HS50_PASSIONE_FRANCESE

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Passione francese KATE HARDY


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Red Wine and Her Sexy Ex Champagne with a Celebrity Harlequin Mills & Boon Modern Heat © 2010 Pamela Brooks © 2010 Pamela Brooks Traduzione di Lucia Panelli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Collezione Sensual marzo 2011 Questo volume è stato impresso nel febbraio 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY COLLEZIONE SENSUAL ISSN 1970 - 0377 Periodico mensile n. 50 dello 03/03/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 619 dello 09/10/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Il colore rosso

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Questione di pelle


Il colore rosso


1 Lei era tornata. Xavier riagganciò il telefono dopo avere parlato con l'avvocato. Il cuore gli galoppava. Ma era ridicolo. Lui aveva dimenticato Allegra Beauchamp. Da anni. Perciò non era l'agitazione a fargli correre il cuore in quel modo bensì la collera. La collera perché lei pensava di rifarsi viva dopo tutto quel tempo e immischiarsi nei suoi affari. Negli ultimi dieci anni aveva messo anima e corpo nell'azienda vinicola e non le avrebbe certo permesso di buttare all'aria tutto il suo lavoro. Non si fidava di lei. Neanche un po'. Non più. Oltre ad avergli spezzato il cuore, abbandonandolo quando avrebbe avuto più bisogno di lei, non era tornata a prendersi cura dello zio, l'uomo che l'aveva ospitata ogni estate fin da quando era bambina, quando lui era diventato vecchio e fragile e l'avrebbe voluta accanto a sé. Non si era fatta vedere nemmeno per il funerale di Harry; ma era pronta a tornare, e di corsa, per rivendicare la sua eredità di quindici ettari dei migliori vigneti della regione e di un enorme casale di pietra. Il suo comportamento parlava da sé. Ma in un certo senso forse rendeva le cose più facili. Se Allegra fosse stata interessata solo ai soldi, allora sarebbe stata felice di vendere a lui la sua metà delle terre, nonostante quanto aveva dichiarato all'avvocato quel pomerig7


gio. Xavier era certo che la romantica idea che probabilmente lei si era fatta sulla gestione di un'azienda vinicola sarebbe svanita appena avesse toccato con mano la realtà, inducendola a mollare tutto e a tornare a Londra. Proprio come aveva fatto dieci anni prima, solo che questa volta avrebbe portato con sé i soldi di Xavier, e non il suo cuore. E questa volta lui non avrebbe avuto rimpianti. Recuperò le chiavi dal cassetto della scrivania, chiuse la porta dell'ufficio e a passo sostenuto raggiunse l'auto. Prima l'avesse affrontata e meglio sarebbe stato. Allegra sorseggiò il caffè, ma la bevanda nera e amara non le schiarì le idee. Era stata una stupida a tornare dopo tutti quegli anni. Avrebbe dovuto seguire il consiglio dell'avvocato e vendere le terre di Harry al socio, fermarsi per un breve saluto e per deporre un mazzo di fiori sulla tomba dello zio e poi ripartire subito per Londra. E invece qualcosa l'aveva spinta a tornare nella vecchia cascina dove da bambina aveva trascorso tante estati. Aveva agito d'impulso. Ma ora che si trovava nell'Ardèche, se ne pentiva. Vedere la casa e sentire il profumo delle erbe che crescevano nei grandi vasi di terracotta accanto alla porta della cucina aveva risvegliato in lei un profondo senso di colpa. Per non essere tornata prima. Per non avere preso la telefonata che l'avvisava che Harry aveva avuto un infarto e che era morto in ospedale ancora prima che lei scoprisse che era malato. E per non esserci stata al funerale, nonostante ci avesse provato in mille modi. Tutti in paese l'avevano già giudicata e condannata. Aveva notato le occhiate e sentito i mormorii al suo passaggio mentre attraversava la piazza diretta al cimitero, dove aveva posato i fiori davanti alla piccola croce che avrebbe contraddistinto la tomba di Harry fino a quando non fosse stata sistemata la lapide. E la freddezza con la quale Hortense Bouvier l'aveva accolta, invece dell'affettuoso abbraccio e 8


dei manicaretti con i quali la governante era solita riceverla in passato, non le aveva lasciato dubbi circa la disapprovazione dell'anziana signora. Rimettere piede in quella cucina e ritrovarsi catapultata nel passato era stato un tutt'uno. Le vecchie ferite si erano riaperte. Ma sarebbe stato bello vedere Xav entrare nella stanza e lasciarsi andare sulla sedia di fronte a lei, il sorriso mozzafiato stampato in viso, gli occhi verdi scintillanti e la mano che si allungava verso la sua per... Ma no, era impossibile. Dieci anni prima lui aveva messo bene in chiaro che tra loro era tutto finito. Che la loro era stata solo una romantica avventura estiva e che lui era pronto per spiccare il volo a Parigi, ma senza di lei. Per quanto ne sapeva, probabilmente Xav ora era sposato e con figli; quando aveva mosso i primi passi per riallacciare i contatti con Harry, lei e lo zio avevano tacitamente stabilito di non parlare mai di Xavier. L'orgoglio le aveva sempre impedito di porre domande e l'imbarazzo aveva sempre impedito a Harry di parlare. Le dita si strinsero intorno alla tazza di caffè. Dopo tutto quel tempo avrebbe dovuto esserle davvero passata. Ma come si potevano dimenticare anni e anni trascorsi ad amare una persona? Si era innamorata di Xavier Lefèvre la prima volta che lo aveva incontrato, quando lei aveva otto anni e lui undici. Lui era il ragazzo piÚ bello che avesse mai visto, bello come uno degli angeli vittoriani rappresentati sulle vetrate colorate della scuola, ma con capelli scuri e occhi verdi. Da adolescente, lo aveva seguito ovunque come un cucciolo scodinzolante, fantasticando su di lui e su ciò che avrebbe provato se lui l'avesse baciata. Si era persino esercitata baciandosi il dorso della mano, cosÏ da essere pronta quando Xav si fosse reso conto che lei non era soltanto la ragazzina della porta accanto. Un'estate dopo l'altra aveva sognato e sperato; e anche se forse era stata insistente, lui era sempre stato gentile, trattandola come tutti gli altri, senza mai prenderla in giro o respingerla in modo sgarbato. 9


Ma in quell'ultima estate c'era stata una sorta di risveglio. Xav l'aveva finalmente vista come una donna e non più come una piccola e irritante monella sempre alle sue calcagna. Erano stati inseparabili. La migliore estate della sua vita. E lei era stata sinceramente convinta che lui l'amasse quanto lei amava lui. E che il fatto che lei stesse per iniziare l'università a Londra e lui un nuovo lavoro a Parigi non avesse alcuna importanza, perché lei avrebbe trascorso le vacanze con lui, e lui avrebbe forse trascorso qualche fine settimana con lei a Londra e quando infine lei avesse terminato gli studi, avrebbero trascorso insieme il resto della vita. Certo, Xavier non le aveva chiesto di sposarlo, ma lei sapeva che provava i suoi stessi sentimenti. E poi, tutto era cambiato. Sentiva ancora l'amaro in bocca. Per l'amor del cielo. Era una donna adulta, non un'adolescente con la testa infarcita di sogni. Una donna con i piedi ben piantati a terra. Il socio d'affari di Harry era Jean-Paul Lefèvre, il padre di Xav. Xav non era sicuramente da quelle parti, probabilmente viveva ancora a Parigi. Non lo avrebbe incontrato. «Ha chiamato il signor Lefèvre» le comunicò Hortense in tono distaccato entrando in cucina. «Sta venendo a salutarti.» Allegra aggrottò la fronte. La riunione era fissata per il giorno successivo. I francesi erano tuttavia cultori delle buone maniere e Jean-Paul probabilmente voleva darle il benvenuto a Les Trois Closes. Ma poi la porta della cucina si aprì di colpo e Xavier fece il suo ingresso, come se fosse stato il padrone di casa. Allegra per poco non lasciò cadere la tazza che teneva in mano. Che cosa diavolo ci faceva lui lì? E perché non aveva bussato? Che cosa gli faceva pensare di poter entrare in casa di Harry - anzi in casa sua, si corresse mentalmente senza nemmeno chiedere il permesso? «Xavier! Alors, siediti, siediti.» Hortense lo accolse con 10


tutto il calore che aveva rifiutato ad Allegra baciandolo sulle guance, e lo fece accomodare di fronte alla ragazza mettendogli in mano una tazza di caffè. «Ti lascio con Mademoiselle Beauchamp, chéri.» E uscì dalla cucina. Allegra era troppo attonita per spiccicar parola. A ventun anni, Xavier Lefèvre era stato un bel ragazzo. A trentuno era un uomo fatto e finito. Un po' più alto, a meno che la memoria non la ingannasse, e dalla corporatura più imponente, sebbene la maglietta evidenziasse il fatto che sotto il cotone si nascondevano muscoli e non grasso. La pelle olivastra rendeva gli occhi grigio-verdi ancora più penetranti e piccole rughe intorno agli occhi stavano a indicare che sorrideva molto o che trascorreva molte ore all'aria aperta. I capelli scuri e arruffati erano un po' troppo lunghi, più adatti a una rock star che a un irreprensibile uomo d'affari. E il velo di barba che gli copriva le guance si addiceva di più all'immagine di un pigro amante che, sazio e soddisfatto, avesse appena lasciato il letto della compagna. Allegra cominciò a sudare, possibile che la temperatura nella stanza fosse aumentata così di colpo? E perché la sua mente le ricordò a un tratto che cosa si provava ad addormentarsi tra le braccia di Xav dopo avere trascorso il pomeriggio a fare l'amore? Oh, accidenti. Come poteva restare lucida se la prima cosa che le veniva in mente guardando Xavier Lefèvre era il sesso e la seconda era quanto lo desiderasse ancora? Doveva riprendere il controllo della propria libido. Subito. Prima che cominciasse a fare a botte con il buonsenso. «Bonjour, Mademoiselle Beauchamp.» Xavier le rivolse un sorriso enigmatico. «Ho pensato fosse giusto passare a salutare la mia nuova socia.» Allegra lo fissò, scioccata. «Tu eri il socio di Harry?» L'espressione di Xavier le disse quanto fosse stupida la sua domanda. «Ma...» Xavier avrebbe dovuto essere un capace finanziere in abito gessato e non un viticoltore in jeans sbiaditi e 11


maglietta consunta. «Pensavo fossi a Parigi.» «No.» «Monsieur Robert mi ha detto che il socio di Harry era Monsieur Lefèvre.» «Infatti.» Da seduto, Xavier mimò un inchino. «Consentimi di presentarmi. Xavier Lefèvre. Al suo servizio, mademoiselle.» «So chi sei.» Per l'amor del cielo. Ma certo che sapeva chi era. L'uomo a cui aveva donato la sua verginità, e il suo cuore, solo per vederselo sbattere in faccia. «Pensavo si riferisse a tuo padre.» «Per quello sei in ritardo di cinque anni, purtroppo.» «Tuo padre è...?» Allegra restò senza fiato, a bocca aperta. «Mi spiace. Non ne avevo idea. Harry non me l'ha detto, altrimenti io...» «Non dirmi che saresti venuta al funerale di mio padre» tagliò corto Xavier. «Non ti sei fatta vedere nemmeno a quello di Harry.» E lui pensava di avere il diritto di rimproverarla? Allegra sollevò il mento in gesto stizzito. «Avevo le mie ragioni.» Xavier non replicò. Si aspettava che lei colmasse il silenzio? Be', non era certo a lui che doveva delle spiegazioni. «Allora, pensavi forse che essendo Harry il tuo socio lasciasse a te i suoi vigneti?» «No, certo che no. Era fuori questione. È giusto che sia tu a ereditare le sue terre come parente più stretta.» Fece una pausa. «Non che in questi ultimi anni fosse così evidente...» «Questo è un colpo basso.» E l'aveva colpita in pieno. «Mi limito ai fatti, chérie. Quando è stata l'ultima volta che sei venuta a trovarlo?» «Lo sentivo tutte le settimane al telefono.» «Ma non è la stessa cosa.» Allegra non trattenne un sospiro. «Probabilmente sai che io e Harry avevamo litigato quando io ero tornata a Londra.» E la causa del litigio era stato Xavier, ma non aveva 12


nessuna intenzione di rivelarglielo. «Alla fine ci eravamo riconciliati ma ammetto di avere sbagliato a non essere mai più venuta a trovarlo.» Soprattutto perché uno dei motivi per cui si era tenuta alla larga era stata la paura di incontrare Xavier. Anche quello un particolare che non aveva alcuna intenzione di rivelargli. Non voleva che Xavier potesse sospettare di essere ancora il suo tallone d'Achille. Che rivederlo l'aveva catapultata indietro nel tempo e che l'antico desiderio era tutt'altro che defunto ma, semplicemente assopito, ora si era risvegliato, più affamato che mai. «Se avessi avuto anche il minimo sospetto sulla sua salute precaria, sarei tornata. Ma lui non ha mai lasciato trapelare niente.» «Certo che no. Era un uomo orgoglioso. Ma se tu ti fossi presa il disturbo di venirlo a trovare» sottolineò Xavier in tono gelido, «lo avresti scoperto da te.» Non poteva esserci risposta a quell'osservazione. «Non sei tornata quando era malato» continuò Xavier. «Perché ho saputo che aveva avuto un infarto solo quando ormai era troppo tardi.» «Non ti sei fatta vedere nemmeno al funerale.» E pensava davvero che a lei non fosse importato essere assente? «Avevo tutte le intenzioni di esserci. Ma ero a New York per lavoro.» «Non basta.» Allegra lo sapeva. E non aveva bisogno che lui glielo ricordasse. Sollevò il mento. «Abbiamo stabilito che ho sbagliato su tutta la linea. E poiché non è possibile cambiare il passato, è inutile continuare a parlarne.» Lui si limitò a un'alzata di spalle. Che uomo irritante. «Che cosa vuoi, Xavier?» Te. Quel pensiero lo scioccò. Dopo il modo in cui Allegra lo aveva piantato, non avrebbe dovuto voler avere più niente a 13


che fare con lei. Lei non era più la petite rose Anglaise di quando aveva diciotto anni, dolce, timida, un po' insicura, che poi era sbocciata grazie al suo amore. Adesso era una donna dall'aspetto austero e sotto quel severo tailleur era dura come il ghiaccio. La sua bocca era una linea stretta e sottile, non morbida e invitante come le prime rose dell'estate. Ma tutto ciò era assurdo. Per l'amor del cielo, era lì per cercare di trovare il modo per convincerla a vendergli la sua parte di terre e non per guardarle la bocca e ricordare com'era stato baciarla. Come era stato perdersi dentro di lei. Come era stato vedere la sua espressione addolcirsi e i suoi occhi risplendere d'amore quando sollevava lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo scopriva a guardarla, durante quei sonnolenti pomeriggi estivi. Oh, Dieu. Doveva darsi una calmata. «Allora?» «Tornavo dalle vigne. Ho chiamato Hortense per sapere se eri in casa perché, da bravo vicino, volevo darti il benvenuto in Francia.» Era vero, anche se non era proprio tutta la verità. Voleva anche sondare le intenzioni di Allegra e ideare un piano per convincerla a vendergli i vigneti. «Ma, visto che hai sollevato l'argomento, vorrei darti qualcosa su cui riflettere. Non hai messo piede in Francia per anni e adesso non penso proprio tu sia interessata alle vigne. Io sarei più che felice di acquistarle. Consultati con un enologo di tua fiducia per una valutazione. Sono persino disposto a pagare le spese per la perizia.» «No.» Voleva ottenere un prezzo più alto di quello di mercato? Be', se fosse servito per conservare le terre, valeva la pena pagare di più. «Quanto vuoi?» «Non intendo vendere a te la mia parte.» Lo stomaco gli si chiuse. «Intendi venderla a qualcun altro?» A qualcuno che avrebbe trascurato le viti, che alla fine si sarebbero ammalate andando poi a contaminare anche 14


le sue? O, peggio ancora, a qualcuno che avrebbe usato spray pesticidi fregandosene delle coltivazioni vicine, quando lui aveva impiegato anni per ottenere la certificazione organica per le sue vigne? Tutto il suo lavoro poteva venire distrutto nel giro di poche settimane. «Non intendo vendere a nessuno. Harry mi ha lasciato la casa e la sua quota di società. Per come la vedo io, con questa eredità ha voluto farmi capire che era giunta l'ora di tornare a casa» affermò Allegra. Xavier agitò una mano quasi a voler allontanare quelle spiegazioni. «È il tuo senso di colpa a parlare.» Senso di colpa che, doveva ammetterlo, lui aveva appena stimolato. «Sai bene quanto me che la cosa più logica da fare è vendere a me la tua parte.» Lei scosse la testa. «Non vendo. E resto qua.» Lui la guardò, incredulo. «Ma non sai niente di viticoltura.» «Posso imparare.» «Non ho tempo per insegnarti.» «Allora troverò qualcun altro.» Prima avrebbe dovuto passare sul suo cadavere. «E nel frattempo posso occuparmi del marketing. In fin dei conti è il mio mestiere.» Xavier la fissò, le braccia conserte. «Non m'importa quello che sai fare. Tu non metterai il naso nella mia azienda. E poi, dopo una settimana ti sarai già annoiata.» «Non è vero. E ti ricordo che è anche la mia azienda.» Allegra incrociò le braccia al petto, imitando il linguaggio corporeo di Xavier e lo guardò. «Harry mi ha lasciato la sua metà della società e io devo farla funzionare. Glielo devo.» Gli occhi azzurri erano freddi come il ghiaccio e Xavier capì che non scherzava. Voleva davvero che le cose funzionassero, in ricordo di Harry. Impossibile. Ma in quel momento Allegra appariva troppo cocciuta e sulla difensiva per dare retta al buonsenso. Per il momento, gli conveniva lasciar perdere, pensare a 15


una nuova tattica e ritornare sull'argomento il giorno dopo. «Come vuoi» disse. Si alzò. «Marc ti ha comunicato l'ora della riunione di domani?» Allegra batté le palpebre, sorpresa. «Chiami per nome l'avvocato di Harry?» «A dire la verità, è anche il mio avvocato.» Xavier pensò fosse meglio evitare di aggiungere che Marc era il suo migliore amico fin dai tempi dell'università. Anche se era giusto sottolinearne l'imparzialità. «Sebbene debba aggiungere che in questo caso non mi rappresenta e non mi ha parlato di te. Marc è un serio professionista.» «Ha detto domani mattina alle otto.» «Sarà meglio fare verso mezzogiorno» propose Xavier. «Sarai stanca dopo il viaggio.» Lei strinse gli occhi, a un tratto sospettosa. «Temi forse che non sia capace di alzarmi presto?» «Ma figurati.» In realtà era proprio ciò che aveva pensato. «A dire il vero, andrebbe meglio anche per me. Qui lavoriamo secondo l'heure solaire.» «L'ora legale?» Domandò Allegra, esitante. «L'ora del sole» la corresse lui. «Lavorare tra i vigneti nel bel mezzo di una giornata estiva è il modo migliore per prendersi un colpo di sole. Mi occupo dell'amministrazione durante le ore più calde della giornata e lavoro all'aperto quando fa un po' più fresco. Perciò, mezzogiorno. Nel mio ufficio, al castello. Mi occuperò io del pranzo.» Pensò di salutarla con un bacio sulla guancia, giusto per turbarla ancora un po', ma poi decise che era meglio evitarlo. Considerata la propria reazione fisica di soli pochi istanti prima, probabilmente avrebbe finito per ritrovarsi turbato anche lui. Così, si limitò a un inchino formale. «À demain, Mademoiselle Beauchamp.» Lei annuì. «À demain, Monsieur Lefèvre.»

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