde, che portava in testa una creazione di Parigi con tanto di velo e batteva impaziente una graziosa scarpetta sul marciapiede, smise di essere un'estranea. Gli anni scivolarono via e l'elegante sconosciuta tornò a essere la ragazzina bionda con le trecce insieme alla quale era cresciuto. Nello stesso istante, Tess si accorse di lui. Tutta la sua raffinata compostezza si dissolse mentre gli correva incontro, gridando il suo nome prima di tuffarsi fra le sue braccia. Lui se la strinse al petto e la sollevò da terra, ridendo, specchiandosi nel verde brillante dei suoi occhi sotto il velo. «Oh, Matt, quanto mi sei mancato» mormorò lei con voce rotta dall'emozione. «Non sei cambiato per nulla.» «Tu invece sì» disse lui, rimettendola giù. «Mi è solo cresciuto il seno» affermò lei. Lui si sentì arrossire. «Tess!» Lei lo fissò, le mani piantate sui fianchi. «È un nuovo mondo. Noi donne siamo stanche dell'ipocrisia e della sottomissione. Vogliamo le stesse cose che hanno gli uomini.» Lui non riuscì a trattenersi. Sogghignò. «Petti villosi?» 15


«Tu non hai neanche un pelo» ribatté lei in tono bellicoso. «Il tuo torace è liscio come quello di un neonato.» Lo osservò con aria critica. «Qualcuno qui sa chi sei veramente, quali sono le tue origini?» Matt inarcò un sopracciglio quel tanto che bastava per sembrare arrogante. «Dipende dai punti di vista. Il direttore della mia banca è convinto che sia un membro della famiglia reale russa in esilio. I miei colleghi alla Pinkerton credevano che fossi uno zingaro spagnolo. L'anziano cinese che mi fa il bucato pensa che io venga dall'Arabia.» «Capisco.» «No.» Lui scosse la testa, gli occhi ridotti a due fessure. «Non puoi capire. Tu sei libera di parlare la tua lingua e di vestirti in ossequio ai costumi della tua tradizione. A un Sioux non è permesso nemmeno prendere parte alle cerimonie religiose del suo popolo. Hanno vietato persino la Danza del Sole.» Raddrizzò la cravatta che ben si adattava all'elegante completo grigio con il panciotto che aveva scelto per andarla a prendere. Indossava una bombetta, i lunghi capelli corvini raccolti in una coda di cavallo nascosta sotto il colletto della camicia. «Lascio che la gente pensi quello che vuole di me» disse, rifiutandosi di ammettere che non aveva la benché minima voglia di rivelare la propria ascendenza. «Sono un uomo del mistero, Tess.» Scoprì i denti in un sorriso beffardo, ma poi tornò serio e aggiunse: «Niente sarà più lo stesso dopo Wounded Knee. Adesso, per un indiano che frequenta una scuola pubblica o lavora per il governo, è illegale portare i capelli lunghi, indossare gli abiti tradizionali, parlare la sua lingua madre». 16


«Non potete nemmeno votare per scegliere il governo del vostro paese» disse Tess, scura in volto, salvo poi illuminarsi. «Proprio come me. Be', signor Davis-Rosso, ho la sensazione che dovremo batterci per cambiare diverse cose.» Lui la guardò con i suoi occhi di ebano. Era incredibilmente bella, ma, dietro l'ovale perfetto del suo viso, si celavano un carattere volitivo e uno spirito indipendente. «Mi dispiace per tuo padre» disse in tono sommesso. «Immagino che tu senta molto la sua mancanza.» «Non ricordarmelo» borbottò lei, serrando la mascella per fermare il tremito del mento. «Mi sono sforzata di fare la coraggiosa per l'intera durata del viaggio. Anche dopo due mesi, non riesco ad accettare la nozione di essere orfana.» Allungò una mano, posandola sul taschino del suo panciotto. «Matt, non ti dispiace che sia venuta, vero?» chiese bruscamente. «In Montana non mi era rimasto nessuno e uno dei soldati mi dava il tormento perché voleva che lo sposassi. Se non me ne fossi andata, rischiavo di cedere per pura stanchezza.» «Lo stesso soldato a cui accennava tuo padre nell'ultima lettera che mi ha spedito, il tenente Smalley?» «In persona.» Lei tirò indietro la mano, giocherellando nervosamente con il manico del suo parasole. «Hai una buona memoria per i nomi.» «È difficile dimenticare il nome di un uomo che ha partecipato allo sterminio della mia famiglia a Wounded Knee» disse lui a denti stretti. Lei si guardò rapidamente attorno, notando con sollievo che le persone se ne andavano per la loro strada senza badare a loro. In Montana sarebbe stata una storia completamente diversa. La vista di una giovane donna 17


bionda in compagnia di un Sioux puro sangue sarebbe stata uno scandalo. Molti si sarebbero infuriati e qualcuno si sarebbe sentito in diritto di intervenire. Era già successo. «Ricordo com'eri una volta» disse con voce gentile. «Vestito come un guerriero, in groppa al tuo mustang, con i capelli sciolti al vento e le frecce che colpivano sempre il centro del bersaglio.» Mentre assistevano alle evoluzioni di Corvo Rosso, suo padre l'aveva presa in giro, dicendole che lo guardava con occhi da innamorata. Matt si irrigidì. «E io mi ricordo di te che cercavi di scuoiare un cervo vomitando.» Lei alzò una mano. «Ti prego, adesso sono una gentildonna.» «E io un detective. Che ne dici di mettere una pietra sul passato e non parlarne più?» «Se preferisci.» «Dov'è il tuo bagaglio.» «Laggiù. Un facchino l'ha caricato su un carretto.» Lei indicò un voluminoso baule rosso, attorniato da una mezza dozzina di valigie più piccole. Tornò a girarsi verso di lui e chiese: «Presumo che non potrò vivere con te. Oppure sì?». Matt rimase assolutamente immobile. Tess forse era al corrente di cose che non avrebbe mai dovuto sapere? «Non con te in quel senso» aggiunse lei, rendendosi conto che i termini che aveva usato potevano dare adito a equivoci. «So che tu stai in una pensione e mi domandavo se ci fossero dei posti liberi.» Lui buttò fuori il respiro che aveva trattenuto e si concesse un sorriso. «Credo che la signora Mulhaney abbia 18


ancora un paio di camere da affittare. Però le giovani donne non sposate non alloggiano nelle pensioni private. Di norma, quelle che lo fanno, sono di facili costumi. Se qualcuno dovesse chiedere, sei mia cugina.» «Tua cugina?» «Sì» disse lui con fermezza. «È l'unico modo che ho per proteggerti.» «Non ho bisogno di essere protetta, grazie. Sono in grado di badare a me stessa.» Se si considerava che aveva organizzato il funerale di suo padre e attraversato mezzo paese arrivando a Chicago senza incidenti, non si poteva che crederle. «Non ne dubito» disse lui con calma. «Ma tu qui sei una straniera e non sai nulla della vita in una grande città. Io sì.» «Non siamo entrambi degli stranieri?» chiese lei, un velo di tristezza sugli occhi. «Ormai non ci rimane più nessuno.» «Io ho dei cugini in South Dakota e Montana» replicò lui. «Che non vai mai a trovare» gli rammentò seccamente lei. «Ti vergogni di loro, Matt?» Gli occhi di lui assunsero la durezza del diamante. «Non arrogarti il diritto di invadere la mia vita privata» disse in tono raggelante. «Sono contento che tu sia venuta e ti aiuterò a sistemarti in modo consono alla tua posizione, ma i miei sentimenti riguardano solo me.» Per tutta risposta, lei si aprì in un sorriso smagliante. «E colpisci ancora come un serpente a sonagli quando vieni stuzzicato.» «Sta' attenta, il morso dei serpenti a sonagli è velenoso.» 19


Lei si esibì in una scherzosa riverenza. «Farò del mio meglio per non provocarti troppo.» «Cosa hai intenzione di fare qui?» chiese Matt. Aveva parlato con un impiegato della stazione. Il bagaglio di Tess sarebbe stato custodito finché non lo avessero mandato a prendere. «Mi metterò in cerca di lavoro.» Lui si fermò di scatto e la fissò. «Lavoro?» «Sì, certo. Tu sai che non sono ricca, Matt, e poi, vivaddio, siamo nel millenovecentotre. Le donne stanno entrando in molte professioni. L'ho letto sul giornale. Alcune fanno le commesse nei negozi, altre le stenografe, altre ancora le operaie nelle industrie tessili. Non penso che avrei difficoltà a seguire le loro orme. Ho una buona esperienza come infermiera. Fino alla morte di papà...» La voce di Tess si incrinò e fu costretta a interrompersi. «La sua infermiera ero io. Credo che potrei lavorare come infermiera in un ospedale. Anzi, ne sono sicura.» Lo guardò e nei suoi occhi c'era un po' di ansia. «Immagino che, in una città di queste dimensioni, ci sia un ospedale, vero?» «Sì.» Matt si ricordava della rapidità con la quale aveva imparato a tirare di arco e di fucile. Tessa apprendeva con facilità e non aveva paura di niente. Era stato lui a indirizzarla sulla strada dell'anti-conformismo? Se era così, presto avrebbe avuto modo di pentirsene. La professione dell'infermiera non era considerata accettabile per una donna di buona famiglia. Molti avrebbero inarcato le sopracciglia. D'altro canto, le avrebbero alzate anche se avesse trovato impiego in un negozio, oppure... 20


«La nozione stessa che una donna lavori è... come dire... poco convenzionale.» Lei si mostrò sorpresa. «E invece un Sioux con la bombetta che fa finta di essere un nobile russo in esilio cosa sarebbe... tradizionale?» Lui sbuffò, una smorfia di irritazione sul volto. «Non dovresti discutere con me» borbottò lei. «Quando andavo a scuola, facevamo della gare di argomentazioni logiche e vincevo sempre.» Lui scosse la testa e riprese a camminare sull'ampio marciapiede. Eleganti carrozze trainate da cavalli in livrea sfilavano lungo la strada, specchiandosi nelle vetrine di negozi che vendevano ogni ben di Dio. In una di esse, Tess scorse un trenino elettrico che correva ai piedi di uno scenario di montagne di gesso nelle quali era stata ricavata perfino una galleria. «Oh, Matt, guarda. Non è carino?» «È davvero necessario che ti dica quello che penso dei cavalli di ferro, anche in miniatura?» «No, lasciamo perdere. Però sei un guastafeste.» Lei si rimise al suo fianco. «Natale non è lontano. La tua padrona di casa non ha l'abitudine di preparare l'albero?» «Sì.» «Che bello! Farò dei fiocchi di neve all'uncinetto per decorarlo.» «Dai per scontato che abbia posto per te.» Lei si morse il labbro. Era andata lì ubbidendo a un impulso del cuore e ora, per la prima volta, si sentiva incerta. Smise di camminare e lo guardò. «E se non fosse così?» chiese. Anche attraverso la veletta, Matt vide chiaramente l'ansia nel suo viso. Ne rimase commosso per almeno 21


una decina di motivi diversi, nessuno dei quali desiderato. «Lo troverà» disse con convinzione. «Non ti permetterò di andare lontano da me. In questa città ci sono dei soggetti assai poco raccomandabili. Finché non imparerai a orientarti, hai bisogno di un porto sicuro.» Lei sorrise. «Sono un problema, eh? Lo so, ho sempre avuto la tendenza a prendere decisioni senza riflettere. Matt, sto facendo troppo affidamento sul nostro comune passato? Se ti sono d'impiccio, non hai che da dirlo, e tornerò subito a casa.» «Dal tenente assillante? Prima dovrai passare sul mio cadavere. Vieni.» La prese per un braccio, guidandola attorno a una buca nel marciapiede, che sembrava essere stata causata da una raffica di pallettoni. La settimana precedente aveva letto di un violento scontro a fuoco avvenuto tra i poliziotti e una banda di ladri che aveva tentato di rapinare una banca. La banca si trovava poco più avanti. «La signora Blake mi ha detto che Chicago è una città altamente civilizzata» disse nello stesso momento l'inconsapevole Tess. «Ogni tanto.» Lei lo guardò. «Ora che hai la tua agenzia investigativa, che razza di casi tratti?» «Finora mi hanno chiesto per lo più di rintracciare dei criminali» rispose lui. «Ma ho lavorato anche su reati finanziari e perfino su un paio di divorzi, raccogliendo prove per dimostrare la crudeltà da parte dei mariti.» Le lanciò un'occhiata. «Immagino che, essendo moderna, tu non abbia remore circa il divorzio.» «A dire il vero, qualcuna ce l'ho» confessò lei. «Credo che i coniugi debbano impegnarsi per fare in modo 22


che il loro matrimonio funzioni. Ma, se un uomo è violento, tradisce o sperpera i soldi al gioco, ritengo che la donna abbia diritto di riacquistare la propria libertà.» «Per come la vedo io, avrebbe diritto di sparargli» mormorò lui, ricordando un caso recente, nel quale un marito ubriaco aveva riempito di lividi sua moglie e la loro bambina di sei anni. Matt lo aveva steso con un paio di cazzotti ben assestati e lo aveva consegnato di persona alle autorità. «Sono lieta di sentirtelo dire.» Tess lo studiò da dietro la veletta. «Sei ancora paurosamente bello.» «E tu sei mia cugina» le rammentò lui. «Qui a Chicago siamo cugini. Non importa quanto moderna vorresti essere, non puoi coltivare pensieri peccaminosi sul mio conto.» Lei gli mostrò la lingua. «Come sei diventato serio!» «Svolgo una professione seria.» «E scommetto che sei anche bravo.» Lei occhieggiò la sua cintura. «Porti sempre quell'enorme coltello bowie?» «Tu che ne sai?» «L'ho letto in un romanzo da quattro soldi del quale tu eri protagonista.» «Cosa?» Lei gli andò a sbattere contro perché si era fermato di scatto. «Attento!» protestò, raddrizzandosi il cappello. «Sì, è uscito un romanzo su di te, non lo sapevi? L'hanno pubblicato un anno fa, dopo che avevi ucciso in uno scontro a fuoco il capo di una banda di rapinatori di banche. Il Magnifico Matt Davis, ti avevano chiamato!» «Sto per vomitare» bofonchiò lui, premendosi una mano sullo stomaco. 23


«Suvvia, non penso che essere un eroe sia così brutto. Un giorno potrai mostrare quel romanzo ai tuoi figli e diventare un eroe anche per loro.» «Io non avrò figli» disse lui a bassa voce, fissando un punto in lontananza. «E perché?» chiese lei. «Non ti piacciono i bambini?» Lui la guardò con espressione neutrale. «Più o meno quanto piacciono a te. Sbaglio, o a ventisei anni una donna non sposata viene definita una zitella?» Lei arrossì. «Non ho bisogno di sposarmi per avere un figlio» asserì in tono altezzoso. «Basta un amante.» Lui le lanciò un'occhiata che parlava da sola. Tess deglutì. Era davvero strano. Quel genere di discorsi, fatti durante una riunione di suffragette, suonava perfettamente logico, invece, di fronte a Matt, le era venuto spontaneo domandarsi come sarebbe stato avere lui per amante e le erano tremate le ginocchia. In realtà, sull'argomento lei sapeva solo quello che le aveva raccontato una delle sue amiche, vale a dire che faceva un gran male e non era per nulla divertente. «Tuo padre avrebbe preso la frusta se ti avesse sentita dire certe cose!» «Be', con chi altri dovrei confidarmi?» ribatté lei, accigliandosi. «Sei l'unico uomo che conosco.» «Il soldato insistente non lo conti?» chiese lui, sardonico. Lei alzò gli occhi al cielo. «Non si fa mai il bagno. E ha sempre i baffi pieni di briciole.» Lui scoppiò in una fragorosa risata. «Lasciamo perdere» borbottò lei, riprendendo a camminare. «Terrò per me i miei pensieri scandalosi finché non troverò un gruppo di suffragette al quale unirmi.» 24


Lo guardò con la coda dell'occhio. «Sai dove si incontrano?» «Non ho mai partecipato alle riunioni delle suffragette. Sono troppo occupato a fare la maglia.» Lei gli sferrò scherzosamente un pugno sulla spalla. «Sono sicuro che le troverai» si affrettò ad aggiungere lui. «Immagino che abbiano una bassa tolleranza anche per l'alcool» mormorò lei, riflettendo ad alta voce. «L'ascia ce l'hai?» «Solo gli indiani portano l'ascia» la informò lui in tono di sussiego. «Io sono un detective. Porto un revolver Smith & Wesson calibro 32.» «Non mi hai mai insegnato a sparare con la pistola.» «E mai lo farò» precisò lui, trattenendo un sogghigno. «Un giorno la tentazione potrebbe essere troppo forte per te. Che figura farei, se mi sparassi? Siamo arrivati.» Matt la prese per il gomito e la guidò sui gradini di una casa di arenaria con le finestre alte e un grande portone sul quale spiccava un battente di ottone a forma di testa di leone. La scortò all'interno, poi si fermò davanti a un'altra porta e bussò. «Solo un momento» disse una voce musicale. «Arrivo.» La porta si aprì e una donna minuta con i capelli biondi striati di grigio rialzò la testa per guardare Matt e la sua compagna. «Signor Davis, non ditemi che vi siete finalmente trovato una moglie?» Tess avvampò e Matt si schiarì la voce. «Signora Mulhaney, vi presento mia cugina, Tess Meredith. Suo padre è morto di recente e io sono tutta la 25


famiglia che le rimane. Quella stanza al terzo piano è ancora libera?» «Sì, e sarò lieta di affittarla alla signorina Meredith.» La donna rivolse un sorriso a Tess, mille domande inespresse che si affollavano nei suoi occhi azzurri. Tess ricambiò il sorriso. «Sono molto contenta di potere stare vicino al mio caro Matt.» Lo guardò con espressione adorante. «È un uomo dolcissimo, non trovate?» Dolce era un aggettivo che la signora Mulhaney non avrebbe mai associato all'enigmatico signor Davis, ma d'altro canto quella giovane era sua cugina.

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Dall'8 agosto


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