HR57

Page 1


Diana Palmer

Emozioni senza paura

FroEmozioni.indd 1

28-05-2009 15:06:17


Foto di copertina: Corbis Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Fearless HQN Books © 2008 Diana Palmer Traduzione: Maria Claudia Rey Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2009 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico quindicinale n. 57 del 7/8/2009 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1

«Non ci vado» disse Gloryanne Barnes. Il detective Rick Marquez la fissò, impassibile. «E va bene, non andarci. Come vuoi. Giù nell'ufficio del medico legale c'è un sacco nero giusto della tua misura.» Glory appallottolò un foglietto di carta e lo gettò verso di lui oltre la scrivania. Rick lo afferrò con una mano sola, inarcando le sopracciglia. «Questa è aggressione a pubblico ufficiale...» «Non citarmi il codice» ribatté lei, secca. «Conosco tutti gli articoli a memoria.» Poi si alzò e girò attorno alla scrivania. Era un po' troppo magra, ma attraente ed elegante nel suo severo tailleur beige. La gonna arrivava a metà polpaccio, e le gambe sottili erano messe in risalto da un paio di scarpe con il tacco alto. Il suo viso dagli zigomi ben definiti era arrossato dalla collera, gli occhi verdi scintillavano sotto la fronte alta, la bocca era stretta in una linea sottile. Portava i lunghi capelli biondi sciolti in morbide onde oltre le spalle. Usava di rado il trucco, ma non ne aveva bisogno perché la sua carnagione era perfetta e le labbra erano naturalmente rosate. Non avrebbe mai vinto un concorso di bellezza, tuttavia era seducente quando il suo volto si apriva al sorriso. Solo che, 5


negli ultimi tempi, aveva ben poche ragioni di sorridere. Si appollaiò sull'orlo della scrivania e continuò: «A Jacobsville non sarò certo più al sicuro che qui!». Lo aveva già detto più volte negli ultimi dieci minuti, ma lo ripeté per ulteriore chiarezza. «Invece sì» ribatté Rick. «Il capo della polizia locale è Cash Grier. Anche Eb Scott e i suoi colleghi ex mercenari vivono a Jacobsville. È una cittadina così piccola che qualsiasi estraneo viene notato all'istante.» Glory aggrottò la fronte. I suoi occhi, coperti dagli occhiali che usava di tanto in tanto al posto delle lenti a contatto, si erano fatti pensosi. «Inoltre» riprese lui, facendo ricorso all'asso nella manica, «il tuo dottore ha detto che...» «Questi non sono affari tuoi» interruppe lei seccamente. «Lo sono eccome, se finisci col cadere morta stecchita sulla scrivania!» rimbeccò lui, perdendo la pazienza. «Sei l'unica testimone che abbiamo, l'unica che abbia sentito le parole di Fuentes. E sai benissimo che lui potrebbe farti eliminare per tapparti la bocca!» Glory strinse le labbra. «Ricevo minacce di morte da quando sono venuta a lavorare con il procuratore distrettuale, appena uscita dal college» replicò. «Sono i rischi del mestiere.» «Sì, ma di solito la gente non ti minaccia di morte alla lettera» obiettò lui. «Fuentes, invece, sì. Non c'è bisogno che ti ricordi che cosa è accaduto al tuo collega Doug Lerner due mesi fa, vero? Anzi, vuoi vedere le foto dell'autopsia?» «Non hai alcuna foto dell'autopsia che io non abbia già visto» replicò calma Glory. Incrociò le braccia sul petto e aggiunse con calma: «Sai bene che non mi lascio impressionare con facilità». 6


Rick sbuffò in modo rumoroso e, mentre metteva le mani in tasca, lei ebbe modo di scorgere la calibro 45 che portava in una fondina agganciata alla cintura. I suoi capelli neri, lunghi quasi quanto quelli di lei, erano raccolti in una coda di cavallo sulla nuca. Gli occhi neri come il carbone, la carnagione olivastra e la bocca generosa e sensuale ne facevano un gran bell'uomo. «Jason ha detto che mi avrebbe trovato una guardia del corpo» riprese Glory, quando la pausa di silenzio divenne troppo prolungata. «Il tuo fratellastro ha anche lui i suoi problemi» le fece osservare Rick. «E Gracie non ti sarebbe di nessun aiuto. È talmente fuori di testa che il più delle volte non sa nemmeno che giorno è.» «I Pendleton sono stati molto buoni con me» protestò subito Glory a loro difesa. «Odiavano mia madre, ma a me vogliono bene.» Quasi tutti avevano odiato sua madre, un'arrampicatrice sociale mezza schizofrenica che aveva maltrattato la figlioletta fin dalla nascita. Il padre di Glory l'aveva portata decine di volte al pronto soccorso, borbottando storie incredibili di cadute e altri incidenti che lasciavano dei lividi alquanto sospetti. Ma quando, in un accesso di collera esplosiva, sua madre le aveva fratturato l'anca, le autorità si erano decise a intervenire. Beverly era stata accusata di abuso di minore, e Glory aveva testimoniato contro di lei. All'epoca, sua madre aveva già una relazione con Myron Pendleton, un multimilionario. Myron aveva procurato a Beverly una squadra di avvocati, i quali avevano convinto la giuria che era stato il padre di Glory a maltrattarla, e che Glory aveva mentito per paura. L'accusa contro Beverly era caduta, e Todd Barnes 7


era stato arrestato, incolpato di abuso e condannato nonostante la difesa appassionata di Glory. Tuttavia il giudice, ritenendo che non fosse al sicuro con la madre, con una mossa a sorpresa l'aveva affidata ai servizi sociali. Così, all'età di tredici anni, Glory era entrata in una famiglia affidataria, e stranamente sua madre non aveva fatto ricorso. Dopo aver sposato Myron Pendleton, tuttavia, aveva cercato di riottenere la custodia della figlia; ma lo stesso giudice che gliel'aveva negata tempo prima aveva confermato il suo rifiuto, per la stessa sicurezza di Glory. Purtroppo il giudice ignorava che Glory era tutt'altro che al sicuro. La coppia a cui era stata affidata faceva il meno possibile per i sei bambini di cui aveva la responsabilità, e l'unica cosa a cui erano interessati era il sussidio economico. I due ragazzi più grandi cercavano sempre di importunare Glory, i cui piccoli seni cominciavano a sbocciare. La persecuzione durò parecchie settimane, e culminò in una aggressione che la lasciò coperta di lividi, traumatizzata e terrorizzata dagli uomini in generale. Glory si confidò con i genitori affidatari, ma loro sostennero che se l'era inventato. Furibonda, lei telefonò alla polizia e, quando arrivarono gli agenti, corse fuori e si gettò disperata fra le braccia della poliziotta che era venuta a controllare la situazione. Glory fu portata al pronto soccorso, dove un dottore la visitò. Infine, nauseato e sconvolto da ciò che aveva visto, fornì alla polizia prove sufficienti a denunciare i genitori affidatari per negligenza, e i due ragazzi per aggressione, percosse e tentativo di sodomia. Ma i genitori negarono ogni accusa, e sottolinearono il fatto che Glory aveva mentito riguardo agli abusi subiti dalla madre. Così lei tornò nella stessa 8


casa, dove l'incubo ricominciò. I due ragazzi avevano giurato di vendicarsi, ma per fortuna erano in un carcere minorile in attesa dell'udienza definitiva. I due genitori, invece, erano a piede libero, ed erano furibondi con lei. Così, per evitare le percosse, Glory stava più vicino possibile alle due bimbe più piccole, entrambe sotto i cinque anni, che erano state affidate alle sue cure. Il fatto che le piccole richiedessero un impegno continuo era un bene, perché le permise di sfuggire alla vendetta che sicuramente i due avevano in serbo per lei. Pur detestando la matrigna, Jason Pendleton era curioso di conoscere la sorellastra. E quando un amico in forze alla polizia di Jacobsville si mise in contatto con lui, parlandogli di ciò che era successo a Glory, assunse un investigatore privato per indagare sulla faccenda. Quel che l'uomo scoprì lo disgustò. Jason e Gracie, dopo che l'investigatore aveva dato loro il rapporto sull'aggressione ottenuto dalla polizia, andarono di persona a controllare la casa in cui Glory viveva. Naturalmente i due custodi negarono tutto, ricordando ancora una volta che Glory aveva accusato la madre senza motivo. Tralasciarono il fatto che era stato il padre di Glory a finire in carcere, dove, sei mesi dopo, era stato ucciso da un compagno di cella. Il giorno in cui arrivarono i Pendleton, i due ragazzi che avevano aggredito Glory erano stati rilasciati in attesa del processo e rimandati a casa. Glory aveva passato la mattinata a sfuggire ai due, ma loro erano già riusciti a strapparle la camicetta e a riempirla di lividi. Jason la trovò rintanata nell'armadio della camera che divideva con le due piccole, nascosta dietro i pochi abiti laceri che possedeva, sconvolta e in lacrime. Oltre ai lividi aveva una macchia di sangue sulla bocca, probabilmente in 9


conseguenza di un pugno. Quando Jason allungò una mano verso di lei, Glory arretrò, tremando. Anni dopo, Glory ricordava ancora la gentilezza con cui lui l'aveva aiutata a uscire dalla camera, conducendola alla fine fuori da quella casa. Fu sistemata sul sedile posteriore della Jaguar accanto a Gracie, mentre Jason tornava nell'abitazione. Quando uscì, poco dopo, la sua bella faccia abbronzata era pallida di collera repressa. Non disse nulla, salì in macchina e portò via Glory. Nonostante la rabbia di Beverly che non la voleva più sotto il proprio tetto, a Glory venne data una camera tra quelle di Jason e di Gracie, e a sua madre venne proibito di avvicinarsi. Durante un tremendo litigio, Jason l'aveva minacciata di far riaprire il caso sugli abusi subiti da Glory, e lei se n'era andata sbattendo la porta; ma, da allora, aveva lasciato la figlia in pace. Per Glory cominciò quindi un periodo felice, in seno a una famiglia che l'apprezzava e le voleva bene. I fratellastri l'adoravano, e anche Myron trovava piacevolissima la sua compagnia. Dopo l'improvvisa morte di Beverly, stroncata da un infarto quando la figlia aveva quindici anni, la vita di Glory divenne quasi normale. Ma i traumi subiti le lasciarono delle conseguenze che la sua famiglia adottiva non aveva previsto. L'anca fratturata, nonostante due operazioni e l'inserimento di un chiodo in acciaio, non era mai guarita del tutto, e Glory zoppicava vistosamente. Come se questo non bastasse, aveva ereditato dalla famiglia materna la predisposizione a una grave ipertensione. Nessuno aveva mai ammesso che gli stress subiti nell'infanzia avevano aggravato le sue condizioni, ma Glory ne era sicura. In ogni caso, fin dal liceo, dovette cominciare a prendere medicine 10


per tenere sotto controllo questo disturbo. Timidissima e con un problema di sovrappeso, era molto a disagio in presenza dei ragazzi: diventò così il bersaglio delle altre ragazze, che la mettevano alla berlina. Una di loro arrivò al punto di diffondere maldicenze su Internet, e un'altra fondò un club con lo scopo dichiarato di ridicolizzarla. Jason lo venne a sapere e le ragazze vennero trattate come meritavano: una venne denunciata per molestie, i genitori dell'altra vennero minacciati di querela. I maltrattamenti cessarono, ma Glory continuò a sentirsi emarginata ovunque andasse. La sua salute continuava a essere emotivo di preoccupazione, e la obbligava a numerose assenze da scuola; nonostante questo, era una studentessa brillante e aveva sempre ottimi voti. Finito il liceo cominciò finalmente a dimagrire, andò al college e poi all'università con l'aiuto finanziario dei fratellastri, e si laureò con il massimo dei voti. Appena laureata entrò nell'ufficio del procuratore distrettuale di San Antonio, e quattro anni dopo era già viceprocuratore. Aveva al suo attivo un incredibile numero di condanne a carico di malviventi comuni, ma soprattutto di trafficanti e contrabbandieri di droga. E i suoi problemi di peso erano ormai un ricordo, grazie ai consigli di un'ottima dietologa. Ma la sua vita privata era inesistente. Era sola, non aveva amiche, e soprattutto non si fidava degli uomini. I traumi subiti nella famiglia affidataria l'avevano resa estremamente diffidente: aveva alcuni conoscenti di sesso maschile, però non si era mai innamorata e non aveva mai avuto una relazione, né le interessava averla. Nessuno si sarebbe mai avvicinato a Glory Barnes abbastanza da ferirla o farla soffrire. 11


E adesso, questo detective testardo cercava di convincerla a lasciare il suo lavoro per nascondersi in una cittadina, al sicuro dal mascalzone che lei aveva condannato per spaccio di crack! Fuentes era l'ultimo arrivato di una lunga serie di signori della droga che avevano varcato il confine con il Texas per allargare il loro campo d'azione con l'aiuto di piccole gang di malviventi. Qualcuno, dietro la promessa di impunità , aveva però testimoniato contro Fuentes, il quale, nonostante le sue cospicue risorse finanziarie, non potÊ impedire di essere condannato a quindici anni per spaccio. Ma i giurati non erano riusciti a trovare un accordo sulla sentenza, e il giudice aveva dovuto proscioglierlo. Glory era seduta nell'atrio quando Fuentes era uscito dall'aula. Vedendola, il malvivente si era vantato della propria vittoria, poi si era seduto accanto a lei e l'aveva minacciata. Le aveva detto di avere contatti in tutto il mondo, che gli permettevano di eliminare chiunque, anche i poliziotti. Infatti, solo due settimane prima aveva assunto un killer per far fuori un vicesceriffo che continuava a perseguitarlo; e se lei non avesse desistito, sarebbe stata la prossima vittima. Sfortunatamente per lui, Glory indossava ancora un microfono nascosto autorizzato dal tribunale, e aveva registrato tutto. Fuentes era stato arrestato il giorno seguente. In effetti, i suoi contatti dovevano essere molto efficaci; solo due giorni prima qualcuno aveva sparato a Glory mentre usciva dal tribunale, mancandola di pochi centimetri unicamente perchÊ, al momento dello sparo, lei si era voltata per vedere se il suo autobus stava arrivando. Adesso, Rick Marquez era ben deciso a non farle rischiare la vita in un secondo attentato. 12


«Anche se Fuentes riesce a farmi fuori, avete sempre la registrazione» gli disse Glory. «La difesa sosterrà che è stata manomessa» brontolò lui. «È per questa ragione che il procuratore distrettuale non l'ha inclusa nelle prove a carico di Fuentes.» Glory imprecò sottovoce, e Marquez osservò che il suo colorito era più acceso del solito. Come attivata da un segnale, la porta si aprì e Sy Haynes entrò in fretta reggendo un bicchier d'acqua e un flacone di pillole. La donna, assistente di Glory, aveva la lingua tagliente e i modi autoritari di un sergente addetto all'addestramento delle reclute. «Oggi non hai preso la tua medicina» brontolò, aprendo il flacone e mettendo una pillola nella mano tesa di Glory. «Un avviso al mese basta e avanza» aggiunse, riferendosi a quello che il medico di Glory aveva definito un leggero attacco di cuore dovuto alla tensione del processo. Un esame approfondito aveva rivelato una condizione cardiaca piuttosto preoccupante. Se Glory non avesse preso regolarmente la sua medicina, osservando allo stesso tempo una dieta povera di grassi e soprattutto adottando uno stile di vita privo di stress, avrebbe dovuto subire un'operazione chirurgica assai delicata. Marquez voleva allontanarla dalla città, e lei non voleva andar via. Ma non voleva nemmeno rivelare per intero, a Marquez o a Sy, quel che le aveva detto il suo medico curante: e cioè che, se non lasciava la città e non adottava uno stile di vita più tranquillo, nemmeno un'operazione l'avrebbe salvata. Glory inghiottì la pillola con un sorso d'acqua. «Questa maledetta medicina contiene un diuretico» borbottò, «e io devo andare in bagno di continuo. Come diavolo faccio a seguire un caso, se devo interrompermi ogni dieci minuti?» 13


«Mettiti un pannolone» replicò Haynes, imperturbabile. Glory le scoccò un'occhiataccia. «Il procuratore non vuole che tu muoia in aula» riprese Marquez, approfittando del vantaggio che gli dava la presenza di Haynes. «Questo gli farebbe perdere la possibilità di essere rieletto... e poi ti è molto affezionato.» «Mi è affezionato perché non ho una vita privata» ritorse lei, «e mi porto i dossier a casa tutte le sere. Non posso andarmene... come farei senza le mie arringhe?» «Puoi sempre arringare i braccianti che lavorano nell'azienda agricola dei Pendleton, a Jacobsville» disse Marquez. «Se non altro, so qualcosa di coltivazioni» sospirò lei. «Mio padre aveva una piccola fattoria...» Poi si interruppe e si chiuse in se stessa come un fiore al calar della sera. Il ricordo di suo padre che veniva portato via dall'aula del tribunale nell'uniforme arancione da carcerato, mentre lei piangeva e supplicava il giudice di lasciarlo andare, era ancora penoso come allora. «Tuo padre sarebbe orgoglioso di te» intervenne Haynes. «Specialmente adesso che hai riabilitato il suo nome smentendo tutte le accuse di abuso.» «Questo non lo riporterà in vita» disse Glory in modo cupo, «ma se non altro hanno trovato l'uomo che lo ha ucciso, e quell'individuo non uscirà mai più di prigione. Se mai dovesse chiedere la libertà sulla parola, prenderò parte a ogni udienza reggendo un'enorme foto di mio padre, e lo farò finché avrò fiato in corpo.» Nessuno ne dubitava. Con i suoi modi tranquilli, Glory sapeva essere molto vendicativa. «Suvvia» riprese Marquez, «hai comunque biso14


gno di un periodo di riposo. E Jacobsville è molto tranquilla.» «Tranquilla» ripeté lei. «Come no. L'anno scorso c'è stato un conflitto a fuoco con dei narcotrafficanti che avevano nascosto in città centinaia di chili di cocaina, e poi avevano rapito un bambino. E due anni prima, gli uomini di Manuel Lopez erano stati accerchiati dalla polizia in un magazzino dov'erano accumulate balle di marijuana, e poi fatti uscire con le armi. Un posto davvero tranquillo.» «Comunque sono almeno due mesi che non ci sono sparatorie» la rassicurò Marquez. «E che cosa succede se un narcotrafficante mi riconosce?» «Nessuno ti cercherà in un'azienda agricola. San Antonio è una grande città, tu sei una dei molti viceprocuratori e la tua faccia non è conosciuta nemmeno qui... figuriamoci a Jacobsville. Tu sei cambiata molto da quando ci abitavi e andavi a scuola. Anche se qualcuno si ricorda di te, ricorderà gli eventi del passato e non il presente. E tu sarai un'anonima donna di San Antonio, con qualche problema di salute, che passa un periodo di riposo nell'azienda agricola dei tuoi amici Pendleton.» La guardò con un sorrisetto, poi aggiunse: «Un'altra cosa: non devi lasciarti scappare che sei imparentata con loro, e nemmeno che li conosci bene. Tranne il capo della polizia, nessuno deve sapere quel che fai per vivere. Ti forniremo un'identità fittizia che reggerà ai controlli della persona più sospettosa. Una copertura assolutamente sicura». «Dicevano così anche del progetto del Titanic» borbottò Glory. «Se lei va via, io l'accompagno» dichiarò Haynes. «Non prende le medicine se non ci sono io a mettergliele sotto il naso tutti i giorni.» 15


Prima che Glory potesse rispondere, Marquez alzò una mano, scuotendo la testa. «Sarà già abbastanza difficile mimetizzare Glory» disse. «Se la segui, il membro di una gang coinvolto nel traffico di droga potrebbe riconoscere non lei, ma la fida assistente che l'accompagna sempre in tribunale.» Glory fece una smorfia. «Ha ragione, sai» ammise con tristezza, rivolta alla donna. «Mi piacerebbe molto portarti con me, ma è troppo rischioso.» Haynes sbuffò, delusissima. «Potrei sempre travestirmi...» «No» la interruppe Marquez. «E poi sarai più utile qui. Se qualcuno degli avvocati scopre qualcosa riguardo a Fuentes, tu sei nella posizione ideale per passare l'informazione a me.» «Immagino tu abbia ragione» si arrese lei. Poi guardò Glory con un sorrisetto triste. «Mi sa che dovrò trovarmi un altro capo, mentre tu non ci sei.» «Jon Blackhawk, dell'FBI, cerca giusto una nuova assistente» suggerì Marquez. Haynes lo fulminò con un'occhiataccia. «Dopo quel che ha fatto all'ultima, non ne troverà una sola in tutta la città.» Marquez cercò di mantenere un'espressione seria. «Sono certo che è stato solo un malinteso...» «Chiamalo malinteso» replicò Glory, ridacchiando suo malgrado. «La sua assistente lo trova simpatico, lo invita a cena a casa sua, e lui chiama la polizia e la denuncia per molestie sessuali!» Rick Marquez si concesse la risata che aveva trattenuto fino ad allora. «La ragazza era una bellissima bionda con un quoziente di intelligenza superiore alla media, e gli era stata raccomandata dalla stessa madre di Blackhawk. Lui ha telefonato alla madre e le ha raccontato che la sua assistente aveva cercato 16


di sedurlo, e la madre gli ha chiesto in che modo. Quando ha saputo i dettagli, si è indignata, e adesso non gli rivolge più la parola. Capirete, la ragazza era la figlia della sua migliore amica!» «Però Blackhawk ha ritirato l'accusa di molestie» puntualizzò Glory. «Sì, ma nonostante questo, lei lo ha mollato, poi ha aperto un blog su Internet e ha raccontato a tutte le donne di San Antonio quel che lui le aveva fatto. Credo che gli verranno i capelli bianchi prima di trovare qualcuna disposta a uscire con lui.» «Ben gli sta» borbottò Haynes. «Ma non è finita qui» disse Marquez, ridacchiando. «Ricordi Joceline Perry, che lavorava per Garon Grier e altri agenti dell'FBI? Be', il posto di quell'altra ragazza lo hanno dato a lei.» «Oh, caspita» mormorò Haynes. Tra le assistenti, Joceline era una specie di leggenda. Era famosa per il suo sarcasmo, e per il fatto che rifiutava qualunque lavoro ritenesse inferiore alla sua posizione. In circostanze normali era capace di fare impazzire la persona più paziente, e Dio solo sapeva che cosa avrebbe fatto passare a Jon Blackhawk dopo che l'altra assistente si era licenziata. «Poveretto» mormorò Glory con un risolino. «Ecco perché cerca un'altra collaboratrice!» Haynes le gettò un'occhiata ansiosa. «Che farai in quell'azienda agricola? Non ti metterai mica a zappare i campi, eh?» «Certo che no» la rassicurò lei. «Ma posso rendermi utile, perché so fare le conserve.» «Cioè?» disse Marquez, aggrottando la fronte. «Mai sentito parlare di conserve?» replicò Glory. «Si mettono frutta e verdura nei barattoli, in modo che si mantengano più a lungo. Io so preparare le marmellate, mettere le verdure sottaceto e così via.» 17


Marquez annuì. «Ho capito... Un tempo lo faceva anche mia madre, ma ormai le sue mani sono un po' deformate e non ce la fa più. Comunque, si tratta di una vera e propria arte.» «Sì, un'abilità molto preziosa» confermò Glory, compiaciuta. «Però dovrai portare abiti semplici, tipo jeans e maglietta» suggerì Marquez. «Niente tailleur eleganti.» «Guarda che da bambina ho vissuto a Jacobsville» gli ricordò lei con un sorrisetto forzato, senza fornire ulteriori dettagli. Rick Marquez era abbastanza adulto da aver sentito parlare del suo calvario, ma molti non lo avevano sospettato nemmeno allora. «Vedrai che riuscirò ad adattarmi.» «Allora ci vai?» domandò lui. Glory tornò dietro la scrivania, si sedette e si abbandonò contro lo schienale della sedia. Ormai aveva perso la sua battaglia, e lo sapeva; ma probabilmente gli altri avevano ragione. San Antonio era una grande città, ma lei viveva nello stesso appartamento da anni e tutti i vicini la conoscevano. Sarebbe stato facilissimo rintracciarla, bastava fare qualche domanda in giro. Se Fuentes fosse riuscito a eliminarla, sarebbe stato libero una volta per tutte e tante altre persone avrebbero perso la vita per causa sua. Inoltre, se il suo dottore aveva ragione - e si trattava di un dottore molto competente - questo cambiamento poteva salvarle la vita. Glory non avrebbe mai confessato a nessuno di essere spaventata dalla prognosi che le era stata fatta, perché i tipi tosti come lei non si lamentavano mai, ma in effetti era preoccupata, e parecchio. «Che ne sarà di Jason e Gracie?» chiese ad alta voce. «Non saranno in pericolo anche loro?» 18


«Jason ha assunto un piccolo esercito di guardie del corpo» la rassicurò Marquez. «Lui e Gracie sono al sicuro, ma è per te che sono preoccupati. Lo siamo tutti.» Glory sospirò pesantemente. «Immagino che nemmeno un giubbotto antiproiettile e una Glock ti convincerebbero a lasciarmi restare qui, vero?» «Fuentes dispone di proiettili che penetrano in qualsiasi giubbotto, e nessuno che sia sano di mente ti metterebbe mai in mano una pistola.» «E va bene» sospirò di nuovo lei. «Ci vado. Dovrò anche dirigere l'azienda agricola?» «No, Jason ha assunto un direttore.» Marquez aggrottò la fronte. «Uno strano tipo, non texano. Mi domando dove lo abbia scovato. È...» Stava per dire che era la persona più taciturna e scostante che avesse mai conosciuto, anche se ai braccianti piaceva. Ma decise che non era il caso di andare avanti e disse solo: «È molto bravo a dirigere i dipendenti». «Purché non cerchi di dirigere anche me, va bene» replicò Glory. «Di te non saprà niente, a parte quello che gli dirà Jason» la tranquillizzò Marquez. «Di sicuro, il tuo fratellastro non gli ha rivelato la ragione della tua presenza là, e ovviamente non potrai farlo nemmeno tu. A quanto pare, questo tizio ha appena passato un brutto periodo e ha accettato questo lavoro per dimenticare.» «In un'azienda agricola?» mormorò lei, aggrottando la fronte. «Se preferisci, conosco il direttore di uno zoo» ribatté Marquez in tono ironico. «Cercano appunto qualcuno che dia da mangiare ai leoni.» Glory gli diede un'occhiata torva. «Con la fortuna che mi ritrovo, cercherebbero di dare me in pasto ai leoni. No, grazie.» 19


Marquez si fece serio. «Senti, tutto questo è solo per il tuo bene» disse, calmo. «Lo sai anche tu.» Lei sospirò ancora una volta. «Già, immagino di sì.» Poi si chinò in avanti e aggiunse: «Per tutta la vita, davanti ai problemi sono dovuta scappare. Almeno per una volta mi sarebbe piaciuto affrontarli in uno scontro frontale e combattere». «Bella frase» osservò Marquez. «Vuoi che ti presti la mia spada?» «Tua madre non avrebbe mai dovuto regalartela» ribatté lei. «Ringrazia il cielo che l'agente di pattuglia ha deciso di lasciare cadere le accuse!» Lui la guardò, indignato. «Quel tizio aveva forzato la serratura e si era introdotto in casa mia. Quando mi sono svegliato, stava infilando il mio computer portatile nuovo di zecca in una borsa di tela, per portarselo via!» «Avevi la tua pistola, no?» Un'altra occhiataccia. «Me l'ero dimenticata in macchina, chiusa a chiave nel cassettino del cruscotto... invece la spada era appesa sopra il letto.» «Pare che quando lo ha visto brandire quello spadone, il ladro sia saltato giù dalla finestra» spiegò Glory ad Haynes, che ridacchiò. «Abito al pianterreno» precisò Marquez. «Non si è fatto niente.» «Sì, ma poi tu ti sei messo a inseguirlo per strada senza...» Glory tossicchiò. «... insomma, non avevi l'uniforme...» «Mi hanno arrestato per atti osceni» brontolò lui. «Da non crederci!» «Mica tanto, visto che eri nudo come un verme» ribatté lei. «L'abbigliamento che scelgo per dormire non ha niente a che vedere con il fatto che quel tale mi stesse derubando. Se non altro, sono riuscito ad atter20


rarlo e a immobilizzarlo prima che arrivasse la macchina di pattuglia.» Scrollò il capo e aggiunse: «Ho detto all'agente chi ero, e lui ha chiesto di vedere il mio distintivo». Glory si coprì la bocca con la mano per soffocare una risata. «E tu gli hai detto dov'era il distintivo?» si informò Haynes. «Gli ho detto dove poteva ficcarselo se non arrestava subito il ladro» ringhiò Marquez. «Poi è arrivata un'altra macchina, e questa era guidata da una collega che mi conosceva.» «Una collega, donna» sottolineò malignamente Glory, rivolta ad Haynes. Nonostante il colore ambrato della pelle, si vide con chiarezza che Rick era arrossito. «A quel punto, la borsa di tela del ladro è stata molto utile» borbottò, «e sono potuto tornare a casa. Purtroppo, la faccenda è trapelata, e il giorno dopo ero una specie di celebrità.» Haynes sghignazzò. «Peccato che le telecamere delle macchine di pattuglia non ti abbiano ripreso. Saresti potuto finire in televisione, su Scherzi a parte.» «Ma sono stato derubato!» protestò lui, furioso. «Però quel tizio non è riuscito a tenersi quel che ti aveva preso» puntualizzò Haynes. «No, ma quando l'ho raggiunto è caduto di peso sul computer e mi ha distrutto l'hard disk» brontolò Rick. «E io ho perso tutti i file.» «Mai sentito parlare di copie di back-up?» domandò Glory, soave. «Chi diavolo va a pensare che qualcuno entri in casa di un poliziotto per derubarlo?» «Forse su questo ha ragione» concesse Haynes. «Forse sì.» 21


Marquez guardò l'orologio che aveva al polso. «Oggi pomeriggio devo andare in tribunale a testimoniare in un caso di omicidio» disse alle due donne. «Allora posso dire al capo che accetti di andare a Jacobsville?» «Sì» sospirò Glory, «puoi dirgli che parto domani mattina. Mi occorre una lettera di presentazione, o delle referenze?» «No. Jason avvertirà il direttore del tuo arrivo. Puoi sistemarti nella casa padronale.» Glory esitò. «E questo direttore dove abita?» «Anche lui nella casa.» Rick alzò una mano. «Ma prima che tu attacchi con le proteste, sappi che ci vive anche una governante che si occupa della cucina e dei pasti.» Glory si rilassò, ma solo in parte. La vicinanza di uomini estranei non le andava a genio per niente. Nonostante il caldo estivo, decise che avrebbe messo in valigia dei pigiami di cotone con le maniche lunghe e una vestaglia pesante. Jacobsville le sembrò molto più piccola di come la ricordava, tuttavia la strada principale era rimasta la stessa di quando ci abitava lei. C'era la farmacia dove suo padre andava a comprare le medicine, poco oltre il caffè che Barbara, la madre di Rick Marquez, gestiva da tempo immemorabile, e poi il negozio di ferramenta, quello di alimentari, la piccola boutique. Era tutto uguale. Solo Glory era cambiata. Mentre svoltava sulla stradina che portava all'azienda agricola dei Pendleton, cominciò ad avvertire un nodo alla bocca dello stomaco. Prima non ci aveva pensato, ma la casa era la stessa in cui lei aveva vissuto con i genitori, fino a quando la furia incontrollata di Beverly aveva fatto a pezzi il giovane corpo di Glory e la loro famiglia. Fino a quel 22


momento, non si era resa conto di quanto sarebbe stato difficile vivere di nuovo tra quelle mura. Vide per prima cosa il vecchio albero di noce, davanti alla casa, poi la cassetta delle lettere a lato del vialetto lastricato di pietra. Anni prima, quando lei era bambina, ai rami del noce era appesa un'altalena fatta con un vecchio pneumatico. La vera sorpresa fu la casa. I Pendleton dovevano averci speso un bel po' di denaro, perché la vecchia casa rivestita di assi era diventata un elegante edificio vittoriano dipinto di bianco, con cornici di legno intagliato attorno a porte e finestre. C'era un'ampia veranda arredata con un dondolo, un divanetto di vimini e alcune poltroncine, e dietro la casa c'era un grande deposito dal portone di lamiera, dove alcuni lavoranti stavano ammucchiando cassette di piselli freschi, pomodori, pannocchie di granturco. La casa e il magazzino erano circondati da un'ampia distesa di campi che si stendeva a perdita d'occhio. Glory fermò la macchina in uno spazio libero ricoperto di ghiaia, sotto un altro noce un po' più piccolo. Aveva caricato nella piccola vettura di seconda mano quasi tutti i suoi averi, a eccezione dei mobili che aveva lasciato nell'appartamento di San Antonio. L'affitto era pagato per altri sei mesi, grazie alla generosità del fratellastro. Glory si chiese di sfuggita quando sarebbe potuta tornare a casa sua. Aprì la portiera e uscì dalla macchina, giusto in tempo per vedere un uomo alto e atletico, con capelli nerissimi e un baio di baffi sottili, scendere gli scalini dell'ingresso verso di lei. Indossava un paio di jeans aderenti, e si muoveva con scioltezza, tanto che sembrava scivolare lungo i gradini. I tratti decisi della sua bella faccia suggerivano un'origine ispanica. L'uomo la vide e la sua espressione si fece ancora più severa. Si avvicinò a passi rapidi, e Glory notò 23


che anche i suoi occhi, sotto una forte arcata sopraccigliare, erano neri come il carbone. Sembrava in tutto e per tutto il tipo d'uomo che ci si augura di non incontrare mai in un vicolo buio. Poi l'uomo si fermò proprio di fronte a lei e la squadrò da capo a piedi, sicuramente notando la macchina malandata, gli occhiali che Glory portava sul naso, gli abiti modesti e i capelli biondi raccolti in un severo chignon. Se quello era un esame, pensò lei, di certo non lo aveva superato. «Cerca qualcuno?» le chiese lui freddamente. Glory si appoggiò alla fiancata della macchina. «Sono la conserviera.» «Come ha detto, scusi?» Sembrava avesse già perso la pazienza. Lei deglutì e balbettò a voce bassa: «So... sono qui per le conserve... sa, frutta e verdura imballata in lattine...». «Che c'entrano i balli latini?» chiese l'uomo, aggrottando la fronte. «Qui non ci serve niente del genere!» Glory sgranò gli occhi. «Non capisco...» «Lei ha parlato di balli latini, no?» «Davvero?» replicò lei, sarcastica, dopo aver capito il malinteso. «Non mi pare, ma se crede può darmene una dimostrazione, così ci spieghiamo una volta per tutte.» E poi pensò che fino a quel momento non aveva mai creduto che gli occhi di un essere umano potessero davvero mandare lampi.

24


ceF.toH.indd 1

Emozioni da leggere. Storie appassionanti che ti sorprendono pagina dopo pagina.

Dal 7 agosto A soli 5,90 euro Acquistalo su www.eHarmonyShop.it

27-05-2009 15:


Neve sul lago di Susan Wiggs Sophie Bellamy, avvocato specializzato in diritto internazionale, ha dedicato la sua vita ad aiutare le popolazioni bisognose. Ma quando è vittima di un tentato rapimento da parte di un gruppo di terroristi, realizza improvvisamente di aver trascurato quello che ha di più prezioso: i propri figli. Accompagnata dai rimorsi, fa ritorno nella cornice idilliaca di Avalon, una località nei pressi di Willow Lake. Complice una nevicata eccezionale, Sophie scopre che anche la vita di paese può riservare imprevisti e sorprese, inclusa un’irresistibile attrazione per Noah Shepherd, giovane e aitante veterinario.

Come magnolie in fiore di Sherryl Woods A Serenity Natale non è solo un giorno di festa. È senso di attesa, luci colorate, regali da incartare: un tempo incantato, soffuso d’amore e speranza. Jeanette e Tom sono tra i pochi che non ne subiscono il fascino. È quindi per ironia della sorte che, proprio loro, siano incaricati di pensare con un certo anticipo ai preparativi di quest’anno. Anche se lei ha paura di innamorarsi e lui è un single convinto, non rimangono indifferenti l’uno all’altra. Tuttavia, frenati dal loro scetticismo sentimentale, oppongono resistenza al reciproco interesse. Saranno i loro amici, e in particolare le tre Magnolie Maddie, Helen e Dana Sue a sbloccare la situazione, includendoli tra le “vittime” della magia natalizia.

PM.indd 1

28-05-2009 15:07:26


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.